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Merida Scultura Team 2022, il parere di Damiano Caruso

19.01.2022
8 min
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La nuova Merida Scultura CF5 Team, mai così bella, leggera e precisa. Questa bicicletta, in uso al Team Bahrain Victorious, ha il DNA di una bicicletta votata alle competizioni ed il volto di un progetto che fa collimare leggerezza ed aerodinamica, ma anche un comfort di buon livello.

«Ho iniziato ad usare la nuova Merida Scultura da giugno – ci ha raccontato Damiano Caruso, con cui alla fine condivideremo molte sensazioni – e devo dire che molto è cambiato, se metto a confronto questa versione con la precedente. Prima era una bella bici, molto comoda, quasi riposante e il passo che Merida ha fatto con la nuova bicicletta è lampante. Le differenze principali emergono in pianura e in discesa, perché la Scultura di oggi è nettamente più veloce».

Non si tratta di una bici mastodontica, anzi è piuttosto fine ed elegante, è armoniosa nel suo essere moderna. Adotta l’integrazione dei componenti come un valore aggiunto alla piattaforma. Oltre al design c’è anche un tessuto di carbonio nano concept con le specifiche di Nano Matrix Carbon (top di gamma Merida). Entriamo nello specifico della nostra prova.

Una bici stabile e veloce, Damiano Caruso confermerà le nostre sensazioni (foto Sara Carena)
Una bici stabile e veloce, Damiano Caruso confermerà le nostre sensazioni (foto Sara Carena)

Scultura, la prima risale al 2006

La prima versione della Merida Scultura risale al 2006 e da allora molto è cambiato. La ricerca della massima penetrazione dello spazio è entrata di prepotenza anche nel segmento delle bici superleggere. Sono cambiati i materiali e i procedimenti per costruire i telai in fibra composita. Ci sono i freni a disco e i componenti, oltre ad essere integrati nei progetti, sono sempre più funzionali alla resa tecnica del pacchetto. Nel caso della Merida Scultura Team di quinta generazione, oltre al frame, ci sono il reggisella in carbonio con uno shape proprio ed un manubrio full carbon studiato per questa bicicletta. E poi c’è un allestimento che fa la differenza.

I numeri della Scultura CF5

  • Si tratta di un telaio ed una forcella con 822 e 389 grammi di peso dichiarati (taglia media). Nella versione in test, sempre nella taglia M e con l’allestimento che vedete nelle immagini e nel video, il peso rilevato è di 7,08 chilogrammi. Da notare che la bici in test è dotata delle ruote Vision Metron SC, mentre quella a catalogo prevede le SL, che sono più leggere.
  • Rispetto alla versione precedente, la Merida Scultura Team CF5 2022 è maggiormente aerodinamica, il 4% più efficiente e al tempo stesso versatile. Questa versatilità si riferisce a differenti tipologie di setting, legate alle ruote, con profili medi e alti (considerazione che trova conferma grazie a Damiano Caruso). Non è un dettaglio secondario, se consideriamo che molti atleti pro’ usano questa tipologia di biciclette con cerchi da 55 millimetri e oltre. Nel caso specifico della nuova Scultura, l’aerodinamica diventa una soluzione di design funzionale, legata ad esempio ai foderi obliqui del retrotreno. Questi hanno un’inserzione ribassata, ma fungono come dei diffusori grazie al design allargato, che al tempo stesso permette di far alloggiare pneumatici fino a 30c di sezione. La stessa luce di passaggio è comune alla forcella e quindi all’avantreno.
  • E poi c’è quel manubrio integrato (320 grammi dichiarati), bello e rigido, con un impatto frontale ridotto e davvero comodo grazie alle forme regolari della piega e ai valori di reach e drop votati al comfort (anche per le mani piccole il vantaggio di raggiungere facilmente le leve è reale). Si abbina alla perfezione con il design dell’head tube e con la serie sterzo (e con i suoi spessori).

Le taglie e le geometrie

Lo sviluppo del progetto segue un rinnovato sviluppo delle quote geometriche. L’esempio sono le due taglie di riferimento. La S con un top tube lungo 54,5 centimetri e la M con lo stesso profilato che ha una lunghezza di 56 centimetri. Sono il reach e lo stack a fare la differenza, ovvero l’altezza e la lunghezza che si dimostrano piuttosto contenuti e ci dicono di una bicicletta con “interasse corto”. Se analizziamo la misura media della Merida Scultura, quella del test, a prescindere dalla lunghezza dello stem (abbiamo usato l’attacco da 120 millimetri e 420 di larghezza per la piega), troviamo un reach di 39,5 centimetri e uno stack di 55,7, con un passo totale di 99 centimetri (il carro posteriore è lungo 408 millimetri). Significa che è una bicicletta compatta.

I nostri feedback

Le prime pedalate trasmettono un grande feeling per quello che riguarda la fluidità e la scorrevolezza, ma anche un elevato comfort. E dobbiamo considerare che è una bici da “corridore vero”. Lo sviluppo della taglia M è molto buono, con l’angolo del piantone a 73,5° che non obbliga a chiudere l’articolazione dell’anca in modo eccessivo. Un altro fattore ampiamente sfruttabile è la combinazione tra lo sterzo (compatibile con la soluzione ACR di FSA) e il manubrio integrato. Il primo è bello da vedere anche per i diversi spessori, il che non guasta. Il secondo è comodo anche nelle fasi di presa alta, pur avendo il profilo aero. Merida Scultura Team non si dimostra mai eccessiva, con una reattività ben distribuita tra avantreno e carro posteriore.

La Scultura è una bici per tutte le occasioni e in salita invita ad uscire di sella, grazie ad un avantreno ben strutturato (foto Sara Carena)
In salita invita ad uscire di sella, grazie ad un avantreno ben strutturato (foto Sara Carena)

Una gran forcella

Il precedente aspetto si traduce positivamente sulla guidabilità, sull’agilità e su quella compostezza apprezzabile nelle fasi di rilancio della bici, che non perde di trazione e non si scompone. Non tende mai a schiacciarsi su stessa, né quando ci si alza in piedi sui pedali, né quando si affrontano dei lunghi tratti in salita, sempre in sella. Nel primo caso la forcella è un punto che dà forza e sostiene (non è un fattore scontato e questa forcella è costruita in modo impeccabile), è tosta senza essere nervosa. In discesa esige un po’ di attenzione, come buona parte delle biciclette di questo segmento, ma “con un po’ di manico entra come un coltello nel burro” quando si tratta di cambiare continuamente direzione.

Permette di fare anche “la sgambata”, senza mostrare i muscoli ed essere troppo esigente (foto Sara Carena)
Permette di fare anche “la sgambata”, senza mostrare i muscoli ed essere troppo esigente (foto Sara Carena)

Il parere di Caruso

Damiano Caruso ha iniziato a usare la nuova Scultura nel ritiro di Livigno, a giugno 2021. Ce ne accorgemmo e ci concedemmo in quell’occasione un primo approfondimento, per forza di cose furtivo, sulla bici che contemporaneamente veniva utilizzata al Tour dai corridori del Team Bahrain Victorious, prima della presentazione in vista della Vuelta.

«Non è estremamente rigida – dice il siciliano – e per quanto mi riguarda è meglio così, nel senso che tecnicamente è il compromesso ottimale tra la Scultura della generazione precedente e la Reacto, che per le mie caratteristiche diventa troppo esigente. Uso la taglia 54, con il nuovo manubrio integrato Team SL, che non è troppo abbondante nelle forme e non flette quando lo carichi, ad esempio in volata.

Caruso ha iniziato a usare la nuova Scultura a giugno: qui al via del tricolore di Imola
Caruso ha iniziato a usare la nuova Scultura a giugno: qui al via del tricolore di Imola

«Mi gratifica utilizzare la bici con le ruote ad alto profilo – prosegue Caruso – le Vision da 55 millimetri. Le ruote con questa configurazione mi danno un senso di velocità maggiore, soprattutto in discesa».

Interessante inoltre la nota di Damiano in merito al peso della bicicletta. « La Scultura che ho utilizzato alle Olimpiadi, comunque il modello nuovo, aveva un peso di 7,02, quindi leggermente superiore al valore minimo UCI».