I momenti del trionfo: Affini (senza voce) racconta

29.05.2023
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ROMA – Solo una manciata di ore prima i corridori erano ancora in Friuli Venezia Giulia, a Trieste. Erano in attesa del volo che il Giro d’Italia gli aveva prenotato per arrivare a Roma. Le emozioni della giornata rosa di Primoz e del team erano ancora calde. E soprattutto hanno lasciato strascichi! Edoardo Affini infatti ha davvero poca voce quando inizia a parlare con noi.

Giustamente sabato sera in casa Jumbo-Visma si è fatto festa. Ci si è sfogati, anche se le briglie non sono state sciolte del tutto. Mancava ancora un passo. Quello di Roma appunto.

Senza voce

E’ stata una rincorsa lunga tre settimane, iniziata, per Roglic e compagni, con tante tensioni per i continui cambi di formazione tra Covid e cadute. Su tutti, l’addio di Kelderman e di Tratnik a poche ore dal via di Fossacesia. E poi la caduta dello sloveno verso Rivoli, la tanta pioggia…

Ma l’assenza di voce di Affini è un “bel” segnale in questo caso. Ed è da qui che partiamo con il gigante mantovano.

«Non ho la voce – spiega Edoardo – un po’ perché con l’acqua che abbiamo preso, faccio parte di quella metà del gruppo che tossisce. E un po’ perché sabato sera… ci ho dato dentro ad urlare! Nella notte, ad ogni respiro, ho sentito che la voce se ne andava. E stamattina (ieri, ndr) proprio non c’era. Ma va bene così!».

Affini è stato uno degli alfieri più preziosi di Primoz ed è un colonna portante di questo team. Fa parte anche del gruppo classiche di Wout Van Aert. Uno come lui si vede meno nelle fasi calde di salita, perché visto il suo fisico lavora più in pianura. Ma in alcune occasioni ha tirato… la carretta anche quando la strada saliva. E saliva forte come sul Santa Barbara.

Foto di rito per la maglia rosa e i suoi alfieri. Al termine della tappa tutti in un ristorante nella zona Sud-Ovest di Roma
Foto di rito per la maglia rosa e i suoi alfieri. Al termine della tappa tutti in un ristorante nella zona Sud-Ovest di Roma

Birra sì, ma non troppa

Affini però stavolta più che parlare di ciclismo, ci racconta della festa e della tensione vissuta sabato pomeriggio. Lui non ha seguito la crono di Primoz ai piedi del palco come Kuss e gli altri scalatori.

«No – dice Affini – io ero al bus con Dennis e Gloag. Anche loro erano partiti presto, nel secondo scaglione. Con noi c’erano anche il dottore, il fisioterapista, alcuni meccanici… Eravamo tutti davanti alla tv nel bus».

Fatta la doccia, Edoardo e gli altri si sono radunati in religioso silenzio davanti al monitor e hanno iniziato a soffrire. Sapevano quanta ne avesse il loro leader, ma non era facile battere il gallese. In fin dei conti Thomas non aveva mai dato segni di cedimento.

«Quando Primoz ha avuto il problema meccanico, è stato un brivido. Un brivido grosso… Ma poco dopo siamo passati alla gioia sfrenata».

«Abbiamo aspettato un bel po’ prima che Primoz scendesse a valle. Mentre svolgeva tutte le procedure, noi eravamo al parcheggio e ci godevamo quel momento. E’ stato speciale.

«A quel punto – va avanti Affini – abbiamo impiegato un’oretta e mezza per andare in hotel e lì abbiamo bevuto qualche birra, ma senza esagerare. Insomma, c’era ancora da fare questa tappa…».

Sempre all’erta

Roglic ha puntato tutto sulla crono del Lussari, ma in realtà Affini non è del tutto d’accordo. Il grande pubblico si aspettava un super Primoz, ma va ricordato che lo scorso autunno lo sloveno era alle prese con le fratture e i problemi alla spalla. Lui stesso a novembre ci disse che prima di fare i programmi, aveva come primo obiettivo quello di rimettersi in sella.

«Sapevamo – spiega Affini – che il Lussari poteva essere un punto a nostro favore visto il tipo di corridore che è Primoz, ma bisognava arrivarci. Per di più Thomas si è dimostrato molto solido e performante. Ci aspettavamo una battaglia all’ultimo colpo di pedale e così è stato».

Infine Affini ci toglie una curiosità: quando, il suo capitano, ha scelto di utilizzare la bici con la monocorona?
«E’ stata una scelta fatta in precedenza, non è una cosa che si è sognato la notte. Aveva fatto le sue prove non so quante volte. E in allenamento ha trovato il sistema di sfruttarla al meglio».