Italiani: la resa amara di Trentin e Colbrelli

04.04.2021
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Trentin passa ed è così arrabbiato che smoccola qualcosa e tira dritto. Per gli italiani non è stata una Pasqua di resurrezione, anzi. Si può tranquillamente dire che, al netto di qualche sfumatura, abbiamo subito un’altra crocifissione.

C’erano belle attese per gli italiani, non per tutti, ma francamente proprio l’uomo del Uae Team Emirates poteva essere l’uomo in più, quello ammesso alla mensa dei grandi. Se non altro perché alla Gand e prima ad Harelbeke, nei tratti di salita era sembrato uno dei più in palla. Ma le cose non sono andate e la sua voce è arrivata soltanto dopo, in una nota più malinconica del suo rabbioso sfilare verso il pullman.

Alla partenza per Colbrelli e Trentin aspettative ben più alte: erano gli italiani più attesi
Alla partenza per Colbrelli e Trentin aspettative ben più alte

«Questa è una corsa stregata per me – fa sapere – non sono mai riuscito a concretizzare più di tanto. In questa campagna del Nord non sono stato molto fortunato, ho sempre forato nei momenti critici, eccezion fatta per la Gand-Wevelgem. Oggi ho sperato che la fortuna girasse un po’, ma niente da fare. La parte positiva è la mia condizione fisica, ma allo stesso tempo è anche frustrante».

Un’altra foratura

L’ennesima foratura lo ha appiedato proprio nel momento in cui si faceva la selezione. E la cosa è indubbiamente fastidiosa, visto che proprio una foratura lo aveva costretto a inseguire ad Harelbeke. A margine dell’incidente, che ci può stare, alla partenza abbiamo riscontrato le diverse scelte tecniche nel team, diviso fra l’uso dei tubolari e quello dei tubeless.

Certo la rivincita a Roubaix sarebbe stata sacrosanta. E anche se non si capisce perché mai la Francia non abbia consentito lo svolgimento della classica del pavé, dato che il modello fiammingo e quello italiano dimostrano che il ciclismo si possa svolgere in sicurezza, c’è poco di cui rammaricarsi. Se non si può, come ha detto Asgreen, vuol dire che non si può.

Dopo la foratura ha provato il rientro sul Qwaremont, spendendo tutto
Dopo la foratura ha provato il rientro sul Qwaremont

Colbrelli e i crampi

E poi c’è Colbrelli, dopo che Ballerini è rimasto coinvolto nella caduta del Kanarieberg, quindi ha lavorato come un fabbro e alla fine si è fermato. Per il corridore della Bahrain Victorious, invece, il Fiandre non è andato decisamente bene. E i 4 minuti sul traguardo potevano essere anche molti di più, tale era il morale con cui li ha affrontati.

«Ho forato nel momento peggiore – racconta – mentre si andava veramente forte. E a quel punto ho voluto fare una stupidata. Visto che il gruppo si era rotto, ho voluto fare la sparata e rientrare proprio sul Qwaremont. Ma mi è costato un sacco di energie e alla fine mi sono venuti i crampi. Peccato, perché speravo in qualcosa di meglio. Ma guardiamo avanti».

La spedizione dei nove italiani è finita come temevamo e guardando verso le Ardenne viene da chiedersi se lo scenario sia migliore. Almeno possiamo sperarlo. Per ora si fa rotta su Scheldeprijs e poi da mercoledì si inizierà a guardare verso la seconda parte del programma del Nord.

Qwaremont fatale a Van Aert: «Non ero in giornata»

04.04.2021
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Van Aert si sta sciroppando tutte le interviste della zona mista senza saltarne una con la stessa tenacia mostrata sul Qwaremont. Avrebbe diritto ad avere un diavolo per capello, come quei corridori che sono sfilati davanti ai giornalisti fingendo di non riconoscerne i cenni. Ma il campione è colui che ci mette sempre la faccia e in questo momento Van Aert non si sta sottraendo alle domande che prevedibilmente lo trafiggono. Era il favorito numero uno e un po’ se l’era anche tirata. La squadra era pronta a prendersi la corsa sulle spalle. Poi però sull’ultima salita le gambe hanno detto basta. Chissà se sarebbe cambiato qualcosa con una tattica meno sbarazzina, senza rintuzzare in prima persona gli attacchi di Alaphilippe e Van der Poel.

Quando Van der Poel ha sentito l’odore del suo sangue e ha affondato i denti sul Qwaremont, il belga ha dovuto arrendersi. E Dio solo sa quanto gli sia costato cedere… all’amico Mathieu, dopo essersi ritrovato nuovamente in fuga con lui e un altro corridore della Deceuninck-Quick Step. L’anno scorso era toccato ad Alaphilippe, questa volta c’era Asgreen.

«Ma non ci sono scuse da cercare – dice con voce calma e vari sorrisi ironici – per vincere un monumento come questo serve essere perfetti e io oggi non avevo questo superfeeling con la corsa e con la bicicletta. Sono arrivato sesto, chiaro che c’erano altre attese. Perciò non ci sono scuse».

Alla partenza, con Pedersen, Sagan, Van der Poel e Alaphilippe
Alla partenza, con Van der Poel e Alaphilippe
Che cosa è successo?

Lo capisci subito se hai le gambe per fare la differenza e io oggi non le avevo. Ho cercato di sopravvivere, ma non è bastato.

Hai mai sperato di poter rientrare, gestendo la crisi?

La verità? Mai, ma perché sapevo di non essere in una delle mie giornate. Non come alla Strade Bianche, dove il cedimento è stato di qualche secondo. Questa volta le forze se ne stavano andando. Non so neanche se possa avere avuto una crisi di fame.

Quando te ne sei accorto?

Quando mi hanno staccato. Ma a parte gli scherzi, l’ultimo Qwaremont è stato il momento in cui sono saltato. Ho provato a tenere duro, ma lo senti se riesci a gestire la fatica o se invece la fatica ti sta tirando a fondo.

Sul Qwaremont è crisi, i primi vanno, il gruppo arriva
Sul Qwaremont è crisi, i primi vanno, il gruppo arriva
La resa finale si è vista però solo sul Paterberg.

Da una parte speravo che davanti si guardassero e forse, se dietro di me non ci fosse stato un gruppetto così forte, avrebbero potuto farlo. Invece loro hanno tirato dritto e io per un po’ ho cercato di resistere, per tenermi il terzo posto. Il Paterberg è stata una vera lotta. E quando mi hanno preso, ho anche rischiato di restare indietro. Perciò alla fine questo sesto posto non è neppure da buttare via.

Credi di aver pagato gli sforzi del cross?

Non è questo il momento per certe valutazioni. Ho vinto la Gand, oggi non stavo bene. Avremo tempo di analizzare tutto.

Hai fatto tutte le interviste e altri ti aspettano dopo di noi…

Fa parte del mio lavoro, quando va bene e quando va male. Lo accetto. Grazie mille, visto che mi aspettano, credo di dover andare.

Asgreen, volata da duro. E Van der Poel si inchina

04.04.2021
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Era arrivato secondo dietro Bettiol, ma di quel piazzamento non molti ricordavano. Intorno ci sono i muri, i quadri e le bici del Museo del Giro delle Fiandre, mentre Kasper Asgreen racconta il suo sogno realizzato. Racconta che da più piccolo sognava di diventare come Cancellara, perché tutto sommato a cronometro se la cava anche lui, ma c’è ancora tanto da migliorare. Poi dice che il primo Fiandre di cui ha memoria è proprio quello in cui Fabian si sbarazzò con prepotenza di Boonen sul Muur volando fino all’arrivo. Il danese ha gli occhi trasognati, ma forse nei giorni scorsi le sue sensazioni gli avevano fatto capire di avere le gambe giuste per lasciare in qualche modo il segno.

Asgreen è rimasto coinvolto nella caduta dopo il Kanarieberg
Asgreen è rimasto coinvolto nella caduta dopo il Kanarieberg

L’astuzia sul Paterberg

Ha gestito il finale con la malizia del campione navigato. Il capolavoro probabilmente l’ha fatto sull’ultimo Paterberg, quando Van Aert era ormai staccato e Van der Poel poteva avere per la testa l’idea di andarsene da solo. L’olandese aveva già tentato l’allungo al culmine del Vecchio Qwaremont, facendo capire che mercoledì alla Dwars door Vlaanderen si era nascosto. Così Asgreen ha atteso il tratto più duro dell’ultimo muro e invece di restare sfilato, ha affiancato Van der Poel, completando la scalata accanto a lui. Nel linguaggio dei corridori, quel gesto ha significato che non ne aveva paura. E forse nella testa di Van der Poel si è aperta la piccola crepa che nello sprint ha accelerato la resa.

Nel finale si è parlato con Alaphilippe, ma non hanno deciso gerarchie precise
Nel finale si è parlato con Alaphilippe
Hai sempre pensato allo sprint, oppure avevi paura di Van der Poel?

Negli ultimi 10 chilometri ci siamo guardati negli occhi e non c’è stato bisogno di parlare tanto. Dietro c’era un gruppo con corridori forti e se avessimo esitato, ci avrebbero ripreso. Tanto valeva continuare a tirare e credere di potermela giocare in volata. Il mio sprint dopo una corsa lunga come questa non è tanto male, ne avevo già fatti altri. Anche se lui si chiamava Van der Poel…

Hai vinto il Fiandre.

Le classiche sono sempre state qualcosa di speciale. Mi piaceva guardarle in televisione e partecipare è sempre stato un sogno. Sono venuto su due anni fa per la prima volta e arrivai secondo, forse un segno. E ora è incredibile essere qui da vincitore. 

«In finale è bastato uno sguardo – dice Asgreen – per capire che avremmo dovuto collaborare»
«In finale è bastato uno sguardo per capire che era meglio collaborare»
Quanto sei cambiato da due anni fa?

Penso di essere un corridore molto migliore. Due anni fa era il mio primo sul pavé, nel frattempo ho fatto tanta esperienza. Il Fiandre è un lungo giorno sulla bici, devi fare tutto alla perfezione, per evitare di trovarti senza gambe proprio nell’ultima ora. Devi curare ogni dettaglio, ora lo so meglio di allora.

Sei rimasto dietro la caduta, è stato duro rientrare?

Dopo il Kanarieberg due corridori si sono toccati e hanno provocato un bel mucchio. Io ero dietro e ci sono finito in mezzo, ma ugualmente ho dovuto cambiare bici. In quei momenti lo stress è massimo. C’era tanta gente che voleva rientrare e io con loro. Non è stato facile, temevo che mi sarebbe rimasto nelle gambe, invece per fortuna non ha inciso tanto.

Dopo l’arrivo, Van der Poel si è congratulato con lui con grande affetto
Dopo l’arrivo, Van der Poel si è congratulato con lui con grande affetto
C’è stato un momento in cui hai parlato con Alaphilippe e avete deciso di fare corsa per te?

Con Julian abbiamo parlato veramente molto nel finale, a partire dal Taaienberg. Non abbiamo mai deciso effettivamente di dare la precedenza a uno oppure all’altro. L’importante era avere due corridori forti davanti, poi ci avrebbe pensato la strada.

Peccato non ci sia la Roubaix…

Davvero un peccato, per la condizione che ho. So che gli organizzatori hanno provato sino alla fine, ma se non si può perché costituisce un pericolo per la gente in strada, non si può.

Giro delle Fiandre 2021
Prima del podio, aspettando le premiazioni
Giro delle Fiandre 2021, Dopo l'arrivo, aspettando le premiazioni alle spalle del podio
Dopo l’arrivo, aspettando le premiazioni alle spalle del podio
Che cosa significa correre per la Deceuninck-Quick Step?

Un sogno. Hanno fatto crescere fiori di corridori negli ultimi anni. Anche io sono arrivato qui a 23 anni. Il mio contratto scade, ma non è un problema. Spero che potremo sederci presto per parlare del mio futuro.

Si è sempre parlato di Alaphilippe, Van der Poel e Van Aert, ma tu avevi vinto ad Harelbeke, perché non inserirti tra i favoriti?

E’ naturale che si parli di quei tre, perché sono i migliori al mondo. Hanno vinto tanto, lavorano davvero sodo e meritano tanta attenzione. Oggi sono riuscito a batterli, ma sono ancora di più le volte che loro hanno battuto me.

Ballerini, un mese all’università del ciclismo

04.04.2021
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Proprio mentre Davide Ballerini sta correndo il Fiandre, ecco quello che ci ha raccontato alla partenza da Anversa. La Deceuninck-Quick Step è davvero come l'università del ciclismo, dalle ricognizioni al rapporto con direttori e staff. E il comasco sta così scoprendo la sua nuova dimensione.

Alla partenza di Anversa, al via del Fiandre nella grande università del ciclismo fiammingo, Ballerini è stato fra i più richiesti dai giornalisti di quassù. Quando vinci la Omloop Het Nieuwsblad e il tuo nome rievoca fantastiche Roubaix, la gente del Nord di adotta e ti vuol bene.

E così, prima che si allineasse sulla riga di partenza, sapendo già di avere sulle spalle un ruolo fondamentale per la Decenuninck-Quick Step, Davide Ballerini ci ha raccontato il punto della situazione. Aveva salutato l’arrivo in squadra come l’approdo all’università del ciclismo e questi primi mesi fra ritiro e corse lo stanno confermando.

Le ricognizioni sono state una delle scoperte di Ballerini al Nord
Le ricognizioni sono state una delle scoperte di Ballerini al Nord

Prima di partire

Fermo accanto alla transenna dietro cui erano contenuti i giornalisti, proprio di fronte al palco su cui continuavano a sfilare (rumorosamente) le squadre del Fiandre, Ballerini ha raccontato la sua avventura.

«Sto imparando tantissimo – ha detto – soprattutto in queste gare è veramente fantastico. Conta tutto, conoscere a memoria i percorsi. Siamo pilotati da grandissimi direttori in ammiraglia, che ci aiutano molto. Abbiamo fatto tante ricognizioni e secondo me questo è un punto fondamentale per approcciare a certe corse. Perché quassù una gara si può perdere per una frazione di secondo. Quindi è molto importante essere al punto giusto nel momento giusto».

Il resto è nel video che vi proponiamo, per darvi la sensazione di essere stati lì con noi. In attesa che in Fiandre entri nel vivo…

Affini, spicchio d’Italia nella tana del lupo Van Aert

04.04.2021
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Nella tana del lupo Van Aert c’è anche un italiano. I nostri connazionali al via del Fiandre sono appena otto e fra loro c’è appunto Affini. Il gigante mantovano alla Jumbo-Visma c’è arrivato da pochi mesi, eppure i direttori l’hanno voluto fortemente alla partenza. Si sono accorti che quando c’è da caricarsi il gruppo sulle spalle, Edoardo sa farlo benissimo. E dato che oggi, vista la condizione di Van Aert, ci sarà da portarli tutti a spasso e anche a lungo, le leve dell’italiano sono quel che ci vuole.

Per i corridori che il mercoledì hanno corso a Waregem, ricognizione di venerdì
Per i corridori che il mercoledì hanno corso a Waregem, ricognizione di venerdì
Come stai?

Sto benino, ma non al 100 per cento. Dopo la Sanremo ho preso un mega raffreddore e per qualche giorno quasi non respiravo. Poi a forza di tamponi, perché se hai il raffreddore diventano tutti sospettosi, il naso me l’hanno sturato. In generale, comunque, è una fase che vivo molto bene. E’ chiaro che avendo in casa il più forte, siamo tutti molto motivati. Anche se secondo me Van der Poel si sta nascondendo.

Avendo in casa il più forte di solita significa tirare tutto il giorno…

Ci prenderemo la responsabilità, se sarà necessario. Dipende anche da come si muoveranno le altre squadre. Ci sono anche altri che stanno bene, non sperino che li portiamo in carrozza al finale.

Il percorso è un po’ cambiato.

Faremo qualche sezione differente. Mi pare di aver capito che i paesi con il Muur e il Bosberg non abbiano dato l’autorizzazione al passaggio. E così dopo il primo Qwaremont si farà un nuovo giro. Verrà fuori un corsone, c’è davvero una bella sequenza di muri.

Siete andati a vederli?

Siamo andati in due gruppi separati. Noi che abbiamo corso mercoledì alla Dwars door Vlaanderen siamo andati venerdì a vedere la parte più importante. Quelli che invece non hanno corso, giovedì hanno fatto un bell’allenamento sul percorso.

Van Aert è un vero lupo sui muri. Eccolo provare il percorso giovedì
Van Aert è un vero lupo quando la strada si fa impervia
Quale sarà il tuo ruolo?

Dovrò stare sveglio dalle prime battute e portare la squadra il più avanti che mi sarà possibile. Poi quando avrò finito, addio cari miei! Comunque essere qui dopo così poco tempo è gratificante e dà grande motivazione.

Con quale bici correrai?

Usiamo la Cervélo S5. Qualcuno nelle corse precedenti ha anche provato un nuovo modello, la Caledonia. Io stesso l’ho usata ad Harelbeke, ma per oggi usiamo tutti la S5. Ho cerchi da 60 e tubolari da 28. Ho usato gli stessi cerchi anche alla Gand-Wevelgem, dove il vento era decisamente forte. Ma sono pesante, difficile da spostare. Quanto ai rapporti, 39-54 e 11-30. Il 54 ormai lo uso in ogni corsa, si va così forte che perdere pedalate diventa difficile.

Come sta il capo?

Per come l’ho visto in questi giorni, è abbastanza tranquillo. Fa gruppo e devo dire che proprio questa sarà la nostra arma segreta in futuro. Si lavora bene, con una bella sinergia fra direttori e corridori.

Alla Tirreno, Affini ha dimostrato di saper fare anche il lavoro pesante
Alla Tirreno, Affini ha dimostrato di saper fare anche il lavoro pesante
Van Aert ha voce in capitolo nelle scelte?

Lui esprime sempre le sue idee e quando arriviamo a fare la riunione tattica, i direttori hanno già fatto il giro delle camere. Per cui alla fine si tratta di fare la sintesi delle varie opinioni. Fare la riunione la sera prima significa che al mattino sul bus diamo una ripassatina e semmai rifacciamo il punto sul meteo. Si pesava che avrebbe fatto freddissimo, invece il vento è calato e la temperatura è da primavera belga. Rigidina, ma sempre meglio che in inverno.

A che ora la sveglia stamattina?

Alle 6,45. Colazione prima delle 7 e poi partenza. C’è voluta quasi un’ora di pullman per arrivare in tempo alla presentazione dei team.

Cosa farai dopo il Fiandre?

Mi fermo un po’ e poi preparo il Giro. Qui c’è una bella pianificazione. Si decidono gli obiettivi e si pianificano gli allenamenti per arrivarci. Si fanno meno giorni di corsa, ma di maggiore qualità. Mi trovo bene, anche se siamo appena all’inizio. Alle corse ormai vanno tutti così forte che non si riesce a prenderle come allenamenti. E allora tanto vale prepararsi per bene in un posto che scegliamo noi, al ritmo che decidiamo di seguire…

Anversa accoglie il Fiandre, in un silenzio assordante

03.04.2021
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Guy Vermeiren si passa una mano fra i capelli e finalmente accenna un sorriso. Anversa respira le ultime ore prima del via. Per gente che ha vissuto decenni di Fiandre sommersi dai tifosi, la seconda volta in epoca Covid forse fa più male della prima. In altri tempi qui il traffico sarebbe impazzito, ora le auto vanno avanti per inerzia, senza sguardi né birre da sollevare. Fuori lo Schelde scorre placido e poco oltre confluisce nel mare, in una giornata più mite delle attese. Nel grande meccanismo di Flanders Classics, che organizza le più belle corse di primavera in questa parte del Belgio, Guy si occupa di accogliere e gestire i giornalisti. Il suo ruolo in realtà è quello di capo ufficio stampa della Federazione belga, ma qui ci sono insieme la necessità di fare fronte comune e a monte il senso di una grande famiglia. Così Guy detta le regole di comportamento per il Giro delle Fiandre e nel suo tono c’è una fermezza che non ammette eccezioni.

Anversa: chiunque debba lavorare al Fiandre, deve sottoporsi a tampone
Anversa: chiunque debba lavorare al Fiandre, deve sottoporsi a tampone

«Ma posso garantirvi – dice – che tutti potrete fare il vostro lavoro. Siete 240, più dello scorso anno, ma sempre meno dei 480 del 2019. Di solito abbiamo fra 15 e 20 italiani, questa volta siete meno di 10. Ho passato le ultime corse a studiare il modo migliore per allestire delle zone miste in cui potrete parlare con tutti, ma sia in partenza sia in arrivo, le aree riservate ai corridori restano off limits».

Test superato

Anversa, le 15,30 del sabato. Abbiamo finalmente al polso il braccialetto. La richiesta di fare un tampone supplementare per ogni corsa è arrivata via mail un paio di giorni fa. Se vuoi lavorare, è così. Lo avevamo fatto alla Sanremo, lo faremo anche martedì per la Scheldeprijs. La differenza non banale è che qui paga l’organizzazione. Purché si corra, purché si lavori. Nel piazzale si radunano le ammiraglie prima della riunione tecnica, la gente sui marciapiedi vive un’insolita vigilia di Pasqua. I bar sono chiusi come il mese scorso quando venimmo su per la Het Nieuwsblad, ma il sole rende difficile tenere tutti in casa.

Da sotto quell’arco domani da Anversa sarà dato alle 10,15 il via ufficioso
Da sotto quell’arco ad Anversa domani sarà dato alle 10,15 il via ufficioso

Francesi a posto

«Eppure – prosegue Guy – le misure sono più strette del Fiandre di ottobre. Allora ci ritrovammo con una serie di Vip, questa volta nessuno che non abbia un ruolo sarà ammesso alla corsa. I numeri del contagio in Belgio sono ancora brutti e Flanders Classic sa che l’unico modo perché si possa correre è osservare le regole. Ai francesi che si aspettavano che ci fermassimo, ricordo che da loro si sono fatte Besseges, il Tour de la Provence e la Parigi-Nizza, perché noi dovremmo fermarci? Ogni gara organizzata finora ha funzionato bene. Intendiamoci, corse come Het Nieuwsblad, Kuurne, Harelbeke, la stessa Gand sono importantissime. Ma nessuno si offenderà se dico che sono anche servite per mettere a punto la macchina del Fiandre. Non vogliamo correre rischi, ma nei limiti consentiti dalle regole, cercheremo di svolgere la corsa più normale possibile». 

Braccialetti dimostrano che si è superato il tampone rapido: è così prima di ogni corsa
Braccialetti dimostrano che si è superato il tampone rapido: è così prima di ogni corsa

Partenza alle 10,18

E’ tutto pronto, insomma. La presentazione delle squadre inizierà domattina alle 8,15 e il via ufficiale sarà dato alle 10,18. I corridori avranno davanti 254 chilometri, 19 muri e 6 tratti in pavé. A seguire, partirà da Oudenaarde la gara delle donne. Le ragazze firmeranno il foglio di partenza a partire dalle 12,45 e partiranno alle 14,18 con 13 muri e 5 tratti in pavé. Sarebbe anche il momento ora di concedersi una birra guardando scorrere le chiatte sul fiume, ma i bar sono chiusi. Sarà meglio riprendere il programma e studiare i tagli per vederli passare. Di sicuro domani ci sarà meno traffico. I belgi sanno tutto, ma per le solite misure di sicurezza, il percorso della Ronde non è stato ancora pubblicato da nessuna parte.

Il regno degli italiani, a partire dal “Leone” Magni

03.04.2021
4 min
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Per i belgi il Giro delle Fiandre è la corsa più amata, quella che vale una carriera e soprattutto l’amore della propria gente. L’hanno vinta ben 69 volte, i belgi, anche se sono tre anni che la gara sfugge. Dietro, con 11 successi, ci sono Olanda e Italia. Agli italiani il Fiandre ha spesso sorriso, basti pensare che tra la vittoria di Argentin nel ‘90 e di Ballan nel 2007 ci sono ben 14 presenze sul podio, ma i successi azzurri iniziarono ben prima.

Iniziando da Fiorenzo Magni, che resterà sempre il Leone delle Fiandre. Tre successi per lui, unico a fare tris consecutivo dal ‘49 al ‘51 e proprio l’ultima vittoria è quella più leggendaria, fra i belgi inferociti per la lesa maestà, sicuri che in una giornata di tregenda l’italiano sarebbe crollato. Invece tra vento e pioggia Magni ha energie doppie rispetto ai rivali. Se ne va a 70 chilometri dal traguardo e solo il francese Gauthier, secondo a 5’35”, rimane sotto i 10 minuti di distacco. Una lezione amara per i locali.

Lo sprint vincente di Bugno su Museeuw e Tchmil, più indietro Ballerini
Lo sprint vincente di Bugno su Museeuw e Tchmil, più indietro Ballerini

Il Fiandre più inaspettato

Nel 1967 il favoritissimo è Eddy Merckx, agli inizi della sua parabola da Cannibale. Alla Salvarani la punta è Gimondi, ma un esperto stratega come Luciano Pezzi sa che per Merckx va prevista una marcatura speciale, affidata a Dino Zandegù, che in gara non lo molla un secondo, infastidendolo non poco. Alla fine rimangono in tre: Eddy, Dino e il belga Foré. Tutti scommetterebbero su Merckx, invece è Zandegù che attacca, Foré lo segue, Eddy non ne ha più. Ma neanche l’altro, che nemmeno fa la volata e Zandegù sul palco intona “O Sole Mio” per salutare i tanti immigrati italiani presenti.

Bugno, che rischio….

1994, la grande paura di Bugno: si presentano alla volata decisiva in 4, l’ex iridato è in forma, la volata è imperiosa, solo che dura un po’ troppo poco, alza il braccio al cielo quando ancora c’è spazio e il belga Johan Museeuw lo agguanta. Questione di millimetri, per decifrare i quali passano interminabili minuti mentre De Zan in telecronaca affianca al pessimismo una malcelata stizza per il marchiano errore del lombardo. Invece il responso dei giudici gli è favorevole, per fortuna…

Andrea Tafi sul Grammont: quel giorno non ce n’è per nessuno…
Andrea Tafi sul Grammont: quel giorno non ce n’è per nessuno…

Bartoli, la prima Monumento

Due anni dopo è la volta di Michele Bartoli, che si consacra specialista delle classiche vincendo la prima delle sue cinque Monumento (foto di apertura). Sul Kapelmuur si scatena, mette in crisi tutti gli specialisti, Museeuw in testa, scollina con una manciata di secondi che andranno progressivamente aumentando, mostrando una supremazia che sa di grandi capacità di affrontare un percorso così particolare, fra muri e pavé.

Fiandre, sobborghi di Toscana…

Le Fiandre sembrano diventati terra di Toscana… Nel 2002 Andrea Tafi mette il suggello alla sua quindicennale carriera, passata anche per il trionfo a Roubaix cogliendo quel successo che nessuno più si aspettava, alla soglia dei 36 anni, interpretando una corsa sempre d’attacco, facendo faville sul Paterberg e il Taienberg finché sul Kapelmuur rimangono in cinque, compreso il compagno di colori Nardello. Il finale è un tutti contro tutti, ma la stoccata giusta è la sua, a 4 km dalla fine, sfruttando la stanchezza dei rivali.

Una vittoria inattesa, quella di Alberto Bettiol, pronto a ripetersi, influenza permettendo
Una vittoria inattesa, quella di Alberto Bettiol, pronto a ripetersi, influenza permettendo

Bettiol, il più fresco

L’ultimo sigillo è del 2019, firmato Alberto Bettiol, che parte sul Kwaremont per riprendere i due fuggitivi di giornata per poi ritrovarsi solo, senza che da dietro riescano a riprenderlo a dispetto degli attacchi di Van der Poel e Asgreen. E’ la vittoria italiana numero 11 (le altre sono di Bortolami nel 2001 e Ballan nel 2007), ma la serie è ancora aperta, chi vuole aggiungersi?

Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020

Alaphilippe, quella caduta non si può dimenticare

03.04.2021
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Chiamatela malizia di corsa o colpo gobbo da ciclocrossista, sta di fatto che l’anno scorso al Fiandre, Van Aert fece fuori Alaphilippe e per poco nella caduta non tirò giù anche Van der Poel (foto di apertura). Puntò la moto, che andava così piano da non dare alcuna scia. Le arrivò sotto, portandosi gli altri due a ruota. E a quel punto, scartò all’ultimo secondo. Van der Poel che lo seguiva, ebbe un riflesso da gatto e la evitò a sua volta. Alaphilippe, che forse non era neppure troppo attento, la prese in pieno e volò sull’asfalto. Caduta spettacolare, ma probabilmente non casuale. Per fortuna si era a fine stagione, altrimenti per il campione del mondo la frattura della mano sarebbe stata un guaio ben peggiore.

Dwars dooor Vlaanderen. Greg Van Avermaet, Julian Alaphilippe
Con van Avermaet alla Dwars door Vlaanderen di due giorni fa: sensazioni migliori
Dwars dooor Vlaanderen. Greg Van Avermaet, Julian Alaphilippe
Con van Avermaet alla Dwars door Vlaanderen

Un brutto giorno

Il campione del mondo parla nella conferenza online della Deceuninck-Quick Step a capo di una prima parte di stagione che l’ha visto vincere una tappa alla Tirreno-Adriatico e centrare il secondo posto alla Strade Bianche, dietro Van der Poel. Nei giorni scorsi ha ammesso di aver pagato le corse italiane e come lui forse lo stesso fenomeno olandese. Del resto, se si corre ogni giorno come se fosse l’ultimo, prima o poi il corpo chiederà requie. E Van Aert, che rispetto ai due è quello che corre in modo più razionale, è arrivato sulle strade del Belgio con maggior margine.

«Non ho davvero voglia di vendetta – dice Alaphilippe – quel giorno e quella caduta sono alle spalle. Siamo nel 2021 ed è una nuova edizione. La condizione è diversa, la gara sarà diversa. Ho dimenticato cosa è successo. Di sicuro, è stato un brutto momento per me e per la squadra. Ma non penso più a cosa avrei potuto fare se non fossi caduto. Questa è la vita, è successo e lo accetto».

Le sfide con Van der Poel hanno acceso la Tirreno, ma entrambi le stanno pagando
Le sfide con Van der Poel hanno acceso la Tirreno

Adrenalina al top

Ci sarà da controllare la corsa e lo sa bene. Per cui l’assenza dell’ultimo momento di Stybar per un’aritmia cardiaca che richiederà un’ablazione (come per Viviani e prima ancora Ciccone) è per la Deceuninck-Quick Step un duro colpo. Il collettivo non manca, lo hanno dimostrato ad Harelbeke, ma Stybar sarebbe stato un altro siluro da sganciare.

«Non saremo i soli a controllare l’intera gara – dice – siamo tra i favoriti, ma forse qualcuno è più favorito di noi e deve prendersi le sue responsabilità. Siamo concentrati su ciò che dobbiamo fare e questa è la cosa più importante. Come ho già detto, ero un po’ stanco dopo le gare in Italia e non sono stato super negli ultimi giorni. Però la Dwars door Vlaanderen ha riacceso la luce. Mi sentivo meglio e mi sono sentito un po’ meglio ogni giorno. Forse perché l’adrenalina in corse come il Fiandre fa davvero la differenza».

La ricognizione sui Muri dice che le sensazioni stanno migliorando
La ricognizione sui Muri dice e le sensazioni che migliorano

Prova d’appello

Non è il più veloce, quei due fanno paura. Staccarli sull’ultimo Qwaremont oppure sul Paterberg non sarà facile. Forse anche l’idea del testa a testa non paga come potrebbe. E’ vero che sull’ammiraglia dello squadrone belga ci sono dei veri draghi, ma la missione è complessa. E come dice bene Ballan, quegli ultimi chilometri contro vento rendono questo Fiandre un po’ meno adatto per le soluzioni solitarie.

«Per me – dice – non esiste uno scenario ideale. Lo scenario migliore è che vinciamo la gara. Abbiamo una squadra forte. Dobbiamo correre in modo intelligente, essere intelligenti. Farò per la seconda volta il Fiandre in maglia iridata, pur avendola vinta una sola volta. A mio modo mi viene concessa una prova d’appello. Mi dispiace per i miei compagni di squadra che non potranno correre la Roubaix. Io correrò al massimo fino alla Liegi e spero di poter fare il massimo fino a quel giorno per onorare questo simbolo».

Già, non lo dice, ma all’elenco degli errori dello scorso anno, alla caduta del Fiandre va aggiunta anche la Liegi della scorrettezza ai danni di Hirschi e di Roglic che lo infila sulla riga. Ci sono tante macchie da lavare. E davvero questo secondo giro di classiche in maglia iridata comincia a sembrare una clamorosa possibilità di redenzione. In fondo la Pasqua non significa proprio questo?

La Flite Boost personalizzata per MVDP alla Ronde: eccola!

03.04.2021
3 min
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Selle Italia firma una sella personalizzata che verrà utilizzata in occasione della 105ª edizione del Giro delle Fiandre da Mathieu Van der Poel, sulla sua Canyon Aeroad CFR. Un rapporto duraturo e consolidato nel tempo quello tra l’azienda italiana e il campione olandese che dura ormai da cinque anni. E sempre parlando di Fiandre, ricordiamo che lo stesso Van der Poel è il vincitore uscente della corsa belga.

Van der Poel Strade Bianche
Van der Poel alla Strade Bianche con la sua Flite Boost bianca non ancora personalizzata
Van der Poel Strade Bianche
Van der Poel alla Strade Bianche con la sua sella bianca

«Questa collaborazione – ha spiegato Giuseppe Bigolin, Presidente di Selle Italia – contribuirà a stringere ulteriormente il legame umano e professionale tra la nostra azienda e Mathieu. Collaborare con atleti del suo calibro è per noi fonte di grande ispirazione e orgoglio. Da sempre, il DNA racing di Selle Italia ha permesso di sviluppare prodotti innovativi e all’avanguardia e di supportare al meglio i più grandi campioni di questo sport».

Il nome di Van der Poel anche nel canale centrale
Il nome di Van der Poel anche nel canale centrale

Logo personalizzato

Il modello utilizzato per celebrare il campione olandese è la sella Flite Boost, che VdP utilizza su strada come nel cross, figlia della gloriosa Flite progettata nel 1990 ed utilizzata da campioni come Marco Pantani e Philippe Gilbert. Un prodotto estremamente performante con rail in carbonio e misure più compatte (145×250 millimetri). Avrà disegno e logo personalizzato, che il centro stile dell’azienda di Asolo ha progettato e realizzato in bianco insieme allo stesso Van der Poel per celebrare la fruttuosa collaborazione.

La celebre sigla MVDP

La sella ha un peso di soli 162 grammi e garantisce comfort ed efficienza. Il logo personalizzato consiste in un quadrato con la sigla del campionissimo olandese “MVDP” applicato alla sella e realizzato ad hoc per l’atleta della Alpecin Fenix, mentre il nome Van der Poel è riportato anche nel canale centrale.

La sella viene proposta al pubblico in una confezione che riporta tutti i successi di Van der Poel e le caratteristiche tecniche di questo componente da collezione. Il prezzo consigliato al pubblico è 349,90 euro.

selleitalia.com