Nella pianura più totale degli Emirati Arabi Uniti, Filippo Ganna mette a segno la terza vittoria stagionale e l’ottava cronometro di fila.
La sua maglia di campione del mondo è sfrecciata tra dune e grattacieli, rispettando così i pronostici e mettendo tutti in riga nei 13 chilometri dell’anello di Hudayriyat Island.
Fuori dai ventagli
Ieri il vento l’aveva fatta da padrone assoluto, caratterizzando la corsa sin dal chilometro zero. Il vento e la sabbia sferzavano il gruppo che per alcune fasi di corsa era diviso in ben cinque drappelli. I migliori, quasi tutti, erano in quello di testa. Poi dietro si sono ricompattati, ma quei 22 davanti sono riusciti a scappare e a guadagnare quasi 8’30” sul resto del plotone.
E in questo “resto” oltre a Froome e Nibali c’era anche Filippo Ganna. E vista come è andata oggi viene persino un po’ di rammarico per non essere riuscito a prendere il ventaglio migliore: oggi sarebbe stato anche leader della generale. Ma quando scappa… scappa! Ganna si era fermato per motivi fisiologici, come lui stesso ha ammesso.
Copertoncini e 58×11
Oggi le condizioni erano decisamente migliori. Dal vento teso della prima tappa si è passati ad una brezza man mano sempre più forte, ma non così forte da influenzare le scelte tecniche. Pertanto, tutti hanno optato per gli assetti più tradizionali: lenticolare dietro e profilo alto davanti.
«Confermo – dice Matteo Cornacchione, meccanico della Ineos-Grenadiers – che Filippo ha utilizzato una bici pressoché identica a quella della passata stagione. Cambiava solo la colorazione. I due unici modelli dorati della Bolide li custodiscono gelosamente Fausto Pinarello e Pippo stesso. Il rapporto utilizzato oggi è stato il 58×11, il 60 non avrebbe avuto senso anche perché il vento non mancava. Le gomme? Erano copertoncini: 25 millimetri al posteriore e 23 all’anteriore».
Un metronomo
Ganna non ha mai messo in discussione la sua vittoria. Dopo la ricognizione del mattino, Pippo ha curato i dettagli. Body Castelli con apertura interna per mettere il numero sulla schiena senza che questo prendesse aria (soluzione adottata anche in pista), copriscarpa aderenti, casco Kask Bambino con coda aero e i colori dell’iride.
Già dopo il primo intermedio, posto esattamente a metà percorso, Pippo vantava 7” sullo svizzero Stefan Bissegger. Il piemontese era un metronomo e continuava a guadagnare anche dopo il “giro di boa”. Al traguardo i secondi sullo svizzero (bravissimo anche lui) erano 14”, mentre si dilatavano i distacchi sugli altri.
Chi teneva nella prima parte, con vento più contrario, pagava nella seconda, dove invece era anche un po’ a favore. Pensate che la media finale di Ganna è stata di 55,981, ma all’intermedio era di 51,885, il che significa che nella seconda parte Pippo ha pedalato ben oltre i 60 all’ora (530 i watt medi della tappa).
E Cattaneo c’è…
«Non è mai facile vincere una cronometro – ha detto Ganna a fine tappa – anche se la fai con buone gambe e grande concentrazione. Per fortuna oggi il mio corpo era pronto per questo sforzo. È un risultato fantastico per me e per il team. Era la mia prima crono all’UAE Tour ed è stato un po’ strano guidare nel deserto, senza contare che farlo a 56 all’ora non era facile. Ma oggi sono davvero felice».
Se l’iridato della Ineos-Grenadiers sorride non è da meno il folletto “di casa”, Tadej Pogacar. Il portacolori della Uae, infatti, si prende la maglia rossa di leader della classifica generale. Lo sloveno tutto sommato si difende alla grande contro Pippo e rifila 5” ad Almeida. Il duello tra i due si fa così subito interessante, tanto più in vista dell’arrivo in salita di domani, verso Jebel Hafeet. Su questo traguardo l’anno scorso si arrivò due volte. Nella prima vinse Adam Yates (davanti a Pogacar) e nella seconda trionfò proprio Tadej.
Oltre a Ganna, un’altra nota positiva per noi italiani è l’undicesima piazza di Mattia Cattaneo, che è anche terzo nella generale e la tappa di domani a lui potrebbe sorridere.