Crescioli e Martinez: dopo il Lunigiana percorsi diversi

14.12.2022
4 min
Salva

Il Giro della Lunigiana è una delle corse più importanti del calendario juniores, anche a livello internazionale. Da qui escono corridori che sono in grado di distinguersi in diversi modi: l’edizione 2021 ne è un esempio. L’anno scorso nei borghi tra la Toscana e la Liguria si è imposto il francese Martinez davanti al nostro Crescioli (in apertura, foto Instagram). Entrambi sono classe 2003, ma con due percorsi che da quel giorno si sono differenziati e non poco. 

Il francese è entrato nel team development della Groupama FDJ e dopo una sola stagione tra gli under 23 entrerà nel WorldTour dalla porta principale. L’italiano, invece, è passato alla Mastromarco ed il suo primo anno da under 23 si è concluso tra qualche difficoltà e la maturità. 

Giro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro Pinarello
Giro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro Pinarello

Lo stesso punto di partenza

Se si riavvolge il nastro a fine 2022 pare chiaro come i due ragazzi, che alla fine della breve corsa a tappe erano distanti solo 34 secondi, ora siano più lontani che mai.

«Avevo deciso di venire alla Mastromarco già prima del Lunigiana – racconta un frizzante Crescioli con il suo accento toscano – mi sembrava una buona squadra per passare under 23. Chiaramente la possibilità che ha avuto Martinez di passare con la continental di un team WorldTour gli ha permesso di avere un percorso di crescita più preciso. Negli under 23 con la Mastromarco il percorso di crescita c’è comunque, le corse di alto livello non mancano. Io quest’anno avevo anche la maturità da portare avanti e mi sono dovuto concentrare anche sulla scuola».

Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)
Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)

Prospettive differenti

La scuola, come detto da molti addetti ai lavori e dagli stessi tecnici che hanno a che fare con i ragazzi, è fondamentale. Risulteremmo incoerenti se dovessimo dire il contrario, ma se si guarda al calendario fatto da Martinez e da Crescioli emerge un fatto estremamente importante. Il ragazzino francese ha fatto il triplo, se non di più, delle corse a tappe rispetto al nostro Crescioli

«Le corse a tappe mi garbano molto – si riaggancia Ludovico con la sua parlantina contagiosa – ma ne ho fatte solamente due: il Lunigiana nel 2021 e il Valle d’Aosta quest’anno con la nazionale. Per migliorare e per crescere servirebbe una migliore costanza di gare, nel 2023 farò il Giro d’Italia U23 ma poi finisce lì. Ripeto, non è nemmeno una questione di squadra, in Italia è proprio il calendario che scarseggia di queste gare. Non è un caso che alcuni junior italiani stiano andando all’estero a crescere. Lenny (Martinez, ndr) quando l’ho rivisto al Giro della Valle d’Aosta ho notato dei grandi miglioramenti, si vede che ha fatto un percorso diverso, c’è un programma differente alle spalle».

Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)
Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)

Il calendario 

Nel panorama italiano sono poche le squadre che si affacciano oltre confine con continuità, per un fatto di budget e per la filosofia stessa alle spalle dei team.

«Il calendario italiano – riprende Crescioli – è ricco di corse importanti come il Piva, il Belvedere, la Ruota d’Oro… E’ chiaro che sono gare di un giorno, se uno vuole dilettarsi in qualche corsa a tappe non ha possibilità. Io quest’anno qualche gara internazionale l’ho fatta. E nel 2023, dove riuscirò a concentrarmi solo sul ciclismo, ne potrò aggiungere delle altre. Il percorso di crescita tra me e Martinez è differente, ma non è detto che il mio sia meno valido. Ho visto che con più costanza nelle corse e negli allenamenti, cosa avuta solamente a maturità conclusa, riesco a crescere e migliorare. Il 2023 sarà un anno importante per me e voglio farlo al meglio. Anche il mio obiettivo è diventare un professionista, e farò del mio meglio per riuscirci».

Arriva il Lunigiana: l’ultima volta vinse il piccolo Martinez

24.08.2022
5 min
Salva

Meno di dieci giorni al Giro della Lunigiana e il vincitore uscente, il francese Lenny Martinez, in questi giorni è impegnato al Tour de l’Avenir. La vittoria 2021 nella corsa ligure, ottenuta davanti a Crescioli e Pinarello, lo ha fatto conoscere bene al pubblico italiano. Le prove di quest’anno nelle classiche venete di aprile fra gli under 23, poi al Tour of the Alps, al Giro d’Italia U23 e la vittoria al Valle d’Aosta hanno meglio definito il suo spessore. Come i suoi compagni della Conti Groupama-FDJ, anche Lenny ha vissuto e sta ancora vivendo un 2022 di altissimo livello, che culminerà con il passaggio già annunciato di tutto il blocco nelle file del team WorldTour.

Eravamo curiosi però di sapere quali ricordi abbia del Lunigiana e così, approfittando di una tappa finita presto nella corsa francese (in apertura, foto DirectVelo), abbiamo bussato alla sua porta. Ieri infatti si è corsa la cronosquadre, da oggi invece si comincia a salire. Martinez prese la maglia di leader il giorno di Fosdinovo (2ª tappa) difendendola poi sino alla fine.

Sapevi dall’inizio dell’anno che avresti corso il Giro della Lunigiana?

No, non lo sapevo. Mi fu detto dal tecnico della nazionale durante la stagione, poco prima della gara.

Arrivasti in Italia come leader della tua nazionale?

Ero il leader designato, ma anche Brieuc Rolland e Nicolas Rousset Favier hanno potuto giocare le lo carte, soprattutto nelle prime tappe. E tanto meglio che sia stato così, perché siamo riusciti a prendere la maglia verde di leader nella prima tappa a La Spezia e gestire la corsa è stato più facile.

Anche a Tour de l’Avenir i gradi sulle spalle di Gregoire e Martinez, 3° e 5° da sinistra (foto DirectVelo)
Anche a Tour de l’Avenir i gradi sulle spalle di Gregoire e Martinez, 3° e 5° da sinistra (foto DirectVelo)
Tu prendesti la maglia a Fosdinovo, arrivando quinto, nel giorno della vittoria di Oioli.

Quel giorno la maglia di leader era in squadra, ma non sulle mie spalle. Mi sentivo bene e sono riuscito ad andare via da solo sulla salita finale e così ho preso la maglia di leader. Penso sia stata anche una cosa buona per affrontare le tappe successive in una posizione di vantaggio. Sapevo che i più forti mi avrebbero attaccato, però mi sentivo solido per difendermi.

Cosa ricordi di quel giorno?

Ho provato a guadagnare proprio sugli altri favoriti, muovendomi sull’ultima salita e cercando di mantenere il vantaggio fino al traguardo. Puntavo chiaramente alla classifica generale, che ci fosse davanti una fuga non cambiava niente.

Quest’anno Martinez è tornato in Italia per il Giro (3° posto) e per il Valle d’Aosta (nella foto) che ha vinto
Quest’anno Martinez è tornato in Italia per il Giro (3° posto) e per il Valle d’Aosta (nella foto) che ha vinto
Il Lunigana ha arricchito il tuo bagaglio tecnico?

Mi sembra che sia stata la corsa a tappe più lunga che abbia fatto da junior. Ho imparato a gestire la corsa da leader con una squadra che mi supportava. Queste sono anche gare di apprendimento per gli anni successivi.

Quindi sei tornato a casa con dei bei ricordi?

Sì, ho amato il Giro della Lunigiana. C’era molto entusiasmo attorno alla corsa, una grande organizzazione. Per me è stata la corsa a tappe più bella dell’anno. E poi è stata anche la mia prima vittoria in una classifica generale, non la dimenticherò. E’ sempre bello venire in Italia e tornare in Francia con la vittoria. Anche il Val d’Aosta mi ha lasciato ottimi ricordi (sorride, ndr). Per me, la squadra e la mia famiglia…

L’Avenir è iniziato con un prologo a squadre (1ª Olanda) e ieri ha proposto un’altra cronosquadre (foto DirectVelo)
L’Avenir è iniziato con un prologo a squadre (1ª Olanda) e ieri ha proposto un’altra cronosquadre (foto DirectVelo)
Sei sorpreso di passare già professionista?

Sì e no. Mi sono reso conto di avere un buon livello in salita, ma mi sarebbe piaciuto mettermi alla prova ancora un po’ nella continental. In fondo, ero convinto di arrivare abbastanza presto nel WorldTour, ma da lì a farlo è stato molto diverso. Anche se avevo già avuto contatti con altre squadre, appena arrivato fra gli U23.

Qual è il tuo obiettivo al Tour de l’Avenir?

Il miglior risultato possibile. La vittoria, ovviamente. Ma se ciò non fosse possibile, un podio mi soddisferebbe. A patto di essere battuto da corridori più forti e aver potuto fare la mia corsa.

Dal Giro al Valle d’Aosta, i ragazzi di Gannat non sbagliano più

17.07.2022
6 min
Salva

Non appena scatta la Marsigliese Lenny Martinez posa a terra il premio e porta la mano sul petto. Il giovane francese ha vinto il Giro della Valle d’Aosta. Stavolta sulla sua strada non ha trovato nessun Leo Hayter. Stavolta la squadra di Jerome Gannat ha corso alla perfezione (foto in apertura di Alexis Courthoud).

E lo ha fatto soprattutto oggi verso Cervinia. Una gestione della corsa degna di una WorldTour. La fuga tenuta nella mira, un occhio totale della corsa e nel finale un ritmo regolare in salita. Tutti uniti, tutti compatti.

Raccani e Calzoni: bravi

Si pensava che dopo la bella rimonta di ieri di Simone Raccani nella scalata finale, l’azzurro potesse provarci. Potesse sferrare un attacco. Ma vista la fatica e la durezza di questi cinque giorni valdostani il corridore della Zalf Euromobil Desirée Fior ci ha confessato che era meglio difendere il podio.

Come a dire: meglio non svegliare il can che dorme.

Anche perché davanti c’era il bravo e coraggioso Walter Calzoni. Il bresciano della Delio Gallina – Ecotek Lucchini Colosio, che vestiva per l’occasione i colori della nazionale, era nella fuga buona. Verso Cervinia era rimasto solo con l’inglese Oscar Onley. Peccato che ai quattro chilometri dall’arrivo il corridore della Development Team Dsm lo ha staccato.

«Ho dato tutto – ha detto Calzoni – ma sull’ultimo cambio di ritmo proprio non ce l’ho fatta. Non so a quante pedalate e con quanti watt salivo, io non ho né potenziometro, né conta pedalate. So che mediamente usavo un 39×17-19 a seconda dei tratti e non appena la strada è spianata un po’ nel finale ho messo il 53, ma non è bastato».

Lenny Martinez (classe 2003) festeggia. Il Valle d’Aosta è suo. Il francese che ci riuscì prima di lui fu Pinot nel 2009. A sinistra, Thompson
Martinez (classe 2003) festeggia. Il Valle d’Aosta è suo. Il francese che ci riuscì prima di lui fu Pinot nel 2009.

Passeggiata Martinez

Calzoni e Onley arrivano davvero provati. Chi invece arriva sereno e tranquillo è Lenny Martinez. E con lui Reuben Thompson. Ridono, si abbracciano. La maglia gialla alza le braccia sulla linea d’arrivo.

«Una passeggiata oggi», lo incalziamo. Con grande onestà, senza fare lo sbruffone, non dice di sì, ma china il capo come a dire: «Sì è stato facile. Abbiamo controllato».

Eppure voci dirette dal gruppo dicono che quando si è spostato Pickering, oggi stakanovista in testa al gruppo, Lenny dicesse a Germani: «Più forte. Andiamo, andiamo…». 

Gannat, il diesse, e forse Germani stesso, lo hanno tenuto a bada. «Ieri – dice Gannat – non ero io sulla loro bici e non so quanto abbiano controllato, ma so che non bisognava assolutamente aggiungere altro vantaggio. Andava bene così.

«Abbiamo rivisto dai dati che Raccani ha ripreso 1’08” nell’ultima salita, ma non c’era bisogno di fare di più una volta rimasti da soli. Volevamo attaccare prima dell’ultima salita e lo abbiamo fatto un po’ dopo con Thompson. Martinez, si ricordava di quanto successo nella terza tappa del “baby Giro” e quindi non ha voluto esagerare».

Jerome Gannat è il direttore sportivo dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj
Jerome Gannat è il direttore sportivo dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj

Gannat da WorldTour

E proprio Gannat ci ha raccontato della gestione di questa tappa, ma se vogliamo di questo intero Valle d’Aosta. Nelle prime frazioni ha lasciato un po’ di spazio anche agli altri ragazzi, poi con l’arrivo dei tapponi finali spazio agli scalatori puri. E massima concentrazione sulla classifica generale.

«Anche oggi abbiamo controllato – spiega Gannat – Non volevamo che andasse via una fuga pericolosa. Non abbiamo fatto aumentare troppo il vantaggio e solo quando sono iniziate le salite finali ed eravamo al sicuro, abbiamo mollato un po’. All’inizio dovevano lavorare Paleni e Pickering, ma sono andati oltre. Poi nel finale poteva attaccare chiunque e noi dovevamo essere pronti. Non dovevamo correre alcun rischio».

E infatti dal Saint Pantaleon in poi il distacco della fuga è aumentato. Ma a quel punto il percorso non nascondeva più insidie come vento, fondovalle, strappi. C’era solo salita e discesa e con gli uomini che aveva Gannat tutto era più facile.

Un’azione e una gestione una tattica degna del team WorldTour, da parte della Groupama-Fdj

Il grande caldo ha caratterizzato l’edizione numero 58 del Valle d’Aosta. Anche oggi più di 35° nel fondovalle (foto Alexis Courthoud)
Il grande caldo ha caratterizzato l’edizione numero 58 del Valle d’Aosta. Anche oggi più di 35° nel fondovalle (foto Alexis Courthoud)

Lezione Giro U23?

Dal Giro d’Italia U23 al Valle d’Aosta si è visto un bel cambiamento. I francesi erano stati accusati di aver sprecato molto nella corsa rosa, di aver corso alla garibaldina… Una piccola lezione?

«Sì e no – ribatte Gannat – Io non credo che al Giro abbiamo corso male. Semplicemente sulla nostra strada abbiamo incontrato un Leo Hayter superiore. E poi bisogna considerare il percorso. Qui avevamo cinque tappe dure di montagna, al Giro solo due. Nonostante tutto abbiamo cercato di essere molto aggressivi».

Però il giorno dell’attacco di squadra verso Peveragno potevano cercare alleanze. Qualcuno lo avrebbero trovato pronto a dargli una mano. 

«Alleanze? I miei alleati sono i miei corridori».

Germani come Van Aert

I suoi corridori sono alleati nel bene e nel “male”. Proprio Martinez, per esempio, ieri era finito un po’ in coda al gruppo e subito era scattata la bagarre. Ma Lorenzo Germani in particolare aveva tolto le castagne dal fuoco. E visto come va, visto quanto tira e che sa anche vincere scatta il paragone con Van Aert.

«Lorenzo come Wout Van Aert? Eh – ride Gannat – Sì, sì, in effetti ci può stare. Per me Lorenzo è un riferimento in corsa. Legge la gara, sa stare in gruppo, ha i tempi giusti. Quest’anno ha fatto un grande salto, anche fisicamente è cresciuto molto. E’ un atleta molto prezioso per la Groupama-Fdj. E ha già una buona esperienza internazionale. E’ una priorità per noi».

«In generale dico che non bisogna dimenticare che siamo una squadra di formazione, di crescita dei ragazzi. Gestire le fughe, valutare i tempi… fa parte del lavoro della nostra squadra. E oggi per esempio devo dire che sono stati perfetti».

«Ieri invece – conclude Gannat – un piccolo errore lasciando partire un grande gruppo di 25 corridori. Dovevamo chiudere prima e avremmo speso meno. L’obiettivo in questo Valle d’Aosta è sempre stata la classifica generale. Ed è un obiettivo che abbiamo raggiunto».

Fdj in parata, ma l’Italia resiste con Raccani (e un buon Frigo)

16.07.2022
6 min
Salva

Riunione all’ombra sulle sedioline da campeggio per gli azzurri di Marino Amadori, questa mattina a Pont Saint Martin. Il cittì ha dato ai ragazzi poche ma chiare indicazioni: correre compatti e tenere il più possibile “i due Fdj”. E “quei due”, Reuben Thompson e Lenny Martinez, ieri sera pensavano a come avrebbero esultato sull’arrivo di Coumarial, tanto erano “certi” della vittoria. Tuttavia non hanno ucciso la corsa del tutto. Dietro di loro ci sono stati due ragazzi italiani, Simone Raccani e Marco Frigo.

I due Groupama-Fdj alla vigilia del tappone pensavano anche a come avrebbero attaccato. Solo Lorenzo Germani, che doveva tirare, badava al concreto.

Prima del via il ciociaro ci aveva detto: «Basta solo che non ci sia qualche fuga difficile da controllare. Per il resto siamo tranquilli. Guarda Reuben – scherzava il campione italiano – quando lui vede le tappe così, che fanno su e giù, è contento. Si gasa».

Fdj sotto controllo

Il caldo morde anche oggi le valli e i passi del Giro della Valle d’Aosta, ma la sensazione è che ci sia un pizzico in meno di afa. A compensare le fatiche però, c’erano i tanti chilometri, 173, e il tantissimo dislivello, 4.600 metri.

Tutti temevano che la squadra francese potesse distruggere tutto, in realtà anche loro l’hanno presa con le pinze. Sì, hanno vinto. Sono arrivati in parata, ma forse qualche scoria della tappa di Santa Caterina al Giro U23 era rimasta.

Gannat, il loro diesse, li ha fatti scattare solo nel finale. O quantomeno quando non c’erano più insidiosi fondovalle da dover gestire, come la Valtellina al Giro appunto. E nella salita finale una volta rimasti soli hanno controllato. Non volevano assolutamente saltare stavolta. La sensazione almeno era questa.

Però Raccani

In tutto ciò Simone Raccani e Marco Frigo si sono difesi benone. Entrambi hanno dato l’anima.

Il corridore della Zalf Desirée Fior , per l’occasione in azzurro, ha dimostrato che quel posto in classifica, il terzo, non era stato affatto una casualità.

Quando taglia il traguardo ha la bocca spalancata e la maglia aperta. Non mette il piede a terra ma continua a girare disegnando dei cerchi con la bici. Chissà il cuore fin dove era arrivato e quanto premeva l’acido lattico dentro quei quadricipiti per non fermarsi subito.

«Sull’ultima salita ho preso il mio ritmo e sono venuto su del mio passo, dando tutto – dice Raccani dopo il traguardo – Dopo una tappa di 173 chilometri e con questo caldo sapevo che era un attimo dal sentirsi bene o male e viceversa».

Per Simone Raccani (classe 2001) un’ottima prestazione verso Coumarial: terzo a 43″ da Thompson
Per Simone Raccani (classe 2001) un’ottima prestazione verso Coumarial: terzo a 43″ da Thompson

Sognare è lecito

Raccani non solo ha mitigato le distanze da Martinez e Thompson, ma ha anche rimontato diversi avverasi che erano davanti con i due Fdj in precedenza. 

«Ho sofferto il cambio di ritmo sulla penultima salita – racconta Raccani – e infatti devo dire grazie ai ragazzi che nel finale mi hanno aiutato a prendere la salita nel miglior modo possibile. Hanno tirato, mi hanno tenuto coperto. Poi è toccata a me».

Ma la corsa finisce domani a Cervinia e sognare è lecito. E’ lecito perché all’inizio della scalata finale, il distacco dai leader era sul minuto, forse appena meno. Ma all’arrivo il cronometro ha segnato 43” di ritardo per Raccani. Una quindicina secondi che danno speranza. E sui quali vale la pena riflettere.

Raccani ha spinto a tutta. Ma anche Lenny e Reuben non sono andati piano. Sì, forse hanno controllato in alcuni momenti ma, dice Thompson: «Non abbiamo controllato, abbiamo cercato di non saltare, perché comunque per staccare Onley e Berhe Hagos, abbiamo fatto dei grandi fuori giri».

E questo non fa che aumentare l’importanza dell’azione di Raccani. «Penso di essere salito bene – riprende Raccani – Ho recuperato parecchi secondi ai primi. Purtroppo non sono riuscito a riprenderli però… Sì, il Valle d’Aosta finisce domani: bisogna correre a tutta, bisogna osservarli e vediamo come andrà. Restano loro quelli da battere.

«Dopo un Giro under 23 sottotono sono venuto qui per riscattarmi. Sapevo di stare bene, ma non credevo di ritrovarmi questa condizione addosso. Sono davvero contento e darò tutto per concludere la gara nel miglior modo possibile».

In fuga anche Giulio Pellizzari (in coda) per difendere la maglia a pois (foto Alexis Courthoud)
In fuga anche Giulio Pellizzari (in coda) per difendere la maglia a pois (foto Alexis Courthoud)

Riecco Frigo

Ma le buone notizie non finiscono qui. Marco Frigo l’ultima volta che lo avevamo visto era “a spasso” al Giro d’Italia U23. Era venuto a salutare i suoi compagni della Israel Cycling Academy e lui aveva un braccio rotto, dopo la caduta al Giro dell’Appennino. 

La sua grinta e la sua serietà non erano venute meno neanche in quei giorni. Pedalava sulla bici da crono perché gli consentiva di non gravare sul polso.

«Volevo fare l’italiano a crono – racconta Frigo – ma non è stato possibile. L’istante dopo aver preso la decisione di non farlo, ho prenotato un alloggio al Pordoi per fare l’altura. Mi sono allenato, ho ricostruito una buona base, ho cercato di fare volume. E per questo sono contento di essere qui adesso.

«Non è andata male. E’ stata una bella tappa. Ho reagito bene, meglio di quanto pensassi. Va già bene così per me questo Valle d’Aosta, visti i pochi giorni di allenamento che ho nelle gambe».

Marco Frigo (classe 2000) è arrivato quinto, ma in netta ripresa dopo l’infortunio all’Appennino
Marco Frigo (classe 2000) è arrivato quinto, ma in netta ripresa dopo l’infortunio all’Appennino

Verso l’Avenir

E questo “non cambio” di ritmo ce lo ha avuto anche Frigo. Anche lui, come Raccani, ha pagato l’attacco violento nella penultima salita. 

«Ho perso quei trenta secondi, poi tutto sommato li ho tenuti bene fino ai tre, quattro chilometri dall’arrivo. A quel punto un po’ ho pagato dazio. Stasera sarà importante riposare bene e poi vediamo come starà il fisico domani».

Frigo forse è l’italiano con le spalle più grosse. Il prossimo anno passerà nel team WolrdTour della Israel e ha già una certa esperienza internazionale. Era con la nazionale di Amadori sia all’Avenir che al mondiale di Baroncini.  Potrebbe essere lui la nostra carta proprio per l’Avenir. E la via passa dal Valle d’Aosta.

Riecco Martinez, pronto a prendersi il Val d’Aosta

15.07.2022
5 min
Salva

La terza tappa del Giro della Valle d’Aosta doveva essere, ed è stata, lo spartiacque tra la gara aperta a tutti e quella che introduce “all’inferno”. Le ultime due frazioni infatti sono assolutamente per scalatori. E scalatori puri possibilmente. Uno fra tutti: Lenny Martinez.

La Aosta-Aosta, sotto un sole martellante, va al francese Alex Baudin, della Tudor Pro Cycling, la combriccola di Fabian Cancellara. Bravo, coraggioso, abile nella guida nelle strette strade finali.

Dal Giro…

Bravo Baudin, ma il padrone della corsa è ancora Lenny Martinez. Il giovane francese arriva con il gruppo. Oggi la sua squadra ha controllato. Ancora una volta il più prezioso in fase di avvio è stato il neotricolore Lorenzo Germani.

Lenny è arrivato in gruppo con il segno del sudore sui pantaloncini, ma anche con una freschezza e una lucidità che ci hanno colpito.

«Se vogliamo parlare – ci ha detto Martinez – okay, ma vi prego solo di andare all’ombra».

Gli altri man mano si sdraiavano sotto al mega tendone in piazza Chanoux.

In una viuzza più fresca, con Martinez riprendiamo il filo proprio dal Giro d’Italia U23. Solo tre settimane fa era a Pinerolo e poi cosa ha fatto?

«Per alcuni giorni ho staccato del tutto – spiega Lenny – riposo totale: un po’ di piscina, relax, mi sono abbronzato! Tanto Netflix. Poi sono stato a Besancon (sede della Groupama-Fdj, ndr) con alcuni dei ragazzi per andare al campionato nazionale. Poi ancora, abbiamo ripreso, ma con delle uscite davvero tranquille».

«E sì, credo proprio che il riposo mi abbia fatto bene. Sono ripartito benone». E non è un caso che Lenny abbia subito ritrovato ottime sensazioni e fatto ancora buone prestazioni.

«Buone prestazioni sì, ma credetemi è dura, specie con questo caldo. Ma ho lavorato per questo. E l’estate è lunga». 

VdA nel mirino

Il francese si tiene stretta la maglia gialla. Già a Pinerolo, dove era finito il Giro, pensava al Valle d’Aosta. Sapeva che questa corsa così importante poteva essere perfetta per lui.

«Quando abbiamo ripreso a fare di più – dice Martinez – non siamo andati in altura, non l’ho mai fatta ancora. 

«Siamo venuti direttamente qui in Valle d’Aosta. Sono già diversi giorni che alloggiamo nello stesso hotel. E ne abbiamo approfittato per vedere tutte le tappe di questa gara».

Martinez vorrebbe pedalare un po’. Vorrebbe defaticarsi. «Giusto cinque minuti», chiede. Ma il responsabile della corsa è impassibile e lo porta nel tendone con gli altri.

Alex Baudin (Classe 2001) arriva in solitaria ad Aosta (foto Alexis Courthoud)
Alex Baudin (Classe 2001) arriva in solitaria ad Aosta (foto Alexis Courthoud)

Salite sì, distanza no

Lenny dice che le tappe di questa corsa sono tutte belle, tutte dure. Soprattutto le ultime due.

«Mi preoccupa un po’ quella di domani (Coumarial, ndr) – dice – perché è dura e molto lunga. E io sono al primo anno».

Bellissima questa risposta. Gli facciamo notare che al Giro U23 nel giorno di Santa Caterina Valfurva però ha fatto una “bella” esperienza e che magari ha preso le misure con certe distanze.

Quel giorno aveva dominato fino all’ultima ora di corsa poi era crollato. E infatti Lenny storce il capo e ribatte: «Su certe distanze faccio ancora fatica».

Probabilmente con la squadra cercheranno di correre in difesa. Rispetto al Giro hanno la maglia, hanno già una tappa nel sacco e il secondo in classifica è  Reuben Thompson, campione uscente, ma anche compagno di squadra. Tutt’altra situazione tattica rispetto al Giro.

Milesi coriaceo

Intanto sotto il tendone si radunano un po’ tutti. I cinque della fuga si scambiano pacche sulle spalle a vicenda. Gloag, uno dei più accreditati, è il primo a complimentarsi con Baudin e con Lorenzo Milesi.

«Vado forte da un po’? Sì, ma quel che conta è vincere – dice Lorenzo un po’ deluso – Forse oggi ho pagato anche un po’ lo sforzo di ieri. Anche ieri infatti ero andato in fuga, ma sapevo che se dovevo fare qualcosa era in questi due giorni. Il primo e gli ultimi due sono troppo duri per me. E così ho dato il tutto e per tutto».

«Conoscevo il finale e quella rotatoria, dove gli altri sono andati dritti l’ho fatta bene, perché nei giorni prima l’avevo sbagliata anche io!».

E con quella manovra per pochissimo Milesi, che stava rincorrendo, non riusciva a riprendere anche Baudin.

«Sono rimasto un po’ sorpreso – conclude Milesi – dall’attacco di Baudin sul primo degli ultimi due strappi, ma credo che non sarebbe cambiato molto. Non sarebbero cambiate le cose, sia che non fossi rimasto sorpreso, sia che lo avessi ripreso dopo la rotatoria. La gamba non era super, ma come ho detto forse ho speso troppo ieri».

Rapporti liberi per gli juniores, un passaggio da gestire

09.07.2022
6 min
Salva

Il mondo degli juniores si fa domande, da quando l’UCI ha abolito la limitazione dei rapporti. In realtà la novità, in vigore dal prossimo primo gennaio, è stata fatta passare fra le righe ed elimina il vincolo ai 7,93 metri per pedalata (52×14) con cui si era inteso tutelare la prima categoria internazionale del ciclismo. Certe cose non accadono mai per caso. E se già i francesi avevano eliminato il vincolo, essendo francese anche il presidente dell’UCI, evidentemente l’idea era allo studio da tempo.

Di fronte a scelte di questo tipo si possono avere due atteggiamenti. Attaccarsi alla memoria e sparare a chiunque si avvicini, come il giapponese sull’isola convinto che la guerra non sia mai finita. Oppure cercare il modo più intelligente per convivere con la novità, alla quale bisognava opporsi evidentemente prima e in altre sedi.

Lorenzo Giordani al Giro della Lunigiana 2021, gara juniores, alla verifica dei rapporti
Lorenzo Giordani al Giro della Lunigiana 2021, gara juniores, alla verifica dei rapporti

Martinez e i pro’

E’ chiaro, come ha dimostrato l’esperienza di Lenny Martinez al Tour of the Alps, che se un under 23 di primo anno viene portato tra i pro’ e fino a 4 mesi prima ha pedalato con il 52×14, l’impatto sarà devastante. Il francesino però, come tutti i suoi connazionali, si è sempre allenato e corso le prove nazionali senza alcun limite, per cui si è adattato alla svelta. E dato che l’accesso alle corse dei professionisti avviene ormai stabilmente a 18 anni nelle continental, si è pensato probabilmente di metterci una pezza togliendo il limite.

Questa potrebbe essere una spiegazione. Un’altra ipotesi l’ha fornita Christian Schrot, tecnico della Auto Eder (team U19 della Bora-Hansgrohe), secondo cui dietro potrebbe esserci anche il fastidio per le case produttrici nel dover realizzare pacchi pignoni con il 14 come ingranaggio minimo. Considerato che anche il passaggio di massa al freno a disco è avvenuto probabilmente per le esigenze di aziende sponsor dell’UCI che su questo fronte avevano investito prima di altre, non ci stupiremmo neppure di questa seconda lettura.

Tour of the Alps 2022, Lenny Martinez a suo agio tra i pro’, ha ottenuto anche qualche bel piazzamento
Tour of the Alps 2022, Lenny Martinez a suo agio tra i pro’, ha ottenuto anche qualche bel piazzamento

Trovare una soluzione

Sta di fatto che da gennaio gli juniores correranno con i rapporti dei pro’, mentre parrebbe intatta la norma per cui gli allievi dovranno continuare con il loro 52×16 (6,94 metri per pedalata). Volendo capire il punto di vista di un preparatore, abbiamo fatto tappa da Adriano Malori, che allena i ragazzi del Cycling Team Nial Nizzoli di Fosdondo (Reggio Emilia), ma siamo pronti per allargare il discorso a quanto vorranno offrire il loro contributo. Dopo una prima fase in cui ha accolto la modifica con parole assai poco gentili, l’emiliano ha cominciato a ragionarci.

«Secondo me resta una boiata – dice sorridendo – ma d’altra parte non è sbagliato dare ai ragazzi la possibilità di adattarsi a quello che troveranno nelle continental, dove di fatto corrono tra i pro’. Avrei scelto la via di mezzo. Avrei concesso il 53 e lasciato il 14. Oppure avrei salvaguardato i primi anni. Di certo non è pensabile confidare nel buon senso di chi li gestisce. Parliamo di fisici spesso molto acerbi, con il rischio di danni alla muscolatura, alle articolazioni e ai tendini. Mi aspetto che facciano le crono con il 58×11…».

Controllo dei rapporti per le azzurre al via dei mondiali di Leuven. Dal 2023 un passaggio in meno
Controllo dei rapporti per le azzurre al via dei mondiali di Leuven. Dal 2023 un passaggio in meno
E’ così evidente che alcuni siano ancora immaturi fisicamente?

Ce ne sono alcuni che devono formarsi e altri più fisicati che a questo punto faranno quel che vogliono. Ci sono ragazzini con le spalline basse, che ancora devono farsi. Penso allo stesso Mattia Cattaneo, con cui ho avuto l’onore di correre. Negli under 23 era filiforme, non era ancora formato. Ha iniziato a costruirsi muscolarmente alla Androni e adesso fa parte dell’elite mondiale. Quando sei così esile, il fisico non è pronto e te ne accorgi perché ad esempio hanno problemi alle ginocchia.

Secondo il tecnico della Auto Eder questo passaggio aumenterà le differenze tra forti e deboli.

Sicuro. Uno che fisicamente è già formato mette il 53×11 e stacca in pianura il ragazzino di 50 chili che ha bisogno di crescere. Utilizzare un rapporto non adatto alla tua età però è come andare in palestra e pretendere di sollevare i carichi dei professionisti. Il risultato è che tanti ragazzini rischiano di smettere prima di essersi formati.

Cambierà di riflesso anche la preparazione degli allievi? Foto alla partenza della Coppa d’Oro
Cambierà di riflesso anche la preparazione degli allievi? Foto alla partenza della Coppa d’Oro
Dici che non ci hanno pensato?

Non so se l’UCI abbia in mente di riscrivere le categorie, portando il ciclismo nella scia del calcio e di tutti gli altri sport professionistici, in cui a 17 anni sei lì a giocare contro i grandi campioni. Vedo la scomparsa della categoria U23 in quanto tale, che magari rimarrà riservata alle gare titolate, come europei, mondiali e Coppa delle Nazioni. Di sicuro togliere l’agilità “forzata” agli juniores rischia di produrre dei nuovi Gontchar (il pro’ ucraino rinomato per l’abuso di lunghi rapporti, ndr) o dei nuovi Malori. Anche io da piccolino ero abituato ad andare duro, pensate se avessi avuto il 53×11 da junior…

Ma la regola per ora non la cambi. E allora come si fa a conviverci?

L’unica cosa è farli allenare da allievi un paio di volte a settimana con il 52×12. La palestra va bene fino a un certo punto, perché i veri watt li fai in bici. E comunque non puoi costringerli a sollevare dei pesi eccessivi, perché sarebbe contro natura. Se invece da metà anno alleni quelli che devono passare juniores con il 52×12, forse iniziano ad abituarsi.

E così però metti mano anche negli allievi.

Sarà inevitabile. Si crea un problema piramidale al contrario, è una cosa bestiale. Si va verso carriere per forza più brevi, se iniziano con certi carichi a 17 anni. Quello che non condivido è che si lamentano tanto delle precocità e poi fanno norme del genere. A meno che non si voglia creare una generazione di corridori subito spettacolari, avendo visto questa infornata di ragazzini fortissimi. Così si elimina la categoria degli U23 e si gareggia subito al top.

Il primo Malori abusava dei rapportoni: buoni per vincere da U23, limitanti fra i pro’
Il primo Malori abusava dei rapportoni: buoni per vincere da U23, limitanti fra i pro’
E’ anche vero che all’estero è sempre stato così…

L’anomalia italiana è evidente. Come è evidente una cosa che ha detto Moreno Moser in telecronaca, mi piace come commenta. Ha detto che giovani come Evenepoel e Pogacar hanno avuto la fortuna di non doversi confrontare con i campioni che c’erano prima di loro, perché il Covid li ha danneggiati più di quanto abbia fatto con i giovani. E’ mancato lo scontro generazionale. Il miglior Ganna non si è mai scontrato con il miglior Dennis, perché il 2020 ha riscritto la storia.

Quindi si costruisce il futuro sulla base di un’anomalia?

Questa è la sensazione, staremo a vedere. Intanto però c’è da ragionare su come allinearsi a questa nuova regola.

Nei pensieri di Martinez. Il più piccolo sul podio del Giro U23

20.06.2022
4 min
Salva

E’ stato quasi messo a processo Lenny Martinez per non aver vinto. Il francese era il super favorito a detta dei tecnici e alla fine ha concluso il Giro d’Italia U23 “solo” in terza posizione.

Eppure ci si dimentica che stiamo parlando di un ragazzo di primo anno. Un corridore che fino a pochi mesi fa in corsa girava il 52×14 e ora è uno dei leader della continental della Groupama-Fdj.

Lenny Martinez a tutta verso il Fauniera. Per lui una cronoscalata super (Isola Press)
Lenny Martinez a tutta verso il Fauniera. Per lui una cronoscalata super (Isola Press)

Scalatore più forte

Sulle due salite più dure, se vogliamo anche tre, del Giro è sempre stato il migliore. Parliamo di Mortirolo, Santuario di Valmala e chiaramente del Fauniera. Tuttavia non è riuscito a finalizzare.

Qualcuno mette sul piatto anche le tattiche del suo team.

«E’ stato un gran bel Giro – racconta Martinez – e sul Fauniera un giorno molto duro. E’ stato un colle veramente impegnativo. Le mie sensazioni non erano molto buone in realtà e quindi sono partito solo quando mancavano più di dieci chilometri: non sono entrato nella fuga in pianura.

«Era un uomo contro uomo. Io volevo lottare per la vittoria di tappa e anche per risalire posizioni nella generale».

Una tirata d’orecchie però Lenny se l’è presa quel giorno. Avrebbe dovuto sfruttare di più il lavoro di Reuben Thompson in salita. E magari scattare un paio di chilometri dopo quando il gap del belga Lennert Van Eetvelt sarebbe stato minore.

«Sì, forse ho attaccato un po’ lontano, ma non sono saltato. Io sono andato diretto all’obiettivo. E poi non volevo restare nel gruppo. Tuttavia nel finale neanche volevo esplodere e buttare tutto all’aria. Sapevo che comunque avrei rimontato in classifica».

Martinez (classe 2003) è un U23 di primo anno. Ha conquistato sia la maglia blu che quella bianca
Martinez (classe 2003) è un U23 di primo anno. Ha conquistato sia la maglia blu che quella bianca

Nessun rimpianto

Martinez parla con un tono pacatissimo. Il figlio e nipote d’arte prima di rispondere si prende sempre qualche “mezzo secondo”, pondera bene ciò che dice.

Tanto istinto in bici, ma anche testa. E tutto sommato a posteriori la testa non gli è mancata neanche verso Santa Caterina Valfurva, quando stava dominando e poi invece è rimbalzato. Quello è stato il punto chiave della sua corsa rosa.

«Credo – dice la maglia blu – che questo Giro sia stata una grande esperienza per me e per il mio futuro. Anche la tappa di Santa Caterina è stata veramente bella, entusiasmante, ma io sono quasi uno junior! Non avevo mai fatto sei ore di corsa. Fino alle cinque ore sono andato bene, poi ho capito che per me era finita.

«Ho pensato: che peccato. Sono andato giù con gli zuccheri. Ho provato a mangiare, ma non c’era più nulla da fare».

Martinez sul Fauniera. Dopo aver recuperato molto, alla fine non è riuscito nell’impresa del riaggancio del belga
Martinez sul Fauniera. Dopo aver recuperato molto, alla fine non è riuscito nell’impresa del riaggancio del belga

Una grande esperienza

Lenny lo ritroveremo al Tour de l’Avenir. «Ma prima il campionato nazionale con i pro’ per Demare. Poi il ritiro a Livigno e il Val d’Aosta». Lui e Gregoire sono due stelle che forse i francesi non avevano neanche ai tempi di Pinot e Bardet. Stavolta c’è più sostanza, più consapevolezza. Arriveranno alla loro Grande Boucle U23 con le spalle più grandi dopo il Giro U23.

«Questo Giro – continua Martinez – è stata la mia prima grandissima corsa tra i dilettanti. Con delle responsabilità, ma anche la più lunga. Ho fatto una corsa con la WorldTour ma era di cinque giorni e non di sette. Ripeto, è stata una grande esperienza per l’avvenire».

«Al Tour of the Alps non c’era chi partiva subito, non c’erano circuiti, ma tutto era più controllato. Con la WorldTour e le corse dei pro’ il ritmo è più regolare e poi si va forte in un determinato momento. Non dico che sia più facile, ma per me è meglio arrivare con più controllo sotto alle salite».

«Che voto mi do per questo Giro U23? Un otto… E se sono sul podio devo ringraziare la squadra. Hanno tirato tantissimo e ci abbiamo provato sempre».

Forse anche troppo. I diesse al via di Cuneo dicevano che era impossibile che una squadra così tornasse a casa senza una tappa. E infatti proprio all’ultimo sono riusciti a vincere con Gregoire.

Magari quei tecnici avevano anche ragione, però ciò che comanda è la strada e non sempre i valori su carta trovano riscontro nella realtà. E se quella che è stata giudicata una tattica suicida, nel giorno di Peveragno, avesse visto la presenza (sfiorata) di Van Eetvelt nell’attacco della Groupama-Fdj, magari staremmo qui a parlare di tutt’altra cosa. Ma con i sé e con i ma…

Fauniera giudice spietato. Premia Van Eetvelt ma non solo

17.06.2022
6 min
Salva

«Non credo che il Colle del Fauniera sia troppo adatto a Lennert Van Eetvelt. Sì, alla Corsa della Pace ha vinto in salita, ma quella era tutt’altra scalata. Più corta, meno dura e non in quota. Però possiamo portare a casa il podio… se corriamo bene».

Erano state queste le parole del direttore sportivo della Lotto Soudal U23, Wesley Van Speybroeck, questa mattina a Boves. La storia di oggi inizia qui.

Passano poche ore e viene da dire: per fortuna che il Fauniera non era la sua salita! Van Eetvelt ha vinto. E alla grande. E per qualche istante è sembrato quasi poter mettere in crisi la maglia rosa e portarsi a casa il Giro d’Italia U23.

Sul Fauniera procedono tre storie. Tre storie non sempre parallele.

Coraggio e gambe

Ancora una giornata di fuoco. In ogni senso. I ragazzi sono partiti a tutta, stracciando ogni tabella di marcia prevista. Una fuga corposissima parte quasi subito. Una trentina di uomini tra cui ci sono anche Van Eetvelt e due compagni.

E’ la situazione perfetta. Può stare a ruota e prendere la salita con del margine. E così va. 

«Abbiamo riscattato – dice Van Eetvelt dopo l’arrivo – la prestazione di ieri, quando per poco non siamo riusciti ad accodarci ai ragazzi della Groupama-Fdj.

«Io non avevo però grandi sensazioni. Anche per questo oggi sono andato in fuga all’inizio. Poi invece sulla salita stavo meglio. E ho cercato di concentrarmi solo sul mio passo. Pensavo al podio».

La storia del suo Fauniera parla di un ragazzo che lotta in primis con se stesso. Lennert guarda a terra impassibile. Il tempo è scandito dal countdown dei chilometri scritti con la vernice sull’asfalto. E dal respiro affannato.

Sulla sua testa l’arrivo e l’aria sempre più sottile.

Nel piccolo gazebo montato miracolosamente sul pochissimo spazio che concede il Fauniera, arrivano i suoi compagni. Sanno della vittoria e lo abbracciano. Lui ricambia. Parlottano un po’ in fiammingo. Grasse risate.

«Devo ringraziare questi ragazzi – riprende Van Eetvelt – Tra ieri e oggi hanno fatto un grandissimo lavoro. Hanno tirato tantissimo. Se adesso sono qui sul podio è merito loro.

«Ad un certo punto Martinez ha ridotto il distacco a 45”, però sono rimasto tranquillo. Non volevo saltare. Mi avevano detto che i due chilometri finali erano un po’ meno duri e ho mantenuto un po’ di energia per spingere forte lì».

Tutto istinto

Anche oggi la Groupama-Fdj si ritrova a tirare. Ieri era il topo, oggi il gatto. Appena iniziano le pendenze più dure Martinez scatta. Mancano davvero tanti chilometri, almeno undici. 

«Non ce la facevo più a stare in gruppo», ha detto Lenny Martinez dopo l’arrivo, mentre aspettava di sapere se fosse terzo nella generale oppure no.

Quando poi lo speaker annuncia la classifica, lui scuote i pugni e si lascia uscire un “Oui”, sì.

Stamattina il loro diesse Gannat parlava di podio. Era preoccupato perché i suoi ragazzi ieri avevano speso moltissimo. «Speriamo abbiano recuperato bene. Il tempo per guadagnare terreno sul Fauniera c’è anche, ma non credo che basti per prendere la maglia rosa. Martinez ha più di sette minuti. Il vento soffia alle spalle e questo può avvantaggiare chi è davanti».

«Ho visto che c’è una ciclosportiva (così si chiamano le gran fondo in Francia, ndr) la Fausto Coppi e su Strava ho notato che i primi l’hanno scalata in un’ora e 12′, magari questi ragazzi faranno in un’ora e 7′, ipotizzo. Sono pur sempre a fine Giro. Cerchiamo di vincere la tappa». 

Lanny scatta e recupera bene. Sembra possa mangiarsi il belga in quattro e quattr’otto e invece non va così. Ad un tratto qualcosa s’inceppa. Non guadagna più. E quel puntino che vedeva avvicinarsi sul costone della montagna, torna lentamente, ma inesorabilmente ad allontanarsi. 

Quell’inceppamento si chiama fastidio allo stomaco.

«Ero sul filo – spiega la maglia blu – se avessi spinto di più sarei saltato».

Come una crono

«Quanto è il distacco? Quanto ho preso?». Leo Hayter risponde con queste domande alle nostre domande.

In questo Fauniera lui è stato solo “gatto”. Doveva inseguire. La maglia rosa doveva solo guardare in su. Le sue prede erano davanti.

I suoi compagni lo hanno portato sin sotto la salita. Hanno fatto quel che potevano. Poi stava a lui. In questi casi la maglia rosa può diventare un fardello.

Ma Axel Merckx l’ha saputa lunga. Stamattina dava l’ormai consueto pugno su pugno ai suoi ragazzi. Un po’ di tensione c’era in effetti.

Aveva mentalizzato Hayter sul fatto che lo aspettasse una cronometro in salita. Non doveva pensare ad altro. E così lui ha fatto. Ad un certo momento aveva oltre 3′ dal belga. Gregoire era staccato, ma Van Eetvelt iniziava a fare paura. Mancava parecchio e nella generale virtuale ormai era a poco più di 2′.

Ma come dice Adriano Malori, le crono si vincono nel finale.

«Ai sei chilometri sono andato a tutta? No, ai cinque – spiega Hayter, stanco ma molto meno provato rispetto al giorno di Santa Caterina Valfurva – A quel punto ho cercato di dare il meglio di me stesso. Ho fatto tutta la scalata in controllo. Non dovevo saltare. Ero sempre sul limite, ma mai oltre. Non ho mai fatto salite così lunghe e a queste quote».

Lo spettacolo selvaggio del Fauniera. ExtraGiro è riuscita a portarci per la prima volta l’arrivo di una gara (al centro in alto)
Lo spettacolo selvaggio del Fauniera. ExtraGiro è riuscita a portarci per la prima volta l’arrivo di una gara (al centro in alto)

Tutti e tre si vedevano, dunque. Van Eetvelt si voltava verso il basso nelle svolte della strettissima stradina di questa splendida montagna. Martinez vedeva la sua preda allontanarsi dopo che l’aveva annusata da vicino. Mentre Hayter, sapeva che tenerli a vista era il suo traguardo.

E’ stata questa la storia del Fauniera, un giudice severo ma che ha detto chi sono davvero i migliori di questo Giro.

Germani ci apre le porte dello squadrone che fa già paura

06.06.2022
5 min
Salva

Mancano pochi giorni al via del Giro d’Italia U23. La corsa rosa sta man mano trovando protagonisti e tra i nomi più gettonati in assoluto figurano quelli dei due francesi Lenny Martinez e Romain Gregoire. I due hanno un terzo compagno fortissimo, Lorenzo Germani il quale si è lasciato alle spalle un momento difficile che addirittura sembrava mettesse in bilico la sua presenza al “Giro baby”.

In pratica l’Equipe Continental Groupama-FDJ sarà il faro della corsa. Fino a qualche giorno fa restavano dei dubbi circa la presenza del figlio d’arte, Martinez appunto (suo papà Miguel ha vinto le Olimpiadi in Mtb nel 2000), ma adesso tutto è chiaro. Avranno onori e oneri della corsa… 

Lorenzo Germani (classe 2002) è alla seconda stagione nel team francese
Lorenzo Germani (classe 2002) è alla seconda stagione nel team francese
Lorenzo, ci siamo: pochi giorni al via del Giro under. Come stai?

Ho fatto la Corsa della Pace con la nazionale e le sensazioni sono state buone. Sono in crescita. Adesso c’è il Giro e già so che compito avrò: quello di aiutare la squadra.

Sei entrato subito nel pieno del discorso…

Sappiamo che abbiamo la possibilità concreta di conquistare la maglia rosa, di vincere le tappe in salita e di fare bene anche in quelle veloci.

E quale sarà appunto il tuo ruolo?

Non lo so ancora di preciso. Inizialmente cercherò di gestirmi e magari trovare qualche fuga. Poi so che dovrò lavorare. Magari sarò un battitore libero, ma certo se dovessimo avere la maglia dovrò tirare.

Siete senza dubbio la squadra più forte: come ci si sente ad avere gli occhi addosso?

Occhi addosso… noi pensiamo a fare la nostra corsa. La squadra sicuramente è ben disegnata, possiamo fare bene ovunque. Sì, siamo la squadra faro e correranno su di noi, ma per come gestiamo di solito noi la corsa non pensiamo agli avversari. A volte neanche guardiamo la starting list. Magari sembrerò uno “spaccone”, ma è per dire della mentalità che abbiamo. Per dire come interpretiamo noi le gare. Poi chiaramente è normale che in corsa man mano si gestiranno le situazioni. Però si parte per essere protagonisti.

Chi sarà il capitano: Martinez o Gregoire?

Quello che staccherà l’altro in salita! Non abbiamo un leader designato per ora.

Ma secondo te si metteranno l’uno a disposizione dell’altro o si “beccheranno”?

Vi regalo un aneddoto. Quest’anno Romain (Gregoire, ndr) ha vinto il Belvedere e quel giorno io sono arrivato poco dietro ma comunque tra i primi (settimo, ndr). Ebbene, subito dopo la corsa, appena finite le premiazioni, Romain mi ha detto: “Lorenzo, domani la corsa la facciamo per te”. Un altro corridore magari, fresco di vittoria, non lo avrebbe detto e lui sapeva bene che il giorno dopo avrebbe potuto vincere di nuovo. Poi magari lo pensava pure, ma non è quello che ha voluto dare a vedere o farmi capire. Quindi se Romain dovesse essere quello che andrà meno forte si metterà a disposizione tranquillamente. Credo che anche al Giro riusciremo a correre da squadra, come abbiamo dimostrato già in altre corse.

Tra i due chi è più “cannibale”, se così possiamo dire?

Sono due mentalità vincenti e se possono vincere entrambi vogliono farlo. Romain si vede che viene dall’Ag2R, che ha fatto gli juniores con loro che hanno già una mentalità molto professionale. Mentre Lenny da juniores in pratica ha corso da solo, però devo dire che sta imparando molto per quel che riguarda le dinamiche di squadra.

Sei nella squadra più forte con coloro che, almeno su carta, sono i favoriti. Questo un po’ ti limita? Oppure va bene così? Va bene lottare per la maglia rosa? 

Mah sapete – Germani risponde con una maturità pazzesca – io so già che non potrei vincere il Giro e da questo punto di vista non mi pesa più di tanto mettermi a disposizione. Fossi partito per vincerlo, sarebbe stato diverso. Magari sì, sarei potuto essere un po’ più libero in alcun tappe, avrei avuto più tappe su cui puntare, però vediamo strada facendo cosa viene fuori. E poi devo dire una cosa di questa squadra.

L’Equipe Continental Groupama-FDJ in avanscoperta sul Mortirolo. Germani è in giallo (foto Instagram)
L’Equipe Continental Groupama-FDJ in avanscoperta sul Mortirolo. Germani è in giallo (foto Instagram)
Cosa? 

In tutte le corse che ho fatto, prima di iniziare a tirare o di fare un determinato lavoro, il team ci ha dato la possibilità di entrare in fuga e quando ci sono riuscito ho raccolto dei buoni risultati. Insomma non si va al Giro sapendo già di dover solo tirare. E poi siamo under 23, spesso le carte si mischiano e tappe che su carta sembrano facili diventano le più difficili perché tutti ci vogliono provare o hanno la possibilità di stare davanti. Senza contare che siamo in Italia e da noi si corre più alla garibaldina.

Quindi Lorenzo ti possiamo tifare! Ti aspettiamo magari nella seconda tappa, quella di Pinzolo che è dura e la classifica, in teoria, non dovrebbe ancora essere delineata?

Eh – sospira Germani – ma anche nella prima se dovesse esserci vento… mai dire mai.

Avete fatto qualche sopralluogo? Conoscete il percorso? Gli Eolo-Kometa per esempio sono andati alla scoperta del Fauniera…

Abbiamo fatto un ritiro a Tirano, alla base dell’Aprica e del Mortirolo, pertanto abbiamo visto tutta la terza tappa, la più dura insieme a quella del Fauniera.