Cattaneo squillo mondiale. Una freccia fra le vie di Katowice

03.08.2023
5 min
Salva

KATOWICE – Una freccia sul Tour de Pologne, una freccia che presto sarà azzurra. Mattia Cattaneo, atleta della Soudal-Quick Step, ha vinto la tiratissima crono in quel di Katowice. Tappa che poi dopo il nulla di fatto di ieri è diventata la frazione regina dell’intera gara. Quello del lombardo è un vero squillo mondiale.

La giornata non inizia nel migliore dei modi. Ci sono delle folate di vento, fa piuttosto fresco e soprattutto piove. Però lo stesso vento aiuta a spazzare via parte delle nuvole. E alla fine anche ad asciugare l’asfalto.

Col sorriso

Cattaneo vince dunque la crono di Katowice. Precede di 13” Joao Almeida e di 14” Geraint Thomas. Anche loro saranno impegnati nella crono iridata di Glasgow

«Squillo mondiale? Il mondiale è un’altra cosa – dice Cattaneo – ma sono contento perché questo dimostra che ci arrivo nel migliore dei modi. Ho lavorato tanto e da tanto tempo su questa specialità. La squadra ha creduto in me come cronoman. Questo per me è un risultato che vuol dire tantissimo».

Cattaneo ha superato molte difficoltà, sia in stagione che in carriera. A 30 anni suonati sembra aver trovato un certo equilibrio, una certa consapevolezza. Sa come affrontare gli stress, le difficoltà appunto.

Per fare un esempio, nel tendone appena dietro alla rampa del via, quasi tutti gli atleti che man mano aspettavano la chiamata erano tesi. Concentrati. Avevano lo sguardo basso o perso nel vuoto. Chi muoveva le gambe, chi toccava e ritoccava la bici, chi faceva stretching… Solo due corridori erano più sereni di altri: Cattaneo appunto e Mohoric, il quale è riuscito a mantenere la maglia per pochi decimi.

«E l’ultima curva – spiega ridendo lo sloveno – non l’ho fatta proprio bene».

Tornando a Cattaneo, la condizione psicofisica si valuta anche da questi aspetti marginali, come appunto il non essere teso prima di un momento importante. Elemento d’oro in vista dei mondiali.

«Ma questo sono io – riprende Mattia – vivo il ciclismo in modo “easy”. Anche se non rido in certi frangenti, o al contrario non ho il muso lungo, sono comunque concentrato, come tutti gli altri del resto. Ognuno ha il proprio modo di concentrarsi».

Cattaneo (classe 1990) era 18° nella generale prima della crono. Al termine era 5° (a 39″ da Mohoric)
Cattaneo (classe 1990) era 18° nella generale prima della crono. Al termine era 5° (a 39″ da Mohoric)

Verso Glasgow

Cattaneo si prende dunque una vittoria importante, tra l’altro la prima nel WT per lui. Il Tour de Pologne è una corsa che brilla di luce propria ormai. Il livello è alto, la cornice di pubblico importante, la diffusione mediatica ancora di più. In questi giorni ne parlano i tg, i giornali e in televisione ci sono repliche a ripetizione sino a notte fonda.

«In questo Polonia – spiega Cattaneo – sapevo che potevo fare bene nella crono e ci ho creduto tanto. Sapevo di poter fare un buon risultato. Onestamente non mi aspettavo di vincere. Credevo più in un quinto, sesto posto. Una top 10… visto il parterre. E per questo sono contentissimo».

E il parterre in effetti è di quelli pesanti. Oltre a Thomas ed Almeida, Cattaneo ha messo dietro gente come, Foss, Bisseger… tutti corridori che troverà poi al mondiale contro il tempo. 

Un po’ di numeri

Nel finale di gara, Mattia e Mohoric, e poco dopo anche Almeida, si ritrovano dietro al palco. Almeida, nonostante abbia perso per pochi centesimi il confronto con il corridore della Bahrain-Victorious, scherza. Si parla anche di watt.

«La ricognizione fatta al mattino – va avanti Cattaneo – è sempre un momento delicato. Era una crono abbastanza tecnica, con tante curve in città. Ma anche tanto veloce se fosse stata asciutta. Col bagnato sarebbe cambiato tantissimo e ammetto che sarebbe stata anche la mia preoccupazione… A me infatti non piace molto rischiare quando piove. Ma per fortuna la gara è stata asciutta.

«Ho utilizzato una corona da 60 denti e davanti una ruota da 100. Il vento non si sentiva tanto. Poi devo dire che con questi nuovi caschi Specialized e quella fascia non si sente proprio. Si fa fatica a percepirlo, sia per una questione di rumore, che di aria dietro al collo. Davvero è incredibile.

«Sì, in un paio di occasioni ho sentito delle folate sul manubrio, ma niente di che. Nel finale poi il vento spingeva parecchio: era a favore».

Mohoric nella sua analisi post gara spiega come abbia guadagnato su tutti nella seconda parte della prova tranne che su Cattaneo. Mattia aveva spinto ottimamente sin dal primo metro. Ed è stato il migliore non solo col crono dunque, ma anche nella gestione dello sforzo.

«Non so – ha concluso Mattia – a quanto andassi: a crono guardo solo i watt… come tutti del resto. Però credo di aver fatto la differenza su un tratto a cinque chilometri e mezzo dalla fine. C’era un drittone di 900 metri che tirava e lì vedevo che i watt erano alti. Tanto alti… ».

Abbiamo frugato nelle tasche dei corridori…

01.08.2023
5 min
Salva

Questa volta abbiamo letteralmente frugato nelle tasche dei corridori! Cosa ci mettono prima di partire? Ad offrirci le tasche, appunto, sono stati Cristian Scaroni e Mattia Cattaneo.

Al Tour de Pologne il corridore dell’Astana-Qazaqstan ci ha fatto vedere come si parte prima di una frazione non troppo dura. Nelle sue tasche ci sono tre barrette, un incarto con la stagnola, un gel e chiaramente le borracce, che il massaggiatore sta giusto preparando a ridosso del via.

Cristian Scaroni, prima del via al Giro di Polonia prepara con cura le sue scorte
Cristian Scaroni, prima del via al Giro di Polonia prepara con cura le sue scorte

Parte solida

Con Scaroni partiamo dalla parte solida, che in questo momento, appunto quello che precede il via e la prima metà della corsa, è la parte dominante. Se non altro perché tendenzialmente è la parte che viene consumata per prima.

«La tappa – spiega Scaroni – non è troppo impegnativa e si prevede che non ci sarà un grandissimo dispendio energetico. Il quantitativo dei rifornimenti che avete visto è per le prime due ore, massimo due ore e mezzo. Poi infatti prenderemo il sacchetto».

Le tasche di Scaroni contengono un bel po’ di cibo, specie se si pensa che è “solo” per le prime due ore. Cristian ci spiega come vanno presi i singoli prodotti e soprattutto con quale cadenza.

«Ognuno – dice il bresciano – ha la sua strategia nutrizionale. In previsione di una partenza che in teoria non dovrebbe essere troppo veloce, prenderò una barretta proteica nella prima ora e poi andrò a consumare le altre due prima del rifornimento. E così la rice cake (che era quell’involucro nella carta stagnola di cui vi dicevamo, ndr)».

Resta dunque il gel. Scaroni conferma la nostra ipotesi e cioè che è una sorta di gel di sicurezza. Se si dovesse partire forte e quindi bruciare di più, o se non dovesse prendere il sacchetto al rifornimento, se una parte del contenuto dovesse cadere… un gel in tasca c’è.

«Ma soprattutto – spiega – quel gel fa comodo nel caso in cui la corsa dovesse diventare più dura all’improvviso. A quel punto servirebbero più zuccheri e si farebbe più difficoltà a mangiare cibi solidi».

La parte liquida

Prima Scaroni ha parlato di rifornimento. E lì cosa troverà? Nel sacchetto ci saranno un paio di barrette, ma soprattuto gel, delle più masticabili rice cake e altre borracce con le maltodestrine e la caffeina pensando al finale di corsa. A volte, va detto, il corridore non mangia proprio tutto: qualcosa getta strada facendo.

«Ho una borraccia di sali e una di maltodestrine, integratori che ci fornisce Named – spiega Scaroni – Ognuno di noi identifica col proprio nome la borraccia, perché ognuno ha delle composizioni diverse: c’è chi vuole più malto e chi più fruttosio. Io per questa tappa che, ripeto, è abbastanza facile, non metto troppi zuccheri quindi: faccio due borracce di malto. E queste due vanno bene per tutta la tappa».

Scaroni opta per 40 grammi di malto e 20 di fruttosio. A queste due borracce si aggiunge dell’acqua liscia. Questa entra in scena quando terminerà la prima borraccia.

Cristian prosegue: «La prima borraccia che solitamente assumo è quella dei sali. A quel punto la sostituirò con una di acqua semplice che andrò a prendere all’ammiraglia. Di solito preferisco prendere prima i sali, soprattutto in questo Tour de Pologne in cui non fa molto caldo, ma la cosa è soggettiva».

Tappa più dura?

Tutto quello che ci ha detto Scaroni va bene se la frazione è abbastanza facile. Ma se invece l’altimetria è un po’ più esigente, come si fa? Cosa varia? A spiegarcelo è Mattia Cattaneo. Anche il corridore della Soudal-Quick Step ci apre le sue tasche.

La questione è molto soggettiva, spiegava Scaroni, infatti Cattaneo non prende il sacchetto e parte con le tasche piene per coprire l’intera frazione. Punta molto più sui gel, se ne contano ben tre al via. Ma qualcosa integrerà anche con le borracce che prenderà lungo la strada dai massaggiatori.

«Parto – dice Mattia – con tre gel da 45 grammi di carbo l’uno e due caramelline che ne contano quasi 30. A questo aggiungo una borraccia da 90 grammi da un’ora e mezza. Ma nelle tappe più esigenti aumento un po’ i carbo. Quindi una borraccia l’ora da 60 grammi di carbo per arrivare ai 110 grammi l’ora con il gel o la mezza barretta. Ma personalmente mi aiuto molto con le caramelle che si deglutiscono facilmente».

Cattaneo parla poi del rifornimento. Non lo prende quasi mai perché lo ritiene pericoloso, specie nel ciclismo moderno. Senza contare che si va spesso forte.

«Preferisco partire con tutto il necessario nelle tasche. Il rifornimento è sempre un momento delicato. Alla fine con tre barrette in più sei apposto per tutta la tappa. Eccetto alla Sanremo… in cui dovresti partire con lo zainetto!».

Glasgow e crono, altri intrecci da mal di testa

30.07.2023
5 min
Salva

Si fa fatica a capire chi sia davvero contento dell’organizzazione degli imminenti mondiali di Glasgow. Anche nei giorni del Tour, lo stesso capo ufficio stampa dell’UCI – certamente scherzando – alla domanda su come andassero le cose, ha risposto che avrebbe preferito parlare dei prossimi. Di certo non è contento Bennati, che a causa della sovrapposizione fra strada e pista non ha potuto convocare Milan, Ganna e Consonni. E a sentirlo, neppure Marco Velo che sovraintende alle crono, è al settimo cielo. Questa volta, oltre all’indisponibilità degli atleti, il motivo è l’impossibilità di provare il percorso della gara a squadre. La città non può fermarsi, bisognerà che il ciclismo si adegui.

«Non condivido la gestione delle gare – sbotta il bresciano – perché si è penalizzata la multidisciplina. Non puoi fare un percorso su strada mediamente facile (anche se poi il mondiale non è mai facile), comunque adatto a passisti resistenti, compatibili con la pista e mettere le date concomitanti. E neppure la cronometro a squadre il giorno dopo la madison in pista. Ma questo non è il solo errore. Parliamo proprio del Mixed Team Relay, avete visto il percorso? Si corre in tre per volta, ma ha 42-43 curve in 20 chilometri. Si snaturano il gesto e lo stesso concetto di cronometro a squadre. Mi sembrano delle cose assurde, soprattutto fatte dall’UCI che dovrebbe dare indicazione su come andrebbero tracciati i percorsi».

Sia Velo (alla guida) che Bennati (dietro) pagano con assenze importanti il calendario di Glasgow 2023
Sia Velo (alla guida) che Bennati (dietro) pagano con assenze importanti il calendario di Glasgow 2023
Una cronosquadre che come minimo andrà imparata curva dopo curva, giusto?

Invece si corre l’8 agosto, ma l’unico giorno in cui si potrà provare per un’ora e mezza è il 4, nel pieno delle prove su pista, con altri che magari sono al Tour de Pologne. Ci hanno risposto che è un percorso cittadino e non ci sono altri momenti. Oppure pare che si potrà vederlo il giorno stesso e nemmeno tutto, perché ci sono dei tratti che avranno il traffico aperto. Forse non capiscono che ci sono in ballo le medaglie e la sicurezza dei corridori?

Il calendario e i vari incroci penalizzano anche te nelle scelte?

Sono in difficoltà proprio con la cronometro a squadre, perché alcuni atleti hanno già detto che non la fanno. Ad esempio se Vittoria Guazzini fa la madison il 7 sera, non può correre la Mixed Relay il giorno dopo, considerato che poi deve fare anche quella individuale.

Quindi chiederai a qualcuno gli straordinari o dovrai convocarne altri?

Porterò altri atleti, che comunque sono altrettanto forti e adatti ad un percorso come quello. I nomi ho dovuto darli presto, altrimenti si finiva con l’andare fuori dai termini dell’UCI.

Le altre crono?

Quelle si fanno a Stirling, 35 chilometri da Glasgow. Percorsi bellissimi e in campagna, lineari. Puoi fare tutti i giri che vuoi. E’ bella anche quella delle donne, anche se su un tracciato diverso dai pro’. L’unico punto semmai è la distanza, perché comunque fare 36 chilometri per le ragazze è tanto, come pure 22 per gli juniores. Ma a parte questo, nulla da dire.

L’arrivo è sulla cima di uno strappo, al castello di Stirling, con la strada in pavé…

Non si farà di slancio, perché comunque sono 7-800 metri di salita, per cui ci sarà da spingere. Non si può pensare che l’arrivo sia lì sotto, bisogna arrivare in cima. Ai piedi di quell’ultimo settore, bisogna avere ancora da rilanciare perché altrimenti ti pianti e ci lasci 20 secondi.

Le crono arrivano al castello di Stirling, 35 chilometri a nord di Glasgow (foto Daily Record)
Le crono arrivano al castello di Stirling, 35 chilometri a nord di Glasgow (foto Daily Record)
Per uno come Ganna è un vantaggio o uno svantaggio?

Per lui lo vedo anche a favore, perché comunque Filippo quando è in forma è capace di rilanciare e scattare. Basta vedere quello che ha fatto sul Poggio al termine della Sanremo. Se non fosse brillante sugli strappi, non sarebbe andato a chiudere a quel modo.

Oltre a Ganna, chi hai considerato? Affini, Sobrero, Cattaneo…

I nomi sono quelli. Su Sobrero ho ragionato a lungo, perché la prima parte è veramente veloce, 48 chilometri in cui non si toglierà mai la moltiplica grande, e forse non è proprio adattissima. Edoardo (Affini, ndr) forse in questo momento potrebbe risentire del lavoro che gli chiedono alla Jumbo-Visma e anche se non ha mollato il discorso crono, probabilmente è riuscito a seguirlo meno. Invece Cattaneo merita considerazione per quello che ha fatto al campionato italiano.

Cosa si può dire di quegli strappi lungo il percorso?

Sono leggeri, non sono salite. Sono dentelli da spingere, con il rapporto e le mani sulle protesi. Non c’è da alzarsi e rilanciare, insomma. Saranno al 3 per cento, non li chiamerei neanche strappi, semmai sono avvallamenti.

Distanza di 47,8 chilometri: si scende sotto l’ora di gara?

Spero proprio di sì, saranno crono a velocità alte.

Il 2° posto al tricolore crono (dietro Ganna) e prima il 7° allo Svizzera aprono le porte per Cattaneo?
Il 2° posto al tricolore crono (dietro Ganna) e prima il 7° allo Svizzera aprono le porte per Cattaneo?
E il meteo?

Siamo in un campo aperto, forse passi in un paesino di 500 abitanti. Se c’è vento, lo becchi tutto da qualunque direzione arrivi. Dopo le gare su pista avremo tutto il tempo per provare e riprovare, ma sono strade talmente semplici che anche con le transenne non cambiano di molto. La vera rogna è la cronosquadre. In quel caso conoscere le curve serve per non farsi male. E anche noi dietro con la macchina, dopo un po’ non li vediamo più. Devo guidarli come sulla PlayStation?

L’anno scorso arrivammo secondi.

Ci crediamo e vogliamo farla bene. Quindi metteremo in campo le migliori donne e i migliori uomini possibili. L’anno scorso le ragazze furono bravissime e ci permisero di prendere un argento che però ancora mi brucia. Dobbiamo assolutamente migliorarlo.

Il poker tricolore di Ganna, nella fornace di Sarche

22.06.2023
6 min
Salva

SARCHE – Un caldo appiccicoso e molesto come quello che a Faenza lo aveva annientato, relegandolo al quarto posto dietro Sobrero, Affini e Cattaneo. Quando ieri Ganna è andato a farsi un giro sul percorso della crono tricolore, ha mandato un messaggio proprio a Sobrero, scrivendogli che sarebbe stata magra.

«E quando diciamo che è magra – sorride rinfrancato Pippo nella sala stampa, ricavata al fresco della Cantina Toblinovuol dire che proprio non ce n’è, che va proprio tutto male. E lui mi ha ricordato che nel 2018 ci aveva già fatto un campionato italiano da under 23, arrivando secondo dietro Affini (si partiva e si arrivava a Cavedine, ndr). Sapevo che nella prima parte avrei sofferto veramente tanto per non perdere e rimanere vicino a loro. Nella parte centrale potevo fare la differenza, ma con questo caldo non è mai facile. Devi fare quasi come in altura, che devi abbassare di tanto i valori. Però è andato tutto bene, siamo riusciti a portare a casa questo bel risultato. Fa piacere essere tornati».

L’amarezza del Giro

Mano a mano che gli arrivi si succedevano, ci siamo resi conto che seppure breve, la crono li ha messi veramente alla prova. Arrivavano lanciati in fondo al rettilineo e uscivano dal percorso per dare modo al cuore di riprendere i battiti e non fermarsi troppo bruscamente.

«Fino a questo momento – racconta Ganna – è stata una stagione tra alti e bassi. Mi sembra di fare le partenze in pista: parto e mi fermo: parto e mi fermo… Speriamo che adesso si parta e si vada avanti, sennò la situazione diventa critica. L’ultimo colpo me l’ha dato il Giro, dovermi ritirare è stata la mazzata più grande. Ero partito con la voglia di finirlo con una squadra che era ben presente e ha fatto vedere di poterselo giocare fino all’ultima tappa.

«Tornare a casa mi ha lasciato un nodo allo stomaco, però purtroppo la capacità di rimettersi in gioco fa parte dello sport e dello sportivo. Saper trovare di nuovo la motivazione per andare avanti quando le cose non vanno come si deve. E questa volta ho ricominciato in altura insieme a Matteo Sobrero ed Elia Viviani. Abbiamo fatto un bel blocco di lavoro insieme, abbiamo passato dei bei momenti a Livigno, cercando di resettare il cervello per ricominciare».

Fra le sorprese di giornata c’è anche il quarto posto di SImone Velasco. Sono stati 20 i corridori all’arrivo
Fra le sorprese di giornata c’è anche il quarto posto di SImone Velasco. Sono stati 20 i corridori all’arrivo

Una maledizione da sfatare

Dopo Livigno c’è stato il Tour de l’Occitanie. Racconta Cioni che il programma originario prevedeva il Giro di Svizzera, ma un paio di giorni prima Ganna ha avuto dei problemi di stomaco e così la squadra lo ha dirottato sulla corsa francese. Non essendoci crono, gli hanno prima chiesto di mettersi a disposizione dei compagni. E poi nell’ultima tappa gli hanno permesso di andare in fuga, per provare a vincere ed è arrivato il quinto posto.

«Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo – annuisce Ganna –  in previsione di questi giorni. Forse di testa l’italiano è uno degli appuntamenti che patisco di più, perché ogni anno fa sempre caldo e soffri veramente. E’ il rientro alle corse dopo un lungo periodo, ma questa volta siamo riusciti a sfatare anche questo mito. Sono stato sui miei valori e ho fatto quello per cui mi sono allenato. Quindi adesso meglio pensare a recuperare, perché sabato ci sono altri 200 e passa chilometri da affrontare».

Un altro podio per Mattia Cattaneo, con un distacco di appena 24 secondi da Ganna

Freschezza e mondiale

A detta di Viviani, che si è allenato con lui a Livigno e lo scorterà sabato nella prova su strada, Ganna era motivato sulla crono, ma anche sulla prova in linea. Fino a ieri, anche Pippo avrebbe indicato Zana tra i favoriti, ma l’uscita di scena del veneto apre altri scenari.

«A differenza degli altri anni – sorride mentre sorseggia la granita che gli ha portato il suo massaggiatore – ho fatto sì dei blocchi di lavoro, ma anche tanti blocchi di riposo. Forse l’arma vincente è riuscire ad arrivare freschi, non finiti: sia mentalmente che di gambe. E’ un aspetto su cui ridiamo ogni volta col massaggiatore Baffi. Non aver finito il Giro e passare dall’Occitania potrebbe avvantaggiarmi nell’avvicinamento al mondiale? Vediamo e incrociamo le dita, perché certo quella maglia mi piacerebbe riprendermela».

Per Tiberi e la sua (ancora) fresca maglia del Bahrain, un buon quinto posto a 1’02” dal vincitore
Per Tiberi e la sua (ancora) fresca maglia del Bahrain, un buon quinto posto a 1’02” dal vincitore

Il club delle crono

Affini lo sapeva di essere stanco: lo aveva detto alla vigilia e lo ha dimostrato con il settimo posto. Invece Cattaneo e Sobrero, usciti forte dal Giro di Svizzera, lo hanno messo alla prova. E’ come se gli uomini delle crono formassero una famiglia nella grande famiglia del gruppo. E se Sobrero è notoriamente suo… cognato, sentire che Cattaneo ha definito un onore essere finito secondo dietro di lui, lo fa sorridere.

«Con Mattia l’anno scorso abbiamo fatto insieme l’europeo – sorride – abbiamo condiviso la stanza, passato bei momenti. Abbiamo guardato film, abbiamo riso. E’ un bravissimo ragazzo. Quest’anno nelle prime tappe del Giro, prima che anche lui dovesse ritirarsi, si diceva: “Caspita, l’anno scorso abbiamo fatto il Tour e in gruppo non riuscivamo mai a parlare. Qui almeno ogni tanto riusciamo a scambiare due parole”. E’ bello riuscire a trovare dei momenti di leggerezza anche durante la corsa, quando si è tranquilli. E forse ti aiuta a legare di più con le persone».

Una granita sul tavolo e il pieno di registratori davanti: Ganna si racconta
Una granita sul tavolo e il pieno di registratori davanti: Ganna si racconta

Tre contro tutti

Sabato sarà bene avere buoni amici.  I corridori che militano in squadre straniere sanno di essere circondati dai tanti italiani, che per questa sola volta all’anno giocano in superiorità numerica.

«Il problema di sabato – ammette Ganna – è anche il numero dei corridori. Siamo in tre contro squadre che ne hanno magari 12, quindi non sarà semplice. Cercheremo di stare passivi, poi se si avrà la gamba, magari nel finale si proverà a fare qualcosa. Ovviamente non potremo essere noi a dettare le regole della corsa, quindi mi aspetto una partenza forte, perché ci saranno tante squadre che vorranno avere i corridori in fuga per non dover tirare. Perciò adesso si recupera. E’ divertente essere nello stesso hotel con squadre di ragazzini che vengono a chiedere la foto, è bello pensare di poter regalare un sogno. Se poi arrivasse una bottiglia di buon Trento Doc, stasera ne avremmo per brindare…». Bottiglia consegnata, il brindisi avrà certamente la sua origine controllata.

Remco vuole vincere la Liegi, ma penserà anche al Giro

19.04.2023
5 min
Salva

Dopo l’Australia, il silenzio. E complice il ritmo frenetico della stagione appena sbocciata, di Mattia Cattaneo avevamo perso un po’ le tracce. Le foto lo ritraevano risalire la corrente fra il Catalunya e il Giro dei Paesi Baschi e poi sulla rotta del Giro, come supporto per Evenepoel. Perciò, approfittando del fatto che il piccolo capitano sarà impegnato nella Liegi, abbiamo chiesto al bergamasco di fare il punto sulla sua situazione e quella della squadra, la Soudal-Quick Step, che da corazzata del pavé si sta trasformando in gruppo per i Giri.

«Adesso va tutto bene – dice – ci ho messo un po’ a recuperare dalla caduta in Australia. Avevo una micro frattura al piatto tibiale che in sé non era tanto importante, ma si era formato un ematoma all’interno dell’osso che noi si riassorbiva più e di conseguenza faceva un gran male. Non riuscivo a pedalare o comunque a imprimere una forza tale per poter pensare di allenarsi».

Questa caduta alla Cadel Evans Great Ocean Road Race ha procurato la microfrattura che l’ha bloccato
Questa caduta alla Cadel Evans Great Ocean Road Race ha procurato la microfrattura che l’ha bloccato
Vorrà dire che arriverai più fresco al Giro?

La prima parte di stagione è tutta concentrata lì, per cui non sarebbe male. Il Giro del resto quest’anno per noi è molto più importante che altre volte e sento di arrivarci abbastanza bene, sono contento della mia condizione, ma non so ancora se mi porteranno. Il gruppo verrà definito nei prossimi giorni.

Avete parlato del percorso?

Un po’ sì, ma alla fine tanto dipende da come va la corsa. Puoi parlarne quanto vuoi, ma magari immagini una situazione e va nel modo opposto. I grandi Giri in generale sono difficili da prevedere, perché ci sono le dinamiche di tappa e di classifica. Puoi fare una previsione però secondo me è difficile azzeccarci.

La Soudal-Quick Step era la squadra del pavé, ora sta cambiando pelle. Come la vivete?

Credo che ormai sia sotto gli occhi di tutti. La cosa si sta notando e quando questo avviene, vuol dire che il cambiamento è già in atto. Si vede che la squadra sta investendo in questa direzione, ma adesso sta a noi fare in modo che funzioni. Quello delle classiche è sempre stato il momento centrale della nostra stagione, quest’anno il loro posto è stato preso dal Giro.

Se convocato per il Giro, Cattaneo dovrà stare accanto a Evenepoel, sfruttando gambe ed esperienza
Se convocato per il Giro, Cattaneo dovrà stare accanto a Evenepoel, sfruttando gambe ed esperienza
Però sono tutti certi che Evenepoel andrà alla Liegi non di passaggio.

Per quello che lo conosco, credo che voglia fare anche una grande Liegi. Non so come la viva lui, però se fossi al suo posto, non tirerei i freni, ma sarei consapevole che in quelle corse a volte si rischia tanto, quindi terrei la testa un pelino più avanti. Magari vince lo stesso, però secondo me non ci sarebbe da stupirsi se magari in certe circostanze rimarrà un po’ indietro. Bisogna sempre pensare che ha impostato tutta la prima parte di stagione sul Giro, che inizia 10 giorni dopo la LIegi. Credo che correrà per vincere, ma forse avrà un occhio in più.

La tua preparazione è cambiata, visto il lavoro che ti attende?

Ho lavorato come facevo quando dovevo sfruttare le occasioni. Questa volta ho lavorato per aiutare Remco il meglio possibile. Quello che conta è avere la condizione, poi un corridore come me puoi metterlo a tirare le volate oppure in salita, senza grosse differenze.

Sul Teide si è svolto l’ultimo blocco di lavoro in altura prima del Giro (foto Soudal-Quick Step)
Sul Teide si è svolto l’ultimo blocco di lavoro in altura prima del Giro (foto Soudal-Quick Step)
E le crono si faranno a mezzo gas o provandoci?

Dipende da quello che mi diranno. Da parte mia, non ho mai nascosto che la crono è una parte importante di me stesso. E’ un aspetto cui tengo molto, però stiamo parlando di un grande Giro, quindi sicuramente la crono non deve andare a discapito dell’obiettivo finale.

Che cosa farai nei giorni che mancano fino al Giro?

Allenamento, recupero e mangiare nel modo giusto. Quello che davvero contava è già stato fatto, adesso si tratta “solo” di mantenere e magari migliorare un po’ sulla brillantezza nei giorni immediatamente prima. Però senza arrivarci stanco. Le due settimane prima servono più che altro per non perdere condizione e arrivare fresco e pronto alla partenza del Giro. Anche perché poi c’è da correre per tre settimane…

La base di lavoro è più ampia di prima?

E’ la preparazione standard per un grande Giro. Ormai ogni anno si fa sempre un pelino di più perché questo è il ciclismo moderno e se non ti adegui, ti stacchi.

Nella quinta tappa del Giro dei Paesi Baschi, Cattaneo è stato in fuga per 133 chilometri
Nella quinta tappa del Giro dei Paesi Baschi, Cattaneo è stato in fuga per 133 chilometri
Il peso è a posto o bisogna raggiungerlo?

Sono già a posto, nel senso che devo cercare di mantenere quello che ho raggiunto. Onestamente poche volte sono stato così magro, per cui non ho necessità di dire che devo perdere ancora un chilo, né che non fa niente se ne metto su uno. Bisognerà fare la vita da atleti, non puoi permetterti di arrivare a limare il peso all’ultimo, perché rischi di perdere anche un po’ di forza.

Si sente sulle spalle il peso della responsabilità?

Io personalmente sono ancora come gli altri anni, poi magari arrivi a Pescara e l’ambiente ti condiziona. Allo stato attuale sono tranquillo e sereno, poi c’è anche da dire che non sono proprio la persona più agitata del mondo, quindi magari non faccio troppo testo (ride, ndr).

Van Aert facile, facile. E Cattaneo conquista il numero rosso

09.07.2022
5 min
Salva

Quando ad una manciata di chilometri dall’arrivo di Losanna Mattia Cattaneo si è rialzato ha pensato alle tappe future. Magari già a quella di domani. «Chissà – racconta il lombardo nelle fasi post gara – Ora cerco di recuperare e domani mattina vi dirò!».

La Planche des Belles Filles ha detto che la gamba di Mattia è buona, ma forse non è quella dell’anno scorso per entrare nella top dieci del Tour de France. E allora tanto valeva andare subito a caccia delle tappe, come ha fatto oggi.

Al tempo stesso, tanto valeva lasciarsi sfilare. Lasciar passare Van Aert, Pogacar e tutti gli altri che si contendevano le loro ruote con la “bava alla bocca”. Tanto valeva iniziare a risparmiare energie.

Cattaneo tra Wright e Frison. Per loro oltre 170 chilometri di fuga
Cattaneo tra Wright e Frison. Per loro oltre 170 chilometri di fuga

Mattia in fuga

Il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl oggi si è sciroppato 172 chilometri di fuga.

«Sapevo già dopo 10 chilometri che eravamo partiti che non saremmo arrivati – ha detto Cattaneo – Forse perché ormai sono vecchio e ho una certa esperienza per valutare le cose! Volevo andare in fuga questa mattina, anche se pensavo che la fuga potesse essere più numerosa. Di certo la caduta ha inciso.

«A quel punto era inutile andare a tutta per tutto il giorno. In certe situazioni è il gruppo che decide quando venirti a prendere. Così ho detto ai miei compagni di fuga: “Andiamo regolari, senza ucciderci. Quando sentiamo che il gruppo si “ferma”, spingiamo 10 chilometri a tutta e vediamo come va”. Per arrivare saremmo dovuti giungere ai 4,5 chilometri finali (in pratica all’inizio della salita, ndr) con 2’».

Non è facile continuare a spingere, a pedalare, a fare fatica sapendo di “avere il destino segnato”. Nella testa deve passare di tutto.

«Vengo dall’Androni Giocattoli – ha detto Cattaneo – Gianni (Savio, ndr) mi ha insegnato che bisogna sempre lottare e provarci… Era molto difficile in tre. Ho cercato di provarci nel modo più intelligente possibile senza andare tutto il giorno alla morte, ma spingendo davvero forte solo nel finale».

Crederci sempre e infatti alla fine qualcosa di buono questa fuga lo ha portato. Il classe 1990 è salito sul podio del Tour. Perché? Perché ha indossato il numero rosso di più combattivo. E’ stato tra i promotori della fuga, si è preso i punti sui Gpm e ha contribuito tantissimo all’attacco con Frederik Frison e Fred Wright.

Bettiol (maglia rosa) a tutta durante lo sprint. Per il toscano un incoraggiante quinto posto
Bettiol a tutta durante lo sprint. Per il toscano un incoraggiante quinto posto

L’Italia che resiste

Se vogliamo, l’azione di Cattaneo di oggi è un po’ la foto del ciclismo italiano. E in particolare del ciclismo italiano al Tour. Un numero relativamente basso di corridori che cercano di tenere duro e raccogliere quel che si può.

Caruso dice che è sui suoi valori migliori di sempre, ma sulla Planche incassa 1’12”. Bettiol lotta. Oggi vince la “battaglia” della ruota di Van Aert ma poi non riesce ad andare oltre quelle stesse ruote. Pasqualon dà una mano ai suoi compagni… E poi nulla, o quasi, più. Peccato solo che Moscon sia tornato a casa: il trentino proprio non riesce ad ingranare quest’anno.

Intanto però c’è Cattaneo. L’essersi sfilato nel finale, come detto, è stato qualcosa che va preso di buon occhio.

«Sto bene – dice Mattia – Anzi, onestamente molto bene… Anche ieri sulla Planche sono andato molto forte per le mie caratteristiche. Il mio obiettivo qui in Francia non è mai stato fare classifica, ma vincere una tappa quindi sono fiducioso e contento.

«Il numero rosso un obiettivo? Sarebbe veramente bello portarlo a Parigi. Sicuramente cercherò di fare del mio meglio anche per questo».

I nostri non mollano dunque. E questo è quel che conta. Perché il Tour è lungo e perché la maggior parte di loro non sono ragazzini e potrebbero uscire alla distanza. Potrebbero sfruttare fondo ed esperienza nei confronti di tanti giovani rampanti che ora se la cantano e se la suonano. 

Insomma, cerchiamo di essere ottimisti.

Van Aert come da copione

Per il resto si è vista una tappa abbastanza lineare. La maxi caduta avvenuta nelle fasi iniziali ha inciso sulla fuga. E in modo più specifico sul numero di corridori che la componevano.

Per la Jumbo-Visma e per la BikeExchange-Jayco, le squadre dei favoriti, è stato sin troppo facile gestire la tappa. Tappa che, dopo la caduta, è stata relativamente tranquilla. Lo stesso Pogacar ha ammesso che quella situazione della fuga a tre a loro della UAE Emirates andava bene. E che, anzi, sarebbero stati disposti anche a lasciarla andare all’arrivo.

E quindi? Quindi tutto secondo copione, con Van Aert e Matthews a giocarsi lo sprint. Uno sprint apparentemente vinto senza sforzo da parte di Wout. Poi però guardi Mathews e ti accorgi di quanto sia stata tirata la volata. Infine Pogacar, terzo e con altri 4″ di abbuono nel sacco: se avesse avuto un pelo in più di convinzione magari l’avrebbe vinta lui.

«Ho sfruttato una grande occasione per fare punti – ha detto Van Aert, pensando già più alla maglia verde che alla fresca vittoria – ringrazio la squadra per il lavoro fatto. Il finale? La lotta era prendere la ruota di Pogacar e poi fare il mio sprint». Detto, fatto. Facile… per lui!

Signori, la situazione è questa: ci sono due mostri e tanti campioni. Ma se (e quando) questi due mostri sacri decidono di vincere c’è poco da fare.

Rapporti liberi per gli juniores, un passaggio da gestire

09.07.2022
6 min
Salva

Il mondo degli juniores si fa domande, da quando l’UCI ha abolito la limitazione dei rapporti. In realtà la novità, in vigore dal prossimo primo gennaio, è stata fatta passare fra le righe ed elimina il vincolo ai 7,93 metri per pedalata (52×14) con cui si era inteso tutelare la prima categoria internazionale del ciclismo. Certe cose non accadono mai per caso. E se già i francesi avevano eliminato il vincolo, essendo francese anche il presidente dell’UCI, evidentemente l’idea era allo studio da tempo.

Di fronte a scelte di questo tipo si possono avere due atteggiamenti. Attaccarsi alla memoria e sparare a chiunque si avvicini, come il giapponese sull’isola convinto che la guerra non sia mai finita. Oppure cercare il modo più intelligente per convivere con la novità, alla quale bisognava opporsi evidentemente prima e in altre sedi.

Lorenzo Giordani al Giro della Lunigiana 2021, gara juniores, alla verifica dei rapporti
Lorenzo Giordani al Giro della Lunigiana 2021, gara juniores, alla verifica dei rapporti

Martinez e i pro’

E’ chiaro, come ha dimostrato l’esperienza di Lenny Martinez al Tour of the Alps, che se un under 23 di primo anno viene portato tra i pro’ e fino a 4 mesi prima ha pedalato con il 52×14, l’impatto sarà devastante. Il francesino però, come tutti i suoi connazionali, si è sempre allenato e corso le prove nazionali senza alcun limite, per cui si è adattato alla svelta. E dato che l’accesso alle corse dei professionisti avviene ormai stabilmente a 18 anni nelle continental, si è pensato probabilmente di metterci una pezza togliendo il limite.

Questa potrebbe essere una spiegazione. Un’altra ipotesi l’ha fornita Christian Schrot, tecnico della Auto Eder (team U19 della Bora-Hansgrohe), secondo cui dietro potrebbe esserci anche il fastidio per le case produttrici nel dover realizzare pacchi pignoni con il 14 come ingranaggio minimo. Considerato che anche il passaggio di massa al freno a disco è avvenuto probabilmente per le esigenze di aziende sponsor dell’UCI che su questo fronte avevano investito prima di altre, non ci stupiremmo neppure di questa seconda lettura.

Tour of the Alps 2022, Lenny Martinez a suo agio tra i pro’, ha ottenuto anche qualche bel piazzamento
Tour of the Alps 2022, Lenny Martinez a suo agio tra i pro’, ha ottenuto anche qualche bel piazzamento

Trovare una soluzione

Sta di fatto che da gennaio gli juniores correranno con i rapporti dei pro’, mentre parrebbe intatta la norma per cui gli allievi dovranno continuare con il loro 52×16 (6,94 metri per pedalata). Volendo capire il punto di vista di un preparatore, abbiamo fatto tappa da Adriano Malori, che allena i ragazzi del Cycling Team Nial Nizzoli di Fosdondo (Reggio Emilia), ma siamo pronti per allargare il discorso a quanto vorranno offrire il loro contributo. Dopo una prima fase in cui ha accolto la modifica con parole assai poco gentili, l’emiliano ha cominciato a ragionarci.

«Secondo me resta una boiata – dice sorridendo – ma d’altra parte non è sbagliato dare ai ragazzi la possibilità di adattarsi a quello che troveranno nelle continental, dove di fatto corrono tra i pro’. Avrei scelto la via di mezzo. Avrei concesso il 53 e lasciato il 14. Oppure avrei salvaguardato i primi anni. Di certo non è pensabile confidare nel buon senso di chi li gestisce. Parliamo di fisici spesso molto acerbi, con il rischio di danni alla muscolatura, alle articolazioni e ai tendini. Mi aspetto che facciano le crono con il 58×11…».

Controllo dei rapporti per le azzurre al via dei mondiali di Leuven. Dal 2023 un passaggio in meno
Controllo dei rapporti per le azzurre al via dei mondiali di Leuven. Dal 2023 un passaggio in meno
E’ così evidente che alcuni siano ancora immaturi fisicamente?

Ce ne sono alcuni che devono formarsi e altri più fisicati che a questo punto faranno quel che vogliono. Ci sono ragazzini con le spalline basse, che ancora devono farsi. Penso allo stesso Mattia Cattaneo, con cui ho avuto l’onore di correre. Negli under 23 era filiforme, non era ancora formato. Ha iniziato a costruirsi muscolarmente alla Androni e adesso fa parte dell’elite mondiale. Quando sei così esile, il fisico non è pronto e te ne accorgi perché ad esempio hanno problemi alle ginocchia.

Secondo il tecnico della Auto Eder questo passaggio aumenterà le differenze tra forti e deboli.

Sicuro. Uno che fisicamente è già formato mette il 53×11 e stacca in pianura il ragazzino di 50 chili che ha bisogno di crescere. Utilizzare un rapporto non adatto alla tua età però è come andare in palestra e pretendere di sollevare i carichi dei professionisti. Il risultato è che tanti ragazzini rischiano di smettere prima di essersi formati.

Cambierà di riflesso anche la preparazione degli allievi? Foto alla partenza della Coppa d’Oro
Cambierà di riflesso anche la preparazione degli allievi? Foto alla partenza della Coppa d’Oro
Dici che non ci hanno pensato?

Non so se l’UCI abbia in mente di riscrivere le categorie, portando il ciclismo nella scia del calcio e di tutti gli altri sport professionistici, in cui a 17 anni sei lì a giocare contro i grandi campioni. Vedo la scomparsa della categoria U23 in quanto tale, che magari rimarrà riservata alle gare titolate, come europei, mondiali e Coppa delle Nazioni. Di sicuro togliere l’agilità “forzata” agli juniores rischia di produrre dei nuovi Gontchar (il pro’ ucraino rinomato per l’abuso di lunghi rapporti, ndr) o dei nuovi Malori. Anche io da piccolino ero abituato ad andare duro, pensate se avessi avuto il 53×11 da junior…

Ma la regola per ora non la cambi. E allora come si fa a conviverci?

L’unica cosa è farli allenare da allievi un paio di volte a settimana con il 52×12. La palestra va bene fino a un certo punto, perché i veri watt li fai in bici. E comunque non puoi costringerli a sollevare dei pesi eccessivi, perché sarebbe contro natura. Se invece da metà anno alleni quelli che devono passare juniores con il 52×12, forse iniziano ad abituarsi.

E così però metti mano anche negli allievi.

Sarà inevitabile. Si crea un problema piramidale al contrario, è una cosa bestiale. Si va verso carriere per forza più brevi, se iniziano con certi carichi a 17 anni. Quello che non condivido è che si lamentano tanto delle precocità e poi fanno norme del genere. A meno che non si voglia creare una generazione di corridori subito spettacolari, avendo visto questa infornata di ragazzini fortissimi. Così si elimina la categoria degli U23 e si gareggia subito al top.

Il primo Malori abusava dei rapportoni: buoni per vincere da U23, limitanti fra i pro’
Il primo Malori abusava dei rapportoni: buoni per vincere da U23, limitanti fra i pro’
E’ anche vero che all’estero è sempre stato così…

L’anomalia italiana è evidente. Come è evidente una cosa che ha detto Moreno Moser in telecronaca, mi piace come commenta. Ha detto che giovani come Evenepoel e Pogacar hanno avuto la fortuna di non doversi confrontare con i campioni che c’erano prima di loro, perché il Covid li ha danneggiati più di quanto abbia fatto con i giovani. E’ mancato lo scontro generazionale. Il miglior Ganna non si è mai scontrato con il miglior Dennis, perché il 2020 ha riscritto la storia.

Quindi si costruisce il futuro sulla base di un’anomalia?

Questa è la sensazione, staremo a vedere. Intanto però c’è da ragionare su come allinearsi a questa nuova regola.

Top Ganna ora veste (anche) la maglia di campione italiano

22.06.2022
4 min
Salva

Fa caldo, caldissimo. Sul collo i corridori cercano sollievo in un sacchetto di ghiaccio e intanto continuano a entrare nel velodromo di San Giovanni al Natisone. Gli spalti si uniscono in un grande applauso e cronometraggi che diventano sempre più bassi. Ogni corridore a superare lo striscione d’arrivo fa segnare un nuovo miglior tempo. I pronostici non erano lunghi, erano pochi i nomi favoriti. Il migliore è, neanche a dirlo, un immenso Filippo Ganna che entra trionfante nel velodromo con una maglia, anzi la maglia mondiale.

Questa mattina Matteo Sobrero (che conclude quarto a 56”35) ce lo aveva detto: battere Filippo sarebbe stato difficile. In palio per TopGanna non c’era solo la maglia tricolore, l’ennesima incredibile vittoria nel palmares e l’europeo in vista. Ad attenderlo c’è ora la partenza del Tour de France come miglior italiano. Il 4° posto dello scorso anno a Faenza è ora solo un ricordo. 

Com’è andata oggi Filippo?

Direi che è andata bene. Ho sofferto un po’ il caldo e l’umido considerando che sono appena rientrato da un periodo in altura. Le sensazioni sono in crescita e questa maglia è comunque una conferma importante.

Parlaci un po’ della crono di oggi…

E’ stata una bella crono, impegnativa, ma senza troppi tratti tecnici. Molto bello l’arrivo in velodromo, ma prima bisognava comunque spingere molto.

Come sta andando l’avvicinamento al Tour? Ormai manca pochissimo…

Nell’ultima settimana bisognerà lavorare molto, ma mi prenderò anche qualche giorno da dedicare alla famiglia… Dobbiamo festeggiare il compleanno di mamma. In vista del Tour sarà importante fare molta attenzione al caldo, dosare bene le energie.

Sobrero aveva capito subito che il percorso fosse troppo veloce per lui: è 4° a 56″
Sobrero aveva capito subito che il percorso fosse troppo veloce per lui: è 4° a 56″

Il Covid c’è ancora

Ganna arriva alla partenza munito di mascherina, si igienizza spesso le mani e anche al momento del podio non abbassa la guardia: la posta in gioco è alta e Filippo vuole essere prudente. 

«I contagi ci sono ancora – dice – il Covid non è scomparso. Dobbiamo stare attenti. Anche durante le corse i tifosi dovrebbero avere un occhio di riguardo per noi atleti, avere più rispetto».

La scalata di Cattaneo

Il verbanese ha preceduto Mattia Cattaneo (Quick Step-Alpha Vinyl Team) di 37”. 

«Oggi è andata bene – commenta proprio Mattiafare secondo dietro Ganna è comunque un ottimo risultato. Siamo fortunati ad avere Filippo in Italia, per me forse un po’ meno perché è difficile superarlo. A una settimana dal Tour de France direi che era quasi impossibile batterlo».

Cattaneo, 3° nel 2021 dietro Affini, scala una posizione ed è secondo a 37″ da Ganna
Cattaneo, 3° nel 2021 dietro Affini, scala una posizione ed è secondo a 37″ da Ganna

E sul percorso di oggi: «Non era molto tecnico – dice – anche la salita incideva poco. Era un bello strappo, non troppo adatto alle mie caratteristiche, ma due minuti su 35 chilometri contano poco o nulla. Inoltre le condizioni meteo erano praticamente le stesse per tutti: siamo partiti nell’arco di 10 minuti, non è come ai grandi Giri dove tra il primo e l’ultimo passano anche un paio d’ore».

Lo scorso anno Cattaneo aveva concluso la cronometro in terza posizione, quest’anno in seconda: «Chissà, speriamo per il prossimo anno», commenta sorridendo.

Affini di bronzo

Il tanto atteso Edoardo Affini (Jumbo-Visma) termina la sua prova con 50” di ritardo, mentre sono 56” quelli di Matteo Sobrero (Team BikeExchange-Jayco), che, dopo essersi «divertito un anno in maglia tricolore» (così ci ha detto prima della partenza), cede il primato a Pippo Ganna. Decisamente positiva anche la prestazione di Baroncini (Trek-Segafredo), che chiude la Top 5. 

Una giornata comunque importante per Filippo che conferma l’ottima condizione, anche in vista della Grande Boucle. Una maglia tricolore che forse vedremo poco, coperta dall’arcobaleno di quella da campione del mondo, ma l’orgoglio di sapere Ganna in tricolore rimane una grande soddisfazione.

Leoncini pronti, Tour in vista. Da domani via al Delfinato

04.06.2022
6 min
Salva

Neanche il tempo di archiviare il Giro d’Italia che in qualche modo ecco profilarsi il Tour de France. Da domani infatti scatta il Criterium du Dauphiné, il Delfinato, storico antipasto della Grande Boucle. Cambiano quindi i peluches: dai ghiri ai leoncini! Via la maglia rosa ecco quelle gialle.

Al via ci sono gran parte dei campioni che vedremo al Tour. A cominciare da Primoz Roglic, ma ci sono anche dodici italiani. E tra loro c’è Mattia Cattaneo, che mancava un po’ dalle corse e eravamo curiosi di sentire.

Otto tappe

Prima però una panoramica del percorso.

Saranno otto, come di consueto, le frazioni del Delfinato. E saranno anche piuttosto impegnative. Mosse le prime tappe, una crono, che di questi tempi si potrebbe definire “maxi”, nel mezzo e due tapponi con tanto di Col du Galibier (anche se ad inizio tappa).

In tutto ci saranno da affrontare 1.194,4 chilometri, pari ad una media di 149,3 chilometri a tappa.

Di pianura però non ce ne sarà quasi mai. Avere una buona gamba è vitale, anche per continuare “a fare gamba”, altrimenti il Delfinato rischia di diventare un boomerang tremendo. Visti i ritmi e visto che per molti corridori si tratta dell’ultimo banco di prova per poter essere schierati poi al Tour, tutti hanno il coltello tra i denti.

Mattia Cattaneo in azione nella crono del Romandia. Il lombardo aspetta la quarta tappa di questo Delfinato
Mattia Cattaneo in azione nella crono del Romandia. Il lombardo aspetta la quarta tappa di questo Delfinato

Cattaneo presente

Come detto ci sarà Mattia Cattaneo. Il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl sarà una delle nostre punte per la classifica. Si dividerà questo ruolo con Damiano Caruso. Chissà come interpreterà la corsa il siciliano? Di certo Cattaneo avrà le sue possibilità.

«In questo Delfinato – dice Cattaneo – abbiamo più o meno tutti carta bianca in squadra. Da parte mia nei primi tre giorni cercherò di stare attento e di non perdere terreno, poi dopo la crono vedremo.

«Vediamo se fare classifica. Nel caso fossi andato bene sino a quel punto… okay, altrimenti non avrebbe senso tenere duro. Fare classifica per me significa puntare ad una top dieci. Intanto partiamo, poi vediamo. E’ un mese abbondante che non corro.

«Nella crono però vorrei fare bene. Ci tengo davvero, ci ho lavorato molto, la squadra anche ci ha investito parecchio e ha creduto in me».

Cattaneo ci racconta che è soddisfatto comunque della sua condizione, si sente bene. E’ stato un mese in altura, sul Passo Bernina luogo da veri eremiti!

«Sinceramente le sensazioni sono buone e io mi sento fiducioso. Certo, rientrare al Delfinato non è facile. A detta di tutti è una delle corse più dure dell’anno, il livello è molto alto. Io sono qui per fare bene, per puntare poi a fare un bell’italiano e per guadagnarmi un posto per il Tour.

«La squadra non è ancora stata fatta e spero di esserci. Se dovessi andare alla Grande Boucle la interpreterei come lo scorso anno. E la prima cosa sarebbe quella di aiutare la squadra. Poi se dopo metà Tour dovessi trovarmi in buona posizione cercherei di tenere duro per la classifica. Però non ci partirei apposta. Non vorrei precludermi neanche le possibilità di lottare per una tappa».

Superato il problema al ginocchio, Roglic è pronto a dare battaglia
Superato il problema al ginocchio, Roglic è pronto a dare battaglia

Roglic già in fuga

E poi c’è una lunga, lunghissima fila di corridori molto agguerriti. Partiamo da Roglic e dalla sua Jumbo-Visma che schiera anche Jonas Vingegaard, secondo a Parigi lo scorso anno. Roglic ha saltato la Liegi per un problema al ginocchio. Voci a lui vicine ci avevano detto, già prima del Giro, che tutto era rientrato e che lo sloveno si stesse allenando alla grande.

E lo sloveno è il favorito anche per Cattaneo: «Sicuramente è lui il numero uno. E poi basta vedere la Jumbo che squadra ha portato per capire che non sono venuti a fare una passeggiata. Più o meno è la squadra del Tour. Ma in generale il livello è alto. Tolto Pogacar ci sono praticamente tutti».

Ben O’Connor sarà il capitano dell’Ag2R-Citroen al Delfinato
Ben O’Connor sarà il capitano dell’Ag2R-Citroen al Delfinato

Outsider di lusso

Così come Enric Mas, atteso al definitivo salto di qualità. Discorso simile per David Gaudu e se vogliamo anche per O’Connor dell’Ag2R-Citroen, lo scorso anno vincitore della tappa di Tignes e corridore sul quale puntano molto.

Ci sono poi i cacciatori di tappa. Lo scorso anno il Delfinato aprì definitivamente le porte dell’Olimpo a Sonny Colbrelli che raccolse molto meno di quel che fece e poteva: una tappa, ma potevano essere tre… tranquillamente.

Si rivede anche Mark Padun. L’ucraino sin qui ha inanellato appena 12 giorni di corsa, però cogliendo una vittoria a crono.

E parlando di crono, come non pensare a Filippo Ganna. Pippo sarà al via da La Voulte-sur-Rhone, le grand depart del Delfinato. La quarta tappa è un invito a nozze per lui. Un test in vista della crono di Copenaghen dove in ballo ci sarà la maglia gialla, obiettivo dichiarato da tempo.

Non dimentichiamo anche Antonio Tiberi, iridato juniores contro il tempo nel 2019.