Caro Velo, che aria si respira fra gli azzurri della crono?

15.09.2021
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Nemmeno il tempo di festeggiare l’ottima campagna degli europei di Trento, chiusa con l’oro di Colbrelli ed il primo posto nel medagliere continentale, che la nazionale italiana fa già rotta verso le Fiandre per i mondiali. Per prima partirà la spedizione dei cronomen azzurri, giovedì 16 settembre (domani), dato che la rassegna iridata si aprirà domenica 19 con la crono dei professionisti. Insieme agli azzurri, oltre a Marco Villa, ci sarà Marco Velo.

Il tracciato – piuttosto lineare nella prima parte e più tortuoso nella seconda – partirà da Knokke-Heist (dalla zona del casinò sulla spiaggia del Mare del Nord), transiterà da Damme (dove è posizionato il villaggio ufficiale) ed arriverà nel cuore di Bruges nella piazza di ‘t Zand dopo 43,3 chilometri. Il profilo altimetrico strizza l’occhio a specialisti puri, il dislivello totale è di 78 metri, mentre sono previsti due rilevamenti intermedi dopo 13,8 e 33,3 chilometri. Il primo atleta partirà alle 14,30, l’ultimo alle 16,06.

Sarà Filippo Ganna l’ultimo a prendere il via. E proprio grazie al suo status di campione in carica, l’Italia potrà schierare tre azzurri anziché i tradizionali due. Oltre al verbanese di Vignone ci saranno anche Edoardo Affini e Matteo Sobrero, rispettivamente vice e campione italiano della specialità. Tutti e tre già visti all’opera agli europei di Trento.

Velo è collaboratore di Cassani e Villa per le cronometro. Qui con Ganna e Affini, protagonisti azzurri ai mondiali di Imola 2020
Velo è collaboratore di Cassani e Villa per le cronometro. Qui con Ganna e Affini, protagonisti azzurri ai mondiali di Imola 2020
Marco, finito un evento sotto con un altro. Giusto il tempo di gioire.

Sì, abbiamo dovuto rimandare il tempo di festeggiare a dovere tutte le medaglie degli europei. Dobbiamo concentrarci sulla crono mondiale. Appena arriveremo in Belgio faremo la tradizionale ricognizione del percorso ed inizieremo ad approfondire il tutto.

Come ci arriviamo? Con quali certezze? Iniziamo da Sobrero.

Portiamo corridori che danno garanzie, siamo felici di portarne tre e tutti possono fare molto bene. Matteo è giusto che si misuri con i migliori specialisti in circolazione in una manifestazione importante come il mondiale. E’ campione italiano e fino ad ora ha fatto una buona prima di stagione con un bel quarto posto nella crono di Milano al Giro. Qualche giorno fa nella crono nel Mixed Team Relay è andato forte dando un solido contributo per la medaglia d’oro.

Affini?

Affini è andato fortissimo per tutto l’anno, facendo grandi cronometro. E’ stato molto sfortunato perché ha sempre trovato qualcuno che lo ha superato di poco, però le sue prove contro il tempo al Giro d’Italia (secondo e terzo, ndr), al campionato italiano, al Giro di Danimarca e al Benelux Tour (rispettivamente quarto e secondo, ndr) dimostrano la sua crescita. Senza contare il grande numero da finisseur che fece a Verona dove solo una grande volata di Nizzolo lo ha battuto al fotofinish. Deve credere un po’ di più nelle sue potenzialità e che trovi un po’ più di cattiveria agonistica. Spero per lui che arrivi presto il risultato che merita.

Affini è sulla porta della grande prestazione. Qui agli europei: 6° a 39″ da Kung. Fra gli azzurri, uno dei più concreti
Affini è sulla porta della grande prestazione. Qui agli europei: 6° a 39″ da Kung. Fra gli azzurri, uno dei più concreti
E Ganna?

L’europeo per lui era una tappa di passaggio, seppur importante, per il mondiale. E non dimentichiamoci che Pippo quest’anno ha dovuto lavorare per avere tre picchi di forma, cosa per nulla facile col ciclismo moderno. Giro d’Italia con due vittorie ed un ottimo supporto a Bernal, le Olimpiadi dove ha disputato prima una grande crono in un percorso poco adatto alla sua stazza e poi in pista dove abbiamo visto tutti quello che ha fatto. Infine europei e mondiali.

Qualcuno era deluso dal suo argento continentale. Anche lui secondo te?

Da Pippo tutti si aspettano sempre il grandissimo risultato, ma è giovane e soprattutto umano anche lui. Non è una macchina. Effettivamente dobbiamo risollevarlo un po’ moralmente perché lui vuole sempre fare il massimo, ma sia io che Villa che Cassani a turno gli abbiamo detto che più di così non poteva fare all’europeo. Ha fatto tutto quello che doveva fare, ha dato tutto e a quel punto ci sta perdere per qualche secondo. So che è abbastanza bravo a resettare dopo le sconfitte e concentrarsi immediatamente sul nuovo obiettivo. Sarà così anche in Belgio.

Il loro allenamento di avvicinamento come sarà?

Ganna non dovrà fare nulla di particolare. Ha disputato la prova in linea degli europei perché dopo Tokyo non aveva corso molto ed aveva bisogno di ricreare una base solida. Sobrero e Affini invece faranno ancora qualche lavoro specifico in più, ma saranno differenze minime.

Sobrero sarà ai mondiali da campione italiano: percorso poco adatto, ma utile esperienza
Sobrero sarà ai mondiali da campione italiano: percorso poco adatto, ma utile esperienza
Con l’anno scorso ci vedi dei parallelismi, quanto meno come sensazioni?

Mi verrebbe da dire di no, onestamente. Non c’erano le Olimpiadi, la stagione era ripresa ad agosto ed era stata piuttosto imprevedibile.

Ganna ad una domanda in conferenza stampa dopo la crono degli Europei ha risposto che c’erano quasi tutti i migliori e che in particolare teme Dennis. Ma non ci sarà solo l’australiano.

Esatto, il livello qualitativo di Trento era alto, ma aggiungiamoci pure Van Aert. La sfida sarà molto aperta e molto interessante. Speriamo che sorrida a noi.

Tu che sei stato cronoman e nel ’92 ad Atene hai vinto la cronosquadre mondiale con gli juniores, che consiglio ti senti di dare ai tre ragazzi?

Di partire sereni, con la consapevolezza di aver fatto il massimo per arrivare a questo appuntamento preparati al meglio. Poi solo a fine gara si analizzerà tutto.

Prima di chiudere. Sta per finire il mandato di Cassani, ma non è detto che vengano cambiate tutte le altre figure. Personalmente cosa ti aspetti?

Mi sono trovato molto bene in nazionale in questi anni, abbiamo ottenuto dei risultati. Non nascondo che mi piacerebbe anche un ruolo diverso, magari lavorare con i giovani, ma più semplicemente mi piacerebbe continuare ad essere uno dello staff azzurro. Certo che una vittoria farebbe bene a tutti.

Ganna, l’argento un po’ brucia. E in Svizzera stasera si brinda

09.09.2021
6 min
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Preciso come un orologio svizzero, quante volte avremo detto questa frase. Da oggi con il successo di Stefan Kung potremo dire “preciso come un cronoman svizzero”. Il 27enne elvetico ha bissato la medaglia d’oro dell’anno scorso nella prova contro il tempo degli europei battendo Filippo Ganna (argento per 8”) e Remco Evenepoel (bronzo per 15”) col suo connazionale Stefan Bissegger quarto a 23”. A Trento è andato in scena un tripudio rossocrociato a tutti gli effetti contando anche la vittoria al mattino di Marlen Reusser.

Si dava tutti per scontata la vittoria di Ganna, ma Kung era in agguato. Alla fine è arrivato l’argento
Si dava tutti per scontata la vittoria di Ganna, ma Kung era in agguato. Alla fine è arrivato l’argento

Attesa di Ganna

Tutti ci aspettavamo Ganna, ma a lui non possiamo chiedere e pretendere che vinca ogni cronometro che disputa. Anche perché sa bene che fino a qualche anno fa non era a questi livelli e che adesso c’è un equilibrio maggiore tra gli specialisti. In conferenza stampa analizza con estrema lucidità e tranquillità un risultato che gli ha tuttavia dato una medaglia d’argento e che arriva dopo un oro nel Mixed Relay che sente particolarmente.

«Diciamo – spiega Ganna – che la crono si gioca sui secondi, quindi non è un rammarico. Se dovessi pensare di cedere la maglia di ieri, non sarei io. Sono soddisfatto delle scelte fatte e penso che sia un bel blocco di lavoro in vista della cronometro mondiale. Ora penso a recuperare in vista della prova in linea degli europei dove cercheremo di farci vedere e fare bene. Poi penseremo alla domenica dopo ancora (il 19 settembre si correrà il mondiale crono, ndr), dove ci sarà da vedere cosa salterà fuori, visto che oggi ne mancavano diversi di avversari. La cosa positiva è che siamo tutti lì in pochi secondi, come alla crono delle Olimpiadi. Adesso le piccole cose fanno la differenza e ci sarà da calcolare bene il passo da tenere, le energie con cui arrivare e trovare ogni volta quel secondo in meno rispetto all’avversario».

Mentre l’azzurro parla, Kung lo ascolta, annuisce alle sue considerazioni e con un pizzico di soddisfazione pensa a ciò che ha appena fatto. Lo sentiamo.

Kung era già campione europeo della crono in carica e si è ripreso il titolo
Kung era già campione europeo della crono in carica e si è ripreso il titolo
Stefan hai bissato la medaglia d’oro dell’anno scorso e forse ha un sapore più dolce, un risultato davvero fantastico.

Sì, è sempre difficile vincere indipendentemente da chi si schiera alla linea di partenza. Oggi c’erano praticamente quasi tutti i più grandi specialisti al mondo, ma ero fiducioso nelle mie possibilità. Mi sentivo di avere una buona forma, soprattutto dopo i buoni risultati al Benelux Tour, dove ho fatto le prove generali per questa gara (Kung è arrivato terzo nella crono di Lelystad vinta da Bisseger su Affini, ndr). Oggi avevo un piano in mente e l’ho portato a termine come mi ero preposto.

Quale piano?

All’intermedio ero leggermente indietro, però non mi sono lasciato sfiduciare e sapevo che sarei andato a riprendere l’atleta che era davanti a me (Cavagna era partito un minuto prima, ndr). Quando l’ho ripreso è stata una iniezione di fiducia che mi ha permesso di dare tutto fino all’ultimo secondo. E non ho mollato fino all’ultimo, perché so bene che è questioni di secondi tra vincere e perdere.

Affini, sesto al traguardo, a 39″ da Kung. Al Benelux Tour era stato secondo nella crono di Lelystad
Affini, sesto al traguardo, a 39″ da Kung. Al Benelux Tour era stato secondo nella crono di Lelystad
I tuoi avversari ti mettono sempre tra i favoriti, Ganna dopo il Mixed Relay ha fatto il tuo nome ma spesso molti addetti ai lavori sembra che non ti prendano troppo in considerazione. Come vivi questo aspetto anche in vista del Mondiale?

Da un anno a questa parte mi sono avvicinato alla vittoria sempre di più. Tanto volte l’ho sfiorata, sono sempre stato battuto da qualcuno di diverso e sono sempre stato dato tra i non favoriti. Oggi ho dimostrato che sono riuscito a sconfiggerli tutti. L’obiettivo nei prossimi dieci giorni è quello di cambiare questa maglia (domenica 19 settembre ci sarà la crono iridata, ndr) in qualcosa di più prestigioso. Il risultato di oggi è stata una iniezione di fiducia fondamentale a livello mentale.

Remco Evenepoel, terzo a 15″, con Maclennan, segretario general Uec, che dietro il podio gli consiglia la medaglia
Remco Evenepoel, terzo a 15″, con Maclennan, segretario general Uec, che dietro il podio gli consiglia la medaglia
A proposito di successi sfiorati, nella quinta tappa al Tour ti ha battuto Pogacar un po’ a sorpresa proprio a cronometro. Eri più deluso o incredulo?

Cosa posso dirvi. Immaginate di essere primi in una crono importante. Una gara di trenta minuti che però ti richiede ore e ore di allenamenti, di preparazione, di test e di ottimizzazione per sistemare ogni minuscolo dettaglio. Ti presenti in pedana, disputi la migliore prova della tua vita, sai che quasi non potevi fare di più. Ti siedi sulla hot seat, pensi di aver battuto tutti: Roglic, Van Aert, Asgreen, insomma tutti i più forti. Inizi a crederci, pensi che forse ce l’hai fatta…

Invece?

Invece arriva Tadej e ti straccia di 20”. Direi che è più di una semplice delusione, è pura frustrazione. Perché veramente non potevo fare di più. E soprattutto lui non mi sembrava tra i più accreditati. Forse essere leader della generale del Tour gli ha dato una sorta di vantaggio perché in corsa era più protetto. Poi lui ha una capacità di recupero fantastica. Tutti questi fattori alla fine hanno fatto la differenza.

Bisseger, 22 anni, quarto al traguardo. Aveva vinto la crono al Benelux Tour
Bisseger, 22 anni, quarto al traguardo. Aveva vinto la crono al Benelux Tour
Oggi il ciclismo svizzero ha fatto una grande doppietta con l’oro tuo e della Reusser. Una giornata di gloria per voi.

Sì, è vero. Ieri con lei stavamo parlando e mi ha detto: «Secondo me vinceremo». Di solito uomini e donne non hanno mai l’opportunità di stare e allenarsi assieme, abbiamo programmi diversi. Solo in questi eventi possiamo farlo e scambiarci un po’ le nostre sensazioni e opinioni. Quando ci siamo visti, abbiamo parlato di questa prova e alla fine lei ha avuto ragione. Abbiamo vinto entrambi, è davvero incredibile. Siamo un Paese piccolo, con pochi ciclisti, quindi è una grandissima soddisfazione essere riusciti in questo risultato. Senza dimenticarci che Bissegger è arrivato quarto. Il lavoro che sta facendo la nostra federazione è veramente ottimo e ogni volta che facciamo queste manifestazioni è come se tutti i pezzi andassero insieme e fossimo una macchina che funziona veramente bene.

L’altura fa vincere, ma bisogna usarla bene. Anche a tavola…

09.09.2021
5 min
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E’ un continuo saliscendi. In altura e alle corse. Ancora in altura e ancora alle corse. Ganna è maestro, con i suoi stage al rifugio Oberto Maroli a 2.800 metri sopra Macugnaga. E’ andato su anche dopo Tokyo e ieri a Trento è sembrato un treno in corsa. Colbrelli è anche lui bravissimo, perché appena sceso da Livigno, si è pappato il Benelux Tour. Eppure giorni fa, parlando di alimentazione con Sobrero, una sua frase ci è rimasta nella memoria.

«Sento spesso la nutrizionista anche quando si tratta di andare in altura – ha detto il campione italiano della crono e da ieri campione d’Europa del Team Relay – dove si lavora tanto e l’alimentazione è decisiva per non buttare a mare il lavoro fatto».

Come si mangia in altura? Quali sono le differenze? E si corre davvero il rischio di buttare via tutto se non si mangia nel modo giusto?

Per rispondere a queste domande, abbiamo suonato alla porta di Laura Martinelli, attualmente nutrizionista del Team Novo Nordisk, ma in procinto di tornare nel WorldTour.

«L’altura – dice – è un luogo magico. A parità di sforzo, ottieni doppio risultato. Ma perché le cose funzionino a dovere, considerando il periodo classico di due settimane, è necessario curare benissimo l’acclimatazione. I primi 3-4 giorni, fatti nel modo giusto, sono necessari per poter raggiungere la qualità voluta nei restanti dieci».

alimentazione
Nei primi 3-4 giorni di altura, immaginando uno stage di 14 giorni, si aumenta il carico di carboidrati
alimentazione
Nei primi 3-4 giorni di altura, immaginando uno stage di 14 giorni, si aumenta il carico di carboidrati
In cosa consiste il modo giusto?

Bisogna vincere la resistenza degli atleti, spingendoli a mangiare. In quei primi giorni, i preparatori di solito non danno tabelle, ma raccomandano di fare appena delle sgambate per abituarsi alla quota. Di riflesso i corridori pensano di non dover mangiare, visto che bruciano poco. Invece è l’esatto contrario. Proprio in quei giorni va aumentato l’apporto calorico e glucidico, per assecondare l’adattamento all’altura. Si tratta di aumentare la quota carboidrati fino al 20 per cento, perché lassù aumenta il consumo. Devono mangiare il primo a pranzo e a cena, mentre di solito tendono a non farlo. Con gli uomini va così, con le donne è il contrario, perché la donna è in grado di utilizzare meglio il grasso corporeo, per cui non c’è bisogno di aumentare i carboidrati.

Come si gestiscono quei giorni, con tabelle generiche o diete personalizzate?

Se non conosci l’atleta, si dà una tabella generica, poi si personalizza. Il primo anno si va più a braccio, cercando di intuire le risposte all’altura ed entrare in sintonia con l’atleta.

Da cosa si capisce se un atleta si è acclimatato?

Dalla disidratazione, la perdita di peso, le sensazioni in bici e la gestione del giorno di riposo. Si parla tanto. Nel caso ad esempio del Teide, ci sono quelli che nel giorno di riposo vogliono scendere a Las Americas per mangiare una pizza e quelli che restano in alto. Bisogna osservare la pressione a riposo, quelli che ce l’hanno bassa sono favoriti. E poi bisogna stare attenti all’idratazione, soprattutto con quei soggetti che già normalmente hanno resistenza al bere.

Par di capire che comunque l’altura sia una bella fonte di stress…

Infatti do per scontato che il corridore prima di andare lassù faccia un check completo del sangue e sia a posto. Altrimenti, se c’è qualche parametro sballato, si rischia l’overtraining e in quel caso l’altura diventa negativa. Sono accortezze che si dovrebbero sempre avere, ma che a volte si dimenticano.

Conclusa la fase di adattamento, l’alimentazione dei vari giorni prosegue normalmente?

Si avvicina molto di più al solito, sì. Si dosano carboidrati e proteine in funzione del programma di lavoro.

Una delle attenzioni del nutrizionista in altura è legata alla corretta idratazione dell’atleta
Una delle attenzioni del nutrizionista in altura è legata alla corretta idratazione dell’atleta
In altura si dimagrisce?

Capita, anzi spesso è uno degli obiettivi che si vogliono perseguire. Andare in altura per perdere massa grassa si può, così dopo la fase di adattamento puoi ridurre l’intake, il quantitativo di alimenti. Però si deve stare attenti. C’è chi prova a dimagrire improvvisando. Riduce i carboidrati come farebbe a casa, ma è uno schema che in altura non funziona. Se togli i carboidrati, ti ritrovi con uno sbilanciamento verso le proteine e rischi di mettere in atto dei processi catabolici che vanificano tutto il lavoro fatto. Non si tratta in quel caso di aver preso troppe proteine, ma di non aver preso abbastanza carboidrati per sostenere quel carico proteico.

La presenza del nutrizionista in ritiro è dunque importante?

Il ritiro è una delle fasi più importanti. Tutte le volte che sono andata sul Teide, ho visto molto valorizzato il mio ruolo. Altrimenti è necessario che il nutrizionista si colleghi con il preparatore, sperando sia uno della nuova scuola. Quelli un po’ meno aggiornati vedono male l’aumento della quota carboidrati.

Un panino con Bettiol a Livigno. Colbrelli ha ormai imparato a gestire bene l’alimentazione in altura
Un panino con Bettiol a Livigno. Colbrelli ha ormai imparato a gestire bene l’alimentazione in altura
Con le donne è tutto così diverso?

L’aumento di carboidrati va evitato e si deve lavorare al contrario, creando stress perché la risposta porti a un miglioramento delle prestazioni. Non valgono gli stessi criteri e anche la letteratura medica riferita all’altura per le donne è scarsissima. A parità di stimolo, la risposta delle donne è diversa.

Al ritorno dall’altura cosa si fa?

Si tiene conto della temperatura e semmai del jetlag. Non è il cambiamento di quota che incide, ma il cambio di clima. Si deve andare un po’ cauti, sapendo che il beneficio può esserci subito o dopo una settimana.

Team Mixed Relay, magia azzurra sulle strade di Trento

08.09.2021
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L’estate magica – pardon, dorata – dell’Italia sportiva agli europei non si ferma più. Dopo i trionfi della nazionale di calcio e recentemente di quella di volley femminile, stavolta tocca al ciclismo che nella rassegna continentale di Trento centra la medaglia d’oro (dopo due bronzi nelle precedenti due edizioni) nel Team Mixed Relay. Una prova nata nel 2019, che in pratica è una staffetta tra il terzetto maschile e quello femminile.

Matteo Sobrero, Filippo Ganna, Alessandro De Marchi, Elena Cecchini, Marta Cavalli ed Elisa Longo Borghini (in rigoroso ordine di dorsale) hanno battuto di 21” la Germania (campione uscente) e di 27” l’Olanda (vittoriosa due anni fa). Regalando così al ciclismo azzurro la prima medaglia di questi europei trentini, la 43ª totale da quando si disputa la manifestazione.

Frazione maschile, tira Ganna, dietro Sobrero e De Marchi
Frazione maschile, tira Ganna, dietro Sobrero e De Marchi

Come si prepara?

Ma che tipo di gara è questa Mixed Relay? Come si prepara? Basta solo andare a tutta? Oppure ci deve essere della sintonia ed equilibrio tra il trio maschile e quello femminile per evitare che ci sia della pressione? Forse non c’è una risposta assoluta, ma una serie di giusti meccanismi che ti portano ad essere competitivi in una specialità del genere.

Appena finita la cerimonia delle premiazioni fermiamo Marco Velo, che era in ammiraglia insieme al cittì Davide Cassani, e gli chiediamo subito le primissime impressioni.

Grande felicità per questa vittoria immaginiamo.

Sapevamo di poter far bene con gente come Pippo, Matteo ed Alessandro. Avevamo un’ottima squadra così come la era quella femminile. Tutti ci aspettavano, ma non è mai facile vincere contro formazioni come Olanda e Germania. Tutti i ragazzi hanno fatto una prova superlativa, con ottimi tempi ed intermedi. Questa medaglia è il giusto premio per tutti.

L’obiettivo iniziale era Tokyo, ma dopo l’infortunio del Giro questo oro vale tanto
L’obiettivo iniziale era Tokyo, ma dopo l’infortunio del Giro questo oro vale tanto
Fa piacere che sia arrivata in questa specialità. Che valore ha questo oro?

Il movimento sta bene e deve continuare a stare bene, ci tenevamo a vincere questo europeo in casa. A crono ora siamo competitivi, mentre abbiamo perso sulle gare in linea o a tappe, è questione di ciclicità. Ora sfruttiamo il momento di essere forti a cronometro. Diciamo che questa medaglia dà quella spinta morale in più per affrontare meglio quelle individuali. 

Dal punto di vista tecnico come è stato l’avvicinamento?

Non è stato facile preparare ed interpretare una gara di questo genere perché i ragazzi non avevano mai provato assieme. In questa specialità bisogna essere molto bravi a sapersi adattare al ritmo degli altri e non è mai facile.

Vi siete confrontati o interfacciati con Salvoldi? Oppure l’obiettivo era creare un tesoretto di secondi da lasciare alle ragazze? 

Non era questione di interfacciarci prima con loro. Sapevamo che c’era da andare a tutta per poi far gestire il vantaggio alle ragazze, che poi alla fine hanno pure incrementato il margine. Anzi, non avevano nemmeno bisogno di questo vantaggio. Sono state bravissime, quindi complimenti alle ragazze.

Frazione donne: tira Longo Borghini, a ruota Cecchini e nascosta c’è Cavalli
Frazione donne: tira Longo Borghini, a ruota Cecchini e nascosta c’è Cavalli

Rivalsa De Marchi

Nella zona mista passano a turno i neocampioni d’Europa, ne sentiamo alcuni. «Personalmente – dice De Marchi – era una corsa a cui avevo strizzato l’occhio appena avevo ripreso la stagione dopo l’infortunio, che mi incuriosiva ed attirava. Con una squadra così eccezionale, abbiamo centrato il risultato pieno. E’ un successo di squadra, ha qualcosa di speciale proprio perché è ottenuto con altri compagni. E’ un segnale che il movimento c’è e funziona sia nel femminile che nel maschile in una specialità che richiede attenzione ai dettagli».

Dal quartetto alla staffetta

Fa eco a De Marchi anche Ganna: «Ogni volta voglio superarmi. Abbiamo ottenuto questo bellissimo risultato di squadra, era la prima volta che lo facevo e mi incuriosiva sempre quando guardavo da casa questa prova. Per l’occasione ho chiesto a Cassani se potevo farla, visto che in meno di 24 ore avrei disputato la crono individuale, dove voglio fare molto bene, ed ho subito avuto riscontro positivo. Similitudini col quartetto in pista? Diciamo che tutti e sei abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra, ognuno ha messo il suo. Abbiamo dimostrato di essere un bel gruppo».

Le azzurre hannoi appena saputo di aver vinto il Team Mixed Relay, pollici alti per Cavalli, Longo Borghini e Cecchini
Le azzurre hannoi appena saputo di aver vinto il Team Mixed Relay, pollici alti per Cavalli, Longo Borghini e Cecchini

Preparazione veloce

«E’ una medaglia bellissima – spiega Longo Borghini – perché dimostra la forza di un team, di una nazione e di un intero movimento. E’ un orgoglio indossare la maglia azzurra e sempre una grande soddisfazione poter vincere in Italia. Come si prepara? In verità è stata una cosa un po’ veloce perché abbiamo sempre il calendario molto pieno. Quando siamo arrivati qua abbiamo provato il percorso decidendo che la prima parte sarebbe stata di controllo e la seconda di velocità».

Dialogo sui cronoman e sui misuratori di potenza. Parla Malori

04.09.2021
7 min
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Parliamo di cronoman. Malori è a casa con la bimba sulle gambe e intanto il discorso fluisce. Si parla di juniores al Lunigiana e si parla finalmente dell’abbondanza di cronoman azzurri. Una fase che non si viveva da anni e che permetterà ai tecnici della nazionale di scegliere in base ai percorsi e non in base al fatto che ce ne sono soltanto due e tocca sempre a loro. Si parla di Ganna, Affini, Sobrero, Cattaneo e Jonathan Milan, il cucciolo di casa. Un cucciolo con due zanne lunghe così, se è vero che a soli 20 anni s’è portato a casa l’oro olimpico del quartetto.

Affini ricorda Ganna, ha bisogno di maturare, poi sarà allo stesso livello
Affini ricorda Ganna, ha bisogno di maturare, poi sarà allo stesso livello
Di Pippo abbiamo detto tante cose, secondo te la crono delle Olimpiadi ha dimostrato ancora di più quanto sia forte, perché nonostante il percorso così duro era arrivato praticamente a medaglia?

Assolutamente. Anche perché si era preparato prevalentemente per la pista, sapeva di essere tra amici e di avere la possibilità dell’oro, con Villa ci lavorava da quasi sette anni. Invece a fronte di un percorso crono molto duro, ha fatto vedere di avere qualità innate e la capacità di adattarsi.

Esiste un limite di dislivello per uno così oltre il quale non è più competitivo, oppure se si prepara al 100 per cento può giocarsela sempre?

In teoria lui è competitivo su tutti i percorsi se si prepara per la crono. Però finché ci saranno in giro Roglic, Pogacar e Van Aert, nelle crono dure non c’è storia. Roglic alle Olimpiadi oggettivamente ha dato una ripassata a tutti. Se anche Ganna fosse stato al top, un minuto e mezzo non lo recuperava. Roglic ha dato un minuto a Dumoulin e Dennis, quindi su certi percorsi è di un altro pianeta.

Sobrero va forte in salita e quando è in condizione vola anche a crono
Sobrero va forte in salita e quando è in condizione vola anche a crono
Parliamo di Affini, somiglia a Ganna, forse gli manca qualcosa sui percorsi duri…

Secondo me è un cronoman molto simile a Ganna. Quello che ha meno di Pippo sono semplicemente dei cavalli. Sono atleti simili, grandi, molto pesanti, che vanno bene su percorsi veloci, però Ganna è semplicemente più potente. Affini mi dà l’idea di non essere la fuoriserie che esplode subito, ma secondo me nel giro di due anni può arrivare allo stesso livello.

Allo stesso livello di Ganna?

Ci metterà un pochino più di tempo, anche perché Ganna è alla Ineos già da due, tre anni, nella squadra in cui è tirato a lucido. Mentre Affini è solo al primo anno alla Jumbo, prima era alla Mitchelton e prima ancora in continental. Quindi sul discorso crono, è al primo anno in una squadra giusta sul fronte dei materiali e dello sviluppo. Diamogli tempo, ma fra un paio di anni potrà giocarsi anche un mondiale.

Conta anche la maturazione fisica?

Certamente, che non è legata solo all’età. Pippo sono anni che con la pista è al top, quindi anche a livello di consapevolezza e sicurezza nei propri mezzi è più avanti. Secondo me  è questione di un paio d’anni, ma Affini arriverà ad essere alla pari

Cattaneo ha bisogno di percorsi duri: ha grande predisposizione
Cattaneo ha bisogno di percorsi duri: ha grande predisposizione
E intanto Sobrero, zitto zitto, s’è portato a casa l’italiano…

Il percorso era duro, anche perché lo ha fatto un ragazzo che alleno e mi ha confermato quanto fosse impegnativo. Nell’ultima crono del Giro d’Italia, se non avesse avuto la sfortuna di trovarsi la macchina in mezzo ai piedi, quasi quasi lo scherzetto a Ganna lo combinava anche prima. Quindi sicuramente Sobrero ha finito il Giro in crescita, mentre Ganna invece era un po’ stanco, perché rispetto all’anno scorso, gli è toccato tirare di più.  Poi indubbiamente in una crono dura, Sobrero ha qualcosa in più rispetto agli altri italiani. Lo ha dimostrato, ha un fisico che va forte anche in salita. I cronoman italiani sono divisi in due squadre…

Due squadre?

Ci sono Affini e Ganna da una parte, Sobrero e Cattaneo dall’altra. Anche per Mattia va bene il discorso fatto per Sobrero, è molto forte però ci vuole una crono dura perché vada bene. Ganna invece va sempre forte e anche quando non è al top, comunque può difendersi bene. Quella è la dote del cronoman. Come per gli scalatori. Se prendiamo Carapaz, in salita va forte anche se non è al top della forma. Il punto in cui perde è quello dove gli altri menano forte. Faccio l’esempio su di me. Quando ero al top della forma, in partenza al Tour de France ero lì che scattavo anche in salita per andare in fuga. Se invece ero poco sotto al top, a crono mi difendevo, ma in salita ero a lustrare il lunotto del camion scopa.

Milan è il più giovane del lotto: ha predisposizione, verrà fuori al top
Milan è il più giovane del lotto: ha predisposizione, verrà fuori al top
Cattaneo forse è più potente di Sobrero?

Forse sì, perché ha un fisico diverso, leve più lunghe da crono pianeggiante, ma entrambi hanno bisogno di un percorso duro per far bene. Secondo me non portare Cattaneo alle Olimpiadi è stato un grave errore, sia per come andava, sia perché faceva il Tour. E va bene che i nomi sono stati dati il 5 luglio, ma era sempre uno in gran forma che aveva fatto il podio ai campionati italiani. A uno che veniva dal Tour la fiducia dovevi dargliela, invece di portare gente che non correva da tempo e che era andata forte a maggio. Cassani ha giocato un terno al lotto e gli è andata male

Tornando alle due squadre di cui parlavi, la sensazione, osservando la posizione e la cadenza di pedalata, è che Ganna e Affini siano più specialisti… 

Ovviamente sia Cattaneo che Sobrero non sono sicuramente due specialisti, ma sono due che quando quando vanno forte, possono fare delle buone crono. Al campionato italiano uno veniva dal Giro e ne era uscito bene, mentre l’altro preparava il Tour e andava come un caccia. Sicuramente è diverso se dovessero preparare un mondiale, la crono secca. Farebbero molta più fatica.

Adriano Malori, Marco PInotti, Paolo Bettini, mondiali Valkenburg 2012
Malori e Pinotti erano la coppia fissa delle crono azzurre. Qui con Bettini a Valkenburg 2012
Adriano Malori, Marco PInotti, Paolo Bettini, mondiali Valkenburg 2012
Malori e Pinotti erano la coppia fissa delle crono azzurre. Qui con Bettini a Valkenburg 2012
All’appello manca il più giovane di tutti, un altro che verrà fuori: Jonathan Milan

Secondo me anche lui presto o tardi viene fuori, questo è sicuro. Però ha 20 anni e non l’ho ancora visto bene fra i professionisti, quindi faccio fatica a parlarne. 

Il fatto di aver vinto il tricolore da U23 gli darà consapevolezza nell’andare avanti?

Quello e le cose grandiose che ha fatto a Tokyo gli daranno la sicurezza di poter competere per qualsiasi obiettivo. Il fatto di essere stato campione italiano sarà il modo di non staccare con il pregresso, un ricordo che non gli farà dimenticare da dove viene. Faccio il mio esempio. Quando passai alla Lampre, il primo anno che andassi bene o male a crono non importava a nessuno. Lo stesso io le preparavo, mi scaldavo, facevo tutto quello che sapevo fosse necessario. Non ho interrotto il flusso, diciamo.

Ai tuoi tempi, la coppia crono azzurra eravate tu e Pinotti, vedi un po’ di Marco nei cronoman di cui abbiamo parlato?

Con Marco ero spesso in camera. Studiava tanto, guardava i watt, la curva di potenza e le curve della strada. Io allora ero molto più forza bruta e ho imparato tanto anche da lui. Parlavamo, mi ha spiegato le sue idee e poi io ho fatto miei quegli insegnamenti. Diciamo che a fine carriera ero la sintesi fra il mio prima e le cose che mi ha passato lui. Prima che il misuratore di potenza appiattisse tutto.

Che cosa vuoi dire?

Adesso solo con la forza bruta non vai da nessuna parte, ma anche senza il misuratore di potenza. La differenza fra cronoman e scalatore una volta era data dalla sensibilità e l’esperienza. Il cronoman era quello che sapeva dosare lo sforzo, invece lo scalatore andava a strappi, si distraeva, rallentava per prendere l’acqua, aumentava e calava e così venivano fuori i distacchi nelle crono. Oggi sai che devi stare a 400 watt, ti metti lì e se nel finale vedi che ne hai ancora, vai a 430. I misuratori hanno cancellato il mestiere del cronoman più del progresso tecnologico.

Contador si difendeva anche a crono. E’ stato fra i primi a proporre l’abolizione del potenziometro in corsa
Contador si difendeva anche a crono. E’ stato fra i primi a proporre l’abolizione del potenziometro in corsa
Spiega.

Si parla di crono e prestazioni con tanti watt in più. In realtà io credo che un cronoman forte del 1998 avesse gli stessi numeri di un cronoman forte di oggi. Solo che nel frattempo l’aerodinamica, l’abbigliamento, il casco, gli occhiali, le ruote, i cuscinetti… lo sviluppo tecnologico ha permesso e permetterà sempre più di raggiungere prestazioni superiori. In proporzione, il ciclismo ha abbassato i suoi tempi di tanto. Molto più rispetto all’atletica leggera, perché loro possono intervenire solo su piste e scarpe. 

Il misuratore di potenza in effetti ha cambiato le cose anche in salita.

E io infatti sono d’accordo con Valverde e Contador e in corsa lo abolirei. Se sei un professionista, sai come stai e come gestirti. Se non lo sei e ti si spengono gli strumenti, sei spacciato. Se lo dai a uno junior, quando mai imparerà a conoscersi? In allenamento va bene, giusto tirare fuori il proprio massimo, in corsa devono comandare anche altri fattori.

Ovvio che nessuna squadra, volendosi garantire il risultato, sarà mai d’accordo…

Allora vuol dire che stiamo diventando vecchi e rimpiangiamo qualcosa che non potrà mai tornare. Qualcosa che ai miei tempi si chiamava ciclismo. Oggi come potremmo chiamarlo?

Ganna di nuovo in altura, come prima di Tokyo

29.08.2021
5 min
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Ganna è tornato nel Rifugio Oberto Maroli a 2.800 metri di quota per gettare le basi del finale di stagione. Ci si arriva prendendo due funivie da Macugnaga ed è lo stesso posto in cui Pippo ha preparato la fantastica spedizione olimpica a Tokyo. Lassù il cellulare non prende e magari è un bene. Si può tenere la testa sugli obiettivi, ci si distacca dal circo mediatico, si ha tempo per se stessi. Sia che si tratti di mettere insieme chilometri buoni, sia di coltivare i propri pensieri.

Pippo non è tipo da show della domenica, semmai il tempo verrà d’inverno. Ora il focus è sul finale di stagione e obiettivi di primissima grandezza: gli europei e i mondiali su strada, poi quelli della pista, con la suggestione della Roubaix che strizza l’occhio il 3 ottobre. Non riesci a tenere il fuoco se non hai i piedi ben piantati per terra. E a dispetto del carisma e del suo essere personaggio che acchiappa, il piemontese è un grande professionista e sa benissimo che niente arriva mai per caso.

Dopo il Tour of Norway (qui con Vingegaard) è tornato in altura a preparare un grande finale di stagione
Dopo il Tour of Norway (qui con Vingegaard) è tornato in altura a preparare un grande finale di stagione

«Venni su con Scartezzini – ricorda – con l’intento di far bene per l’Olimpiade. Sapevo che andavamo a lottare per qualcosa di grosso. Avrei preferito magari qualcosa di meglio nella prova cronometro, anche se andava oltre le mie possibilità. Però sono felice così. Ero consapevole che potevamo fare bene in pista e siamo riusciti a farlo. L’oro più che un fatto di consapevolezza o di popolarità è importante perché sono riuscito a ottenere il mio risultato personale, che è una base di partenza per il futuro».

Si va avanti a chiacchierare con uno scambio di audio, come gli adolescenti che non chiamano ma si rimbalzano spezzoni di discorso. Questa volta non c’è alternativa. Anche quando parlammo con Scartezzini di quel ritiro prima di Tokyo, riuscire a stabilire una connessione fu davvero difficile.

Dopo l’oro Ganna si è fermato, ha sollevato la bici, poi è andato da Villa e lo ha abbracciato
Dopo l’oro Ganna si è fermato, ha sollevato la bici, poi è andato da Villa e lo ha abbracciato
Sei un uomo riservato e in un’intervista hai dichiarato che da una parte festeggiavo l’oro e dall’altra di seccava che casa tua fosse presa d’assalto dalla stampa…

Semplicemente mi andrebbe di chiedere a chi entra in casa mia cosa penserebbero se così, di punto in bianco, uno sconosciuto dovesse presentarsi da lui e mettersi a registrare, fare foto e video in giro per la casa. Non mi piace come cosa, non è una cosa che c’entra con la popolarità. Semplicemente è casa mia e quello che c’è fra le sue mura rimane mio.

Tutti confidavano nel tuo finale dell’inseguimento, questo ti ha messo pressione oppure ti ha caricato ancora?

Sapevo che nel finale potevamo giocarci qualcosa di grande, quindi sapevo che dovevo dare tutto me stesso. Però non è che mi abbia dato pressioni o una carica particolare. Sapevo che ogni atleta ha il proprio obiettivo, il proprio compito durante la prova. Come Lamon deve lanciare il quartetto nel quartetto. Consonni ci deve portare in tabella. Milan deve farmi recuperare la partenza. E io alla fine devo fare una tirata lunga. Nessuna pressione però, semplicemente si tratta di fare quello che sai fare.

Viviani dice che nell’immediato post Olimpiadi su pista nel 2016 si ritrovò con grandi forze nelle gambe. Per te è lo stesso?

Diciamo che dopo l’Olimpiade siamo andati in Norvegia, facendo poche ore di allenamento e appena qualche lavoro di forza. Quando sono entrato in gara però, le gambe giravano bene come durante la stagione. Quindi sì, i lavori fatti in pista servono anche su strada.

Anche prima di Tokyo, Scartezzini e Ganna avevano vissuto la preparazione a 2.800 metri, nel rifugio Maroli
Anche prima di Tokyo, Scartezzini e Ganna avevano vissuto la preparazione a 2.800 metri, nel rifugio Maroli
Il finale di stagione è molto ricco, si deve scegliere qualcosa o ipotizzare una graduatoria per importanza?

Sino alla fine della stagione, tutti gli obiettivi che ho sono importanti, quindi ognuno ha il suo valore. Nessuna graduatoria fra il più importante o il meno importante. Si va sempre a testa alta col numero sulla schiena.

Alla fine, nonostante la nazionale e il Team Ineos, par di capire osservando il mondo attorno a te che la vera forza sia nella famiglia… 

La famiglia è importante, ma al di fuori anche della famiglia c’è il ruolo degli amici. I conoscenti più stretti, persone che a volte con un messaggio ti possono cambiare la giornata. Quindi famiglia e amici sono fondamentali per tutto l’anno. Sono tutti bravi all’ultimo a dire che ti erano vicini, mentre non è facile esserlo per 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.

Un amico che anche questa volta è con lui è Michele Scartezzini. I due rimarranno insieme sulle montagne piemontesi fino al 3 settembre, poi anche sarà tempo per Ganna di riattaccare il numero sulla schiena e far rotta verso gli europei di Trento. Serve tanta testa per gestire così bene emozioni e impegni. Grande merito ce l’ha ovviamente lui, ma per tanto altro deve ringraziare i suoi genitori e i tecnici che se lo sono preso a cuore, come Villa (per la pista) e Cioni (per la strada). Il resto è il quadro che si compone fra doti atletiche fuori del comune e un’umiltà rara da intercettare a questi livelli. Che non significa non avere ambizioni, ma al contrario essere consapevoli che per centrare i grandi obiettivi serve ogni volta avere la forza di ripartire da fermi.

Ganna Norvegia 2021

Basso, raccontaci: come hai visto Ganna in Norvegia?

25.08.2021
4 min
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Il Giro di Norvegia è una gara Pro che, per forza di cose, non propone grandi salite, infatti colpisce un po’ questa nouvelle vague norvegese piena di scalatori, un po’ come avvenne anni fa quando ci si stupì dell’ondata di campioni di sci alpino. Anche nel Giro di casa, gli scandinavi hanno fatto il diavolo a quattro, ma lì c’era una squadra, la Ineos Grenadiers, che ha portato alcuni suoi campioni non presenti alla Vuelta per portare a casa il trofeo. La particolarità è che la formazione britannica ha fatto leva sui reduci di Tokyo, della pista di Izu e si è visto quanto volavano…

In particolare Ethan Hayter, vincitore di due tappe e della classifica finale, ma anche Filippo Ganna ha riassaggiato la strada dopo la sbornia d’oro del quartetto e nella prima tappa, quella con più salita, ha chiuso sesto (nella foto di apertura scambia due chiacchiere con il danese Vingegaard secondo al Tour). Con loro c’era Leonardo Basso, che ha fatto un po’ da raccordo: «Non era una gara facile, eravamo 6 per squadra e con numeri simili è difficile controllare la corsa, anche perché tutti attaccavano noi, ma alla fine abbiamo chiuso con il massimo possibile».

Hayter Norvegia 2021
Il podio finale del Tour of Norway, vinto da Hayter con 15″ su Ide Schelling (NED-Bora) e 25″ su Mike Teunissen (NED-Jumbo)
Hayter Norvegia 2021
Il podio finale del Tour of Norway, vinto da Hayter con 15″ su Ide Schelling (NED-Bora) e 25″ su Mike Teunissen (NED-Jumbo)
Partiamo nella disamina proprio dall’inglese: conoscendo le sue caratteristiche di velocista, non si sarebbe portati a pensare a Hayter come vincitore di una corsa a tappe…

Invece è proprio così. Io lo conosco bene, non è un velocista comune, ha dalla sua una grande resistenza che lo porta a emergere anche in salita, almeno in quelle non troppo lunghe e pronunciate e quindi a giocarsi le sue carte in corse a tappe brevi. Se avete buona memoria, ricorderete che già a maggio, al Giro di Andalucia era andato forte, era al comando e nella tappa decisiva ha venduto cara la pelle, Miguel Angel Lopez dovette davvero sudare sette camicie per staccarlo. A ciò si aggiunga l’effetto Tokyo…

Ossia?

Chi è venuto dalle gare su pista aveva una gamba straordinaria, lo abbiamo visto subito sia per lui che per Ganna, la condizione era davvero super, si vedeva la pedalata agile e al contempo potente. Chiaramente bisogna riadattarsi alla strada e credo che per entrambi il Giro di Norvegia sia stato ideale per questo.

Hayter veniva da un’Olimpiade a due facce: la debacle completa del quartetto sul quale gli inglesi contavano molto e l’argento nella Madison con Matthew Walls, il corridore della Bora Hansgrohe già vincitore dell’omnium e che in Norvegia ha vinto la classifica a punti: com’era il suo umore?

L’argento lo ha rivitalizzato, la vittoria in Norvegia è figlia anche della botta di adrenalina che la gara finale di Tokyo gli ha dato. Era davvero supermotivato.

Hayter Schelling 2021
La vittoria di Hayter nella prima tappa, la più dura, dove Ganna dopo un gran lavoro ha chiuso 6° a 23″
Hayter Schelling 2021
La vittoria di Hayter nella prima tappa, la più dura, dove Ganna dopo un gran lavoro ha chiuso 6° a 23″
E Filippo?

L’ho visto davvero bene, la tappa iniziale era la dimostrazione chiara che la condizione è ottimale, serve solo mantenimento per puntare ai suoi prossimi obiettivi. Durante la corsa ha lavorato molto, come me, per favorire Ethan, è stata sicuramente una gara molto utile per lui.

Facile immaginare nel suo caso uno spirito molto alto…

Certamente, parlandoci si sente che non è minimamente appagato, ha ancora tanto da dire in questa stagione e poi gli serviva soprattutto trascorrere ore in sella alla bici da strada, respirare l’aria della competizione giorno dopo giorno. E poi, ripeto, è il colpo di pedale che ti dice subito che la condizione è quella giusta.

Basso Norvegia 2021
Per Leonardo Basso un buon ritorno dopo due mesi di sosta preventivata: ora a tutta fino a ottobre
Basso Norvegia 2021
Per Leonardo Basso un buon ritorno dopo due mesi di sosta preventivata: ora a tutta fino a ottobre
Parliamo anche di Leonardo, però: come sei arrivato all’appuntamento scandinavo?

Per me è stato quasi una liberazione, venivo da due mesi senza gare, l’ultima era stata Lugano con la vittoria di Moscon. Ho fatto due ritiri in altura, mi sono preparato con cura per il finale di stagione e in Norvegia ho avuto sensazioni molto positive.

Ora che sei ripartito che cosa ti aspetta?

Innanzitutto il Benelux Tour, dove ci sarà proprio Moscon e forse anche Geraint Thomas per puntare alla classifica. Poi tirerò avanti verso le gare italiane, sicuramente fino a metà ottobre ci sarà da lavorare, e tanto…

E il prossimo anno? Ti rivedremo in maglia Ineos?

E’ periodo di ciclomercato, se ne sta parlando, staremo a vedere. Diciamo solo che sono abbastanza tranquillo…

Norvegia, gare di un giorno e due mondiali: Ganna non si ferma

13.08.2021
5 min
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Il pendolino di Tokyo, la locomotiva azzurra, TopGanna, chiamatelo come volete, ma la stagione di Filippo Ganna non è finita certo alle Olimpiadi. Il piemontese è chiamato ad altre gare e soprattutto ad altre sfide. Ma come si potrà sfruttare questa superba condizione raggiunta per l’appuntamento olimpico?

«Per ora abbiamo ancora un programma di massima per lui – dice Dario David Cioni tecnico e preparatore di Pippo – ma i prossimi appuntamenti sono i mondiali su strada, prima, e quelli su pista, poi… E su strada intendo la crono soprattutto, ma magari anche la prova in linea. Però è da vedere…». E, aggiungiamo noi, visto il percorso di Leuven una sua sparata ci potrebbe stare molto bene, specie se dovesse essere potente come i tre giri finali di Tokyo.

Ganna nella crono di Tokyo. Pippo ha chiuso al 5° posto a 1’06” da Roglic
Ganna nella crono di Tokyo. Pippo ha chiuso al 5° posto a 1’06” da Roglic

Condizione al top

Noi, e immaginiamo anche Pippo, adesso siamo tutti ancora euforici per il successo del quartetto, ma se riavvolgiamo il nastro al post cronometro di Tokyo tutti eravamo più incerti. E qualcuno già aveva spianato il fucile circa la sua preparazione. Salvo poi ricredersi esattamente come era avvenuto per il prologo del Giro a Torino. Stravinto.

«Sapete – spiega Cioni – in quanto campione del mondo c’è la crono alle Olimpiadi e ci provi. Non hai scampo. Non puoi arrenderti e scegliere una via più facile, come sarebbe stato fare solo la pista. Da parte nostra abbiamo fatto una preparazione che lo rendesse competitivo su entrambi i fronti. Alla fine la medaglia nella crono non è arrivata per un paio di secondi. Ma era pronto e lo si è visto col fatto che ha sfiorato il podio in una gara di quasi un’ora e poi ha vinto una prova che sfiorava i 4′. Segno che era in condizione.

«Certo – continua Cioni – quando lo ha provato si è reso conto che il percorso della crono di Tokyo era duro, ma che ci fossero oltre 800 metri di dislivello lo sapeva da tempo. La dovete vedere così: due anni fa, senza il mondiale, questa crono nella sua testa neanche ci sarebbe stata. Troppo difficile». 

«Se dopo la crono aveva timore di non essere al top? Io dico che lui si è sempre fatto trovare pronto al momento giusto. L’anno scorso dopo il Giro ha fatto immediatamente delle prove su pista proprio per capire come reagiva il corpo dopo certi sforzi. Un qualcosa già in ottica Olimpiadi. Sarebbe dovuto andare anche agli europei, ma poi ha preso il Covid e il piano è saltato. Ma per come stava, posso garantirvi che rischiava davvero di abbattere i 4′ nell’inseguimento individuale. Poi il rischio c’è sempre, ma sono proprio queste sfide che motivano Pippo. Una spinta ulteriore per superare certi limiti». 

Pippo e i ragazzi del quartetto in festa a Casa Italia. Il piemontese dopo i successi è sempre riuscito a ritrovare bene la concentrazione
Pippo e i ragazzi del quartetto a Casa Italia. Dopo i successi Ganna è sempre riuscito a ritrovare la concentrazione

Dalla strada alla pista

I giorni di Tokyo sono stati brevi ma molto intensi. Appena chiuso il capitolo strada, Ganna si è dovuto catapultare con il corpo e con la testa sulla pista. Non ha di fatto neanche avuto il tempo per ripensare alla sua gara (e magari è stato bene).

«In quei 4-5 giorni tra i due impegni, Ganna ha svolto prima un recupero attivo, ma si è subito aggregato con i compagni della pista. Si è dovuto adattare alla pista. Di fatto era da prima della Settimana Internazionale Italiana che non girava sul parquet. Di buono c’è che lui si adatta facilmente al passaggio».

Con la testa: Ganna sa gestire bene i momenti di stress
Con la testa: Ganna sa gestire bene i momenti di stress

Ganna in Norvegia

Ma come detto all’inizio, come si sfrutta questa super condizione? Cosa sta facendo adesso e cosa farà, Ganna nelle prossime settimane?

«Pippo ha fatto un piccolo stacco, soprattutto mentale. Una settimana meno intensa, iniziata già a Tokyo di fatto tra il post gara e il viaggio di ritorno. Poi riprende con una settimana di allenamento tranquillo e rientrerà in corsa al Giro di Norvegia (19-22 agosto, ndr), poi farà gare di un giorno. Sfruttare la velocità della pista non credo, perché sul parquet non tornerà che prima dei mondiali. Prima ci sarà da fare la crono iridata e prima ancora quella europea che arriva nove giorni prima.

Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020, Camigliatello Silano
E’ passato meno di un anno (ma due Giri) dall’impresa di Ganna a Camigliatello Silano, in una tappa da scalatori puri
Filippo Ganna, Giro d'Italia 2020, Camigliatello Silano
E’ passato meno di un anno (ma due Giri) dall’impresa di Ganna a Camigliatello Silano, in una tappa da scalatori puri

Pippo? Un mastino

«Non credo ci sia un rischio di sbornia da vittoria – racconta Cioni – Sì, torna a casa con una medaglia d’oro e un record del mondo e potrebbe perdere un po’ il “focus”, ma non mi sembra il suo caso. Non ci siamo sentiti sempre vista la lontananza, ma so che era molto contento. Col fatto che era dall’altra parte del mondo e con la nazionale, i contatti erano limitati. E poi, sinceramente, non c’era molto da dire. Pippo sapeva bene cosa doveva fare. 

«Senza il live timing di Tissot era difficile capire in realtà quanto stesse andando forte, però era chiaro che quando passava avanti faceva la differenza. Poi quando ho rivisto tutti gli intertempi stampati… tutto è stato più chiaro. La cosa che mi ha impressionato è che ogni giro andava più forte, ma in questo è stato fondamentale il supporto dei compagni. E sapete perché? Perché se tu Filippo lo porti allo scontro diretto, in questo i tre giri alla fine, lui si sente ancora più motivato e tira fuori quell’extra che gli fa fare delle prestazioni super».

Eppure Ganna non sembra un “mastino da bava alla bocca”. Anche quando ha vinto a Camigliatello Silano, sembrava avesse ragionato molto, dosato le energie… «Altroché – conclude Cioni – in gara Pippo si trasforma. Basta vedere le gare che ha vinto su strada. Gioca bene tatticamente e sa come muoversi

L’oro e gli scherzi: qualcuno stasera perderà i capelli…

04.08.2021
6 min
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Quattro frecce tricolori hanno tinto d’azzurro il velodromo di Izu. Filippo Ganna, Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan hanno scritto il loro nome nella leggenda del ciclismo su pista, andando a prendersi a una media impressionante di 64,856 km/h non solo la medaglia d’oro dell’inseguimento a squadre dei Giochi di Tokyo, ma anche il nuovo primato del mondo (3’42”032), che cancella quello di ieri realizzato in semifinale (3’42”307).

Prime fasi di gara, gli azzurri in testa. Dopo la rimonta danese, l’affondo di Ganna e arriverà l’oro
Prime fasi di gara, gli azzurri in testa. Dopo la rimonta danese, l’affondo di Ganna e arriverà l’oro

Treno veloce

Qui il treno veloce che attraversa il Giappone si chiama Shinkansen, ma forse dovranno ribattezzarlo Freccia Azzurra, dopo l’impresa compiuta dai ragazzi di Marco Villa nella finale contro la Danimarca. Da brividi poi l’ultimo chilometro, quando l’Italia è passata da un ritardo di 834 millesimi al vantaggio sul traguardo di 166 millesimi: più di un secondo dato dall’Italia ai rivali, visti i 53.506 secondi impiegati per coprire la distanza contro i 54.539 dei danesi.

Anche il presidente del Coni Malagò e Dagnoni hanno voluto festeggiare con i campioni olimpici
Anche il presidente del Coni Malagò e Dagnoni hanno voluto festeggiare con i campioni olimpici

Bottino pieno

Neanche a dirlo, a condurre la rimonta nei giri finali è stato un monumentale Top Ganna, che in apertura si congratula con i danesi sconfitti e ha impressionato anche sir Bradley Wiggins, presente a bordo pista come corrispondente per Eurosport. Il segreto? E’ che Superpippo non ha mai pensato a nessun altro metallo se non all’oro: «Sapevamo di essere competitivi, quindi era da ieri sera che volevamo arrivare e fare qualcosa di grosso. Sapevamo di avere un buon paracadute, ma il paracadute non lo volevamo, perché volevamo andare in picchiata libera verso il grande risultato. Siamo riusciti a ottenerlo con tanta fatica, sudore e lavoro di squadra». 

L’arrivo di Milan ha fatto fare al quartetto il salto di qualità decisivo
L’arrivo di Milan ha fatto fare al quartetto il salto di qualità decisivo

Insonnia Milan

Parole da leader di un quartetto che era partito da quell’esperienza lampo di Rio 2016, quando erano stati chiamati a sostituire la Russia squalificata per il caos doping scoppiato all’immediata vigilia dell’Olimpiade carioca. Fra le differenze di quella squadra (che volò in Brasile con Lamon, Ganna, Bertazzo e Consonni con Scartezzini riserva) c’è l’inserimento Jonathan Milan. E proprio il ventenne friulano di Buia (paese d’origine anche di Alessandro De Marchi) è il più incredulo.

«Era un sogno, siamo riusciti a realizzarlo tutti insieme, come un vero team. Abbiamo formato un bel gruppo, non solamente noi – racconta emozionato – ho avuto un po’ di difficoltà ad addormentarmi ieri sera tra emozioni, dubbi e pensieri vari. Ero preoccupato di tirare troppo poco o di sbagliare qualcosa. Poi però, mi sono svegliato tranquillo, concentrato sulle possibilità che avevamo».

Un momento atteso per anni: l’oro olimpico: il sogno che diventa realtà
Un momento atteso per anni: l’oro olimpico: il sogno che diventa realtà

La locomotiva di Verbania

Eppure, a quattro tornate dal termine, l’impresa sembrava quasi impossibile (date un’occhiata alla progressione dei tempi nel primo foglio di questo file ufficiale). Persino la formazione femminile, presente in tribuna a fare un tifo indiavolato, stava per rassegnarsi, prima che la Locomotiva di Verbania non decidesse di trasformarsi in Shinkansen.

«Sapevamo che erano più forti su quella distanza – dice Ganna – ma anche che nell’ultimo chilometro avevamo un buono sprint per recuperare tutto il terreno perso. Pensavo a pedalare e a fare la miglior performance possibile e non alla tabella ed è arrivato il record del mondo. I ragazzi mi hanno messo nelle migliori condizioni possibili. Io, una volta che sono lanciato e ho preso il ritmo devo solo mantenere, nient’altro. Vi assicuro che fare il lavoro degli altri tre è molto più difficile». 

La giusta partenza

E così, l’abbiamo chiesto a Lamon come si lancia il quartetto a tutta. Lui ci ha risposto di aver tenuto lo stesso ritmo di ieri, ma Simone poco più in là se la ride e dice: «No no, sei andato molto più forte». Francesco poi aggiunge: «Devo trovare il giusto compromesso tra una partenza forte che non rimanga sulle gambe a tutti. Spero di averlo fatto nel limite del possibile, poi quando sono a ruota è una sofferenza fino alla fine. La mia gara dura un po’ di meno di quella degli altri, ma ce l’ho messa tutta. Andare a letto ieri con già una medaglia al collo è diverso dal giocarsi o tutto o niente, però non ci siamo rassegnati al 2° posto perché l’oro è sempre l’oro». Poi la dedica speciale per il papà: «Compie gli anni giusto oggi, per cui penso sia un buon regalo e rinnovo i miei auguri. Lui lavora in ospedale e ha seguito la gara con un suo collega».

Ottima partenza per Lamon: gli azzurri sono passati subito al comando, ma la strada fino all’oro era ancora lunga
Ottima partenza per Lamon: gli azzurri sono passati subito al comando, ma la strada fino all’oro era ancora lunga

Ruoli invertiti

Simone non bada a tecnicismi: «In finale non c’è un vero piano, alla fine l’adrenalina prende il sopravvento. Finché ne hai, vai». E così è stato fino all’apoteosi d’oro.

«Un mondiale o un europeo ti danno luce sport – aggiunge Top Ganna – l’Olimpiade credo che sia l’emblema di uno sport che magari durante l’anno non viene seguito dai media e poi ai Giochi può portare qualche ragazzo ad avvicinarsi al nostro. Quando abbiamo cominciato noi a Rio, vedevamo le altre nazioni come modelli, magari adesso qualche team ci vede da campioni olimpici come riferimento da battere».

A chi chiede a Superpippo se gli sforzi del doppio impegno siano stati ripagati dalla medaglia odierna: «Sono passate un paio d’ore da quando l’ho vinta, ci pensiamo domani».

Ganna e Consonni sono l’anima della festa, fra battute e racconti
Ganna e Consonni sono l’anima della festa, fra battute e racconti

Birra e capelli

Nunc est bibendum, bisogna festeggiarla e Filippo scherza: «Speriamo di non trovare i 7/11 (negozi aperti 24 ore su 24 qui in Giappone; ndr) aperti, perché sennò finiamo tutta la birra». Poi rivela il voto per l’oro: «Diciamo che qualcuno torna senza capelli stasera. A Villa non possiamo far nulla e ci toccherà colorarglieli o mettergli una parrucca».

Smaltita l’adrenalina e il mal di gambe, Consonni correrà la madison con Viviani
Smaltita l’adrenalina e il mal di gambe, Consonni correrà la madison con Viviani

Tocca a Elia

E a proposito del podio storico, Simone aggiunge: «Qui siamo in quattro, ma c’è tutta una nazione dietro. Volevo ringraziare Liam Bertazzo che non ha corso purtroppo, sicuramente avrebbe fatto il  nostro tempo così come tutti i ragazzi a casa». E’ il più stanco di tutti il bergamasco, ma capitan Ganna lo sprona in vista dei prossimi impegni. «Lui è come un gatto, ha sette vite». «Però qualcuna l’ho già perduta nelle scorse gare – replica Simone – domani mi concedo un po’ di riposo e mi godo Elia nell’omnium, mentre poi mi aspetta la madison».

La fame azzurra di gloria olimpica non si è ancora placata, tocca a te Elia saziarci già tra meno di 24 ore, spazzando via tutti i dubbi dei mesi precedenti.