Under 23 e Zalf, rivoluzione forzata: parla Faresin

19.11.2022
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L’intervista con Gianni Faresin nasce da una mail arrivata al nostro indirizzo di posta elettronica. Una comunicazione semplice riguardo la stagione che sta per iniziare. Qualche dichiarazione di Luciano Rui, dello stesso Faresin e la lista dei ragazzi che vestiranno la maglia della Zalf Euromobil Desirée Fior. La cosa che risalta subito è l’assenza di elite, la Zalf è sempre stata una grande affezionata alla categoria. Ora la rosa prevede quattro ragazzo dalla categoria juniores, molti under ed un solo elite: Edoardo Faresin.

I ragazzi e i dirigenti della Zalf durante il primo incontro stagionale (foto Scanferla)
I ragazzi e i dirigenti della Zalf durante il primo incontro stagionale (foto Scanferla)

Scelta obbligata

Il ciclismo sta virando, anzi, ha già iniziato a farlo da anni, sui giovani. E anche il concetto di questa parola è cambiato molto nel breve periodo. Ora i talenti, nel bene e nel male, si cercano dagli juniores (anche se su questa filosofia abbiamo già discusso con Bragato). 

«Il rinnovamento della squadra – spiega Gianni Faresin – è dovuto ai cambiamenti delle regole. Ora i ragazzi possono partecipare alle gare regionali fino al secondo anno degli under 23. E’ una regola che non condivido, ma che è stata fatta e va a discapito degli elite e dei terzi anni. Per non parlare dei problemi che avranno gli organizzatori delle corse, praticamente si troveranno a fare gare con la metà della gente rispetto agli anni passati. Ci saranno problemi ed il rischio che molti di loro decideranno di annullare le corse, anche perché non ha molto senso tenere in piedi tutto e far correre 50-60 ragazzi». 

Secondo Faresin l’attività all’estero va fatta solamente quando un corridore è maturo (foto Instagram)
Secondo Faresin l’attività all’estero va fatta solamente quando un corridore è maturo (foto Instagram)
Cambiare il vostro organico è stata una scelta obbligata quindi?

Noi vogliamo fare ancora un doppio calendario che ci permetta di far correre tutte le domeniche, o quasi, i nostri ragazzi. In questo modo potremo dividerli al meglio ed essere sicuri di non penalizzare nessuno. 

Si va incontro ai giovani, o così vogliono far credere, ma poi molti junior vanno via perché preferiscono i team development…

Tanti ragazzi vanno all’estero nelle development dei team WorldTour. Ovviamente se vai da uno junior e gli proponi di andare nella squadra che ha già un team WorldTour, lui non ti dirà mai di no. Però poi non è che tutti e 15-16 passano professionisti, arrivano sempre i soliti.

La Groupama quest’anno ne ha “promossi” otto di ragazzi.

Non è mai successo. E comunque una squadra italiana, se ci fosse, difficilmente potrebbe fare così. Loro hanno preso i migliori ragazzi francesi, più Germani. In Italia si possono prendere al massimo tre dei migliori junior. Capite che diventa difficile confrontarsi con queste squadre qui. Prima hanno spinto tutti per far fare le continental: dare esperienza ai ragazzi con corse internazionali e con i professionisti, adesso la spinta è al contrario. Ora vale la pena continuare? Non credo, perché se uno junior passa pro’ e gli altri vanno nelle squadre satellite noi chiudiamo o quasi.

Bruttomesso ha lasciato la Zalf per passare al CTF e dal 2024 sarà pro’ con la Bahrain Victorious (foto Isola Press)
Bruttomesso ha lasciato la Zalf per passare al CTF e dal 2024 sarà pro’ con la Bahrain Victorious (foto Isola Press)
Per risolvere il problema, la Colpack ha deciso di cercare attività all’estero e alcune squadre già lo fanno.

Se saremo invitati le faremo, ma secondo me quelle con i professionisti sono il giusto compromesso. Sono del parere che i ragazzi vanno portati a fare determinate corse quando sono maturi. Per le squadre italiane non è semplice, ci vogliono i mezzi, il nostro sponsor ci dà carta bianca, ma non è facile organizzarsi. E poi non è che in Italia non si faccia una buona attività. Io sono andato in Slovenia o poco più in là a fare qualche gara, non è che il livello sia migliore, ci sono più corse a tappe, questo sì.

In Italia ce ne sono poche…

Di corse a tappe ne abbiamo qualcuna, ma effettivamente sono mal distribuite, la prima è il Giro d’Italia under 23 che è a giugno. Il calendario in Italia è complicato nella prima metà di stagione e lo diventerà ancora di più dopo questa regola nuova.

Voi avete avuto Bruttomesso che per fare il salto tra i pro’ nel 2024 ha scelto un’altra strada.

Il motivo principale del suo addio è stato che il CTF è team satellite della Bahrain e loro hanno spinto perché andasse dai friulani. Farà più attività all’estero, vedremo se e come riuscirà a farla fruttare, io non penso avesse bisogno di questo. Ripeto: all’estero si va quando si sta bene. L’Italia grazie ad Amadori fa delle corse internazionali come l’Avenir o la Corsa della Pace.

Il cambio del regolamento per le gare regionali ha cambiato il modo di costruire i team (foto Scanferla)
Le nuove regole per le gare regionali ha cambiato il modo di costruire i team (foto Scanferla)
Un calendario più ampio non potrebbe dare più continuità e opportunità di crescita?

La crescita dei ragazzi deve essere l’obiettivo, ma Bruttomesso ha trovato da firmare perché ha vinto. Gli juniores che passano alle development vincono. Non dobbiamo star qua a pensare di far passare tutti professionisti con chilometraggi e livelli più alti, guardate quanti ne sono tornati indietro o in quanti hanno smesso. Attività da under 23 la si fa anche qui, se si vuole tutto e subito qualcosa si esaurirà prima.

Però qui si vincono le corse regionali che insegnano poco o nulla ad un ragazzo…

Ho corso anche io, per lavorare al meglio, per impegnarsi, serve vincere, se sei motivato ti alleni. Che senso ha portare un ragazzo a fare attività di livello superiore per 3 o 4 anni senza che abbia la possibilità di lottare? I ragazzi di oggi sono insicuri, hanno tante distrazioni: in tivù e sui social vedono tante cose e vogliono cercare di emularle. In pochi anni è cambiato tutto. 

Facci un esempio.

Cinque anni fa uno junior forte passava under, faceva i suoi anni di crescita e poi diventava professionista. Ora uno junior che va forte passa direttamente nel professionismo, così arriva il messaggio che devono andare forte da junior e vivono di rendita. Se si va avanti così tra altri cinque anni si arriveranno a prendere gli allievi. Il ciclismo è uno sport di fondo, che si costruisce con l’età e con il lavoro. Ci sono junior che si allenano più degli under 23 e la differenza la si vede al momento. E’ ovvio che se sopporti carichi di lavoro superiori alle gare vinci, ma poi la cosa finisce. Fidatevi, se si continua così la nostra categoria è destinata a sparire.