Guardiamo meglio con Bronzini nella sfida Balsamo-Wiebes

15.09.2023
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Balsamo contro Wiebes, Wiebes contro Balsamo. E in mezzo spesso c’è Charlotte Kool, ma questa è un’altra storia. Nel duello fra l’olandese e l’italiana c’è il sale di tante corse che si decidono in volata. E proprio perché le due ragazze sono molto diverse fra loro, la sfida diventa interessante per le sue sfumature. Ne abbiamo parlato con Giorgia Bronzini, scoprendo come attraverso quelle differenze si trovino a confronto le culture ciclistiche delle diverse regioni d’Europa, a metà fra il Nord che avanza e impone le sue nuove leggi e la vecchia Italia che si difende con l’esperienza.

«Già partendo dal piano fisico – esordisce Bronzini, che il prossimo anno cambierà ammiraglia – fra Elisa e Wiebes, c’è una netta differenza nella corporatura. Penso che a livello di massa muscolare Wiebes ne abbia molta di più e quindi, nelle volate più veloci, esprime più potenza. Mi viene in mente com’era fra me e Ina Teutenberg, che quando era lanciata a tutta velocità, con la mole che aveva, ovviamente era più veloce. Se però c’era un arrivo tecnico o sbagliava il tempo della volata oppure il percorso aveva tanta altimetria, allora arrivava stanca ed era meno veloce».

Di fatto Wiebes è una velocista, Balsamo è un’atleta velocissima…

Elisa diventa una sprinter fortissima più il percorso è duro e selettivo. In quel caso lei mantiene gli stessi watt nella volata, ci arriva più fresca delle altre, perché la sua corporatura glielo permette. E credo che sia questa la sua arma per vincere più corse nell’anno, perché è difficile che ci siano sempre dei percorsi totalmente piatti. La cosa che mi ha stupito è che comunque adesso anche la Wiebes sia presente su certe altimetrie nonostante il suo fisico.

E’ stato il suo salto di qualità di questa stagione.

Le due che ultimamente stupiscono di più sotto questo aspetto sono Kopecky e lei. Non sono esili e non sono filiformi, diciamo, mentre Elisa è più asciutta, ha una massa delineata. Loro invece hanno proprio la massa da velocista. Un po’ come se ai tempi, Cipollini fosse arrivato all’Amstel a fare la volata con Gasparotto e Valverde. L’altro giorno hanno fatto prima e seconda sul Cauberg, non so se lo scorso anno Wiebes sarebbe stata lì.

Quest’anno Bronzini ha guidato la LIV Racing Teqfind, dal prossimo anno cambierà ammiraglia
Quest’anno Bronzini ha guidato la LIV Racing Teqfind, dal prossimo anno cambierà ammiraglia
Nel racconto delle compagne, ha lavorato sodo per riuscirci.

Hanno adottato un altro tipo di allenamento, che magari non è ancora comune. Sembra proprio che abbiano anche la parte di resistenza che di solito è difficile avere con quel tipo di corporatura. Penso che siano avanti sul fronte della preparazione, che ci siano dietro degli studi cui noi italiani non siamo ancora arrivati. Noi non facciamo test o comunque non sperimentiamo, siamo sempre un po’ restii al cambiamento. Se vediamo che una cosa va bene, è difficile che cerchiamo di cambiarla. Non siamo i numeri uno nella tecnologia, siamo molto nella tradizione.

Come possiamo difenderci?

Quando ci presentiamo come nazionale, quello che ci permette di fare la differenza è la testa che non sempre hanno nel Nord Europa, perché vengono trattati in modo più freddo. Quando lavoro con delle ragazze straniere, è difficile che apprendano al volo quello che gli suggerisco tatticamente, il comportamento che gli suggerisco di avere, perché non è nella loro indole. Se invece parlo con le ragazze italiane, capiscono subito. Fortunatamente questa parte è ancora molto importante. Per contro credo che se un’italiana venisse gestita come le altre, il suo rendimento sarebbe inferiore, perché non siamo abituate a certe rigidità.

Simac Ladies Tour, sul Cauberg Kopecky batte Wiebes: gran numero per due atlete così possenti
Simac Ladies Tour, sul Cauberg Kopecky batte Wiebes: gran numero per due atlete così possenti
Pensi che Balsamo dovrebbe provare a crescere muscolarmente per arrivare a quelle punte di velocità?

Io eviterei di cambiare pelle o di provarci. Se il percorso di Elisa l’ha portata a questo punto, con gli allenamenti che ha fatto, è perché lei è così, quindi rimarrei fedele a me stessa. Quanto ha vinto Marianne Vos che in proporzione ha lo stesso fisico di Elisa? Anzi, la nostra è ancora più definita, è ancora meglio. E poi comunque le gare stanno diventando sempre più dure e sempre più lunghe, tanto che persino Wiebes si è asciugata parecchio.

Uno dei motivi del cambiamento è certamente questo, sta crescendo: ha 24 anni.

Secondo me dall’anno scorso avrà perso 5-6 chili, che fanno la differenza. Però ugualmente penso che se nella penultima tappa del Simac Ladies Tour avesse dovuto fare il Cauberg per sei volte invece di tre, difficilmente sarebbe stata lì. Ancora ha un limite fisico, anche se vedendo quello che ha fatto Kopecky al Tour, capisci che i campioni riescono sempre a tirare fuori una percentuale di grinta e sofferenza che gli permettono di fare cose bellissime.

Balsamo (1,71 per 55 chili) ha una struttura più longilinea che la rende più forte in salita
Balsamo (1,71 per 55 chili) ha una struttura più longilinea che la rende più forte in salita
Tornando alle due ragazze, hanno entrambe un leadout italiano. Quanto conta chi ti lancia la volata?

Sanguineti con Balsamo e Guarischi con Wiebes. Credo che il leadout sia almeno l’ottanta per 100 del successo, soprattutto adesso che si sta andando sempre di più verso un ciclismo di squadra. Se vai alla volata ad occhi chiusi e ti fidi ciecamente di chi hai davanti, non devi pensare perché ci pensa lei per te. Io ai tempi preferivo che mi mettessero sull’avversaria e la… usavo come ultimo uomo. Preferivo che se le cose andavano male, la responsabilità fosse mia al 100 per cento, senza dubbi o cose da rivendicare con qualcun altro. Era una convinzione mia, anche perché ai tempi la figura del gregario a questo modo non c’era. Si vedeva un po’ in nazionale, ma generalmente nelle corse non c’era. Oppure c’erano gli squadroni contro i quali era inutile competere. Se io andavo col mio treno contro quello della Ina, saremmo deragliate dopo un chilometro, mentre oggi ci sono tre o quattro squadre che possono farlo. E chi non riesce a farlo, non è per mancanza di volontà, ma per la potenza e l’abilità delle ragazze.

Quindi secondo Giorgia Bronzini, Balsamo va bene com’è? 

Non la snaturerei, preferirei che rimanesse com’è, perché ha già vinto il campionato del mondo, quindi vuol dire che funziona. Quest’anno ha avuto sfortuna e chapeau per come è tornata, però le sue caratteristiche le hanno permesso comunque di vincere. Al Simac ha battuto nuovamente la Wiebes e così facendo potrà vincere 10-15 gare all’anno, magari con dentro un titolo che sia il mondiale o l’europeo. Può vincere la Gand e pure Cittiglio, magari aiutando al Fiandre una Longo Borghini che ricambierà in altre occasioni. Fra le donne, anche per gli organici esigui, c’è una collaborazione che fra gli uomini non si vede. Piuttoso invece le direi di prendersi le pause giuste.

Wiebes (1,71 per 60 chili) ha la struttura fisica potente della velocista pura, ma è dimagrita rispetto al 2022
Wiebes (1,71 per 60 chili) ha la struttura fisica potente della velocista pura, ma è dimagrita rispetto al 2022
In che senso?

Non so se sia anche il suo caso, ma ancora adesso le ragazze fanno fatica a fermarsi per recuperare. Sembra che gli fai un dispetto, io invece non vedevo l’ora, perché sapevo che dal recupero nascevano le cose migliori. Faccio l’esempio di Rachele Barbieri, che non ha mai recuperato la stagione scorsa. Nel 2022 è stata bravissima, fra pista e strada, però non ha staccato nel modo giusto per recuperare tutti gli sforzi che ha fatto. E secondo me quest’anno l’ha un po’ pagata a livello fisico e anche mentale, proprio perché non sono robot. Le ragazze che fanno tanta attività, quindi anche Elisa, devono farsi un esame di coscienza ed evitare che una goccia faccia traboccare il vaso. Se un giorno non vado a girare in pista, non è per pigrizia, ma per salvaguardarmi. Vedo che le ragazze fanno fatica a conoscersi, perché viene tutto basato sui watt, senza distinzioni.

Invece cosa bisognerebbe fare?

Quando mi danno le schede di valutazione di un’atleta da prendere, io preferisco conoscere la persona. Chiaro, se ha 200 watt e nulla di più, non può andare avanti. Ma a parità di motore, gli atleti sono persone e il bilanciamento fra la vita di tutti i giorni e la vita sportiva è un gioco di equilibrio, per cui è sbagliato trattarle come delle macchine. Alla SD Worx sono fortissime, io però non lo so se sono tutte contente come pare e se il gruppo funziona proprio bene. Vogliono vincere tutte, da fuori può sembrare tutta festa, ma dentro è davvero così? Prima dell’abbraccio fra Vollering e Kopecky alla Strade Bianche sono volate parole non proprio belle in olandese.

Il ritorno alla vittoria di Balsamo contro Wiebes dopo l’infortunio ha meritato il plauso di Giorgia Bronzini
Il ritorno alla vittoria di Balsamo contro Wiebes dopo l’infortunio ha meritato il plauso di Giorgia Bronzini
Loro parlano di ottimo ambiente e vanno fortissimo.

Non mi piace tanto che una squadra abbia il monopolio di tutto, ma non perché sia gelosa di loro. Sono bravi, stanno lavorando in un certo modo, hanno fatto crescere diversi campioni, quindi non è una critica. Però la loro superiorità quando si presentano alle corse fa un po’ scemare l’attesa della gara. E poi quello che mi stupisce a volte è che gli avversari gli danno anche una mano, facendo il lavoro per loro. Magari se tanti inseguimenti dovessero farseli da sole, alle volate la Wiebes ci arriverebbe più stanca. 

Van Vleuten prende e va. Paladin: «Al Tour sarà diverso»

05.07.2023
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CANELLI – E’ bastato poco ad Annemiek Van Vleuten per salutare la compagnia e viaggiare spedita verso il traguardo della sesta tappa del Giro Donne. Una frazione che al mattino, nel paddock dei bus, prevedevano in egual misura adatta all’arrivo per velociste o di una fuga. Invece no, la maglia rosa prende e va via quando mancano 15 chilometri alla fine. E per lei è la quindicesima vittoria al Giro Donne.

Sul Gpm di Calosso, penultimo di giornata, l’olandese della Movistar non è nemmeno scattata. Ha imposto subito un ritmo insostenibile per le altre, che hanno iniziato a ragionare per il secondo posto. La piazza d’onore è andata a Wiebes (davanti a Lippert) che conferma una grande crescita sulle tappe mosse e con arrivi su strappi secchi di un chilometro come quello di Canelli. La campionessa europea della SD Worx, che domani non ripartirà per preparare il Tour Femmes, sarà l’avversaria da battere al mondiale di Glasgow ed il cittì Sangalli continua a prendere appunti. Nella generale a più di 3 minuti da Van Vleuten, scala di una posizione Ewers per effetto della drammatica caduta occorsa a Niedermaier (forte trauma facciale e ritiro) mentre terza ora c’è Labous del Team DSM-Firmenich.

Soraya davanti

Le colline dei vigneti che circondano Canelli sono validi banchi di prova per capire la propria condizione. Dalla pianura astigiana la strada si inerpica in modo tortuoso e ripido. Ci si può provare in salita o in discesa. La linea d’arrivo posta accanto al ristorante “Civico 15” non mente. Per arrivarci devi avere la gamba giusta. E la signora Giusy vede sfilare il meglio del ciclismo femminile davanti al suo locale. Fra queste c’è Soraya Paladin, quarta e autrice di una bella prestazione.

«E’ stata una tappa per noi abbastanza sfortunata – racconta Paladin dopo aver recuperato dallo sforzo – siamo partite con Antonia (Niedermaier, ndr) che era seconda in classifica e maglia bianca, ma purtroppo è caduta. Non sono bene cosa sia successo, lo abbiamo sentito alla radio e ci hanno detto che non sarebbe più rientrata. So solo che è in ospedale. Ci dispiace molto perché stava andando veramente forte. La nostra idea era quindi quella di difendere la generale. Se lo meritava Antonia».

Paladin sta dimostrando di crescere. Il bel quarto posto a Canelli lo certifica
Paladin sta dimostrando di crescere. Il bel quarto posto a Canelli lo certifica

«Dopo la caduta – prosegue la vicentina della Canyon Sram – sono cambiati un po’ i piani e mi hanno lasciato carta bianca. In salita c’era il Team DSM che faceva un bel ritmo per Labous che infatti ha attaccato sul primo Gpm (Castino, ndr). Lì siamo rimaste in poche ma nulla di fatto. Poi ha attaccato Van Vleuten sulla salita di Calosso. Ho provato a tenerla, ma andava veramente troppo forte per me. Sono rimasta nel gruppetto dietro e speravo che non ci riprendessero perché sapevo di potermela giocare con Lippert in un arrivo come quello di oggi. Invece è rientrata Wiebes. Chloe (Dygert, ndr) mi ha guidata fino ai piedi della salita in una buona posizione. Lo sprint è partito abbastanza presto e lo abbiamo fatto a tutta fino alla fine. Dispiace per il quarto posto perché rende la giornata ancora più amara».

Il Giro non è finito

Van Vleuten anche a Canelli ha messo un altro mattoncino per la conquista del suo quarto Giro Donne, ma ci sono ancora tre tappe che non bisogna sottovalutare. Paladin analizza la corsa rosa per sé e per la sua squadra in funzione dei prossimi appuntamenti. All’orizzonte ci sono Tour e mondiale in cui la trevigiana di Cimadolmo vuole continuare ad essere protagonista.

«Ovvio che Van Vleuten – spiega Soraya – non voglia prendere rischi. Al Giro c’è sempre un imprevisto, sia per cadute che per problemi meccanici ed altro. Può sempre succedere di tutto. Fino all’ultimo giorno e finché non si taglia la linea del traguardo di Olbia non si può dire che sia chiuso. Ovviamente sta dimostrando di andare forte, però ci sono ancora tante altre squadre che hanno i numeri e ci proveranno di sicuro. Noi volevamo farlo oggi, ma abbiamo avuto sfortuna.

Van Vleuten festeggia. Il suo quarto Giro Donne è sempre più vicino
Van Vleuten festeggia. Il suo quarto Giro Donne è sempre più vicino

«Punteremo alle tappe – prosegue Paladin – ci sono ancora un po’ di occasioni buone per noi della Canyon-Sram. L’arrivo alla Madonna della Guardia di Alassio è forse un po’ troppo duro per me, ma le due frazioni in Sardegna mi si addicono. Quella di domani dicono che sia quella più dura o comunque più temuta però la gara la fanno i corridori. Anche oggi a Canelli sembrava una tappa per arrivare in volata o per passiste veloci. Invece quando si mettono a fare forte qualsiasi salita, tutte soffrono».

Tour e mondiale

«Farò il Tour Femmes – conclude Paladin con grande lucidità – in supporto a Niewiadoma che curerà la generale. Qui sto prendendo dei riferimenti su Van Vleuten da riportare sul Tour anche se sarà completamente diverso. Abbiamo fatto le ricognizioni. Le tappe sono lunghe e dure. Farà caldo. Intanto pensiamo a finire il Giro Donne poi penseremo alla Francia.

«Mi sono preparata bene a Livigno. La mia condizione è in crescendo. Qui al Giro Donne mi sto sentendo bene ogni giorno che passa. Il cittì Sangalli mi lascia tranquilla, facendomi pensare alle tappe. E’ giusto che io adesso resti concentrata sul Giro poi per i mondiali se ne parlerà più avanti. Ci sono tante italiane che stanno andando forte. Penso proprio che chi se lo merita sarà convocata».

“Ribellione” Longo Borghini, Van Vleuten si inchina

03.07.2023
4 min
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BORGO VAL DI TARO – «It’s a… Lidl emotion this victory». E’ la stessa Elisa Longo Borghini, giocando col nome del nuovo sponsor della sua squadra, a dare l’incipit per parlare del suo successo. E ne ha ben donde la campionessa italiana perché ormai ci ha preso davvero gusto a vincere gli sprint ristretti.

Nella quarta tappa, la più lunga del Giro Donne, le battute di giornata sono l’ex calciatrice Ewers (la prima ad accendere la miccia e già due volte seconda dietro la Longo ad Emilia e Tre Valli 2022) e la maglia rosa Van Vleuten, che guida la generale proprio sulle due rivali. A 40” chiude il grosso del gruppo regolato da Wiebes, mantenendo quasi fede alle proprie dichiarazioni della vigilia per il successo parziale.

A Borgotaro Longo Borghini batte Ewers e Van Vleuten. E’ la sua seconda vittoria in carriera al Giro Donne
A Borgotaro Longo Borghini batte Ewers e Van Vleuten. E’ la sua seconda vittoria in carriera al Giro Donne

Elisa c’è

A parte due cronosquadre vinte, quella in Val Taro per Longo Borghini è la seconda affermazione personale al Giro Donne. L’altra era stata in Puglia alla penultima frazione dell’edizione 2020 davanti a Van der Breggen. Elisa la possiamo considerare una sostanziosa parte di quel resto del mondo che combatte sempre contro le olandesi di cui facevamo riferimento ieri.

«Per oggi – spiega Longo Borghini mentre ancora sorride per la divertente battuta iniziale – ringrazio le mie compagne, il nostro staff e mando un saluto a Luca Guercilena, il nostro general manager, che è a casa. Questo successo ha un sapore particolare perché è la prima in maglia tricolore con il nuovo marchio del team. E’ stata una giornata un po’ strana. Non avevamo pianificato nulla, dovevamo solo salvare le energie per la tappa di domani e quelle successive. Invece avete visto tutti com’è finita».

Occhi aperti

Quando dopo il gran premio della montagna di Bardi è partita la Ewers in gruppo hanno aspettato di capire come evolvesse la situazione. SD Worx e Jumbo-Visma volevano tenere la fuggitiva a tiro rispettivamente per Wiebes e Vos (poi quarta e quinta). Ma quando la statunitense della EF Education Tibco SVB ha avuto più di un minuto di vantaggio ed era maglia rosa virtuale, gli scenari sono cambiati. Ed ecco la gara ha preso un’altra piega.

Van Vleuten, Longo Borghini e Ewers protagoniste nel finale. Sono nell’ordine le prime tre della generale
Van Vleuten, Longo Borghini e Ewers protagoniste nel finale. Sono nell’ordine le prime tre della generale

«Era chiaro – continua Longo Borghini che indossa anche la speciale maglia azzurra di miglior italiana in classifica – che Annemiek (Van Vleuten, ndr) non avrebbe lasciato la leadership ad Ewers. Di conseguenza mi aspettavo un attacco sull’ultimo gpm e così ha fatto. Ho guardato i suoi movimenti, ho visto che ha messo davanti la sua squadra (la Movistar, ndr) e mi sono messa alla sua ruota. E l’ho seguita.

«Nella tappa di Marradi – prosegue – non ho avuto una gran giornata ma non ho pagato un conto troppo salato come a Cesena l’anno scorso. Il Giro è estremamente aperto. Domani c’è il tappone, è un altro giorno del Giro Donne. Noi della Lidl-Trek abbiamo buone possibilità. Gaia (Realini, ndr) è una grande scalatrice ed io terrò sempre gli occhi aperti, vedendo come va giorno per giorno. Il Passo del Lupo è lontano dal traguardo, ma può certamente spaccare la corsa. Si è visto nel corso degli anni che non c’è paura di attaccare da lontano. In ogni caso onestamente ci penseremo domattina a questa tappa regina».

Alle spalle delle prime tre, Wiebes vince la volata: la campionessa d’Europa cresce a vista d’occhio
Alle spalle delle prime tre, Wiebes vince la volata: la campionessa d’Europa cresce a vista d’occhio

Lavoro ai fianchi

Seppur si siano corse tre tappe (la cronometro iniziale è stata annullata), l’impressione è che Longo Borghini stia prendendo sempre più le misure a Van Vleuten (e di conseguenza al resto delle rivali) per sferrare un colpo decisivo tra salite e discese. Ogni momento può essere quello buono. Come un pugile che lavora ai fianchi il suo avversario e cerca di stenderlo prima della quindicesima ripresa.

«La tappa di Canelli – conclude – non è da sottovalutare ma la tappa della Liguria è molto dura. Lì verrà scritta definitivamente la classifica generale. Non credo che nelle ultime due tappe in Sardegna cambierà qualcosa. Si farà tutto prima».

Volata a Wiebes e dubbio atroce: Giro già chiuso?

02.07.2023
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MODENA – Il canovaccio è sempre il solito, Olanda contro il resto del mondo. In salita vince Van Vleuten, in volata c’è Wiebes. Le prime due tappe del Giro Donne sono andate così, come da pronostico con buona pace delle altre per il momento. Già, perché la corsa è ancora lunga e tutte le loro rivali stanno già pensando a come rifarsi.

Il traguardo di Modena della seconda frazione (posizionato nell’anello di un parco) può considerarsi una delle pochissime occasioni per le velociste e la campionessa europea della SD-Worx domina su Vos e Dygert. La beniamina di casa Rachele Barbieri chiude quinta con qualche rammarico, mentre Paternoster vola a terra negli ultimi metri senza apparenti problemi.

A Modena Lorena Wiebes si conferma imbattibile in volata grazie anche al lavoro di Cecchini e Guarischi
A Modena Lorena Wiebes si conferma imbattibile in volata grazie anche al lavoro di Cecchini e Guarischi

Wiebes regna

Ottavo centro stagionale e terzo totale al Giro Donne per Lorena Wiebes che nel post-gara ci confida che grazie al suo “italian corner” (come ha ribattezzato Cecchini e Guarischi che non manca di ringraziare), sta cercando di imparare un po’ di parole e frasi base della nostra lingua.

«Abbiamo ripreso la fuga un po’ tardi – spiega Lorena – ma avevo piena fiducia nel mio treno. Elena e Barbara mi hanno guidato perfettamente. Barbara mi ha lasciato dietro la curva, dopodiché ho dovuto occuparmi solo dell’ultimo rettilineo. E sono andata a tutta. Sono felice di questa vittoria di tappa. Oggi il Team SD Worx è stato fortissimo. Tutta la squadra ha gestito bene la salita e io sono stata perfettamente circondata e protetta per tutto il giorno. Avevamo il controllo della situazione. Quando la tua squadra fa un lavoro così buono, vuoi ringraziarla con una vittoria di tappa. Allora non vuoi fallire. Lo ripeto, sono felice di essere tornata al Giro Donne e non voglio fermarmi qua. La quarta tappa è movimentata ma mi piace e non mi sento tagliata fuori. Ci proveremo ancora».

Mavi Garcia sta bene ma per Bronzini è inutile sprecare energie senza il supporto di altre squadre per attaccare Van Vleuten
Mavi Garcia sta bene ma per Bronzini è inutile sprecare energie senza il supporto di altre squadre per attaccare Van Vleuten

Rosa salda

Al mattino alla partenza da Formigine si respirano due climi ben distinti. Quello meteorologico col suo caldo opprimente che obbliga tutte le atlete a presentarsi col tipico gilet refrigerato o col sacchetto di ghiaccio sul collo. Poi c’è quello umorale che circola tra i bus con pareri quasi opposti relativamente alla vittoria di Van Vleuten a Marradi del giorno precedente. Possibile che il Giro Donne sia già finito nonostante manchino ancora sei tappe alla fine? E malgrado la maglia rosa comandi con soli 49” di vantaggio?

«Per come ho visto andare Annemiek – racconta Giorgia Bronzini, diesse della Liv Racing TeqFind – ora come ora diventa molto difficile sfilarle la leadership. Sul Passo della Colla ha attaccato a circa cinque chilometri dallo scollinamento e le ha lasciate lì tutte. In discesa poi non ha perso, anzi in ogni contropendenza rilanciava così come all’uscita di ogni curva. In molti non si aspettavano che andasse così forte o comunque che facesse così tanto differenza alla prima salita del Giro».

Marta Cavalli è pronta a duellare con Van Vleuten nelle prossime tappe, la condizione c’è
Marta Cavalli è pronta a duellare con Van Vleuten nelle prossime tappe, la condizione c’è

«Per attaccarla bisogna isolarla – prosegue la piacentina – e devono farlo quelle squadre che nel finale della tappa di Marradi avevano più numeri, ovvero Lidl-Trek ed Fdj-Suez. Se loro si coalizzassero contro la Van Vleuten, credo che avrebbero poi anche il supporto di altre squadre, come la nostra. Noi abbiamo Mavi Garcia che sta bene, però non le farò sprecare energie preziose senza sapere di avere la certezza della collaborazione delle altre o sapendo che da sola non impensierirebbe la Van Vleuten. Nelle prossime tappe ci sono ancora salite e discese per metterla in difficoltà. Naturalmente noi saremo lì a battagliare, ma sapendo come sta attualmente vedo tutto molto complicato».

L’obiettivo è provarci

La prestazione della Van Vleuten a Marradi sembra un deterrente per chiunque anche se nessuno vuole essere arrendevole. Il terreno per recuperare tempo c’è e non bisogna scoraggiarsi subito.

«Ho scollinato con circa trenta secondi di svantaggio – commenta Marta Cavalli con la maglia verde di miglior scalatrice in prestito da Van Vleuten – ma non aveva senso rischiare in discesa più di quello che abbiamo fatto. Sto bene e la voglia di attaccare c’è. Vedremo cosa fare a livello tattico ma onestamente credo che il Giro sia ancora aperto».

Paolo Slongo è convinto che il Giro Donne sia ancora tutto da giocare pur rispettando il valore di Van Vleuten
Paolo Slongo è convinto che il Giro Donne sia ancora tutto da giocare pur rispettando il valore di Van Vleuten

«La storia del Giro d’Italia in generale – analizza Paolo Slongo, diesse della Lidl-Trek – è piena di episodi in cui una corsa sembra chiusa ed invece prende un’altra piega. Non parlo solo del Giro che ho vinto con Nibali nel 2016, ma anche quello di quest’anno tra Thomas e Roglic. Sicuramente noi conosciamo il valore di Van Vleuten e sappiamo che dobbiamo fare di più per renderle la vita difficile. Il Giro Donne non è già chiuso o indirizzato come qualcuno può pensare. E’ appena iniziato e credo che dalla quarta alla settima tappa ci sia tutto lo spazio necessario per tenere aperta la corsa».

Guarischi, al Thuringen un’altra vittoria che vale tanto

03.06.2023
6 min
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«Dite che mi piace questa gara a tappe?» E’ la risposta divertita che ci manda via messaggio Barbara Guarischi dopo il suo sigillo al Thuringen Ladies Tour, dove ne aveva già timbrato un altro nel 2019. Questa regione nel cuore della Germania le porta bene e il successo di dieci giorni fa, come quello di allora, ha un sapore particolare per il suo morale.

Bisogna dire che il Thuringen Ladies Tour è stato letteralmente dominato dalla SD-Worx. Vittoria nella cronosquadre di apertura poi altri cinque successi in altrettante frazioni con cinque atlete diverse oltre, naturalmente, alla vittoria della generale con Kopecky. Vista così può sembrare tutto semplice, ma Guarischi sa che dietro c’è poco di scontato e tanto lavoro invernale che sta dando tanti frutti.

Doppia volata

A Schmolln sul traguardo della terza tappa Guarischi ha centrato la sua undicesima vittoria in carriera, con la sua capitana Wiebes accanto che esultava più di lei. Una felicità dilagante che ha abbracciato tutto il team.

«Se uno legge l’ordine d’arrivo o guarda la foto dell’arrivo – racconta la medaglia d’oro del Mediterraneo 2022 – può sembrare che sia stata una vittoria facile o concordata, invece non è proprio stato così. Nel finale erano fuori Alonso e Vanpachtenbeke (rispettivamente di Ceratizit WNT e Parkhotel Valkenburg, ndr) ed avevano ancora un bel margine di vantaggio. Lorena aveva detto fin dal mattino che la volata l’avrei fatta io e che loro avrebbero lavorato per me. Solo che a 5 chilometri dalla fine non riuscivamo a guadagnare e così sono andata da Lorena dicendole che avrei tirato io per portare lei alla volata. Così è stato per un po’ poi quando abbiamo messo nel mirino le due fuggitive, Wiebes e Kopecky mi sono venute vicine e mi hanno ribadito che avrei sprintato io».

Nelle prime tappe Guarischi ha goduto di più libertà d’azione. Un riconoscimento al suo lavoro (foto Aust)
Nelle prime tappe Guarischi ha goduto di più libertà d’azione. Un riconoscimento al suo lavoro (foto Aust)

«Lotte ha dato una trenata impressionante fino ai 400 metri – prosegue Guarischi – e a quel punto ho dovuto fare una prima volata per andare a riprendere la prima fuggitiva ed una seconda per saltare Alonso (poi terza, ndr) proprio negli ultimi cento metri che intanto aveva allungato. C’erano un paio di curve veloci ravvicinate nel finale e ho dovuto calcolare bene i tempi per non vanificare tutto. Per me è stato un grande onore poter sfruttare il lavoro di Lotte, Lorena e delle altre ragazze».

Significato profondo

Ci sono vittorie che aggiornano le statistiche e altre che valgono qualcosa più del primo posto. Quattro anni fa Guarischi in Turingia aveva festeggiato sotto la pioggia un successo importante dopo tre anni tribolati e incostanti. Alcune sfumature sono le stesse di allora anche se sono cambiate tante cose.

«Quando vinci – spiega la 32enne velocista – c’è sempre dietro un valore legato a qualcosa. Sono contentissima chiaramente, soprattutto per il significato che ha questo successo. Prima di tutto perché dopo aver disputato una bella primavera mi sono presa la bronchite a metà aprile. Ho fatto una settimana di febbre ed una di convalescenza che mi hanno buttato un po’ giù, sia fisicamente che moralmente. Pensavo di aver vanificato tutta la buona condizione che avevo».

La SD Worx ha vinto la cronosquadre inaugurale. L’affiatamento è alla base del gruppo
La SD Worx ha vinto la cronosquadre inaugurale. L’affiatamento è alla base del gruppo

«Sono stata in altura a Livigno per ventidue giorni – continua Guarischi – dove ho recuperato bene però sono rientrata alle corse un po’ tesa proprio perché credevo di non essere all’altezza come prima. Invece prima Anna (la diesse Van der Breggen, ndr) poi le mie compagne mi hanno dato fiducia. Anzi quella fiducia, più che la vittoria in sé, è stato un premio al lavoro che avevo svolto nei mesi precedenti. Questo è l’altro grande significato che ha quel risultato».

Spazio per tutte

Al momento il 2023 della SD-Worx è una cavalcata che fa impallidire le straordinarie annate precedenti quando erano protagoniste assolute Van der Breggen o Blaak (appena diventata mamma di Noa Brigitte). Finora sono trentadue le vittorie del team olandese, solo una in meno del 2021 e due del 2016, e l’impressione che il conto possa salire ancora. A parte il super trio Vollering-Wiebes-Kopecky, tutte possono ritagliarsi un proprio spazio sapendo di centrare il bottino pieno.

«Da fuori sembra facile correre nella SD-Worx – commenta Guarischi – ma nel ciclismo di oggi non c’è nulla di facile. Piuttosto mi sento di dire che siamo noi brave a fare in modo che sia così. La nostra squadra è unita e ci sacrifichiamo tanto affinché tutto sia o vada al posto giusto. Per noi ogni gara è importante, come abbiamo ampiamente dimostrato, poi è normale che qualcosa possa sfuggire. La Roubaix, un po’ sfortunata, oppure la Vuelta, persa per pochi secondi, sono due esempi ma nel complesso siamo davvero soddisfatte».

Una a testa. Wiebes, Uneken, Kopecky, Bredewold e Guarischi sono andate a bersaglio al Thuringen (foto Nowak)
Una a testa. Wiebes, Uneken, Kopecky, Bredewold e Guarischi sono andate a bersaglio al Thuringen (foto Nowak)

«Io come altre ragazze – conclude – sono stata chiamata per fare un certo tipo di lavoro per le leader. L’opportunità per noi di avere carta bianca c’è e ci sarà ma in gare di un gradino inferiore. Per ora io sono molto contenta dell’affinità con Lorena. E’ nata subito e in corsa dove vado io, lei c’è. E devo dirvi che anche con Lotte va benissimo. Inizialmente ero un po’ titubante perché abbiamo corso poco insieme poi alla Veenendaal Classic le abbiamo fatto un treno perfetto, ha vinto contro velociste più pure di lei ed è arrivata un’ulteriore iniezione di fiducia tra noi. Prossimamente farò la Hageland, il Lotto Belgium Tour, il Giro Donne poi tornerò a Livigno per tre settimane. Correre in queste condizioni in questo team è davvero bello, sembra che sia qui da sempre».

Guarischi e Sanguineti, ultime ruote a confronto

26.02.2023
8 min
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Fra poche ore saranno avversarie sulle strade della Omloop van het Hageland poco distante da Leuven con le loro nuove rispettive squadre. Barbara Guarischi e Ilaria Sanguineti sono state volute da SD-Worx e Trek-Segafredo per la loro capacità di interpretare il ruolo di lead-out. E diventare quindi le migliori ultime ruote per Lorena Wiebes ed Elisa Balsamo.

Barbara e Ilaria, o se preferite “Baby” e “Yaya”, sono amiche e si conoscono bene. La scorsa estate la prima ha vinto la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo grazie alla volata tirata dalla seconda. Sfruttando la loro simpatia e la loro loquacità, andiamo subito a sentire cosa ci hanno detto in questa intervista doppia dopo le prime gare disputate (e vinte) con le loro capitane.

Intesa perfetta. Sanguineti lancia Guarischi che vince l’oro ai Giochi del Mediterraneo 2022 (foto Coni)
Intesa perfetta. Sanguineti lancia Guarischi che vince l’oro ai Giochi del Mediterraneo 2022 (foto Coni)
Due qualità che servono per fare il lead out e perché lo fai?

GUARISCHI: «Intelligenza, che comprende avere occhio, prendere posizione e capire che tipo di volata è. Poi responsabilità o sangue freddo per prendere le giuste decisioni. Mi sono ritrovata ad essere pesce-pilota perché è la cosa che mi riesce meglio e perché ci sono ragazze più veloci di me».

SANGUINETI: «Bisogna saper pensare per due. Dove passo io, deve passare anche la mia velocista. Ed anch’io dico sangue freddo. Penso di essere una ragazza altruista. Tiro le volate perché mi sento più felice a fare così che a vincerle io».

Treno ok. Guarischi e la sua SD Worx festeggiano la vittoria di Wiebes nella seconda tappa del UAE Tour
Treno ok. Guarischi e la sua SD Worx festeggiano la vittoria di Wiebes nella seconda tappa del UAE Tour
Un lead out è un velocista mancato oppure si nasce per quel ruolo?

GUARISCHI: «Credo che si nasca velocista e si diventi ultima ruota per necessità. Anche perché non è facile organizzare un treno. Tuttavia per quello che mi riguarda resta la voglia di giocarsi le proprie carte in volata quando c’è la possibilità.»

SANGUINETI: «Entrambe le cose secondo me. Se non sei un velocista, non puoi sapere come si deve muovere un lead out».

Qual è la cosa più facile e quella più difficile nel fare da lead out a Lorena/Elisa?

GUARISCHI: «La più facile è che Lorena si è fidata subito di me. Non perde mai la mia ruota. Di difficile invece nulla per il momento. Al UAE Tour eravamo solo in tre a gestire il suo treno ma siamo riuscite a vincere una tappa e fare un secondo ed un terzo posto».

SANGUINETI: «La più facile è che non dobbiamo dirci nulla, ci facciamo solo cenni con la testa. La più difficile forse è convincere Elisa che sta bene anche quando dice il contrario. E convincerla che è nel posto giusto nel treno. Nel complesso rispetto a quando eravamo in Valcar non ho notato nessuna differenza. O meglio, lei è ancora più forte».

Sanguineti sullo sfondo esulta per la vittoria di Balsamo a Valencia. Hanno ricominciato come si erano lasciate nel 2021 al Women’s Tour.
Sanguineti sullo sfondo esulta per la vittoria di Balsamo a Valencia. Hanno ricominciato come si erano lasciate nel 2021 al Women’s Tour.
Che volata vuole Lorena/Elisa? Usa parole particolari nei momenti clou?

GUARISCHI: «Lorena vuole uno sprint fuori dal caos con una velocità che si alza in modo crescente e costante, cercando di occupare sempre una parte della strada fin da subito. Ho già visto che non dice nulla e che parla solo se c’è qualcosa che non va. E allora a quel punto poi parlo io con le altre dicendo cosa fare».

SANGUINETI: «Dipende da com’è il finale, l’ho capito col passare del tempo. Se c’è un arrivo piuttosto dritto, vuole una volata impostata per sorprendere le avversarie. Se invece l’arrivo è tecnico, vuole il rischiare il giusto. Elisa parla solo quando mi sta perdendo la ruota. Lei dice “Yaya” e io so già tutto quello che devo fare».

La spedizione azzurra al Mediterraneo 2022. Guarischi e Sanguineti sanno fare gruppo
La spedizione azzurra al Mediterraneo 2022. Guarischi e Sanguineti sanno fare gruppo
A chi ti ispiri nel fare questo ruolo?

GUARISCHI: «Tra gli uomini Morkov, ma ho sempre preso spunto da Tiffany Cromwell. Lei adesso ha un po’ cambiato le sue caratteristiche, ma quando eravamo assieme alla Canyon-Sram era lei che mi tirava le volate. Mi è sempre piaciuta per la sua intelligenza che usava nel pilotarmi».

SANGUINETI: «Nessuno in particolare. Anzi, devo dirvi che quando guardo le gare in televisione non faccio mai caso al lead out. Guardo la volata semplicemente».

Che caratteristica ruberesti all’altra e che qualità atletica ammiri in lei?

GUARISCHI: «Yaya ed io siamo molto simili però lei è più scalatrice di me. Mi piace la sua “cattiveria” nell’affrontare le salite o gli strappi. Diciamo che le ruberei più “fibre rosse” (sorride, ndr)».

SANGUINETI: «Vorrei la sua capacità di tenere molto bene le posizioni in gruppo. Barbara più giù della ventesima non ci va mai. A livello atletico è ben definita, una statua».

Tre aggettivi per descrivere l’altra ed un particolare del suo carattere che apprezzi.

GUARISCHI: «Il primo che dico è pazza (risata, ndr). Poi aggiungo limatrice e generosa. Di lei mi piace il suo essere sempre sorridente e saper fare gruppo. Credo che anche questi aspetti ci accomunino».

SANGUINETI: «Attenzione che potrei toccare tasti dolenti, ma non lo faccio perché poi si offende. Quindi dico che è permalosa (ride anche lei, ndr), spericolata e soprattutto carismatica. Apprezzo che è una persona divertente. E’ un’ottima compagna di camera».

Come si batte il treno della squadra della Trek-Segafredo/SD Worx?

GUARISCHI: «Non l’ho ancora visto, ma onestamente non mi pongo questa domanda né per il loro treno né per quello di un’altra formazione. Il mio obiettivo è quello di far funzionare al meglio i nostri vagoni».

SANGUINETI: «Non ne ho idea, voglio scoprirlo nelle prossime gare. Al UAE Tour ho lavorato molto per Elisa e Gaia (Longo Borghini e Realini, ndr). Solo nell’ultima tappa abbiamo deciso nel finale con Slongo di buttarmi nella volata, ma non ho fatto attenzione a come era organizzata la SD-Worx».

Fra voi due chi è più forte in volata?

GUARISCHI: «Beh, sono più forte io (sorride, ndr)… ma siamo entrambe perdenti in una volata con altre velociste!».

SANGUINETI: «Ha ragione Barbara. Lei è più velocista di me».

Come e dove si affina la sintonia con la propria velocista?

GUARISCHI: «Conosco Lorena da poco, ma siamo sempre state in camera assieme negli ultimi tre mesi ed abbiamo approfondito la conoscenza. In pratica ho visto più lei di mia madre. Credo che il fuori-gara faccia tanto per fidarsi. Poi contano anche le piccole cose più in gara che in allenamento».

SANGUINETI: «Elisa ed io abbiamo la fortuna di essere amiche da tanto tempo, quindi c’è una fiducia vera a livello personale. Abitando molto distanti tra noi, la nostra armonia la perfezioniamo di gara in gara. Per dire, a Valencia sorridevamo assieme più che per la sua vittoria, quanto per il mio quarto posto finale ottenuto sullo slancio della tirata».

Pensavi di poter vincere così presto con Lorena/Elisa?

GUARISCHI: «Speravamo e volevamo vincere tutte e tre le tappe per velociste negli Emirati. Siamo andate là per creare sintonia e trovare una giusta misura. Onestamente me lo aspettavo di fare subito risultato».

SANGUINETI: «Sì, perché ci credevo tanto. Ero certa che le avrei tirato una volata perfetta. Avevo voglia di far vedere che eravamo tornate. Ci eravamo lasciate nel 2021 che Elisa aveva vinto l’ultima gara dell’anno con uno sprint che le avevo tirato al Women’s Tour con la maglia iridata appena conquistata. E ci siamo ripresentate alla Volta Valenciana allo stesso modo»

Quando ti sposti poi guardi sempre la volata?

GUARISCHI: «Dipende da come arrivo nel finale. Se sono distrutta non guardo nulla. Se invece la trenata è andata bene, allora tengo gli occhi sullo sprint. Perché se va tutto bene spesso si vince».

SANGUINETI: «Io guardo sempre la volata. Se poi so, come a Valencia con Elisa o al Mediterraneo proprio con Barbara, che la vinciamo allora me la godo tutta. Praticamente i miei occhi diventano telecamere fisse».

Barbara e Ilaria sono state spesso compagne di camera durante le gare con la nazionale
Barbara e Ilaria sono state spesso compagne di camera durante le gare con la nazionale
Nelle prossime volate in cui sarete fianco a fianco con i vostri treni, come ti comporterai con l’altra? Farete a spallate?

SANGUINETI: «C’è tanto rispetto fra di noi. Credo che forse qualche spallata senza cattiveria possa scapparci. Ma sì Baby, delle dolci spallate (ride, ndr)».

GUARISCHI: «Macché spallate. Ci rispettiamo a vicenda. Sappiamo quello che stiamo facendo e che siamo lì per lavorare, anche per cercare di vincere. Non ci saranno grandi problemi e mai ce ne sono stati. Insomma Yaya, niente spallate e solo abbracci (sorride, ndr)».

La SD Worx, un’altra opera d’arte del museo di Anversa

18.01.2023
6 min
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Nel 2023 il team numero uno al mondo sarà ancora più affamato. E’ lo slogan della voce narrante che ha accompagnato alcuni video durante la presentazione della SD Worx, trasmessa in diretta streaming esclusiva su bici.PRO ed avvenuta ieri pomeriggio in un contesto particolarmente suggestivo: il KMSKA Museum di Anversa, riaperto lo scorso 24 settembre dopo undici anni di chiusura per un ammodernamento costato cento milioni di euro.

L’azienda title sponsor, con sede proprio nella città fiamminga, ha scelto il museo più grande del Belgio per la miglior formazione del ranking UCI del 2022, un riconoscimento già ottenuto in passato in altre cinque occasioni. Tra i dipinti di Rubens lo staff tecnico e le atlete del team olandese hanno preso ulteriore ispirazione per trasformare in opere d’arte le corse che andranno ad affrontare nelle prossime settimane.

Wiebes e il suo treno

La libreria del museo è il salone in cui il pubblico presente insieme a quello da casa può conoscere meglio le ragazze. Ormai tutte le squadre – maschili e femminili – sono strutturate e suddivise per specialità o reparti. Il primo blocco è il cosiddetto sprint team. A formarlo sono Cecchini, Uneken assieme alle nuove arrivate Wiebes, Guarischi, Bredewold e Markus. Con loro c’è Danny Stam, il responsabile dei diesse. L’annuncio dell’altoparlante di chiusura del museo (in tre lingue) spezza le sue considerazioni, nell’ilarità generale.

Selfie di gruppo. Lo spirito della SD Worx è l’arma in più del team olandese (foto Facebook)
Selfie di gruppo. Lo spirito della SD Worx è l’arma in più del team olandese (foto Facebook)

«Guardando un po’ indietro – spiega Stam, con un sorriso per effetto del piccolo fuori programma – non abbiamo mai avuto una vera sprinter. Avevamo già atlete veloci ma che non erano completamente adatte per fare volate di gruppo. Abbiamo avuto l’opportunità di prendere Lorena, la velocista più forte in circolazione, e lo abbiamo fatto, colmando quindi quel terreno in cui eravamo scoperte. Questo è il treno che lavorerà per lei e siamo pronti a questa nuova sfida con un’arma in più. Elena conosce bene il nostro team, ha esperienza e mi aveva suggerito di prendere Barbara. Sarà importante avere due atlete come loro all’interno di questo treno».

«Esordirò allo UAE Tour – dice la campionessa europea Wiebes, incalzata dal moderatore – con l’intento di vincere subito. Qui mi sono già accorta che c’è buona armonia anche giù dalla bici, aspetto molto importante. L’obiettivo stagionale? Diventare più forte e conquistare più delle 23 vittorie del 2022 perché so che posso dare molto di più».

La SD Worx è sempre alla avanguardia nella comunicazione. Qui la regia della presentazione del team 2023
La SD Worx è sempre alla avanguardia nella comunicazione. Qui la regia della presentazione del team 2023

Spazio ciclocross

Le “papere” e i gavettoni che scorrono tra le immagini girate durante gli shooting fotografici anticipano un nuovo blocco. C’è spazio anche per il ciclocross, disciplina in cui brillano Vas e Schreiber (che si aggregherà al gruppo strada dal primo di marzo). Per l’ungherese e la lussemburghese ci saranno le indicazioni di Lars Boom, uno dei diesse, ex specialista del cross ed anche amante di musei d’arte.

«Innanzitutto – commenta Boom mentre si guarda attorno – è bellissimo trovarsi qua in mezzo a questi quadri. Quando sono via per le gare, sia quando correvo che ora, cerco sempre di andare a visitare i musei che sono vicini alle città. Tornando a noi, il 2022 è stato davvero un grande anno. Abbiamo vinto tante corse e siamo migliorati anche come staff. A Blanka e Marie cercherò di insegnare quello che ho imparato durante la mia carriera. Sono entrambe giovani e possono crescere tanto. La prima ha già corso su strada facendo buoni risultati, mentre la seconda ha solo 19 anni ed un grande potenziale per il futuro».

A marzo di quest’anno su Amazon uscirà il documentario della SD Worx al Tour 2022 (foto Facebook)
A marzo di quest’anno su Amazon uscirà il documentario della SD Worx al Tour 2022 (foto Facebook)

Gruppo scalatrici

Il dietro le quinte del documentario della SD Worx al Tour Femmes (che uscirà in Olanda a metà marzo) intervalla la presentazione del team. Il terzo blocco della SD Worx è quello per le gare a tappe e per le classiche delle Ardenne. Le capitane (in ordine crescente) si chiamano Shackley, Fisher-Black (che utilizzerà una bici con una livrea che richiamerà il suo titolo iridato U23) e Vollering. Ad accompagnare loro tre c’è l’immensa Anna Van der Breggen.

«Girare questo documentario è stato particolare – racconta la 32enne diesse, oro olimpico a Rio e mondiale nel 2018 e nel 2020 – cercavo di non voltarmi mai indietro, anche se mi sentivo osservata dalla telecamera. Per quanto riguarda le ragazze, sono contenta di loro. Demi è diventata più forte e ha scoperto se stessa. E’ arrivata seconda al Tour Femmes, che quest’anno sarà il nostro vero obiettivo (confermato dalla stessa Vollering, che ha messo nel mirino anche Amstel, Freccia Vallone e Liegi, ndr).

«Niamhcontinua Van der Breggen – ha vinto il mondiale U23 in Australia e penso che sia una piccola cosa fra le grandi che è in grado di fare. E’ solo all’inizio, ma sta facendo sempre meglio. Lei punterà al Giro (anche questo ribadito da Fisher-Black, ndr). Invece Anna ha fatto buoni risultati e farà ancora nuove esperienze (mentre Shackley afferma di non avere particolari mire di vittorie, ndr)».

Pavé e dintorni

Per l’ultimo blocco torna Danny Stam. Assente per indisponibilità Reusser, ci sono la futura mamma Blaak, Kopecky e Majerus, al decimo anno con il gruppo della SD Worx che vorrebbe una torta per festeggiare questo particolare compleanno.

Lotte Kopecky intervistata tra i quadri del KMSKA. Il museo di Anversa contiene 2.400 dipinti e 700 sculture
Lotte Kopecky intervistata tra i quadri del KMSKA. Il museo di Anversa contiene 2.400 dipinti e 700 sculture

«Christine – risponde Stam alla richiesta della campionessa lussemburghese – è una grande atleta ma specialmente una grande persona. Ci tengo a ringraziarla pubblicamente per tutte queste stagioni. Lei è senza dubbio uno degli elementi più importanti del nostro team. Spero che queste parole siano meglio della torta che chiedeva (Majerus annuisce ridendo, ndr).

«Chantal – conclude – sarà di supporto a noi, condividendo la sua esperienza, finché potrà farlo. Tornerà a correre nel 2024. Con Lotte invece puntiamo a vincere la Parigi-Roubaix. Va bene anche rivincere il Fiandre o altre corse come l’anno scorso, ma nel 2023 vogliamo restare il team numero uno al mondo, aggiungendo più successi e più prestigiosi».

SD Worx 2023 in diretta (esclusiva) su bici.PRO

17.01.2023
3 min
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Il gusto delle presentazioni in grande stile. Dopo aver avuto in esclusiva per l’Italia lo show della Jumbo Visma, ecco oggi le immagini della squadra numero uno al mondo per il 2022: la SD Worx. Lo squadrone femminile, che per il 2023 ha per giunta rinforzato la rosa con la campionessa europea Lorena Wiebes e l’azzurra Barbara Guarischi, si presenta ad Anversa, presso il KMSKA Museum, riaperto dopo un’imponente ristrutturazione lo scorso 24 settembre.

Una struttura storica e prestigiosa, con un allestimento dinamico e audace. Un dialogo costante fra antico e moderno, a rappresentare in qualche modo anche l’anima del ciclismo: classico per la sua storia antica, con un piede nel futuro per la scienza che lo sostiene. La più grande collezione delle Fiandre, un’importante raccolta di Rubens e da oggi anche le ragazze dello squadrone (in apertura, Lorena Wiebes, foto Getty Sport).

Numeri uno nel 2022

Squadrone per il ranking, per le atlete e per i tecnici che lo guidano. A tirare le file c’è Lars Boom, vecchia conoscenza del ciclismo professionistico e di bici.PRO. Accanto a lui, l’immensa Anna Van der Breggen e Danny Stam.

Il parco delle atlete è di primissimo piano, soltanto la Trek-Segafredo nel 2022 è riuscita a tenere loro testa, ma alla fine ha dovuto cedere sia pure di pochi punti. Lotte Kopecky. Demi Vollering. Elena Cecchini. Niam Fisher-Black. Christine Majerus. Marlene Reusser. Anna Shackley. Lonneke Uneken. Chantal Van den Broek. Kata Blanka Vas. Lorena Wiebes. Barbara Guarischi. Femke Markus. Mischa Bredewold.

Made in Specialized

L’equipaggiamento è di livello stellare: la rivalità con il team di Luca Guercilena inizia già dalle bici, dato che la SD Worx è il team ufficiale di Specialized. Creata anch’essa con il marchio americana, la nuova maglia fonde colori vivaci come arancione, rosa, viola e giallo, in un design simmetrico ed energico. Pantaloncini blu scuro, nel segno della classicità. Una divisa elegante e anche facile da individuare in gruppo: un dettaglio che non guasta.

«Questo è un kit – ha detto Fisher Black – che in strada ti giri a guardare. Mi piace molto la simmetria del disegno. I colori della maglia si abbinano perfettamente con i pantaloni blu scuro. Quindi penso che sia un design di successo».

Guarischi è pronta. Già assorbito lo spirito SD Worx

09.01.2023
6 min
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Se le motivazioni sono il sale della vita di uno sportivo, allora Barbara Guarischi ne ha usato più di un pizzico per condire ciò che voleva del proprio futuro. La sua carriera è stata tutt’altro che insipida, specialmente nell’ultima stagione con l’oro al Mediterraneo, il tricolore gravel e podi in pista, sinonimi di versatilità. Forse però le mancava ancora qualcosa per insaporirla ulteriormente. La nuova avventura alla SD Worx, iniziata ufficialmente da qualche settimana, appare come la ricetta giusta.

Conosciamo Guarischi da tanti anni e si capisce subito dal tono di voce un mix di serenità e determinazione maggiore rispetto al passato. Il passaggio alla corazzata olandese ha radici profonde più di quanto si possa immaginare, nato da una sorta di sfida con se stessa che doveva risolvere. Durante il ritiro a Denia, in Spagna, ci siamo fatti raccontare i suoi primi giorni con la SD Worx. Sensazioni, programmi, ruolo, Wiebes, compagne…

Barbara, com’è stato questo ultimo periodo?

Un po’ frenetico, ma stimolante. Ho sempre pensato che in inverno si gettino le basi per il resto della stagione. Pedalare al caldo serve tantissimo. Fino al 16 gennaio con la squadra staremo qui in ritiro. Poi tappa in Belgio per le visite mediche quindi ritornerò in Spagna il 22 gennaio e fino al 31 starò in ritiro con la nazionale strada. Perché il debutto a quel punto sarà dietro l’angolo.

Hai già una bozza del tuo calendario?

Sì. Niente europei pista e in dubbio la Nations Cup per sovrapposizioni di date, anche se potrei fare la prova a Il Cairo a marzo. Comunque ne parlerò con la squadra e Villa (il cittì della pista, ndr). Esordirò al UAE Tour (dal 9 al 12 febbraio, ndr). Poi campagna del Nord fino alla Roubaix. Farò un periodo di riposo assoluto e riprenderò con tre settimane di altura in Austria o a Livigno con alcune mie compagne. Dovrei disputare il Giro Donne. Quindi nuovamente altura e, speriamo, il mondiale. Il mio preparatore me lo ha inserito nella tabella indicativa però è ovvio che bisognerà vedere come starò, se sarò convocata e se il percorso sarà davvero adatto a ruote veloci o a caratteristiche simili alle mie.

Tu sei stata in tante formazioni forti. Come stai vivendo il trasferimento alla SD Worx rispetto a quelli del passato?

Credo che ogni cambio di squadra abbia il suo “perché” extra motivazionale. Qui la pressione è alta, ma me la sto dando da sola, non arriva dalla squadra. Essere nel team più forte al mondo è un grande stimolo. Negli ultimi anni mi sento molto maturata grazie alla vita e alla bici. Insomma, è uguale agli altri anni ma c’è qualcosa in più dietro…

Cosa intendi?

Nella primavera del 2022 non mi sentivo più bene. Non mi è mai piaciuto lamentarmi o accontentarmi. Sentivo che dovevo cambiare qualcosa e fare una scelta personale. Forse azzardata, ma che dovevo fare. Mi sono così assunta le mie responsabilità, mi sono rimessa in gioco e ho chiesto alla Movistar di essere liberata a fine stagione con ancora un anno di contratto, garantendo comunque la massima professionalità come ho sempre fatto. Non avevo nulla in mano, nessuno mi cercava perché nessuno sapeva. Ringrazio ancora tanto Sebastian ed Eusebio Unzue (i due general manager della Movistar, ndr) che hanno compreso la mia decisione.

Cosa è successo poi?

Durante un ritiro a metà stagione a Livigno mi stavo allenando con Elena e Chantal (rispettivamente Cecchini e Blaak, ndr) e ho confidato a loro che mi ero svincolata. Erano molto sorprese, mi hanno suggerito di fare una chiamata a Danny Stam (il diesse della SD Worx, ndr). Non ero per niente convinta ma l’ho fatto dopo qualche giorno. E abbiamo iniziato a trattare il passaggio. E loro due hanno aiutato il mio inserimento in squadra.

Se con Cecchini c’è un bel rapporto da tempo, invece a Blaak hai confidato anche che nel 2017 avevi pronosticato in anticipo la sua vittoria al mondiale?

Sì e si è messa a ridere (ci risponde divertita, ndr). Chantal mi è sempre piaciuta come atleta. Entrambe sappiamo leggere bene la corsa. Abbiamo affinità, benché lei sia più forte di me. E’ dotata di grande intelligenza, anche per come ha gestito la sua gravidanza uscendo in bici con noi. Adesso sta facendo da tramite tra noi e i dirigenti. Ad esempio, se dobbiamo lamentarci di qualcosa lo diciamo a lei che poi trova il modo giusto di dirlo ai nostri diesse (sorride, ndr).

E con Wiebes come sta andando?

Ci stiamo conoscendo. Siamo sempre state in camera assieme. Lorena è sempre disponibile e sorridente. Stiamo lavorando bene ed è molto semplice farlo con lei, anche nelle prove di volate in allenamento. Il UAE Tour sarà il primo momento in cui le faremo sotto pressione. Dobbiamo solo correre. C’è già buona armonia, anche se sappiamo che potremmo affrontare giorni più difficili ma non siamo spaventati.

San Francisco. Per Guarischi il training camp di novembre organizzato da Specialized è stato fondamentale (foto instagram)
San Francisco. Per Guarischi il training camp di novembre organizzato da Specialized è stato fondamentale (foto instagram)
E col resto della squadra invece?

Alla grande, meglio delle aspettative che avevo. E’ un ambiente molto professionale, ma anche molto sereno. Il training camp di novembre organizzato da Specialized a San Francisco è stato fondamentale per rafforzare l’unione del gruppo, così come mi hanno confermato le compagne che sono qui da più tempo. Laggiù ci siamo potute conoscere l’una con l’altra per quello che siamo veramente. Nelle uscite in bici sono rimasta impressionata dal potenziale della squadra. E pensate, finora ho tirato pochissimo perché tutte le ragazze non hanno paura di stare davanti.

Barbara Guarischi in questi primi giorni del 2023 ha già fissato gli obiettivi con la sua SD Worx?

Certo. Voglio essere utile alla causa della squadra. Visto che loro hanno creduto in me, voglio dimostrare di essere all’altezza. Vorrei dare il mio contributo a formare il treno per Lorena con più vagoni giusti per lei. Sappiamo che se faremo le cose come si devono, non avremo problemi a raccogliere risultati.