Sette italiani al via, gli altri dove sono? Sentiamo Zanini

02.04.2023
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Affini. Ballerini. Trentin. Pasqualon. Fedeli. Parisini. Puppio. Gli italiani al Fiandre starebbero quasi in una sola ammiraglia. Non si tratta di piangersi addosso, ma di rilevare il dato. Era atteso Bettiol, vincitore nel 2019, ma è tornato a casa con la febbre. E così, tolti i primi tre chiamati a fare i gregari per Van Aert, Alaphilippe e Pogacar, gli altri faranno la loro esperienza (in realtà qualche speranza su Ballerini e Pasqualon liberi da compiti di gregariato ce la teniamo timidamente per noi).

La fantasquadra di Zanini

E’ mai possibile, ci siamo chiesti ieri pomeriggio a margine della riunione dei direttori sportivi, che non ci siano a casa nostra corridori all’altezza di questa corsa? E allora, un po’ giocando e un po’ non potendo che aggrapparci alle ipotesi, abbiamo chiesto una mano a Zanini, diesse dell’Astana Qazaqstan Team, secondo nel 1998 alle spalle del suo compagno di squadra Museeuw che in suo onore ha battezzato il figlio Stefano. Con quali corridori italiani costruiresti una squadra italiana per il Fiandre? Zazà ci ha prima guardati come fossimo matti, poi si è prestato al gioco, partendo da un talento come Moscon che da quando è all’Astana non ha mai avuto i pianeti allineati. Dopo essere guarito dall’infezione batterica, ecco la frattura al Tour Down Under.

«Gianni lo metterei – dice – per quello che ha fatto vedere alla Roubiax di tre anni fa. Parlando di italiani, è ovvio che lo metto. Come pure metterei Affini. Nella mia squadra vorrei che fossero tutti in grado di fare la corsa, poi vediamo quello viene fuori».

Moscon ha lanciato bei lampi di classe alla Roubaix, ma quest’anno niente pavé: Amstel e Ardenne
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Avresti un capitano?

Ballerini, a lui darei carta bianca. Mi è dispiaciuto tantissimo che sia andato via, anche se è un canturino. Fra Cantù e Varese, lui lo sa benissimo, non corre buon sangue, però io e lui andiamo d’accordo (ride, ndr). Davide è uno su cui si potrebbe fare la corsa. Ha vinto l’Het Nieuwsblad, che qua è un campionato del mondo e ci tengono tantissimo. Perciò, Ballerini leader, e poi nella mia squadra italiana, ci metterei anche un Mozzato. Perché è sempre là davanti, anche se pure lui è abbastanza sfigato perché rompe la bici, oppure cade, però lo prenderei assolutamente.

Ganna lo prenderesti?

Oggetto misterioso, come fai a dire di no? Lo vorrei assolutamente, però lo farei correre di più. Il fatto che non faccia il Fiandre non mi convince tanto. Per come la vedo io, devi correre qua, non fare una sola corsa, soprattutto noi italiani che siamo su queste strade un mese all’anno… Devi venire dalla prima, poi magari ne salti una per recuperare, ti gestisci bene. Però devi correre qua, non c’è storia e non c’è VeloViewer che tenga. Devi memorizzare il campanile, la casa bianca, la curva…. Tutte queste cose qua, devi farti la tua esperienza. VeloViewer ti aiuta in determinate condizioni come il vento, è un aiuto in più. Ma io, da parte mia, non è che gli dico tutto alla radio. Anche perché sennò non sono neanche più concentrati, perché aspettano solo quello che gli dici tu. Così parlo solo per l’indispensabile.

Pasqualon e Milan?

Subito, li prenderei subito. Sono ottimi corridori che in queste corse vengono fuori, perché sono percorsi che gli piacciono e questa è la cosa fondamentale. Il Belgio lo devi amare, sennò non riesci. Se non ti piace, non venire neanche perché è troppo particolare.

Milan non ha finito la Gand per una caduta e rientra alla Roubaix
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E Covi, che è quasi delle tue parti?

Anche lui ci starebbe benissimo. L’ho visto l’anno scorso, forse alla sua prima esperienza in Belgio, e mi era piaciuto subito. Era andato in fuga, il modo migliore per conoscere le strade, e aveva fatto comunque un buon risultato.

Tu hai corso nella Mapei, squadrone di tanti grandi corridori. Come si fa a venir fuori se hai il compito di tirare?

Come si fa? Vai in fuga, speri che vada bene e vinci. Devi fare in modo di farti notare. Queste sono gare particolari e magari, se qualcuno ha sfortuna e tu stai bene, riesci a ritagliarti il tuo spazio a crescere di grado. Però non è neanche bello fare il furbo, dire che non tiri così poi arrivi in fondo e te la giochi. Non appartiene al mio modo di fare, perciò non lo dico neanche. Il consiglio è di fare il tuo lavoro e poi sicuramente arriverà l’occasione.

Da cosa dipende che si fa tanta fatica a venir fuori in corse come questa?

Si dice sempre che manca una squadra WorldTour, ma secondo me i corridori per fare le squadre ce li potremmo anche avere, perché in un team devi avere anche dei corridori a livello internazionale, non solo italiani. Il problema in Italia è che fra un po’ non avremo neanche più i giovani da far crescere. Questo è il grande problema. In provincia di Varese sono veramente pochi e continuano a calare. Da giovanissimi ce ne sono abbastanza, però da esordienti e allievi si perdono. E’ questo il problema, bisogna intervenire lì, non su una squadra WorldTour.

Lo scorso anno sul pavé del Brabante, Covi si è messo alla prova
Lo scorso anno sul pavé del Brabante, Covi si è messo alla prova
E come lo risolvi?

Cercando di portare i ragazzi al ciclismo. Magari non subito sulla strada, perché capisco benissimo che anche per i genitori non sia una cosa facile, però ci sono la mountain bike e la BMX. Si può cominciare da quelle e poi andare anche sulla strada. Abbiamo campioni della strada che hanno fatto mountain bike, secondo me si può cominciare anche così.

Quando correvi con Reverberi, venivi mai a correre qui?

Nell’ultimo anno che ho fatto con loro, era il 1994, siamo venuti su. Oggi temo che le nostre professional facciano fatica a partecipare, anche se io anticiperei tutto. Ci verrei anche con gli juniores. Sai mai che cominciando presto le cose non migliorino?