Luigi Pirandello scriveva “Sei personaggi in cerca d’autore”. Noi vi parliamo di sei corridori in cerca di riscatto. Corridori che avranno certamente fame, grandi ambizioni e forse anche un pizzico di paura. Sono, in rigoroso ordine alfabetico: Julian Alaphilippe, Joao Almeida, Egan Bernal, Damiano Caruso, Miguel Angel Lopez e Primoz Roglic.
Il nostro Pirandello è Giovanni Ellena (nella foto di apertura), direttore sportivo tra i più esperti. In una sorta di “fantaciclismo” gli abbiamo chiesto come gestirebbe lui quei campioni appena citati.
Ellena prende la cosa sul serio. Tanto che dopo la nostra chiamata ci chiede del tempo. Vuole pensarci su…
1 – Alaphilippe e le classiche
Il francese della Quick Step-Alpha Vinyl è stato vittima di una stagione tribolata: grandi cadute, a cominciare da quella alla Liegi. Per molti la stagione si sarebbe conclusa lì, Julian invece si è rimesso in gioco.
«Ha avuto una sfortuna incredibile – dice Ellena – e comincia ad avere la sua età, ma a lui farei fare lo stesso calendario di sempre: quindi le classiche. Un inverno tranquillo, a recuperare bene mentalmente e fisicamente, e dal ritiro di dicembre iniziare il lavoro per essere al meglio tra marzo ed aprile.
«Ad uno così non serve lo psicologo per riprendersi. Julian sa bene che si tratta di un anno sfortunato e le sfortune non te le porti dietro per sempre. Quindi, ripeto: classiche di primavera, cacciatore di tappe al Tour e poi il mondiale».
2 – Almeida, meno pressione
Il portoghese della UAE Emirates non è andato malissimo. Al Giro il Covid lo ha fermato quando era in lotta per il podio. Poi ha vinto il titolo nazionale, ma alla Vuelta ha reso meno del previsto. Senza contare che Ayuso lo ha distrutto nel confronto interno.
«I giovani emergenti sono tanti – prosegue Ellena – ma non che è gli stiamo mettendo un po’ troppa pressione? Parliamo di un ragazzo che va per i 25 anni, non di un vecchio. E Giro, Tour e Vuelta sono tre in un anno, sono grandi responsabilità.
«Fosse un mio corridore, visto il percorso con parecchia crono, lo porterei sì al Giro, ma senza dargli tutte le responsabilità. Gli affiancherei un altro leader e gli darei come obiettivo quello di migliorarsi.
«Alla Quick Step ebbe un anno eccezionale. Si ritrovò un grande supporto. E ci sta che oggi un ragazzino che va super forte con quelle strutture alle spalle possa anche vincere. Ma poi come fa a ripetersi? Troppe coincidenze devono venirsi a creare nuovamente.
«In passato il capitano era un personaggio in grado di far fronte, per se stesso e per la squadra, a situazioni disastrose grazie ad una grande esperienza. Oggi invece ci sono ragazzini, con grandi squadre dietro, ma che non sanno come reagire. Quindi per Almeida il primo obiettivo è ridurgli la pressione».
3 – Bernal, ripartire dal basso
Si passa poi al colombiano della Ineos-Grenadiers e qui Giovanni gioca in casa. Il valore emotivo c’è e si sente. Bernal potrà tornare ai suoi livelli?
«Egan ha mostrato una capacità di recupero impressionante – spiega Ellena – era quasi morto e a settembre nelle corse italiane l’ho visto mettersi a disposizione della squadra. Mi diceva che non riusciva ad esprimere troppa forza perché aveva problemi ad un ginocchio e che si sarebbe dovuto operare ancora.
«Ho visto che è in vacanza. Fa bene. Deve recuperare dalle botte, anche mentali. E lui in carriera ne ha già prese: San Sebastian 2018, vigilia del Giro 2019 e quest’ultima che è stata micidiale. Bisognerà vedere a livello di postura se e cosa ha lasciato questo incidente, perché in una corsa di tre settimane certi problemi si fanno sentire.
«Fosse un mio corridore lo fare ripartire “da bambino”. Non dico di farlo puntare al Sibiu Tour, magari lo porterei anche al Giro, ma senza pressione. Non tanto per dimostrare qualcosa, ma per capire veramente da dove può ripartire».
4 – Caruso, più presunzione
Sul siciliano della Bahrain-Victorious Ellena va subito al sodo. Riprende la questione che avrebbe dovuto “sbattere i pugni” per essere al Giro lo scorso anno. Però entra anche nella sua psicologia.
«Per un italiano il Giro è l’obiettivo della vita, prima di mollare ci pensa dieci volte. Al Tour magari ce ne pensa nove. Damiano rispetta gli ordini di squadra all’inverosimile. Ma lo capisco anche. E’ stato abituato così. Non è un caso che sia stato l’unico corridore che ha ringraziato, in corsa e dopo, chi lo stava aiutando (il riferimento è alla pacca a Pello Bilbao al Giro 2021, ndr). Si è sempre fatto un mazzo così per far vincere gli altri e sa cosa vuol dire.
«E’ un uomo squadra. Per lui trasgredire agli ordini è quasi un’onta, una mancanza di rispetto verso i compagni, è presunzione.
«Ecco – fa una pausa il diesse della Drone Hopper-Androni – a Damiano direi di essere più presuntuoso, di provarci. Lui al contrario dei “bambini leader” è il vecchio capitano esperto. Lo porterei al Giro con l’obiettivo della classifica».
5 – Lopez, subito forte
Il colombiano dell’Astana Qazaqstan è forse l’atleta su cui Ellena si sbilancia meno.
«Lo conosco poco – dice Giovanni – il fatto della Movistar della passata stagione non gli ha fatto bene di testa, ma forse proprio perché è colombiano lo ha superato meglio di un europeo».
«Come va gestito? Per un colombiano il Tour a livello mediatico è importantissimo. Non che il Giro sia tanto da meno, ma magari ci sta che voglia andare in Francia. Non è più un ragazzino ha necessità di dimostrare qualcosa. Per questo lo farei partire forte. Fare bene in una Tirreno, in una Strade Bianche, visto che gli piace il gravel e guida bene, e poi vedere come va. A quel punto ipotizzerei un Tour e se dovesse andare male ci sarebbe la Vuelta».
6 – Roglic, al Giro
Tocca infine allo sloveno della Jumbo-Visma. Giovanni parla delle sue tante, troppe, cadute. Sulle quali ci sarebbe da riflettere.
«Roglic lo farei ripartire da vecchio, al contrario del Bernal di prima. L’ho seguito bene alla Vuelta. E’ stato autore di un vero numero e il giorno dopo ha fatto quel che ha fatto: una caduta, ma per cosa? Per qualche secondo? Mi chiedo, e gli chiedo: vale la pena rischiare tanto per così poco? Anche perché, giorno dopo giorno questi sforzi si pagano. Poi arriva la volta in cui perdi 30” tutti insieme su una salita e perdi la corsa. Per questo gli direi di correre da vecchio, senza sprecare.
Con Ellena si parla poi della squadra. Se si ritrovasse Primoz e tutti i suoi super compagni come li gestirebbe? Separerebbe Roglic e Vingegaard o unirebbe le forze?
«Visto il prossimo Giro, che mi sembra particolarmente adatto a Roglic, lo porterei alla corsa rosa per fare classifica e al Tour in appoggio a Vingegaard. Ammetto che qualche dubbio ce l’ho comunque, ma una cosa gliela direi di sicuro: “Sii quello che sei, cioè un corridore forte. Non hai bisogno di cercare pochi secondi sul cavalcavia, ma devi guadagnare i minuti in salita e a crono”».