L’occhio di Mohoric su Lombardia, Milan e Vingegaard

06.10.2022
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Matej Mohoric è tornato a vincere, non una gara in linea, bensì una classifica generale, più precisamente quella della CroRace. La corsa a tappe croata, che si è conclusa domenica 2 ottobre, ha permesso allo sloveno di riassaporare il piacere del gradino più alto del podio. Il vincitore della Milano-Sanremo di quest’anno però non si monta la testa e guarda cautamente agli appuntamenti di fine stagione. Lo abbiamo intercettato mentre era in viaggio con la sua squadra, il Team Bahrain Victorious, verso il Gran Piemonte (che si corre oggi, ndr). Sabato Mohoric correrà anche il Lombardia, ultima monumento della stagione. 

Mohoric, uno degli uomini simbolo della Bahrain Victorious, al Tour non si è espresso sui suoi livelli
Mohoric, uno degli uomini simbolo della Bahrain Victorious, al Tour non si è espresso sui suoi livelli

Doppietta italiana? Rimandata

Dopo aver vinto la Classicissima di Primavera, Mohoric avrebbe potuto puntare alla doppietta, cercando di vincere anche la Classica delle Foglie Morte. Un successo che avrebbe risollevato una stagione fin qui a due facce. Con una prima parte ricca e vincente, mentre la seconda è stata decisamente più opaca. 

«A mio modo di vedere – ammette – credo sia difficile una mia vittoria al Lombardia. Nonostante quest’anno sia cambiato il percorso, che non prevede più il Muro di Sormano ma la doppia scalata al San Fermo della Battaglia. A mio avviso, anche con questa variazione, rimane una corsa per scalatori, difficile che qualcuno con le mie caratteristiche sopravviva. Ci saranno Pogacar, che ha vinto pochi giorni fa la Tre Valli Varesine, e Vingegaard che alla CroRace si è dimostrato già in un buono stato di forma. Devo ammettere che nella tappa con arrivo a Primosten ho fatto molta fatica a tenere la sua ruota. Come squadra arriveremo ben attrezzati: ci saranno Caruso, Landa, Poels, Mader».

Assenza mondiale

Mohoric era tra i corridori assenti al mondiale di Wollongong, una scelta dolorosa ma necessaria. D’altronde quando la condizione non c’è, è inutile rincorrerla arrivando ad esaurire le energie fisiche e mentali. Così, il (quasi) 28enne sloveno, è rimasto a casa ed ha lavorato per ritrovare il giusto colpo di pedale.

«Solo prima delle gare in Canada – spiega riferendosi alla mononucleosi che lo ha colpito al Tour – ho iniziato a sentirmi meglio. Quelle corse sono state utili per recuperare il ritmo gara e per rimettermi un po’ in sesto. Una volta rientrato in Europa, mi sono allenato per una decina di giorni, rinunciando al mondiale, per arrivare al meglio alla CroRace. Non disputare la corsa iridata mi è dispiaciuto molto, ma il viaggio era lungo e presentarsi lì fuori condizione mi avrebbe precluso tutto il finale di stagione. Passare per la gara a tappe croata mi ha aiutato a trovare condizione e continuità, caratteristiche utili anche in vista dell’inverno. Fossi uscito dal Tour con una buona gamba, in Australia ci sarei andato sicuramente, anche perché il percorso era molto vicino alle mie caratteristiche. Queste gare che vengo a fare in Italia, servono per non fermarmi, con grandi probabilità al Gran Piemonte sarò il leader della squadra visto che al 99 per cento ci sarà una volata».

La CroRace è stata una corsa fondamentale per la crescita di Milan, Mohoric ne è sicuro
La CroRace è stata una corsa fondamentale per la crescita di Milan, Mohoric ne è sicuro

Spazio a Milan 

Alla CroRace abbiamo assistito ad una bella doppietta di Jonathan Milan. Il friulano ha indossato anche la maglia di leader, poi ceduta a Vingegaard alla quinta tappa e riportata alla Bahrain Victorious da Mohoric proprio nell’ultima frazione.

«Sono andato vicino più volte a vincere una tappa – riprende a raccontare Mohoric – ma sono contento che ad alzare le braccia al cielo sia stato Jonathan (Milan, ndr). Vincere in Croazia o meno non mi avrebbe cambiato la stagione, mentre per un corridore giovane come lui è stato un passo importante. Correre da leader queste gare minori fa parte di un processo di crescita che Milan deve fare per puntare poi alle classiche. Secondo me lui in questi giorni ha fatto due bei passi in avanti».

Vingegaard è tornato a correre alla CroRace e ha vinto la terza tappa, un bel biglietto da visita in vista del Lombardia
Vingegaard è tornato a correre alla CroRace e ha vinto la terza tappa: bel segnale in vista del Lombardia

E poi c’è Vingegaard…

Mohoric ha visto da vicino il rientro alle corse di Vingegaard, uno dei favoriti per il Lombardia e l’unico che ha deciso di passare dalla CroRace per preparare quest’ultima classica monumento.

«Vingegaard andava già forte – spiega lo sloveno – è diverso fare le gare di un giorno o fare una corsa a tappe, seppur breve come la CroRace. Nel secondo caso hai più possibilità di sfruttare le tappe creando maggior fondo. Si tratta di una preparazione diversa, ma da un certo punto di vista migliore. Se fai le corse di un giorno in Italia, come Tre Valli o Giro dell’Emilia, dai tutto ogni volta e rischi di impiegare più tempo per recuperare. Dalla mia esperienza mi viene da dire che è meglio distribuire lo sforzo, sfruttando le gare a tappe per prepararsi al meglio». 

Milan rompe il ghiaccio con una doppietta… da pistard

29.09.2022
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Da zero a due. Jonathan Milan fa doppietta alla CRO Race. E’ qui che il campione olimpico del quartetto ottiene le sue prime vittorie da professionista. A conti fatti le premesse perché ciò accadesse c’erano tutte, ma come si sa tra il dire e il fare… c’è di mezzo il mare.

Il gigante della Bahrain-Victorious racconta a caldo il suo secondo successo. La sua addetta stampa, Simona Mazzoleni, lo sta riportando in hotel dopo la premiazione e c’è un po’ di tempo per riordinare le idee e le emozioni.

Come spesso succede dopo le vittorie è l’addetto stampa, in questo caso Simona Mazzoleni, che riporta in hotel il corridore
Come spesso succede dopo le vittorie è l’addetto stampa, in questo caso Simona Mazzoleni, che riporta in hotel il corridore
Prima di tutto Jonathan complimenti. Due belle vittorie. Cosa ci dici?

Bene dai, si prospetta un bel finale stagione. Le sensazioni erano buone già la settimana scorsa e adesso credo di essere nel picco di forma. Sono contentissimo. Mi sono allenato molto duramente per riuscire ad arrivare pronto a questa gara. Gara che per noi della Bahrain Victorious è importante.

Ti aspettavi questi successi?

Sì e no. Sapevo che la condizione fisica era buona e per questo me lo sarei anche potuto aspettare, poi però la gara è diversa. Io mi agito un po’, m’innervosisco e negli ultimi mesi ho lavorato su questo aspetto. Comunque dai, ci speravo!

Come ci hai lavorato, con l’aiuto di un metal coach?

No, da solo. Cosciente di questo mio problema, mentre correvo cercavo di rilassarmi il più possibile. Ho notato che ero agitato nelle gare e perdevo energie nervose. Solo che fino a che non sono passato professionista non me ne ero accorto. Così ho cercato di godermi la corsa, di tranquillizzarmi.

La prima vittoria di Milan (classe 2000) a Ludbreg, battuti Modolo e Maestri
La prima vittoria di Milan (classe 2000) a Ludbreg, battuti Modolo e Maestri
Già diversi podi in volata, ora due vittorie allo sprint: ma Jonathan Milan è un velocista?

Ah, non lo so chiedetelo a lui! Anche io ancora non l’ho capito bene. Diciamo che me la cavo. Anche oggi (ieri, ndr) è stata una volata un po’ anticipata. Sono partito lungo e ho seguito i consigli dei compagni che avevano corso questa tappa qualche anno fa. Matej (Mohoric, ndr) mi ha detto di scattare qualche metro prima. Di andare a tutta fino alla fine e di non guardarmi indietro.

Preciso, così hai fatto…

Rivedendola però, forse sarei partito un pelo dopo. Sarei uscito ai 300 metri di quest’ultima curva, sarei rimasto a ruota, in seconda posizione non più indietro, per sfruttare qualche secondino in più di scia ed essere più veloce sul traguardo.

E infatti hai vinto al fotofinish. Ma anche l’altroieri hai fatto una volata abbastanza lunga. Giusto?

Sì, nella prima tappa siamo entrati all’ultimo chilometro con Matej che stava cercando di fare la differenza in discesa. Io ero dietro e cercavo di stoppare gli altri. In radio gli dicevo che era da solo però vedevo che la sua pedalata non era brillantissima e poi lui stesso me lo ha confermato. Così, ai 300 metri ho visto che il gruppo risaliva forte e piuttosto che rispondere ad un attacco mi sono detto: parto io. Magari ci saremmo mangiati la vittoria… Mi sono preso questa responsabilità e è andata bene.

Quanto c’è del Milan pistard in questi sprint?

Molto. Queste caratteristiche sulla pista le alleni molto. Fai gli ultimi minuti ad un’intensità molto elevata. Però di più non dico altrimenti mi rubano i segreti! Io ho sempre detto che la strada aiuta la pista e viceversa. Se bilanci bene gli impegni arrivano ottimi risultati. Prima della CRO Race, per esempio, sono andato ad allenarmi in pista. Lì ho curato resistenza, forza, agilità e penso che tutto ciò mi abbia aiutato molto per i finali. E per questo ringrazio anche Villa, Bragato e lo staff della nazionale

Sui percorsi un po’ più impegnativi pensi di essere portato? Ti vedremo?

Dite quelli sui 2.500 metri di dislivello?

Sì quelli. Non pretendiamo che tu vinca sullo Stelvio!

Sullo Stelvio non vinco sicuro! Arrivare a fare bene nelle corse ondulate è un obiettivo. E per corse ondulate io intendo un Fiandre o altre gare del Nord con muri brevi da fare ad elevata intensità. Ma messi tutti insieme ti fanno portare a casa un bel dislivello. E’ lì che io punto ad arrivare.

Con due vittorie su due tappe, Milan guida la classifica generale, quella dei giovani (in foto) e quella a punti
Con due vittorie su due tappe, Milan guida la classifica generale, quella dei giovani (in foto) e quella a punti
E una Sanremo?

Eh, perché no! Sarebbe bello, tanto più che c’è grande intensità nel finale. Si tratta di tenere quelle due salite, andare dietro agli altri e poi giocarsela.

A livello di emozioni come sono state queste vittorie? Forse la prima è stata ancora più forte?

La prima vittoria è stata davvero bella. E’ stato come togliersi un peso dallo stomaco. Già in Polonia avevo raccolto due terzi posti. In Germania ancora un secondo posto. Ero vicino alla vittoria ma volevo togliermi questo “sfizio”, diciamo così, entro fine stagione. E infatti dopo l’arrivo neanche ho esultato troppo. Sono rimasto in silenzio, non ci credevo. Cavolo, è successo veramente, mi dicevo. Un’emozione incredibile. Oggi (ieri, ndr), sarà stato il tempo atteso per l’esito del fotofinish, ma ho esultato un bel po’. Anche se non si è visto.

Con chi sei in stanza?

Sono con Matej. E infatti dopo il brindisi per la prima vittoria, quando siamo tornati in camera abbiamo studiato bene il finale della tappa di oggi (ieri, ndr) e mi ha detto questo aneddoto sull’anticipare un po’. Io l’ho ascoltato ed è andata bene.

A Zamosc sfreccia Thijssen, ma chi ride è Milan

31.07.2022
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Nel trasferimento che ci porta da Chelm a Zamosc si respira la tipica atmosfera polacca. I paesini, un agglomerato di case tra immense distese di grano, si colorano di camicie eleganti e di vestiti con i temi più variopinti. Le chiese si riempiono per la messa ed i cittadini si ritrovano dopo una settimana di lavoro. Ma in questa domenica c’è qualcosa di diverso, perché a Zamosc c’è il secondo arrivo in volata di questo Tour de Pologne. Una volata di gruppo, piena e compatta, vinta da Gerben Thijssen che precede Pascal Ackermann e un ritrovato Jonathan Milan.

Oggi la Bahrain si è trovata senza Bauhaus nel finale, così la volata l’ha fatta Milan
Oggi la Bahrain si è trovata senza Bauhaus nel finale, così la volata l’ha fatta Milan

Sprint vero

Se ieri, nella frazione inaugurale, i velocisti sono rimasti attardati oggi possiamo dire che si riprendono il loro spazio. Il nostro Jonathan Milan, che ritroviamo dopo un lungo periodo di assenza, coglie al volo l’occasione e si lancia nella mischia. 

«E’ stata una giornata un po’ così – ci racconta il ragazzone della Bahrain Victorious – bella dura, abbiamo avuto vento in faccia tutto il tempo. Nel finale dovevo tirare la volata a Bauhaus, devo ammetterlo, solo che lui negli ultimi 15 chilometri si è fermato a causa di una foratura. L’ho aspettato e siamo rientrati solamente ai meno cinque.

«Sarei dovuto essere il penultimo uomo di Phil, solo che appena arrivati dietro Haussler, che avrebbe dovuto lanciare la volata, ci siamo persi. Quando siamo arrivati all’ultimo chilometro ero lì e mi sono lanciato, sono stato un po’ indeciso perché pensavo mi arrivasse alle spalle Phil. Solo agli ultimi 100 metri ho abbassato la testa».

Uno stremato Jonathan Milan si gode il breve momento di pausa prima della cerimonia delle premiazioni
Uno stremato Jonathan Milan si gode il breve momento di pausa prima della cerimonia delle premiazioni

Un lungo stop

Milan parla a ruota libera, mentre dietro le nostre spalle continuano le premiazioni. Abrahamsen, norvegese della Uno-X ha strappato la maglia a Olav Kooij grazie agli abbuoni. Il fisico di Jonathan è imponente, per guardarlo in faccia serve alzare di molto lo sguardo. Ma quando si incontra il suo ci si rende conto della bontà dei suoi occhi e della gioia di essersi messo un periodo difficile alle spalle.

«L’ultima gara che ho fatto – riprende Milan – è stata la Saxo Bank Classic, che non ho nemmeno finito. Da marzo ad oggi c’è stato di mezzo un problema fisico che mi ha tenuto fermo e mi ha dato molte preoccupazioni. Ho avuto un’infiammazione nella zona tra l’intestino ed il colon, non sapevamo cosa fosse, ho fatto tanti esami ma senza mai una risposta.

«Il problema era che non riuscivo ad andare in bici, appena mi alzavo sui pedali mi partiva questa fitta. Così ho fatto un mese e mezzo senza bici, nel tempo è andato via da solo. Io stavo bene, solo che avevo questa cosa qua che mi frenava».

Oggi il meteo non ha risparmiato i corridori, vento e pioggia hanno segnato il loro cammino verso Zamosc
Oggi il meteo non ha risparmiato i corridori, vento e pioggia hanno segnato il loro cammino verso Zamosc

Il lento rientro

Con il fisico e la salute non si scherza, soprattutto quando si è giovani e la carriera è lunga. Le occasioni per dimostrare il proprio potenziale ed affermare al mondo la propria forza a Milan non mancheranno

«Ho ripreso a correre in pista a Cali due settimane fa, l’appuntamento successivo era questo ed ho cercato di prepararmi al meglio, non è andata male (dice ridendo, ndr). Caspita, non dico che è stato pesante ma di certo non bello, ho saltato tante gare e classiche che mi piacerebbe fare in futuro. Abbiamo dovuto ridisegnare il calendario e incominciare da zero.

«Tra pochi giorni ci saranno gli europei su pista ma non ci sarò, mi preparerò per le prossime gare su strada, prima Amburgo e poi Giro di Germania. Per la pista sono abbastanza tranquillo perché la squadra mi lascerà lo spazio per preparare al meglio tutti gli impegni che arriveranno.

Milan con il terzo posto di oggi ha ritrovato il sorriso che gli era mancato negli ultimi mesi
Milan con il terzo posto di oggi ha ritrovato il sorriso che gli era mancato negli ultimi mesi

La corsa continua

La sala stampa di Zamosc è all’interno del museo della guerra, un edificio di due piani che si trova nella zona periferica della città. Dalle finestre del primo piano si può vedere il rettilineo di arrivo dove si sono affrontati a viso aperto i corridori. Il Tour de Pologne sgombera le strade e si rimette rumorosamente in viaggio, dall’alto gli operatori sembrano tante formiche operaie indaffarate. 

Domani ci sarà l’arrivo di Przemysl, uno strappo di due chilometri con pendenze tra il 15 ed il 16 per cento negli ultimi duecento metri.

Si arriverà molto vicino al confine ucraino, meno di 15 chilometri. Il pensiero non potrà che andare a quello che succede al di là di quella linea, dove le strade non sono solcate da ruote veloci di biciclette ma da cingolati lenti di carri armati che distruggono tutto quello che incontrano.

Villa gongola, a Cali successi che valgono tanto

20.07.2022
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Il bilancio della nazionale italiana alla prova di Nations Cup a Cali (COL) è di quelli da leccarsi i baffi: 5 medaglie d’oro (il quartetto maschile, Milan nell’inseguimento maschile, Donegà nell’omnium, Scartezzini-Lamon nella madison, Paternoster nell’inseguimento femminile) con il contorno di 4 argenti e un bronzo. E’ vero che, rispetto alle altre due prove, la partecipazione era qualitativamente molto meno qualificata (pochissime le presenze di spicco dall’Europa), ma si tratta sempre di risultati importanti soprattutto nell’ottica che più interessa al cittì Marco Villa, quella della costruzione di un gruppo ampio e del recupero di talenti.

E’ quindi sotto questo aspetto che la trasferta va inquadrata e il tecnico olimpionico entra subito nel vivo del discorso.

«Io dovevo onorare questa gara – dice Villa – considerando anche tutte le altre del calendario e gli impegni dei vari atleti su strada, ma soprattutto dovevo pensare a chi non aveva ancora potuto gareggiare in Coppa e quindi non era eleggibile per i mondiali. La presenza della Paternoster era vista soprattutto in questo senso».

Quartetto Cali 2022
Il quartetto azzurro ha conquistato la Coppa del Mondo sia al maschile che al femminile
Quartetto Cali 2022
Il quartetto azzurro ha conquistato la Coppa del Mondo sia al maschile che al femminile
La tappa era già nel novero delle prove valide per il ranking olimpico?

No, ma su questo aspetto bisogna fare attenzione: non basta ottenere risultati nel periodo deputato per le qualificazioni olimpiche. Queste gare, Cali come Glasgow e Milton prima, erano fondamentali per rimanere in alto nel ranking Uci. Significa che puoi partire nelle gare che conteranno dopo gli avversari, conoscendo i loro risultati e questo è un vantaggio non da poco.

Era una delle prime uscite ufficiali di Villa con Paternoster, com l’hai vissuta?

Al di là dei risultati, ho visto Letizia finalmente entusiasta, vogliosa di soffrire, carica di testa. Non avevo avuto ancora molte occasioni per lavorarci insieme, essendo subentrato nell’incarico femminile solo quest’anno, ma avevo notato che aveva perso un po’ di fiducia. La mancanza di risultati (al di là della vittoria mondiale nell’eliminazione) e soprattutto i continui problemi fisici l’avevano un po’ spenta, invece in Colombia ho trovato una ragazza pronta a dare tutta se stessa. C’è un episodio che mi ha fatto pensare molto in positivo.

Selva Paternoster 2022
Le giovani Francesca Selva e Letizia Paternoster, seconde nella madison dietro gli Usa
Selva Paternoster 2022
Le giovani Francesca Selva e Letizia Paternoster, seconde nella madison dietro gli Usa
Quale?

Il giorno della gara dell’inseguimento individuale, dopo aver vinto con tanto di record italiano della specialità in 3’25”310, Letizia si è rimessa subito in sella per gareggiare nell’eliminazione. Poteva chiedere il cambio, invece si è impegnata proprio per mettersi alla prova, capire come aveva recuperato dallo sforzo. E nella gara che correva con la maglia iridata, è stata battuta dall’americana Valente, l’olimpionica di omnium, proprio nello sprint finale. Perché di energie non ne aveva davvero più. E’ questo lo spirito che voglio vedere. Ha ritrovato la voglia di soffrire.

Un altro atleta che abbiamo ritrovato è Plebani, battuto da Milan nella finale dell’inseguimento, ma era dal bronzo mondiale nel 2019 che non era a questi livelli.

Ricordo che Davide, da junior, era al livello di Ganna. Poi si è perso e ripreso, perso e ripreso. E’ un po’ così, a volte va fortissimo e altre lo perdiamo. Un po’ dipende dai problemi fisici, in particolare quelli alla tiroide, un po’ anche dal carattere. Gliel’ho detto sempre: io ho molta fiducia in lui, conosco le sue potenzialità. Ma ho bisogno che sia costante, se lo chiamo in causa devo essere sicuro che ci sia, che mi dia quel che chiedo. Le sue potenzialità sono indiscutibili, ma deve garantirmi continuità.

Milan Cali 2022
Per Milan, oro nel quartetto e anche individuale, con 4’05″373 record della pista. Per Villa una conferma importante
MIlan Cali 2022
Per Milan, oro nel quartetto e anche individuale, con 4’05″373 record della pista. Per Villa una conferma importante
Che valore ha la vittoria del quartetto olimpionico?

Il tempo finale, 3’55”01 è molto buono (il record del mondo di 3’42”307 è stato stabilito proprio dagli azzurri a Tokyo, ndr) considerando le condizioni. Si gareggiava su pista scoperta, con fastidiose folate di vento. Quello ottenuto è il record della pista, segno che sono andati molto forte. Avevo bisogno di rivedere Milan nel quartetto e il friulano si è confermato un elemento trainante. Abbiamo portato a casa la classifica di Coppa sia al maschile che al femminile, è un dato importante, ma io guardo ad altro.

A che cosa?

Io voglio avere una rosa sempre più ampia, voglio arrivare ad avere una decina di atleti intercambiabili, in modo da poterli gestire anche in base ai loro impegni con le squadre e nelle altre discipline. Ricordo che solo qualche anno fa, noi neanche ci qualificavamo per le prove titolate, ora siamo un riferimento. So anche che questo comporta una particolare responsabilità, quando mi troverò a scegliere i 5 per Parigi 2024, ma fa parte dei miei compiti.

Madison Cali 2022
Netto successo per Scartezzini e Lamon nella Madison, davanti a Messico e Colombia
Madison Cali 2022
Netto successo per Scartezzini e Lamon nella Madison, davanti a Messico e Colombia
Hai già idea su chi chiamare per gli europei di Monaco?

Alcuni tasselli si stanno posizionando. La Balsamo ad esempio, in base al calendario delle gare, potrà fare sia strada che pista. Viviani invece si concentrerà sulla strada e quindi non potrò chiamarlo. Ganna avrà la cronometro a distanza di due giorni dalla pista, credo che nel quartetto lo rivedremo direttamente ai mondiali, ma aspettiamo di capire come finisce il Tour. E’ proprio per questo che serve una rosa ampia, chi manca deve essere sostituito adeguatamente.

Quei 120 grammi di carboidrati (ogni ora) di Milan alla Sanremo

26.03.2022
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Quella frase di Jonathan Milan sulla corretta gestione alimentare della sua prima Sanremo continuava a risuonarci nella testa. Poi le corse, i pezzi da scrivere e le news stavano per portarla via. Invece eccoci qua, una settimana dopo e alla vigilia di un’altra corsa – la Gand-Wevelgem – in cui quegli stessi concetti torneranno certamente attuali. In che modo ha mangiato il campione olimpico del Team Bahrain Victorious lungo i 300 chilometri da Milano a Sanremo?

Presentazione delle squadre al Vigorelli, tanta curiosità e 300 chilometri da fare
Presentazione delle squadre al Vigorelli, tanta curiosità e 300 chilometri da fare

120 grammi per ora

Lo abbiamo chiesto a Nicola Moschetti, nutrizionista del team, che segue direttamente Milan dal suo debutto nel professionismo.

«Lavoriamo insieme da un anno e mezzo – conferma – e alla fine si è creato un rapporto di fiducia reciproca. Per ogni gara si fa un piano specifico su cosa mangiare e quando. In una corsa così lunga, è fondamentale avere la giusta quota di carboidrati, perché spesso i corridori in gara, presi dall’adrenalina, tendono a non mangiare abbastanza. L’obiettivo per la Sanremo era integrare con maltodestrine, barrette e gel 120 grammi di carboidrati per ora, che sono tanti. Pensate che in 100 grammi di pasta ce ne sono 70 di carboidrati».

Si riesce a reggere una quota così alta senza avere problemi nella digestione?

E’ la prima domanda che ci si deve fare affrontando il discorso. Ci arrivi se ci sono alle spalle degli allenamenti anche in questo senso, affinché soprattutto a livello intestinale l’atleta riesca a digerirli e assorbirli. Perciò durante le due settimane precedenti in certi allenamenti più lunghi e impegnativi, abbiamo iniziato a lavorare in modo da arrivare a 100 grammi per ora. Due settimane è il tempo necessario, anche se è soggettivo, per abituare l’atleta a passare da 60 a 120 grammi di carboidrati per ora.

Al sole del Vigorelli, pochi minuti prima del via: Milan e Caruso alla vigilia di una corsa lunghissima
Al sole del Vigorelli, pochi minuti prima del via: Milan e Caruso alla vigilia di una corsa lunghissima
Ovviamente non si mangia pasta in gara…

Si usano prodotti specifici. Quindi maltodestrine, barrette energetiche e gel glucidici. Integratori facilmente digeribili, perché il problema è essenzialmente digestivo. Vista la posizione in sella, lo stomaco e l’intestino sono quasi compressi, per cui davvero serve allenarli perché riescano a gestire certe quantità.

In che modo è stato rifornito Milan durante la gara?

Di solito si divide la corsa partendo dai due punti di rifornimento previsti dall’organizzazione. E poi inquadriamo la suddivisione delle ore, per cui Jonathan sapeva che ogni ora avrebbe dovuto assumere una malto e due barrette, oppure una barretta, una malto e due gel… In realtà l’obiettivo è dargli l’autonomia per gestirsi al di là delle previsioni. Il corridore si rende conto se nella prima ora sono andati a spasso e magari deve mangiare meno o se nella seconda hanno spinto di più. Alla base c’è l’educazione alimentare che deriva dal rapporto continuato, dal saper ricevere i suoi feedback. Sulla bici c’è lui, alla fine…

Il traguardo di Milan era la curva che immette sulla Cipressa, per tenere davanti Caruso e Mohoric
Il traguardo di Milan era la curva che immette sulla Cipressa, per tenere davanti Caruso e Mohoric
Che cosa ha avuto nelle tasche in quelle sei ore e mezza?

All’inizio panini e rice cake, che contengono 25-30 grammi di carboidrati. Barrette, gel glucidici e maltodestrine nelle borracce. Si passa dai solidi ai liquidi mano a mano che scorrono i chilometri. Da metà gara in poi, i corridori preferiscono liquidi e gel.

Milan ha tirato sul Turchino, poi ha dato la menata più forte andando verso la Cipressa.

In quel momento era necessario che non fosse ingolfato dalla digestione. Nei punti in cui si fa la corsa, è fondamentale che l’atleta abbia energie e non si senta appesantito. Si sente così se è davvero abituato a quella quota di carboidrati. E’ stato decisivo fare quelle due settimane di adattamento, aumentando di 10-15 grammi di carboidrati ogni giorno e ascoltando le sue sensazioni.

Che cosa ha mangiato invece a colazione sabato scorso?

Prima carboidrati, quindi pasta, pane, porridge. Una quota proteica tramite uova e prosciutto, di solito in forma di omelette. Yogurt e frutti rossi che contengono antiossidanti. Smoothies, cioè frullati con vitamine e antiossidanti o comunque con basso contenuto di fibre per non appesantire la digestione e poi altro a suo gusto.

Nelle corse del Belgio la musica sarà la stessa?

Si tenderà ad avere ugualmente una quota elevata di carboidrati, difficilmente si andrà sotto i 90 grammi per ora, viste le distanze, ma bisogna anche entrare nel merito dei percorsi. Se la corsa è altimetricamente facile, come la Sanremo, l’impegno digestivo probabilmente sarà minore. Se è piena di salite, l’organismo sarà più stressato. Bisogna tenerne conto. Il percorso incide sulle scelte e per questo dopo ogni corsa è utile rileggere quello che si è fatto, quello che ha mangiato e come si è trovato.

Dopo la Sanremo, Milan è voltao in Belgio. Domani lo attende la Gand-Wevelgem
Dopo la Sanremo, Milan è voltao in Belgio. Domani lo attende la Gand-Wevelgem
In modo da poter apportare eventuali variazioni?

Esatto. E’ importante che ci sia comunicazione, soprattutto con un atleta così giovane. I suoi feedback permettono di prendere le giuste misure. In questo modo ero abbastanza certo che nel giorno di Sanremo fosse pronto per quel tipo di alimentazione. I suoi commenti dopo ogni allenamento mi dicevano che fossimo sulla strada giusta.

Zanini come si costruisce il feeling con le pietre?

24.03.2022
4 min
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Intercettiamo Stefano Zanini, diesse dell’Astana Qazaqstan, la sera della Brugge-De Panne. Sono le 19, la gara è finita da un paio d’ore e in sottofondo si sente il vociare dei corridori che pian piano diminuisce. Da corridore questa corsa l’ha disputata parecchie volte, quando ancora si chiamava Tre giorni di La Panne. E’ riuscito a portarsi a casa anche due vittorie di tappa: nel 1998 e nel 2002.  

La domanda da cui partiamo è un po’ figlia del periodo della stagione ciclistica ed un po’ delle scelte dei corridori. Jonathan Milan, che ha corso a De Panne in maglia Bahrain Victorious, ci ha raccontato che rimarrà al Nord per due settimane, in cerca del feeling con il pavé e i percorsi di gara.

Stefano Zanini
La grande esperienza accumulata da Zanini sulle pietre del Nord è molto utile al team Astana
Stefano Zanini
La grande esperienza accumulata da Zanini sulle pietre del Nord è molto utile al team Astana
Stefano, quanto è importante pedalare ed allenarsi su quelle strade in vista delle classiche?

Partiamo dal presupposto che fare questo tipo di corse, e di conseguenza questo tipo di preparazione, ti deve piacere. Ma tanto! Devi proprio dire «Oh! Finalmente parto per il Belgio». Altrimenti le pietre ti mangiano. 

Una volta trovata la voglia cosa bisogna fare?

Diciamo che più che allenarsi devi correre, anche perché per allenarsi di tempo non ce n’è. Solitamente si corre tre volte nell’arco di una settimana: domenica, mercoledì ed ancora domenica. Tra una gara e l’altra si deve recuperare bene…

Fra gli uomini Astana più attesi al Nord c’è Gianni Moscon
Fra gli uomini Astana più attesi al Nord c’è Gianni Moscon
Allora a cosa serve venire da queste parti?

E’ utile perché, come detto, sono gare ravvicinate e quindi serve riprendere la mano sul pavé. Devi ricordarti cos’è il mal di schiena, il mal di gambe, di braccia… I belgi ci nascono su queste strade, per gli altri la fatica è doppia.

Abbiamo visto come alla Strade Bianche i corridori facessero delle ricognizioni lente e minuziose per trovare il materiale giusto da usare in gara, anche al Nord è così?

Assolutamente, si fanno delle sgambate, per non dire passeggiate, e si prova ogni dettaglio: la pressione dei copertoni, la sezione dei tubolari, il profilo delle ruote (in apertura la ricognizione dell’Astana alla Roubaix 2021, foto Facebook del team). Attenzione, perché possono cambiare da una corsa all’altra, i pavé non sono tutti uguali. Quando correvo io non c’erano tutte queste scelte, si faceva la sgambata per fare gruppo e per non stare completamente fermi. Volete sapere un’altra differenza rispetto al passato?

La stessa ricognizione che si fa per le classiche la si fa anche in vista delle Strade Bianche (foto Facebook Astana)
La stessa ricognizione che si fa per le classiche la si fa anche in vista delle Strade Bianche (foto Facebook Astana)
Dicci!

Quando ero corridore tra il Fiandre e la Roubaix alcuni corridori tra cui il sottoscritto andavano a fare il Giro dei Paesi Baschi. Era utile per mantenere il ritmo di gara alto. A me serviva anche perché mi piaceva mangiare e rischiavo di arrivare alla Roubaix ingrassato, allora correvo, almeno smaltivo (dice Stefano facendosi una gran risata, ndr).

Quindi è anche un discorso mentale, di feeling con questo territorio?

E’ anche una questione di feeling ma una cosa è certa, se vieni a correre qui devi essere al 100 per cento. Una volta le gare servivano per trovare la gamba giusta, ora devi arrivare pronto. Come si diceva una volta: «Il corridore si costruisce d’inverno» e questo è ancor più vero oggi.

Quando correva Stefano, qui in maglia Gewiss, i corridori non avevano tutte le scelte tecniche che ci sono ora
Quando correva Stefano, qui in maglia Gewiss, i corridori non avevano tutte le scelte tecniche che ci sono ora
Quanto lontano bisogna partire per costruire una grande campagna del Nord?

Per le classiche è importante correre molto, per farlo si inizia già dall’Australia, anche se ora con il Covid non si può più. Successivamente si può fare un periodo in altura, scendere e correre la Tirreno-Adriatico o la Parigi-Nizza. E’ fondamentale fare una di queste due gare per avere un’ottima preparazione. Ora il periodo invernale è ancor più importante, un grande volume di allenamento ti fa arrivare alle corse pronto.

Chi ha come primo obiettivo stagionale queste classiche viene a correre qui già a febbraio.

Quello è un primo step importante, con quelle prime gare ritrovi le sensazioni e capisci anche il tuo livello di condizione. Però è un periodo breve, una vera e propria toccata e fuga, fai appena in tempo a ricordarti come si corre sul pavé che sei già sull’aereo del ritorno.

Sanremo, amore a prima vista. E ora Milan torna al Nord

22.03.2022
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Dopo la Sanremo e la vittoria di Mohoric, c’è stato appena il tempo per un po’ di baldoria sul pullman, poi gli uomini del Team Bahrain Victorious si sono sparpagliati verso le rispettive destinazioni. Jonathan Milan ha… vinto un viaggio di due settimane in Belgio, con il menù che comprende De Panne, Harelbeke, Gand-Wevelgem e Giro delle Fiandre. Il tutto dopo la prima Sanremo della carriera (in apertura è con Van der Poel), in un inizio di primavera che per il biondo friulano ha davvero degli splendidi colori.

«Sono uscito dalla Sanremo con una buona gamba – dice – contento per come mi sono gestito, soprattutto sul piano alimentare. Avevo le mie consegne e cose da fare e credo di essere riuscito a svolgere i compiti che mi hanno dato».

Johnny ha il tono entusiasta. Domenica non si è allenato, lunedì invece la squadra ha messo le ruote nuovamente sul pavé e fatto un lavoro più consistente in vista della prima corsa, domani a De Panne. Nonostante un oro olimpico e vari altri titoli in pista, Milan ha soltanto 21 anni ed è logico che il suo primo obiettivo sia mettere insieme le esperienze per diventare grande un po’ più in fretta.

Al sole accanto a Damiano Caruso all’interno del Vigorelli. In fondo c’è Mohoric
Al sole accanto a Damiano Caruso all’interno del Vigorelli. In fondo c’è Mohoric
Quali compiti avevi alla Sanremo?

Dovevo tenere Caruso davanti sul Turchino e lo abbiamo fatto quasi tutto intorno alla decima posizione. Poi avrei dovuto aiutare i capitani, anche andando a prendere qualche borraccia. Infine il compito più delicato era portarli a prendere la Cipressa nelle prime posizioni e penso di essere andato bene. A un certo punto mi sono ritrovato a tirare parallelamente a Ganna, ma dopo quella trenata ero davvero finito.

Perché sei contento della gestione alimentare?

Perché la Sanremo è una corsa dal chilometraggio importante. Mi chiedevo se si dovesse mangiare più o meno di una gara di 200 chilometri. Ho ascoltato le dritte del nutrizionista e poi la palla è passata a me. Ho mangiato i miei gel, i paninetti, le ricecake e sono arrivato ai piedi della Cipressa senza il mal di stomaco che mi viene quando prendo troppe maltodestrine.

Lavoro ben riuscito, visto che alla fine avete vinto…

Sono contentissimo per Matej (Mohoric, ndr), credo che tutti abbiamo fatto un ottimo lavoro.

Quest’anno per Milan, prima il Saudi Tour e poi UAE Tour, nella foto
Quest’anno per Milan, prima il Saudi Tour e poi UAE Tour, nella foto
E adesso dunque sei in Belgio…

Pronto per mangiare pane e pietre, ma tutto sommato mi diverto a stare quassù. E soprattutto a De Panne cercherò di fare la volata per ottenere il miglior risultato possibile.

E poi si torna nei ranghi?

Per dare una mano ai capitani e fare una buona esperienza. Sono giovane, ho già fatto le classiche l’anno scorso. Ieri abbiamo visto qualche passaggio e ho scoperto che alcuni li riconoscevo. Sto costruendo gradualmente la mia esperienza. Tutto serve.

Anche per le scelte meccaniche, no?

Provare i settori di pavé e dare i primi feedback è un lavoro che mi piace. Dopo ogni tratto ci fermiamo, sistemiamo la pressione e ripartiamo. Anche il rapporto con i compagni che ne sanno di più mi arricchisce, per scegliere ad esempio la pressione in base al mio peso corporeo. Oppure per come gestirsi e prendere i vari settori, con una visione a 360 gradi.

Dopo la Gand, resterai su per una settimana?

Un paio di giorni serviranno per recuperare, poi farò una distanza e almeno un paio di ricognizioni. Siamo in tanti, ci si fa compagnia.

Da campione olimpico del quartetto, uno sguardo al Vigorelli si dà sempre volentieri
Da campione olimpico del quartetto, uno sguardo al Vigorelli si dà sempre volentieri
La Roubaix è sempre la corsa dei sogni?

Ormai devo dire che è una delle corse dei sogni. Adesso ci sono anche la Sanremo, le corse che ho sempre visto da piccolo e che mi piacciono sempre di più. 

Come si passa il tempo per due settimane al Nord?

Ho portato un libro, ma non so se si può dire il nome… (Niente teste di cazzo, edizione Mondadori). Un testo molto motivante, che insegna la lezione di leadership degli All Blacks. Però l’ho appena iniziato e me lo centellino, perché non vorrei rimanere senza troppo presto. Qualche film, massaggi e riunioni. Quando non si pedala, ci riposiamo. Il feeling col pavé? Si riprende subito, impossibile dimenticarlo…

Nimbl e il mondo dei pro’: un asset fondamentale

15.02.2022
4 min
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Una vera e propria nazionale. Anzi, meglio: uno squadrone internazionale che raggruppa trasversalmente la cifra “monstre” di 55 corridori WorldTour ed altri 10 appartenenti a squadre professional. Corridori e campioni del calibro di Vincenzo Nibali, Jonathan Milan, Matteo Sobrero, Greg Van Avermaet, Jakob Fuglsang, Dylan Groenewegen, Alberto Rui Costa, Sebastian Molano, Victor Campenaerts, Thomas de Gendt, Pavel Sivakov, Omar Fraile, Joe Dombrowski e Pierre Rolland: tutti accomunati quest’anno da un unico brand che proprio a tutti loro fornisce le scarpe. E questo brand, che è italianissimo, si chiama Nimbl.

Per capire meglio la crescita vertiginosa di questo nuovo marchio che si propone via web a livello internazionale – ma che ha cuore e soprattutto produzione artigianale nelle Marche – abbiamo approfittato di una visita in azienda, a Porto Sant’Elpidio nel pieno distretto mondiale della calzatura di qualità, per scambiare quattro chiacchiere con uno degli artefici del progetto: Francesco Sergio, che di Nimbl è socio e operativamente il responsabile del marketing.

Ecco gli atleti che correranno nel 2022 con le scarpe Nimbl
Ecco gli atleti che correranno nel 2022 con le scarpe Nimbl
Allora Francesco, l’impatto di Nimbl nel mondo dei professionisti è stato davvero dirompente…

Sì, è così. E siamo davvero entusiasti di quanto raccolto in queste prime settimane di corse. Vittorie importanti e riscontri molto positivi da parte dei corridori non sono mancati. Ed entrambe le cose ci danno estrema fiducia per il futuro. Un futuro, quello dei prossimi mesi, che abbiamo già disegnato e che sarà caratterizzato da lanci di prodotto estremamente interessanti e qualitativamente molto importanti. Così come nello spirito di Nimbl.

Raccontaci come è nato il progetto Nimbl

Nimbl nasce appena nel 2018. Ad una cena con il mio attuale socio olandese Robert. Entrambi eravamo alla ricerca di uno stimolo imprenditoriale nuovo, di un progetto dal respiro internazionale che si potesse fondare su un’estrema qualità del prodotto e su dinamiche di marketing che potessero farlo letteralmente decollare. Da quella idea siamo arrivati ad esplorare il settore delle calzature tecniche per il ciclismo e successivamente abbiamo individuato una piccola eccellenza produttiva italiana – quella rappresentata da Luigino Verducci – che abbiamo acquisito.

Punto imprescindibile l’artigianalità del prodotto

Questo è esattamente un punto cruciale dell’attività di Nimbl. Tutto parte dalla assoluta artigianalità nel processo produttivo delle nostre scarpe per il ciclismo. I migliori materiali oggi in circolazione sul mercato sono assemblati a mano presso i nostri due stabilimenti di Porto Sant’Elpidio: nel fermano e nel cuore del distretto mondiale della calzatura di qualità. Da poche settimane abbiamo attivato anche una nostra linea interna per la realizzazione delle suole in fibra di carbonio, così da essere indipendenti ed al tempo stesso poter sviluppare sempre più i nostri progetti. Siamo partner BOA, e moltissimi corridori professionisti con i quali collaboriamo sono già venuti a trovarci in sede… Così è stato per Vincenzo Nibali, ad esempio, oppure per Greg Van Avermaet o Jonathan Milan. Ad attenderli hanno trovato Luigino Verducci che ha realizzato per loro il calco in gesso per loro scarpe personalizzate. Uno spettacolo.

A sinistra Francesco Sergio e a destra Luigino Verducci: motori potenti della realtà Nimbl
A sinistra Sergio e a destra Verducci: motori della realtà Nimbl
E per il futuro, cosa “bolle in pentola”?

Presto arriveremo a presentare (a proposito, le nostre calzature Nimbl le potete acquistare anche online…) alcuni modelli di calzature che per rapporto peso/rigidità saranno davvero uniche sul mercato. Le abbiamo già pronte, le stiamo testando a fondo. Anche sotto questo aspetto, il rapporto privilegiato che abbiamo in essere con questo nutrito e qualificato gruppo di professionisti ci gioca estremamente a favore.

Nimbl

Merida e Bahrain Victorious: avanti insieme

14.02.2022
2 min
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Il bike brand Merida è uno degli attori globali più strutturati per numero di biciclette prodotte e fatturato complessivo. Ultimamente ha annunciato l’estensione pluriennale del proprio impegno al fianco del team Bahrain Victorious di Sonny Colbrelli, Jonathan Milan e Damiano Caruso

Merida Bikes è al fianco della squadra sin dal 2017, stagione della propria costituzione, rappresentando in questi anni un vero e proprio partner integrale del team. Merida continuerà dunque a fornire al team Bahrain Victorious le proprie biciclette, ma anche ad apportare quel fondamentale “servizio” in termini di innovazione continua… Preziosissimo nel ciclismo di oggi: un’innovazione tecnica che Merida porta avanti con successo nel mondo del professionismo assieme a storici brand partner del calibro di FSA, Vision, Prologo, Continental e Shimano.

Sonny Colbrelli con Paolo Fornaciari, Presidente e CEO di Merida Italy
Sonny Colbrelli con Paolo Fornaciari, Presidente e CEO di Merida Italy

Una sfida tecnica vinta

«Sin dal nostro primo giorno di corsa – ha dichiarato Milan Erzen, l’amministratore delegato della squadra – Merida è stata parte integrante di questo progetto. Merida ci ha sempre fornito la migliore attrezzatura tecnica possibile, ed ha sempre avuto l’approccio ed il desiderio di innovare costantemente contando sui feedback dei nostri atleti. Abbiamo concluso una stagione incredibile, quella 2021, a testimonianza del nostro ottimo rapporto con l’azienda taiwanese. Siamo dunque entusiasti che il progetto possa continuare in futuro per poter ancora cogliere molte prestigiose vittorie assieme».

Dettagli della bici usata da Sonny Colbrelli per vincere la Parigi-Roubaix 2021
Dettagli della bici usata da Sonny Colbrelli per vincere la Parigi-Roubaix 2021

«Dal 2017 – ha ribattuto Wolfgang Renner, il CEO di Merida Europe – siamo stati in grado di entrare a far parte di questa grandissima squadra. E se guardiamo indietro vediamo con soddisfazione cinque stagioni di successo… Nel corso degli anni, siamo stati in grado di assistere all’eccezionale progresso del team unendoci a loro e celebrando numerosi grandissimi successi. Adesso un’altra stagione agonistica è appena iniziata, e noi siamo entusiasti di poter confermare il nostro continuo coinvolgimento nella squadra: continuando a lavorare a stretto contatto con personale esperto e fantastici corridori faremo senza dubbio del nostro meglio per consentire al team di raggiungere ambiziosi nuovi obiettivi».

Merida