Un altro giorno è andato: Tosatto racconta

29.05.2021
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Gli ultimi giorni del Giro sono un frullatore di emozioni e cose da fare, soprattutto quando devi organizzare il lavoro della squadra che lo sta vincendo. Così per parlare con Matteo Tosatto c’è da prendere il numerino e aspettare che il direttore veneto abbia finito il giro delle stanze e se ti va bene riesce a infilarti prima del secondo giro di meeting. Oggi si combatte in alta quota, ieri s’è fatto un altro passo importante. Ma dopo le parole dette da Bernal per spiegare il giorno dalla crisi di Sega di Ala alla rinascita sull’Alpe di Mera, c’era un paio di spunti che meritava approfondimento. E’ notte quando il tecnico della Ineos Grenadiers richiama, la voce provata e insieme l’abitudine di stringere i denti coltivata in anni sulla bici.

La crisi di Sega di Ala alle spalle, la paura è passata
La crisi di Sega di Ala alle spalle, la paura è passata

«Non è stato poi così difficile convincere Egan a una tattica più attendista – dice – perché sappiamo che può capitare di dover correre diversamente da una settimana all’altra. A Sega di Ala abbiamo patito quel cambio di ritmo, per cui alla partenza ci siamo detti: “Oggi facciamo una crono. Castroviejo che è il più regolare tira finché ne ha e poi tocca a Martinez”. Egan ha capito subito. Avere uno come Dani, che è pure 7° in classifica, è un vantaggio di cui dobbiamo approfittare al massimo. Loro davanti e noi dietro con l’ammiraglia a dirgli ogni chilometro pendenze e distacchi. E così fino in cima».

Paura e consapevolezza

A fronte dello sgomento dello scorso anno per aver perso Thomas in avvio e doversi reinventare il Giro, forse Sega di Ala è stata poca roba, ma bisogna ammettere che un cedimento del leader a tre tappe dalla fine era qualcosa difficile da maneggiare.

Puccio, Castroviejo, Ganna, quelli per il lavoro pesante
Puccio, Castroviejo, Ganna, quelli per il lavoro pesante

«Non abbiamo avuto la certezza che fosse alle spalle – dice – fino al traguardo di oggi (ieri per chi legge, ndr). La sola cosa che sapevo alla partenza era il valore della squadra. Egan ha compagni che stanno bene e per lui sono pronti a dare la vita. A Sega di Ala abbiamo preso un distacco. Sul momento magari c’è stata un po’ di paura, ma dopo aver ben recuperato si è trasformata in una presa di coscienza. Yates sta andando più forte. Paura di cosa? Di aver perso la condizione, ma io gliel’ho detto subito che molto probabilmente ha pagato il secondo giorno di riposo».

Il primo caldo

Giorno balordo, peraltro, quello trascorso dalle squadre a Canazei. Gli unici che sono riusciti ad allenarsi bene sono stati i coraggiosi usciti di buon mattino, oppure quelli che hanno accettato di farlo sotto la pioggia. Dalle 10 in avanti, infatti, sulla Val di Fassa è arrivato il temporale che ha fatto scendere bruscamente le temperature fino ai 10 gradi.

Dani Martinez, 7° in classifica, è una pedina decisiva sulle salite
Dani Martinez, 7° in classifica, è una pedina decisiva sulle salite

«Dovevamo uscire anche noi – dice – ma quando abbiamo visto il cambiamento di tempo, con Egan e Martinez si è preferito lavorare sui rulli. Il resto della squadra è uscito, ma dopo 45 minuti sono rientrati, mezzi morti di freddo. E invece il giorno dopo è venuto fuori il primo vero caldo. Egan veniva dalla Colombia, dove in quota ha trovato temperature fresche. Poi a Monaco ha piovuto sempre. Quindi la prima parte di Giro con acqua e freddo. E di colpo i 25 gradi di Sega di Ala. Quando questi cambiamenti così rapidi avvengono nella terza settimana, capisci quanto sia crudele un grande Giro. Diventa tutto più difficile. Il caldo ti svuota e quella sera l’alimentazione corretta è stata decisiva, anche in vista delle tappe successive. E ieri infatti eravamo in prima linea, pronti per giocarcela».

Serve la squadra

Non è detto che sia finita e per scaramanzia avrebbe anche voglia di chiuderla qui, ma l’ultima tappa di montagna bussa alle porte. Da Verbania a Montespluga: primi 70 chilometri di pianura e restanti 90 con tre grandi montagne che per tre volte passeranno i 2.000 metri.

Per attaccare da lontano servirà la squadra, Ineos pronta per difendersi
Per attaccare da lontano servirà la squadra, Ineos pronta per difendersi

«Chi vorrà attaccare da lontano – dice Tosatto – dovrà avere una grande squadra. Staremo a vedere. Noi terremo gli occhi aperti con i nostri ragazzi nella prima parte e poi anche nella seconda. E’ il classico giorno in cui i rivali contano, ma la cosa più importante è restare concentrati su se stessi. E poi alla fine tireremo le somme».

Si parte alle 12,20 da Verbania, si costeggia il lago sconfinando in Svizzera e poi in successione passo San Bernardino, Spluga e ritorno in Italia per l’arrivo. E intorno alle 17 sarà stato scritto anche il 20° capitolo di questa intensa storia rosa.

Bernal “il serio” si gode la rosa ed è pronto alla sfida

18.05.2021
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Egan Bernal e Remco Evenepoel si marcano anche nel giorno di riposo. Ieri si è parlato quasi più del traguardo volante su cui hanno sprintato che della tappa. E per fortuna che ha vinto Sagan! Stamattina prima di uscire in allenamento ha parlato il colombiano e dopo pranzo è stata la volta del belga.

Egan Bernal ha vinto il Tour nel 2019, ora può bissare con il Giro
Egan Bernal ha vinto il Tour nel 2019, ora può bissare con il Giro

Pericolosi in tanti

«Siamo in tanti e tutti molto vicino – ha detto Bernal – Fino a Simon Yates tutti possono vincere. In questi anni si è visto come ci voglia poco per recuperare o perdere terreno. Io sono molto contento di essere arrivato sin qui con la maglia rosa, non me lo aspettavo, ma il Giro è lungo. Le grandi montagne devono arrivare ed è lì che si vedrà davvero chi è più in forma. Il mio obiettivo è arrivare alla crono finale con almeno 1’30” di vantaggio (non nomina Evenepoel, ndr) ma se dietro ci sono altri scalatori potrebbe bastare anche un minuto, certo sarei al limite.

«Da parte mia sono tranquillo e mi fa molto piacere vedere Daniel Martínez messo così bene in classifica, questo mi dà serenità».

Bernal Torino 2021
Bernal si è presentato a Torino con appena 18 giorni di gara
Bernal Torino 2021
Bernal si è presentato a Torino con appena 18 giorni di gara

Forma in crescita

Riguardo alla sua schiena Bernal ammette che avrebbe preferito fare un po’ più di qualità prima del Giro, in poche parole gareggiare, e non solo restare in altura (a casa).

«Avrei voluto fare di più, ma a causa del mal di schiena ho dovuto limitarmi. Però tutto questo può anche essere un vantaggio. Potrò essere più fresco nel finale. Per chi ha corso poco come me i due giorni di riposo sono importantissimi. Se sto meglio ora o quando ho vinto il Tour? Difficile dirlo. Quell’anno avevo preparato il Giro e poi mi sono fratturato la clavicola ma ho avuto un picco di forma molto lungo. E prima del Tour avevo fatto il Giro di Svizzera. Adesso ho preparato il Giro ma ho corso meno».

Si va a Montalcino

Domani inizia una settimana importante con sterrato e Zoncolan. Bernal non vuole ancora guardare tanto in là. Conosce bene le insidie degli sterrati e da ex biker non li sottovaluterà. Anzi, proprio tra Strade Bianche e Tirreno ha svolto un sopralluogo della tappa di domani.

«Non si possono paragonare la Strade Bianche e la tappa di domani. Quella è una corsa di un giorno piena di specialisti, corridori diversi e con più settori. Immagino una grande lotta per prendere davanti i settori di sterrato».

Il testa a testa con Evenepoel sta diventando di grande appeal mediatico oltre che tecnico
Il testa a testa con Evenepoel sta diventando di grande appeal mediatico oltre che tecnico

Egan vs Remco

Questa è la sfida che infiamma i tifosi e i media. Due giovani che non hanno paura. E il traguardo volante di ieri non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco.

«E’ stato un bel momento – conclude Bernal – Io ho visto un’occasione, lui ha cercato di anticiparmi. Entrambi ci divertiamo. Remco ha mostrato di essere un grandissimo corridore, ha recuperato bene dal suo infortunio e soprattutto ha lavorato bene pur stando lontano dalle gare. Per questo crescerà ancora e per questo devo accumulare vantaggio su di lui. Io voglio vincere questo Giro».

Razzo Bernal si prende la rosa. «E’ un sogno»

16.05.2021
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«En este momento solo siento felicidad». Egan Bernal si confida dopo l’arrivo. I suoi occhi ridono sotto la visiera del cappellino della Ineos-Grenadiers e dentro la sua prima maglia rosa. 

Dall’inizio del Giro d’Italia il colombiano sta correndo da vero leader e con grande convinzione. La squadra gli sta vicino, lui è sempre davanti… sembra un corridore esperto. A volte hanno persino sprecato, Egan e i suoi compagni. Ma non oggi.

Egan Bernal nelle interviste dopo la tappa era davvero felice
Egan Bernal nelle interviste dopo la tappa era davvero felice

Come una crono

«Abbiamo corso come avevamo pianificato stamattina. Abbiamo fatto una crono nel finale – dice Moscon dopo l’arrivo – io dovevo fare il mio lavoro proprio così. Intanto mettiamo nel sacco una vittoria di tappa. E’ un bel segnale, ma le vere montagne devono ancora arrivare. La maglia rosa che ci interessa è quella di Milano. Oggi era importante guadagnare il più possibile e ce l’abbiamo fatta».

Proprio Moscon è stato autore di un vero capolavoro. Nel tratto sterrato di Campo Felice, su quella che d’inverno è una pista da sci, il trentino ha fatto qualcosa di eccezionale. Ha rintuzzato i fuggitivi e soprattutto ha letteralmente frantumato il gruppo. Erano in cinque quando è partito Bernal.

Questa scena l’avremmo dovuta vedere due anni fa probabilmente, quando il colombiano doveva far rotta sul Giro. Invece eccolo adesso. Sulla sua tenuta non tutti scommettono. Su Egan pende il “quid” della schiena. Quello spessore sotto la scarpa lo fa pedalare bene, ma ci dice anche che di sicuro qualcosa c’è. E lui stesso solo 48 ore fa ha ammesso di sentire dolore alla schiena, aggiungendo: «E le grandi salite non sono ancora iniziate».

Intanto “Eganito”, come è già stato ribattezzato sul palco, non ha perso un colpo. Si è mostrato il più forte ogni volta che la strada saliva e se vogliamo è sembrato anche in crescendo. Il finale di oggi non era durissimo, ma sono andati davvero forte. E forse per chi è scalatore puro come lui questo è un segnale ancora più incoraggiante.

Gianni Moscon ha lanciato Bernal in modo magistrale, eccolo sull’arrivo di Campo Felice
Gianni Moscon ha lanciato Bernal in modo magistrale, eccolo a Campo Felice

In maglia rosa

«Mi dicono: “Hai vinto il Tour e tutto deve essere facile o scontato” – racconta Bernal – ma non è così dopo il brutto Tour dell’anno scorso. Ci sono tanti corridori a lottare. Per ora sto bene, la squadra lavora compatta. Anche oggi i ragazzi hanno fatto un lavoro eccezionale.

«Volevo fare il Giro da sempre, da quando sono passato professionista nel 2016. Sapete che sono molto legato all’Italia, l’ho detto anche dopo la vittoria del Tour. Indossare la maglia rosa è un onore, anche se fosse per un solo giorno. Ma non voglio guardare troppo avanti».

E su quest’ultimo punto il campione di Zipaquira glissa un po’. Dice di volersi godere la giornata e il primato, ma in realtà alla classifica ci pensa chiaramente. Non può non essere così. Sia per le sue caratteristiche, sia per le sue qualità, sia per la squadra in cui corre. Che però sia davvero felice è vero. Dopo l’arrivo era commosso: «La maglia rosa è un sogno».

Il colombiano (24 anni) veste la sua prima maglia rosa. E’ sua anche quella bianca
Il colombiano (24 anni) veste la sua prima maglia rosa. E’ sua anche quella bianca

Razzo Bernal

E poi basta vedere quanto e come ha spinto nel finale. Ad un certo punto, dopo che era già scattato, ha messo il 53 sprigionando una grande potenza. E lo si è capito quando Ciccone, che aveva provato a tenerlo, ha dovuto sedersi. In una frazione di secondo ha perso cinque metri, segno evidente di due velocità molto differenti. E poi ha spinto fino all’ultimo metro, tipico di chi pensa alla classifica.

«Non ho esultato – conclude Bernal – perché ero troppo concentrato a spingere e perché non sapevo se davanti ci fosse ancora qualcuno».

E che venisse su forte, ce lo conferma anche Bouwman, che era davanti con Bouchard. «Quando ai 300 metri Bernal mi ha passato sembrava un razzo!».

Ganna: «La popolarità mi piace, ma gli eroi sono altri»

09.05.2021
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Ganna ci ha preso gusto. Con il rosa e con la popolarità. Dice che l’anno scorso la gente forse non conosceva bene il suo nome e semplicemente salutava la maglia rosa. «Ma qui in Piemonte – dice dopo la tappa – mi hanno riservato un’accoglienza eccezionale e devo dire che lo trovo emozionante».

Come Nibali

Stamattina abbiamo capito che stesse per arrivare alla firma di partenza perché dal fondo della strada, al margine del giardino antistante la Palazzina di Caccia di Stupinigi, di colpo si è sentito montare un brusio, che è diventato un’eco e poi un urlo. Solo con Nibali fanno così. I suoi compagni erano già arrivati tutti, Pippo ha sistemato la bici sulla rastrelliera e nel frattempo stringeva le mani a tutti i colleghi che lo incrociavano.

Il dietro le qunte prima del via, fra presentazione e interviste
Il dietro le qunte prima del via, fra presentazione e interviste

Alla presentazione delle squadre, quando poi è venuto il momento del Team Ineos, Paolo Mei si è smesso a snocciolare i suoi risultati. Vincitore di cinque tappe al Giro. Campione del mondo della cronometro. Quattro volte campione del mondo dell’inseguimento. Egan Bernal, piccolino al suo fianco, lo ha guardato sorridendo come a prenderlo in Giro: sei davvero tu? I due si sono fati una risata e poi la tappa è potuta partire, con il passaggio di Filippo salutato dal pubblico. E mentre Nibali è un personaggio schivo, Ganna non ha paura di utilizzare la sua popolarità per il bene del ciclismo.

Spot per il ciclismo

«Siamo lo sport meno costoso che ci sia – dice – per vederci devi solo scendere in strada. Siamo online su mille piattaforme. Per vedere una corsa puoi prendere la famiglia e farti una passeggiata. Spero che tanta gente si avvicini al ciclismo e cominci a praticarlo».

In realtà, nonostante il suo essere estroverso, Ganna è un timido e la popolarità gli è arrivata addosso come una doccia bella fresca: piacevole, ma sarà meglio abituarsi gradualmente.

«Quando sono in corsa – dice – mi piace sentir chiamare il mio nome. Quando sono per i fatti miei in strada, può capitare invece che abbia la luna storta e allora essere riconosciuto non è così bello. Lo capisco che chiunque realizzi grandi cose nello sport per il suo Paese venga visto come una sorta di eroe, ma per me gli eroi sono altri. Ad esempio quelli che durante il primo lockdown erano in prima linea a combattere per gli altri».

Al via, davanti al 108 gigante per ricordare Weylandt ai 10 anni della morte
Al via, davanti al 108 gigante per ricordare Weylandt ai 10 anni della morte

Qualche sassolino

Eppure il gigante piace, anche per il suo essere diretto. E se deve togliersi un sassolino dalla scarpa, riprendendo il concetto già espresso ieri quando ha parlato delle pressioni dei media, non si tira indietro. Così quando un collega gli chiede che cosa intendesse giorni fa parlando “dell’effetto trattore” che si rischia dopo un periodo di lavoro molto duro, fa un sorriso sotto la mascherina e risponde dritto: «L’effetto trattore è quello che si è visto la settimana scorsa, quando avete cominciato a dire che Ganna non andava più». Ultima domanda, è tempo di andarsene. Domani altra tappa, ma più insidiosa di questa. Se piove, avranno grandi ispirazioni uomini come Ulissi e Sagan. Altrimenti si proverà ad arrivare nuovamente in volata.

Dalla sveglia al via: la giornata di Ganna a Torino

03.05.2021
6 min
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Sarà il più atteso del Giro d’Italia. Una città, una Regione e una Nazione non aspettano altro che vedere Filippo Ganna in maglia rosa al termine degli 8,6 chilometri del prologo di Torino. Il verbanese si presenta al via dopo i trionfi dello scorso anno in cui aveva catturato e ammaliato un sacco di tifosi, sia per le sue vittorie ma anche per il suo modo di correre.

David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Da sinistra: David Brailsford, Filippo Ganna e Dario Cioni nello scorso Giro
David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Filippo Ganna e Dario Cioni nello scorso Giro

Per questo vogliamo sapere tutto ma proprio tutto su come si svolgerà la sua giornata sabato. Vogliamo “salire” in sella con lui. E quale miglior referente di Dario David Cioni per saperlo? Il tecnico della Ineos-Grenadiers non solo è il preparatore del piemontese, ma è anche un suo importante punto di appoggio morale.

Dario, cominciamo! A che ora si sveglierà Pippo?

Vero le 9 immagino. Non è un super mattiniero e se c’è la possibilità gli piace dormire un po’ di più. Farà una colazione normale, non troppo abbondante però. Lo sforzo che è chiamato a fare è breve. Però la sua giornata non si limita solo a quello. Bisogna pensare che prima salirà sui rulli.

Rulli?

Sì, una sessione sui rulli a metà mattinata prima di andare a vedere il percorso. Che poi questa scelta è legata all’orario della chiusura al traffico del percorso stesso. Se fosse aperto presto ai corridori, Pippo potrebbe anche evitare i rulli. 

C’è da immaginare che Ganna sarà tra gli ultimi a partire.

A meno che  non ci siano condizioni meteo particolari per le quali partire prima porti dei vantaggi, come accadde l’anno scorso a Monreale del resto. Le condizioni del vento erano migliori partendo prima e così abbiamo scelto. Comunque in linea di massima partirà tra gli ultimi: è tra i favoriti, veste la maglia di campione del mondo a crono, corre in “casa”…

Ma come mai i rulli? Questa cosa un po’ ci ha colpito.

E’ una sessione di risveglio muscolare. Si tratta di riproporre il protocollo di riscaldamento per la crono, quindi ci sarà anche un po’ d’intensità. Farà sui 30′, 40′ al massimo, facendo dai 6′ ai 9′ ad alta intensità.

A Torino, prima del riscaldamento pasta in bianco con olio e parmigiano per Ganna
alimentazione
A Torino, prima del riscaldamento pasta in bianco con olio e parmigiano per Ganna
Come nasce questo protocollo?

Noi avevamo una nostra base e poi i corridori hanno fatto dei piccoli adattamenti in base alle proprie preferenze. Ma Pippo quando è arrivato ne aveva uno molto simile visto che proveniva dalla pista, come il nostro del resto.

Veniamo alla ricognizione, forse il momento più importante. Si fa anche nei giorni prima?

Dipende. Magari gli si dà un occhio, ma vedere il percorso a traffico chiuso è ben diverso che farlo con il traffico aperto. Data la distanza di gara (8,6 chilometri, ndr) credo al netto dei rulli farà due giri. Il primo per vedere i dettagli del percorso, il secondo è più dedicato alla parte fisica. In questo secondo giro inserirà due tratti a passo gara. Andrà un po’ a sensazione, l’importante è che stimoli il lattato. Potrebbe fare un paio di progressioni da 2′-3′ o una sessione unica di 5′ facendo un po’ di tira e molla.

Hai detto che nel primo giro si osservano i dettagli. Come funziona questa fase?

E’ Filippo che in bici vede i dettagli del percorso e dell’asfalto. Studia le curve, le traiettorie e dice a noi per radio cosa vede. Lui si ricorda tutto, ma noi con carta e penna appuntiamo quello che lui segnala e in corsa sempre per radio glielo ricordiamo. E’ un qualcosa in più.

Ipotizziamo un orario di partenza, le 16:30 cosa prevede il protocollo di riscaldamento?

Inizia a scaldarsi 40′ prima del via (alle 15,50, ndr). Fa 30′ di riscaldamento con quei minuti ad intensità maggiori come avevamo detto e 10′ lo si lascia in pausa, recupero totale. Poi un aspetto da valutare è la distanza dal bus alla partenza. Va considerato che appena finito il riscaldamento non c’è più molto da fare se non recuperare un po’ e portarsi al via, appunto. Il body infatti viene indossato prima. Questi di nuova generazione con il sudore poi non li infili più. Sono complicati da mettere e se non li indossi bene non svolgono la loro funzione correttamente (ci sono parti che devono calzare in un certo modo, alcune fibre che devono essere tese in maniera specifica, ndr).

Tra il ritiro in altura e il Romandia, Ganna è andato in pista a Montichiari
Tra il ritiro in altura e il Romandia, Ganna è andato in pista a Montichiari
In poco meno di 9 chilometri si beve?

No, per distanze così brevi si toglie il portaborraccia. Per sforzi da 15′-20′ magari la borraccia la porti, se per caso dovesse venirti sete, ma ci metti dentro tre sorsate d’acqua e basta e comunque molto dipende dalla temperatura. Se a Torino dovesse fare molto, molto caldo si può ipotizzare di andare in questa direzione. 

Avete un protocollo anche per l’idratazione?

No, si va a sensazione. Varia in base alla temperatura.

E invece per l’alimentazione quali sono le tempistiche? E cosa mangerà Pippo?

Dopo la ricognizione, mangerà un po’ di pasta in bianco, con olio e parmigiano, ma poca. E basta. Se fosse stata una crono più lunga avrebbe aggiunto anche un’omelette. Comunque certe scelte dipendono anche dal momento, dalle sensazioni, dal clima… Di certo per la gara di Torino non ci sarà l’omelette.

E poi c’è anche il discorso della pressione, del nervosismo. Ganna è piemontese, la gente si aspetta molto da lui nella crono iniziale, c’è la maglia rosa in palio…

Il prologo di Torino e le Olimpiadi sono i due momenti clou della stagione di Ganna. Sarà super concentrato, ormai ha abbastanza esperienza, acquisita anche con i mondiali in pista. Sa gestirla bene. 

Pippo non esce con un grande sorriso dal Tour de Romandie. A crono non è stato super brillante. Sta pagando il lavoro fatto sul Teide: procede tutto secondo i piani o è “allarme rosso”?

Siamo ben lontano dall’allarme rosso. Prima del Romandia Pippo era stato anche in pista, aggiungendo altro lavoro ed aveva avuto buone sensazioni. Siamo andati al Romandia proprio per mettere a frutto tutto quel blocco di lavoro. Consideriamo che Pippo non avrà la stessa condizione dell’ultimo Giro. L’anno scorso era nel suo picco di forma. Lui punta alle Olimpiadi che sono ad agosto, non ci arriverebbe. Sono rischi che vanno presi. Non puoi puntare a tutte le gare allo stesso modo. In più al Romandia è stato freddo, c’è chi reagisce diversamente. E molti dei rivali presenti lì non ci saranno al Giro. Spaventa Evenepoel perché non si hanno dati su di lui. In questo momento è una mina vagante.

Le ruote inglesi AeroCoach Aeox con profilo da 100 millimetri
Le ruote inglesi AeroCoach Aeox con profilo da 100 millimetri
Sul piano tecnico la bici di Ganna avrà delle novità?

Nessuna, né per lui, né per la squadra. Deciderà quali ruote usare sul momento. Se le Princeton viste al Giro l’anno scorso o le AeroCoach. Si tratta di una ruota super alta all’anteriore (100 millimetri), molto veloce ma meno guidabile.

Sul percorso di Torino potrebbe andare bene: non ci sono moltissime curve…

In linea di massima sì, ma molto dipenderà dal vento. Le ha usate anche Roglic ai Paesi Baschi (e Ganna ieri al Romandia, foto in apertura, ndr).

Avete già studiato il meteo?

No, quello non ha senso farlo troppo prima. Cominceremo a farlo da oggi in poi

A colazione con Puccio, fra il Giro e il mondo Ineos

02.05.2021
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«Lo scorso anno – ride Puccio – ho beccato tre fughe, come non succedeva da 15 anni. Ma quest’anno credo che lo spazio extra sarà per Gianni o Filippo, il mio ruolo nella Ineos del Giro tornerà a essere quello di stare vicino al leader. A Egan. Loro sono più vincenti, hanno intrapreso subito la via giusta. Prima invece arrivavi e per i primi tempi dovevi metterti a disposizione…».

Il Giro d’Italia 2013 si aprì con una cronosquadre a Ischia: vinse Sky, maglia rosa a Puccio
Il Giro d’Italia 2013 si aprì con una cronosquadre a Ischia: vinse Sky, maglia rosa a Puccio

Predestinati e non

“Salva” parla e in queste poche parole su Moscon e Ganna riassume il cambiamento del ciclismo. Se uno come lui passasse oggi, con il Giro delle Fiandre e altre quattro vittorie di peso al terzo anno da U23, lo metterebbero subito nella colonna dei vincenti e come tale lo farebbero crescere.

Nel 2012 invece, inserito nel primo Team Sky di Wiggins e del nascente Froome, gli spiegarono le regole, gli lasciarono appena un po’ di spazio, poi la sua carriera decollò nel segno della generosità e della dedizione. Quando c’è da fare gruppo, tirare e dare la scossa, Puccio c’è. L’anno scorso nel Giro di Tao e delle mille fughe targate Ineos, Salvatore è stato l’elemento d’ordine. In precedenza aveva tirato per Wiggins quando il baronetto si intestardì a rincorrere il Giro. E ha scortato Froome verso la maglia rosa. Però non l’hanno mai portato al Tour, ad esempio, neppure nei primi anni: un tipo di esperienza che lo avrebbe fatto sicuramente crescere. Non si vuole dire che lo diano per scontato, ci mancherebbe, il suo ruolo è super apprezzato. Ma forse, così almeno appare dall’esterno, si dà per scontata la sua disponibilità.

Inizia il Colle delle Finestre al Giro del 2018: si prepara l’attacco di Froome
Inizia il Colle delle Finestre al Giro del 2018: si prepara l’attacco di Froome

Tutti per Egan

Mercoledì Salvatore Puccio da Menfi, professionista classe 1989, partirà per il suo ottavo Giro d’Italia. Lo farà da vincitore uscente, anche se per l’occasione il team Ineos Grenadiers ha rimescolato le carte. Tao Geoghegan Hart ha scelto la strada del Tour, assieme a Geraint Thomas, Richard Carapaz, Richie Porte e Adam Yates. Al Giro vedremo Egan Bernal con accanto il vice Sivakov e poi gli italiani più forti, con Moscon, Ganna e Puccio guidati da Tosatto e Cioni. Pare che la scelta di correre il Giro l’abbia imposta Bernal in persona, deluso dopo averlo saltato per caduta lo scorso anno, e che la squadra sia stata ridisegnata di conseguenza.

«In partenza correremo per lui – conferma Salvatore – e non come l’anno scorso, in cui la tattica fu obbligata dall’uscita di scena di Thomas. Egan parte da favorito. Qualche giorno fa siamo usciti in bici insieme, ma pioveva ed era freddo, così siamo stati fuori solo due ore e mezzo. L’ho visto magro e motivato. Mi ha confermato di essersi allenato bene, tiene tanto al Giro».

Salvatore Puccio e Filippo Ganna dopo la fuga vincente di Pippo all’Etoile de Besseges
Puccio e Ganna dopo la vittoria di Pippo all’Etoile de Besseges

Il mistero della Liegi

A ben guardare, l’unico italiano del team Ineos che in epoca recente sia stato portato al Tour è Moscon, ma anche per lui è scattato il piano Giro, con la difficoltà di capire se il Tour venga considerato meta per atleti eletti e il resto del calendario venga completato di conseguenza. Cogliere dall’esterno il modo di pensare dello squadrone britannico è diventato sempre più complesso. Come per la Liegi, ad esempio.

«Dovevo andarci anche io – conferma Puccio – dopo il Tour of the Alps, poi la squadra non è stata chiara. Siamo in 32, ma c’è sempre chi sta male e alla fine ci troviamo senza corridori per partire. C’è stata una corsa in Belgio in cui s’è fatta fatica a trovare il quarto, altrimenti non si partiva. Sembra una barzelletta. Fra gli ostacoli per la Liegi alla fine è saltato fuori che non c’era più il volo il venerdì sera. Per cui si sarebbe trattato di partire il sabato. Ma se viaggi alla vigilia della corsa senza un allenamento per smaltire le fatiche del Tour of the Alps… Alla fine forse è andata anche bene. Qualche jet privato ancora si vede, ma per i corridori di Andorra».

In questa foto, la svolta del Giro 2020 per la Ineos. Thomas arranca sull’Etna, si volta pagina
La svolta del Giro 2020 della Ineos. Thomas arranca sull’Etna, si volta pagina

Fra Yates e Remco

Così si pensa al Giro, manca ormai poco, con il grosso punto interrogativo del meteo che non volge al bello.

«Non vedo l’ora di partire – ammette Salvatore – perché anche qui a Monaco non è bruttino e fa freddo. Anche quest’anno credo che sarà decisiva la seconda settimana, perché uno come Yates arriverà fortissimo e nei primi giorni li farà fuori tutti, con il grosso punto di domanda se reggerà sino in fondo. Non è facile contrastarlo quando attacca a quel modo, per cui nelle prime due settimane si proverà a contrastarlo e nella terza dovremo staccarlo. E poi ci sono gli altri, con l’incognita Evenepoel. Se andrà forte al punto di vincerlo, bisognerà rivedere tutti gli schemi. Non corre da nove mesi. Già è difficile trovare la forma correndo, figurarsi stando tanto tempo ad allenarsi. Sono curioso».

Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
Sul podio di Milano nel 2020, podio tutto Ineos, festeggiando la maglia rosa di Tao Geoghegan Hart
Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
Milano nel 2020, festeggiando con Tao Geoghegan Hart

Stanze singole

«Tao poteva tornare al Giro? Il Tour per lui è un investimento, ma è caduto alla Parigi-Nizza e spero che il ginocchio sia a posto. Senza pressioni va forte, Tosatto l’anno scorso l’aveva capito e l’ha gestito di conseguenza. Al Tour si troverà davanti tanti di quei leader, che potrà restare tranquillo. Ma adesso pensiamo al Giro. Mercoledì sera sarò a Torino. Ancora una volta si dovrebbe dormire tutti in singola per il Covid, ma non so se tutti gli alberghi saranno attrezzati. In camera si sta poco, in realtà. A volte fa piacere sparare due cavolate prima di addormentarsi, altre volte si sta meglio da soli. Dipende molto dalle abitudini dei singoli. Se ti piace svegliarti molto presto e non puoi fare rumore. Se ti capita quello che russa… Per questo ogni inizio anno compiliamo un questionario interno in cui indichiamo anche questo tipo di preferenze. E poi c’è da correre. E’ il Giro d’Italia, ragazzi, proprio non vedo l’ora che inizi».

Egan e il mal di schiena: i dati di Strava dicono altro

30.04.2021
5 min
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A un certo punto qualcuno ha scritto che Egan Bernal abbia saltato il Tour of the Alps a causa del mal di schiena. Sarebbe proprio un duro colpo per il Giro d’Italia (che già trema e trattiene il fiato per l’infortunio di Nibali) e per lo stesso colombiano. Così ci siamo messi a seguire gli allenamenti di Egan su Strava. E al netto del fatto che qualcosa non abbia pubblicato (perché nessuno ti costringe a farlo), la sensazione che si tratti di un atleta frenato dal mal di schiena non è suffragata dai numeri.

Per questo, come dopo la Strade Bianche, si è pensato di chiedere nuovamente aiuto a chi Bernal l’ha portato in Europa: Paolo Alberati. Per studiare il lavoro del suo pupillo e cercare di capire in che condizioni ce lo ritroveremo al Giro. Sarà tutto troppo moderno e basato sui watt, potrà dire qualcuno, ma se non altro offre un punto di vista diverso rispetto alle tante illazioni.

Appunti svolazzanti, cercando di decifrare le settimane di Egan Bernal
Appunti svolazzanti, cercando di decifrare le settimane di Egan Bernal

«Ho chiamato Andrea Bianco – esordisce Alberati parlando dell’italiano che laggiù fu il tecnico di Bernal nella nazionale colombiana di Mtb – e mi sono fatto raccontare qualcosa. Anche lui conferma che la sensazione di un Bernal malandato non ce l’abbiano. Nel giro del 2 aprile ha fatto una salita che scollina a 3.355 metri e nella prima parte, la più dura, ha fatto anche il Kom salendo a 329 watt medi. Forse non tutti sanno bene che cosa significhi pedalare forte sopra i 3.000 metri».

Pacho a tutto gas

Inizia così questa ricognizione molto tecnica e un po’ di parte sulle uscite di Bernal. Prima in Colombia, poi a Monaco, Andorra e ancora Monaco, nel suo avvicinamento al Giro d’Italia.

«I suoi valori li conosco – prosegue Alberati – sin da quando da neopro’ lo allenava Bartoli. Da junior fece una salita dalle parti di Michele in cui per 10′ viaggiava a 7 watt/kg. Da junior, capito? E batté il record di Landa, che in quel periodo usciva dal bellissimo 2015 con l’Astana e stava passando a Sky. Il 7 aprile, ha fatto 164 chilometri con un dislivello di 3.432 metri. E sulla salita di Pacho, dove pure non ha fatto il record, è salito per un breve tratto a 7,17 watt/kg. Il particolare della salita di Pacho, un’ora a 300 watt medi da quota 2.000 a quota 3.300 metri. Praticamente dal Rifugio Sapienza al top del Vulcano. Lassù 300 watt medi valgono 350-360 (6 watt/kg in un’ora). Dal grafico si vede la costanza delle RPM e dei watt: uno col mal di schiena non può».

Il riepilogo delle uscite

Nel box che segue sono riassunte le sue uscite a partire dall’11 aprile, quando Egan era ancora in Colombia.

DataDistanzaTempoDislivello
11 aprile (Colombia)km 2117h 01′m. 3.439
14 aprile (Colombia)km 38,821h 19′m. 283
15 aprile (Colombia)km 130,173h 39′m. 728
16 aprile (Colombia)km 161,795h 03′m. 1.655
17 aprile (Colombia)km 228,926hm. 1.130
18 aprile (Colombia)km 211,986h 02′m. 1.568
19 aprile (Colombia)km 99,83h 19′m. 1.155
21 aprile (Monaco)km 54,552hm. 852
22 aprile (Monaco)km 53,042hm. 1.071
23 aprile (Andorra)km 86,183h 37′m. 2.497
24 aprile (Andorra)km 142,375h 26′m. 4.227
25 aprile (Andorra)km 148,486h 03′m. 4.772
27 aprile (Monaco)km 135,65h 03′m. 3.274
28 aprile (Monaco)km 147,055h 21′m. 3.629

«Ma comunque per capire come sta, basta vedere che da Pasqua fino al 18 aprile ha continuato ad allenarsi facendo delle triplette. Poi ha viaggiato verso l’Europa e nei primi due giorni a Monaco ha fatto due uscite sui 50 chilometri come supercompensazione. Poi è andato ad Andorra, dove si è allenato in alto e dove avrà fatto qualche test, dato che il suo preparatore sta da quelle parti. Fra il 18 e il 19 aprile sono uscite voci che stava male, ma solo perché non aveva caricato i dati. Adesso lo ha fatto e non sembrava tanto malconcio».

Lavori sul Turini

Certi dati bisogna saperli leggere e poi abbinarli all’atleta, per capire che cosa abbia fatto durante quelle distanze, studiando la progressione dei watt.

«In questi ultimi due giorni – spiega Alberati – ha ridotto le distanze e si è spostato a Monaco per fare dei lavori di rifinitura. Sul Col de Turini il 28 aprile ha fatto il secondo tempo dietro Porte, che l’aveva fatto a 320 watt medi. Si vede dai parziali che Egan ha fatto dei lavori specifici, probabilmente dei 20-40 e dei 30-30 e lui in quei secondi a tutta ha spinto a 530 watt.

«A me sembra la preparazione di un atleta in linea con il Giro d’Italia. In Colombia ha fatto volumi notevoli e la sensazione rispetto al Tour of the Alps è che abbiano voluto avvicinare i benefici dell’altura al Giro. Conoscendo la biologia dei colombiani, che dopo 4 settimane circa a livello del mare si normalizzano, avranno voluto essere certi di essere al Giro davvero al top. Gli stessi giorni ad Andorra gli hanno permesso di raggiungere delle quote e dei dislivelli che a Monaco non sarebbero stati possibili».

Quel mal di schiena

La perplessità riguarda semmai l’effetto allenante delle corse nell’avvicinamento al Giro, per cui alcuni hanno scelto il Tour of the Alps e altri il Romandia.

Così dopo uno degli allenamenti sulla salita di Pacho, in Colombia (foto Instagram)
Così dopo uno degli allenamenti sulla salita di Pacho, in Colombia (foto Instagram)

«Ma io credo – prosegue Alberati – che fra Strade Bianche e Tirreno-Adriatico, Egan abbia messo in mostra un ottimo livello. Se poi bisogna andare dietro ai ricordi, il suo sogno è sempre stato fare la doppietta Giro-Tour. Se davvero è questo il progetto, vinto il Giro potrebbe tornare in altura e preparare il Tour. Insomma, mi sembra, guardando i numeri, che ad ora la schiena non lo stia condizionando.

«E al riguardo, m’è venuto un ricordo. Anzi, è venuto a Giovanni Stefanìa che al passaggio da junior a professionista, si accorse di un problemino di postura e gli mise uno spessorino sotto la scarpa. Non vorrei che glielo avessero tolto e da lì sia partito il mal di schiena. Sarebbe strano, perché una volta che hai un atleta in equilibrio, non ha senso rimetterlo in ballo. Ma se fosse successo questo, la cura è stata rimetterci quello spessore…».

La Ineos di Tosatto al Giro? Per Bernal (e qualche tappa)

30.04.2021
7 min
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La Ineos-Grenadiers viene da un Giro d’Italia a dir poco scoppiettante. Non solo perché lo ha conquistato con Tao Geoghegan Hart, ma per come lo ha corso. I corridori di Sir Brailsford erano sempre all’attacco. Ganna ha dato spettacolo, ma anche gli altri lo hanno dato, persino quando non vincevano, come Puccio secondo nella frazione di Vieste.

A pochi giorni dalla corsa rosa facciamo il punto con Matteo Tosatto, diesse del team inglese, per capire che Ineos possiamo aspettarci.

Egan Bernal alla Tirreno, l’ultima corsa a cui ha preso parte prima del Giro
Egan Bernal alla Tirreno, l’ultima corsa a cui ha preso parte prima del Giro
Matteo, dicevamo un Giro 2020 da show per la Ineos. Cosa vedremo quest’anno?

Dimentichiamoci tutto quello che abbiamo fatto l’anno scorso. Fu un qualcosa di straordinario: 7 vittorie di tappa, maglia rosa con Tao e maglia di miglior giovane.

In qualche modo fu la caduta di Thomas a cambiare il vostro Giro…

Sì, e quest’anno l’obiettivo è di vincere ancora, con Bernal leader. Abbiamo una squadra forte. Al Tour of the Alps, abbiamo visto una buona condizione. Bernal è ancora in Colombia, si sta allenando e riprenderà a correre direttamente al Giro.

Hai parlato di Bernal, ma con la sua schiena Egan dà affidamento? 

Il Giro è il suo grande obiettivo. Lo ha annunciato già a gennaio. Nelle prime gare, fra Strade Bianche, Tirreno… pur non essendo in una condizione super ha fatto bene, ha mostrato di avere una grande voglia e, cosa ancora più importante, era lì senza aver fatto troppi lavori specifici, proprio per la schiena. Non aveva spinto troppo. Lui parte per vincere, vediamo… E poi ci sono grandi avversari. E qualcuno si è anche nascosto.

Nascosto? E chi secondo te?

Beh, penso a Evenepoel. So che ha dichiarato ai suoi compagni che parte per vincere e se non fosse stato pronto che senso avrebbe avuto questa dichiarazione? Se non ci va vicino, mi sbaglio di poco. E poi ha una squadra fortissima: Almeida, Masnada, Honoré… Per me sa di essere pronto. Se poi quando ha detto che puntava alla maglia rosa, si riferiva alla prima, a quella di Torino, giocandoci un po’ non lo so…

Sivakov (24 anni a giugno) sarà la seconda punta della Ineos al Giro
Sivakov (24 anni a giugno) sarà la seconda punta della Ineos al Giro
Deceuninck forte, ma anche voi avete una “seconda” carta preziosa?

Pavel Sivakov. Lui è una delle nostre punte. E’ in grandissima condizione. Se al Tour of the Alps non fosse caduto nella terza tappa sarebbe salito sul podio, come nel 2019. Per noi è una spalla fondamentale. Negli ultimi anni si è visto come avere un secondo capitano sia importante per il leader. Gli toglie pressione.

Oltre a loro due la squadra è composta da uomini importanti. Già solo i tre italiani: Puccio, Ganna e Moscon non sono poca cosa…

Aspettiamo gli ultimi giorni per definire la squadra al 100%. Vediamo chi sarà più in forma. Sosa, Martinez… Ma insomma, la squadra è fatta.

Partiamo da Salvatore Puccio: lui ormai è una colonna portante della Ineos…

Pedina fondamentale, è il mio occhio in gruppo. Ha l’esperienza dalla sua. L’anno scorso è stato decisivo per Tao così come lo era stato per Froome nel 2018. Con lui bastano due parole via radio o nella riunione e sa cosa deve fare. Dall’ammiraglia segui la corsa ma non vedi tutto. Se lui si accorge di qualche movimento particolare li richiama vicino e magari gli dice: adesso stiamo concentrati. Ogni squadra ha il suo uomo solido, pronto a prendere una decisione all’improvviso. Il nostro è “Salva”.

Gianni Moscon? Si dice che sia stato tu quasi forzando la mano a volerlo al Tour of the Alps…

E’ rientrato come doveva rientrare – risponde deciso Tosatto, mostrando che il capitolo Moscon gli sta a cuore – Adesso è ad un grandissimo livello. E’ stato sfortunato anche quest’anno con quella frattura nelle classiche del Nord. Ha fatto molto lavoro in altura da solo, è rientrato ed è stato subito competitivo e con quelle vittorie si è sbloccato. E’ il suo primo Giro e questa può essere una spinta in più. Ha chiesto lui di farlo, ci teneva tanto. Gianni è competitivo su tutti i terreni. E con lui ci può essere l’occasione di vincere una tappa. La prima cosa sono gli uomini di classifica, ma si può provare anche con gli altri ragazzi. Io so quanto può dare Gianni. Voleva il Giro ma per farlo doveva passare per il Tour of the Alps o per il Romandia. Per me, meglio il “Trentino” che ti consente di recuperare un po’ di più e di fare anche qualche allenamento specifico prima del Giro. Sono certo che con Ganna e Puccio si sentirà sicuro.

Al Tour of the Alps Moscon ha vinto due tappe: Innsbruck e Naturno
Al Tour of the Alps Moscon ha vinto due tappe: Innsbruck e Naturno
E veniamo a Ganna. Come sta?

Pippo è al Romandia, veniva dall’altura e gli è mancato il ritmo corsa. Si è visto anche nella prima cronometro, ma l’ho sentito e sta recuperando, va meglio tappa dopo tappa.

Matteo, te lo chiediamo perché è argomento ormai ricorrente con Ganna: facendo gli scongiuri, se dovesse accadere quel che è successo l’anno scorso con Thomas, Pippo può fare classifica? 

Impossibile – risponde secco Tosatto – tanto più con il percorso di quest’anno. Pensiamo solo all’arrivo dello Zoncolan. Nei tre chilometri finali, con quelle pendenze, uno scalatore di 55 chili a lui, che è più di 80 chili, dà due minuti. Idem nella tappa di Cortina con 5.000 metri di dislivello.

A noi Pippo piace così com’è, sia chiaro, specie nell’anno Olimpico in cui può far bene su pista e a cronometro…

Mi fanno ridere certi discorsi. Qualche tempo fa ho letto un’intervista nella quale si diceva che Indurain pesava 76 chili, non troppo meno di Ganna, e ha vinto i grandi Giri. Pippo per arrivare a quel peso deve perdere 6-7 chili ma l’anno scorso a fine Giro pesava 83 chili ed era magrissimo. Gli si vedevano le vene dappertutto, anche sul petto. E’ difficile per lui. Okay, lo metti a dieta e poi? Quanto perde delle sue caratteristiche? Qui non si tratta di dieta, qui si tratta di operare una trasformazione vera e propria. Magari con enormi sacrifici può limare due, tre chili, ma rischia di perdere molto. Ne vale la pena? Ci sono tante cose da valutare quando si tira fuori questo argomento.

Puccio e Ganna saranno presenti e protagonisti come lo scorso Giro
Puccio e Ganna saranno presenti e protagonisti come lo scorso Giro
A noi sembra un Giro nel complesso meno duro, però non ti lascia recuperare. Non ci sono mai due o tre tappe “facili” ravvicinate.

La differenza rispetto agli altri anni si nota già nel primo blocco. Intanto il primo giorno di riposo arriva martedì e non lunedì, quindi si faranno dieci tappe consecutive e già questo vi assicuro che non è poco. In questa parte poi ci sono tre arrivi in salita: Sestola, Ascoli e Campo Felice e sei sempre teso. Riposo e si fa la tappa della Strade Bianche: 160 chilometri con 3.000 metri di dislivello e 35 chilometri di sterrato nel finale. Il giorno dopo c’è la tappa di Bagni di Romagna con non so quanti metri di dislivello che se prendi una “bambola” lì addio. Zoncolan e il giorno dopo il circuito di Gorizia che non è facile. Okay, lì andrà via la fuga, ma devi stare attento. Poi occhio alla salita di Sega di Ala.

E’ dura, vero?

Io l’ho provata qualche giorno fa. La prima parte è più dura dello Zoncolan dal versante di quest’anno: va su tra l’8 e il 10%, poi spiana per 500 metri e poi ha un tratto di tre chilometri sempre al 14-15% e un finale al 5,5. Se esci da lì sfinito perdi 30” in un attimo. E quando l’ho provata io in quell’ultimo tratto c’era vento contro. Inoltre sono impegnativi anche gli ultimi due arrivi in salita, specie quello del venerdì.

A completare la Ineos del Giro anche Castroviejo (in foto), Sosa e Martinez
A completare la Ineos del Giro anche Castroviejo (in foto), Sosa e Martinez
Però proprio perché non si molla mai, con la Ineos garibaldina dello scorso anno questo percorso sarebbe stato ideale…

Ah, sì, sì… L’anno scorso dopo la caduta di Geraint li ho lasciati in pace un giorno. Non gli ho detto niente. Poi ho parlato con i ragazzi e gli ho detto che saremmo andati a caccia delle tappe. A Tao ho detto: tu prova a fare classifica, magari ad entrare nei primi dieci. Dopo il primo giorno di riposo sempre a Tao ho fatto: i primi dieci sono alla portata facilmente. Poi ancora: i primi cinque. Poi, il podio… Insomma ci siamo dati obiettivi giorno per giorno. Quest’anno sperando che Bernal stia bene non sarà così, ma come ho detto, magari proveremo a cogliere qualche occasione. Gli uomini li abbiamo.

Ultima domanda, “Toso”, chi ti sembra pericoloso pensando a Bernal?

Evenepoel ha dalla sua 38 chilometri di cronometro che contro gli scalatori è un bel bonus. Certo, andrà visto sulle salite lunghe e nella terza settimana. Poi Bardet e Hindley sono una bella coppia. I Bahrain Victorious in montagna possono fare molto bene con Landa, Pello Bilbao e Caruso. Ciccone sinceramente lo vedo un gradino dietro. E’ la prima volta che proverà a far classifica, può vincere qualche tappa. E occhio a Carthy della EF Pro Cycling. A Vlasov… Eh, i nomi ci sono, ci sono…

Editoriale / Perché niente Liegi per Moscon?

26.04.2021
2 min
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Gianni Moscon non è partito infine per la Liegi, come era nei programmi annunciati durante il Tour of the Alps, perché la scelta del team Ineos Grenadiers è stata mantenere in Belgio il gruppo che aveva già corso l’Amstel Gold Race e la Freccia Vallone.

Golas per Pidcock

Il discorso avrebbe avuto una logica inattaccabile se quel gruppo fosse rimasto identico, ma così non è stato. Infatti, dopo la caduta di Pidcock alla Freccia Vallone, lo squadrone britannico ha ritenuto meglio inserire Golas, sostituendo il potenziale vincitore con un gregario che aveva corso l’Amstel e non la Freccia, piuttosto che concedere una possibilità al trentino, che proprio nella corsa di casa aveva vinto due tappe.

Il forcing della Ineos sulla Redoute ha lanciato Carapaz
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Insolita scelta

A questo punto la riflessione riguarda la stessa permanenza di Moscon (in scadenza di contratto) nel team se, come sembra, la sua presenza al Tour of the Alps è stata quasi imposta da Tosatto. E’ evidente che la Liegi abbia un diverso peso specifico rispetto alle due tappe vinte da Moscon, è anche evidente che ragioniamo forse più da tifosi, ma è altrettanto vero che né Carapaz né Kwiatkowski dessero grandi garanzie di poter vincere in Belgio. Perché non portare Moscon?

Redoute di fuoco

Dal Trentino sono volati a Liegi Pozzovivo, Fabbro e pure Quintana: corridori che certo andavano molto meno di Moscon. E la Ineos, che ha fatto fuoco e fiamme sulla Redoute, si è ritrovata con Carapaz ripreso e poi espulso per posizione pericolosa in sella mentre era in fuga e Kwiatkowski undicesimo, senza aver mai dato la sensazione di poter lottare per un risultato migliore.

Tour of the Alps 2021, così Gianni Moscon a Innsbruck nella 1ª tappa
Tour of the Alps 2021, così Moscon a Innsbruck

Che cosa avrebbe potuto fare Moscon a Liegi? A detta di Garzelli, sarebbe stato un ottimo aiuto per il team, portando via magari una fuga per tenere coperti gli altri leader. Ora Gianni correrà al Giro d’Italia, sperando che il buon momento prosegua. Quanto al suo futuro e al futuro dei talenti italiani, l’ultimo passaggio rende evidente a cosa servirebbe un team italiano nel WorldTour. Secondo voi il tecnico italiano di una squadra italiana avrebbe mai lasciato fuori questo Moscon dalla Liegi?