Miglior regalo di Natale Attilio Viviani non poteva proprio trovarlo sotto il suo albero: il rinnovo del suo contratto con la Corratec per un’altra stagione, a mettere le cose a posto e scacciare via i brutti pensieri. Il “fratello d’arte” resta nel giro che conta e lo farà anche con qualche piccola novità rispetto al recente passato.
La sua voce, di ritorno dal primo ritiro prestagionale è estremamente rilassata ma al contempo carica e concentrata su quel che l’aspetta. Il rinnovo d’altronde non è stato una grande sorpresa: «Ero abbastanza tranquillo, sapevo che il rinnovo era nell’aria e sarebbe arrivato. Non posso però negare che qualche brutto pensiero mi è venuto, è una situazione nella quale mi sono già trovato in passato, ho avuto brutti trascorsi. Sapevo però che non dipendeva da me e mi sono fatto in proposito una certa idea guardando il ciclomercato globale».
Quale?
Tutto è stato ritardato dalla lunga trattativa di fusione tra Jumbo e QuickStep, durata due mesi e poi abortita. Questo ha tenuto fermo il mercato perché chiaramente tutte le squadre guardavano a quanto sarebbe successo, alle numerose fuoriuscite dal nuovo team. Non solo le squadre del WorldTour ma anche quelle immediatamente sotto, come anche la Corratec. Così tutto è stato ritardato: non è normale che tanti rinnovi o nuovi accessi siano stati firmati a dicembre…
Pensi che ciò abbia influito?
Sicuramente, i manager restavano fermi in attesa degli eventi, era una cosa talmente grande che avrebbe influenzato tutto. Anche un elemento marginale di questi due colossi avrebbe potuto avere un peso di non poco conto in qualsiasi altro team.
Tornando alla tua squadra, con il tuo rinnovo pensi sia completa?
Io credo di sì e la vedo molto più competitiva e forte. E’ chiaro che questi ritardi hanno influito, ci siamo ritrovati dopo un po’ e ci siamo subito accorti del nuovo vento. Lo scorso anno io e Conti eravamo un po’ le chiocce del gruppo, con Konychev. Quest’anno sono arrivati Sbaragli, Mareczko, l’età media della squadra è cresciuta anche se resta un gruppo giovane. Ma più competitivo e questo aiuta. E’ un team che cresce bene. Io ho già dato la mia disponibilità anche a tirare la volata a Jakub, insieme possiamo fare grandi cose.
Sai già come sarà improntato il tuo calendario?
Se ne sta parlando, ma molto dipenderà da quali gare faremo, gli inviti stanno arrivando in questo periodo. Spero ci sia già qualche impegno a gennaio: io a dicembre mi sento sempre un mezzo corridore, anche all’ultimo ritiro ero in ritardo rispetto a molti, ma non mi preoccupo, so che poi a gennaio sono un altro corridore, che quando sente odore di gara si trasforma.
Come giudichi l’anno che è appena passato?
Una stagione con alti e bassi. Contraddistinta da tanti piccoli infortuni che alla fine hanno inciso sul rendimento generale, ma so che fa parte del gioco. La cosa che mi è dispiaciuta di più è non aver potuto disputare il Giro d’Italia: lo avevo già fatto, la mia esperienza sarebbe servita, ma non ero in condizione per affrontare un simile impegno. E’ stato davvero un peccato, spero tanto di potermi rifare.
Per un corridore che da anni vive in quest’ambiente e che arriva alle ultime settimane senza ancora certezze, il ritiro diventa uno spauracchio?
E’ una questione molto delicata, ho seguito il destino di alcuni miei colleghi. Vedo ritiri di corridori sempre più giovani, ma soprattutto vedo ragazzini che entrano in questo mondo annunciati come fenomeni e dopo 2-3 anni messi da parte. Non è più lo sport dei miei inizi, il ciclismo è cambiato, è metodico, robotico, davvero meno divertente. Io credo che le carriere dureranno sempre meno con questo modo di allenarsi e di correre così frenetico. Una volta le corse servivano anche per prepararsi, ora devi essere sempre pronto, sempre. Soprattutto un velocista come me e questo consuma dentro.
Che propositi ti sei fatto per il nuovo anno?
Non chiedo nulla di particolare, mi basterebbe evitare gli alti e bassi dell’ultima stagione. So che certe volte sbaglio io, sono esagerato, ad esempio trascuro una piccola caduta e ne risento per due settimane. Se avrò un po’ di fortuna e farò più attenzione nella mia gestione, penso che potrà essere un anno migliore.