Under 23, continental e gare regionali: i pro e i contro

28.11.2022
5 min
Salva

Nella nostra intervista con Gianni Faresin, è emerso un particolare interessante riguardo un cambio di regolamento per le squadre continental. Dal 2023, infatti, alle gare regionali under 23 questi team potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. Una scelta contestata dallo stesso Faresin e che ha sollevato in noi un po’ di curiosità. Abbiamo così condotto un’indagine coinvolgendo altri direttori sportivi: sia di continental che di team dilettantistici. 

Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani
Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani

I nuovi arrivati

Per questa categoria il ridimensionamento è relativo. Ci sono squadre come la Zalf che hanno rinunciato a molti elite, allo stesso tempo però altri team non considerano queste corse come un campo di interesse. L’esempio è il team Technipes-#inEmiliaRomagna che dal 2023 diventa continental.

«A mio avviso – esordisce il diesse Coppolillo – si dovrebbe lasciare la sola distinzione tra gare under 23 e elite/under 23. I partenti saranno sempre meno e di questo passo le gare regionali rischiano di sparire. In Italia abbiamo 45 squadre fra under 23 e continental, deve esserci spazio per tutti. Noi quest’anno queste gare non le faremo, avendo un solo ragazzo di primo anno. Andremo all’estero e faremo le gare nazionali ed internazionali, quelle più vicine alla nostra categoria».

La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività
La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività

Punti di vista differenti

Tra le squadre dilettantistiche i pareri sono differenti, la regola dovrebbe tutelare proprio loro, evitando che le squadre continental arrivino a fare incetta di vittorie e di piazzamenti. 

«Bisognerebbe unificare tutto – ci dice Provini della Petroli Firenze Hopplà – le cose sono cambiate. Non è una regola giusta, ma non si può nemmeno avere capra e cavoli. Con l’avvento delle development chi ha una continental rischia di non avere più spazio per fare le corse con i pro’. A questo punto a cosa serve avere una continental? Soprattutto se poi non abbiamo una WorldTour di riferimento?».

«E’ giusto così – a parlare è Damilano della Ciclistica Rostese – se una squadra ha i soldi per fare la continental è giusto che vada a fare un calendario diverso, di alto livello. Le corse regionali serviranno per i ragazzi che devono ancora crescere per imparare. I miei corridori li ho sempre spronati a fare di più e guardare più in là, a cosa serve venire alle gare regionali ed arrivare in sei nei primi dieci? Non è questo il modo nel quale i ragazzi imparano, devono confrontarsi con livelli superiori per crescere. Se vuoi far crescere corridori, fai gare importanti. Se il tuo obiettivo è far vincere la squadra allora fai le corse di paese».

Valoti e Scarselli

«A noi non cambia nulla – dice Valoti, sponda Colpack – avremo tanti ragazzi di primo e secondo anno e riusciremo a disputare le gare regionali. Il problema delle continental è che diventa difficile partecipare a gare di livello superiore, il budget aumenta e le richieste di partecipare alle corse internazionali non sempre viene accettata. Penso che continuando così il livello under 23 rischia di abbassarsi ulteriormente a causa anche dei pochi partenti che ci saranno alle gare regionali».

Il tema centrale sembra capire quale sia la collocazione giusta delle squadre continental e anche vedere se e come sopravviveranno le corse regionali dopo questa nuova regola. A Valoti risponde virtualmente Scarselli del team Maltinti

«Penso sia corretto – attacca subito – il calendario delle continental non ha senso, non ha una dimensione. Io avrei addirittura fatto una restrizione maggiore impedendo alle continental di partecipare alle corse regionali. E vi dirò di più, limiterei la loro partecipazione alle gare nazionali a cinque o sei continental per volta. Se vuoi fare una squadra di un livello superiore prendendo i corridori migliori, allora vai a fare gare di un livello superiore, lasciando a noi squadre minori lo spazio per fare la nostra attività. Poi di squadre dilettantistiche, escluse le continental, in Italia ne abbiamo quasi trenta, i corridori alle corse non mancheranno».

Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)
Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)

Le parole del “Tira”

L’ultimo parere che ci arriva è quello di Paolo Tiralongo, diesse del team Palazzago, piccolo paese alle porte di Bergamo, terra ricca di ciclismo.

«E’ una regola che mi pare quantomeno giusta – ci racconta al telefono – i primi e i secondi anni delle continental è giusto che abbiano la possibilità di fare le corse regionali. Soprattutto i ragazzi del primo anno, per loro il salto di categoria si sente, in più hanno anche la scuola. Dal terzo anno in poi, invece, se fai parte di una continental è giusto che tu vada a fare gare di livello superiore. Altrimenti perché dovrebbero esistere queste squadre?

«Le corse regionali non soffriranno di questa regola – continua – anche perché di solito vi partecipano tra i 120 ed i 130 corridori. E’ vero che ci sono sempre meno ragazzi, ma perché molte squadre chiudono. Questa manovra magari permetterà di salvarne qualcuna».

Giovani e più estero, la Colpack riparte così

10.11.2022
5 min
Salva

Il Team Colpack Ballan CSB viaggia spedito verso la stagione numero 32 della sua storia. Negli anni sono stati tanti i campioni che ha sfornato la squadra di patron Beppe Colleoni. Ma non ci si può adagiare sugli allori, bisogna sempre rinnovarsi e far fronte alle nuove esigenze.

E forse anche per questo Antonio Bevilacqua e Gianluca Valoti stanno pensando a qualche cambiamento sostanziale, anche per ciò che concerne il calendario. Proprio mentre chiamiamo Valoti, i due tecnici sono in riunione. Il 2023 è già iniziato per loro.

Bevilacqua e Valoti (a destra) con Filippo Baroncini, campione mondiale U23 a Leuven 2021, frutto della Colpack (foto Instagram)
Bevilacqua e Valoti (a destra) con Filippo Baroncini, campione mondiale U23 a Leuven 2021, frutto della Colpack (foto Instagram)
Gianluca, partiamo da una frase che emerse parlando questa estate al Valle d’Aosta: «Anche un’importante squadra giovanile come la Colpack fa fatica a prendere i ragazzi migliori». E’ così? E perché?

E’ veramente difficile. L’ultimo esempio è la Jumbo-Visma che ha preso quel ragazzino di 17 anni (Mattio, ndr). Come fai a fermarlo? Uno come lui vede la tv. Vede che quella squadra vince il Tour, che se la gioca con Pogacar, che annovera tanti campioni… è normale che abbia l’ambizione di andare in quel team così organizzato e blasonato. E in alcuni casi passano direttamente nella WorldTour e non dalla giovanile.

E allora come possono squadre tipo la Colpack, ma anche la Zalf tanto per citare l’altra grandissima, ingolosire i ragazzini?

Noi lavoriamo sempre per dare e fare il massimo. Cerchiamo di fargli vedere la nostra struttura organizzativa e mostrargli come verrebbero seguiti al 100 per cento: preparazione, alimentazione, materiali…

Stagione 2023, come sarà il vostro organico?

Rispetto allo scorso anno abbiamo preso sei juniores più Luca Cretti che è un quarto anno. Altri dieci ragazzi sono stati confermati, tra questi il gruppo dei velocisti: Persico, Boscaro, Quaranta e Della Lunga. Abbiamo preso un altro ragazzo da affiancare a Sergio Meris, che è il nostro scalatore-uomo di classifica e che è anche al quarto anno, pertanto cerchiamo di dargli una mano. Io credo che nel complesso siano ragazzi di buoni valori.

Diego Bracalente è uno degli juniores ingaggiati dalla Colpack. Proviene dalla Trodica di Morrovalle, team abruzzese
Diego Bracalente è uno degli juniores ingaggiati dalla Colpack. Proviene dalla Trodica di Morrovalle, team abruzzese
Li avete visti anche dal vivo?

Un po’ dal vivo, ma un po’ li abbiamo studiati anche con le tecnologie attuali, che consentono tra allenamenti e corse di studiare bene i file e valutare i valori di quel ragazzo. Fermo restando che poi a contare è sempre il verdetto della strada. Abbiamo scelto qualche scalatore in più, perché ormai ce ne sono pochi. Diego Bracalente, Lorenzo Nespoli, Leonardo Volpato e in parte Gabriele Casalini e Nicolas Milesi, che sono un po’ più cronoman, al Lunigiana per esempio si sono mostrati bravi in salita. Idem Luca Cretti e Pavel Novak. 

Però sei ragazzi, Gianluca, non sono pochi. E’ una piccola rivoluzione…

Eravamo partiti con un gruppo di giovani che man mano è andato “maturando” e quindi lo scorso anno non partivamo da zero. Per il 2023 invece ripartiamo da zero e la speranza è di fare con loro un programma di almeno due-tre anni.

Eccolo, il nocciolo della questione: un programma di due-tre anni. Perché come si è visto il rischio è che al primo bel segnale (non solo vittorie) passino…

Esatto. Avere un corridore per due o tre anni è un problema ed è sempre più difficile. In più al primo anno, fino a giugno, cerchi di lasciarli più tranquilli perché hanno la scuola, per poi fargli fare qualcosa in più in vista del finale di stagione. Questa è sempre stata la politica della Colpack-Ballan CSB. Ed eventualmente quello dopo fargli fare un’attività più intensa.

Nel 2022 la Colpack ha ottenuto 16 vittorie e 36 podi totali in Italia (38 considerando anche quelli all’estero). Qui, Francesco Della Lunga
Nel 2022 la Colpack ha ottenuto 16 vittorie e 36 podi totali in Italia (38 considerando anche quelli all’estero). Qui, Francesco Della Lunga
Calendario 2023, sarà quello di sempre?

Abbiamo fatto molte richieste all’estero, come sempre del resto. Il problema è che con il Covid le squadre più importanti, a partire dalle WorldTour, restavamo molto di più in Europa. Adesso che le cose sembrano cambiare, che tornano l’Australia, l’Argentina… magari per noi c’è più spazio. Ma resta comunque difficile programmare un’attività all’estero in quanto noi continental siamo le ultime ad essere avvertite. Ci dicono all’ultimo minuto che la nostra richiesta è stata accettata. Però dai, qualche conferma è già arrivata!

Tipo?

Una gara in Olanda, la Parigi-Roubaix, le classiche delle Ardenne…

C’è qualche gara che ti piacerebbe fare?

Sì, il Tour de Bretagne gara ottima per il nostro livello direi. Innanzi tutto sono sette giorni di corsa e si avvicina molto al nostro Giro under 23 e poi i percorsi sono misti, il meteo è parecchio variabile… in una corsa così i ragazzi imparano tanto.

Eventi così e un calendario straniero più fitto, per te aumentano la capacità di attrazione dei ragazzi verso la vostra squadra?

C’è sicuramente più stimolo. Prendiamo un Persico che è al quarto anno ed è esperto. Ragazzi come lui hanno già fatto un po’ tutte le corse del panorama italiano e fare delle gare all’estero magari gli dà più grinta, più fame, più cattiveria. E immagino valga anche per quelli di primo anno. Anche se per loro anche il calendario nazionale è nuovo. Per esempio a Bracalente quando gli si parlava della Firenze-Empoli s’illuminavano gli occhi. Una gara simile l’avevano solo sentita nominare, letta da qualche parte o vista in qualche spezzone tv. E’ pur sempre un passaggio dagli juniores al dilettantismo.

Quest’anno la squadra di Colleoni ha fatto diverse corse all’estero. Purtroppo però queste trasferte sono anche costose
Quest’anno la squadra di Colleoni ha fatto diverse corse all’estero. Purtroppo però queste trasferte sono anche costose
E magari pensare ad una trasferta tipo quelle nel Mediterraneo, in Turchia o al Tour of Rhodes?

Sinceramente sono un po’ titubante e lo stesso vale per la trasferta in Argentina, dove insistendo un po’ magari ci invitano anche. Però sono grandi impegni anche organizzativi per strutture piccole come la nostra. I mezzi, le bici, il personale… E poi costano. 

E in alcune di queste gare il tasso tecnico non è super. Meglio un Sibiu Tour?

Sì, meglio. Queste corse in Romania, Bulgaria… stanno prendendo piede. Sono ben organizzate, gli hotel sono buoni e il tasso tecnico è giusto. Sono luoghi che si raggiungono in una giornata di viaggio e ai ragazzi si dà l’opportunità di misurarsi in un buon campo internazionale. Ovviamente però abbiamo fatto richiesta anche per le gare a tappe italiane, Giro di Sicilia, Coppi e Bartali… e aspettiamo il risultato. Come ho detto prima, noi continental siamo le ultime a sapere dell’invito.

«Ayuso ha voglia di vincere». Valoti stupito a metà

12.09.2022
5 min
Salva

Sul podio di un grande Giro a 19 anni e 336 giorni. Juan Ayuso era il corridore più giovane della Vuelta. Il campioncino della  UAE Emirates ha stupito tutti. O forse no. Forse questo risultato era già scritto nella pietra. Di certo lo era nelle sue gambe. 

Matxin, il tecnico del team asiatico, aveva detto che non si poteva fermare il talento. Gianluca Valoti che lo aveva avuto lo scorso anno alla Colpack Ballan conferma l’immensa voglia di vincere dello spagnolo. E allora ci si chiede ,questo eccellente risultato è davvero una sorpresa?

Ayuso a colloquio con Valoti lo scorso anno prima del via di una tappa alla Coppi e Bartali
Ayuso a colloquio con Valoti lo scorso anno prima del via di una tappa alla Coppi e Bartali

Sorpresa o no?

«Se mi aspettavo un suo podio – si chiede Valoti – direi di no, almeno non in partenza, non dopo la prima settimana. A quel punto ho creduto potesse arrivare tra i primi dieci invece questo ragazzo mi sorprende sempre di più. 

«Anche Remco (Evenepoel, ndr) era una scommessa e dopo il ritiro di Roglic si è aperto un posto sul podio, ma non credevo che Juan arrivasse a fare tanto. Specie militando in un team così forte. Con gente come Soler e Almeida, immaginavo dovesse aiutarli».

La squadra è un nodo cardine in questa storia. Prima della Vuelta lo stesso Matxin ci aveva detto che assolutamente Auyso non avrebbe corso grandi Giri in questa stagione. Poi c’è stato il contrordine e la convocazione per la gara spagnola. Il tecnico ci aveva parlato di ottimi dati, di un recupero eccellente dopo le gare di agosto da parte di Juan.

«Io credo – va avanti Valoti – che dietro questa sua presenza alla Vuelta ci sia una grande voglia del ragazzo stesso. La volontà di Ayuso ha dato una spinta decisiva. Juan è uno che punta in alto. Sempre.

«Ricordo anche quando era con noi che subito dopo il Giro U23 voleva passare con i pro’, che pensava alla Clasica di san Sebastian. E anche quella fu una decisione sua».

Il giovane catalano è è presto divenuto leader della UAE Emirates gestendo bene anche la pressione
Il giovane catalano è è presto divenuto leader della UAE Emirates gestendo bene anche la pressione

«Voglio la Vuelta»

Di certo Auyso lo scorso anno avrebbe potuto continuare a correre e a vincere molto con la Colpack. Ma per lui quello era un capitolo già passato. Messa in archivio la maglia rosa, sotto col prossimo obiettivo. 

«Con questo non voglio dire che la UAE lo abbia lasciato decidere da solo, avranno avuto di certo i loro dati e magari gli avranno detto di fare intanto dieci giorni e poi vedere come sarebbero andate le cose… questo non lo so, non vivo all’interno del team, ma sono certo che la sua influenza abbia inciso. Poi invece si sono ritrovati con lui capitano. E ci hanno anche dovuto puntare altrimenti sarebbe stato un fallimento».

Sul fatto di fare dieci giorni e alzare bandiera bianca però Matxin era stato chiaro: «Nonostante sia giovane, Auyso è un campione e i campioni non si ritirano. Se Juan parte è per finirla», ci aveva detto il basco. Su questo è stato chiaro.

Per Valoti uno dei punti di forza di Ayuso è la sua determinazione, unita ad una professionalità estrema
Per Valoti uno dei punti di forza di Ayuso è la sua determinazione, unita ad una professionalità estrema

Determinazione Juan

E da qui emerge un altro aspetto: quello della determinazione. Un aspetto che Valoti sottolinea.

Gianluca ricorda la prima volta che lo vide dal vivo, al suo arrivo in Italia. Dopo i primi appuntamenti online lo andò a prendere all’aeroporto in un piovoso e freddo pomeriggio di gennaio. La prima cosa che Juan gli chiese fu quella di uscire in bici, nonostante la pioggia. E così fece.

«L’indomani – racconta il direttore sportivo lombardo – avremmo viaggiato verso il ritiro e non si sarebbe allenato. Non poteva stare fermo due giorni. E così una volta scaricato dalla macchina salì in bici.

«Oppure al Giro U23 voleva mangiare il più presto possibile, per andare a dormire presto e recuperare più degli altri. Per lui tutto ciò non sono sacrifici. Ama la vita da atleta. In quei mesi che è stato con noi, per certi aspetti è stato facilissimo gestirlo. Non dovevi dirgli nulla. A parte quale piccolo dettaglio sull’alimentazione, ma parliamo della ripartizione dei cibi come le quantità della pasta per esempio, sapeva già tutto».

«Io credo che la testa e la determinazione siano i suoi punti forti. Okay, conosciamo tutti le sue doti fisiche, specialmente rispetto ai suoi coetanei. Ma Juan ha il pallino della vittoria. Lui vuole vincere. Anche se si tratta di giocare con le biglie in spiaggia».

«E questo forse è anche un suo piccolo limite. Questa brama lo porta a volte a sbagliare, a commettere degli errori». E anche questo è vero. Ricordiamo quanto accaduto a Laigueglia ad inizio stagione. Voleva a tutti i costi la prima vittoria da pro’ che fu lui a chiudere su Covi in cima a Capo Mele, mettendo tra l’altro a rischio la vittoria di squadra (tre su quattro della fuga erano della UAE).

Grinta, concentrazione e sguardo “famelico” per Ayuso, qui a ruota di Evenepoel e Mas
Grinta, concentrazione e sguardo “famelico” per Ayuso, qui a ruota di Evenepoel e Mas

Analisi Vuelta

Sei volte nei primi dieci. Diciassettesimo in una crono lunga e per specialisti. Una grande costanza di rendimento e addirittura un attacco ancora nella ventesima tappa. Segno che il fisico e la testa erano ancora sul pezzo. Fausto Coppi vinse il Giro d’Italia a 20 anni, ed è tuttora il più giovane vincitore di un grande Giro. E neanche il compagno Tadej Pogacar fu in grado di fare tanto a 19 anni. Tadej infatti salì sul podio della Vuelta alla “veneranda” età di 21 anni (da compiere di lì a pochi giorni). 

Gli scenari sono ampi. Tutto ciò è sbalorditivo.

«Juan vuole vincere – ripete Valoti – ha ambizioni enormi. Lui parte sempre per vincere. Ogni tanto lo sentivo e mi diceva di quanto cercasse la vittoria. La prima l’ha ottenuta una ventina di giorni prima della Vuelta.

«Errori? Bah, difficile trovarli, magari ha fatto qualche scattino di troppo nella prima settimana, però è anche vero che non sapeva sin dove  sarebbe arrivato e che ruolo avrebbe avuto nella squadra. Ha messo fieno in cascina, diciamo così. Cercava subito un risultato».

Colpack: resoconto di una corsa al Nord tra freddo e pioggia

18.04.2022
5 min
Salva

La Colpack Ballan era l’unica squadra continental italiana presente al Circuit des Ardennes (immagine di apertura di Alexis Dancerelle). Corsa disputata nell’omonima regione della Francia, al confine con il Belgio. Territori dove si respira ciclismo e nei quali, anche ad aprile, fa molto freddo. I ragazzi della Colpack, guidati in questa avventura da Gianluca Valoti lo hanno imparato a proprie spese. Immergiamoci nel racconto di questa 4 giorni nel Nord, tra côte, stradine di campagna, vento e tanto freddo. 

Colpack, Circuit des Ardennes 2022
Colpack, Circuit des Ardennes 2022

Si parte da lontano

«Si potrebbe proprio definire un’avventura – ci dice Gianluca Valoti, diesse della Colpack – i ragazzi se la ricorderanno per lungo tempo, ne sono sicuro. Quella del Circuit des Ardennes è una corsa che abbiamo disputato per la prima volta 8 anni fa. 

«Avevamo una squadra molto forte – riprende – ed abbiamo chiesto di partecipare, andammo su con: Masnada, Orrico, Garosio, Toniatti, Muffolini e Viero. Ci siamo trovati bene e così abbiamo deciso di tornare ogni anno. L’esperienza per i ragazzi è molto bella e formativa e poi escono dalla comfort zone, che male non fa».

Una bella occasione

Un’esperienza che con il Covid purtroppo si è interrotta, nel 2020 la corsa non si è proprio disputata, mentre nel 2021 la squadra non è riuscita a partecipare. Con l’inizio della stagione la Colpack ha deciso di riprendere il feeling con queste gare e di tornare a disputare il Circuit des Ardennes.

«E’ una bella esperienza a livello internazionale ed i ragazzi ne hanno bisogno. E’ una corsa di livello 2.2, questo vuol dire che la competizione è alta, ma non così tanto da non far esprimere le squadre come la nostra, anzi. Proprio gare come questa servono ancor di più perché puoi metterti in mostra e sei chiamato ad agire in prima persona. C’erano tante formazioni development, come la Groupama di Germani o la Israel di Frigo (che ha vinto la quarta tappa, ndr)».

Vento, freddo e tante côte per i corridori di Valoti (foto Alexis Dancerelle)
Vento, freddo e tante côte per i corridori di Valoti (foto Alexis Dancerelle)

All’avventura!

Si sa che quando si va a correre su queste strade le incognite sono numerose, ed anche in questa edizione le complicazioni non sono mancate.

«I ragazzi – racconta Gianluca – sono partiti in aereo, mentre alcuni membri dello staff hanno portato i mezzi. Ora con i voli di linea il viaggio per i ragazzi è facile e comodo, qualche anno fa non era così. I corridori che hanno preso parte alla gara sono stati: Petrucci, Meris, Baroni, Umbri, Balestra e Gomez. La scelta della squadra era dovuta al tipo di percorso, molto vallonato e caratterizzato dalle tipiche côte: salite brevi ma con pendenze in doppia cifra.

«Lo staff – prosegue – era composto da 5 persone: due massaggiatori, un meccanico, Rossella Di Leo ed Io. Abbiamo portato un furgone che rimaneva in appoggio in hotel e due ammiraglie: una che seguiva la corsa e l’altra per i rifornimenti».

La terza tappa del Circuit des Ardennes è stata sospesa per la troppa neve (foto FG Photos)
La terza tappa del Circuit des Ardennes è stata sospesa per la troppa neve (foto FG Photos)

Un clima da classiche

Il clima, come ci racconta Valoti, non è stato molto clemente, ed i suoi corridori ne hanno sofferto un po’ ma fa tutto parte del loro percorso di crescita.

«Solo il primo giorno è andata liscia – dice – non ha piovuto, ma il clima era molto freddo. I ragazzi si sono dimostrati inesperti nell’affrontare queste situazioni, un esempio è come hanno preparato la borsa del freddo. Non erano pronti, non si erano portati dietro gli accessori necessari ad affrontare questo clima, considerate che la terza tappa è stata anche sospesa per neve. Ma ci sta, hanno imparato, è tutta esperienza in più, hanno capito perché la chiamano borsa del freddo», conclude ridendo.

Il cielo è rimasto coperto per la maggior parte del tempo durante i giorni di gara (foto Hervé Dancerelle-Bourlon)
Il cielo è rimasto coperto per la maggior parte del tempo durante i giorni di gara (foto Hervé Dancerelle-Bourlon)

Il feedback dei ragazzi

«I ragazzi – riprende il diesse – hanno avuto un riscontro positivo, anche se per un atleta correre sotto acqua, freddo e gelo non è particolarmente stimolante. Noi dall’ammiraglia abbiamo cercato di dargli tutto il supporto necessario, avevo con me del thè caldo e degli alimenti calorici per rifocillarsi. Anche se, più di qualche volta, ho dovuto rincorrerli fin quasi in mezzo al gruppo per dar loro da mangiare».

«Anche per noi dello staff è stata un’esperienza di formazione. Trattandosi di una corsa 2.2 non avevamo le radioline, gestirli con vento e pioggia dall’ammiraglia non è stato semplice. Però vedi che le altre ammiraglie ci riescono e allora capisci che è questione di allenamento. Prima del via abbiamo parlato spesso anche con Frigo, ci diceva che era contento che fossimo lì, così aveva qualche italiano con cui parlare in gruppo. Con lui ci si trova bene, è un ragazzo gentile e disponibile e dopo quello che ha fatto per Baroncini al mondiale lo incontriamo volentieri».

Curiosità e conferme, la Colpack riparte dopo il super 2021

15.01.2022
5 min
Salva

Non è facile ripartire dopo un anno in cui si è vinto praticamente tutto. Non è facile trovare gli stimoli. E forse c’è anche un po’ di “paura” per quel che si è chiamati a fare. Tutti in qualche modo ti aspettano al varco. La Colpack-Ballan è di fronte a tutto ciò.

Lo scorso anno la corazzata di Beppe Colleoni e Antonio Bevilacqua ha portato a casa moltissime corse importanti, due delle quali basterebbero a tenere in piedi un palmarès dell’intera vita di un team: il Giro d’Italia e il campionato mondiale, entrambi U23. Senza contare i quattro passaggi nel professionismo: Ayuso (che comunque era già sotto contratto con la UAE), Baroncini, Verre e Gazzoli.

Gianluca Valoti, diesse del team, era in ammiraglia quando sono arrivati questi trionfi (non al mondiale chiaramente). E da lui ripartiamo.

La grande stagione della Colpack è passata anche per gare importanti come il Giro di Sicilia
La grande stagione della Colpack è passata anche per gare importanti come il Giro di Sicilia
“La stagione migliore di sempre”, così avevate scritto sul vostro sito, Gianluca…

Trentuno anni del team e trenta dell’attività di Bevilacqua e di Rossella (Di Leo): per la Colpack è stato davvero curioso, sembrava fatto apposta che certi successi arrivassero tutti insieme. Coroniamo un lavoro eccezionale di squadra.

Non è facile ricominciare dopo un anno così…

Non è facile, tutti ci aspettano a fare qualcosa di bello e di importante. Siamo consapevoli che non possiamo fare le stesse cose, ma con i nostri atleti saremo competitivi come tutti gli anni. Anche perché abbiamo confermato quasi tutti i nostri velocisti, quindi abbiamo un’ottima squadra per la pianura. E al tempo stesso mi aspetto delle sorprese per le gare più impegnative. Sono curioso.

Da quanti corridori ripartirete?

Ripartiamo da 18 corridori, le continental al massimo possono averne 16, ma noi abbiamo anche i due specialisti della pista, che sono Davide Boscaro e Gidas Umbri. Boscaro si alternerà anche un po’ di più rispetto a Gidas con l’attività su strada. E poi abbiamo tre ragazzi stranieri.

Chi sono?

Uno è Nicolas Gomez, il colombiano che abbiamo confermato. Un altro è un irlandese, Ronan O’ Connor, e poi abbiamo uno spagnolo, Ruben Sanchez. Questo ragazzo ce lo ha suggerito Matxin e vista come è andata con Ayuso non potevamo dire di no! E’ un primo anno l’anno scorso ha vinto cinque corse.

Un irlandese? Come siete andati a pescarlo?

E’ di primo anno, ce lo ha consigliato Matteo Cigala, che corse con noi 7-8 anni fa. Lui si è trasferito in Irlanda dove segue una squadra di giovani. Ha notato questo ragazzo e ce lo ha segnalato. Ronan deve completare l’ultimo anno di scuola e pertanto nella prima parte di stagione non starà molto con noi. Però dopo febbraio verrà in Italia per un periodo. Lassù, infatti, le scuole funzionano in modo un po’ diverso e proprio a febbraio ci sono degli esami. Fatti questi esami potrà venire per un po’ da noi. Da marzo in poi farà la spola tra Italia e Irlanda. Viene da vicino Dublino, ad una decina di chilometri. E’ uno scalatore puro.

Scalatore puro, in Irlanda non ci sono molte salite…

Abbiamo fatto un mini raduno a dicembre e dai test abbiamo visto che è molto valido. Io sono convinto che nel calendario italiano dilettanti può far bene.

Cosa hai detto ai ragazzi in questo raduno di dicembre?

Ho detto che devono essere orgogliosi di vestire questa maglia, che veniamo da un anno fantastico e potrà essere altrettanto bello.

Cosa ti chiedevano?

Mi chiedevano soprattutto del mondiale e del Giro, di Baroncini e di Ayuso. Mi chiedevano come avessimo preparato questi importanti eventi.

Chi sono gli altri ragazzi di primo anno che avete preso?

Uno è Matteo Ambrosini. Lui viene dal pattinaggio sul ghiaccio di velocità, faceva le specialità dei 3.000 e dei 5.000 metri. Quando prima ho parlato di sorprese e di curiosità, mi riferivo proprio a ragazzi come lui. Matteo chiaramente non ha molta esperienza, ma da quel che ho visto può andare molto bene. E lo stesso O’Connor, l’anno scorso in Irlanda ha fatto appena 30 corse, ma va detto che lassù amatori e categorie agonistiche corrono insieme. Tornando a Matteo, lui d’estate andava in bici per allenarsi per il pattinaggio. Ha fatto un anno da amatore anche lui. E’ di Asiago, lo ha notato Flavio Miozzo. Gli abbiamo fatto dei test e lo abbiamo poi subito preso.

Ronan O’Connor, l’irlandese ha preso parte anche ai mondiali di Leuven (foto Instagram)
Ronan O’Connor, l’irlandese ha preso parte anche ai mondiali di Leuven (foto Instagram)
In effetti sarà curioso vedere come si troveranno questi ragazzi…

Eh già, ma i “primi anni” non finiscono qui. Ricordo che abbiamo preso anche Alessandro Romele, campione italiano juniores. Tra l’altro, lui è stato il primo ad essere ingaggiato lo scorso anno. Abbiamo iniziato a parlarci a maggio e in pochissimo abbiamo concluso l’accordo. Ci abbiamo creduto quindi prima che vincesse l’italiano. Mi sembra un corridore più completo, un Baroncini… con tutte le proporzioni del caso! Diamogli tempo.

In una situazione del genere non sarebbe stato più facile rifondare la squadra quasi del tutto? Oppure si cerca di essere pronti con gli altri?

Mattia Petrucci per esempio poteva già passare professionista. Però per crescere meglio ha deciso di restare ancora un anno in Colpack. Lui è un buon corridore, ha parecchia resistenza, ha fatto terzo al Val d’Aosta e su certi percorsi può dire la sua. E’ chiaro, non sarà come il 2021 ma noi siamo fiduciosi della forza dei nostri ragazzi.

E tu Gianluca? Come riparte il diesse da un super anno come il 2021?

Sapete che non abbiamo avuto neanche il tempo di metabolizzare la splendida stagione passata? Appena finito l’anno agonistico c’è stato subito da prendere delle decisioni importanti. Cosa fare? Restare una continental? Affiancarci a qualche squadrone WorldTour? Sapete che volevano prenderci… Insomma è stato un susseguirsi di situazioni ed eccoci qui che siamo già a gennaio. Dal 6 febbraio, Covid permettendo, ci riuniremo a Tortoreto Lido per un raduno.

Ayuso già in rosa e Valoti: «Impossibile tenerlo fermo!»

05.06.2021
4 min
Salva

«La volevo più tardi possibile, ma non riesci a tenerlo fermo!». Sono parole di Gianluca Valoti. Il diesse della Colpack Ballan si riferisce al suo Juan Ayuso che ieri ad Imola ha preso la maglia rosa del Giro U23 vincendo, ben inteso, anche la tappa. L’azione che ha visto vincere lo spagnolo non era programmata. O almeno non lo era in quel modo. scatto secco sulla Gallisterna e giù in picchiata verso l’arrivo. In pratica il percorso dell’ultimo mondiale.

«Già dalla prima tappa – continua Valoti – tutti aspettavano noi per andare a riprendere la fuga, ma non era il nostro compito. Anche ieri volevamo stare tranquilli ed aspettare tappe come quella di Sestola o la crono. Invece Juan ha visto la possibilità di guadagnare dei secondi e ci ha provato, anche se in realtà il suo affondo era più per Filippo Baroncini o Michele Gazzoli, ma ha preso del margine a quel punto ha tirato dritto».

Ayuso e Valoti durante l’ultima Coppi e Bartali
Ayuso e Valoti durante l’ultima Coppi e Bartali

Ayuso è uno dei favoriti della vittoria finale, come ha lavorato per essere al Giro U23 al top della condizione?

Juan ha iniziato a correre alla Firenze-Empoli, poi è tornato a casa ad Andorra facendo altura. Quindi è tornato per la Coppi e Bartali, ha fatto il Piva, il Belvedere che ha vinto e il Giro di Romagna (vinto anche quello). Come tutti i suoi compagni è tornato in altura, solo che lui è andato a casa ad Andorra e gli altri a Livigno.

Un metodo di lavoro come quello dei pro’, Gianluca…

Purtroppo sì, dico purtroppo perché adesso è così. Sono richiesti certi metodi di lavoro anche ai ragazzi, ma sin dalle categorie più giovani non solo tra gli under 23. Già dagli esordienti si lavora in un altro modo rispetto a noi che il giorno prima della gara andavamo a giocare a pallone. Non dico che gli esordienti facciano l’altura, sia chiaro, ma con gli stranieri che lavorano in questo modo, con i pro’ che vogliono i giovani… la qualità si è alzata molto. Ma è così anche in altri sport, non solo nel ciclismo.

Lo scatto di Ayuso (in basso al centro) su Cima Gallisterna, la stessa dove Alaphilippe è partito al mondiale
Lo scatto di Ayuso (in basso al centro) su Cima Gallisterna, la stessa dove Alaphilippe è partito al mondiale
Auyso ha già un contratto con la Uae, seguono loro la sua preparazione?

Sì, ma i nostri tecnici, Antonio Fusi e Maurizio Mazzoleni, sono costantemente aggiornati, ci coordiniamo sul da farsi e se ci sono dei problemi, se bisogna aggiustare qualcosa il nostro referente in Uae è Matxin.

Che tipologie di lavori ha svolto lo spagnolo?

Più qualità e meno quantità, non si fanno più troppe ore di sella. Lui ha dei valori ottimi sul piano atletico.

La quarta frazione prevede una lunga cronometro, avete lavorato anche sotto questo aspetto?

Juan sì. L’anno scorso è stato campione nazionale spagnolo a crono, ma non ha fatto gare internazionali contro il tempo. Si difende molto bene. Nella cronosquadre della Coppi e Bartali abbiamo visto che era uno di quelli che trascinava la squadra, pertanto a Guastalla contiamo di perdere il meno possibile.

Lo spagnolo sull’arrivo di Imola. Dopo il suo attacco era scappato con Alessandro Verre e Henok Mulueberhan
Lo spagnolo sull’arrivo di Imola. Dopo il suo attacco era scappato con Verre e Mulueberhan
Prima scherzando hai detto che ha preso la maglia rosa troppo presto, in un Giro U23 funziona come nei pro’ in cui è preferibile, almeno per gli uomini di classifica, arrivare al 99% e crescere strada facendo, oppure si arriva al top perché sono “solo” dieci giorni?

Non bisogna guardare al Giro dei professionisti e non solo perché è più corto, ma perché qui si corre solo in cinque, pertanto è difficile controllare la corsa, si corre più alla garibaldina e ogni tappa è come se fosse un campionato del mondo quindi è bene arrivare già belli pronti.

Quest’anno il percorso prevede salite lunghe, Ayuso va forte un po’ ovunque: lo vedi meglio sulle tappe più dure o altrove?

Sulle salite lunghe. Ci sono tre tappe molto importanti per lui: Sestola, Campo Moro e la penultima sul Nevegal.

Scalatore quindi, eppure quando lo abbiamo visto ci è sembrato sì magro, ma non scheletrico. La sue era una magrezza di forza, di salute…

Vero. E posso dirvi che mangia come una bestia! Gazzoli e Baroncini mi chiedono sempre: ma come fa a mangiare così tanto e a non ingrassare? Ed è anche goloso… E con la cucina italiana si è trovato a meraviglia.

Cinelli Pressure

Cinelli Pressure, veloce con stile

12.11.2020
4 min
Salva

Nuova stagione, nuova bici. E’ con questo spirito che partirà il 2021 di Cinelli che ha presentato la Pressure. Il nuovo mezzo del marchio milanese si distingue per le linee aerodinamiche, la totale integrazione e, come da buona tradizione Cinelli, per le grafiche ricercate. La Pressure sarà anche la bicicletta del Team Colpack per la prossima stagione.

Geometria equilibrata

La Cinelli Pressure è una bicicletta dal carattere moderno con un telaio monoscocca in carbonio T800 dalle linee aerodinamiche. Il reggisella aero è stato creato appositamente e segue le linee del tubo verticale. Il manubrio è il Vision Metron 5D ACR completamente integrato e con passaggio cavi interno che sfrutta il sistema ACR di Vision. Ad una prima occhiata la Pressure sembra pagare un prezzo in termini di peso, viste le forme generose dei tubi, ed invece qui ci sorprende positivamente. Il telaio in taglia M pesa 990 grammi con una forcella che si ferma a 390 grammi. Valori non male visto che è una bicicletta progettata per i freni a disco.

Il manubrio aerodinamico integrato Vision Metron 5D ACR
Il manubrio integrato Vision Metron 5D ACR con profilo alare per favorire l’aerodinamica

Guidabilità perfetta

A livello di geometrie si nota immediatamente l’attacco basso dei foderi alti posteriori, che uniti ai foderi bassi sovradimensionati vanno a creare un carro che sembra essere molto reattivo. A conferma di questa tesi c’è anche la lunghezza dei foderi bassi che per tutte le taglie è di 41 centimetri. Un valore compatto sempre considerando che è una bici con i freni a disco. Da considerare che i valori dell’angolo sella e dell’angolo sterzo non sono stati portati all’eccesso, in effetti la Pressure ha una linea che è già molto orientata alle prestazioni e quindi non c’era bisogno di esasperarla ulteriormente. Questo favorisce sicuramente la guidabilità. A conferma che siamo di fronte a un cavallo di razza, ci sono i valori del tubo sterzo che in questo caso sono contenuti, in modo da favorire una posizione più distesa e aggressiva. In linea con le ultime tendenze tecniche c’è la possibilità di montare pneumatici fino a 30 millimetri di larghezza.

Il carro posteriore è molto compatto
Il carro posteriore è molto compatto e con i foderi bassi sovradimensionati

Ha già vinto

Come dicevamo all’inizio, la Pressure sarà la bicicletta 2021 del Team Colpack e il Direttore Sportivo Gianluca Valoti ci ha rivelato una piccola anteprima.
«Nel 2021 tutti i ragazzi del team saranno equipaggiati con la Pressure, ma ti devo dire che quest’anno Cinelli ce ne aveva fornite due, che sono state usate da Tiberi e Gazzoli. E sai cosa è successo appena ci hanno gareggiato? Hanno vinto. Tiberi a San Vendemiano e Gazzoli a Ponsacco – Valoti aggiunge – i ragazzi sono felicissimi della Pressure e gli altri non vedono l’ora di provarla».

Per la precisione diciamo che il Team Colpack userà sia la Pressure che la Superstar, la bici che avevano in dotazione quest’anno. La Colpack avrà una configurazione che non è in commercio, infatti userà il gruppo Shimano Ultegra Di2 con la guarnitura FSA PowerBox con misuratore di potenza incluso, ruote Ursus Miura da 47 e 37 millimetri, selle Prologo, tubolari e tubeless Pirelli e cosa molta importante, a detta di Valoti, per la cura e manutenzione delle bici useranno i lubrificanti Walbike.

Nei dettagli grafici c’è tutto lo stile Cinelli
I dettagli fanno la differenza e lo stile Cinelli emerge in tutta la sua bellezza

Versioni disponibili

Per chi invece fosse interessato all’acquisto della Cinelli Pressure i montaggi disponibili in commercio sono: Sram Red eTap AXS, Shimano Dura Ace Di2, Ultegra Di2 e Ultegra. Per i primi due montaggi vengono fornite le ruote Fulcrum Wind 550, mentre con le due versioni Ultegra troviamo le Fulcrum 600 DB. Le gomme sono per tutte le versioni le Vittoria Zaffiro pro da 28 millimetri.