La calma è la virtù dei forti e sarà per questo che Filippo Ganna è calmissimo. Per quanto possa bruciare una sconfitta per uno schiocco di dita, c’è sempre da trarne insegnamento per il futuro, sia prossimo sia più lontano. E così fa la Locomotiva di Verbania, soltanto pochi minuti dopo che, per meno di due secondi (1”74 a voler andar a contare i centesimi) ha visto volar via quella medaglia che in tantissimi, non solo gli appassionati di ciclismo, vedevano già al suo collo.
Gente da Tour
Il nostro Top Ganna però non è decollato come ci aveva abituato negli ultimi 12 mesi, dal trionfo iridato all’autodromo di Imola alle 5 cronometro vinte in serie negli ultimi due Giri d’Italia tra l’autunno e la primavera scorsi.
«Ho giocato le mie carte ed ovviamente c’è un po’ di rammarico perché eravamo tanti in pochi secondi – ha ammesso – c’è gente sul podio che era al Tour de France fino all’altro giorno e che vince corse a tappe».
In effetti, come dargli torto: sia il dominatore assoluto della crono olimpica Primoz Roglic sia il rinato Tom Dumoulin ne hanno vinti tre in due: le ultime 2 Vuelta di Spagna (per lo sloveno) e il Giro d’Italia 2017 (per l’olandese che ha ritrovato la passione per il suo lavoro). E Rohan Dennis? Sicuramente tutti ve lo ricordate a spianare la strada in salita a Tao Geoghegan Hart al Giro d’Italia, soprattutto sullo Stelvio.
Dislivello record
Con il fisico che si ritrova e visto il percorso ai piedi del Monte Fuji, Superpippo ha già fatto un miracolo.
«Prima della crono, nei giorni scorsi – racconta – avevo sentito Dario (David Cioni, allenatore della Ineos Grenadiers, ndr) e avevamo calcolato che dovevo metterci tre minuti in più, per cui direi che va bene. Qui c’erano 800 metri di dislivello, mica 200 e per me Roglic è sempre stato l’uomo da battere. Un percorso così duro l’avevo trovato soltanto in Yorkshire, dove però ero riuscito a salire sul podio. Più di così non potevo fare, magari ci riuscirò a Parigi, dove ci sarà un percorso più adatto alle mie caratteristiche, qui purtroppo era troppo dura per me. Scalatore ancora non lo sono, magari».
Nessun rimpianto
Eppure ci ha provato e per poco non ci regalava la prima medaglia olimpica a cronometro della storia.
«Riuscivo a guadagnare tanto nei pezzi in discesa e nei tratti tecnici – spiega – mentre in salita mantenevo i miei valori. Sono gli altri che vanno più forte in questo momento. Ho fatto quello che potevo e che era nelle mie corde. Sono tranquillo e non ho nessun rimpianto, perché penso che se l’Olimpiade fosse stata lo scorso anno, forse non avrei nemmeno fatto questa gara, non avevamo ancora deciso con Davide (il ct Cassani, ndr)».
Ora la pista
E ora, messa via la sconfitta, si sfreccia in pista, direzione Velodromo di Izu, dove l’aspettano Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan.
«Abbiamo rotto il ghiaccio, cominciato l’Olimpiade – sorride – ora cerchiamo di ottenere quello per cui siamo qui». A chi pensa che il doppio obiettivo abbia potuto togliergli smalto per la strada, replica deciso: «Il mio impegno era diviso in due parti, non rimpiango niente e rifarei tutto uguale».
Obiettivo quartetto
Ora metterà tutta la sua grinta per l’inseguimento a squadre: il 3 agosto ci sono le qualificazioni, il 4 le finali che mettono in palio le medaglie. Ganna carica la banda di Marco Villa.
«I ragazzi sono arrivati ieri – dice – speriamo che abbiano messo a posto anche loro il jet lag già oggi e che la gamba cominci a girare bene. Siamo fiduciosi e vediamo adesso come andranno i primi allenamenti. Se in pista andrà bene, magari non dimentico del tutto la gara odierna, ma sicuramente passa in secondo piano».