«Quanto ha inciso la foratura nella corsa di eri?», Trentin sorride amaro. «Ha inciso tutto. Ho forato ai piedi della salita, non in cima. Ed è successo tutto in quel tempo che mi è servito per mettere a posto la bici e rientrare. Li ho ripresi, ma ho speso tanto. Il numero l’ho fatto nella parte sbagliata, da dietro, mentre davanti si scattavano sul muso».
Vigilia della Gand-Wevelgem. Nell’hotel di Oudenaarde, il Uae Team Emirates affila le armi per una corsa che sulla carta dovrebbe essere più adatta rispetto al Gp E3 Saxo Bank che ha visto la vittoria di Kasper Asgreen. Ma quello che si è visto ieri è stata soprattutto la vulnerabilità dei due giganti Van der Poel e Van Aert.
«Ce lo siamo detti anche la mattina della Sanremo – ricorda Trentin – sono umani anche loro e in queste ultime corse hanno dimostrato di essere meno incisivi di quello che ci aspettavamo. Ieri è stata una bella corsa, che la Deceuninck-Quick Step ha dominato a livello tattico».
Meno incisivi di quanto si pensava significa che potrebbero essere in calo di condizione?
Non lo so. Sento gente chiedersi come facciano a reggere dopo il ciclocross, potrebbe essere. Ma basterà aspettare per vederlo.
Tu come stai?
Bene, ci arrivo con la gamba che volevo. Ieri c’è stato un attacco di undici e alla fine siamo rimasti davanti soltanto Matthews, che è caduto, e io. Rientrare dopo la foratura è stato una bella sfaticata. Col livello che c’è adesso, non puoi sbagliare più niente.
Come va con Baldato in ammiraglia?
Abbiamo corso bene, considerando anche che ci sono tanti corridori giovani come Bjerg e Oliveira che sono qui per capire quale sia il loro posto nel mondo. E sono rimasti a bocca aperta vedendo quanto si va forte. Van der Poel e Van Aert sono quelli che saltano di più all’occhio, ma vanno tutti fortissimo.
Bjerg e Oliveira: in effetti sei ormai uno degli anziani della squadra…
Uno dei più esperti, anziano non mi piace. Nel team c’è un bel gruppo di corridorini, molto giovani, cui manca l’esperienza. Conoscere le strade qui fa la differenza. Anche il modo di correre è molto aggressivo. Sei davanti, ti distrai un attimo e ti scappa la corsa. Ieri chi ha sprecato energie è rimasto davanti, gli altri sono arrivati con calma…
Li hai accompagnati a fare ricognizioni?
Io non ho avuto il tempo, viste le corse e i viaggi. Loro qualcosa sono andati a vedere. Ricordo quando passai alla Quick Step, in queste corse ero l’unico corridore giovane in un gruppo solido ed esperto. Adesso, a parte Kristoff e il sottoscritto, c’è giusto Bystrom che è un po’ esperto, ma gli altri sono tutti alle prime armi. Ci vorrà tempo, ma arriveranno.
Come va con Kristoff, che è stato per anni un rivale?
Abbiamo un bel rapporto, è un tipo alla mano. Ieri abbiamo provato a correre con la testa, io davanti e lui dietro a giocare di rimessa. E se non gli avessero sfasciato una ruota e io non avessi avuto quella foratura, magari si faceva meglio del mio 8° posto. Nella prima parte delle classiche abbiamo lavorato bene.
Domani come sarà?
Bisognerà stare davanti. Domani c’è una sola tattica: menare. Il tempo sarà buono, ma con tanto vento.
Un altro giorno per la Deceuninck?
Per loro, ma anche per la Trek-Segafredo, che in queste situazioni è a suo agio con quei… bersaglieri. E noi dovremo stare davanti, non ci sarà il tempo per giocare di rimessa. Se giochi di rimessa, porta un paio di barrette in più, che arrivare all’hotel sarà lunga…
Ruote normali e il 54 sempre in tiro?
Ruote normali e neanche i tubolari da pavé, perché a parte il Kemmel e un paio di strappi, il pavé non c’è neanche. E il 54 in queste corse ormai si fa fatica a levarlo. Ieri abbiamo fatto la prima ora a 47 di media, con il 53 avrei girato a vuoto. Alla Gand si toglierà il 54 a dir tanto tre volte, per fare il Kemmel.
Ti sei fatto un’idea della situazione di Viviani, che ha lasciato il Belgio per correre in Francia?
Bisognerebbe chiederlo a lui. E’ sempre più difficile fare il velocista in questo ciclismo così veloce. Avere un treno come la Deceuninck fa una differenza non banale, in più la Gand non si può certo definire una classica per velocisti. L’anno scorso dal vento che c’era, finimmo con un corridore per cantone. E domani vedrete che sarà lo stesso.
Resti su fino al Fiandre?
Sì e per la prima volta correrò anche a Waregem. Si sta quassù come una volta, ma una volta almeno potevi farti il giro e fermarti a prendere un caffè. Adesso invece è tutto chiuso, quassù non è come in Italia o in Francia, dove almeno prendi il caffè e lo bevi seduto sulla canna della bicicletta. Che non è il massimo, ma è sempre un modo per staccare. Siamo rinchiusi in hotel, un hotel solo per noi. Abbiamo il nostro cuoco. Ci alleniamo e aspettiamo la prossima corsa…