Rastelli cambia vita: «Il ciclismo era diventato uno stress»

31.01.2024
4 min
Salva

L’annuncio dell’addio al ciclismo di Luca Rastelli è stata affidata ad un post su Instagram. Qualche riga di testo, tanti pensieri e una foto in bianco e nero, a racchiudere una pagina della sua vita. Ora per Rastelli inizia un altro capitolo, fatto di normalità: un lavoro, una casa e delle nuove dinamiche da instaurare. 

L’annuncio del ritiro è arrivato tramite un post su Instagram: era il 26 gennaio
L’annuncio del ritiro è arrivato tramite un post su Instagram: era il 26 gennaio

Pagina bianca

Ventiquattro anni però non si racchiudono in un post su un social, meritano almeno un approfondimento. Serve scavare, chiedere, capire prima l’uomo del ciclista e raccontare una storia che può essere d’insegnamento. Perché si impara tanto anche da chi è capace di dire “basta”. 

«Va tutto bene – racconta Rastelli al telefono – ho iniziato a lavorare, faccio il metalmeccanico in un’azienda tra il Veneto e il Friuli. E’ abbastanza vicina a casa, sono nato a Cremona, ma da un paio d’anni vivo a Fontanafredda dalla mia fidanzata. Sono stato fortunato perché ho trovato subito un impiego. Sulla decisione di smettere ci ho riflettuto bene a metà gennaio, poi ho fatto l’annuncio su Instagram».

Rastelli strada 2022
Rastelli, classe 1999, è passato professionista con la Bardiani nel 2022
Rastelli strada 2022
Rastelli, classe 1999, è passato professionista con la Bardiani nel 2022
Eppure eri partito per fare il 2024 con la Work Service…

Avevo parlato con la squadra della mia situazione. Era da tempo che avevo perso la motivazione, ma abbiamo provato a fare la preparazione invernale e vedere poi come mi sentivo. Volevo provare a ritrovare quel Luca Rastelli che ero da under 23 e al mio primo anno con la Bardiani. 

Anche con la Work non hai ritrovato la motivazione?

Ho provato, ma mi pesava allenarmi, mi pesava fare la vita da professionista. Sapevo di non fare le cose al 100 per cento, come andrebbero fatte. Quindi ho deciso di smettere, senza aspettare le corse. Può sembrare una decisione affrettata.

Ai mondiali juniores di Bergen è arrivato secondo, terzo Gazzoli (a destra in foto)
Ai mondiali juniores di Bergen è arrivato secondo, terzo Gazzoli (a destra in foto)
In effetti…

Ma ho voluto essere sincero prima con la squadra e poi con me stesso. Era inutile attaccare il numero sulla schiena, già durante la preparazione avevo capito di non essere in condizione. 

Lasci dopo due stagioni da professionista.

Vero, sono passato in Bardiani nel 2022 e mi sono trovato subito bene. Ho messo insieme tante esperienze e la prima presenza al Giro d’Italia. A fine stagione ho avuto qualche problemino, ma era stata un’annata positiva. 

Per Rastelli anche una partecipazione al Giro d’Italia, nel 2022
Per Rastelli anche una partecipazione al Giro d’Italia, nel 2022
Poi è arrivato il 2023…

Ho iniziato la stagione con qualche problematica, sia personale sia con la squadra. Avevo un dolore al ginocchio che mi ha dato qualche pensiero, poi non c’è più stato comune accordo con il team. 

Cos’è successo?

C’era stata qualche discussione sulla preparazione, non ci si trovava più con le stesse idee. Avevamo approcci differenti tra i vari preparatori e questo ha portato a continui confronti con la squadra

Nel 2023 il team ha preso una serie di allenatori nuovi, tu avevi mantenuto il tuo esterno?

Reverberi a fine 2022 ha preso la squadra di preparatori dal team Drone Hopper che aveva chiuso. Io avevo una persona esterna che mi seguiva, come nel 2022. Solo che i pensieri sui metodi di allenamento erano differenti. Non è stato questo a farmi smettere, non sto dicendo che è colpa del team. 

La sua ultima gara da pro’ è stato il Giro di Slovacchia a settembre 2023
La sua ultima gara da pro’ è stato il Giro di Slovacchia a settembre 2023
Allora cosa ti ha fatto smettere?

Quella passata è stata una stagione di alti e bassi. In certi momenti stavo bene e poi non andava nulla come previsto. Ho corso poco e ho perso la voglia, il motivo del ritiro è proprio questo: perdita di motivazione. Non vedevo nel ciclismo degli obiettivi futuri, ma solo un conto alla rovescia, qualcosa che prima o poi sarebbe finito comunque. L’unica cosa che provavo era vivere il ciclismo solo come stress. 

Come stai ora? In che modo vedi la tua vita futura?

Sono sereno, della mia carriera porterò bei ricordi. D’ora in poi vedrò la bici in altra maniera, come un cicloamatore. Può sembrare strano, ma mi sento più felice rispetto a come stavo quando ero ciclista, ora sono più contento.

Bardet vuole una tappa al Giro per chiudere il cerchio

30.01.2024
4 min
Salva

Il primo corridore a mettere nel sacco le vittorie di tappa in tutti e tre grandi Giri fu un italiano. E che italiano: Fiorenzo Magni. Era il 29 aprile del 1955 e sfrecciando per primo sull’arrivo di Barcellona (era una cronometro) Magni diede vita a questa particolare classifica. Dopo 69 anni ci sono riusciti altri 106 atleti oltre a lui. Il 108° vorrebbe essere Romain Bardet.

Il francese della DSM-Firmenich è di fronte ad un bivio però. All’Equipe, nelle settimane passate, in diverse occasioni ha parlato del suo futuro. Quello prossimo e quello più a lungo termine. Ma il tutto con un obiettivo ben chiaro: vincere una tappa al Giro d’Italia appunto.

Giro 2022, sul Blockhaus arriva secondo alle spalle di Hindely e davanti a Carapaz e Landa. E’ il suo miglior piazzamento nella corsa rosa
Giro 2022, sul Blockhaus arriva 2° dopo Hindely, Carapaz e Landa. E’ il suo miglior piazzamento nella corsa rosa

Giro e Tour

Bardet è rimasto folgorato dal Giro. Non lo ha mai negato. Certo, non è al livello di Pinot, ma la corsa rosa gli piace eccome. Nel sacco ha solo due partecipazioni: il Giro lo ha “scoperto” a 31 anni.

Due anni fa era messo davvero bene prima che una caduta lo tagliasse fuori dai giochi. Forse è stata l’ultima vera volta che lo abbiamo visto lottare per le generale. 

Per quest’anno dunque Bardet di sicuro sarà al Giro d’Italia: «Voglio provare ad entrare nel club di coloro che sono riusciti a vincere le tappe in tutti e tre i grandi Giri e a me manca una vittoria nella corsa italiana».

Il suo cammino verso la corsa rosa passa per il debutto stagionale nelle corse francesi, il UAE Tour, la Parigi-Nizza e il Tour of the Alps.

Di tappe adatte a lui ce ne sono parecchie al Giro. Già ad Oropa, Romain potrebbe mettere il sigillo. Ma forse la salita piemontese arriva un po’ troppo presto. Sia perché c’è di mezzo anche la maglia rosa e magari Pogacar e colleghi potrebbero voler “fare la tappa”. Sia perché immaginare una fuga da lontano con Bardet dentro è difficile. E’ pur sempre Bardet e lasciargli spazio potrebbe essere pericoloso. Romain è uno che tiene.

Il confronto generazionale è sempre più forte. Ma Bardet tiene botta: eccolo con Evenepoel all’ultima Vuelta
Il confronto generazionale è sempre più forte. Ma Bardet tiene botta: eccolo con Evenepoel all’ultima Vuelta

Estate decisiva

E poi c’è il futuro a lungo termine. Bardet è uno dei prodotti della classe 1990, bella e dannata. Tanto talentuosa quanto delicata. Il tempo passa e il francese va per i 34 anni e in questo ciclismo restare al vertice è sempre più dura. Uno suo ritiro non sarebbe impensabile.

Bardet a fine anno sarà senza contratto. Continuare o meno è solo una decisione sua. Anche se la DSM-Firmenich non lo tenesse, le squadre francesi specie quelle non WorldTour farebbero la fila per prenderlo. Classe, professionalità e un nome che non lascia mai indifferenti.

«Per ora – ha detto Bardet – non voglio pensarci troppo. Voglio concentrarmi sul Giro. Poi a metà stagione, magari prima del Tour de France dirò cosa farò. E lo dirò soprattutto a me stesso. Se capirò che sono ancora competitivo. Se capirò che questa vita, che da qui a fine maggio mi vedrà a casa sì e no 20 giorni, mi andrà ancora bene. Se devo continuare, voglio farlo per lasciare un segno e non per fare la comparsa».

E magari c’è da capire ancora se questo è davvero ancora il ciclismo di Bardet. In tempi non sospetti aveva lasciato intendere che questo sport sta diventando sempre più come la Formula1, in cui vince chi ha i tecnici migliori e non il bravo pilota. Lui aveva parlato di “ciclismo della scienza e dei preparatori”.

E’ il 2012 e un giovane Bardet esordisce con la maglia dell’Ag2R. Da allora ha messo nel sacco 10 vittorie tra cui 3 tappe al Tour e una alla Vuelta
E’ il 2012 e un giovane Bardet esordisce con la Ag2R. Da allora ha messo nel sacco 10 vittorie

Quale futuro?

La DSM-Firmenich sembra propensa ad un prolungamento di contratto. Almeno sono queste le informazioni che trapelano. Da quest’anno poi Bardet ha anche il supporto del connazionale Barguil. E magari questo potrebbe essere un incentivo a continuare in questa squadra.

«Vengo da una stagione – ha detto il francese – in cui le cose non sono andate benissimo. Mi sono sempre trovato in una situazione poco chiara e ciò non mi induce a continuare. Per questo voglio decidere con calma e al momento opportuno». 

Prima però c’è il Giro e un successo di tappa potrebbe essere decisivo per il suo futuro. Se dovesse riuscirci, poi al Tour potrebbe prendersi la sua “passerella”.

«Il Giro – ha detto Bardet ad Eurosport – l’ho fatto solo due volte e l’ho completato una. Come detto, quest’anno vorrei vincere una tappa e magari arrivare nei primi cinque». 

Reverberi e il Giro: «Una questione di vita o di morte»

29.01.2024
5 min
Salva

Forse la partecipazione della VF Group-Bardiani al Giro d’Italia non è mai stata in discussione. Nonostante ciò, vedere il proprio nome fra quelli che il 4 maggio prenderanno il via da Torino ha portato in casa Reverberi la serenità per continuare sulla strada intrapresa a dicembre nel primo ritiro.

«Per una squadra italiana – spiega Roberto Reverberi – l’ufficialità del Giro è questione di vita o di morte. L’80 per cento della pubblicità di uno sponsor è legata a questo. E’ vero che non è un diritto, a meno che non arrivi fra le prime due professional. Ma noi l’anno scorso siamo arrivati sesti nella classifica europea, ci ha passato la Q36.5 per una multa presa da Henok e i punti che gli hanno tolto. Per cui certi commenti sul nostro organico e sul fatto che non meriteremmo il Giro li rimando al mittente. Siamo stati la prima squadra italiana, da qualche parte quei punti li avremo pur fatti…».

Roberto Reverberi, durante le prima corse 2024 a Mallorca, con la testa già sul Giro. In apertura, una foto VF Group Bardiani
Roberto Reverberi, durante le prima corse 2024 a Mallorca, con la testa già sul Giro. In apertura, una foto VF Group Bardiani
Avevate già pronto il piano B?

No, zero. Abbiamo programmato tutta la stagione in previsione del Giro. Facciamo sempre doppia e anche tripla attività, il piano B sarebbe stato fare richiesta per qualche gara a maggio. Ma onestamente non abbiamo mai pensato al rischio di non esserci. Insomma, avevamo già prenotato due ritiri in altura con le date per il Giro

Esiste anche una lunga lista di nomi?

Proprio per un fatto di programmazione, abbiamo un gruppo di 10 corridori ai quali però si potrebbe unire qualcun altro, se durante l’anno dovesse andare bene. A quel punto si potrebbe inserirlo nel secondo ritiro, come pure non è da escludere il coinvolgimento di qualche giovane all’ultimo momento, come già capitato in passato.

Pellizzari fa parte di quella lista. Quale potrebbe essere un suo obiettivo realistico al Giro?

Finirlo sarebbe già una cosa importante. Il massimo con un giovane così, visto che qualcosina l’ha già dimostrata, sarebbe provare a vincere una tappa. Non avrà l’assillo della classifica e allora potremmo puntare sulle 2-3 giornate importanti, con percorsi adatti e dove magari c’è meno controllo. Potenzialmente una potrebbe anche giocarsela: vincere è difficile, fare un bel piazzamento è alla sua portata. Lo ha dimostrato l’anno scorso al Tour of the Alps. Poi conoscendolo, quando si trova là davanti, gli viene anche più grinta. Credo sia presto pensare alla classifica, visto anche il livello dei partecipanti.

Chi altri, oltre a Pellizzari?

Uno potrebbe essere Martinelli che finora non è stato troppo costante per problemi di salute, tra cui il Covid. Finalmente ha risolto un problema al ginocchio e se trova la sua dimensione, può mettersi in luce. Di solito programmiamo tutto, ma se venti giorni prima uno di quelli prescelti non va e c’è un giovane che ha dimostrato qualcosa, lo mettiamo dentro. E a volte succede come con Ciccone, che prima del Giro 2016 aveva fatto vedere qualcosa e ha vinto la tappa di Sestola da neoprofessionista.

Martinelli sta risolvendo i suoi acciacchi e potrebbe essere uno dei giovani in rotta sul Giro
Martinelli sta risolvendo i suoi acciacchi e potrebbe essere uno dei giovani in rotta sul Giro
Come capisci se un giovane è pronto per debuttare al Giro?

Lo vedi dalle prime corse. Li vedi fare certi numeri che ad altri non riescono. Li riconosciamo noi dall’ammiraglia, ma se ne accorgono anche i corridori più grandi. Tonelli è uno dei più esperti, quello su cui si fa un po’ più affidamento. Penso a Modolo, brillante dall’inizio. Di Ciccone abbiamo detto. Colbrelli che per poco vinceva il Giro del Piemonte da stagista. Oppure Battaglin. Si vedono subito, non c’è bisogno di aspettare tanto.

Avere un corridore esperto e forte con cui misurarsi e confrontarsi fa crescere prima: perché non avete mai valutato di riprendere Pozzovivo?

Per una squadra come la nostra, al limite potrebbe essere utile. Potrebbe curare la classifica e permetterci di avere l’ammiraglia più avanti. Però con la politica dei giovani che ci siamo dati, non avrebbe senso prenderlo, anche se è un grande professionista e va ancora forte. Preferiamo dare spazio a un giovane, che magari trova il giorno giusto, si fa vedere e fa parlare di sé e della squadra.

Non è un fatto di stima.

Per lui ho tanto rispetto e ammirazione, è il corridore più serio che abbia mai visto. Domenico è stato anche sfortunato. Nell’ultimo anno con noi vinse cinque corse, compresa la tappa di Lago Laceno al Giro, l’ultima che ha portato a casa. Capisco che non sia facile smettere quando hai passato tutta la vita a fare questo lavoro, specialmente quando sai di essere ancora competitivo. Magari non è proprio un vincente, però capisco la voglia di chiudere la carriera in modo dignitoso e non perché qualcuno ti dice che devi smettere perché sei vecchio.

Tonelli è il corridore più esperto della squadra, il riferimento per i direttori
Tonelli è il corridore più esperto della squadra, il riferimento per i direttori
Facciamo un passo indietro, dove farete i due ritiri in altura?

Entrambi sull’Etna. Bisogna stare dietro a quello che fanno anche gli altri. Il gap rispetto agli squadroni è già abbastanza grande: se non fai le cose nel modo giusto, la differenza aumenta e fare risultato è impossibile.

Senza dimenticare che avendo messo in piedi una struttura di preparatori, anche loro spingeranno in questa direzione, no?

Hanno messo tutto nero su bianco. Il dottor Vicini, che rappresenta lo staff tecnico, ha preteso una serie di cose ben precise. E noi a quel punto gli abbiamo dato carta bianca. Almeno arriveremo al Giro senza rimpianti per quello che si sarebbe potuto eventualmente fare.

I corridori sembrano soddisfatti del lavoro fatto in ritiro a gennaio.

Abbiamo lavorato bene. Borja, il nostro allenatore spagnolo, è veramente bravo. Segue anche gli allenamenti delle squadre WorldTour, così abbiamo dei parametri di riferimento che vengono condivisi anche con i corridori. E proprio per questo i ragazzi hanno capito che devono lavorare il doppio rispetto a quanto facevano prima. Borja è un vero ricercatore. Dopo ogni corsa ha già in mano i dati dei protagonisti e li confronta con quelli dei nostri. L’altra mattina Zoccarato gli diceva di avere mal di gambe. E lui gli ha risposto che va bene, significa che ha lavorato come doveva. Se ti alleni forte, il mal di gambe fa parte del pacchetto…

Ellena, la wild card del Giro e la fatica dei giovani

27.01.2024
6 min
Salva

«Quando ti dicono che farai il Giro d’Italia – spiega Ellena con buon umore – cambia la stagione. E’ l’obiettivo che ti sei prefissato, ma non hai la sicurezza di andarci. Come squadra italiana, lavori in quel senso ma intanto valuti anche le alternative. L’annuncio della wild card è la conferma che stai andando nel senso giusto. Lo sappiamo, il Giro d’Italia è l’avventura principale. Andarci vuol dire confermare le attese degli sponsor, soprattutto quando hai sponsor nuovi…».

Il direttore sportivo piemontese del Team Polti-Kometa ne sa qualcosa. In tutti i suoi anni insieme a Gianni Savio, il giorno delle wild card ha sempre portato grandi gioie e grandi delusioni. Una delle ultime, quella del 2021, li vide esclusi fra le polemiche in favore della Vini Zabù, che poi rinunciò al Giro per un caso di doping. Oggi per fortuna è tutto nuovo. Dallo scorso anno Ellena è entrato a far parte della squadra di Basso: inizialmente con un contratto a giornate, ora in pianta stabile. Nel mezzo, lo scorso settembre, un incidente in montagna poteva mettere fine a ogni cosa. Poi la paura ha ceduto il passo alla speranza. La tempra è solida e Giovanni è ormai tornato alla solita vita. Se ne è accorta anche sua moglie, sorride, che lo trova rompiscatole come ai bei tempi.

La squadra che fino al 2023 era Eolo-Kometa, da quest’anno è il Team Polti-Kometa. Qui in ritiro a Oliva (foto Maurizio Borserini)
La squadra che fino al 2023 era Eolo-Kometa, da quest’anno è il Team Polti-Kometa. Qui in ritiro a Oliva (foto Maurizio Borserini)
Giri d’Italia con squadre giovani che devono dimostrare ne hai fatti tanti, praticamente tutta la carriera. E’ un modo diverso di viverli, probabilmente non ci si può sedere mai…

Un modo meno seduto, avete descritto perfettamente la situazione. E’ vero che all’interno di questa squadra c’è grande programmazione, però proprio perché hai a che fare con dei ragazzi giovani, da un giorno all’altro può cambiare tutto. Non si conoscono ancora al 100 per cento. Nonostante siano dei talenti, l’imprevisto può succedere. Il vento in faccia che non serviva e che paghi il giorno dopo. Oppure il dimenticarsi di mangiare, nonostante tu abbia un programma di alimentazione. Magari però c’è stata un’ora a fuoco e non sei riuscito a buttare giù niente e te lo porti dietro per tre giorni. Queste piccole cose che ti costringono a rianalizzare tutto.

Parlando con Pellizzari, il discorso è finito sull’ambiente. Secondo lui i giovani delle grandi squadre arrivano prima in alto perché hanno il confronto quotidiano con i grandi campioni.

E’ una cosa giustissima, Pellizzari ha visto giusto. Il confronto con certi campioni, il fatto di pedalargli al fianco, ti fa scattare una molla: se lo fa lui, lo faccio anch’io. Se invece non sei con loro, chiaramente hai il dubbio e la paura. E’ una questione psicologica, che mi fa pensare a un libro che sto leggendo. Si parla del record sul miglio in atletica leggera: erano anni che non veniva superato. Poi lo supera uno e di colpo durante l’anno lo superano tanti altri. Perché prima mentalmente erano tutti bloccati, invece il fatto che il primo ci sia riuscito ha fatto pensare anche agli altri di poterlo fare. C’è da dire che in questa squadra ci sono due personaggi come Basso e Contador, che sanno trasmettere fiducia. Non pedalano più con loro, perché non hanno la condizione di quando erano corridori. Però sentirti dire da loro due che stai andando bene in salita, fa un grande effetto, soprattutto quando sei giovane.

Fa la differenza secondo te?

Se te lo dico io, è un fatto di sensazioni e puoi anche crederci. Se te lo dice il preparatore, ci puoi stare perché lui ha in mano i numeri. Però se te lo dice un Contador o un Ivan Basso, secondo me a livello psicologico ha grande influenza. Non come se ti stessi allenando con Pogacar, ma incide. Lo sappiamo, ce lo siamo detti: manca il campione che faccia da guida.

Ellena è entrato nello staff dei ds lo scorso anno. Qui con Zanatta ed Hernandez, manca solo Biagio Conte (foto Maurizio Borserini)
Ellena è entrato nello staff lo scorso anno. Qui con Zanatta ed Hernandez, manca Conte (foto Maurizio Borserini)
Come dire che i giovani italiani impiegano più tempo perché hanno meno occasioni per costruirsi delle sicurezze?

Chiaramente hanno attorno la struttura delle squadre. Quello che gli viene insegnato è quello che effettivamente gli serve, però tante volte manca la certezza che funzioni. Invece se fai il tuo lavoro, poi esci con Pogacar e ti stacca solo negli ultimi 200 metri di salita, perché stavi facendo dei lavori, allora capisci che stai andando bene. Fai le prove in allenamento prima che in gara. Se invece lo fai da solo, puoi fare i numeri migliori, ma il dubbio ti resta e puoi chiarirtelo solo in corsa.

Al prossimo Giro ci saranno Piganzoli e Pellizzari, due che nel 2023 erano sul podio del Tour de l’Avenir. Sarebbe giusto secondo te dargli psicologicamente un po’ di gas oppure è bene tenerli coi piedi per terra?

Dipende dal carattere. Piganzoli lo sto conoscendo adesso, lavoro con lui da solo un anno e poi comunque lui è un corridore di Zanatta. Durante il Tour de l’Avenir la sera da casa gli mandavo le informazioni sul percorso del giorno dopo, sulle salite e anche su quella brutta discesa in cui sono caduti in tanti. L’altro giorno sulla Gazzetta dello Sport è uscita una pagina che lo proiettava verso il Giro con Pellizzari e mi è venuto il dubbio che potesse avergli messo un po’ di pressione. Invece ci siamo sentiti e mi ha detto di non avere problemi. Se poi lo mascheri bene o sia veramente forte caratterialmente, è un altro discorso. L’avvicinamento al Giro è ancora lungo, ma sono certo che lui lo abbia cerchiato almeno tre volte

E’ un fatto però che ai nostri manchi un po’ di… sfrontatezza. Al netto della sua storia successiva, un carattere come Riccò non c’è più stato.

E’ vero, il ciclismo italiano in questo momento ha mancanza di questo approccio in tutto, anche a livello di squadre. Mancano i soldi, è vero. Ti trovi di fronte a squadre in cui chi ne ha di meno, ha 25 milioni di budget, quindi è normale che una struttura così imponente ti metta in soggezione. Perciò magari avresti voglia di alzare la testa, ma la paghi cara. D’altra parte però, io sono ancora convinto che nonostante i milioni di euro, la nostra cultura ciclistica sia ancora avanti, le regole sono quelle. Però è chiaro che se poi vai a comprarti Pogacar, Roglic e Vingegaard, puoi anche essere più bravo di loro, ma resta sempre una differenza abissale. Noi abbiamo dei corridori di qualità che stanno crescendo e siamo convintissimi che faranno grandi cose.

Orlen Nations Grand Prix 2023, vince Piganzoli, esulta Pellizzari. Ellena ha sempre amato lavorare con i giovani (foto PT photos)
Orlen Nations Grand Prix 2023, vince Piganzoli, esulta Pellizzari. Ellena ha sempre amato lavorare con i giovani (foto PT photos)
Quale sarebbe secondo te un obiettivo per cui essere contenti del prossimo Giro? 

Sono d’accordo con Basso sul fatto che una vittoria di tappa sarebbe una bella storia da raccontare. Polti è rientrato nel ciclismo da quest’anno e ricordiamo bene che nella loro prima esperienza, al Giro d’Italia erano capaci di dettare legge. Adesso non è così, ma sono certo che abbiamo tutto quello che serve per avvicinarci al livello più alto. L’obiettivo potrebbe essere vincere una tappa, ma non una tappa a caso. Sarebbe bello individuarne alcune che si addicono ai nostri atleti e riuscire a finalizzare. Un approccio meno garibaldino, più da grande squadra. Programmazione, avvicinamento, raggiungere l’obiettivo.

Venendo a te, la schiena come sta?

Sta bene, anche se a posto ormai non lo sarà più. Ho dentro una staffa di 20 centimetri che resterà lì, ma non ho problemi a camminare e fare il mio lavoro. Ieri ho anche fatto 25 chilometri in bicicletta e per fortuna non lo faccio più di mestiere. Però mentalmente, dopo l’ultimo ritiro sento di essere tornato il Giovanni Ellena di prima. Cioè sto più attento alle cose, sono più sul pezzo, coi ragazzi sono più esigente su determinate cose. E mia moglie infatti (sorride, ndr) mi ha detto che comincio a rompere come quando stavo bene. Forse ha ragione lei…

Del Toro vince, Pellizzari “rosica” e si consola col Giro

25.01.2024
5 min
Salva

La stagione di Giulio Pellizzari inizierà l’8 febbraio al Tour of Antalya, in Turchia. Il ritiro di gennaio si è concluso con un salto a Benidorm per vedere la Coppa del mondo di ciclocross e adesso il marchigiano è a casa per l’ultima rifinitura. Nel programma è previsto anche qualche giro con il suo mentore Massimiliano Gentili sulle strade intorno Colfiorito, fra le Marche e l’Umbria. Ma la vera notizia è il fatto che correrà il Giro d’Italia: l’elenco delle squadre diffuso martedì da RCS Sport ha dato alla notizia il senso dell’ufficialità.

Sono mesi strani. Appena alla fine di agosto, quindi cinque mesi fa, Pellizzari e Piganzoli lottavano alla pari con Del Toro al Tour de l’Avenir e ne composero il podio. L’altro giorno il messicano ha vinto la prima tappa al Tour Down Under. Lui subito a mille, altri a metà fra la voglia di bruciare le tappe e la consapevolezza che è meglio procedere per gradi.

Al Tour de l’Avenir la sfida finale fra Del Toro e Pellizzari: a Giulio la tappa, al messicano la classifica (foto Avenir)
Al Tour de l’Avenir la sfida finale fra Del Toro e Pellizzari: a Giulio la tappa, al messicano la classifica (foto Avenir)
Che effetto fa iniziare la stagione sapendo che potrai correre il Giro d’Italia?

E’ un bello stimolo, la voglia di farlo c’è sicuramente. Per ora sto andando bene, quindi la voglia sale. Per esserci dovrò andare forte, mettermi in mostra. Le gare che farò sono di buon livello, però ad esempio non farò la Tirreno-Adriatico. Mi ritrovai in ballo per il Giro anche l’anno scorso dopo il Tour of the Alps, dove ero andato forte, però giustamente abbiamo deciso che sarebbe stato meglio aspettare ancora un anno.

Non hai avuto voglia di buttarti nemmeno per un secondo?

Sinceramente la cosa mi prese alla sprovvista. Ovvio che se dici a un ventenne, che sogna di fare il ciclista e sta vivendo il suo sogno, che andrà a fare il Giro, partirebbe subito. Però a mente lucida dico che abbiamo fatto bene a non rischiare.

Che cosa ti ha dato questo anno fra i professionisti e cosa speri di trovare da qui a maggio?

Ho visto che rispetto all’anno scorso sono cresciuto molto. Sicuramente le tante gare a tappe che ho fatto l’anno scorso mi hanno dato una marcia in più, cui si somma il fatto che stia ancora maturando. Vedo che in allenamento sopporto molto meglio il carico e tengo senza problemi le 5-6 ore. Sono migliorato nella resistenza e da qui a maggio mi aspetto di continuare in questo modo. Sono appena stato in Spagna con la squadra e abbiamo lavorato forte. Ora sono a casa e rifiato un attimo, perché la stagione è lunga.

Giulio Pellizzari è nato a Camerino il 21 novembre 2023. E’ pro’ dal 2022
Giulio Pellizzari è nato a Camerino il 21 novembre 2023. E’ pro’ dal 2022
Da cosa si capisce che sei al livello giusto per fare il Giro?

I tempi sulle salite. Un giorno in ritiro è venuta fuori una gara tra noi, vera battaglia. Abbiamo fatto tre salite a tutta e la seconda era Tarbena. Per farla ho impiegato 10 secondi più di Remco. Mentre l’ultima salita era il Coll de Rates e, dopo quasi 5 ore, ho fatto 23 secondi peggio di Ayuso. Quindi ho valori buoni e questo sicuramente mi motiva. E’ ovvio che in gara cambia molto, però il fatto di esserci non è affatto male.

Vedere che il tuo amico Del Toro ha già vinto che effetto fa?

Un po’ rosico, è normale. Fino ad agosto ce la giocavamo, adesso mi sveglio la mattina, vedo su Instagram che ha vinto nel WorldTour e penso che vorrei essere al suo posto. Però alla fine so che me la sono giocata con lui fino ad agosto e anche questa è un’iniezione di fiducia.

Perché Del Toro di colpo ha questo livello, che cosa può essere successo?

Sicuramente è un fatto fisico e di crederci, ma secondo me la differenza la fa l’ambiente. Dopo l’Avenir ha staccato, non ha più corso e già da novembre faceva dei bei carichi. Poi a dicembre si è trovato ad allenarsi con Pogacar, con Ayuso, Hirschi e tutti più forti al mondo e quello secondo me fa tanto. Prendi consapevolezza dei tuoi mezzi, perché dalle voci che girano, in allenamento non era niente di meno dei migliori.

I tempi sulle salite della Costa Blanca dicono che Pellizzari sta crescendo (foto Sprint Cycling)
I tempi sulle salite della Costa Blanca dicono che Pellizzari sta crescendo (foto Sprint Cycling)
Ti sta bene la tua crescita graduale o preferiresti essere buttato in mischia come lui?

Sto bene così. Vedo che ogni anno miglioro e sento che sto crescendo bene. Ovvio che la foga è tanta, vorrei spaccare il mondo, però sento che qui sto facendo i passi giusti.

Cosa farai dopo Antalya?

Dopo Antalya vado sull’Etna fino al 23, poi faccio Laigueglia, Coppi e Bartali, Tour of the Alps e Giro.

Come hai reagito quando ti hanno detto che avresti fatto il Giro?

Bello, bellissimo, ma rimaniamo coi piedi per terra. Manca tanto e quindi guarderò gara per gara, ma è ovvio che l’emozione c’è. Un amico non vede l’ora di venire a vedermi. Però dico anche a lui di stare calmo.

Te la sentiresti di fare come Pantani che promise di staccare Indurain al primo Giro oppure è meglio stare coperti?

No, magari lo penso, ma non lo dico. Dico che mi stacca lui, però penso il contrario.

La crono non è nemica di Pellizzari: in quella del Tour de l’Avenir si è piazzato al quarto posto (foto Sprint Cycling)
La crono non è nemica di Pellizzari: in quella del Tour de l’Avenir si è piazzato al quarto posto (foto Sprint Cycling)
Hai guardato il percorso del Giro?

Qualcosa, ma poco. Conosco la crono Foligno-Perugia, che conosco bene perché su quelle strade mi allenavo da piccolo. Non so se ci sarà il tempo di vedere qualche tappa. Qualche giorno fa ero a Torino e ho pensato di andare a vedere Oropa, ma c’erano tre gradi e ho rinunciato.

Vai al Giro per fare cosa?

La maglia bianca, quindi la classifica, diciamo che è meglio lasciarle stare. Tre settimane sono tre settimane, non so sinceramente cosa aspettarmi. Io spero di andare forte dall’inizio alla fine, però vediamo come risponde il fisico. Sicuramente un obiettivo è mettersi in luce nelle tappe, quindi nelle fughe, nelle tappe in salita. Sono le due quelle che mi piacciono tanto. L’arrivo a Livigno e quella a Bassano del Grappa, perché papà è della zona, quindi conosco bene le strade. E anche il Monte Grappa l’ho già fatto un paio di volte…

La via di Piganzoli per il Giro passa dal (primo) Teide

18.01.2024
5 min
Salva

Piganzoli ha 21 anni, come Milesi, Germani e Garofoli. Quando erano juniores, si dividevano corse e podi, poi sono diventati grandi e di colpo la strada è diventata stretta e ripida. I coetanei stranieri si sono messi ad andare più forte e noi di qua abbiamo iniziato a chiederci come mai i nostri non avessero lo stesso passo. Lo ammettiamo, in alcuni momenti siamo caduti nella trappola che invitiamo ad evitare: quella della fretta.

Stagione dopo stagione, Piganzoli ha salito dei gradini: l’ultimo è stato il podio al Tour de l’Avenir, come i corridori più forti in circolazione. Se il lavoro portato avanti con i tecnici del Team Polti-Kometa continuerà con la stessa regolarità, non c’è motivo per cui anche l’azzurro non possa salirne altri e gestire le tante attese. Quest’anno per la prima volta nella sua carriera, Piganzoli (foto Borserini in apertura) andrà ad allenarsi sul Teide, con ben altri margini rispetto a quelli che hanno iniziato ad andarci da juniores.

Piganzoli, Del Toro, Pellizzari: azzurri protagonisti al Tour de l’Avenir del 2023 (foto DirectVelo)
Piganzoli, Del Toro, Pellizzari: azzurri protagonisti al Tour de l’Avenir del 2023 (foto DirectVelo)

«Essere così atteso – dice – sicuramente ha un effetto positivo su di me, però non mi mette fretta, non mi mette pressione, mi fa continuare a lavorare. Magari mi dà più stimoli, quindi è solo positivo. Penso di essere a un buon punto della mia crescita, anche se ho molto da imparare e molto da crescere. Però penso che col duro lavoro si arriverà al punto giusto. Con gli altri ragazzi, con Germani, Milesi e Gianmarco, siamo amici. E’ giusto prendersi le misure e confrontarci, perché anche questo alla fine porta stimoli in più che fanno crescere e lavorare meglio».

Sei cresciuto per gradi e quest’anno per la prima volta andrai sul Teide.

Proverò a fare un bel blocco di lavoro in altura prima del Giro d’Italia, sperando di andarci. Altrimenti ci saranno altri programmi, come il Giro di Ungheria. Avrò sicuramente occasioni dove far vedere quello che valgo e per questo sul Teide proverò a lavorare bene. Se avrò la possibilità di andare al Giro d’Italia, se saremo invitati e se starò bene, mi piacerebbe andarci. Vorrei dimostrare che valgo, provare a vincere una tappa, anche se sarà difficilissimo. Alcuni miei compagni ce l’hanno fatta, quindi magari si può fare.

Piganzoli è passato professionista lo scorso anno. Nel 2023 ha sommato 47 giorni di corsa
Piganzoli è passato professionista lo scorso anno. Nel 2023 ha sommato 47 giorni di corsa
Il podio dell’Avenir è una bella foto da guardare?

Penso sia uno dei più bei ricordi dell’anno scorso. Sicuramente è un punto di partenza da cui quest’anno devo ripartire. Devo guardare quella foto e dire a me stesso che l’anno scorso ero lì, ero al Tour de l’Avenir a giocarmela con gente come Riccitello e come Del Toro, che sono protagonisti nel WorldTour e io non sono da meno di loro.

Un’eventuale chiamata nella nazionale under 23 la accetteresti ancora?

Io penso di sì. Dal mio punto di vista, una chiamata in maglia azzurra non si rifiuta mai. Quindi se Marino (Amadori, ndr) avrà voglia di convocarmi, io sicuramente non dirò di no. Anche perché se mi chiamerà, avrà fatto le sue considerazioni.

Piganzoli, qui con Ellena, è nato nel 2002 a Morbegno. E’ alto 1,74 per 61 chili ed è pro’ dal 2023 (foto Maurizio Borserini)
Piganzoli, qui con Ellena, è nato nel 2002 a Morbegno. E’ alto 1,74 per 61 chili ed è pro’ dal 2023 (foto Maurizio Borserini)
Basso dice che vai forte in salita e anche a crono e non è una cosa comune…

In certi casi si parla di doti naturali, ma io penso che pochi nascono con le doti naturali, tutto il resto va allenato. L’anno scorso forse ho trascurato un po’ la crono, quest’anno già dall’inverno sto facendo sedute sui rulli per la posizione. In più esco con la bici da crono una o due volte a settimana, perché quel lavoro non te lo inventi da un momento all’altro. In giro ci sono dei fenomeni, però si contano sulle dita delle mani. E comunque, pur essendo fenomeni, loro fanno le cose al 100 per cento, quindi se si vuole stare al passo con loro, bisogna fare le cose al massimo.

Com’è stato l’inverno finora?

Buono. Non ho avuto problemi, mi sono allenato abbastanza bene. Quando a casa faceva freddo, siamo andati in Spagna ed è andata benissimo. Ora che sta tornando il freddo, siamo tornati in Spagna, quindi penso che fili tutto liscio.

Hai perso l’accento spagnolo, ti dispiace?

Sì, se ne è andato, ma va bene così… (ride, ndr).

Giro dell’Emilia 2023, il 16° posto di PIganzoli parla di un talento in forte crescita
Giro dell’Emilia 2023, il 16° posto di PIganzoli parla di un talento in forte crescita

Fino allo scorso anno, complice l’essere cresciuto nel team U23 della Fundacion Contador, Piganzoli parlava con un insolito accento spagnolo che faceva sorridere. Oggi, dopo un’intera stagione nell’italiana Eolo-Kometa, quell’intonazione è sparita. Quel che non deve perdersi è la voglia di crescere e l’equilibrio di farlo nel modo giusto. Due giorni fa Del Toro ha vinto nel WorldTour al secondo giorno di gara, nulla vieta di pensare che presto potrebbe venire anche il turno del “Piga”.

Intanto Thomas, zitto, zitto, lavora all’operazione rosa

17.01.2024
4 min
Salva

Sarebbe fuorviante ridurre l’inverno di Geraint Thomas a quella sua frase ad effetto detta in autunno. «In questo periodo sono ubriaco 12 sere su 14». L’inglese è molto più sostanzioso. E quella frase è solo un titolo sensazionalistico. Nascondeva ben altri contenuti.

Thomas diceva che non si riconosce in molti giovani che vivono il ciclismo 12 mesi l’anno, 24 ore su 24. Che non staccano mai. Lui, per sua stessa ammissione, non ci riuscirebbe e di quello stacco, anche mentale, ha assolutamente bisogno. «Adesso per esempio devo rimettermi sotto – aveva dichiarato a GCN – devo passare da 75 a 68 chili. E’ la parte più difficile della stagione». Ma è così facendo che è arrivato competitivo a 37 anni e ha chiuso il Giro d’Italia al secondo posto e indossato la maglia rosa.

Al Black Theatre di Monmouth, cittadina inglese poco a Nord-Est di Cardiff, Thomas ha parlato di ciclismo e del suo libro, “Great Ride. According to G”
Al Black Theatre di Monmouth, città gallese, Thomas ha parlato di ciclismo e del suo libro, “Great Ride. According to G”

In rotta sul Giro

Di quello stacco, il “Signor G” aveva bisogno per continuare a perseguire i suoi obiettivi. E nel 2024 il grande focus del campione della Ineos-Grenadiers sarà con ogni probabilità ancora il Giro d’Italia.

«Sarebbe bello – ha detto Thomas in tempi non sospetti – tornare al Giro il prossimo maggio. Il Giro d’Italia è un grande classico del ciclismo. Sarà molto dura dopo quest’anno, ma potrebbe essere anche molto attraente. Guardo il percorso e vedo che sono state previste due lunghe cronometro. C’è anche una tappa su strade sterrate e una terza settimana molto dura. Partecipare al Giro è certamente un’opzione».

E poi ha aggiunto: «Anche il Tour però è piuttosto bello e manco da un po’».

E allora procediamo per esclusione. In Francia la Ineos-Grenadiers andrà con Pidcock e, sembra, anche Bernal. Il colombiano ha detto di volerci essere, mentre per il giovane folletto inglese è stata la squadra a dirlo chiaramente. Assieme a loro ci sarà, e questo è sicuro, anche Carlos Rodriguez. Lo spagnolo ha detto che farà all-in sul Tour, per migliorare il suo quinto posto 2023. 

A Thomas resta dunque il Giro, da capitano ovviamente. E a quanto pare non gli dispiace affatto. Così come non dispiace al pubblico italiano, che lo ha molto apprezzato lo scorso anno vedendolo lottare sulle strade di casa. Alla fine dopo cinque partecipazioni, Thomas sembra aver trovato il feeling con la corsa rosa e le sue strade.

Tanto tifo per lui. Gli auguri di compleanno a bordo strada che lo hanno colpito. Una squadra forte. Avevano creato delle sinergie che Thomas vuol rivivere.

Thomas è stato due volte campione olimpico nell’inseguimento a squadre, Pechino 2008 (in foto tra gli altri con Wiggins) e Londra 2012
Thomas è stato due volte campione olimpico nell’inseguimento a squadre, Pechino 2008 (in foto tra gli altri con Wiggins) e Londra 2012

Tra Roma e Parigi

E forse quest’anno l’occasione potrebbe essere ancora più ghiotta per Geraint. Due crono e nessuna salita monster, stile Lussari o i chilometri finali delle Tre Cime di Lavaredo, guarda caso proprio i chilometri che lo hanno respinto. Un Thomas in forma come quello dello scorso maggio a crono potrebbe dare filo torcere persino a Pogacar. Poi è chiaro, nel giorno del Grappa alla vigilia della tappa finale di Roma compirà 38 anni. E questi peseranno. O almeno potrebbero pesare.

C’è anche l’ipotesi del doppio impegno, Giro e Tour. In Italia da capitano, in Francia da gregario, con l’occhio alle Olimpiadi. Olimpiadi che hanno catturato l’attenzione di Thomas, il quale però è consapevole che il percorso di Parigi non gli è super favorevole. Ma c’è pur sempre la cronometro.

«Sarebbe un grande obiettivo – ha detto Thomas – questo è sicuro. Sono andato ai Giochi già quattro volte e una quinta partecipazione sarebbe davvero fantastica, un record. Una medaglia? Perché no? Alla fine per esserci dovrei comunque avere un’ottima condizione».

Thomas (classe 1986) durante la preparazione invernale (foto Twitter)
Thomas (classe 1986) durante la preparazione invernale (foto Twitter)

Inverno dinamico

Una cosa è certa, Thomas non sta fermo un attimo. Tra Inghilterra, casa sua, California dov’è andato a trovare l’amico e compagno Cameron Wurf, i camp in Spagna, la casa di Monaco… si è sempre allenato. Questo non è l’atteggiamento di chi è appagato.

Anche per questo Geraint ha prolungato il contratto con la Ineos-Grenadiers per due stagioni. E’ consapevole che in questo ciclismo ogni cosa può cambiare da un momento all’altro e confrontarsi con la nuova generazione non è facile. Ma con il talento e la capacità di focalizzarsi su un obiettivo si possono ancora fare grandi cose. E lui non è nuovo a certi approcci.

A Parigi per assurdo il suo compagno nella crono potrebbe essere Joshua Tarling. L’astro nascente di Sua Maestà ha praticamente la metà degli anni di Thomas. Potrebbe essere suo figlio. E’ un’ipotesi okay, ma nemmeno così remota.

Thomas vorrebbe partecipare al Tour, consapevole che l’anno prossimo potrebbe essere troppo tardi. Ma ha dichiarato anche che vorrebbe finire la sua carriera correndo le classiche nel 2025. E le vorrebbe fare bene. Ma il 2025 è lontano, noi intanto lo aspettiamo al Giro.

Gandin saluta con qualche rammarico e qualche… sassolino

10.01.2024
5 min
Salva

L’addio al ciclismo di Stefano Gandin non è passato inosservato, nonostante il corridore di Vittorio Veneto abbia messo alle spalle una sola stagione da professionista. Ha chiuso la sua esperienza con il ciclismo in maglia Corratec-Selle Italia. La decisione è stata annunciata qualche giorno fa, ma dentro di lui era arrivata ben prima. 

«Era un po’ che avevo preso questa scelta – dice Gandin – rimane un po’ di delusione, ma si guarda avanti. Avevo intuito fin da giugno che sarebbe stato difficile rimanere nell’ambiente. La botta morale, o almeno una parte, me l’ha data il Covid che mi ha fatto ritirare dal Giro d’Italia. Mi sono rotto la spalla ad agosto e una volta tornato a correre in Cina, a settembre, mi ero reso conto che la situazione era complicata. E’ stato un peccato, a ottobre c’erano delle belle occasioni per provare a mettersi in mostra, ma non è andata».

La stagione 2023 di Gandin è iniziata in Argentina ed è proseguita con il Trofeo Laigueglia (in foto)
La stagione 2023 di Gandin è iniziata in Argentina ed è proseguita con il Trofeo Laigueglia (in foto)
La Corratec era la tua unica opzione?

No. Ciò che mi ha fatto realmente stare male è stato il fatto che alcune persone nel mondo del ciclismo, che avrebbero dovuto fare i miei interessi, non hanno agito con trasparenza. Qualche squadra a giugno mi ha detto che avrei firmato, mapoi le carte in tavola sono cambiate ed eccomi qui.

Sempre professional o anche continental?

Mi hanno contattato anche delle continental, ma fin da subito ho detto che avrei continuato in squadre professional. Alcune mi hanno anche contattato, ma è andata come detto sopra. 

Con la Corratec c’è mai stato uno spiraglio di rinnovo?

Avevo capito fin da subito che non sarebbe stato possibile. La squadra avrebbe preso dei corridori dal WorldTour, con l’obiettivo di fare punti, e quindi i posti diminuivano. Altri ragazzi avevano un contratto di due anni, mentre il mio era in scadenza. La Corratec non mi ha mai dato parola per il rinnovo, su questo sono sereno: loro sono stati sinceri. 

Nel 2022, quando la Corratec era ancora continental, tre successi di tappa fra Romania e Venezuela (foto Espanalzola Group)
Nel 2022, quando la Corratec era ancora continental, tre successi di tappa fra Romania e Venezuela (foto Espanalzola Group)
Come mai nel 2023 avevi firmato per un anno solamente?

Con la Corratec ho sempre firmato il contratto minino, sia nel 2022 sia nel 2023. Il fatto di aver firmato per un anno solo è legato al fatto che anche se ero neo professionista non ero under 25. I corridori che passano professionisti e sono under 25 devono avere un contratto minimo di due anni. Quando io sono passato pro’, ero già oltre la soglia d’età. 

In che modo giudichi la tua stagione?

E’ stata complicata, si è trattata comunque della prima stagione da professionista. Ho fatto corse importanti come Tirreno-Adriatico e Giro d’Italia. In entrambe ho capito cosa vuol dire essere professionista. Ho fatto errori generali dovuti all’inesperienza e ho capito che il ciclismo è cinico

Facci un esempio…

Nel 2022 io e Rajovic siamo stati i corridori che hanno portato più punti alla Corratec. Io ora smetto e lui è nel WorldTour. Per me in sei mesi, dalla fine del 2022 a giugno 2023, è cambiato tutto, in negativo. Quello che avevo fatto prima era come se fosse stato cancellato.

La maglia dei GPM al Giro di Sicilia 2022. Lo scorso anno il salto tra i pro con la Corratec diventata professional
La maglia dei GPM al Giro di Sicilia 2022. Lo scorso anno il salto tra i pro’ con la Corratec diventata professional
Una sola stagione, anche se a 26 anni, è poco per ambientarsi nel ciclismo dei professionisti?

Sicuramente avevo un anno in meno di occasioni rispetto ai miei compagni, ma quando avevo firmato ero contento e convinto. Non ho rimpianti, sarebbe stato meglio se fosse andata diversamente ma così non è stato. Nonostante sia arrivato tardi al professionismo, ho comunque sofferto: un certo tipo di gare devi anche avere la possibilità di prepararle e di provarle

Come Giro e Tirreno?

Sogni di poter fare il risultato, ma la realtà è diversa. Bisogna partire da piccoli passi. Io per esempio alla Tirreno ho indossato la maglia dei GPM per un giorno. Non è molto, ma per essere la prima partecipazione non è andata male. Al Giro, invece, prima di ritirarmi per il Covid ero riuscito ad entrare in due lunghe fughe. 

Alla sua prima esperienza al Giro (chiuso anticipatamente per Covid) due lunghe fughe per Gandin
Alla sua prima esperienza al Giro (chiuso anticipatamente per Covid) due lunghe fughe per Gandin
Che consiglio ti senti di dare a chi, come te, entra nel professionismo non giovanissimo?

Per chi ha 19-20 anni forse è più semplice, si fa per dire, perché hai un contratto lungo sul quale lavorare. Al contrario, chi è più grande come me ha bisogno di esperienza e di una squadra che ti faccia crescere. Noi alla Corratec lo scorso anno avevamo solamente Conti come punto di riferimento. Quest’anno la cosa è già diversa con l’arrivo di Sbaragli, Mareczko e Bonifazio

Ora sai già cosa farai?

Ho ricevuto qualche proposta. Alcune nel mondo del ciclismo dal lato dell’abbigliamento o dei materiali, comunque fuori dalle gare. L’altra opzione che ho in mente è continuare gli studi e seguire quanto imparato all’ITIS, iniziando così una nuova vita. Vedremo…

Con il Giro d’Italia Donne, RCS fa all-in. Sentiamo Vegni

09.01.2024
4 min
Salva

Manca ancora la presentazione della seconda edizione del Giro Next Gen, ma la cosa certa è che da quest’anno RCS Sport ha in mano il Giro d’Italia delle tre maggiori categorie: uomini, donne e U23. L’ultimo a fare il suo ingresso nel mondo di Cairo è stato il Giro D’Italia Women, mentre nel 2023 era entrato quello dei giovani. Un investimento importante, dettato dal fatto che il ciclismo non è più parallelo, ma trasversale. Queste tre categorie si toccano e si mischiano, soprattutto nei team WorldTour che hanno (quasi) tutti formazione maschile, femminile e development. 

Lo scorso 12 dicembre c’è stata la presentazione del Giro d’Italia Women
Lo scorso 12 dicembre c’è stata la presentazione del Giro d’Italia Women

Fil Rouge

Mauro Vegni, direttore del ciclismo di RCS Sport, ci guida in questo labirinto che sembra complicato, ma così non è. La parola d’ordine è organizzazione e programmazione, come vedremo.

«E’ normale – racconta Vegni – che crediamo di poter dare un significato maggiore a queste gare (in riferimento a Giro d’Italia Donne e Giro Next Gen, ndr). Il Giro U23 per anni si è fatto, poi è passato in mano alla Federazione e ad altri soggetti. Per alcune edizioni è saltato e successivamente se ne è incaricata ExtraGiro.

«Ora che abbiamo in mano tutti e tre gli eventi, dagli U23 ai professionisti, riusciremo a creare un fil rouge. L’idea è quella di portare il ciclismo ad un piano più alto, infatti questo per noi è un valore aggiunto che può alzare il livello del ciclismo italiano».

Molti ragazzi del Giro Next Gen del 2023 avevano già contratti con le squadre WorldTour…

Vero. Semplicemente questi ragazzi correvano per team di sviluppo di squadre professionistiche. Ci sono corridori che da U23 hanno già risultati o comunque gare con i pro’. Per i corridori italiani (ai quali manca il team WorldTour, ndr) è comunque una vetrina per mettersi in mostra e cercare di entrare nel mondo dei grandi. 

Team WorldTour che sono entrati anche nel mondo del ciclismo femminile.

Il mondo del ciclismo femminile ha avuto una crescita incredibile. In questo RCS ha creduto ed investito. La richiesta di prendere in mano l’organizzazione è arrivata anche da qualche atleta. Voglio ricordare che comunque noi, già negli anni ‘90, avevamo organizzato la Primavera Rosa, che era la versione femminile della Milano-Sanremo. E’ la prima volta che prendiamo in mano un grande Giro ma abbiamo alle spalle l’esperienza di altri eventi.

RCS ha organizzato dal 1999 al 2005 la Primavera Rosa, l’equivalente femminile della Milano-Sanremo
RCS ha organizzato dal 1999 al 2005 la Primavera Rosa, l’equivalente femminile della Milano-Sanremo
Avere in mano tutta l’organizzazione permette di presentarsi al meglio all’UCI?

Certamente. Bisogna che si faccia un calendario ben strutturato. Non si possono più costringere le atlete a fare trasferimenti lunghi in brevi periodi. Questa è la cosa che ci preme maggiormente, perché uomini e U23 hanno un calendario già solido. Si deve pensare, anche per le donne, un mese o poco meno, di attività in zone ravvicinate. 

Che mondo è quello del ciclismo femminile?

Ha una sensibilità particolare, perché il movimento cresce ed è ambizioso e la volontà di arrivare sempre più vicini agli uomini si vede. Anche il semplice fatto che spingessero perché noi di RCS prendessimo in mano l’organizzazione fa capire le loro ambizioni.

Più recentemente è stata inserita nel calendario la Strade Bianche femminile, il movimento è in crescita
Più recentemente è stata inserita nel calendario la Strade Bianche femminile, il movimento è in crescita
La vostra esperienza dal Giro d’Italia uomini come la trasferite a quelli nuovi?

Sappiamo già quello che si deve fare, le necessità si conoscono e questo è importante. I personaggi chiave dell’organizzazione sono gli stessi. Non si può delegare nessun aspetto, ci deve essere la giusta sensibilità nel personale che lavora. Sicuramente aumentano le cose da fare ma se si vuole si può fare tutto. 

Come?

Lo staff è lo stesso, ma si deve programmare bene il lavoro, soprattutto in inverno. Da ottobre a gennaio ci sono tante cose da fare, a partire dai sopralluoghi e dal contattare le sedi di tappa. Inserire questi due nuovi eventi, prima il Giro Next Gen e poi Giro d’Italia Donne, in mezzo ai tanti che già abbiamo ci spaventava. Ma siamo riusciti a far quadrare tutto. Poi la verità uscirà solamente quando le gare saranno in corso. Ma per il momento siamo molto soddisfatti.