ABU DHABI (Emirati Arabi Uniti) – Trovarsi di fronte Tadej Pogacar per caso e rubare 3 minuti del suo tempo. A volte capita anche questo e come è facile immaginare, non ci siamo fatti scappare l’occasione.
Il Giro d’Italia, la passione per la bici, ma senza essere maniaco. La tripletta dei tre grandi Giri? Per ora non è neppure un sogno nel cassetto.
Finalmente ti vedremo al Giro d’Italia! Hai già puntato qualche tappa in particolare?
In realtà ho sempre desiderato di fare il Giro e questo è il momento giusto per esserci. Per quanto riguarda le tappe, abbiamo iniziato adesso ad entrare nel dettaglio del percorso. Quindi è difficile essere precisi in questo momento. Quello che posso dire è che ci saranno diverse frazioni impegnative e in diversi momenti, dall’inizio alla fine.
La scelta di essere al Giro potrebbe condizionare la tua prestazione al prossimo mondiale?
Per il mondiale è necessario capire come andrà la stagione. L’accoppiata Giro e Tour deve essere gestita e saranno anche le mie gambe a parlare. Vorrei esserci, questo è sicuro, ma prima di tutto voglio fare bene al Giro.
E invece in ottica Olimpiadi?
Non è il tracciato più adeguato alle mie caratteristiche. Il calendario di gare che abbiamo costruito non ruota attorno alle Olimpiadi. Nel 2024 gli obiettivi saranno Giro, Tour e mondiale.
Hai mai pensato alla tripletta Giro, Tour e Vuelta?
Ad oggi no, mai dire mai, ma non è tra le priorità.
Come sarà guardare gli altri competere nella prima parte di stagione?
Devo entrare nell’ottica e di sicuro è una cosa nuova per me, anche se l’inizio del mio programma di gare non è poi così lontano. Sarò comunque molto impegnato con una preparazione diversa dagli altri anni e con le ricognizioni.
Ti piace allenarti simulando la gara?
Si, mi piace la simulazione della gara durante l’allenamento e la sfida con i miei compagni. Se fatto nella giusta maniera è uno step che ti aiuta anche nell’approccio alla competizione vera e propria.
Nei giorni scorsi ti sei allenato con Van Der Poel? Una coincidenza?
Siamo buoni amici, ci scriviamo spesso, ma l’incontro durante il training camp è stato pura coincidenza, ci siamo incontrati per strada.
Quanto sei maniaco con la bici e con il materiale in genere?
Mi piace la bici, sono un appassionato di tecnica e di tutto quello che utilizziamo. Non mi definisco un maniaco, però mi piace provare e pensare a cose nuove, a soluzioni che possono dare quel qualcosa in più.
A tuo parere i materiali di oggi portano dei vantaggi?
Portano dei vantaggi per quanto riguarda un incremento e un miglioramento generale delle prestazioni, ma ritengo che nel World Tour siamo tutti ad un livello simile. Qualche team ha un abbigliamento più performante, altri hanno delle ruote più veloci, ma la realtà è che siamo tutti ad un livello altissimo.
Hai mai utilizzato i rulli per fare degli allenamenti indoor?
Sì certo, nel periodo del Covid era l’unico modo possibile di allenarsi in modo adeguato con l’obiettivo di mantenere uno stato di forma ottimale. Uno dei nostri sponsor è MyWhoosh e in quel periodo abbiamo provato anche diverse soluzioni poi utilizzate in seguito per la piattaforma.
Quale è la parte più difficile del mestiere del corridore?
Siamo fortunati e mi ritengo molto fortunato, ma come tutti i lavori dei sogni anche il ciclismo professionistico ha i suoi lati discutibili. Talvolta mi pesa stare lontano da casa e dalla famiglia per lunghi periodi. Questa è la parte del mio lavoro che mi pesa di più.