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Monte Lussari: per Garzelli qualcosa di mai visto

27.05.2023
6 min
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E’ oggi che si decide il Giro d’Italia. E stavolta non si potrà rimandare a domani. La scalata del Monte Lussari è l’ultima vera fatica di questa edizione della corsa rosa. E tutto è ancora in ballo.

Con Stefano Garzelli si ragiona su chi potrà essere il vincitore finale. Questi ragionamenti si facevano ieri pomeriggio in attesa dell’arrivo della tappa delle Tre Cime di Lavaredo. «Attaccheranno oggi – ci si chiedeva – rimanderanno tutto a domani». E soprattutto chi vincerà il Giro?

Garzelli in avanscoperta sulle rampe del Lussari
Garzelli in avanscoperta sulle rampe del Lussari

Lussari, un muro

Sono bastate queste due domande e “Garzo” è partito.

«Non ho mai visto qualcosa di simile, di più duro – ha detto il varesino – l’altro giorno siamo andati a provarla Contador ed io. Alberto per Eurosport e io per la Rai. Il tratto centrale è qualcosa d’incredibile. La pendenza non scende mai sotto il 17 per cento, il 15 in qualche tratto ma con punte superiori al 20 in altri. E’ un muro. Ed è così per 5 chilometri».

«Tutto si potrà decidere perché se si va in crisi è finita. E’ tanto, tanto particolare. Strada strettissima. Fondo in cemento. Gli hanno fatto questa lingua di cemento in mezzo al bosco». 

Due moto per i leader

Garzelli ci parla con fascino di questa scalata, ma anche con i dubbi che può portare con sé una prova tanto particolare come lui stesso l’ha definita. E le incertezze che di conseguenza genera negli atleti. 

Per esempio, i capitani avranno due moto al seguito ma gli altri no. E questo significa correre anche senza radio, in quanto sulla moto c’è solo il meccanico con in spalla la bici di scorta.

«Questi ragazzi – va avanti Garzelli – oggi senza radio sono spersi. Non sanno come regolarsi bene. Però mi hanno detto che i leader avranno una seconda moto per il direttore sportivo. So che Baldato, per esempio, sarà in contatto con Almeida».

«E poi c’è il cambio bici. Svolti a destra e passi dalla bici da crono a quella da strada in un attimo e subito su una rampa al 17 per cento. Non solo la muscolatura si deve abituare, ma anche la testa… E ancora: come affronti la parte in pianura? La fai a tutta? Non è facile».

C’è tanta incertezza dunque. E forse non sarà solo una questione di gambe. Chiaramente quelle conteranno, ma gli altri fattori che ha messo sul piatto Garzelli non vanno sottovalutati.

Roglic o Thomas

Chi vincerà dunque? Resta questo il quesito principale. Sulla bilancia anche in questo caso ci sono diversi elementi. Da una parte le pendenze estreme dovrebbero favorire Primoz Roglic, dall’altra lo stesso sloveno potrebbe rivivere i fantasmi del 2020 al Tour quando perse il Tour nella crono della Planche des Belles Filles. Però questa volta il leader non è lui. 

Un Ineos-Grenadiers, Geraint Thomas, che perde un grande Giro a crono noi non lo vediamo, sinceramente. E tutto sommato anche Garzelli fa la nostra stessa analisi. Il tutto poi dando per scontato che Joao Almeida non faccia il numero.

«Vero – dice Stefano – sappiamo quanto in Ineos lavorino su questa disciplina e suona strano che uno esperto come Thomas perda un Giro a crono. Però questa non è una crono normale. E le salite del Giro, specie queste salite, non sono quelle del Tour. Certe pendenze Thomas potrebbe soffrirle.

«E quella sua posizione poi… Tutto in avanti. Penso anche al discorso del cambio di bici, alla sua muscolatura e al discorso fatto prima dell’abituarsi al cambio in pochissimi secondi».

Su pendenze dure, Roglic in teoria è favorito, ma Thomas ha dimostrato di essere in palla
Su pendenze dure, Roglic in teoria è favorito, ma Thomas ha dimostrato di essere in palla

Fattori da valutare

Tanti sono i punti di domanda. Il discorso della pendenza è vero. Su carta il gallese soffre queste pendenze, anche in virtù della sua pedalata più dura e del suo fisico che non è da scalatore, ma sin qui ha dimostrato di andare forte sulle rampe più dure. Anche ieri sulle Tre Cime ha risposto bene a Roglic, salvo poi “impiccarsi” da solo quando ha voluto scattare. Ha capito che non può permettersi tali fuorigi su certe pendenze.

«E quelle del Lussari oltre che dure, ripeto, sono anche rampe lunghe. Per darvi un’idea, io salivo a 4-5 chilometri orari. Loro potranno fare gli 8-9».

Tanti aspetti che non fanno che alimentare la sfida e l’attesa della sfida. Non ultimo la scelta della monocorona da parte di Roglic fatta ieri. Scelta che oggi potrebbe replicare. Noi, per esempio, non sono siamo certi che la mono abbia avvantaggiato Primoz sulle rampe delle Tre Cime. E tutto sommato, tornandoci brevemente dopo la tappa, anche Garzelli nutre qualche dubbio.

Dalle immagini in tv si vede chiaramente come in certi frangenti lo sloveno sia super agile e in altri piuttosto duro. La scala posteriore (10-44) fa salti di 3-4 denti per ingranaggio, non è progressiva. Tutto è da scrivere.