CAVENAGO – Mezz’ora a cavallo fra i saluti di fine stagione e un viaggio indietro nei mesi. Tadej Pogacar ha lo sguardo sereno e parla con tono pacato. Si indurisce solo quando due francesi gli chiedono sui sospetti di doping, ma dopo una fiammata nello sguardo, gestisce le risposte con grande realismo. I giornalisti attorno sono pochi, quelli che lo hanno raccontato per tutto l’anno e fanno domande mirate. Ne viene fuori mezz’ora che sarebbe impossibile da sbobinare alla lettera, ma che consegna una serie di risposte davvero piene di contenuti. Domani a quest’ora il Lombardia entrerà nel vivo, per ora fuori dall’Hotel Devero i ritmi sono blandi. Non c’è l’elettricità di inizio stagione, la consapevolezza permette di vivere ogni cosa con il giusto distacco.
Siamo alla fine di una stagione molto ricca per te e l’Italia questa volta è stata uno snodo speciale. Che rapporto hai sviluppato con il nostro Paese?
Mi sono divertito molto in Italia quest’anno. Ho iniziato con la Strade Bianche e molti allenamenti lì intorno. Mi sono preparato per il Giro e anche il Tour è iniziato da qui. E domani ci sarà il Lombardia. Devo dire che l’Italia mi ha trattato bene e mi sono divertito. Spero che nei prossimi anni potrò fare qualcosa di simile.
Finora hai puntato a vittorie che non avevi mai centrato, mentre il Lombardia lo hai già vinto per tre volte. Gli stimoli sono uguali?
Di sicuro voglio prefissarmi obiettivi diversi. Ma a questo punto della stagione, il Lombardia è il Lombardia e non ci sono molte altre gare simili da fare. E’ una bella corsa da fare ogni anno e se riesco a vincerne il più possibile, a me sta bene. Sono stato qui tre volte e per tre volte ho vinto. Vedremo domani. Se ci riesco, sarò felice. Se non ci riesco, mi sarò divertito ugualmente.
Tutti ti vedono come il grande favorito, forse la vera sorpresa sarebbe se non vincessi…
Penso che nel ciclismo non sia mai facile vincere, quindi non sarei sorpreso di non vincere. Però sono pronto a dare tutto un’ultima volta. La cosa principale sarà godermi la giornata. Spero nel bel tempo e poiché non ci sono molte gare di un giorno belle come il Lombardia, vorrei godermi il percorso e la giornata, qualunque cosa accadrà.
Dove trovi la motivazione alla fine di una stagione così?
E’ qualcosa che scopri dentro di te, per la squadra e per rispettare i programmi che sono stati fatti. Se fai un cambiamento alla fine della stagione, se scegli di non partire, tocca a un altro e non lo troverei corretto. D’altra parte, queste sono belle gare e io sono in buona forma. Mi sento bene in bici, quindi perché non continuare a correre finché non posso? E soprattutto avendo la maglia di campione del mondo, penso che potrò godermi ancora di più la gara.
Vincere è bello ma non è mai facile. Nelle ultime occasioni hai scelto la fuga da lontano, nel tuo gusto come sarebbe vincere lottando con qualcun altro sino alla fine?
Andare da soli porta con sé un po’ di rischio, devi sapere come stai. Alla Strade Bianche, sin dall’attacco ero abbastanza sicuro di poter vincere. Ai mondiali ho rischiato restando fuori per due ore e mezza e non sapevo se ce l’avrei fatta. Se invece si tratta di arrivare in uno sprint ristretto oppure a due, c’è molta più adrenalina, più che correre da soli. E’ fantastico vincere una volata, ma non sono un esperto, quindi preferisco andare da solo e assicurarmi di poter vincere.
Quando attacchi da solo, come a Zurigo o all’Emilia, ti sorprende che nessuno ti segua?
In Svizzera, di sicuro c’erano corridori che potevano seguirmi, ad esempio Evenepoel. All’Emilia eravamo più vicini al traguardo, pioveva, quindi è stato un giorno piuttosto duro. Ho espresso una grande potenza, lì potevo immaginare che nessuno mi avrebbe seguito. Ma non direi, come ho letto, che ho la stessa forma del Tour. Stiamo correndo gare di un giorno, è diverso da un Grande Giro in cui devi essere performante per tre settimane. Se oggi mi mettessi sulla linea di partenza del Tour, non credo che potrei farcela. Siamo in bassa stagione (sorride, ndr), si pensa alle vacanze. Se guardiamo il singolo giorno, magari i numeri sono gli stessi del Tour, ma gli sforzi non sono paragonabili.
Qual è secondo te il miglioramento più grande che hai fatto quest’anno come corridore?
Non lo so per certo. Una parte importante di me sta crescendo. Di sicuro sto maturando, ho più esperienza rispetto agli anni passati. E ormai ho un approccio diverso con l’allenamento e anche fuori dalla bici. Devo dire che quest’anno mi sono sentito più a mio agio in bici e ho avuto degli snodi nella stagione che hanno fatto crescere la fiducia.
Quali snodi?
La prima iniezione di fiducia c’è stata al Giro. Mi sono sentito bene, non ho avuto una brutta giornata e l’ho vinto. Nel periodo dopo il Giro, non avevo molti impegni e non ci sono state persone che mi abbiano disturbato, quindi ho potuto riposare e allenarmi in quota con Urska. E’ stato un periodo piacevole e rilassante e allo stesso tempo, una buona preparazione. Quella è stata la seconda parte in cui ho capito che potevo fare molto bene il Tour. E quando mi sono presentato al via, già il secondo giorno a San Luca ho fatto uno dei migliori 5-6 minuti di potenza e da quel momento in poi, è stato un bel Tour. Niente è perfetto, ma più o meno è andato tutto come avevo pianificato.
Pensi che domani Evenepoel potrebbe darti del filo da torcere?
Questa settimana non è stata la migliore per lui. E’ stata davvero dura. Se non sei preparato mentalmente alla fine della stagione, anche per una gara sotto la pioggia o con quel tempo pessimo, non riesci a tenere duro. Se non c’è una grande motivazione per vincere gare, è difficile arrivare a giocarsela. Ma penso che per il Lombardia sia diverso. Penso che Remco sia pronto mentalmente più per la grande corsa, che per le più piccole. Quindi penso che domani proverà.
Dal 1998, c’è sospetto su chi domina in questo sport. In Francia ci sono media che hanno iniziato a dire che siccome sei molto dominante, allora aumenta anche il sospetto. Come reagisci di fronte a questo?
Il mondo oggi è così, si vedono dominatori in ogni ambito. Negli affari. Nel tennis, nel golf, nell’NBA, nel football, in qualsiasi altro sport vedi predominio dalle squadre o dei singoli atleti. Penso che ci sia sempre qualcuno che domina, finché arriva un nuovo talento, un giovane più affamato, una squadra migliore e ci saranno altri dominatori.
Cosa pensi di chi porta avanti sospetti sul tuo conto?
Il ciclismo è uno sport in cui in passato le persone facevano di tutto per ottenere dei risultati e hanno messo a rischio la loro salute. Molti ragazzi che non conosci nemmeno probabilmente hanno problemi di salute o mentali, per quello che facevano ai loro corpi 20-30 anni fa. Secondo la mia modesta opinione, penso che il ciclismo abbia sofferto molto in quegli anni. Non c’è fiducia e tocca a noi ciclisti riconquistarla. Non c’è niente che possiamo dire, se non fare la nostra gara e sperare che la gente inizi a crederci. Ma avrai sempre bisogno di un vincitore e il vincitore avrà sempre più occhi puntati addosso.
Con tanto di commenti sul suo conto?
Qualcuno penserà sempre o dirà che il vincitore è un imbroglione. Forse tra qualche generazione, la gente dimenticherà il passato, si dimenticherà di Armstrong e di quei ragazzi che facevano quello che facevano, e forse andremo avanti. Dalla mia esperienza personale, penso che il ciclismo sia uno degli sport migliori, il più pulito. Dove tutte le persone cercano di essere sane e non più malate nel nome della prestazione. Perché lo sappiamo che non puoi spingerti oltre il limite, che è meglio rimanere in salute. Se vuoi rischiare la tua salute e la tua vita per dieci anni di carriera, allora è solo uno spreco di vita ed è una cosa stupida. Ma ci saranno sempre persone invidiose e sospettose e non c’è niente che io possa fare al riguardo.
Ti capita di voltarti e guardare le vittorie di quest’anno?
Ho smesso di farlo. Al momento mi lascio trasportare dalla corrente, da una gara all’altra. Cerco di divertirmi con la squadra, ma non penso che questa stagione sarebbe potuta essere migliore di così.