EDITORIALE / Il ponte, Rebellin e le ciclabili cancellate

05.12.2022
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Mentre abbiamo appena saputo che il 13 dicembre si svolgerà l’autopsia di Rebellin e poi finalmente Davide potrà avere il riposo e l’onore che merita, siamo qui a comunicarvi una grossa novità. Forse avremo il Ponte sullo Stretto (immagine di apertura tratta da La Gazzetta del Sud). Il Governo infatti ha riattivato o proposto di riattivare la Società che dovrebbe portare alla sua costruzione. Ad aprile avremmo soffiato sulle 10 candeline dalla sua messa in liquidazione, con centinaia di milioni spesi per non concludere nulla, invece no.

La bicicletta di Rebellin, il simbolo drammatico della nostra fragilità
La bicicletta di Rebellin, il simbolo drammatico della nostra fragilità

Scusate la prima persona e il tono di questo editoriale di qui in avanti. Chi mi conosce sa che sono spesso in Sicilia e ho più volte inveito contro le ore in attesa di quel traghetto. Sarei il primo a festeggiare per la costruzione del ponte. Ma non è questo il punto, oppure stavolta la misura è davvero colma.

I fondi spariti

Mentre propone di costruire il ponte della mia gioia, infatti, il Governo avrebbe fatto in modo di cancellare dal bilancio dello Stato per il 2023-2024 quei 94 milioni di euro che erano rimasti nel Fondo per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane e non erano stati ancora assegnati. Il fondo era stato istituito dalla legge di bilancio del 2019. Tra le sue finalità c’era l’agevolare la transizione ecologica delle nostre città, oltre a presentare la non trascurabile possibilità di incidere sul numero dei morti della strada.

La realizzazioni di ciclabili urbane è il modo di ridurre il contatto fra ciclisti e il traffico cittadino
La realizzazioni di ciclabili urbane è il modo di ridurre il contatto fra ciclisti e il traffico cittadino

Già, i morti di cui non importa nulla a nessuno e di cui s’è parlato per qualche giorno solo a causa della morte brutale di Davide Rebellin. Prima che i mondiali di calcio e altre tematiche riprendessero il sopravvento.

Per qualche giorno la grande informazione ha letto i numeri e ha mostrato orrore per gli oltre 200 ciclisti che alla fine di quest’anno avranno perso la vita a causa di conducenti poco accorti. I corridori hanno scritto a Mattarella. Ciascuno di noi, attingendo a conoscenze dirette o indirette con qualche parlamentare, ha provato a spingere per una legge o un tavolo di lavoro. Ma ad ora nulla pare muoversi (sarei ben contento di essere smentito!).

La meritocrazia degli altri

A questo punto, sono molto curioso di scoprire se questo Paese avrà prima il Ponte sullo Stretto oppure una legge che tuteli gli utenti deboli della strada.

Se confermata, la cancellazione di quei fondi fa capire che, almeno per ora, questo Governo si è trovato davanti a un Paese con mille criticità. Solo che, anziché riprogettarlo, ha scelto di tappare qualche buco e puntellare qualche muro. E qui scatta la riflessione successiva.

Il Parlamento dovrà votarela cancellazione dei fondi già stanziati per realizzare le ciclabili urbane
Il Parlamento dovrà votarela cancellazione dei fondi già stanziati per realizzare le ciclabili urbane

Per riprogettare uno Stato serve essere molto preparati. Serve avere una visione. Pretendiamo da tutti l’eccellenza, la competenza e la specializzazione. Parliamo di meritocrazia. Il Capo non ha più ragione per definizione, rispetto agli anni in cui ce l’aveva anche e soprattutto quando aveva torto. Oggi i genitori devono essere capaci di argomentare bene le proprie decisioni davanti ai figli. I giornalisti devono accrescere le proprie competenze. Gli insegnanti sono costretti ad aggiornarsi per tenere testa ad alunni che si informano su internet. I direttori sportivi fanno fatica nel seguire i corridori più giovani, che non a caso hanno eletto come riferimento i preparatori (giusto o sbagliato che sia).

Perché in questo quadro di ricerca dell’eccellenza, quelli che guidano il Paese (da destra a sinistra, con esiti identici) possono essere approssimativi, cambiare poltrona con disinvoltura passando dalla sicurezza alle strade, dall’economia alla cultura senza un briciolo di competenza?

Davide Rebellin è stato travolto e ucciso da un camion il 30 novembre: aveva 51 anni
Davide Rebellin è stato travolto e ucciso da un camion il 30 novembre: aveva 51 anni

Giustizia per Davide

Se è vero che uno Stato è tanto più forte quanto più sa prendersi cura dei suoi cittadini più deboli, allora poveri noi. La morte di Rebellin, come quella di Scarponi, di Amilcare Tronca, Silvia Piccini e di tutti gli altri che non hanno un nome ma compongono le statistiche, non sarà l’ultima. 

Forse ha ragione Gianluca Santilli, presidente dell’Osservatorio Bike Economy intervistato ieri da Sky Tg24, nel dire che la svolta si avrà se e quando qualcuno di costoro andrà a leggersi i numeri dell’indotto a due ruote e capirà che il bacino dei ciclisti può diventare anche un interessante bacino di elettori.

Fino ad allora, rimarremo carne da macello: vittime di bulli cui si è scelto di darla vinta e certi che il Parlamento non si prenderà cura di noi. E anche quelli che ne fanno parte e sono probabilmente amanti della bicicletta, saranno costretti al silenzio o lo adotteranno per non essere messi da parte.

Fra qualche giorno ci troveremo tutti a Madonna di Lonigo per piangere un amico. Diremo maledizioni, ricorderemo aneddoti, daremo abbracci, già assuefatti e rassegnati alla possibilità che Davide non avrà mai giustizia. E che la sua morte, come altre, non sarà servita a niente. Verrebbe da chiedersi cosa direbbero o farebbero se tutti i ciclisti d’Italia, dopo Madonna di Lonigo, decidessero di parcheggiarsi a oltranza sotto ai palazzi di Roma.