Elisa, le ragioni vincenti di quello sprint in salita

11.06.2022
4 min
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Prima in volata. Per Elisa Longo Borghini non è un esito abituale, per questo ieri sera, dopo la vittoria a Black Mountain al The Women’s Tour, la piemontese era particolarmente soddisfatta. Nei messaggi che si scambiano fra atleti e giornalisti, la promessa che prima o poi le avrebbe battute anche allo sprint circolava da tempo come una scommessa, che ieri si è concretizzata.

Certo non si può dire che la Longo abbia vinto una volata in pianura: Black Mountain è comunque una salita di 7,2 chilometri, con pendenza media del 5,3 per cento e punte al 21. Ma chi ha visto lo sprint e poi lo ha rivisto ancora, potrebbe essersi stupito per la lunghezza della sua azione sui pedali. Anche questa poco abituale.

Il punto con Slongo

Così, lasciando in pace Elisa, che attualmente occupa la prima posizione della classifica a pari tempo con Grace Brown e oggi è attesa dall’ultima tappa per velociste, abbiamo rotto un po’ le scatole a Paolo Slongo. Il veneto si trova invece al Delfinato e davanti ha il tappone di Vaujany, con il Galibier e la Croix de Fer prima della salita finale. Si darà fiducia a Tiberi, motivato dalla recente vittoria, ma si trova anche il tempo per fare il punto sulla Longo.

Paolo, ti aspettavi che Elisa potesse vincere così?

Diciamo che una volata dopo 4 chilometri di salita dura non è una volata in pianura, non per velocisti insomma. Ma mentirei se dicessi che non ci abbiamo lavorato.

Elisa si è preparata per il rientro alle gare nell’altura di Sestriere (foto Instagram)
Elisa si è preparata per il rientro alle gare nell’altura di Sestriere (foto Instagram)
Racconta, allora…

Dopo la vittoria della Roubaix, c’è stato un lungo periodo di stacco. Venti giorni, la durata del Giro d’Italia, in cui lei un po’ ha riposato e un po’ è andata in altura a Sestriere. Ha lavorato bene, non le manca la voglia di fare le cose per bene. Ci eravamo lasciati con l’impegno di tornare subito competitivi, per non dover soffrire a ritrovare la condizione. E proprio a Sestriere è arrivata la novità.

Che sarebbe?

Per la prima volta in carriera, credo, Elisa ha fatto tre giorni di lavoro dietro moto in salita, come quelli che facevo al San Pellegrino con Vincenzo (Nibali, ndr). E quelli, parlo per esperienza, se fatti bene, pagano sempre.

Davvero era la prima volta?

Elisa ha lavorato spesso dietro moto per preparare le crono, ma in salita se non era la prima volta, sarà stata sicuramente una delle prime.

Che tipo di lavori ha fatto?

Tutti incentrati sul cambio di ritmo, per simulare la gara. Devi fare scatti di 20″-30″ fuori dalla moto. E quando ti riaccodi, la moto va però a velocità di gara.

Ideale per cercare brillantezza?

Già negli ultimi tempi era migliorata grazie alle partenze da ferma, ma certo se nasci con fibre non troppo bianche, quindi sei un’atleta più resistente che esplosiva, il miglioramento oltre un certo limite non arriva. Diverso se parliamo anche di consapevolezza e tattica. A questo aggiungete il fattore del peso.

Sul traguardo di Black Mountain, la soddisfazione di una vittoria allo sprint
Sul traguardo di Black Mountain, la soddisfazione di una vittoria allo sprint
Ne avevamo parlato prima delle classiche…

Esatto, ci eravamo detti che per certe corse non fosse un fronte particolarmente sensibile. Invece questa volta, senza aver fatto chissà quali rinunce, siamo scesi di 2 chili. E questi aiutano a essere più efficienti e brillanti, soprattutto nel fare certe azioni.

Prossimo step il Giro d’Italia?

Prima il tricolore crono, che vuole fare bene. Poi quello su strada, che è da capire, perché è piatto come un biliardo. E poi sarà tempo per il Giro d’Italia.