Ilaria Sanguineti alla Trek torna al servizio di Elisa Balsamo

26.09.2022
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«Yaya, non perderla mai di vista. Da adesso fino all’arrivo». Agli europei di Monaco, fuori dal pullman della nazionale prima della partenza, il cittì Paolo Sangalli aveva assegnato ad Ilaria Sanguineti il compito di fare da angelo custode ad Elisa Balsamo. Detto, fatto e medaglia d’argento dietro il totem Wiebes.

Un ruolo importante, quello ricoperto in azzurro dalla 28enne ligure, che diventerà fisso nelle prossime due stagioni. A partire dal 2023 Sanguineti passerà infatti dalla Valcar Travel&Service alla Trek-Segafredo per uno dei colpi di mercato più rilevanti. L’ufficialità è arrivata una settimana fa, anche se la notizia era sempre più nell’aria da inizio luglio. Anzi, inizialmente era stato divertente giocare con Ilaria ad “acqua o fuoco” mentre le chiedevamo conferma sulle prime voci sul suo trasferimento. Ora con lei ne possiamo parlare più serenamente…

Col successo alla Dwars door het Hageland Sanguineti ha rafforzato l’interesse della Trek-Segafredo
Col successo alla Dwars door het Hageland Sanguineti ha rafforzato l’interesse della Trek-Segafredo
Yaya innanzitutto, che sentimento provi nel lasciare la Valcar?

Naturalmente mi dispiace tanto. Siamo tutte tristi, io come le mie compagne che andremo via. C’è sempre stato un grande rapporto fra noi ragazze e lo staff. Con Valentino e il Capo (il presidente Villa e il team manager Davide Arzeni, ndr) mi sono sempre sentita come a casa, anche se con Davide ho un legame di amore-odio (dice scherzando, ndr) che mi mancherà. Però si stavano evolvendo un po’ di situazioni, era giunto il momento di fare delle scelte anche per me.

Raccontaci pure. Come è nato questo contatto?

Durante le classiche di primavera al Nord si sentiva parlare di alcune trattative e alcuni movimenti delle squadre per l’anno prossimo. Erano chiacchiere, anche noi della Valcar non ne eravamo esenti, visti i buoni risultati fatti. Tante mie compagne avevano ricevuto proposte, io no invece. Durante quelle trasferte loro dicevano che ci stavano riflettendo, che ne avevano già parlato con Arzeni e che avrebbero colto l’opportunità di andare nel WorldTour. Io invece, appunto, mi sono ritrovata a pensare se sarei rimasta, e con chi a quel punto, o se sarei dovuta andare anch’io. Ma non avevo ancora nessuna offerta.

Nel 2022 Sanguineti è stata preziosa per la nazionale. Ha pilotato Guarischi all’oro al Mediterraneo e Balsamo all’argento all’europeo
Nel 2022 Sanguineti è stata preziosa per la nazionale. Ha pilotato Guarischi all’oro al Mediterraneo e Balsamo all’argento all’europeo
Come si è evoluta la situazione?

Alla mia età se passano certi treni devi prenderli al volo. Anch’io ho parlato con Capo ma ho interpellato pure il mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr). Lui ha sondato il terreno in giro tra le squadre poi il vero interessamento generale su di me c’è stato l’11 giugno dopo la mia vittoria alla Dwars door het Hageland. Quando vinci è normale che ti cerchino. Dieci giorni dopo, al termine del Giro di Svizzera abbiamo avuto il contatto definitivo con la Trek-Segafredo. E da lì abbiamo trovato l’accordo.

Come hai reagito quando lo hai saputo?

Ero al telefono con Lorenzo che mi aveva chiamato per dirmi che aveva in mano l’ingaggio e che mancava solo il mio benestare. Ho avuto 10/15 secondi di silenzio totale. Lui pensava che fosse caduta la linea o che fossi svenuta (ride, ndr). Mi ha riformulato la domanda ed io gli ho risposto di sì senza nemmeno farlo finire, dicendogli che sarei andata alla Trek anche per portare le borracce. Non ho ancora realizzato questo trasferimento.

Cosa rappresenta per te?

E’ un sogno. Sono ancora fuori di testa. Non avrei mai pensato di arrivarci. Però, prima di tutto, mi devo chiedere se sarò all’altezza. E di conseguenza trovare le risposte in fretta. Penso che sarà contemporaneamente un punto di arrivo e di partenza. Punto di arrivo perché credo di averci messo del mio negli ultimi anni. Forse, facendo per una volta l’egoista io che non mi sono mai presa troppo in considerazione, penso di essermi meritata questo passaggio. Sarà però anche un punto di partenza perché per me inizierà una nuova carriera, ripartendo quasi da zero. Vado a fare le stesse cose che ho fatto finora ma più in grande. Avrò più responsabilità. Dovrò calarmi in un’altra realtà, ancor più professionale senza nulla togliere alla Valcar. Non cambierò il mio modo di essere ma so che dovrò essere più formale, soprattutto essendo l’ultima arrivata.

Cosa ti ha detto Elisa del tuo arrivo? Pensi che possa averci messo una buona parola?

Lei era più felice di me (confida sorridendo, ndr). Sicuramente avrà parlato bene di me come credo che abbiano contato le opinioni di Arzeni e del mio agente. Con Elisa siamo state assieme in Valcar per quattro anni e siamo diventate molto amiche tanto da avere un tatuaggio in comune con lei e Silvia Pollicini. Elisa in quel periodo ha imparato a fidarsi di me in gara e lo ha rivisto in nazionale. Per me è un onore essere il suo pesce-pilota. Amo fare quel lavoro e per lei sarà speciale. E poi Elisa ed io ci eravamo ripromesse che ci sarebbe piaciuto essere nuovamente compagne di squadre.

Yaya angelo custode di Elisa in nazionale all’europeo di Monaco. Sarà così anche nella Trek-Segafredo
Yaya angelo custode di Elisa in nazionale all’europeo di Monaco. Sarà così anche nella Trek-Segafredo
Visto il vostro rapporto, avrai più pressioni o sarai più serena nello svolgere il tuo ruolo?

Penso che possa essere un punto a nostro favore avere questa sintonia. Perché sarà più facile risolvere le eventuali incomprensioni o problemi che si possono creare nei finali di gara. Sono certa comunque che lei e l’altra Elisa (Longo Borghini, ndr) mi aiuteranno ad inserirmi in squadra e quindi avere meno problemi nelle varie tattiche.

Sanguineti che lancia Balsamo alla vittoria. Qual è la gara che vorresti che finisse così?

Ce l’ho già pronta. Il Giro delle Fiandre. Vincerlo così sarebbe un sogno davvero. Allargando il campo vi posso dire un’altra bella classica del Nord, tipo la Roubaix. Però, visto che non vedo l’ora di iniziare, vi dico che andrebbe anche la prima gara che faremo assieme.

Un lampo azzurro alle spalle del podio. E poi la solita Zoe

24.09.2022
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La tattica dell’Italia era abbastanza semplice. Aspettare che partisse Zoe Backstedt e poi stare con le francesi. Qui non si tratta di sviscerare l’attività delle ragazze, chiedendosi se sia poco come ad esempio si va ragionando con gli uomini. Qui c’era davanti la più forte degli ultimi due anni, era certo che sarebbe partita e l’unica speranza erano appunto le francesi, possibile veicolo fino a una medaglia.

«Non solo perché avevano Rayer – spiega il cittì Sangalli – ma perché era la squadra più attrezzata. Ci abbiamo provato. Abbiamo pagato un po’ la giornata no di Ciabocco. Comunque abbiamo fatto un quarto posto onorevole per un mondiale».

Pronti via e Zoe Backstedt ha preso il largo, arrivando solissima e commossa
Pronti via e Zoe Backstedt ha preso il largo, arrivando solissima e commossa

Salute e fortuna

Ciabocco l’abbiamo incontrata che tornava verso i box assieme a Gaia Segato e con lo sguardo contrariato ha raccontato che stamattina le è arrivato il ciclo e certo restare competitiva a certi livelli è diventato un’ipotesi remota. Le azzurre hanno iniziato a passare, mentre iniziava a piovere e il cittì azzurro si preparava per raggiungere le elite alla partenza.

«Sapevamo – continua il suo racconto – che su un percorso così l’ago della bilancia era lo strappo, quindi anche se si rimaneva indietro, bastava stare con le francesi che si rientrava. Le ragazze hanno fatto il massimo, prendiamoci questo quarto posto e speriamo in futuro di avere più fortuna. Se Venturelli non fosse caduta in allenamento, avrebbe fatto un altro tipo di gara. Sarebbe stata davanti sicuramente a giocarsela o a provarci. Se ci mettete che anche la Segato aveva un problemino al ginocchio, si può dire che non siamo arrivati in condizioni ottimali a livello di salute, però la Pellegrini ha fatto una bella azione d’orgoglio e ha preso un quarto posto che comunque è onorevole».

Vietato muoversi

Pellegrini si chiama Francesca, corre nella Valcar-Travel&Service e quest’anno ha aperto la stagione vincendo il Piccolo Trofeo Binda. E’ bionda ed esce dalla mixed zone con la bici spinta a mano. La rincorsa a Sangalli ci ha fatto tardare, ma lei si accosta ugualmente alla transenna. La provochiamo, chiediamo se il quarto posto bruci perché puntava al podio. Lei cambia sguardo e sorride.

«Al podio si poteva puntare – ammette – però alla fine le tre che sono arrivate davanti erano le tre più forti e anche le tre che dovevamo tenere d’occhio. Dalle indicazioni di Paolo e di Rossella Callovi, dovevamo guardare in particolare la Francia, ma anche l’Olanda, cercando di sprecare il meno possibile stando a ruota loro. Quindi non dovevamo fare nulla in prima persona, essendo comunque in due rispetto alla Francia che invece erano in quattro e all’Olanda. E’ un quarto posto molto soddisfacente, considerando che siamo ad un mondiale. Se me lo avessero detto prima, non ci avrei creduto. Sono molto soddisfatta, devo ancora realizzarlo. Una medaglia sarebbe stata ancora più soddisfacente, però non ci si lamenta».

Happy birthday

E poi c’è Zoe Backstedt, che si è regalata il secondo oro di questo mondiale nel giorno del suo 18esimo compleanno. La sua facilità di azione è disarmante. Sicuramente sfrontata: se non fosse certa di avere un livello enormemente superiore, non azzarderebbe certi attacchi. Probabilmente precoce, ma con enormi margini atletici per cui pensare che, una volta passata fra le più grandi, potrebbe crescere ulteriormente.

«Non credevo di partire così presto – dice – ma dopo la prima discesa ho visto che il gruppo era rotto, ho visto la velocità e data la mia capacità nelle curve, ho mollato e sono andata dritta. Il piano era di andare da sola, ma non così presto. Di sicuro avrei anticipato per non subire il ritmo delle scalatrici più forti. Non ho mai avuto momenti di cedimento, se non a un certo punto quando il vantaggio ha iniziato a scendere. Solo che mancava un giro, avevo ancora 2 minuti e ho capito che ce l’avrei fatta al 100 per cento».

Pellegrini (assieme a Ciabocco) ha corso nel finale sulla ruota delle francesi
Pellegrini (assieme a Ciabocco) ha corso nel finale sulla ruota delle francesi

Bici e divertimento

Crono, strada, ciclocross e pista, come Federica Venturelli, che ha un anno meno e di sicuro oggi l’avrà vista andar via, dovendo a sua volta sopportare ancora gli acciacchi della caduta.

«Mi piace andare sulla mia bicicletta – sorride la festeggiata – e non è per me una gran pressione dare del mio meglio. Perciò, che sia cross o strada, crono oppure pista, per me è come giocare. Certo la pista è più schematica, ma anche quello a suo modo mi piace».

Intanto se ne torna a casa con la doppietta che l’anno scorso le sfuggì a causa di Alena Ivanchenko che la batté nella crono. Ma quest’anno i russi non ci sono. La guerra fa schifo, su questo siamo tutti d’accordo. Forse però quest’anno Zoe le avrebbe battute tutte lo stesso.

Alice Toniolli, il mondiale come il paese delle meraviglie

21.09.2022
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Velo ha appena finito di dirle che durante l’inverno dovrà lavorare soprattutto sulle curve. Non è tanto perché ci entra piano, ma perché così facendo è costretta ogni volta a dei rilanci faticosissimi che la costringono a spendere troppo. Alice Toniolli lo osserva in silenzio e mentalmente annota. Tutto quello che la circonda la stupisce. Le attenzioni a tratto la commuovono. Tutto quello che serve per crescere merita attenzione e lei, che è nata a Trento nel 2005 e vive a Mezzocorona, sulla bici c’è salita per la prima volta a marzo del 2021. E cose da imparare ne ha a palate.

«Quest’inverno niente palestra – mormora – quest’inverno solo curve».

La sua è una storia molto interessante. Prima di salire in bici infatti, faceva pattinaggio artistico su ghiaccio. Di lei ci aveva parlato Paolo Sangalli, che dopo averla vista arrivare 7ª ai campionati italiani, l’ha convocata per gli europei di Anadia, dove ha vinto il Team Relay e ottenuto il 12° posto nella crono. Così è arrivata anche la chiamata per i mondiali, nel senso di un importante investimento. E la crono juniores appena finita diventa l’occasione per conoscerla.

Primo anno che corri e ti convocano per i mondiali…

Non me lo aspettavo proprio. Sinceramente non sapevo neanche cosa fosse un mondiale crono e neanche la bicicletta, fino a poco più di un anno fa.

Quanto c’è in comune tra pattinaggio e questo sport?

Niente, sono passata da un estremo all’altro. Forse a livello muscolare. Sicuramente le gambe col pattinaggio le allenavo tanto. Per saltare in aria e avere della stabilità lavoravo sia con la destra che con la sinistra su un piede solo. Perciò la muscolatura si vede che c’è. Infatti a cronometro è quello che tutto sommato mi fa andare forte, perché sulla tecnica ancora siamo un po’ indietro. Ma stiamo lavorando…

Il passaggio com’è nato? 

Ho lasciato il pattinaggio perché, essendo uno sport competitivo, non riuscivo a farlo combaciare con la scuola (studia a Trento al Liceo delle Scienze Umane, ndr). Allora ho deciso di abbandonarlo, perché lo sport mi piace e non lo voglio praticare solo come hobby. E mi son buttata sulla bici. Il perché specifico non si sa, però mi piace far fatica e sicuramente il pattinaggio è un altro sport faticoso.

Alice durante il riscaldamento prima della crono di Wollongong
Alice durante il riscaldamento prima della crono di Wollongong
Chi ti ha proposto di provare la bici

No, no, sono tutte scelte mie. I miei genitori non mi forzano sicuramente a scegliere lo sport più adatto. Mi hanno lasciato decidere, io ho scelto e loro mi sostengono sempre (si commuove, ndr).

Facciamo il punto sulla tecnica mancante?

Sicuramente ho migliorato tantissimo rispetto all’inizio della stagione, però c’è ancora da lavorare. Ovviamente perché devo portarmi al livello delle altre. Ma intanto come forza e potenza ci sono, l’unica cosa adesso è che quest’inverno miglioro la tecnica e poi il prossimo anno sarà tutto un altro andare.

Quando ti hanno detto che andavi al mondiale cosa hai pensato?

Che fosse uno scherzo, perché sinceramente da un giorno all’altro in maglia azzurra… Dici: «Vabbè, questo mi prende in giro!». Non ci credevo nemmeno io, sinceramente, anche perché un mondiale è un mondiale. Poi dall’altra parte del mondo, io che ho iniziato l’anno scorso, subito così sulla bici, con la nazionale… Cioè, era troppo grande!

Ad Anadia a luglio, ha conquistato il titolo europeo juniores del Team Relay
Ad Anadia a luglio, ha conquistato il titolo europeo juniores del Team Relay
Su quel blocco in partenza a cosa hai pensato?

Ero agitata, avevo un po’ di tensione. Ma era tensione non tanto perché so che non ce la faccio, ma perché non ci credo nemmeno io, sinceramente, di essere qua in maglia azzurra.

Seguivi il ciclismo prima di cominciare?

Proprio no, io seguivo tanto il pattinaggio. Ho fatto solamente un anno da G1, solo perché mio nonno conosceva degli amici del paese che facevano ciclismo e lo insegnavano. Avevano questa squadretta del paese, però io ho fatto quella stagione G1 tutto tramite gioco. Andavo, mi divertivo, non ero così impostata, però facevo sempre podio, seconda, terza. Poi ho smesso da G2 perché volevo fare pattinaggio. Seguivo Carolina Kostner, era proprio bello. Poi è sempre stato uno sport particolare. Saltare, trottole… e niente, mi sono buttata sui balletti e sul tutù, per poi dopo arrivare di nuovo alla bicicletta e al body.

Alice ha chiuso la crono delle donne junior in 15ª posizione a 2’22” da Zoe Backstedt: un punto di partenza
Alice ha chiuso la crono delle donne junior in 15ª posizione a 2’22” da Zoe Backstedt: un punto di partenza
E’ la vittoria del nonno, in fondo…

E’ più contento di me. M’ha detto: «Stai tranquilla, l’importante è che ti diverti». Perché sinceramente non ci crede neanche lui che dopo così poco, io sono andata all’europeo e al mondiale. E allora m’ha detto: «Prendila già come traguardo. E poi per il prossimo anno è tutto un punto di partenza». E io comincerò a lavorare già tra due settimane, quando la stagione sarà finita. Ritorno in Italia, faccio un po’ di vacanza e poi si riparte. Da questo fantastico punto di partenza

Prima gara, primo oro: Guazzini regina della crono U23

18.09.2022
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«Di solito sono nevrotica prima di una crono – sorride Vittoria Guazzini vestita con i colori dell’iride – ma questa volta credo di essere stata insopportabile. Ringrazio e mi scuso con tutti quelli che ho tirato matti in questi giorni. I meccanici soprattutto. Non immaginate quante volte ho chiesto di cambiare i rapporti…».

Stamattina si scaldava all’ombra del camper, per ripararsi dai raggi del sole di colpo aggressivi. E mentre Elisabetta Borgia le stava accanto con la sua presenza tranquillizzante, i meccanici Foccoli e Cornacchione avevano appena finito di ripassare la sua bici, montata con il 55×11 dopo giorni di modifiche e teorie.

La previsione del cittì

La toscana sorride con ogni parte del suo viso. Ha concluso la conferenza stampa mangiando una barretta, col terrore che le arrivasse la domanda mentre stava masticando. Così, da grande direttrice d’orchestra, invitava a rispondere l’olandese e la tedesca che l’hanno accompagnata sul podio iridato delle under 23.

La previsione del cittì Sangalli, con cui quest’anno Guazzini aveva già vinto i Giochi del Mediterraneo, è stata azzeccata. Guazzini è stata anche seduta sulla hot seat accanto a Grace Brown che fino a quel momento aveva ottenuto il miglior tempo, poi ne è scesa quando sono arrivate la svizzera Reusser e alla fine Ellen Van Dijk che ha vinto il titolo fra le elite.

«Ho corso per fare il meglio possibile nell’ordine d’arrivo generale – spiega Guazzini – ma vincere non è male. Questo risultato mi dà tanta motivazione per il tipo di prestazione che sono riuscita a fare. E’ di buon auspicio per fare meglio l’anno prossimo e puntare, perché no, al titolo delle elite».

Il percorso non era dei più adatti a Guazzini, ma il quarto tempo assoluto parla di un’ottima prova
Il percorso non era dei più adatti a Guazzini, ma il quarto tempo assoluto parla di un’ottima prova

Un passo in più

La nuova categoria è arrivata appena in tempo. E Vittoria, che già l’anno scorso agli europei di Trento aveva vinto il titolo delle più giovani, prosegue nella sua crescita.

«Il percorso non era semplice – spiega – ma stavo così bene da non aver sofferto più di tanto sulle due salite. Ero veramente nervosa. Le crono mi piacciono tanto, ma mi rendono nervosa perché si tratta di combattere contro se stessi. Finalmente poi sono partita e mi sono concentrata sull’andare forte, spingere al massimo e rilanciare forte dopo le curve. Avere la categoria U23 ai mondiali è un bel passo avanti. Sarebbe meglio avere due gare distinte, ma ora mi godo questa maglia e prendo il buono della novità. Il salto dalle junior alle elite è davvero troppo alto e avere una categoria intermedia è quello di cui davvero c’era bisogno».

La mattinata se ne va con i colori sgargianti dell’iride della ragazza italiana, che per il resto del tempo veste i colori della FDJ Nouvelle Aquitaine. Il pomeriggio sarà dedicato alle crono degli uomini. Nell’area dei camper e nella zona box il fruscio dei rulli nella fase di riscaldamento è già a pieno regime.

Bowral, Australia: verso la crono con Guazzini. Parla Sangalli

15.09.2022
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A Bowral di mattina presto ci sono sei gradi. La nazionale ha scelto come base questa cittadina sull’altopiano a circa 80 chilometri da Wollongong e nell’inverno australiano la differenza di clima rispetto alle zone sul mare si fa sentire. Memori delle trasferte di gennaio con il Tour Down Under, fa quasi strano sentire di locali chiusi così presto e un clima ben diverso da quello torrido dell’estate e quello che ancora adesso affligge l’Italia.

La nazionale è all’hotel Gibraltar di Bowral, a 700 metri di quota: lassù l’aria è frizzante
La nazionale è all’hotel Gibraltar di Bowral, a 700 metri di quota: lassù l’aria è frizzante

Crono da scoprire

Paolo Sangalli è già in Australia, assieme a Marco Velo e il gruppo dei cronoman. Mentre le sue elite rifinivano la preparazione alla Vuelta, il tecnico delle donne ha raggiunto gli antipodi per il suo primo mondiale da ammiraglio. Tutti gli altri, tantissimi, li ha vissuti da secondo di Salvoldi e la differenza si fa sentire per forza di cose. La sua nazionale fin qui ha vinto e dimostrato grande affiatamento e in Australia per la prima volta si correrà per il doppio titolo: elite e U23 con Silvia Zanardi che ha ben chiara la possibilità di diventare la prima campionessa del mondo nella fascia delle giovani su strada e Guazzini (in apertura) che potrebbe centrarlo nella crono.

«Ieri è arrivato il secondo gruppo – racconta Sangalli – con Fidanza, Longo Borghini e Guazzini, tutte dalla Vuelta. Le prime sono partite il 9 settembre. Sabato faremo la prova ufficiale del percorso della crono. Sia il circuito della gara su strada sia la crono passano attraverso l’Università e nei giorni scorsi era chiusa. Per cui ancora non abbiamo potuto vedere niente».

Questo il percorso della crono donne elite: le curve sono tante, saranno anche tecniche?
Carne al fuoco ce n’è tanta, come l’assegnazione delle prime maglie iridate delle under 23…

Per la gara su strada non è la formula ideale per valorizzare le più giovani. Noi ne avremo due (Zanardi e Guazzini, ndr), vedremo fra 10 giorni se correranno entrambe. Certo la volontà è quella di onorare la categoria.

Ma se si corre per vincere la gara, come si tutelano le U23?

L’obiettivo è vincere la gara, per cui si parte per fare il lavoro necessario che porti la leader a giocarsi la corsa. In questo contesto, tutte avranno il loro lavoro da fare. Semmai la U23 più in condizione sarà un po’ risparmiata, ma all’occorrenza dovrà mettersi a disposizione.

Torniamo alla crono, sabato proverete il percorso: che cosa ti aspetti?

Il problema sarà capire come tracceranno. Come vi diceva Malori, si dovrà vedere se le curve saranno curve vere o non servirà neppure smettere di pedalare. Ci sono passaggi stretti più obbligati, ma di base le strade sono parecchio larghe.

Accanto a Guazzini nella crono elite l’Italia schiera Arianna Fidanza
Accanto a Guazzini nella crono elite l’Italia schiera Arianna Fidanza
Per Ganna sarebbero meglio curve veloci, voi cosa preferireste?

Siamo con Ganna (sorride ndr). Puntiamo molto su Vittoria Guazzini, che in proporzione ha caratteristiche simili e, fra parentesi, potrebbe puntare al titolo U23 che è alla nostra portata. Invece Fidanza avrà l’obiettivo di crescere e portare avanti il progetto che ha sposato. Vittoria ha tanti watt da lanciare, Arianna si adatta meglio ai rilanci.

Come siamo messi con le juniores?

Abbiamo Venturelli che già conosciamo e Alice Toniolli, che corre da due anni e ha sempre fatto pattinaggio. Anche lei è un investimento che vale la pena seguire con attenzione.

Come sta andando l’adattamento al fuso orario? E le strade?

Il protocollo federale sta funzionando bene. La zona ha strade larghe un po’ trafficate, ma anche stradine secondarie in cui si riesce a lavorare bene. Solo che la temperatura è più bassa di quanto sia sul mare. Siamo a 80 chilometri da Wollongong e ieri scendendo da Bowral verso il mare si percepiva il cambio di temperatura.

Da sabato sarete al completo?

Esatto, sabato arriveranno le altre stradiste e finalmente entreremo nel vivo.

Cavalli, le ragioni della scelta: meglio sorridere e ripartire

07.09.2022
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Un post di poche righe, metà in italiano e metà in inglese, per dire che al mondiale non ci sarà. Così Marta Cavalli – vincitrice quest’anno dell’Amstel, della Freccia Vallone e del Mont Ventoux – ha chiuso la porta sulla sfida di Wollongong, con parole che devono esserle costate veramente tanto. Anche perché la caduta che l’ha messa fuori combattimento e la traiettoria dell’australiana Nicole Frain che l’ha provocata continuano a non trovare una spiegazione accettabile.

Colpo di frusta

Ci eravamo sentiti quando tutto sembrava essersi incanalato nella giusta direzione, invece le cose si sono inceppate nuovamente. E davanti all’evidenza e al rischio di compromettere la ripresa, Marta ha alzato bandiera bianca.

«Clinicamente sono a posto – dice – ma in bici ho delle difficoltà quando inizio a ricercare l’alta intensità. Nella caduta ho riportato un colpo di frusta che ancora adesso mi impedisce di stare bene dopo tante ore di sella. Ho aspettato sino all’ultimo, ma già da qualche giorno mi rendevo conto che il tempo era sempre meno e le cose da fare sempre quelle. So cosa e quanto mi serve per andare in forma. E non avrebbe avuto senso azzardare tanto, andare laggiù e stare via per due settimane, senza riuscire ad essere pronta».

Seconda al Giro, in salita è stata la sola in grado di impensierire Van Vleuten
Seconda al Giro, in salita è stata la sola in grado di impensierire Van Vleuten
Quanto è stato duro scrivere quel messaggio?

Potevo andare al mondiale con ambizioni vere, quindi è costato parecchio. Non avrei mai pensato che i problemi della caduta si sarebbero protratti tanto a lungo. Da un primo controllo sembrava tutto a posto, poi quando siamo ripartiti, sono venuti fuori dei disturbi che ho tutt’ora. Sto lavorando in palestra per la mobilità, vedo fisioterapisti e osteopati. Sto migliorando, ma non abbastanza.

Sei stata a casa in questa fase o con la squadra?

Dopo la caduta, sono rimasta per 16 giorni senza toccare la bici e ne ho approfittato per andare quattro giorni al mare. Per la prima volta da quando corro in bici, sono riuscita a fare il mare d’estate come il resto del mondo. Poi sono andata in altura, ma non potendomi allenare sul serio, è stato il pretesto per prendere un po’ di aria fresca.

Le vittorie di primavera hanno reso Marta Cavalli una delle atlete più popolari. Il bimbo è uno dei nipoti di Elisa Longo Borghini
Le vittorie di primavera hanno reso Marta Cavalli una delle atlete più popolari. Il bimbo è uno dei nipoti di Elisa Longo Borghini
Più che altro, la preoccupazione riguarda la salute, giusto?

Infatti se da un lato mi dispiace per il mondiale, dall’altro sono contenta di avere il tempo giusto per guarire. Il consiglio dei medici è stato quello di ascoltare il mio corpo e di andare gradualmente. Tante volte per la fretta si rischia di compromettere salute e carriera. Così adesso riparto e punto a fare due corse di qui a fine stagione. Per fortuna ho già ottenuto i miei obiettivi. Se fossero stati tutti nella seconda parte di stagione, sarei stata fritta.

In pratica si tratta di ripartire da zero?

Più o meno, sì. Anche quando stacco d’inverno, non sto mai così tanto tempo senza muovermi, qualcosa faccio sempre. Perciò ora si tratta di fare allenamenti tranquilli e ricostruire la base, puntando sull’endurance in attesa di migliorare del tutto. Farò dei test per valutare la sopportazione della fatica. Con il mio preparatore facciamo aggiornamenti quotidiani. Sarà importante correre a ottobre, per non arrivare alla nuova stagione dopo cinque mesi senza gare.

Una bici e i cerchi olimpici dopo Tokyo: il ciclismo è la passione più grande
Una bici e i cerchi olimpici dopo Tokyo: il ciclismo è la passione più grande
Hai già un’idea di programma per il 2023?

Non ancora, ma ne parleremo a breve. Non credo di partire dall’Australia, ma con il mondiale anticipato ad agosto, si dovrà capire bene come fare con Giro e Tour (i mondiali 2023 si terranno a Glasgow dal 3 al 13 agosto e saranno una sorta di Olimpiade del ciclismo, ndr). Dovremo fare delle scelte.

Guarderai il mondiale in tivù?

Certo che sì, anzi mi stavo già organizzando per capire come fare con il fuso orario. Il mondiale è una delle corse che non puoi perdere.

Paolo Sangalli è stato vicino a Marta Cavalli nel prendere la difficile decisione
Paolo Sangalli è stato vicino a Marta Cavalli nel prendere la difficile decisione
Quando l’hai detto al cittì Sangalli?

Con Paolo c’è stato un contatto quasi quotidiano, la decisione l’abbiamo presa insieme. Anzi, il suo consiglio è stato decisivo. Mi ha detto che secondo lui la strada migliore fosse proprio questa, che gli dispiaceva, ma era giusto per me. L’abbiamo maturata con tutto il mio entourage, ma Paolo mi ha tolto la pressione che avrei avuto a prendere la decisione da sola. Mi ha rincuorato. Devo dire che si è creato attorno l’ambiente giusto, di persone sensibili, che mi hanno dato la serenità per fare la scelta giusta.

Un salto a Ornavasso, nel magico mondo di Elisa

04.09.2022
7 min
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La definizione che Elisa Longo Borghini dà di sé usando l’aggettivo “montagnina” si chiarisce di colpo quando l’autostrada esce dall’ultima galleria e atterra nella valle di Ornavasso. E’ la porta di un altro mondo. Silenzioso. Di pietra e legno. Con la gigantesca cava di marmo da cui fu estratto il marmo del Duomo di Milano che fora la montagna di fronte, a ribadire la solidità di queste pietre e di queste persone.

E’ un venerdì di gare in tutto il mondo. Al Simac Ladies Tour Anastasia Carbonari ha appena sperimentato la durezza dell’asfalto, invece la Val d’Ossola s’è fermata per qualche ora in onore della sua campionessa.

Ospiti e amici

Per lei sono arrivati Elisa Balsamo, Davide Plebani e Tatiana Guderzo, Francesca Barale e Leo Hayter, il compagno vincitore del Giro U23. Ma soprattutto sono arrivati gli alpini, i papà e le mamme, i bambini del Pedale Ossolano in cui anche Elisa mosse i primi passi. E’ il paese che la abbraccia e ha scelto per farlo il Santuario della Madonna del Boden, uno dei luoghi sacri del ciclismo.

La strada ti solleva dalla valle, che presto resta in basso. I bambini si arrampicano di tornante in tornante, piccoli come simpatici folletti dei boschi. Accoglieranno Elisa e percorreranno con lei gli ultimi metri. Ci sono anche i nipoti e suo fratello Paolo, che tiene in braccio il piccolo Pietro che dorme beato. C’è il suo mondo e c’è il suo sguardo diverso da quello delle corse.

«E’ sempre bello essere premiata qui a casa mia – sorride, con la camicia, i jeans, un filo di trucco e la sua Trek – perché comunque mi sento parte di una comunità. Ed è bello, perché essendo sempre via, corri il rischio di essere un po’ alienata da tutto. Invece così mi fanno sentire a casa. Mi motiva tanto vedere i ragazzini del Pedale Ossolano, la società in cui sono cresciuta anche io. Il fatto che siano presenti ed entusiasti di me e di quello che sta tutto intorno al nostro movimento, anche con Pippo Ganna e Francesca Barale, è veramente emozionante».

Pippo in alta quota

Ganna sta preparando il mondiale nel solito rifugio Omaroli ad altissima quota, che in linea d’aria è a due passi da qui. Con lui c’è Matteo Sobrero. I due vengono fuori da un videomessaggio per Elisa e l’applauso è scrosciante. I genitori Ganna però sono qui e raccontano della bellezza del posto.

«In teoria sarebbe vicino – sorride Marco – ma se perdi l’ultima funivia, resti giù. In cima è bello, il wifi c’è e non c’è. Per mandare quel messaggio saranno dovuti uscire fuori».

Poi raccontano della salita che prosegue oltre il Santuario e di Pippo che partirà a breve per l’Australia. Intorno ci sono alberi e silenzio e in quel rivendicare le proprie origini, c’è la dimensione della Longo.

La testa dura

Montagnino significa conoscere le regole. Apprezzare la roccia da cui si viene. Aver sviluppato la forza interiore per partire da casa e prendersi il mondo. E poi avere subito la voglia di tornare. Non per niente, la casa in cui vive con Jacopo Mosca è ai primi due chilometri di questa stessa salita.

«Ho la testa dura come i sassi – dice – da buona ornavassese. Finora è stato un anno strano. Di fatto tutti gli appuntamenti che mi ero data li ho cileccati. In compenso ho vinto tante altre corse che non mi aspettavo e nel modo che non mi aspettavo. La Parigi-Roubaix, ma anche il Women’s Tour vinto grazie a una volata. Un anno strano, ma non significa necessariamente che sia stato peggiore. Un anno col sorriso. Un altro anno col sorriso».

Piccoli guerrieri

I bambini del Pedale Ossolano la guardano come si fa con una sorella maggiore. L’amica viene prima della campionessa. Per loro c’è la bici e la bici gli permette di esprimersi. Sono soldi di cacio. Qualcuno cade perché non sgancia il pedale. Sua nipote Anna si avvicina, ma lei è già grande e sorride decisa.

Fra il pubblico ci sono anche Paolo Sangalli ed Elisabetta Borgia, tecnico e mental coach azzurri. Paolo è in ritiro qui vicino con le donne junior e lo vedi che avere accanto le due “Elise”, la Longo e la Balsamo, renda meno tesa la vigilia del mondiale. C’è anche Paolo Barbieri, addetto stampa della Trek-Segafredo. Dice di essere in vacanza, ma le due “Elise” meritano comunque un occhio…

«Le lascio tranquille – dice Sangalli – ho capito che a questi livelli non serve stressarle. Si alleneranno. Elisa e Bertizzolo faranno la Vuelta, ma non perché debbano dimostrarmi qualcosa, solo per completare il lavoro. Vi sono piaciuti gli europei? Rachele Barbieri ha fatto un lavoro eccezionale, peccato che Balsamo non fosse nel suo giorno migliore, altrimenti la Wiebes non passava. Ma c’eravamo».

Ci vediamo a Wollongong

Parlano di vittorie, chiedono medaglie… Non sanno che non si fa? La scaramanzia è una cosa seria, pensiamo, ma intanto il cielo minaccia pioggia. Elisa fa in tempo a snocciolare un’altra perla.

«Va bene vincere le medaglie – dice – ma non vedo perché questo mi dovrebbe cambiare. Certo, ho più impegni, ma la fila all’Esselunga devo farla lo stesso. Guercilena scherzando dice che abito in Kosovo, perché qui non ci sono centri commerciali né le altre cose che ci sono vicino alla città. Siamo lontani, per fortuna c’è l’autostrada. Ma volete sapere una cosa? A me sta bene così».

Grazie per l’invito, Elisa.

Grazie per essere venuti.

Ci vediamo ai mondiali.

Ci vediamo in Australia.

Oro alla Wiebes, ma l’Italia si avvicina e chiude sul podio

21.08.2022
6 min
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Ci sono treni che passano e che vanno presi al volo. Lorena Wiebes salta su quello azzurro per diventare la nuova campionessa europea battendo l’Italia di Balsamo e Barbieri con tanto di fiato sospeso.

Il vialone di Odeonplatz a Monaco si trasforma in una stazione per treni ad alta velocità. Nella volata generale da un lato c’è quello arancione dell’Olanda che va forte ma inizia a stentare e perdere vagoni. Dall’altro c’è quello dell’Italia lanciatissimo ed organizzato con Guarischi, Sanguineti e Barbieri pronte a pilotare Balsamo. Dietro di loro praticamente carrozze singole al gancio per posizioni di rincalzo. Quando Wiebes capisce che le italiane sono messe meglio, ecco che esce l’istinto della sprinter di razza che è in lei. Lorena si mette a ruota di Balsamo ed appena Sanguineti si toglie, anticipa tutte e si ributta a sinistra per il proprio allungo.

Il finale dell’europeo non si gioca solo sulla linea del traguardo, ma anche dopo. Sia Wiebes che Balsamo danno il colpo di reni. Nessuno esulta. Le loro nazionali si stringono attorno agli smartphone dei rispettivi staff per aspettare il verdetto del replay. Oro all’Olanda, argento e bronzo all’Italia.

Vittoria speciale

«E’ vero, oggi non ho vinto come al solito – ci dice ridendo Wiebes, al suo diciottesimo successo stagionale – però penso che sia speciale vincere anche così, di pochissimo. Il finale è stato davvero veloce. Oggi è stata una volata lunga e molto serrata. L’Italia è venuta su molto veloce dalla parte destra della strada. Noi invece dalla parte sinistra poi ho dovuto prendere il loro treno, che viaggiava meglio del nostro in quel momento».

«Tuttavia oggi noi abbiamo lavorato tutto il giorno. Siamo stati una grande squadra. E sono orgogliosa delle mie compagne. Così come sono orgogliosa di poter vestire questa maglia, con cui tra l’altro ho un bel feeling. L’avevo già vinta nel 2017 da junior in Danimarca. Ed anche allora c’era stata una volata come quella di oggi dove non si sapeva chi avesse vinto».

Zero recriminazioni

Se gli scontri diretti Balsamo-Wiebes sono ancora favorevoli all’atleta oranje, bisogna dire che il gap negli sprint con la neo-campionessa europea si è ridotto. Quanto meno qui in Baviera. Lo riconosce subito il cittì Paolo Sangalli, decisamente soddisfatto del risultato.

«Normalmente la Wiebes vince dando due bici a tutte, oggi invece no, se l’è sudata. Si è trovata di fronte una grande Italia. Il nostro treno ha dimostrato che siamo una squadra vera, unita, forte».

«Le ragazze sono state perfette – finisce il tecnico milanese – poi le volate si vincono e si perdono e ci sta. Anzi, merito e complimenti all’Olanda che ha vinto ma noi oggi abbiamo disfatto la loro fortissima formazione. Sono contentissimo. Una volta in più abbiamo dimostrato che siamo una squadra. Dispiace solo per Bastianelli che stava male, alle prese con una brutta tracheite. Avrebbe dovuto coprire la ruota di Elisa».

«Rachele? E’ una che tira le volate a sessantacinque all’ora, quindi bastava che non smettesse di pedalare per finire di slancio e guadagnarsi un grande piazzamento, come il bronzo».

Il cittì Sangalli con Elena Cecchini a fine gara. Rivivono assieme alcuni momenti
Il cittì Sangalli con Elena Cecchini a fine gara. Rivivono assieme alcuni momenti

«Non c’è da recriminare nulla quando perdi per così poco – spiega Elena Cecchini in mixed zone – Lorena è una fuoriclasse. Abbiamo provato a metterla in crisi. L’Olanda ha fatto tutta la gara davanti, compatta e sprecando molto. Tant’è che alla fine hanno dovuto sfruttare il nostro treno. Noi non abbiamo la forza e i motori per fare quello che hanno fatto loro. Noi eravamo più veloci in generale e quindi potevamo fare solo un treno che uscisse all’ultimo».

«Seconda e terza è un buon risultato perché stavolta la vittoria è mancata per poco. E’ stata un’ottima prestazione. Sapevo che oggi era difficile battere la Wiebes ma avevamo una buona squadra per provarci. Oggi abbiamo corso da 8. Speriamo di prenderci un voto più alto in Australia».

Medaglie pesanti

Quest’anno bisogna riconoscerlo. In volata perdere dalla Wiebes equivale ad una mezza vittoria. Finora Lorena è apparsa sempre imbattibile ma le azzurre hanno capito che forse non è sempre così.

«Le ragazze hanno fatto un treno perfetto, devo ringraziarle – confida Balsamo mentre raggiunge il bus azzurro – ci ho creduto fino alla fine. Sul traguardo non mi sembrava così netta la vittoria di Wiebes, tant’è che anche lei non lo sapeva. Esco contenta da questa gara perché perdere al fotofinish non è come perdere di due bici di distacco».

«Dopo il Tour sono stata ferma una settimana – prosegue l’iridata in carica – quindi erano solo quindici giorni che mi allenavo. Devo dire che il riposo si è fatto sentire, mi ha fatto bene, dopo un inizio di stagione davvero intenso. Tornare alle gare così fa davvero tanto piacere ed è incoraggiante. Onestamente non sento molta pressione addosso.

«Quest’anno in maglia iridata me lo sono davvero goduto, finora la cosa più bella della mia carriera ciclistica, qualcosa che va vissuto almeno una volta nella vita. In Australia l’intenzione è quella di difendere la maglia e so già che non sarà facile».

«Mi dispiace che non siamo riusciti a cogliere il gradino più alto – analizza Barbieri che conquista il bronzo europeo su strada dopo due ori e un argento su pista la settimana scorsa – ma credo che sia un ottimo trampolino di lancio per ciò che sarà il mondiale per le ragazze. In volata siamo sempre più vicine a Lorena. Elisa ha mancato la vittoria di pochissimo. Non avremmo mai pensato di farcela così come abbiamo fatto».

«Oggi non era nei miei pensieri la medaglia – conclude la 25enne modenese – Il mio lavoro era quello di pilotare Elisa, lasciandola il più veloce possibile in volata. E per me era importante dimostrarle anche che di me si può fidare perché non abbiamo mai corso assieme. Siamo riuscite a fare il buco poi io ho dato il colpo di reni perché ho capito che potevo fare terza. Alla fine è stato bellissimo aspettare tutte assieme l’esito della gara.

«Elisa non era convinta di aver perso, ci abbiamo sperato tutte quante. Dobbiamo essere molto fiere di noi stesse per tutto quello che abbiamo fatto. Abbiamo fatto un grande treno».

Marturano pronta per il WorldTour malgrado la sfortuna

15.08.2022
5 min
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E’ una ragazza che sa quello che vuole. Sa anche che per fare un ulteriore step non deve lasciare nulla al caso. Anche lei è finita nei taccuini degli osservatori delle formazioni WorldTour. Adesso però è alle prese con una frattura composta della clavicola, frutto di una caduta ieri nella gara open di Vittorio Veneto. Malgrado tutto, quest’anno Greta Marturano ha comunque alzato la propria asticella ed è pronta per compiere il salto in avanti (in apertura foto Ossola).

«Devo stare ferma immobile col tutore per cinque giorni – ci aggiorna la 24enne della Top Girls Fassa Bortolo – poi rifarò le lastre per vedere che la frattura sia rimasta ferma. Se invece sarà scomposta, mi dovranno operare. Adesso cambiano un po’ di obiettivi. Speriamo bene però sono fiduciosa».

Greta Marturano nella quinta e ultima tappa del Tour de Bretagna ha ottenuto un buon terzo posto
Greta Marturano nella quinta e ultima tappa del Tour de Bretagna ha ottenuto un buon terzo posto

Un vero peccato questo stop perché la scalatrice di Mariano Comense arrivava da un buon momento di forma, a conferma della continua crescita fatta vedere soprattutto nelle ultime due stagioni. Era reduce da una serie di piazzamenti ottenuti al Tour Féminin des Pyrénées ad inizio agosto in cui ha chiuso quarta nella generale a soli due secondi da un podio tutto composto da atlete di team WT. Non è certo questo minimo scarto a sminuire le sue prestazioni. Noi l’abbiamo voluta sentire per farci raccontare cosa c’è stato finora – infortunio a parte – e cosa ci sarà nel suo futuro.

Greta in Francia sei andata forte sul tuo terreno.

Sì, direi proprio di sì. Ci tenevo a fare bene perché erano percorsi adatti a me. Naturalmente c’è il rammarico per quel terzo posto finale sfuggito per un niente. Ho ripensato tanto a dove ho perso quei due secondi o dove potevo guadagnarli. Ma va bene così, perché so di aver corso bene. Avevo buone sensazioni. Inizialmente noi eravamo partite con due punte. Alessia Vigilia ed io. Poi nella seconda semitappa del primo giorno ho centrato la fuga giusta. Eravamo in cinque e la classifica in pratica si è delineata subito. Grazie alla squadra, sono riuscita a mantenere le posizioni di vertice fino alla fine.

Della tua annata cosa ci dici?

E’ una stagione tutta positiva nonostante la caduta. Sono cresciuta mese dopo mese. Risultato dopo risultato ho preso fiducia. Luglio e agosto sono stati due mesi molto buoni finora. Sono uscita dal Giro Donne con buone gambe e con un buon recupero che mi hanno consentito di infilare una serie di risultati. Ho fatto anche due terzi posti nelle gare open di Levada e Tarzo. Mi è mancata la vittoria, però onestamente non pensavo di fare questo salto mentale e fisico.

A cosa è dovuto questo salto?

Due anni fa ho iniziato un percorso con un mental coach. Marino Rosti che collabora con l’Astana. Mi segue molto bene. Avevo bisogno di sbloccarmi mentalmente. Non credevo più in me stessa e facevo fatica in corsa naturalmente. Grazie a lui ora ho più autostima anche se dobbiamo finire il nostro percorso. Da allora ho deciso di fare le cose più seriamente. Ho pensato che corro da quando sono G1, che ho dedicato la mia vita al ciclismo. E così mi sono affidata anche ad altri specialisti.

Parlacene pure.

A livello fisico mi prepara Fabio Baronti del CTF Lab. Mi ha aiutata tanto dal punto di vista atletico. Ero già metodica negli allenamenti, ma con lui ho capito come esserlo, ottimizzando i lavori. Dal punto di vista alimentare invece mi segue Laura Martinelli, che lavora con la BikeExchange-Jayco. Anche con lei mi trovo benissimo, ho imparato molto. Naturalmente ringrazio tutti e tre perché tutti assieme mi hanno fatto fare un salto psico-fisico importante. Se si vuole diventare veramente dei corridori bisogna fare qualche sacrificio.

In cosa devi migliorare ancora?

Nelle discese e nelle posizioni di testa. Talvolta in gara sprecavo troppe energie per andare davanti prima di una salita. Però ho fatto grandi progressi. In questo mi è stata di enorme aiuto Tatiana Guderzo. Mi ha dato tantissimi consigli. Come ha già detto Alessia (Vigilia, ndr), lei è stata davvero disponibile e preziosa per noi giovani.

Con queste prestazioni hai mai pensato alla nazionale?

Ovviamente l’obiettivo di tutte le italiane è quello di poter indossare la maglia azzurra. Non ho mai parlato col cittì Sangalli, ma spero che mi abbia notata. Io finora ho sempre cercato di mettermi in luce e dove mi era possibile. So che si può sempre fare qualcosa di più e lavorerò per migliorarmi.

Vuelta Valenciana, febbraio 2020. Greta Marturano vince la classifica delle giovani
Vuelta Valenciana, febbraio 2020. Greta Marturano vince la classifica delle giovani
Si dice che tu sia in procinto di passare nel WorldTour. Ti senti pronta?

Al momento c’è la possibilità nel 2023 di andare in qualche team straniero. Ho avuto dei contatti con una squadra, ma stiamo valutando, perché nel frattempo al mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr) sono arrivate nuove richieste dopo la gara sui Pirenei e ne stiamo ragionando. Naturalmente mi piacerebbe andare nel WorldTour. Ci entrerei in punta di piedi, disponibile a imparare e mettermi al servizio della squadra e delle leader. Ora in Top Girls non ho troppe pressioni. Lucio (Rigato, il team manager, ndr) è al corrente di tutto ed è contento se riuscissi a trovare un ingaggio nella categoria superiore. Lui mi ha aiutato molto e dopo quattro anni posso ritenermi pronta anche per lo stress che ruota attorno alle formazioni più grandi. Speriamo bene. Intanto però vorrei guarire subito da questo infortunio alla spalla.