Dalla Valle e Monaco: alla Giotti Victoria per ritrovarsi

14.01.2022
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«Io sono un Bastian contrario nel ciclismo, ho le mie idee e nessuno me le toglie». A parlare è Stefano Giuliani, diesse e non solo della Giotti Victoria. Il suo è un team continental “atipico”, così lo definisce. La personalità non gli manca, chi lo conosce bene lo sa.

«Ho un mio modo di vedere e di intendere il ciclismo, non piace a tutti, ma a me sì. Anche con i corridori ho un rapporto diverso. Sulla bici non ci sono alibi o scusanti, anche io sono stato corridore, è una categoria che tende a nascondersi dietro a tante scuse…»

Il Team Giotti Victoria al via del Trofeo Laigueglia del 2020 (foto Scanferla)
Team Giotti Victoria al via del Trofeo Laigueglia 2020 (foto Scanferla)
Partiamo dal principio, come mai vi ritenete un team atipico?

Puntiamo su un calendario di corse internazionali legate alla categoria elite. Non disputiamo gare under 23, è una cosa che non ci interessa.

Come mai?

Io arrivo da tanti anni di esperienza nel professionismo, sono sempre stato abituato a lavorare in un certo ambiente, non riuscirei a rendere allo stesso modo. Mi piace lavorare con i corridori che hanno qualcosa da dimostrare, che vogliono rilanciarsi, con gente che ha fame.

E’ nata con questo intento la squadra?

Le situazioni che hanno contribuito alla nascita di questa squadra sono tante e delle più disparate. Volevo fare un team mio dove applicare i metodi che ritengo più giusti. Abbiamo sempre avuto corridori più grandi o maturi, ma con una caratteristica di base: la voglia di rivincita.

Stefano Giuliani ha sempre avuto una personalità esuberante
Stefano Giuliani ha sempre avuto una personalità esuberante
Come Dalla Valle e Monaco?

C’è da fare una premessa importante: noi non cerchiamo nessuno, sono i corridori a chiedermi di venire qui. Sono uno che parla apertamente e non si nasconde dietro false promesse per accaparrarsi il giovane di turno.

Come si allestisce la squadra?

Prima cosa conosco i corridori, ci parlo e faccio subito capire come si lavora qui. Io non obbligo nessuno a restare o a fare le cose, sono molto aperto, faccio correre i ragazzi come meglio credono. Devono essere loro a capire che l’unione fa la forza e che a volte è meglio aiutare un compagno che cercare un risultato. Siamo una squadra piccola che lotta con le grandi, bisogna remare tutti dalla stessa parte e chi non lo fa può scendere dalla barca, questo i miei corridori lo sanno.

Perché andare a lottare con i più grandi?

Come detto prima: a me piace recuperare i corridori che si sono “persi” o che vogliono dimostrare al mondo che valgono. Sono uno che ama le sfide, a volte mi fermo e penso ma chi me lo fa fare. La risposta è un po’ di sana follia e tanta, anzi, tantissima passione. Il ciclismo oggi è un po’ impazzito, non è possibile che a 23 anni un corridore smetta, e qui rispondo alla domanda di prima: perché Monaco e Dalla Valle.

Ritiene quindi che si stia esagerando nella ricerca dei talenti?

I corridori giovani quando vincono da junior o under 23 si sentono tutti dei fenomeni, poi ti scontri con la realtà e fa male. Da me i corridori non vengono trattati come campioni, ma come degli esseri umani… A volte sono rigido ma cerco di essere sempre un buon diesse, una figura paterna quando serve.

Quindi loro due, Monaco e Della Valle, li ritiene validi?

Sì, altrimenti non sarebbero qui. Dalla Valle ha fatto uno stage con una WorldTour (UAE Emirates, ndr) e poi due anni con una professional (Bardiani, ndr). Fa strano pensare non abbia trovato una squadra… Monaco, invece, ha corso poco nel 2020, poi ha preso il covid la scorsa stagione, ma alla Adriatica Ionica Race era andato forte e così dopo due giorni di colloquio qui a Pescara ho capito che avrebbe fatto al caso nostro.

Stefano Giuliani prima di fondare il team Giotti Victoria è stato diesse della Nippo Vini Fantini, qui al Giro d’Italia 2015
Giuliani prima di fondare il team Giotti Victoria è stato diesse della Nippo
Un calendario ampio ed internazionale come si costruisce?

E’ sempre più complicato, la cancellazione delle corse ha obbligato le squadre WorldTour a ripiegare su altre gare e per le professional o le continental c’è sempre meno spazio. Trovare gli sponsor è, anche questo, un lavoro difficile. Le aziende hanno altri problemi, poi le squadre WorldTour hanno alzato ancor di più l’asticella.

Più investimenti per loro vuol dire farne di più anche per gli altri per rimanere al passo.

E’ evidente, prima le squadre continental o professional se la cavavano con un budget più ristretto. La forbice si sta allargando, è come nel calcio, le prime 6-7 squadre hanno un budget e fanno un certo tipo di lavoro, le altre si arrangiano.