Un conto in sospeso tra Alaphilippe e Lefevere

11.12.2022
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Da domani tutti in Spagna. Mentre mettiamo le ultime cose nella valigia, arrivano voci da chi in Spagna c’è già da qualche giorno. La Quick Step che a breve si trasformerà in Soudal è a Calpe da lunedì scorso. Alaphilippe ed Evenepoel hanno anticipato il viaggio di un giorno per impegni commerciali. Il belga è arrivato all’hotel Suitopia assieme a Bramati, dopo la massiccia dose di ricognizioni sui percorsi del Giro d’Italia. Alaphilippe invece è arrivato da Andorra, dove nel frattempo è scesa la neve, anticipato dalle parole di Patrick Lefevere.

Tour 2019, Alaphilippe è maglia gialla. Lefevere con lui in conferenza stampa
Tour 2019, Alaphilippe è maglia gialla. Lefevere con lui in conferenza stampa

Bastone e carota

Il grande capo sa come pungolare i suoi ragazzi. E anche se a volte ha modi sbrigativi e argomenti diretti, sa esattamente quali tasti suonare. E così parlando di Alaphilippe, ha usato da un lato il bastone del lauto ingaggio e dall’altro la carota, carezzandone l’ambizione.

«Rivoglio Julian – ha detto Lefevere al belga La Derniere Heure – perché mi deve qualcosa, un riscatto. Julian ha lo stipendio di un campione, ma deve confermare che lo è ancora. Non mi interessa se non è più un campione del mondo. Non ha vinto molto negli ultimi anni e sono consapevole che sia stato molto sfortunato. Però dopo tanti anni, ho notato che sono sempre gli stessi a essere sfortunati e sempre gli stessi che sono fortunati. Ma Julian è ancora motivato. E se tutto va bene, farà bene nelle gare fiamminghe, compreso il Giro delle Fiandre».

Remco ha girato l’Italia in lungo e in largo con Bramati, provando le strade del Giro
Remco ha girato l’Italia in lungo e in largo con Bramati, provando le strade del Giro

La gabbia di Remco

Un’assegnazione che fa pensare allo spazio da liberare per Evenepoel nelle classiche delle Ardenne. Su quelle cotes, Alaphilippe ha il record domestico di tre vittorie alla Freccia Vallone, ma in nove edizioni non ha mai vinto la Liegi. Un’impresa che invece a Remco è riuscita lo scorso anno al primo assaggio. Ma sul più giovane, prevedibilmente Lefevere frena. Attorno al fiammingo è stata costruita una gabbia. Lo stesso Bramati, scanzonato e sornione, quando c’è di mezzo Evenepoel cambia atteggiamento e modalità.

«Con Remco non vogliamo andare troppo veloci – dice Lefevere – e nemmeno lui. L’obiettivo è andare un giorno al Tour da leader, ma abbiamo sempre detto che farà prima la Vuelta e il Giro. Ci atteniamo a quel piano. Non devi vincere il Tour per essere un ciclista di alto livello, quei giorni sono ormai lontani. Remco può vincere su qualsiasi terreno e sono sicuro che un giorno sarà anche leader nelle classiche fiamminghe».

A Binche l’unica uscita 2022 di Evenepoel iridato, con Keijsse che invece annunciava il ritiro
A Binche l’unica uscita 2022 di Evenepoel iridato, con Keijsse che invece annunciava il ritiro

La legge di Lefevere

L’ultimo passaggio è una forchettata goliardica e ironica verso la Ineos Grenadiers, che avrebbe tentato di portargli via il giovane campione del mondo.

«La gente a volte pensa che io sia stupido – appunta Lefevere – ma con un contratto quinquennale sei preparato a tutto, a ogni scenario. Ho impegnato Remco fino al 2026, nel contratto abbiamo considerato ogni evenienza. Ora non mi resta che pagarlo. Se fosse andato con Ineos, sarebbe stato il corridore più ricco del gruppo. Ma sono contento che non l’abbia fatto».

Il 2022 secondo Eros Capecchi… il vivaista

06.12.2022
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Per la prima volta dopo 17 anni Eros Capecchi si è goduto il ciclismo come uno spettatore normale, ammesso che normale sia un aggettivo calzante per chi è stato al vertice di questo sport per tanto tempo. Capecchi è stato tra i primissimi, se non il primo, a passare giovanissimo. Aveva 19 anni.

Dal Giro dell’Emilia 2005, fatto come stagista con la Liquigas, dove avrebbe iniziato la sua avventura ufficialmente l’anno successivo, alla Bretagne Classic 2021: nel mezzo tante gioie al fianco di altrettanti campioni e tre vittorie, su tutte quella di San Pellegrino al Giro d’Italia 2011.

Eros e la sua compagna Giada Borgato (ex professionista e oggi commentatrice Rai)
Eros e la sua compagna Giada Borgato (ex professionista e oggi commentatrice Rai)
Emozioni, senso critico, passione: Eros, come ha vissuto questi primi 12 mesi da ex corridore?

Partiamo dal presupposto che ho smesso di correre con la massima serenità. Ho detto basta quando voglia e stimoli non erano più gli stessi. E’ stato qualcosa di mio, come mio era il vivaio che mi attendeva. E forse questo mi ha aiutato a smettere… bene. Che poi è il problema di molti. Si chiedono: «E adesso cosa faccio?». Quindi, questa stagione da fuori me la sono goduta.

Hai seguito le corse insomma…

Sì e poi con Giada (Borgato, ndr) che commentava alla tv, tante volte mi divertivo più a sentire lei che a vedere la corsa. In più mi hanno coinvolto per una tappa del Giro-E e ho i ragazzi dell’Umbria. Insomma sono rimasto nell’ambiente. Tutti gli anni quando si ripartiva mi mettevano in camera con i giovani, gli stavo vicino, gli davo consigli. E quindi il ruolo di commissario tecnico del Comitato regionale dell’Umbria mi è venuto naturale.

Eros, se dovessi scegliere tre momenti di questa stagione vissuta “dal vivaio” quali diresti?

I primi che mi vengono in mente sono i duelli e le azioni dei due fuoriclasse: Van der Poel e Van Aert. Belli da vedere, imprevedibili… Li ho anche vissuti in prima persona e quando sei in corsa con loro sai che ti diverti, che può succedere qualcosa da un momento all’altro. 

Nella discesa dal Col de Spandelles, la scivolata di Pogacar. Poco dopo Vingegaard lo aspetterà (immagine Tv)
Nella discesa dal Col de Spandelles, la scivolata di Pogacar. Poco dopo Vingegaard lo aspetterà (immagine Tv
E poi?

Direi Poagacar, una super conferma, e Vingegaard: in particolare la caduta in discesa al Tour. Il danese mi ha colpito non tanto perché è andato forte, quello si sapeva, ma per i suoi valori morali e il suo comportamento quando è caduto Pogacar. Quel giorno ero con Giada a vedere la tappa e le dissi: «Ora lo aspetta». Giada la pensava diversamente.

E tu?

Io me lo sentivo. Pogacar non lo avrebbe aspettato, ma non perché è cattivo o scorretto, ma perché era lui che lo stava attaccando in discesa. E quando fai certi attacchi metti in conto anche che il tuo rivale possa avere problemi simili. Vingegaard invece ha mostrato un’altra mentalità. Ha dimostrato che le corse si vincono con onestà e con le gambe. Tra l’altro il discorso dell’onestà e dell’educazione lo ripeto spesso anche ai miei ragazzi. Se sento mezza parola fuori posto, una lamentela su un organizzatore o un albergatore, quel corridore va a casa. Anche se ha vinto 10 corse.

Manca il terzo momento o personaggio…

Remco. Sono stato contentissimo per lui. Sono stato in squadra con Evenepoel alla Quick Step. Ho ancora i messaggi scambiati con lui. Dopo il primo anno mi scrisse: “Ti vorrei nel mio gruppo”. Io gli risposi che avevo il contratto in Bahrain…  Remco è un bravo ragazzo, anche se qualche volta può risultare antipatico. Ma parliamo di un atleta che a 18 anni si è ritrovato a quel livello. Per di più in Belgio dove sono scattati subito i paragoni con Merckx, le pressioni sono tante. Mi ricordo del mio ultimo anno in Quick. Ero uscito bene dal Giro. Così mi portarono al Giro del Belgio. C’era anche Sabatini. Facemmo un grande lavoro per Remco. Tirammo per tutta la settimana e lo portammo alla vittoria. A fine corsa c’erano lui, sua mamma e suo papà ad abbracciarmi e a ringraziarmi per averlo aiutato. 

Dopo la Vuelta, Evenepoel conquista anche il mondiale di Wollongong. Capecchi è legato al belga ed è stato contento dei suoi successi
Dopo la Vuelta, Evenepoel conquista anche il mondiale di Wollongong. Capecchi è legato al belga ed è stato contento dei suoi successi
Ha chiuso i battenti, un campione con cui hai condiviso parecchio, Vincenzo Nibali… 

E anche “Don Alejandro”! Valverde… Due grandi. Valverde è stato più competitivo di Vincenzo fino alla fine. I tifosi vorrebbero sempre che certi corridori fossero al top. E mi spiace che certe volte si sia criticato Nibali. Ma che carriera ha fatto? Quattro grandi Giri, Sanremo, due Lombardia, Tirreno, Plouay… Serviranno 100 anni per ritrovarne uno così.

Vi siete scambiati dei messaggi con lui e con Valverde?

Non sono un tipo da messaggi. Se capita, preferisco gli incontri dal vivo. Quest’anno sono venuto da spettatore alla Strade Bianche. Ero nel viale tra foglio firma e bus e in quei frangenti certi corridori non si fermano, altrimenti vengono assaliti dalla gente. Invece Valverde mi ha visto e si è fermato. La stessa cosa Alaphilippe al Giro dell’Emilia. Stavamo scendendo dal San Luca con Giada. Lo vedo passare e lo chiamo: «Loulou!». Si volta, mi vede, frena e mi dice: «Eros! Passa al bus che ci prendiamo una birra». Quando sono arrivato mi ha bussato dal vetro, c’era tanta gente, tanti francesi, magari non voleva scendere. Invece lo ha fatto lo stesso. Sono queste cose che mi fanno piacere… più dei messaggi.

Prima hai detto che Pogacar è stata una conferma. Ma perché c’è il rischio che non torni ai suoi livelli super?

Con i tanti corridori giovani che arrivano “da sotto”, sicuramente oggi confermarsi per tanto tempo è più difficile. Prima passavi e ti servivano due anni per trovare il preparatore, tre per per prendere le misure con l’ambiente e per capire quali corse erano più adatte a te. Adesso invece sono pronti. Hanno forza ed entusiasmo. E prendono gente come Pogacar a riferimento. Ma Pogacar chi vede? Per lui è impossibile trovare un riferimento. Allenarsi, migliorare è difficile per Tadej. E una volta al suo livello basta che sbaglia mezza corsa, si apre una piccola crepa e subito diventa uno squarcio.

Capecchi e Nibali: dopo gli anni della Liquigas si ritrovarono insieme nel 2016, anno del secondo Giro dello Squalo
Capecchi e Nibali: dopo gli anni della Liquigas si ritrovarono insieme nel 2016, anno del secondo Giro dello Squalo
E’ la condanna del super campione…

Io all’ultimo anno da pro’ andavo più forte che al primo. Ma 17 anni fa se eri all’80% arrivavi tra i primi, adesso se sei al 107% ti staccano in 50. Tutto è al limite, ma anche in altri sport. Se pensiamo che Marcel Jacobs fa dietro motore a piedi! E comunque non è che Pogacar debba dimostrare di tornare o che ci siano dubbi. Dopo il Tour ha vinto in Canada, ha vinto il Lombardia.

Tra le squadre invece chi ti ha colpito?

A me piace molto la Jumbo-Visma. E tra l’altro Vingegaard lo ha battuto grazie anche alla squadra. La Jumbo, dicevo, mi piace tantissimo. Conosco bene il loro nutrizionista, che era con noi ai tempi della Quick Step e so che credono molto nell’alimentazione. In più hanno una forza economica importante, comprano i corridori buoni, ma hanno il merito di saperli fare andare d’accordo. Roglic, Kuss, Vingegaard… e poi Van Aert, incontenibile, Laporte. Ecco il francese, ma che acquisto è stato? Lo hanno messo nelle condizioni di vincere e lui ci è riuscito. 

Metodi di lavoro, rapporti tra gli atleti, cura dell’alimentazione, campioni: la Jumbo-Visma è la squadra che più piace ad Eros Capecchi
Metodi di lavoro, rapporti tra gli atleti, cura dell’alimentazione, campioni: la Jumbo-Visma è la squadra che più piace ad Eros Capecchi
Vero, il loro preparatore ci parlava proprio di questo…

E sono meriti. La Ineos-Grenadiers ha ancora più soldi, ma in questo momento non rende allo stesso modo. Vuoi perché molti corridori ce li hanno da tanti anni, sono più vecchi… Stanno però lavorando bene con i giovani. Ma, immagino, gli ci vorrà un po’. Poi magari il prossimo anno gli vengono fuori i due Hayter e saranno loro a mettere in crisi Pogacar. Perché poi in questo ciclismo è un attimo. Evoluzione fisica, materiali, alimentazione… vanno forte subito. Anche per questo mi sento di dire che il doping nel ciclismo non c’è più. Ci sono stato dentro al ciclismo e so quanto contino certe cose e il lavoro nel suo insieme. Le preparazioni sono quelle, ciò che è cambiato tanto davvero è l’alimentazione: di differenza ne fa tanta.

Un’ultima domanda Eros, Rebellin. Ti senti di dargli un saluto?

Ero in macchina quando mi è arrivato un messaggio: “Morto Rebellin”. Pensavo fosse una fake news. Così chiamo Giada e le dico di verificare. Lei mi risponde che è tutto vero. Che dire: in 17 anni non l’ho mai visto avere una discussione in gruppo. Una volta eravamo a Montecarlo e ci fermammo a parlare non ricordo con chi. Intervenne Davide e disse: «Questo è un bravo ragazzo, nei Giri può fare bene». Io rimasi colpito. “Ma come, io? E allora tu?”, pensavo tra me e me. Rebellin era l’emblema della serietà, dell’abnegazione e della gentilezza. Mi spiace che non si sia potuto godere la vita oltre la bici.

Mas e i problemi in discesa. Savoldelli dice la sua

03.12.2022
5 min
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Nella sua ultima intervista rilasciata a Cyclingnews ripercorrendo il suo 2022, Enric Mas si è soffermato sui problemi riscontrati in discesa, soprattutto prima e durante il Tour: «Mi sono fatto prendere dal panico – ha confessato il corridore della Movistaravevo paura a ogni curva, così frenavo entrando in curve che puoi affrontare anche a 80 chilometri orari. E non importava quanto tempo e quanto terreno perdevo, perché in alcuni momenti faticavo anche a controllare la bici».

Mas è riuscito ad affrontare il problema con l’aiuto di uno psicologo e facendo esercizi mirati per un mese. Affrontando ripetutamente alcune discese riguardandosi poi al computer e lavorando dietro motori. Tanti spunti di discussione considerando anche che Mas non è certo il solo a soffrire le discese, c’è chi ha visto la propria carriera stoppata proprio dalla paura, con fughe vanificate curva dopo curva.

Abbiamo quindi pensato di rivedere le parole di Mas al vaglio di chi è da sempre considerato un maestro della discesa, Paolo Savoldelli che entra subito nel nocciolo della discussione parlando della “cura” adottata da Mas: «Se si tratta di affrontare discese e rivedersi può avere senso e utilità, ma seguire una moto in discesa proprio no. La moto piega in maniera differente a ogni curva, non ti dà assolutamente nulla».

Per Mas la discesa era diventata un problema. Ci ha lavorato un mese senza sosta
Per Mas la discesa era diventata un problema. Ci ha lavorato un mese senza sosta
Su che cosa bisogna lavorare allora?

Credo che il primo aspetto tecnico da affrontare sia la posizione in bici. Serve una posizione idonea e tutti, con i nuovi mezzi, hanno la tendenza a essere molto avanti sulla sella, cosa che non va assolutamente bene. Poi si può certamente lavorare sull’impostazione delle curve, su come usare tutta la strada per trovare la traiettoria migliore. L’intervista a Mas sottolinea però un aspetto: la paura.

Si può vincere?

Ecco, su questo ho qualche dubbio, ma sicuramente è l’aspetto maggiore sul quale lavorare. Se hai paura sbagli, è matematico, perché non sei freddo in bici, cambi traiettoria, alla fine rischi molto di più. La discesa è qualcosa che deve venire naturale.

Nibali è stato l’ultimo veramente in grado di fare la differenza in discesa (foto Getty Images)
Nibali è stato l’ultimo veramente in grado di fare la differenza in discesa (foto Getty Images)
E’ una dote, quella di saper andare in discesa, che si acquisisce da bambini, soprattutto con i giochi sulla bici, sull’equilibrio?

Sì, se si intende vincere la paura di cadere. Ma anche chi è arrivato subito alla bici da strada può riuscire, tenendo però presente un fattore importante: saper andare in discesa è innanzitutto una dote naturale, una di quelle cose che si fa anche fatica a spiegare. Io ho sempre saputo andare in discesa: ricordo che da bambini con gli amici io andavo e alla fine aspettavo sempre gli altri che finivano… Da junior, in una delle prime gare, la strada era bagnata: presi la discesa da primo della fila, pensavo di avere tutti dietro invece alla fine ero solo e con un vantaggio enorme.

Nell’affrontare la discesa bisogna avere un pizzico d’incoscienza?

No, neanche da bambini. Bisogna solo essere attenti e sapere che cosa fare. Anch’io ho avuto le mie cadute: una volta sono scivolato a 50 metri dal cancello di casa, non ho visto un sasso sulla mia traiettoria e sono volato via. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo. C’è poi anche un fattore legato alle bici, che rispetto a quando correvo io sono molto più rigide per essere performanti e questo porta a perdere aderenza con più facilità.

Evenepoel non ha mai negato i suoi problemi nelle discese, ma col tempo è migliorato davvero tanto
Evenepoel non ha mai negato i suoi problemi nelle discese, ma col tempo è migliorato davvero tanto
Si può migliorare?

Con l’esercizio, soprattutto se si affronta da giovani. E’ importante perché in discesa sei in fila indiana e devi stare a ruota. Quello davanti può andare più veloce e allora lo perdi, oppure va più piano e allora ti fa da tappo e devi saperlo superare. Ognuno ha un suo limite, bisogna esserne consapevoli e sfruttarlo al meglio.

C’è nel ciclismo attuale un altro Savoldelli?

Se si intende qualcuno che possa far la differenza, direi di no. Io recuperavo minuti. L’ultima vera impresa in discesa l’ha firmata Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, scendendo dal Poggio rischiò davvero tantissimo. Gli è anche andata davvero bene in qualche tratto.

Stuyven in picchiata dalla cima del Poggio. Una scelta coraggiosa che nel 2021 gli ha dato una grande gioia
Stuyven in picchiata dalla cima del Poggio. Una scelta coraggiosa che nel 2021 gli ha dato una grande gioia
Si è sempre parlato della discesa come il tallone d’achille di Evenepoel: secondo te può migliorare?

Penso di sì perché ha iniziato molto tardi ad andare in bici, per certi versi è ancora grezzo e ci si può lavorare. In sella Remco è molto rigido. Un esempio in tal senso è Froome: anche lui aveva iniziato tardi e inizialmente in discesa proprio non sapeva andare, poi si è esercitato ed era migliorato al punto che qualche volta ha anche attaccato.

In conclusione, l’esercizio deve essere qualcosa di imprescindibile per ogni ciclista?

Assolutamente, prendendolo anche come un divertimento. Io ad esempio quando mi allenavo affrontavo la picchiata da Rosetta a Lovere. C’era un tornante a U dove era obbligatorio frenare, ma questa cosa non mi andava giù. Io smettevo di pedalare, andavo giù per forza di gravità, ma volevo fare quella curva senza toccare la leva. Prova oggi, prova domani, alla fine ci riuscii e da allora non frenai più…

Evenepoel in Costiera: scatta l’operazione Giro

01.12.2022
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Evenepoel in giro per il Sud a provare le tappe del Giro. Il viaggio che doveva rimanere segreto è stato invece sfruttato per annunciare che nel 2023 il campione del mondo correrà per la maglia rosa, con un video da Amalfi. Da quelle parti il ciclismo è soprattutto Raffaele Illiano, ex corridore e animatore di mille attività, che ringraziamo per il racconto e per le foto, cui qualche settimana fa si rivolse Bramati che già aveva in mente di portare Remco in ricognizione su alcuni percorsi in Campania. E a lui ci siamo rivolti per scoprire uno spicchio del viaggio di Evenepoel lungo le strade della Costiera Amalfitana e alla vigilia del probabile sopralluogo di oggi sugli arrivi di Lago Laceno e di Salerno.

Foto ricordo con Illiano dopo una ventina di chilometri insieme
Foto ricordo con Illiano dopo una ventina di chilometri insieme
Racconta, Lello…

Bramati mi aveva chiamato un po’ di tempo fa, dicendo che voleva portare un corridore a vedere le tappe di qua. Ma io tra il lavoro e il resto avevo quasi dimenticato. Mi richiama martedì e dice che è al negozio, io però ero a Caserta a fare delle posizioni e da lì ho quasi 50 chilometri per andare a casa. Così ci accordiamo che ci si trova all’aeroporto e poi che semmai ci mangiamo una pizza, visto che comunque quel corridore avrebbe dovuto comunque cenare…

Poi cosa è successo?

Mi richiama e mi dice che l’aereo ha un’ora di ritardo. Dice di lasciar stare la pizza e che ci saremmo sentiti ieri mattina. Io gli sarei andato incontro in bici, perché prima lui avrebbe dovuto fare un video e poi avrei potuto fare qualche chilometro con quel corridore.

Il Giro 2023 percorrerà la Costiera Amalfitana e il Chiunzi nella 6ª tappa
Il Giro 2023 percorrerà la Costiera Amalfitana e il Chiunzi nella 6ª tappa
Tutto rimandato?

In teoria sì, ma mi era venuta curiosità di sapere chi fosse. Così ho chiamato Belli, per sapere chi potesse essere secondo lui. «Chi vuoi che sia, è Remco!». E allora mi sono fermato. Ho chiesto a Wladimir da dove arrivasse e lui mi ha detto che si stava allenando a Calpe. Così ho pensato che il volo arrivasse per forza da Valencia. Sono entrato in aeroporto, ho controllato e il volo arrivava a Napoli alle 9,10. Anzi, era già atterrato.

Bramati non c’era ancora?

No, così aspetto e dopo 20 minuti arriva questo ragazzo, prende la bicicletta e mi passa davanti. Io mi faccio la foto, lo saluto e gli dico chi sono. E poi gli dico: «Guarda che il Brama ancora deve arrivare, aspetta che arriva». Lui non si aspettava che qualcuno lo riconoscesse, così lo sento che chiama Bramati e gli dice che un ex corridore ha fatto la foto con lui e gli ha detto di aspettare. E così Bramati mi chiama.

Remco ha pedalato sulle strade della Costiera Amalfitana, forzando solo sul Chiunzi
Remco ha pedalato sulle strade della Costiera Amalfitana, forzando solo sul Chiunzi
Cosa ti dice?

Mi fa: «Illi, ma tu sei l’aeroporto?». Io gli dico di sì e lui dice che aveva sbagliato con l’orario. Gli dico che se me lo diceva, ci organizzavamo e glielo portavo io in hotel, ma comunque alla fine è arrivato.

Quindi era davvero Remco, venuto giù a provare i percorsi del Giro…

Esatto, ma Bramati mi dice che non si deve sapere niente finché non esce il video che faranno. «Ma cosa pensi – gli dico – che se mi chiedi di stare zitto, io lo vado a raccontare in giro?». Comunque ieri mattina si sono fatti la tappa di Napoli. Io li ho presi sulla Costiera e ho fatto un pezzo con loro, perché giustamente questo cammina, non è che gli puoi stare dietro se non sei allenato.

Illiano ha pedalato con Evenepoel per una ventina di chilometri in Costiera
Illiano ha pedalato con Evenepoel per una ventina di chilometri in Costiera
Quanto sei stato con loro?

Mi sono fatto una ventina di chilometri con lui, ho fatto qualche altra foto e poi mi ha chiesto se potevo seguirli anche oggi a vedere un altro paio di tappe. Purtroppo è morto il padre del meccanico che era con loro ed è dovuto rientrare. Per cui siamo rimasti di sentirci per organizzarci.

Come l’hai visto Remco?

Sul Chiunzi, ha provato anche a spingere. Poi è sceso dall’altro lato, ha fatto tutta la Costiera dentro Sorrento. Dietro c’era Brama con il GPS che guardava i watt, il percorso e tutte queste cose qui.

Per Remco e Illiano, breve sosta ad Amalfi che il Giro attraverserà al 60° chilometro, scendendo dal Chiunzi
Per Remco e Illiano, breve sosta ad Amalfi che il Giro attraverserà al 60° chilometro, scendendo dal Chiunzi
Ti è parsa una ricognizione o una vera prova?

Andava a spasso, guardava il misuratore di potenza. Comunque per quello che ho visto, viaggiava in scioltezza su un rapporto di 4 watt/kg, proprio sciolto, sciolto. Si vede che ha un motore eccezionale, queste cose ormai le riconosco. In cima alla salita del Chiunzi ha spinto forte e andava sul serio. In più secondo me è già magro, potrà essere due chili sopra il peso forma. Piuttosto mi ha stupito in discesa…

Cioè?

Andava giù fortissimo, nonostante il bagnato. Non sapeva che qua è Sorrento e non il Belgio e che rischiava troppo? E poi vai a raccontare che sei caduto per provare una discesa? E’ sceso come se fosse in corsa. Forse le fa forte in allenamento. In un tratto, ha fatto passare davanti un amico che era con noi e si è messo a 10 metri. Una cosa che notavo è che guida con il computerino che segnala il percorso. Io quella funzione l’ho disattivata, perché se il gps arriva in ritardo, finisci contro un muro.

Dopo aver provato i tratti di Costiera, Bramati ed Evenepoel hanno visionato il finale di Melfi
Dopo aver provato i tratti di Costiera, Bramati ed Evenepoel hanno visionato il finale di Melfi
Quali programmi hanno oggi?

Ieri sono andati a vedere gli ultimi 30 chilometri della tappa di Melfi. Oggi vanno a Lago Laceno, poi tornano indietro e vanno a vederne un’altra. Forse la tappa di Salerno. Alla fine, vanno a fare la doccia e a mangiare in hotel. A gennaio porto un gruppo di cicloturisti a Calpe nello stesso hotel e negli stessi giorni della Quick Step-Alpha Vinyl, ma Remco non ci sarà. Mi ha detto Bramati che lui comincia da San Juan…

Masnada, festa e spoiler: sarà l’angelo di Remco

24.11.2022
5 min
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Fausto Masnada si presenta alla classica serata di fine stagione, organizzata dal suo Fans Club a Laxolo (Val Brembilla), con l’aria di chi sa di non aver vissuto la sua miglior stagione, ma con la testa alta di un bergamasco doc che è consapevole di aver dato il massimo ogni volta che ha attaccato il numero sulla schiena: una vittoria di tappa al Tour of Oman e la vittoria della Vuelta da gregario di Remco Evenepoel a referto. Accoglie ospiti, stringe mani, abbraccia forte amici di una vita, accarezza parenti meno giovani, felici di rivedere il proprio giovanotto come in famiglia ad un pranzo di Natale.

La cena del Fans Club Fausto Masnada si è tenuta nel weekend al ristornate La Trota di Laxolo (Bergamo)
La cena del Fans Club Fausto Masnada si è tenuta nel weekend al ristornate La Trota di Laxolo (Bergamo)

Incarico speciale

Il corridore della Quick-Step Alpha Vinyl Team si gode la serata, ma non toglie lo sguardo da tigre che lo contraddistingue da corridore e pone già obiettivi per il 2023. E che obiettivi. Lo dice un po’ tra i denti, inserendolo tra una considerazione generica ed un’altra, ma alla fine lo ammette.

«La squadra – rivela – vuole che io sia al fianco di Remco (Evenepoel, ndr) il più possibile. Il calendario e i programmi sono ancora da definire, ma secondo le prime informazioni che ho ricevuto, dovremmo correre insieme almeno per tre quarti della stagione».

Masnada ha già aiutato Evenepoel al Giro del 2021, qui nella tappa di San Giacomo, con Almeida nel mezzo
Masnada ha già aiutato Evenepoel al Giro del 2021, qui nella tappa di San Giacomo, con Almeida nel mezzo

L’uomo per la salita

Un’investitura che non può che fare onore a Masnada, considerando il colosso che è la squadra, ricordando che Evenepoel è campione del mondo in carica e vincitore della Vuelta, accennando al fatto che per molti è “il nuovo Merckx”. Ogni grande campione ha un suo scudiero fidato e Masnada si candida ad esserlo, soprattutto in salita.

«Ci troviamo molto bene insieme – ha spiegato Masnada – è un campione, è una stella nascente che però si è già affermata. Essere al suo fianco è un onore, ma anche una ghiotta occasione da non sprecare: dovrò giocare le mie carte nel migliore dei modi».

Non potevano mancare Rossella DI Leo e Gianluca Valoti, che lo hanno guidato fra gli U23 alla Colpack
Non potevano mancare Rossella DI Leo e Gianluca Valoti, che lo hanno guidato fra gli U23 alla Colpack

Gloria per sé

Scudiero sì, ma sempre con ambizione. Lo dimostra quando chiarisce che «i ruoli in corsa poi si decideranno sempre all’ultimo», riferendosi ancora alla coppia fissa con Remco. Di certo c’è che il team non smetterà di investire sempre di più sui grandi Giri. Masnada sulle tre settimane c’è e allora chissà che qualche ruolo di primo piano in una delle tre corse regine non possa assumerlo lui.

La buttiamo lì: il Giro, secondo qualcuno, è stato disegnato proprio per convincere il campione del mondo a correrlo. E quest’anno Bergamo – terra di Masnada – torna ad essere arrivo di tappa con transito a due passi da casa del 24enne di Laxolo. Chissà che non possa avere un giorno di “libera uscita”…

Sotto lo striscione del Fans Club, tutte le maglie vestite da Masnada in carriera
Sotto lo striscione del Fans Club, tutte le maglie vestite da Masnada in carriera

La spinta dei tifosi

Una provocazione rilanciata da Davide Manzoni, factotum del Fans Club e migliore amico di Masnada da sempre. Hanno corso insieme e pochi lo conoscono come lui.

«Sono sicuro – dice – che Remco abbia molte più possibilità di vincere con Fausto in quel ruolo, perché se a Fausto assegni un compito, lo porta a termine al meglio. Detto questo, mi auguro che riesca a togliersi qualche soddisfazione personale, ma nel WorldTour: so che vittorie come quella in Oman non lo soddisfano molto… (sorride, ndr)».

Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat: il Tour of Oman aveva aperto alla grande il 2022
Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat: il Tour of Oman aveva aperto alla grande il 2022

L’esame del Gabbione

Tornando agli obiettivi personali, Masnada guarda al 2023 con fiducia. La stagione conclusa è stata falcidiata da intoppi: mononucleosi, Covid e infiammazione al soprasella che lo ha tormentato per tutto l’anno. Si è concesso una lunga sosta invernale e ora è tornato in sella forte di una consapevolezza: una stagione nera in una carriera di alto livello capita a tutti e lui il suo jolly se lo è giocato.

Al secondo giorno di allenamento, dopo una vacanza in Giordania con la fidanzata Federica (nella foto di apertura, assieme a lui e al giornalista Renato Fossani), ha già affrontato il Gabbione: sono i primi tre chilometri della Roncola (da Almenno San Salvatore, versante più dolce) che incrociano poi l’altro versante della medesima salita, quello che inizia a Barlino dove le pendenze sono ben oltre la doppia cifra e dove il Giro passerà proprio nel 2023.

«Non mi piacciono gli allenamenti completamente piatti – spiega – e così, trovandomi a Bergamo dopo le vacanze, ho voluto inserire questa salita al 4-5 per cento per testarmi al termine dell’uscita. E’ stata davvero dura, succede anche a noi pro’: quando si torna in sella dopo un lungo stop ci si sente davvero indietro di condizione».

Tra Remco e Julian scoppia la pace. Per ora…

15.11.2022
4 min
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E’ la vecchia storia dei troppi “galli nel pollaio”. Una storia che uno squadrone come la Quick Step-Alpha Vinyl  conosce bene. Quante volte volte hanno avuto tanti leader, capitani forti per questa e quella corsa. Solo che stavolta i leader in questione sono due veri super campioni e anche con un caratterino mica da ridere. Entrambi con un’ambizione gigante. Parliamo di Julian Alaphilippe e di Remco Evenepoel.

Sia chiaro: al momento non ci sono i presupposti che portano ad uno scontro, ma qualche segnale sì. E c’è perché non sarebbe la prima volta che un campione consolidato scivoli in secondo piano. Perché uno ha 22 anni e l’altro 30. E abbiamo già visto, anche in tempi recenti, che quando è servito, il team manager Patrick Lefevere, ci ha messo poco ad allontanare Cavendish e puntare su Jakobsen

Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Julian Alaphilippe ha preso parte a due Giri delle Fiandre: in uno (in foto) è caduto, nell’altro è arrivato 42°
Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Julian Alaphilippe ha preso parte a due Giri delle Fiandre: in uno (in foto) è caduto, nell’altro è arrivato 42°

Mani avanti

Ecco allora che per placare le acque emerge l’intelligenza di tutti gli attori sul palco. Da Lefevere stesso, ai corridori. E il primo a fare prove di distensione, ma forse sarebbe meglio dire a mettere le mani avanti, è proprio il francese. Una volta la testa calda era lui, adesso invece è il saggio!

In un video del suo team, Alaphilippe ha dichiarato che punta forte sul Giro delle Fiandre. La corsa dei muri fiamminghi sarà il grande obiettivo della prima parte del 2023.

«Non vedo l’ora di iniziare la nuova stagione – ha detto l’ex iridato – Vengo da un anno difficile. Spero di avere meno sfortuna. Lavorerò sodo per tornare ai massimi livelli. Voglio essere al 100% per il Giro delle Fiandre». 

Evenepoel e Alaphilippe corrono insieme dal 2019. Il belga ha un contratto fino al 2026, il francese fino al 2024
Evenepoel e Alaphilippe corrono insieme dal 2019. Il belga ha un contratto fino al 2026, il francese fino al 2024

Dichiarazioni al miele

Apparentemente è una dichiarazione che ci sta. Anzi, senza apparentemente: Alaphilippe è un campione ed è adatto alle classiche, anche se è più da cotes, anziché da muri in pavè. Ma perché tutta questa fretta nel fare una dichiarazione sugli obiettivi? 

Proviamo a dare una risposta, facendo il quadro della situazione.

Alaphilippe, francese, corre in un team belga, anzi “nel” team belga per antonomasia. Evenepoel è belga, ha vinto la Vuelta e la maglia iridata, tra l’altro sfilandola proprio dalle sue spalle. E’ normale che tutti lo vogliano protagonista in patria. Ed è normale che anche la sua squadra penda più per il suo pupillo. Questo riduce non poco il raggio d’azione di Julian.

Senza contare che oltre a Remco in casa Quick Step ci sono altri assi su cui poter puntare. Uno “a caso” è Asgreen che il Fiandre lo ha anche vinto. 

Ma Alaphilippe non è uno che smette di lottare. Sa come difendere il suo territorio, anche con astuzia.

«Sono super felice per lui – ha detto ancora Alaphilippe riferendosi a Remco – Al mondiale ha fatto qualcosa di speciale. Si è davvero meritato questa maglia. Se guardiamo la stagione, è il miglior corridore che poteva conquistare la maglia iridata».

E ancora sulla Vuelta: «Lottare con Remco per la maglia rossa aiutandolo ogni giorno è qualcosa che non dimenticherò mai. Sono rimasto davvero deluso quando ho dovuto abbandonare per la caduta. Vedere Remco e i miei compagni da casa non è stato facile. Abbiamo davvero visto lo spirito del Wolfpack e un Remco incredibilmente forte».

La foto (@gettysport) del post su Instagram della Quick Step. Julian vince una tappa ai Paesi Baschi e Remco esulta
La foto (@gettysport) del post su Instagram della Quick Step. Julian vince una tappa ai Paesi Baschi e Remco esulta

Palla a Lefevere

E a proposito di Wolfpack, quasi contestualmente a queste dichiarazioni la Quick Step, ha pubblicato un post e una stories in cui si vede Alaphilippe vincere ed Evenepoel esultare, esaltando così il mitico spirito del Wolfpack. Sarà di certo una coincidenza, ma qualche pensierino in più ce lo ha fatto fare.

Evenepoel ha vinto la Liegi, è il suo regno. Dopo il super 2022 se dovesse saltare il Fiandre e le altre classiche fiamminghe, non potrà dire no anche alle Ardenne. In Belgio ci sarebbe la rivoluzione. Alaphilippe pertanto sa che non potrà pensare troppo alla “sua” Liegi, tanto più se Remco punta, come sembra, al Giro d’Italia, e per quel periodo si presuppone avrà una buona condizione. Ecco allora che per Alaphilippe restano le Fiandre e le prime classiche… che non sono poco comunque, ma neanche le migliori per lui. 

Congetture dunque? Forse, ma ponderate. Alaphilippe non è tipo da dichiarazioni al “miele” e le tempistiche nel voler annunciare questo suo obiettivo così importante ci hanno colpito e hanno scatenato tutti questi pensieri.

Magari poi i due campioni si aiuteranno, Lefevere farà un altro capolavoro tattico-politico e tutte queste parole finiranno al vento. Tra l’altro non sarebbe la prima volta che il manager punzecchia Alaphilippe. L’ultima volta fu sulla sua partecipazione alla Vuelta. «Mi auguro – disse – che Julian sia andato in Spagna non tanto per preparare il mondiale quanto per aiutare la squadra».

Sarà solo la strada a dirci come andranno le cose, ma per ora ci teniamo i nostri pensieri.

Remco se ne va in Spagna. E in Belgio cosa dicono?

11.11.2022
5 min
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Remco Evenepoel lascia il Belgio e va a vivere in Spagna. La notizia, come del resto tutto ciò che fa il campione del mondo, è stata ripresa da tutti media belgi, ma al tempo stesso non ha creato indignazione, o chissà quale scalpore, come ci si sarebbe attesi da un Paese dalle forti tradizioni ciclistiche. Nessuna levata di scudi contro il talento di Schepdael. Cosa che invece avvenne per Tom Boonen quando decise di andare a Monaco, ormai una ventina di anni fa.

Remco se ne va nella zona di Alicante sulla Costa Blanca, al fine di allenarsi meglio, di sfruttare il clima migliore. Si farà costruire anche una camera ipossica.

Evenepoel con sua moglie Oumaima di origini marocchine in abiti da cerimonia tipici (foto Instagram – @mirroreffect.co)
Evenepoel con sua moglie Oumaima di origini marocchine in abiti da cerimonia tipici (foto Instagram – @mirroreffect.co)

Fuga sì o no?

«Questo trasferimento – ha detto Evenepoel – renderà tutto più semplice. Nessuno saprà cosa sto facendo e dove sono. Potrò concentrarmi sulla mia quotidianità di sportivo in un periodo in cui gli inviti in Tv sono spesso troppo numerosi». Insomma vuol sfuggire alle pressioni mediatiche e, si dice, anche ai fan troppo pressanti.

Ma è davvero così? E come l’hanno presa i suoi connazionali, sempre molto attaccati al ciclismo?

Di fronte a tanta “normalità” abbiamo coinvolto tre esperti di ciclismo belga. Si tratta del giornalista di Het Nieuwsblad, Guy Van Den Langenbergh, di Alessandro Tegner colonna portante della Quick Step di Remco e di Valerio Piva, diesse della Intermarché Wanty Gobert, che da anni vive in Belgio.

Il numero dei tifosi di Evenepoel sta crescendo. Parecchi erano anche in Australia
Il numero dei tifosi di Evenepoel sta crescendo. Parecchi erano anche in Australia

Il giornalista…

«Nessuno è rimasto sorpreso – ha detto Van Den Langenbergh – di questa sua decisione. Ormai ci sono diversi corridori che hanno fatto la scelta di andare fuori dal Belgio. In più Remco neanche ha scelto un paradiso fiscale come Andorra o il Principato di Monaco. 

«Andare in Spagna è una scelta che lui fa per allenarsi, perché il suo unico obiettivo è vincere e laggiù ha i percorsi e il clima ideale. Tutto rientra in quest’ottica di atleta di grande ambizione».

«E’ vero, Remco è molto popolare, ma non è ancora ai livelli di Boonen. In più è passato del tempo da allora. Non si tratta di lasciare il Belgio per sempre, non credo sentirà la nostalgia. Lui va lì perché, come ho detto, è motivato a fare bene, a vincere.

«E poi è un cosmopolita. Viene dal calcio. Ha giocato anche in Olanda, oltre che nell’Anderlecht, è a cavallo con la parte vallone e quella fiamminga, sua moglie ha origini marocchine… Stare in Spagna per lui non farà troppa differenza».

Tegner, marketing & communication manager della Quick Step, con Boonen, vera star di quegli anni in Belgio e non solo
Tegner, marketing & communication manager della Quick Step, con Boonen, vera star di quegli anni in Belgio e non solo

Il manager

Alessandro Tegner è responsabile del marketing e della comunicazione della Quick Step-Alpha Vinyl. Da anni è nel gruppo di Lefevere e ha vissuto anche “l’emigrazione” di Boonen. Il quale però dopo un po’ di tempo volle tornare a casa.

«Era un altro periodo – spiega Tegner – e le cose venivano vissute diversamente. Si era in piena “Boonen mania”. Non c’era ragazzino fiammingo che non avesse il poster di Tom in cameretta. Era molto famoso. Si veniva dai Museeuw, Van Petegem… ma Tom era più internazionale. Inoltre parlando con lui c’era subito una certa empatia e ci sta che la notizia fosse accolta diversamente. Poi nel tempo le necessità cambiarono: la famiglia, la figlia… e decise di tornare».

«Per Remco è tutto diverso. Anche le squadre oggi danno un altro supporto ai corridori di vertice. Quindici anni fa c’ero solo io, ora ci sono altre strutture. S’impara e si cresce anche sotto questo profilo.

«Evenepoel va in una zona della Spagna in cui non ci sono solo altri corridori, ma tanti belgi in generale. Sono tanti i connazionali che vanno a svernare lì. Un po’ come i tedeschi a Palma di Mallorca».

Tegner parla di un cambio di residenza prettamente per fini sportivi: «Remco è un metodico. Vuole programmare per tempo la sua vita. Ama avere i suoi spazi. E quella per lui è la scelta migliore. Senza contare che ovviamente laggiù si può allenare bene.

«E poi è a meno di due ore di volo dal Belgio. Quando ha bisogno prende e va. Anche qualche giorno fa è stato tre giorni in sede. Ha sbrigato degli impegni ed è ripartito. Immagino possa fare così anche per le sue esigenze familiari. Insomma, non è una fuga».

Remco Evenepoel in allenamento sulle strade spagnole d’inverno. Molto tempo ci è stato anche in primavera (foto Instagram)
Remco Evenepoel in allenamento sulle strade spagnole d’inverno. Molto tempo ci è stato anche in primavera (foto Instagram)

Il diesse

E che non è una fuga ce lo conferma anche Valerio Piva. Il direttore sportivo italiano, ex corridore, da anni vive in Belgio. Lassù ha trovato l’amore e messo su famiglia. Se vogliamo, in questo caso, è un po’ “un Remco al contrario”.

«Non ha fatto tanto scalpore la scelta di Evenepoel di andare in Spagna – ha dichiarato Piva – Sono diversi i corridori che lasciano casa in cerca di destinazioni climatiche migliori. Tanti belgi hanno la residenza in Spagna, ma qualcuno vive anche in Italia o nel Sud della Francia. A mio avviso la sua è una decisione spinta da clima e possibilità migliori per allenarsi».

Piva poi non crede totalmente che Remco scappi via da pressioni mediatiche.

«Non sono così vicino al ragazzo per poter giudicare. Dopo il mondiale ci sono state tante feste, ma non so se ha problemi a tal punto da spingerlo a lasciare Belgio. Di certo è conosciuto e laggiù sarà più tranquillo».

«La popolarità cresce in funzione dei risultati. Lui è giovane e ha già conquistato grandi gare pertanto la sua popolarità sta crescendo enormemente e penso che presto si potrà paragonare a quella di un Boonen. Ma se dovesse continuare a vincere i grandi Giri presto potrebbe essere paragonato anche in termini di popolarità ad un Merckx».

«Malinconia? Non penso potrà essere questo il suo problema. Va lì per lavoro. Si tratta di una scelta momentanea. Io abito in Belgio ma le mie relazioni con l’Italia ci sono sempre. E Remco ha con sé i suoi affetti. Anche io senza quelli non sarei rimasto qui».

Bioracer: il primo anno con Ineos è stato un successo

07.11.2022
4 min
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La stagione appena conclusa è stata la prima per il nuovo binomio BioracerIneos Grenadiers. Non è mai facile inserirsi in corsa, ma il marchio belga, uno dei più affermati nel campo dell’abbigliamento di alto livello, ha lavorato molto. Offrendo a Ganna e compagni una gamma di prodotti all’avanguardia e di ottima fattura. Ma com’è andato questo primo anno accanto al colosso britannico?

La collaborazione con la Ineos ha aperto a Bioracer anche il mercato sud-europeo
La collaborazione con la Ineos ha aperto a Bioracer anche il mercato sud-europeo

Nuovi orizzonti

Nel nostro incontro con Bioracer abbiamo parlato con Marco Pancari, Operation Manager Bioracer Italia. Il salto principale per l’azienda è stato soprattutto commerciale, come ci spiega anche lui.

«Questa collaborazione – spiega – ha permesso a Bioracer di entrare nel mercato italiano e nei vari negozi dalla porta principale. La nostra è un’azienda storica, perché sono 30 anni che è presente sul mercato. Siamo sempre stati però focalizzati sul custom team, con un fatturato molto importante, che supera i 40 milioni di euro. Tuttavia, nel mercato sud-europeo e soprattutto in quello italiano, era praticamente sconosciuta dal pubblico amatoriale».

L’operazione Ineos

Da queste prime parole di Marco Pancari emerge chiaramente come la collaborazione con il team britannico sia subito apparsa come una grande opportunità: tecnologica e commerciale.

«Bioracer – continua Pancari – ha aperto il bacino di utenza grazie al marchio Ineos. Parlando specificamente del mercato italiano possiamo tranquillamente dire che la presenza di corridori come Viviani e Ganna ha portato a far sì che il prodotto “replica” diventasse molto forte. Va detto che Ineos è uno dei top team per quanto riguarda anche tutto il contorno, dalle bici Pinarello, ai caschi marchiati Kask. Andare a posizionare Bioracer assieme a questi nomi ha dato decisamente una marcia in più. La presenza di un corridore come Filippo Ganna ci ha dato quella spinta ulteriore per creare nuovi prodotti e nuove tecnologie anche nella linea dei body».

Un marchio affermato

Trent’anni di storia non sono pochi, un lungo periodo che ha permesso a Bioracer di affermarsi già ad alti livelli. I successi ottenuti quest’anno sono molteplici, sia con Ineos, con il culmine massimo nel record dell’Ora di Ganna. Non è da sottovalutare anche il mondiale vinto da Evenepoel a Wollongong, infatti la nazionale belga vestiva capi firmati Bioracer.

«Oltre ad avere un fatturato importante – ci spiega nuovamente Marco Pancari – Bioracer ha cinque sedi produttive di proprietà. Di conseguenza ha sottomano tutta la filiera: aspetto fondamentale per far capire alla gente che alla base c’è una struttura importante. All’interno dell’azienda è presente una galleria del vento, questo particolare ha permesso a Bioracer di diventare uno dei leader del settore speedwear. Il passo fatto insieme ad Ineos ha permesso di sviluppare prodotti sempre più performanti. Un esempio è l’aver aumentato la traspirabilità dei capi visto il colore scuro del team, il lavoro però non finisce qui e stiamo già lavorando al 2023».

Bioracer

La Jumbo fa i piani. E se al Giro arrivasse Van Aert?

28.10.2022
5 min
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Il vero problema per un corridore come Van Aert è che l’essere ovunque vincente porta gli addetti ai lavori e i tifosi a misurarlo su ogni percorso. Per questo da ieri in Belgio, avendo capito che Evenepoel non dovrebbe esserci, si ragiona sulle tappe del Tour che Wout potrebbe vincere e sulla riconquista della maglia verde.

Vingegaard al Giro dell’Emilia: il danese è il vincitore uscente del Tour de France
Vingegaard al Giro dell’Emilia: il danese è il vincitore uscente del Tour de France

Le scelte di Van Aert

In realtà però il tema sta a cuore anche in seno alla Jumbo Visma, in cui mai come nel 2023 sarà necessaria una rigida programmazione, per evitare che a voler stringere troppo con Van Aert, si finisca con lo stringere niente. L’esempio dell’eterno rivale Van der Poel ha dato da pensare. E’ vero che ha vinto il Fiandre, poi però si è disperso in mille fughe a vuoto.

«Il focus del Tour è nell’ultima settimana con i Vosgi – ha spiegato il preparatore Merijn Zeeman a Het Nieuwsblad – mentre i Pirenei sono meno duri dell’anno scorso e il blocco nelle Alpi è più lungo. Ci sono tappe di montagna più facili rispetto agli anni passati, ma d’altra parte ce ne sono alcune estremamente difficili. Il percorso va accettato, è qualcosa su cui non abbiamo controllo. Ora finalmente possiamo fare il nostro piano e determinare la nostra strategia. Con Roglic, Vingegaard e Van Aert avremo molte opportunità per fare la differenza. Avrebbero dovuto mettere più cronometro? Il nostro più grande concorrente è Pogacar, ma anche lui è uno specialista».

Per una caduta, Roglic ha rinunciato a giocarsi la Vuelta. E’ dato al via del Giro: sarà vero?
Per una caduta, Roglic ha rinunciato a giocarsi la Vuelta. E’ dato al via del Giro: sarà vero?

Tutto sul tavolo

Il nodo cruciale che ci è saltato all’orecchio sentendolo parlare è stato il fatto che abbia citato le tre punte per il Tour. E se da un lato anche nel 2022 è parso chiaro che la sconfitta di Pogacar sia dipesa dal massiccio blocco Jumbo Visma contro cui si è scontrato, dall’altro sembrava di aver capito che Roglic per quest’anno avesse altre priorità.

«Tutto è ancora sul tavolo – fa notare Zeeman – è anche possibile infatti che Primoz faccia un altro grande Giro. Ma voglio anche sentire la loro opinione. Voglio sapere cosa pensano e qual è la loro motivazione. Facciamo un piano, poi analizziamo i pro e i contro. Vogliamo vincere le più grandi corse del mondo. Ma questo è possibile solo con un piano in cui tutti credano. Così è stato anche l’anno scorso. Questo è un processo e qualcosa in cui investiamo molto tempo e in cui crediamo pienamente».

Chi non rinuncerà al Tour è Pogacar, ansioso di rifarsi. Qui con Prudhomme alla presentazione di ieri
Chi di certo non rinuncerà al Tour è Pogacar, ansioso di rifarsi.
Come lavorate di solito in questi casi?

Qualcuno pensa che sia uno spettacolo di marionette. In realtà lavoriamo da sei anni fissando obiettivi e determinando insieme la strategia. Ci prendiamo molto tempo per questo. Poi facciamo un brainstorming passo dopo passo. Ne parlo con tutti i corridori per sentire cosa preferiscono. E si continua poi a modellare il piano e vengono coinvolti gli allenatori. Ora siamo solo all’inizio di tutto questo processo. Quindi onestamente non so ancora chi andrà al Tour e chi al Giro.

E Van Aert cosa farà?

Nel 2022 è stato in altura per sei settimane. Si deve lavorare sodo per arrivare al suo livello. E poi dovremo selezionare i suoi obiettivi. C’è anche il mondiale di Glasgow che si svolgerà il 13 agosto, c’è il Giro che per lui è anche attraente, in più non ha mai fatto la Vuelta. E’ tutto è sul tavolo. Possiamo inventare qualcosa di completamente nuovo oppure replicare quello che si è già fatto.

Prima del mondiale, Evenepoel ha vinto la Vuelta. Il Giro lo tenta con le sue tre crono
Prima del mondiale, Evenepoel ha vinto la Vuelta. Il Giro lo tenta con le sue tre crono
Lui accetterà tutto?

Non sono Van Aert. Wout è una persona molto sensibile e sa che per avere successo è necessario avere un buon piano. Di sicuro gli piace provare cose nuove e questo fa sì che la definizione del suo programma richieda molto tempo. Non è stato ancora deciso nulla, ma una cosa è certa: il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix vengono prima di tutto. Ne abbiamo parlato al telefono ieri dopo la presentazione del Tour e questo lo abbiamo definito molto rapidamente. Adesso però bisogna capire cosa verrà dopo. Di solito inizia a correre ai primi di dicembre, ma bisognerà vedere come sarà la sua condizione.

Se fosse un vostro corridore, portereste Evenepoel al Tour?

Remco è estremamente forte nelle crono, quindi si direbbe che il Giro gli si addica di più. Ma d’altra parte, un grande Giro è un mix di tutti i tipi di specialità che dovresti provare. La sua squadra deve avere un piano. Se fossi in lui, non mi focalizzerei troppo su una gara che prevede solo prove a cronometro. Penso che possa vincere anche in un altro modo. Ma certo, se decidesse di venire, non gli faremo sconti. Penso che ci siano quattro corridori che si distinguono sopra tutti gli altri in questo momento: Vingegaard, Pogacar, Roglic ed Evenepoel. Questi sono i più completi.