Nuova Corratec fra le professional. Parsani, dicci tutto…

31.10.2022
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Il Team Corratec cambia faccia e dal prossimo anno entra a far parte delle professional. E’ un passaggio importante per la formazione guidata da Serge Parsani, che sta costruendo un’intelaiatura adatta alla nuova collocazione, perché passando di categoria molto cambia e soprattutto la crescita del livello degli impegni richiede una struttura adeguata.

Parsani nella sua vita, prima da corridore e poi da dirigente ne ha viste tante e sa bene che un minimo cambiamento (che poi tanto minimo non è…) provoca profonde mutazioni.

«Basti pensare – spiega – a quel che concerne l’aspetto economico. Per fare una continental di buon livello un milione di euro di budget è sufficiente, per una professional serve almeno il triplo. E non è facile, anche perché gli sponsor sono giustamente esigenti e vogliono di più, come visibilità attraverso i risultati. Dobbiamo presentare le fidejussioni, è un processo lungo e impegnativo che impegna molto le nostre giornate anche ora che le corse non ci sono».

Parsani con il suo team, in via di profondo cambiamento (foto Jorge Riera)
Parsani con il suo team, in via di profondo cambiamento (foto Jorge Riera)
La situazione cambia anche dal punto di vista numerico, ossia dei contratti da stipulare?

Sì, prima avevamo 16 corridori, ora dovremo superare la ventina. L’Uci ci ha dato il suo benestare, entro metà novembre dovremo presentare una base di 10 corridori e 6 componenti lo staff dirigenziale, entro la fine dell’anno completeremo il roster. Dobbiamo lavorare duramente per costruire una squadra all’altezza, considerando che cambierà molto il nostro calendario e ci confronteremo per la maggior parte delle occasioni con le formazioni WorldTour. Non sarà facile trovare spazi per emergere, ma vogliamo decisamente riuscirci.

Quanto cambierà nel nuovo team?

Contiamo di mantenere almeno 4-5 elementi del vecchio gruppo, pescando in particolare fra quegli under 23 che hanno mostrato voglia di lavorare e prospettive interessanti. Sicuramente rimangono nel nostro organico Stefano Gandin e il serbo Veljko Stojnic, come anche il giovane Matteo Amella. Per il resto siamo alla ricerca di corridori che ci diano garanzia di rendimento.

Come vi state muovendo?

Stiamo analizzando la situazione di svariate decine di corridori. Ci sono molti senza contratto, molti che vengono da un’annata difficile e cerchiamo di capire il perché e se possono attraverso di noi potersi riscattare. Dobbiamo però tenere conto che serve gente che sia all’altezza del calendario che andiamo ad affrontare. Non nascondo poi che siamo anche alla finestra per capire che evoluzione prenderà la squadra di Gianni Savio, nel caso non possa confermare molti dei suoi effettivi, vedremo di portarne alcuni da noi.

Stefano Gandin è stato il primo a essere confermato, grazie alla sua importante stagione 2022
Stefano Gandin è stato il primo a essere confermato, grazie alla sua importante stagione 2022
Quanti italiani contate di avere nelle vostre fila?

Almeno la metà del roster. Siamo una squadra italiana e ci teniamo a testimoniarlo anche con un nocciolo duro di corridori nostrani, considerando anche il difficile momento che il nostro ciclismo sta vivendo. A parità di rendimento preferiamo avere un corridore tricolore nelle nostre fila, è giusto cercare di fare quanto possiamo per dare sbocco alla passione di tanti ragazzi.

A tal proposito contate di avere una squadra giovane come età media?

Questo è sicuro, senza dimenticare che serve anche gente d’esperienza proprio visto il calendario che ci accingiamo ad affrontare. A noi preme prendere giovani e farli crescere fino ad arrivare a uno sbocco nel WorldTour, essere la chiave per realizzare i loro sogni. L’esempio di Rajovic (campione nazionale serbo, 7 volte vincitore quest’anno che approderà alla Bahrain Victorious, ndr) è un manifesto di quel che vogliamo e possiamo fare. Se un corridore passa di categoria, è una gratifica per il lavoro del team.

Tu hai una lunga esperienza nel ciclismo: raffrontando la situazione a quando eri tu dall’altra parte della barricata, come corridore, è più difficile oggi trovare spazio fra i professionisti?

Sì, per la semplice ragione che allora c’erano molte più squadre in Italia e trovare un team era più facile se avevi qualcosa da dare a livello di impegno, passione, voglia di dare tutto te stesso. Oggi è tutto più difficile, anche per gli stessi procuratori che vanno a prendere i corridori già da junior ma poi devono riuscire a piazzarli. E anche per noi non è facile, ma preferiamo muoverci cercando fra coloro che sono senza contratto se vediamo delle potenzialità inespresse.

Stojnic, qui vincitore di una tappa all’Uae Tour 2020, gode della fiducia del team
Stojnic, qui vincitore di una tappa all’Uae Tour 2020, gode della fiducia del team
La carta anagrafica è una discriminante?

Non in assoluto. Avremo un’età media bassa, ma questo non significa che non prenderemo anche atleti d’esperienza, anche corridori di 26-27 anni che non hanno ancora avuto la loro occasione. L’importante è che abbiamo “fame”, voglia di migliorarsi dando tutto loro stessi. Un giovane lo fai crescere, con un corridore già svezzato devi lavorare su quel che ha e può dare.

Che tipo di corridori cercate?

Gente come detto che ha voglia di mettersi in mostra. Non possiamo ad esempio cercare un giovane sprinter, perché non potremo mettergli un treno a disposizione. Dobbiamo prendere corridori che sappiano cercare il risultato in ogni situazione. Ci piacerebbe avere qualche corridore che ha già assaggiato l’alto livello, ma non possiamo permettercelo a meno che sia in cerca di rilancio e rientri nel nostro capitolo di spesa.

Sette delle 12 vittorie del Team Corratec nel 2022 sono opera di Dusan Rajovic, passato alla Bahrain
Sette delle 12 vittorie del Team Corratec nel 2022 sono opera di Dusan Rajovic, passato alla Bahrain
Seguirete il calendario italiano?

Sarebbe assurdo non farlo considerando che siamo una squadra italiana, ma guarderemo anche all’estero, stiamo selezionando gli inviti. Ad esempio esordiremo a gennaio con le gare sudamericane, la Vuelta al Tachira e la Vuelta a San Juan.

E se arrivasse un invito per il Giro d’Italia?

Non nascondo che ci speriamo, sappiamo che è difficile ma se l’Rcs ci aiuta… Noi però dobbiamo metterci del nostro, dimostrare che ne saremmo degni per prendervi parte non a solo titolo di presenza, ma per cercare di portare a casa soddisfazioni. Allora sì…