Tiberi, signori: la storia forse è appena cominciata

11.05.2024
6 min
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PRATI DI TIVO – La sala stampa l’hanno messa a 24 chilometri dall’arrivo, per cui ci ritroviamo in un bar rumoroso in mezzo a decine di tifosi. Sul palco alle nostre spalle, Pogacar riceve la terza salva di applausi cui brindiamo con un altro sorso di birra, mentre ci accingiamo a scrivere di Tiberi. Quello scatto si somma all’ottima crono di ieri e diventa una prova di coraggio che parla di futuro. La gente intorno rumoreggia, il Gran Sasso giganteggia prepotente come la maglia rosa.

Neppure un mese fa eravamo quassù ad applaudire e raccontare la vittoria di Alexey Lutsenko al Giro d’Abruzzo. Oggi il kazako è arrivato a 2’21” da Pogacar. La condizione magari non sarà più la stessa, ma neppure il gruppo somiglia a quello assai fragile di allora.

Un bar accanto al palco, una birra, due computer e via al lavoro
Un bar accanto al palco, una birra, due computer e via al lavoro

La corsa del padrone

La corsa del UAE Team Emirates è stata perentoria. Nonostante nella fuga di giornata fossero rappresentate dodici squadre e nessuno fosse realmente pericoloso, i bianconeri guidati da Hauptman e Baldato li hanno tenuti nel mirino. A un certo punto, quando il vantaggio ha preso a scemare, anche quelli davanti devono aver pensato che tanta fatica non sarebbe servita a niente. Ma questa è la legge della jungla: facciamo tutti parte di una catena alimentare e al momento Pogacar è il re. Così la scena si è consumata quasi tutta negli ultimi tre chilometri della salita, quando Tiberi ha cominciato a guardarsi intorno.

«Non mi aspettavo affatto di vincere oggi – dirà Pogacar – ma non appena abbiamo superato la prima salita di giornata, i miei compagni di squadra volevano che andassi a vincere la tappa. Antonio Tiberi ci ha provato un paio di volte, ma avevo più o meno tutto sotto controllo…».

Altri giovani in passato hanno sfidato l’imperatore del momento: alcuni sono diventati grandi, altri sono spariti. Ma quello di cui avevamo e abbiamo bisogno è un italiano che getti via i timori reverenziali e scopra le carte. In questo senso, il Giro con Pogacar mattatore può diventare la vetrina ideale per mettersi alla prova. Lo abbiamo già scritto e lo ripetiamo. Prima o poi tutti i campioni trovano un avversario più forte, ma se nessuno ci prova…

Pogacar ha vinto in volata anche la tappa di Prati di Tivo: avrebbe potuto attaccare ben prima
Pogacar ha vinto in volata anche la tappa di Prati di Tivo: avrebbe potuto attaccare ben prima

Il primo attacco

Diciamolo subito: nel computo globale della giornata e della classifica, l’allungo di Tiberi non lascerà traccia. Nel racconto della sua storia potrebbe essere tuttavia il primo passo di cui un giorno racconteremo, vantandoci sommessamente di esserci stati. Sia quel che sia, mentre la maglia rosa squadrava i rivali come a dire «vinco quando voglio», Tiberi ha messo le mani sopra e lo ha attaccato.

«Oggi le gambe erano buone – dice dopo l’arrivo – in finale stavo aspettando che attaccasse Pogacar, dato che stavano facendo il ritmo già da un po’. Però, quando ho visto che nessuno si muoveva, ho provato a fare anche io qualche allungo. Alla fine siamo arrivati in volata e ha vinto lui, ma non si poteva andare avanti senza provarci».

L’attacco di Tiberi è arrivato a 2 chilometri dall’arrivo: una prima presa di coscienza e una prova di coraggio
L’attacco di Tiberi è arrivato a 2 chilometri dall’arrivo: una prima presa di coscienza e una prova di coraggio

Crono e salita

Il problema è che il furgone con i massaggiatori della Bahrain Victorious al traguardo non c’è arrivato. Come loro anche altri. Tiberi ha continuato a chiamarli via radio, ma non si capiva dove fossero. I mezzi in arrivo si sono incrociati con la carovana pubblicitaria che andava via. Il risultato è stato un colossale ingorgo in cima al monte, su cui non sono saliti neppure i pullman delle squadre, fermati come i giornalisti a 24 chilometri dall’arrivo. In cima a Prati di Tivo ci sarebbe stato posto a sufficienza, ma il carrozzone del Giro è così ingombrante che alla fine invece di avere riguardo per i corridori, si è scelto di tenere su i mezzi del Giro-E.

«In proporzione mi sono sentito meglio oggi di ieri nella crono – dice Tiberi – e mi chiedo perché Pogacar non abbia attaccato. E’ anche vero che ormai ha un bel distacco, quindi non ha bisogno di sforzarsi più di tanto. Che fosse stanco per la crono? Tutto è possibile, di certo è stata parecchio impegnativa. Bisognava gestire lo sforzo, perché dopo tanta pianura gli ultimi 6 chilometri fino a Perugia erano molto impegnativi. Era un percorso che avevo provato e riprovato, come pure questo di oggi. Le sensazioni vanno in crescendo, per fortuna la capacità di migliorare alla distanza mi è rimasta…».

La UAE Emirates ha lavorato tutto il giorno per non far decollare la fuga
La UAE Emirates ha lavorato tutto il giorno per non far decollare la fuga

I calcoli di Bartoli

Ieri alla partenza della crono, Michele Bartoli se lo guardava e confermava che Antonio è arrivato al Giro come speravano e adesso lo conferma. Secondo l’ex professionista toscano che di Tiberi è il preparatore da quest’anno, la tappa di montagna vale quanto la crono.

«Mentre non ho dubbi sul suo carattere – dice – lui è qua perché vuole lasciare il segno. Detto questo, ha solo 22 anni, non ci facciamo ingannare da questi talenti precoci. Stiamo facendo un primo esperimento di classifica e alla fine valuteremo come sarà andata. Lavoro con lui solo da quest’anno, ma noi che gli siamo vicini sappiamo che sta facendo quel che ci aspettavamo. Antonio non è uno di quei ragazzi un po’ troppo educati che ha paura di dichiarare le sue ambizioni: vuole arrivare in cima. Ed ha accanto uno come Damiano Caruso da cui prendere spunto».

Alla Bahrain Victorious si sono resi conto presto che questo ragazzo prelevato dalla Trek vale oro e lo hanno fatto firmare per altri tre anni, fino al 2027. In un certo senso, il suo cammino fra i grandi sta cominciando proprio ora, sulla porta dei 23 anni.

Quarto a 2″ dalla maglia rosa, Tiberi è ora sesto in classifica
Quarto a 2″ dalla maglia rosa, Tiberi è ora sesto in classifica

L’ultima settimana

Lo guardiamo fissi e la spariamo grossa: un po’ per l’entusiasmo del momento e un po’ per vedere come reagisce. La notizia di oggi non è la vittoria di Pogacar, gli diciamo, ma il fatto che hai avuto il coraggio di attaccarlo.

«Dici? Lo ripeto: alla fine ho visto che stavo bene – sorride – e nessuno si muoveva. Così mi sono detto: “Cavolo, non è possibile che a tutti quanti va bene di fargli vincere un’altra tappa così facilmente?”. Allora ho provato io in primis a fare qualche attacco. Man mano che passano i giorni e si va avanti, mi sento sempre meglio, più reattivo e che il fisico riesce a recuperare meglio dalla fatica. Senza quel piccolo problema a Oropa, magari potevo essere messo un po’ meglio. Ma il mio obiettivo è entrare fra i primi cinque. Mi aspettavo di andare bene dopo la crono, ma non così. Perciò speriamo che continui e, se sarà così, l’ultima settimana ci sarà da divertirsi».