Tokyo, umidità, fatica e crampi: Bartoli, ci spieghi tu?

31.07.2021
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Sabato, nella gara olimpica di ciclismo su strada, abbiamo visto Alberto Bettiol abbandonare qualsiasi possibilità di medaglia a causa dei crampi. Pochi giorni dopo nella crono stesso destino per Ion Izagirre (immagine Eurosport di apertura), costretto addirittura al ritiro nella crono

Per approfondire e capire appieno il problema che ha afflitto gli atleti a Tokyo, abbiamo chiamato Michele Bartoli, vincitore fra le tante di Fiandre, Lombardia e Liegi e oggi preparatore di alcuni atleti che abbiamo visto sfidarsi anche alle Olimpiadi.

Quando le fibre smettono di allontanarsi fra loro, arriva il crampo (immagine Fisiocalcio)
Quando le fibre smettono di allontanarsi fra loro, arriva il crampo (immagine Fisiocalcio)
Iniziamo con il capire cosa sono i crampi

Facendola semplice, il muscolo si contrae in continuazione. A un certo punto può capitare che non riesca più ad espellere il calcio presente all’interno delle fibre e queste non riescono più ad allontanarsi fra loro, rimanendo contratte. E a quel punto ti blocchi.

Perché succede?

Ci sono tre cause: stress, disidratazione e sforzo eccessivo. I crampi da stress sono legati ad un fattore psicologico, di gestione delle emozioni, mentre pedali ti arrivano delle micro-contratture nervose che affaticano il muscolo e possono causare i crampi.

Quelli da disidratazione?

Sono i più frequenti e sono dovuti a una scarsa assunzione di liquidi legata ad una sudorazione molto elevata, cosa che avviene nei climi caldi e umidi in particolare (come a Tokyo, ndr). Quelli invece scaturiti da uno sforzo eccessivo, derivano dal mancato allenamento, ovvero il muscolo non è abituato a fare fatica. E superato il limite di sopportazione, cede.

A circa 14 chilometri dall’arrivo, Bettiol costretto a smettere di pedalare (immagini Eurosport)
A circa 14 chilometri dall’arrivo, Bettiol costretto a smettere di pedalare (immagini Eurosport)
I crampi che hanno colpito Bettiol come li interpreti?

Allora, escluderei a priori quelli da stress, ha già corso gare importanti e non mi sembra uno che subisce psicologicamente la corsa. Direi che sono un misto delle altre due cause, disidratazione e sforzo eccessivo. Il clima era parecchio caldo ed umido e questo ha influenzato, poi non correva da un po’, non era abituato a fare certi sforzi.

Quindi dici una preparazione inadeguata?

Sì, come si è visto chi ha fatto bene all’Olimpiade arrivava direttamente dal Tour de France, un dato non casuale. Ai miei tempi, come ora, chi esce dai grandi Giri ha sempre una settimana di forma ottimale, basta guardare l’ordine di arrivo e si capisce subito.

L’avvicinamento alla gara attraverso la Settimana Italiana in Sardegna è stato troppo blando?

A mio modo di vedere sì. Poi consideriamo che non hanno neanche fatto tutte le cinque tappe ma solo tre: troppo poco per riabituare il fisico alle gare. Anche Nibali, che ha fatto due settimane di Tour, avrebbe dovuto quantomeno finirlo.

Il gruppo se ne va, Bettiol si ferma. Carapaz e McNulty sono già lontani (immagini Eurosport)
Il gruppo se ne va, Bettiol si ferma. Carapaz e McNulty sono già lontani (immagini Eurosport)
Che differenza c’è tra la preparazione attraverso un grande Giro o con degli allenamenti a casa?

Quando finisci un Tour o un Giro d’Italia hai un’alta capacità di soglia, quindi di correre per lunghe distanze a ritmi elevati. Perdi in esplosività, ma hai una condizione troppo superiore. Preparandoti attraverso degli allenamenti classici, invece, hai molta più esplosività, ma non hai sviluppato la capacità di soglia. E’ una dote che alleni solo in corsa, come un grande Giro o una serie di corse ravvicinate.

Come la campagna del Nord in primavera?

Esattamente, chi punta al Fiandre o alla Roubaix corre 4-5 gare prima, abbastanza ravvicinate con lo scopo di aumentare questa capacità di soglia, in quel caso però non si sforza troppo per mantenere un’esplosività elevata.

L’Olimpiade era una corsa di un giorno ma ha vinto un corridore da corse a tappe.

Questo dato lo allaccio a quel che dicevo prima e aggiungo: il percorso di Tokyo era duro, con molto dislivello ma non richiedeva esplosività. Infatti tutti quelli che si sono giocati la vittoria finale, sono corridori da corse a tappe. Lo stesso vincitore, Carapaz è adatto a quel genere di corse. Quei corridori, con una grande capacità di soglia, hanno alzato ancor di più il livello e hanno scavato un solco tra sé e gli altri. Van Aert per me è un corridore da corse a tappe, va forte anche in quel genere di gare ormai.

La telecamera è alle spalle di Bettiol e coglie il momento (immagini Eurosport)
La telecamera è alle spalle di Bettiol e coglie il momento (immagini Eurosport)
Tu hai detto anche che uno dei problemi potrebbe essere stata la disidratazione. Come avrebbe potuto sconfiggerla, magari arrivando prima in Giappone per adattarsi meglio al clima?

Sinceramente no, penso che Alberto si sia dimenticato di bere a sufficienza (alla fine dell’ultima salita non ha preso la borraccia ndr). Il corridore non è una macchina che quando manca la benzina si accende la spia, lui deve imparare a sentire certe cose, ma più che altro deve ricordarsi di bere costantemente e tanto.

Quindi un’Italia che è rimasta a metà del guado?

Ripeto, pochi giorni di gara alle spalle, considerando poi il tipo corsa fatta (Settimana Ciclistica Italiana, ndr) e l’acclimatamento, che non reputo comunque un problema, è stato troppo breve. O si arrivava prima a Tokyo oppure si faceva il Tour e si andava diretti alle Olimpiadi.