Passato forse un po’ sotto silenzio, il passaggio di Greta Marturano dalla Fenix Deceuninck al Uae Team Adq è invece uno dei trasferimenti forse più sorprendenti del ciclomercato femminile. Un acquisto fortemente voluto dalla dirigenza del team arabo e legato a doppio filo all’arrivo nelle sue fila di Elisa Longo Borghini, per costruire intorno alla pluridecorata azzurra un gruppo unito e coeso, in grado di supportarla soprattutto nei grandi giri.
Per Greta è stata una scelta che ha accolto con grande entusiasmo, anche se non legata a dissidi con il precedente team: «I contatti con la Uae sono iniziati nella prima metà di agosto, ma io alla Fenix stavo bene. Sono stati due anni nei quali ho imparato molto, sono cresciuta come atleta. Venivo all’esperienza nella Fassa Bortolo, importante, ma è chiaro che il salto nel WorldTour cambia tutto. Poi anche lo stare in Belgio, il vivere un’esperienza nuova all’estero mi ha dato tanto. Nella mia testa però sapevo che ero arrivata al momento di cambiare aria».
Come giudichi la tua stagione?
Non è stata certamente la mia migliore. Ero anche partita bene, anche se avevo iniziato tardi a gareggiare, con la Strade Bianche. Ma ero ben preparata per due eventi di rilievo come il periodo delle Ardenne e la Vuelta. Poi però al Giro ho avuto il Covid, mi sono dovuta ritirare alla penultima tappa perché non aveva più senso soffrire e da lì non sono più riuscita a tornare al mio meglio.
Alla Uae sono stati molto chiari: dicono che ti hanno preso per lavorare in salita al fianco della Longo Borghini…
Lei è un riferimento assoluto per lo sport italiano e già averla nella stessa squadra è un onore. Con queste premesse lo è ancora di più e posso garantire che darò tutta me stessa per fare in modo che lei vinca. Le sue vittorie saranno anche mie se potrò dare un contributo. Sono pronta a lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi suoi che sono anche quelli del team.
Ma andrai solo come gregaria?
I dirigenti hanno detto che si lavorerà per Elisa nelle prove alle quali più tiene, ma nel corso della stagione ci saranno anche gare dove ognuna potrà avere più libertà e quindi anche io avrò i miei spazi.
Li avevi anche alla Fenix? A parte quel che hai raccontato a proposito dell’ultimo anno, la sensazione è che sia stata relegata sempre a ruoli secondari…
Non mi avevano tarpato le ali, se è questo che si intende. Dispiace quando ti prefiggi dei traguardi e non li ottieni, io sinceramente a fronte dell’impegno che ci ho messo, avrei voluto di più da questo biennio, ma bisogna sempre contare che era il mio primo nel WT. Alla Fassa, squadra continental, era tutto diverso, dal calendario alle responsabilità. Devo però dire che io prendo sempre il buono che c’è in ogni cosa e penso quindi a quanto ho potuto imparare.
Quanto sei cambiata rispetto ad allora?
Tantissimo, sono un’altra ciclista e il cambiamento va ben oltre quelli che possono essere i risultati, i semplici e crudi numeri. In questi anni in Belgio ho potuto capire chi sono, che cosa posso fare. Una ciclista abbastanza forte in salita, ma che può essere di aiuto a chi va più forte di me. Poi intendiamoci: non è che sono da buttar via, ho solo 26 anni e credo di avere ancora grandi margini di miglioramento. Io sono la prima a dire che negli ultimi due anni non sono arrivati grandi risultati, ma sono sempre più convinta di poter fare molto meglio. Per questo cambiare aria può essere uno stimolo in più.