Due tricolori sul podio della crono: serata di sorrisi e rivalsa

22.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – Le cose più interessanti come al solito vengono fuori quando Ganna e Affini vengono fuori dalla sala stampa e si dirigono verso l’antidoping. Si cammina lentamente, seguendo il filo del ragionamento su questa crono iridata. Un ragazzo porge la borraccia da firmare e prima Edoardo e poi Pippo la prendono e scrivono il nome.

Il vuoto di Geelong

Remco Evenepoel ha vinto la cronometro dei mondiali dopo quella olimpica, come ha appena fatto Grace Brown fra le donne elite. Sul podio di Zurigo, il belga si è ritrovato fra i due giganti italiani, allo stesso modo in cui nel 2021 Ganna si lasciò dietro lui e Van Aert. Non suona come una vendetta, almeno Remco lo esclude, ma certo il pensiero ti viene. Come ti viene di ricordare quando ai mondiali di Geelong nel 2010 l’Italia non portò neanche un cronoman e l’amico Ilario Biondi tornò a casa con la foto del box azzurro desolato e vuoto. Il vento è cambiato e il nome di Ganna va legato a buon diritto all’inizio della rivoluzione azzurra. Oggi il distacco è di appena 6 secondi, il minimo dai mondiali del 2023. Allora furono 12, alle Olimpiadi salirono a 14.

Ganna ha ricostruito la sua condizione in poco più di 3 settimane dal ritiro al Renewi Tour
Ganna ha ricostruito la sua condizione in poco più di 3 settimane dal ritiro al Renewi Tour

«Remco è un grande corridore e un grande ragazzo – dice Pippo camminando – non c’è niente da dire. Tifo per lui il prossimo fine settimana, ma forse no. Quattro vittorie fra Olimpiadi e mondiali forse sono troppe (ride, ndr). Io ho preso un altro argento. Un’altra occasione per confermare che ogni volta arrivo vicino all’obiettivo. Non è che puoi essere non realista sul fatto che fosse una corsa molto più adatta a lui. Se lo avessi battuto, sarebbe stato per una sua giornata storta. Però fondamentalmente ha fatto un’ottima performance quindi non puoi dire niente.

«Anzi sono solo contento per lui, contento per Edo e contento per me, che comunque fino a meno di una settimana fa non potevo neanche dire di avere questi valori. Sono stato contento anche di vedere due bandiere tricolori sul podio, anni fa non ne saremmo stati capaci. E sono felice di essere stato là sopra con Edo, che due settimane fa ha anche vinto il campionato europeo. E’ uno dei miei migliori amici, siamo praticamente cresciuti insieme, anche se corriamo in squadre diverse».

Per Affini, fresco campione d’Europa, arriva anche il primo podio ai mondiali
Per Affini, fresco campione d’Europa, arriva anche il primo podio ai mondiali

Affini, primo podio

Affini è di ottimo umore. Se per Ganna il secondo posto ha il sapore dell’ennesima beffa, per il mantovano il primo podio mondiale ha il sapore forte della conquista. Lo ha centrato senza lasciare niente al caso. Dal casco Giro colorato d’azzurro, alla nuova bici da crono Cervélo con i colori del titolo europeo, fino agli scarpini da crono tutti in carbonio modello Expect, fatti su misura da Nimbl in appena 50 esemplari l’anno.

«Mi dispiace vedere Pippo ancora una volta perdere per pochi secondi – dice con un sorriso largo quanto le sue spalle – ma sono contento della mia prestazione. In proporzione è stata anche migliore dell’europeo, visto il percorso. Non avrei mai pensato di salire sul podio. Invece ero seduto sulla hot seat e vedevo passare uno dopo l’altro tutti gli altri corridori e ho cominciato a crederci. Non posso negare che sia stata la crono più bella della mia vita.

«Quando nel 2021 ho scelto di correre alla Jumbo Visma – precisa – che poi è diventata Visma-Lease a Bike, avevo in testa di lavorare sulla cronometro e abbiamo iniziato a farlo sin da subito. Galleria del vento, materiali. Mi hanno aiutato a crescere, con il contributo degli sponsor che investono tanto».

Jay Vine porta addosso i segni della caduta nella discesa più brutta e pericolosa del circuito
Jay Vine porta addosso i segni della caduta nella discesa più brutta e pericolosa del circuito

Quella discesa, un errore

Durante la conferenza stampa gli hanno chiesto della discesa, lungo la quale è caduto Jay Vine e che domani sarà affrontata anche dai corridori del tandem nelle gare di paraciclismo: una prospettiva che francamente dà i brividi.

«Mettere quell’ultima discesa così ripida – Affini torna serio e ne parla meglio – è stata un errore. Non sto criticando il percorso, che era ottimo, ma solo quel passaggio. Potevano trovare un altro modo per scendere sul lago. Il problema non è neanche tanto la pendenza quanto le condizioni dell’asfalto, che non era così buono. Quando fai tratti del genere con la bici da crono, la ruota lenticolare e tieni il manubrio per le appendici che vibrano, la bici diventa difficile da controllare. Il solo consiglio che si può dare ai ragazzi del tandem è di arrivare in fondo sani e salvi».

Nella stessa picchiata, Ganna ha controllato bene la sua bici, ma si trattava di un passaggio al limite
Nella stessa picchiata, Ganna ha controllato bene la sua bici, ma si trattava di un passaggio al limite

Ganna si avvicina

Ganna intanto si avvicina al cancello dell’antidoping e anche il nostro tempo con lui presto avrà fine. Antonio Ungaro, l’addetto stampa della Federazione, capisce e temporeggia, anche se dentro lo guardano fisso come invitandolo a entrare.

«Solo pochi hanno creduto in questo progetto – dice – Cioni, Velo, Villa che mi ha aiutato in pista e Lombardi. Tanti dicevano che Ganna avrebbe fatto meglio a chiudere e ripresentarsi nel 2025. Invece sono tornato a soffrire sulla sella per venire qui e vincere. Alla fine io credo che ogni volta che metto un numero, penso di farlo per me stesso, per scrivere un pezzetto della mia storia, di storia italiana. Quindi quello che pensa la gente può valere, ma fino a un certo punto.

«Non ho perso tanto in salita da Remco, ma chiaro che avrei preferito un percorso più piatto. Alle Olimpiadi sarei stato anche più vicino, se non ci fossero stati i tratti bagnati. Anche lì ho fatto una bella performance, però con i se e con i ma non si va lontano, meglio guardare il futuro. Bisogna vedere il risultato finale. E il risultato finale è che sono secondo a 6 secondi. Già altre volte mi sono avvicinato a lui e non vedo perché non dovrei farlo in futuro. Ovviamente non sarà facile, ma si cercherà di fare sempre meglio. Di oggi non posso dire niente. Ho fatto una bellissima prestazione e spero di fare altrettanto anche nel team relay. Poi mi resteranno il Giro di Croazia, il Gran Piemonte e poi potrò iniziare le mie vacanze».

La serata azzurra sa di ottimo risultato. Torniamo verso la sala stampa per scrivere di questa crono così bella dei nostri azzurri, in un mix di esaltazione e senso di rivalsa. Tenendo Remco al centro del mirino. Nessuno è imbattibile, anche se certe volte il piccolo belga fa di tutto per convincerti del contrario.

Zurigo, vigilia della crono: come stanno Ganna e Affini?

21.09.2024
6 min
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ZURIGO (Svizzera) – Sono quasi le quattro, quando le maglie azzurre iniziano a raggiungere il traguardo della crono su cui domani si assegneranno le prime maglie iridate (in realtà stasera è già arrivato l’argento nella staffetta paralimpica). Passa Noviero Raccagni e non si ferma, raggiunto poco dopo da Gaia Masetti, Vittoria Guazzini e Bryan Olivo. Il caldo ci ha sorpreso. Siamo venuti su con la valigia invernale, invece la temperatura sul lago si avvicina ai trenta gradi. Il tempo di guardarsi intorno e dal fondo della strada arrivano prima Affini e poi Ganna.

Gli azzurri hanno ultimato il sopralluogo a strade chiuse sul percorso della cronometro e finalmente si sono potuti fare un’idea delle curve, delle salite e delle discese. L’ultima, quella che dalla collina riporta sul lago, fa paura. Lo avevamo detto anche quando venimmo con i tecnici per il sopralluogo, ma vederla dalle appendici di una bici da crono è stato ben altro.

Velo è soddisfatto per il morale degli azzurri, meno per il percorso
Velo è soddisfatto per il morale degli azzurri, meno per il percorso

«Il percorso è bellissimo – dice Velo – e sicuramente non è disegnato sulle caratteristiche né di Pippo né di Edo. Però è così per tutti. L’inizio della seconda parte di gara è piuttosto impegnativo, ma quel che colpisce è la discesa molto pericolosa, aggiungerei da pazzi per una crono. Non condivido la scelta dell’UCI, perché è troppo troppo rischiosa. Non è assolutamente accettabile una decisione del genere in una prova in cui si raggiungono i 100 all’ora su una stradina stretta. Spero che alla fine andrà tutto bene. Bisogna stare concentrati in tutta la cronometro. I ragazzi hanno provato per due volte la discesa dopo la salita più lunga. Ci sono curve, non solo in quella discesa, in cui stare attenti. Non sono pericolosissime, però sapete anche voi che quando si è in gara si cerca sempre il limite, quindi è un attimo andare oltre. Per cui servirà massima prudenza».

Affini e la nuova Cervélo

Affini ha finito di rispondere a un’intervista in olandese, che mastica davvero bene. Del resto da prima dell’estate, Edoardo si è trasferito a casa della compagna olandese e persino il numero di telefono ha preso il prefisso di lassù. La nuova Cervélo celebra la vittoria ai campionati europei e anche se il percorso iridato non fa per lui, l’atteggiamento è costruttivo.

«E’ più dura degli europei – spiega Affini – ovviamente anche più lunga. Sono 46 chilometri, sicuramente una distanza importante, come è giusto che sia per un campionato del mondo. Ci sarà da gestirlo molto bene, perché c’è la prima parte è veloce, la parte centrale ha più dislivello e lì ci sarà da distribuire bene le energie senza esagerare troppo. Infatti poi nella parte finale, negli ultimi 12 chilometri lungo il lago se si è ancora in spinta, si può fare ancora la differenza.

«La vittoria degli europei mi ha dato una bella botta di morale. Allo stesso tempo non mi ha cambiato, la forma penso che sia più o meno la stessa. In una settimana bene o male non dovrebbe essere molto differente. Speriamo di avere la giornata giusta e cercherò di fare una bella crono. In questa settimana ho cercato di recuperare il più possibile. Lunedì e martedì proprio due girettini, veramente tranquilli. Mercoledì e giovedì un paio di allenamenti un po’ più seri sulla bici da crono, ma niente di esagerato, perché comunque il carico importante è stato fatto alla Vuelta. Quindi ora il discorso era più cercare di recuperare le energie e fare gli ultimi ritocchi».

La voglia di Ganna

Passano Evenepoel con la sua bici d’oro e subito dopo Roglic, quando ci avviciniamo a Pippo Ganna. Velo lo ha descritto come un corridore ritrovato, lui ha parlato di grande scommessa per non chiudere prima la stagione. E’ tirato e molto rilassato, si vede che sta ancora ragionando sul percorso che ha appena scoperto, dopo averlo assaggiato ieri per la prima volta col traffico aperto.

«Sarà una gara dura – dice – e bisognerà capire bene come gestirla. Ci sono tre strappi impegnativi, brevi ma impegnativi. Il mio favorito è Remco, vediamo quanto distacco ci darà. Ho passato l’ultimo periodo fra alti e bassi. Diciamo che c’erano due scelte: rivederci al 2025 oppure provare a rimettersi in gioco e arrivare qua. Ho scelto la seconda e ci stiamo riprovando. Vediamo domani come si taglierà quell’arrivo, quale sarà il risultato finale. Mi sento bene, dai, fa anche caldo, è una bella giornata. Domani dovrebbe essere simile, quindi il morale è alto. Non dovrei fare scelte tecniche particolari. Per fortuna ieri hanno pulito l’ultima parte pianeggiante di strada prima della discesa ripida. Diciamo che la scelta di fare quel settore non credo sia stata delle più azzeccate, però è uguale per tutti e vedremo.

Ganna torna alle gare dopo il ritito dal Renewi Tour: avrà recuperato dal momento di difficoltà post olimpico?
Ganna torna alle gare dopo il ritito dal Renewi Tour: avrà recuperato dal momento di difficoltà post olimpico?

Poi si volta verso Affini, che parla acanto a lui e un pensiero è per il compagno di nazionale. «Come ho già detto, Edo si è meritato l’europeo. Siamo in camera insieme dai mondiali di Firenze, quindi riuscire a vederlo sul tetto d’Europa con quei colori addosso mi riempie il cuore. E’ un amico e se lo merita. Quando ai miei europei… Gia dal Deutschland Tour avevo capito che era meglio fare una pausa, però ho tenuto duro perché ovviamente bisogna onorare anche la maglia della squadra. E così siamo arrivati qui, non guardiamo il passato, vediamo il futuro. Ma una cosa del futuro voglio dirla. I mondiali pista ce li vediamo insieme in tribuna con una birretta in mano…».

L’ironia della “Guazz”

Si avvia verso il parcheggio delle ammiraglie per tornare all’hotel degli azzurri, che si trova fra il centro e l’aeroporto. Poco prima che arrivassero i ragazzi, avevamo scambiato due battute con Gaia Masetti e Vittoria Guazzini. La prima si era soffermata sull’asfalto malconcio di quella discesa veloce e stretta, la secondo invece stava cercando lo stimolo giusto per sorridere di questo percorso così lontano dalle sue caratteristiche.

Masetti, Olivo e Guazzini: donne elite e under 23 hanno concuso il sopralluogo poco prima dei pro’
Masetti, Olivo e Guazzini: donne elite e under 23 hanno concuso il sopralluogo poco prima dei pro’

«E’ molto impegnativo – ha detto la campionessa olimpica della madison – anche se gli ultimi 12 chilometri sono belli filanti qui sul lago. Però prima tra salite e discese, non c’era un attimo tranquillo dal punto di vista altimetrico e per le discese impegnative. Soprattutto l’ultima, prima di girare sul lago. Quindi sarà importante stare attenti, non prendere troppi rischi e poi spingere dove si può spingere. Ma se devo dire, per quello che ho visto, non è un percorso per me. Però ci provo, è pur sempre un campionato del mondo».

Zurigo scorre fuori, imprigionata con il suo lusso nei sensi unici e le strade chiuse. Inizia la settimana dei mondiali, noi siamo quassù. Proveremo a raccontarvi tutto. E se qualcosa dovesse restare fuori, lo porteremo via e lo approfondiremo poi.

Cioni e il momento di Ganna, tra l’incudine e il martello

12.09.2024
7 min
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La vittoria di Affini nella crono di Hasselt in qualche modo avrà tolto a Ganna il peso di non essere andato agli europei. Pippo vorrebbe esserci sempre, la nazionale è la sua famiglia e lo stop dopo il ritiro dal Renewi Tour è servito a permettergli di resettarsi e programmare i mondiali. Quello della crono e probabilmente quelli della pista.

Dopo l’editoriale di due settimane fa, non sono mancate reazioni da parte di chi lavora con il piemontese. Il filo conduttore di quel pezzo seguiva due direttrici. La prima era legata alla programmazione dell’attività: in questo ciclismo così specializzato rincorrere la crono e la pista potrebbe impedire di raggiungere il massimo su un fronte o sull’altro. La seconda era connessa al fatto che per anni Ganna è stato (ed è ancora) il portabandiera del nostro ciclismo di vertice e nessuno fra coloro che lo guidano ha mai fatto un passo indietro nel suo interesse. Lui è un generoso, ma a un certo punto per le energie – fisiche e mentali – si accende la riserva.

Dario Cioni ha letto quel pezzo qualche giorno fa, raggiungendo il suo pupillo nell’altura di Macugnaga. Gli abbiamo chiesto di ragionarne, senza per forza dover prendere una posizione rispetto a un’altra. Dario è un uomo Ineos Grenadiers ma nell’anno in cui la priorità del campione è stata l’attività della maglia azzurra, ha collaborato con i settori della crono e della pista.

Villa e Cioni hanno gestito l’attività e la programmazione di Filippo Ganna fra pista e crono
Villa e Cioni hanno gestito l’attività e la programmazione di Filippo Ganna fra pista e crono
Gli australiani della pista sono cresciuti, Evenepoel è cresciuto. Un argento e un bronzo olimpico sono eccezionali, ma si può pensare che lavorando sulla pista o sulla crono, potrebbero venire risultati migliori?

Sì, alla fine è anche un’osservazione giusta. Il progetto però era partito tre anni fa con il ciclo olimpico. Era stato detto che Filippo avrebbe tenuto il discorso del quartetto fino a quest’anno e poi sarebbe stata presa una decisione per Los Angeles 2028. Non so se sia stata presa, ma non penso. E’ chiaro che c’è anche un’evoluzione dalla parte dei rivali, nel senso che Remco qualche anno fa non era a questo livello e neppure Pogacar. Alla fine però non potevi interrompere a metà il ciclo olimpico…

Tu che sei dalla parte di Ineos, che cosa pensi della tanta attività in nazionale?

Quando Filippo venne da noi, già faceva molto con la nazionale. Alla fine se vince un mondiale, è un bene anche per la squadra perché sarebbe una maglia di campione del mondo che indossa nelle crono con noi. Le Olimpiadi magari sono diverse, perché hanno richiesto dei tempi di preparazione diversi. Ricordiamoci comunque che la pista è sempre stata funzionale anche all’allenamento della cronometro e in certi momenti anche alla strada. Quindi è vero che c’è una dispersione degli obiettivi, ma non c’è una dispersione delle energie. Non si parla di fare discipline diverse, quanto piuttosto specialità complementari fra loro. Facendo la pista, si lavora anche su alcuni aspetti che servono per la crono. Quello che c’è stato quest’anno, magari al contrario dell’anno scorso, è stata proprio un’attenzione particolare verso un obiettivo. Di solito negli anni scorsi si lavorava su più traguardi, questa volta le Olimpiadi erano al di sopra di tutto.

Con Milan al Giro: il gruppo della pista è stato una presenza fissa nella stagione di Ganna
Con Milan al Giro: il gruppo della pista è stato una presenza fissa nella stagione di Ganna
Che bilancio ne faresti?

Non direi proprio che le ha fallite, starei attento a dirlo. La gente trae conclusioni, ma non è detto che siano giuste. E’ venuto via da Parigi con due medaglie, l’argento della crono e il bronzo del quartetto, anche se è chiaro che era partito per una medaglia d’oro nella crono. Fisicamente non era messo male, magari è stato penalizzato dal discorso meteo, perché per lui l’acqua non è una delle condizioni preferite. A livello di valori assoluti, è arrivato alle Olimpiadi in ottime condizioni. Purtroppo la cronometro con la strada bagnata non è stata l’ideale, nelle curve si perdeva terreno. Se fosse stato asciutto, probabilmente il risultato sarebbe stato diverso. Qualcosa può aver lasciato nell’evitare la caduta contro la transenna, però poi il finale è stato il terreno in cui è riuscito a recuperare. Però se trovi un Remco a quel modo…

E qui torniamo al discorso di partenza, con Ganna che deve confrontarsi a crono con uno che prepara solo la crono e in pista con nazionali che fanno pista da mesi. E alla fine nel quartetto è andato meno di quanto pensasse…

Quello l’ha detto anche lui, il fatto che su pista non fosse lo stesso Filippo che c’era stato a Tokyo. Il locomotore è stato più Milan e in questo caso lui lo ha supportato. Non era il Filippo che ha fatto la differenza, questa volta quel ruolo è stato di Jonathan. E’ un ciclismo pieno di fenomeni e bisogna essere anche realisti, ricordando che il progetto del quartetto era partito da tempo. Era stato preso l’impegno di arrivare fino a qua e così è stato.

I quartetti di Parigi hanno girato con tempi più alti rispetto a Tokyo. Cioni parla di gambe, ma anche di materiali e tattiche
I quartetti di Parigi hanno girato con tempi più alti rispetto a Tokyo. Cioni parla di gambe, ma anche di materiali e tattiche
Visto che c’era questo tipo di impegno, si è mai valutato di non fare la crono?

No, aspettate, come priorità la crono veniva prima della pista. Si sapeva che se fosse arrivato pronto per la crono, fisicamente lo sarebbe stato anche per la pista. La maggioranza dei discorsi è stata fatta sulla cronometro, dove si è dimostrato in pieno controllo del risultato finale. Invece nel quartetto sei uno dei quattro, non dipende solo da te.

Ma se nella crono Ganna aveva i valori migliori e nel quartetto no, che cosa è successo nel mezzo?

Questo non lo so, non ho ancora fatto una comparazione dei dati. I numeri comunque erano alti anche nel quartetto, dove c’era un Milan più forte di lui. Poi subentrano discorsi legati ai materiali, alle condizioni e le tattiche di gara. Però su questo non sta a me fare un’analisi. Il discorso che Milan fosse il motore del quartetto l’ha detto anche Filippo, se leggete le dichiarazioni dopo la gara. Però non penso che se Filippo si fosse tirato fuori dal quartetto, il risultato sarebbe stato migliore.

Dopo il mondiale 2023, le Olimpiadi. Evenepoel è salito di livello
Dopo il mondiale 2023, le Olimpiadi. Evenepoel è salito di livello
Però forse se non avesse dovuto fare il quartetto, sarebbe arrivato meglio alla crono, magari facendo il Tour?

La scelta di non fare il Tour non è stata data dal discorso del quartetto, ma dal fatto che si preferiva un altro avvicinamento. Evenepoel al Tour ha fatto classifica, quindi vuol dire che ha un recupero molto accelerato dello sforzo. Perciò il fatto che il Tour per lui sia stato funzionale, non vuole dire che tutti dovevano fare il Tour.

Diciamo che tranne Filippo, le altre medaglie su strada di Parigi venivano tutte dal Tour. Allora magari si è scelto il Giro, perché a luglio si sarebbe potuto lavorare in pista?

No, sono sicuro se lui voleva arrivare all’Olimpiade passando dal Tour, si trovava una soluzione anche per la pista.

Ganna è stato in altura, sabato sarà all’Italian Bike Festival, poi correrà ancora?

Al mondiale della crono, non prima perché non ci sono corse. Ci sarebbero quelle canadesi, ma non avrebbe senso. Farà il mondiale e non credo che andremo a vedere il percorso, perché Velo ha mandato un video che può bastare.

I tifosi sono al fianco di Ganna, riconoscendo in lui lo spirito del guerriero che non si tira mai indietro
I tifosi sono al fianco di Ganna, riconoscendo in lui lo spirito del guerriero che non si tira mai indietro
In base a cosa Ganna è stato fermato al Renewi Tour?

Avevamo capito ormai che non ne avrebbe ricavato niente di buono. Era inutile insistere. In Germania era stato un po’ altalenante, poi aveva avuto due giorni di recupero. A quel punto si è pensato di concedergli un po’ di respiro e un avvicinamento diverso verso il mondiale. La partecipazione all’europeo lo avrebbe pregiudicato. Se le cose fossero state normali, il Renewi Tour sarebbe stato un banco di prova in vista del mondiale, non uno step verso l’europeo. Anche se l’europeo a 10 giorni al mondiale faceva comodo come allenamento. Chiaramente quando la situazione è cambiata, è stato deciso di avere un approccio diverso.

Evenepoel ha avuto bisogno di due settimane di stacco prima di ripartire. Anche Ganna a Parigi ha corso in due discipline, perché farlo correre in Germania e non dargli il necessario recupero?

Alla fine ci sono anche alcune esigenze delle squadre, che vanno rispettate. Se un team dà libertà a 20 corridori, poi come va a fare il calendario?

EDITORIALE / A forza di tirare, la corda (di Ganna) si è spezzata

02.09.2024
4 min
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Ganna si ferma. Non farà gli europei e non si sa ancora nulla per i mondiali. Se non fosse che alla sua imponente statura è legata da anni la bandiera tricolore, verrebbe da consigliargli uno stacco ben più lungo, perché (in assenza di virus o problemi clinici) la sensazione è che Filippo abbia raschiato il fondo del barile proprio per amor patrio e senso di responsabilità.

Si è detto che il periodo dopo le Olimpiadi sia stato complicato, come si è visto dalle prove non brillanti al Deutschland Tour e poi al Renewi Tour, da cui ha scelto presto di ritirarsi. La sensazione però è che Ganna sia arrivato stanco anche in Francia e che per questo non abbia recuperato al 100 per cento dallo sforzo della crono. La prestazione di Parigi è stata certo di eccellenza, ma visto il percorso favorevole, forse non al livello del miglior Pippo. E’ stata sua ammissione successivamente che gran parte del bronzo del quartetto sia derivato dalla super prestazione di Milan che, al contrario, è arrivato alle Olimpiadi con più brillantezza. Il nostro quartetto ha girato più lentamente che a Tokyo mentre gli altri si sono tutti migliorati: qualcosa è mancato.

Ganna è arrivato secondo nella crono di Parigi, a 14 secondi da Evenepoel
Ganna è arrivato secondo nella crono di Parigi, a 14 secondi da Evenepoel

Fra Ineos e nazionale

Ganna è diventato la maniglia di tutti, forse oltre il lecito. Il ritornello secondo cui non sono macchine potrebbe non essere del tutto giusto. Perché in fondo, pur lasciando spazio a sentimenti e giornate storte, in realtà un atleta è una macchina. Si misurano i suoi watt e il suo consumo di carboidrati. Si analizza la composizione del sudore e si stabilisce quando e cosa dovrà bere. E si riesce a stabilire il tempo con cui scalerà una montagna e a creare la tabella per la crono perfetta. Proprio per questo siamo abbastanza sicuri che alla vigilia di Parigi qualcuno sapesse quale fosse il vero stato del campione. E’ ovvio che a quel punto non potesse tirarsi indietro, ma forse si sarebbe dovuta riscrivere la stagione. Che senso ha andare a fare il Deutschland Tour con un atleta palesemente provato?

Probabilmente la Ineos Grenadiers che paga lo stipendio avrà ritenuto il passaggio assolutamente necessario. Secondo alcuni, è stato già tanto che la squadra britannica abbia concesso a Ganna di non correre la Roubaix per preparare la pista olimpica: figurarsi se adesso avrebbe avuto senso che rinunciasse al Giro di Germania e al Renewi Tour.

Prima tappa del Renewi Tour, Ganna è affaticato. Il giorno dopo c’è la crono, ma lui si ferma
Prima tappa del Renewi Tour, Ganna è affaticato. Il giorno dopo c’è la crono, ma lui si ferma

La freschezza smarrita

E così Ganna ha preparato la valigia e a due settimane da Parigi ha rimesso la maglia della sua squadra. Si è capito subito però che qualcosa non andasse. Nel prologo di 2,9 chilometri vinto da Milan, Pippo ha ottenuto il 14° posto a quasi 7 secondi dal compagno di nazionale. Più di 2 secondi a chilometro, la spia piuttosto indicativa della fatica.

Non si può fare tutto e soprattutto pretendere di farlo al meglio. Ganna è un campione di razza, forte come un cavallo e generoso come un amico sincero. Però a forza di chiedergli di essere Top Ganna in ogni situazione possibile per puntare al massimo e colmare l’assenza di altri talenti, si è finito col pretendere troppo e adesso se ne paga il conto.

Sarebbe potuto essere l’uomo della sorpresa agli europei, invece li guarderà in televisione. E siamo abbastanza convinti del fatto che avrà senso tornare per i mondiali solo se Ganna sarà in grado di ritrovare le forze più fresche: non sarebbe giusto andare a sfidare di nuovo Evenepoel per subirne un’altra lezione. Le ultime sconfitte sono state il frutto della differenza di freschezza e del voler fare tutto in un ciclismo che non ammette alternative alla specializzazione. Remco ha 49 giorni di gara nelle gambe, Ganna è arrivato a 63. E se è vero che il belga è stato fermo per la caduta dei Paesi Baschi, è altrettanto vero che il cumulo degli impegni porti via lo smalto. A nostro avviso Ganna è da troppo tempo sulla cresta dell’onda, senza che qualcuno gli abbia detto di prendersi la pausa cui aveva diritto. E della quale, ci siamo appena accorti, aveva anche bisogno.

Due settimane agli europei: squadra per Milan, ma pronti a tutto

31.08.2024
6 min
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Con Jonathan Milan che continua a macinare volate, la vista sugli europei di Hasselt del 15 settembre si fa decisamente interessante. Il percorso che parte da Zolder è stato definito come una Gand-Wevelgem senza il Kemmelberg, ma questo non significa automaticamente che sarà una corsa facile. Soprattutto se al via ci sarà un corridore come Van der Poel, cui l’arrivo in volata non sta per niente a cuore.

Daniele Bennati è andato a vederlo nei giorni attorno Ferragosto e ne è tornato con le idee sufficientemente chiare per intavolare la conversazione con i potenziali convocati, i cui nomi saranno diffusi martedì prossimo a Roma. Quel che è abbastanza chiaro è che si tratterà di una corsa veloce, con un tratto del circuito finale in cui gli attaccanti come l’olandese e il degno compare Van Aert potrebbero tentare il colpo di mano. Rispetto alle perplessità di partenza infatti, il tecnico del Belgio Vanthourenhout ha scelto di portare Philipsen, Merlier e pure Wout, che dalla Vuelta qualche perplessità sui ruoli l’ha già espressa.

Volendo immaginare un po’ di nomi, consapevoli di non avere frecce azzurre così abbondanti o appuntite, forse solo il miglior Ganna sarebbe in grado di stare con quei due in caso di attacco. Mentre per l’eventuale sprint, la carta Milan, magari tirato dallo stesso piemontese e lanciato da Consonni sarebbe la scelta migliore. Bennati però non si sbilancia, osserva, annota e intanto costruisce la possibile strategia.

Il percorso degli europei di Hasselt è lungo 222,8 km per 1.273 metri di dislivello
Il percorso degli europei di Hasselt è lungo 222,8 km per 1.273 metri di dislivello
Partiamo dal percorso: come si potrebbe definirlo?

Non direi che sia facile, di facile non c’è nulla. La parte centrale sarà sicuramente da gestire bene, perché ci sono due tratti di pavé esposti anche al vento. Uno è anche in salita e vista anche la partecipazione, non è proprio così scontato che si arrivi in volata. Van der Poel non ha interessi ad aspettare il finale.

Serve una squadra compatta per chiudere oppure è bene avere qualcuno che possa andare via con chi attaccasse?

In quella parte centrale, secondo me c’è bisogno di uomini che abbiano la capacità di saltare sulle ruote di chi partisse. In quel momento bisognerà decidere se stare tutti assieme e chiudere oppure far saltare dentro qualcuno di noi e non tirare. Potrebbe essere una delle ipotetiche soluzioni, non ce ne sono molte altre a ben vedere. Dall’ultimo pavé all’arrivo ci sono 45 chilometri e c’è in giro gente capace di reggere certe distanze in un ipotetico attacco. Si mette ogni cosa sul piatto, anche se in gara tutto può cambiare.

Ai mondiali di Zolder, Ballerini decise che si sarebbe corso per Cipollini e non si fece andare via nessuno.

Potremmo anche decidere di fare così, ma per chiudere subito quando attacca un Van der Poel a meno di 50 chilometri dall’arrivo, bisogna che ci siano ancora uomini in grado di farlo. Non immagino certo che Milan si metta a tirare per inseguirlo.

Van Aert alla Vuelta ha già vinto tre tappe e chiede chiarezza di ruoli nel Belgio degli europei
Van Aert alla Vuelta ha già vinto tre tappe e chiede chiarezza di ruoli nel Belgio degli europei
I belgi portano tre uomini velocissimi: vedi una logica?

Non mi stupirei se, in caso di arrivo allo sprint, decidessero di fare due volate. Tra Merlier e Philipsen non mi sembra che corra buon sangue. Da una parte per noi è meglio così, però vedrete che una logica c’è e non verranno certo a spiegarcela prima. Non credo proprio che il loro tecnico sia uno sprovveduto.

Escludi che possa aver chiesto a Merlier di tirare la volata a Philipsen, tenendo Van Aert per un attacco?

E’ difficile, ma non conoscendo i soggetti, non saprei dirlo. Probabilmente avrà già parlato con loro, ma ci sta anche che possano adottare la soluzione di fare la volata entrambi, privando gli altri di un riferimento sicuro.

Nell’ipotesi di Milan leader per lo sprint, l’idea è quella di usare Consonni come ultimo uomo?

Simone è il suo uomo di fiducia quindi potenzialmente potrebbe essere così. Poi ovviamente in base alle dinamiche di corsa nel finale, anche loro dovranno valutare la situazione. Quanto a Ganna, vediamo come sta dopo il ritiro al Renewi Tour, i prossimi giorni saranno decisivi.

Ganna fu già protagonista agli europei 2023: lo fermò una caduta ai meno 25
Ganna fu già protagonista agli europei 2023: lo fermò una caduta ai meno 25
Ai mondiali di Copenhagen sei stato capitano in un mondiale che sarebbe finito in volata e Bettini ancora oggi dice che il suo rammarico da tecnico fu di non aver provato abbastanza il treno…

In allenamento il treno viene sempre bene. Ne ho fatti tanti e non sbagliavo mai nulla. In gara ti devi sicuramente affidare a uomini di esperienza e ovviamente ognuno deve avere il proprio ruolo. In quel mondiale c’era anche tanta gente giovane e si venne a creare una situazione per cui a un certo punto il treno deragliò completamente. Io potevo anche decidere di battezzare un’altra ruota e lo stesso si dovrà essere capaci di fare se il finale si complicasse.

Quanto tempo prima della corsa andrete in Belgio?

Arriviamo il giovedì e l’indomani andremo provare soprattutto quel tratto di pavé che si fa tre volte. Quello è importante da vedere, perché invece l’arrivo è abbastanza semplice. La strada è tutta dritta, è la statale che arriva nel centro di Hasselt. Impercettibilmente sale e nell’ultimo chilometro tende a girare verso sinistra. Non ci sono curve però, né spartitraffico.

Si può pensare che l’eventuale treno prenda in mano la corsa con un po’ di anticipo?

E’ un arrivo abbastanza complicato da gestire. Sicuramente l’ideale sarebbe aspettare il più possibile e poi uscire con gli ultimi uomini, però sono situazioni in cui devi stare sempre molto davanti. In ogni caso abbiamo corridori capaci di tenerti davanti e poi anche di portarti fuori nell’ultimo chilometro.

Consonni sta correndo il Renewi Tour con Milan
Consonni sta correndo il Renewi Tour con Milan
Ormai i treni non riescono più a gestire i finali, d’altra parte…

Infatti le volate si fanno sempre da dietro, riesce a vincere chi ha la capacità di aspettare più possibile. Ma questo te lo puoi permettere solo se hai qualcuno che ti tiene coperto fino a quel momento e impedisce che ti chiudano. Potenzialmente è più semplice organizzare una volata quando ci sono molte curve nel finale, perché prendi la testa e le curve ti fanno respirare. La velocità si abbassa, il gruppo è lungo e da dietro è più difficile rimontare. Con una strada così dritta e larga invece, è molto importante avere uomini che sappiano fare quel lavoro. Gente come Cattaneo e Affini, ad esempio, può essere una garanzia.

Quindi non essendoci curve o punti in cui frenare, si svolgerà tutto alla velocità della luce?

Se non sbaglio l’ultima curva è a tre chilometri e mezzo, poi è tutto uno stradone. L’ultimo chilometro e mezzo tende tutto ad andare verso sinistra, per cui non avendolo visto con le transenne, direi che il traguardo inizi a vederlo quando mancheranno 600 metri.

Ne hai parlato con Milan?

Sì, ci sentiamo spesso. Lui è motivato, perché ne stiamo parlando già da molto tempo. Ovviamente, dopo le Olimpiadi, abbiamo ripreso il ragionamento, come è giusto che sia. Voglio rimanere con i piedi per terra perché non c’è nulla di scontato. Per un po’, dopo quattro europei vinti di fila, sembrava che non avessimo altra possibilità che vincere il quinto e proseguire. Però i cicli finiscono, ci sono anche gli avversari e non è detto che sia tutto così facile. Per cui teniamo i piedi per terra e cerchiamo di mettere in strada la miglior squadra possibile. Le corse non si vincono con i colpi di fortuna, ma con le gambe e le strategie migliori.

Parigi, gli ultimi appunti alla fine del viaggio

15.08.2024
6 min
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PARIGI (Francia) – La città va in bicicletta. Lo slogan è “Vive la vélorution”, gioco di parole ben riuscito che trovi un po’ ovunque. Se non è in francese, è in inglese. “Love vélo”. Quando vogliono, anche i francesi usano l’inglese. Da tempo in città è in corso una campagna del Comune per spingere i cittadini ad andare in bici e per i Giochi sono arrivati altri 60 chilometri di piste ciclabili. Ce n’erano già mille. Questi si chiamano “Olimpiste”, perché con le parole si gioca, questo s’è capito, e collegano tutti i siti delle competizioni.

Anche il velodromo di Saint Quentin en Yvelines, che è quasi 20 chilometri fuori Parigi e che davanti all’ingresso ha una strana scultura con un podio dove sul primo gradino c’è un gatto, sul secondo una tartaruga e sul terzo una lumaca. L’ha realizzata Philippe Geluck, uno scultore belga che è anche fumettista e ha rappresentato sul podio “Le chat”, cioè il suo personaggio. L’opera si chiama “Il Dio dello Stadio”. Il senso è, spiegato dall’autore: “Se vuoi vincere, devi sceglierti gli avversari”. Cioè una lumaca e una tartaruga. Ci torneremo, purtroppo non in bicicletta.

L’urlo di Madiot

Non abbiamo visto né lumache né tartarughe a Parigi. Gli ultimi sono stati applauditi come i primi, sia sulla collina di Montmartre (foto Paris 2024 in apertura), dove il popolo del ciclismo ha fatto sentire tutto il suo entusiasmo, sia all’arrivo. Applausi per Jakob Soederqvist, svedese, arrivato a 14’22” da Remco Evenepoel. Applausi per Phetdarin Somrat, thailandese, arrivata a 14’19” da Kristen Faulkner. Applausi per i secondi, per uno in particolare: Valentin Madouas.

Dall’ultima fila della tribuna stampa, a un certo punto sale forte un urlo. Dice più o meno così: «Vieni piccolo mio! Per la tua famiglia! Per i bretoni! Per la Francia! Prendi questa medaglia, ce la meritiamo!». Chi urla è Marc Madiot, il suo manager alla Groupama-Fdj. Fece una cosa simile per Thibaut Pinot in vetta al Tourmalet nel 2019, ma non c’era tutta una tribuna a sentirlo.

Madouas in marcia verso l’argento, sospinto dal tifo di Madiot in tribuna
Madouas in marcia verso l’argento, sospinto dal tifo di Madiot in tribuna

I Giochi delle vecchie glorie

Non avrebbe potuto sentirlo nessuno se ci fosse stata la stessa pioggia che c’era durante la cronometro e che non ha condizionato solo la prova di Filippo Ganna, che ha sbandato ed è stato bravissimo a rimanere in piedi. Ogni postazione era coperta da plastica trasparente, per salvare computer e tutto ciò che avesse bisogno di elettricità dall’acqua. Nonostante ciò, sono scappati tutti. Anche Laurent Jalabert, che sprintava come ai vecchi tempi. Anche Cadel Evans, al riparo sotto un ombrello gigante offerto dalla tv australiana.

Non le uniche “vecchie glorie” incontrate. Abbiamo visto anche Jeannie Longo dare il via alla prova femminile, Peter Sagan a quella maschile e Annemiek van Vleuten assistere alle finali del nuoto. Lei ama l’acqua e sarebbe rimasta anche senza plastica e senza ombrelli ad assistere alle prove a cronometro. Quella maschile si è conclusa con l’argento di Ganna, sul podio tra l’oro Evenepoel e il bronzo van Aert. Podio curioso, perché da Pont Alexandre III si vedeva, correttamente, Ganna sulla sinistra, Evenepoel al centro e van Aert sulla destra. Cioè dove devono stare il secondo, anche se non è una tartaruga, il primo, anche se non è un gatto, e il terzo, anche se non è una lumaca. Poi vedi alzarsi le bandiere e vedi due bandiere del Belgio a sinistra e al centro e quella dell’Italia a destra. Tutte con i colori invertiti. Per vederle giuste serviva uno specchietto retrovisore, oppure guardarle in tv. La regia francese infatti aveva previsto l’inquadratura da un lato della Senna per gli atleti e da quello opposto per le bandiere.

Peter Sagan dà il via alla prova su strada dei professionisti (foto UCI)
Peter Sagan dà il via alla prova su strada dei professionisti (foto UCI)

Fra Mattarella e Remco

Sono stati Giochi pensati per la tv, non solo per le cerimonie di apertura e per le location. Comunque vive la Velorution, ma senza accento. Velo nel senso di Marco, Ct della cronometro, specialità in cui per la prima volta un italiano sale sul podio, per quella che è anche la prima delle quaranta medaglie di tutta la spedizione italiana. C’è anche il presidente Mattarella.

«Mi spiace di averla fatta aspettare sotto la pioggia», gli dice Filippo Ganna, che è un po’ triste. «A 28 anni, era la mia ultima occasione». Incarnerà il diritto di ognuno di noi a contraddirsi dopo il bronzo col quartetto. «A 28 anni, penso già al 2028». Per età, a Los Angeles, salvo imprevisti, ci sarà anche Evenepoel. Difficile pensare di vederlo nel baseball, disciplina che tornerà nel programma olimpico, almeno come ricevitore. Appena si siede in conferenza stampa, stremato, implora i presenti: «Qualcuno ha qualcosa da mangiare?». Dall’alto (la conferenza si tiene in un cinema) gli tirano una merendina e lui non riesce a prenderla. Si china per raccoglierla, gliene tirano un’altra, ma niente da fare. Battitore in prima base.

Tanta pioggia sulla crono di Ganna, mentre Mattarella lo aspetta senza ombrello
Tanta pioggia sulla crono di Ganna, mentre Mattarella lo aspetta senza ombrello

L’Italia, una squadra

Saint Quentin en Yvelines è un mondo a parte. All’ingresso trovi tifosi travestiti da tigre o da ape, forse giusto per contrastare lumache, gatti e tartarughe. I volontari creano un corridoio umano e applaudono gli spettatori che entrano come se fossero ciclisti e che poco prima hanno scommesso tra di loro sull’esito delle gare.

All’interno trovi David, il papà di Vittoria Guazzini scambiato per un olandese perché si veste di arancione per scaramanzia. Chiara Consonni che piange dopo il quarto posto nell’inseguimento e salta in braccio al fratello dopo l’argento di Simone nella madison. Nel frattempo, ha regalato all’Italia una delle immagini più belle dei Giochi con il suo: «Ma cosa abbiamo fatto?», dopo averla vinta lei, la madison, che fino a poche ore prima non era neanche sicura di fare. Ma la cosa che colpisce di più è vedere come ogni risultato dell’Italia sia stato accolto come un risultato di tutti. Non c’è stata gara in cui, a meno che non ci fossero i rulli a chiamare, tutti i convocati del Ct Villa siano stati lì a sostenere chiunque fosse in pista, in qualsiasi posizione. Sì, l’Italia è stata una squadra e forse è questo che andrebbe detto al giornalista inglese che chiede: «Ma come mai siete sempre forti, se non avete piste?».

Sembra Montichiari, ma è Saint Quentin en Yvelines. L’11 agosto il velodromo chiude e si trattiene tante emozioni. E per un attimo cala ancora un velo, un velo di tristezza. Poi esce l’Italia e vedi Elena Cecchini ed Elia Viviani che si guardano. E pensi a come, dopo la madison, lei ha guardato lui mentre piangeva. «E’ arrabbiato, ma capirà che è un campione». E cala un velo di dolcezza.

Villa indica la rotta perché Parigi sia un punto di ripartenza

09.08.2024
6 min
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SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Fare sistema e non smettere di crederci. E’ quello che chiede il Ct della pista Marco Villa al ciclismo italiano, dopo il bronzo nell’inseguimento maschile e il quarto posto in quello femminile. Ieri sera Viviani ha chiuso l’Omnium al nono posto e dopo Parigi lascerà la pista. Villa di sicuro continua a credere che ci sia un futuro e lo dimostra con la sua analisi del percorso che ha portato fino a Parigi.

Prima le donne, non per galanteria, ma perché sono state le ultime a finire con il loro quartetto.

Ci sono mancati una decina di giorni di lavoro con tutte insieme. Non ne abbiamo avuto la possibilità. Basti pensare a tutti i problemi che ha avuto Elisa Balsamo:  prima l’infortunio, poi il Giro d’Italia dove si è ammalata. E la settimana successiva al Giro era l’unica in cui potevamo lavorare con tutte insieme, ma non si è potuto. La sua forza è che si riprende presto, se la chiami a gennaio, ad esempio, si fa trovare pronta. Ha avuto due operazioni, che significa due anestesie. E’ arrivata a Montichiari due giorni dopo essere stata in Val di Fassa, ha fatto due belle prove e questa è stata la chiave che mi ha fatto decidere di schierarla. E’ venuta due giorni, è andata via con la strada e poi è tornata qua. Abbiamo lavorato tanto prima, ma al momento di perfezionare il quartetto non ci siamo riusciti. Però se con questa preparazione precaria sono arrivate quarte, le invito a crederci ancora e a puntare alla prossima Olimpiade.

Perché?

Vittoria Guazzini è una che può dare di più, ma ha avuto sfortuna anche lei in fase di preparazione. Elisa Balsamo deve far suo questo quartetto. E può farlo. Deve solo essere più fortunata. Non è matematica preparare un quartetto con ragazze diverse tra loro che ancora si conoscono poco. Magari più avanti potrebbero aiutare me, se ci sarò io, nella gestione degli allenamenti. Speravo fossero già con le grandi ora, ma sono ragazze con margine di crescita. Possono lavorare bene nei prossimi quattro anni e arrivare a Los Angeles nel pieno della maturità professionale e atletica. Se fossi in loro, ci crederei. Sarò sempre un loro sostenitore, anche se non dovessi essere io ad allenarle. Una migliore conoscenza reciproca può aiutare. A Tokyo siamo arrivati tutti al 100% con i maschi e abbiamo vinto.

A proposito di maschi, l’Australia è un esempio di come si arriva al 100%?

Sicuramente. Sono arrivati tutti a posto e hanno fatto il record del mondo. Noi ci siamo arrivati altalenanti. Ganna ha preparato tanto la cronometro, ci teneva dopo la delusione di Tokyo. Ne è uscito perfetto. A Montichiari l’ho visto fortissimo. Poi ha accusato un piccolo calo. D’altra parte i giorni non sono tutti uguali. Jonathan Milan invece è andato in crescendo. E’ arrivato al top nel giorno clou. Simone Consonni era più in difficoltà rispetto a Tokyo. Non andava certo piano, ma sono piccole differenze che fanno sì che il quartetto non sia al 100 per cento. Nonostante ciò, sono arrivati al bronzo. Sono dettagli da non sottovalutare. Se è arrivato il bronzo però è frutto anche di un buon percorso a Parigi.

Come si sono ripresi i ragazzi dopo la semifinale?

La mattina a colazione ho detto loro di non sottovalutare le medaglie di bronzo olimpiche, perché io ho vinto solo quelle. Sono stato accontentato, hanno vinto una bellissima medaglia. Ci siamo parlati, si sono parlati tra loro. Abbiamo capito che sarebbe stato un altro giorno ed è andata bene. E’ un gruppo sano, si vogliono bene, si aiutano, si stimano.

Il quartetto ha preso un bronzo bellissimo, reagendo alla sconfitta con l’Australia
Il ciclo di questo quartetto finisce qui?

Decideranno loro. Sono maturi a sufficienza, per loro ci sarà sempre posto in pista. Pippo ci viene spesso, anche solo per preparare le cronometro su strada, non solo per preparare le gare in pista. Io per loro ci sarò sempre, se sarò ancora io il Ct. Da qui a quattro anni si vedrà.

Manlio Moro è pronto a entrare?

E’ un ragazzo giovane e forte, aveva i tempi degli altri. Mi spiace che non abbia corso a Parigi, ma loro gli vogliono bene e lo rispettano. Ci sono i quartetti juniores che stanno facendo bene, sono ragazzi di talento. Spero che possano valutare questo tipo di percorso che ha fatto chi li ha preceduti.

E’ difficile convincerli?

Sto facendo fatica. A livello primo anno under 23 faccio fatica a portarli in pista e a far capire loro che qualche lavoro in pista è propedeutico per la strada. Da lì mi piacerebbe costruire un altro gruppo come questo. Ma credo che vada stabilito un modo nuovo di operare, parlare con squadre, manager, procuratori. A 19 anni hanno già i procuratori. Altrimenti diventa difficile fare questa doppia disciplina. Abbiamo dimostrato che si può far tutto.

Per Villa l’esempio di Hayther (qui con Viviani) fa capire che pista e strada sono complementari
Per Villa l’esempio di Hayther (qui con Viviani) fa capire che pista e strada sono complementari
Ad esempio?

Welsford ha dimostrato che si può vincere su strada e tirare il quartetto. Hayter è campione nazionale in Inghilterra e qui ha portato in giro il quartetto della Gran Bretagna. Faulkner e Dygert erano nel quartetto americano. Noi abbiamo giovani che vincono da juniores in queste discipline e perché dobbiamo perderli per il loro futuro in strada, quando si possono fare le due cose fatte bene?

Qual è stata la difficoltà maggiore con i maschi?

Ognuno dei quattro ha fatto percorsi diversi. Lamon ha fatto più di Tokyo, ma un mese fa andava ancora più forte. Ero riuscito a lavorare con lui sulla resistenza. Anche nelle prove di Coppa del mondo aveva finito bene il quartetto. Aveva messo metri in più per la seconda tirata. Non ci siamo arrivati come a Tokyo, è vero. Non saprei neanche come si fa a preparare un quartetto insieme, perché non ce li ho mai avuti tutti insieme. Ma tanto di cappello a questi ragazzi per ciò che hanno fatto. L’Australia si è anche allenata con noi, non sembrava andare così forte. Se si è nascosta, si è nascosta bene. Se ha azzeccato la settimana giusta, complimenti.

Lamon incita i compagni dopo essersi rialzato: è arrivato a Parigi in gran forma
Lamon incita i compagni dopo essersi rialzato: è arrivato a Parigi in gran forma
Il miglioramento può passare anche attraverso i materiali?

Da quel punto di vista stiamo bene. Pinarello ci supporta ogni ciclo. Anche qui ci ha dato bici performanti. Castelli ha lavorato tanto in galleria del vento, parallelamente a Pinarello e con i caschi. Campagnolo ci ha fatto le lenticolari tubeless. Qualcuno le ha usate, qualcuno ha usato i tubolari. I tubolari sono stati quelli di Tokyo. Vittoria ha usato quattro versioni di tubeless. A livello tecnologico siamo sempre stati serviti bene e siamo al passo. La Federazione ci fa lavorare bene, ha ottimi partner.

In sintesi, cosa manca?

Gli atleti ci sono, i materiali ci sono. Dobbiamo fare sistema. Soprattutto con i giovani. Dobbiamo far imparare loro che pista e strada possono andare insieme e possono portare a grandi soddisfazioni.

Oro all’Australia, ma l’Italia s’è desta. La scossa di Ganna

07.08.2024
6 min
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SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Non è un bronzo che vale oro, ma è un bronzo che vale tanto. Il quartetto azzurro dell’inseguimento ha saputo assorbire la delusione della mancata finale e superare la Danimarca, che era arrivata all’appuntamento per il terzo posto forte di un tempo migliore ottenuto il giorno prima. E quindi va reso merito alla capacità di reazione dimostrata da Filippo Ganna, Simone Consonni, Jonathan Milan e Francesco Lamon, che è il primo a parlare a fine gara.

«La sera della semifinale – dice – ha prevalso l’amarezza per non essere nella finale per l’oro. Anche in maniera egoistica, mi prendo la responsabilità di questo termine. Ero delusissimo. Però abbiamo trovato la grinta necessaria per risalire su quel podio. C’è gente che lavora una vita per un podio olimpico. Volevamo questa medaglia, sono soddisfatto. La delusione ora passa in secondo piano».

Lamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorriso
Lamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorriso

Come a Tokyo, battuta ancora una volta la Danimarca in rimonta: «Una volta tocca a noi – sorride il veneziano – una volta a loro. Anche loro ci avevano battuti in passato. E’ una ruota che gira. L’importante è aver confermato che l’Italia c’è».

Una medaglia olimpica

Cosa è successo da un giorno all’altro? «Abbiamo assimilato il concetto che una medaglia, anche se di bronzo, è pur sempre una medaglia olimpica. Sarebbe stato da immaturi non dare il 100 per cento per portarla a casa. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo analizzato i pochi errori di ieri e ce l’abbiamo fatta. Ce la meritavamo, ce la siamo meritata. Li avevamo già battuti, potevamo rifarlo».

Ancora una volta vittoria in rimonta, ma non c’è tattica secondo Lamon: «In uno scontro diretto c’è poca tattica. Conta solo battere l’avversario. Sappiamo che loro partono più forte, abbiamo cercato il giusto compromesso per avere un margine di rimonta nel finale e siamo riusciti a farlo nel migliore dei modi. Sono soddisfatto della mia partenza e di come hanno recuperato i miei compagni nel finale».

Ganna bis

Soddisfatto anche Filippo Ganna, uno dei pochi atleti italiani che tornerà da Parigi con due medaglie. Gli altri finora sono Thomas Ceccon (nuoto), Filippo Macchi (scherma), Alice D’Amato e Manila Esposito (ginnastica). Lui la prende alla lontana.

«Il nostro viaggio è iniziato a Rio. Una chiamata last minute – racconta – fuori dalle prime 4 per pochissimo». E’ un viaggio che si conclude, per questo quartetto? «Il bello dei miei 28 anni e forse dei 22 di Johnny è che siamo ancora giovani», risponde Filippo, che si considerava invece già un po’ “vecchio” dopo la cronometro su strada. Miracoli di una medaglia olimpica.

«Per il futuro vedremo. Ora l’importante è che abbiamo ancora una volta cercato di ottenere il massimo risultato, di lottare contro tutto e tutti. S’è visto chi ci è rimasto vicino, chi ci ha sempre supportato. Da Rio, se non prima. Ma io riparto anche dai mondiali di Londra, quando ci avevano cambiato un manubrio perché era fuori regola e abbiamo finito con cuore e testa. Anno dopo anno siamo cresciuti con coppe del mondo, europei, mondiali, fino all’Olimpiade di Tokyo. E non in tanti possono dire di avere quella medaglia a casa.

Consonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzo
Consonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzo

«Abbiamo avuto alti e bassi – prosegue – siamo arrivati qui da favoriti. Ma non si può sempre fare copia e incolla. Non è facile ripetersi, non è facile confermarsi. Ma è facile confermare che ognuno di noi darà sempre una mano agli altri. Chi è in difficoltà sa che troverà sempre un compagno pronto ad aiutarli. Ieri è stata dura. Complimenti a Gran Bretagna e Australia, non l’avevamo mai vista così forte. Ma il nostro bronzo vale tanto. E’ bello pensare che a Rio Viviani ha ottenuto l’oro, a Tokyo un bronzo. Noi abbiamo replicato lo stesso percorso, spostato di 4 anni».

La scelta della crono

Due medaglie in due discipline diverse per Filippo. Era meglio concentrarsi su una sola? «Ho deciso io, ascolto le critiche, non per forza devo condividerle. L’obiettivo era portare a casa due medaglie. Ce l’ho fatta. Sulla bici c’ero io. I ritiri, la fatica, i giorni fuori di casa, i sacrifici, li ho fatti io e sentiti io. Ringrazio chi mi ha supportato e speriamo di dare soddisfazioni al pubblico, che ci vuole veramente bene. Abbiamo continuato a lavorare, non ci siamo arresi quando le cose andavano male. Lì serve sempre mantenere la testa sulle spalle e affrontare le difficoltà».

Gli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca. In testa Milan e poi Ganna
Gli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca

La gestione della gara? «Volevamo partire forte per tenerli lì e fare quello che abbiamo fatto. San Johnny è stato decisivo. Aveva quella marcia in più che serviva. Magari a Tokyo ero io, oggi è stato lui. Ci siamo amministrati al meglio e abbiamo portato a casa una medaglia che ripaga dei tanti sacrifici fatti in questi anni».

Ganna risulta iscritto anche alla Madison, «ma spero che Consonni e Viviani stiano bene». Infine, la dedica: «A chi c’è sempre, anche quando le cose vanno male. Grazie a loro la testa rimane sulle spalle e porti a casa grandi risultati».

Parla San Johnny

Un’altra dedica l’aveva fatta a “San Johnny”, cioè Jonathan Milan. Sua la migliore prestazione individuale. «Ma santo è troppo – risponde lui – questo è un risultato di gruppo. Abbiamo dato tutti il 100 per cento in questi giorni. Il risultato va diviso in quattro e quindi ci sono almeno quattro santi. Ci siamo aiutati, abbiamo portato a casa un risultato che vale molto, con questi avversari così agguerriti.

Villa riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivata
Villa riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivata

«Il risultato dell’Australia parla da solo. Abbiamo fatto del nostro meglio, ci siamo detti che la Danimarca era battibile. In questi giorni era calata nel finale, pensavo aggiustassero il tiro. Ma in effetti sono stati avanti credo fino ai 2.500. Noi siamo stati molto regolari, questa è stata la nostra forza. Abbiamo avuto la forza di resistere fino alla fine».

Il futuro è già iniziato

Il futuro è suo. E di chi altro? «Penso che arriveranno tanti giovani. Cercheremo di dare il massimo per essere competitivi in più discipline possibili. Ci sono giovani promettenti, dobbiamo dargli spazio e tranquillità per crescere. E soprattutto fiducia. Ora godiamoci questo terzo posto e poi vedremo. Los Angeles? Vedremo, magari sperando in un percorso su strada più facile, poi ci penseremo».

Sul podio, prima l’Australia, seconda la Gran Bretagna e terza l’Italia

E il futuro immediato? «Vorrei arrivare bene agli europei su strada. Prima farò il Giro di Germania, Amburgo e poi gli europei. Ho un po’ di tempo per prepararli».

La sua dedica è per la famiglia: «Qui avevo i miei genitori, la mia ragazza, mio fratello non è riuscito ad esserci per questioni di allenamenti e gare, ma so benissimo che mi seguiva da casa. Sono stato contentissimo del fatto che ci fossero anche loro». E noi contenti non per l’oro, ma per un bronzo che vale tanto.

Lo schiaffo dell’Australia, il quartetto sbanda

07.08.2024
7 min
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SANT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – La botta fa male e non può essere altrimenti. L’Australia non solo toglie il record del mondo all’Italia, ma lo fa anche nella sfida diretta. Soprattutto, toglie ai campioni in carica la possibilità di riconfermarsi. Ci si giocherà il bronzo contro la Danimarca. Sarà la replica della finale di Tokyo e anche questo è un dato: erano le migliori, hanno fatto un passo indietro. Se non nelle prestazioni, nella classifica. Le due cose vanno distinte. Il Ct Marco Villa lo dice subito.

«Noi abbiamo fatto il nostro. Sono andati forte gli australiani – spiega – di fronte a un 3’40″730 bisogna dire bravi a loro. Non me l’aspettavo su questa pista, se ci sono riusciti hanno fatto una cosa eccezionale. La prestazione dell’Italia c’è stata, Jonathan è stato grandissimo. Purtroppo non è servito. I ragazzi sono andati in pista determinati per battere l’Australia, forse nel finale si sono un po’ demoralizzati».

L’Australia va in finale per l’oro facendo il record del mondo in semifinale: 3’40″730
L’Australia va in finale per l’oro facendo il record del mondo in semifinale: 3’40″730
Ora sarà importante confermarsi sul podio olimpico.

Ho grande fiducia in questo gruppo. Ma ci sono anche gli avversari e non sempre basta dare il 100 per cento. Il giorno prima avevamo fatto un buon tempo, poi lo abbiamo migliorato. Non basta per lottare per l’oro, basta per una finale per il bronzo che non era facile da raggiungere. Quando ho visto che la Nuova Zelanda era sul 3’43” ho tremato. Ieri ha sbagliato gara, oggi è andata forte, ha sfruttato la scia del Belgio. La formula è così e può portare a far sì che magari dal gruppo che va dalla quinta all’ottava del giorno prima esca fuori qualcuno che spariglia le carte. E se avessimo sbagliato qualcosina avremmo compromesso anche la finale per il terzo posto. Siamo stati bravi a parare il colpo e adesso ci giochiamo una medaglia.

In questi tre anni gli altri hanno fatto più progressi di noi.

Ho visto che qualcuno ci ha copiato. Hayter fa i tre giri finali, è ciò che era Ganna a Tokyo per noi. Welsford nell’Australia fa lo stesso. Ci hanno copiato un po’ tutti e hanno anche migliorato i materiali. Sapevamo che dovevamo stare al passo e migliorare anche noi. E siamo migliorati, ma gli altri sono stati più forti.

E’ migliorato anche il quartetto femminile, che ha battuto il record italiano, ma è atteso da un turno proibitivo.

La Nuova Zelanda in campo femminile era la favorita in partenza e lo ha dimostrato. Oggi (ieri, ndr) non abbiamo schierato Elisa Balsamo, questa volta proviamo con lei. Non ha avuto un avvicinamento facile e di conseguenza quando non riesci a lavorare tutte insieme qualcosa manca. Abbiamo questo appuntamento, Elisa ci è arrivata con un infortunio. Pensava di uscire bene dal Giro d’Italia e invece ne è uscita malata, ha saltato l’unica settimana in cui potevamo stare insieme. Ha fatto due prove che mi danno fiducia sul poterla schierare. Non so ancora al posto di chi, parlerò con le ragazze.

Che valutazione si può fare di chi ha fatto le prove su strada?

La scusante della strada non deve esserci più. Abbiamo visto la campionessa olimpica su strada (Kristen Faulkner, ndr) far parte del quartetto e non era certo solo lei. Siamo stati noi a indirizzare un po’ tutti su questa via e adesso gli altri ci seguono. Hayter è qua, non ha fatto le gare su strada, ma tre settimane fa ha vinto il campionato nazionale su strada e si è allenato sul quartetto. Dedicarsi alla pista non mi sembra così invalidante, ecco.

Milan avrebbe potuto partecipare alla gara su strada?

A me non sembrava una gara per lui. Ma se insistete, va bene: poteva farla.

Tra Australia e Gran Bretagna, chi è la favorita?

Direi Australia. Ho visto la Gran Bretagna in difficoltà e oggi ha cambiato un uomo. Spero che abbiano avuto la scusa medica giusta, dato che lo ha fatto anche la Francia. Avevo capito che la sostituzione si poteva fare solo in casi eccezionali e con adeguata valutazione medica. Ho visto il francese sostituito che camminava tranquillamente, sembrava star bene.

Consonni: cuore, testa e gambe

La sensazione è agrodolce, c’è poco da fare. Emerge anche parlando con gli atleti. Simone Consonni è il più positivo. «Da campioni olimpici in carica – dice – volevamo difendere il titolo. Sinceramente l’Australia ci ha sorpresi, complimenti a loro. Ci abbiamo messo cuore, testa e gambe. Non è bastato, ma siamo in una finale per il bronzo. Dobbiamo smaltire la delusione ed essere cattivi contro la Danimarca, ma non sarà facile.

«La nostra prestazione è stata di qualità, ma forse era meglio fare peggio e raggiungere la finale. Siamo migliorati rispetto a Tokyo, però c’è stata un’Australia incredibile. Non abbiamo rimorsi. Abbiamo dato tutto. Siamo all’Olimpiade, è una cosa diversa. E’ un palcoscenico eccezionale, lo abbiamo visto su strada. Si lavora al top per limare i dettagli e si è visto quanto il livello medio si sia incrementato».

Villa e Lamon: i due sono gli unici ad aver pensato soltanto alla pista
Villa e Lamon: i due sono gli unici ad aver pensato soltanto alla pista

L’amarezza di Lamon

Francesco Lamon è il più deluso: «Non mi interessano i tempi – dice – mi dispiace non aver vinto e non poter lottare per l’oro. Ora pensiamo a domani (oggi, ndr) e a portare a casa il bronzo. Non è un oro come speravamo, ma abbiamo fatto del nostro meglio e gli australiani sono stati superiori. Bravi loro. Sono contento di essere qui a giocarmi la medaglia con i miei compagni e colgo l’occasione per ringraziarli. Siamo migliorati, poi entrano in campo tanti fattori e l’Australia ci ha sorpreso. Non abbiamo sentito il peso dell’essere campioni in carica, anzi, ci ha dato molta forza. Non è servito».

Ganna, 100 watt in più

Filippo Ganna cerca di mantenere equilibrio: «Sapevamo che l’Australia era forte. Oggi abbiamo dato il cento per cento – dice – non è bastato per batterli. Hanno fatto un tempo incredibile, 3’40”. Ora proveremo a prendere il bronzo, dando il massimo, come sempre. La qualità della prestazione c’è stata, io ho fatto 100 watt in più rispetto a Tokyo.

«Non bisogna essere delusi, abbiamo la coscienza a posto e abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. E’ uno dei primi quartetti dove arrivo provatissimo, non ho nulla da recriminare. Magari con la Danimarca cercheremo di allungare il rapporto, anche se non l’abbiamo mai provato, vedremo».

Vedremo chi andrà sul podio.