Scelte drastiche per VDP: il futuro secondo il padre Adrie

10.06.2022
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Quando parla Adrie Van Der Poel, non sono mai affermazioni comuni, ma destinate a suscitare clamore. Mentre Mathieu inizia a pensare al Tour, dopo le montagne russe del Giro d’Italia dove comunque ha raggiunto i suoi obiettivi come una vittoria di tappa e vestire la maglia rosa, Adrie pensa già più in là, molto più in là, all’appuntamento con Parigi 2024 per riprendersi quel che ha perso a Tokyo con quella caduta tanto famosa quanto rovinosa.

Adrie Van Der Poel 2022
Adrie Van Der Poel, ex iridato di ciclocross e vincitore di classiche (foto Raymond Kerckhoffs)
Adrie Van Der Poel 2022
Adrie Van Der Poel, ex iridato di ciclocross e vincitore di classiche (foto Raymond Kerckhoffs)

Quest’anno solamente strada

L’idea di Adrie, riportata nel numero speciale di Helden dedicato al prossimo Tour de France, è che Mathieu debba fare, a ruoli inversi, quel che ha fatto quest’anno. Il campione olandese, reduce dal grave infortunio alla schiena conseguenza di Tokyo che gli ha impedito di fatto di affrontare tutta la stagione di ciclocross, quest’anno è totalmente concentrato alla strada e non ha intenzione di affrontare alcuna prova di mtb, a differenza ad esempio di quanto sta facendo Tom Pidcock che punta apertamente al titolo mondiale di specialità.

Nei propositi di papà Van Der Poel, nel 2023 Mathieu dovrebbe tornare a una programmazione su doppio binario. Poi dovrebbe concentrarsi solo sulla mtb nel 2024 fino all’appuntamento olimpico. Obiettivo chiudere quel cerchio apertosi nello scorso agosto.

«Sappiamo ormai – dice – che la combinazione è abbastanza difficile. Se nella mtb sei lontano dalle gare, perdi posizioni nel ranking e sei costretto a partire dal fondo. Per questo nel 2023 dovrà fare di necessità virtù, ma poi nel 2024 dovrebbe lasciare da parte la strada».

VDP Mtb 2019
In mtb VDP ha vinto 13 gare di Coppa del Mondo e l’europeo 2019 (foto Cerveny)
VDP Mtb 2019
In mtb VDP ha vinto 13 gare di Coppa del Mondo e l’europeo 2019 (foto Cerveny)

Un progetto ancora da discutere

Un’affermazione forte, che successivamente Adrie tiene a specificare figlia solamente di sue congetture, delle quali non ha ancora parlato in maniera compiuta con suo figlio. C’è però un altro aspetto che l’ex campione del mondo di ciclocross tiene a sottolineare.

«La combinazione di tre discipline – spiega – ha dato vita a un programma molto intenso. Se tecnicamente il passaggio da ciclocross alla strada è semplice, come lo era ai miei tempi, con la mtb il discorso è diverso. Cambia la posizione in sella, cambia lo strumento stesso, servono adeguamenti particolari, per questo penso che un’Olimpiade non si possa inventare, ma si debba fare tutto quel che serve».

Adrie non ha voluto commentare la prestazione di suo figlio all’ultimo Giro, vissuto alla sua maniera, sempre per dare spettacolo. Chiacchierando però sono venuti fuori interessanti piccoli “fuori programma” del corridore dell’Alpecin Fenix, che ad esempio si è fermato durante una salita per formare un autografo, oppure si è messo a pedalare su una ruota e si è anche messo a scherzare in mezzo al gruppo con Pascal Eenkhoorn smentendo di fatto tutti coloro che lo giudicano schivo e poco socievole. E’ il suo modo di divertirsi, soprattutto con la bici da strada che, per sua stessa ammissione, spesso non gli dà le stesse sensazioni e gli stessi brividi della mtb. Infatti dopo il Giro ha dedicato una lunga giornata a un allenamento di oltre 90 chilometri sulle sponde del Lago di Como.

Ancora tanto da fare…

Su un aspetto però il padre del vincitore del Fiandre ha tenuto a mettere l’accento e riguarda le scelte di squadra fatte da Mathieu. Molti infatti si sono chiesti come mai non sia passato attraverso la Rabobank che in Olanda era una sorta di passaggio obbligato.

«E’ stata una scelta sia di Mathieu che prima ancora di David – ha sottolineato Adrie – è pur vero che non hanno poi insistito tanto per averlo, forse perché scottati dal rifiuto del fratello maggiore.

«A conti fatti però questo ha portato vantaggi – ha proseguito l’illustre genitore – innanzitutto perché sin dalla più giovane età Mathieu ha potuto correre libero da schemi, sviluppando quella sua propensione ad attaccare. Poi perché si è sviluppato un forte legame con Christoph Roodhooft, che è andato avanti negli anni. Ma io sono convinto che i due non abbiamo ancora dato tutto e quindi Mathieu possa ancora crescere».