Mentre il Giro d’Italia iniziava a entrare nel vivo e la maggior parte dei candidati al Tour ne approfittava per allenarsi, due giovani piuttosto noti come Van Der Poel (in apertura nella foto di Alessandro Di Donato) e Pidcock hanno messo da parte la bici da strada e iniziato il loro cammino nella Mtb, che dovrà portarli a Tokyo. Il britannico aveva assaggiato le ruote grasse nel weekend del 1° maggio andando a conquistare una tappa della Swiss Cup, Van Der Poel si è presentato direttamente ad Albstadt, per la prima di Coppa del mondo.
Molti pensavano che i due avrebbero fatto subito a pezzi i “puristi” della Mtb, dimenticando alcuni punti focali. Innanzitutto che la Mtb è come il ciclocross, molto si gioca alla partenza e se sei costretto a scattare dal fondo, come è capitato a Pidcock (colpa della mancanza di punti in Coppa negli anni precedenti) devi remare un bel po’ e spendere un carico enorme di energie per tornare davanti. Poi che l’abitudine l’acquisisci solo gareggiando e anche VDP se ne è accorto, eccome…
Primo round per i “biker puri”
Terzo punto, forse il più importante: non è che gli altri, quelli che dedicano tutta la stagione alla Mtb, vadano piano, anzi meritano molto rispetto. Uno come Nino Schurter, per curriculum e carisma, è all’altezza dei principali campioni dello sport e chi vorrà l’oro olimpico dovrà innanzitutto fare i conti con lui.
Ad Albstadt, nel tempio tedesco delle ruote grasse, lo ha dimostrato fino a pochissimo dal traguardo, mettendoli tutti in fila, setacciandoli con le sue accelerate terribili soprattutto in salita. Il marchio di fabbrica di Van Der Poel, uno dei pochissimi che in passato aveva dimostrato di saper reggere, ma stavolta ha sentito le gambe pesanti e da metà gara in poi ha viaggiato fra i primi, senza però dare mai la sensazione di poter vincere.
La beffa del francesino…
Fino a pochissimo dal traguardo? Sì, perché dietro Schurter si è posizionato Victor Koretzky, uno della nouvelle vague francese che sta riportando la Marsigliese a risuonare nei grandi eventi di Mtb. Il portacolori della KMC Orbea si è mantenuto dietro l’elvetico per sopravanzarlo prima dell’ultima curva, sapendo che così avrebbe avuto in mano la corsa e così è stato.
Van Der Poel ha chiuso settimo a 1’13” e per ora va già bene così, anche perché due giorni prima, nella specialità dello short track (una sfida molto più breve, su un circuito ridotto, utile per stabilire le prime file di partenza) aveva dato una lezione a tutti. Lo aveva detto alla vigilia: «E’ un anno e mezzo che non gareggio in mountain bike, non posso sapere come reagiranno le mie gambe». C’è da scommettere che già a Nove Mesto la musica sarà già diversa.
L’arrivo vittorioso di Koretzky ad Albstadt (foto Alessandro Di Donato) Lo short track di Vdp: nel 2019 ne vinse 5 (foto Alessandro Di Donato)
L’arrivo vittorioso di Koretzky ad Albstadt (foto Di Donato) Lo short track di Vdp: nel 2019 ne vinse 5 (foto Di Donato)
Un capitolo a parte lo merita Pidcock: lo avevamo lasciato in fondo al gruppo, ma il corridore della Ineos Grenadiers si è subito scatenato tanto che alla fine del primo giro era già nella Top 10. Alla fine ha chiuso 5° ad appena 29” da Koretzky. Il che significa che domenica potrà già partire insieme ai big, fianco a fianco, ma con tante energie in più e quel percorso in Repubblica Ceka gli piace assai…