E’ quasi il tramonto quando Leonardo Basso ci risponde. Ieri il suo menu prevedeva 6 ore. Fatte tra l’altro con un clima non proprio primaverile. «Eh sì – dice il veneto di Asolo – c’erano due, tre gradi. Poteva andare peggio… ma poteva anche andare meglio!».
Leonardo, 27 anni, è alla Ineos Grenadier, la “squadra delle squadre”, quella con più campioni, più budget e più regole ferree. Farne parte è di per sé un grande onore, ma anche una grande responsabilità e a quanto pare Basso lo ha capito bene.
Leonardo, siamo di fronte ad una nuova stagione…
E’ la mia quarta da professionista e dai… va bene! La condizione è buona. Il primo grande appuntamento sarà l’Het Nieuwsblad a fine mese e quindi è tempo d’iniziare ad affinare la preparazione.
Quindi passi dalle classiche. Eppure hai un fisico da scalatore…
E’ già la terza volta che parto da qui. Mi piace, mi trovo bene. In Belgio subentrano molti fattori, non contano solo le caratteristiche fisiche. Devi essere anche mentalizzato, c’è un’atmosfera particolare, anche se quest’anno non ci sarà il pubblico. Lassù mi sento a mio agio e anche il team mi dà fiducia.
Hai detto che c’è un’atmosfera particolare, cosa ti piace del Belgio?
Senza tifosi sarà differente, però in Belgio il ciclismo è sport nazionale e questa cosa si avverte. In più il clima non è mai clemente, piove, ci sono strappi, bisogna guidare bene la bici. Insomma, servono tante capacità.
E dopo queste prime classiche?
Difficile stilare un programma, soprattutto di questi tempi. Intanto cerchiamo di essere in condizione per queste prime gare, poi vediamo quello che verrà… Per me ciascuna gara cui partecipo è la più bella di tutte, dal Laigueglia al Fiandre. Da parte mia cerco di farmi trovare sempre pronto.
Nel ciclismo di oggi però, in cui tutti puntano e si specializzano, non si rischia che questo “farsi trovare sempre pronto” non paghi? Non è più difficile per te?
I grandi campioni puntano e sono sempre più specializzati. Io con il mio ruolo da gregario imposto un allenamento diluito sull’intera stagione. E’ vero che il ciclismo è sempre più specializzato, ma la mia mentalità è quella di essere il più costante possibile da febbraio ad ottobre e in qualche modo il mio fisico me lo consente. Deve essere così per aiutare la squadra. Oggi il ciclismo è anche questo. Di sicuro è il mio modo di affrontare il professionismo.
Hai detto la parola gregario è questo il tuo ruolo?
Sì, forse la parola gregario è un po’ fuori moda, non è più come 40 anni fa. Io voglio saper fare tutto a buon livello e, se non vai per vincere, vai per aiutare. Per me non è un problema. Anno dopo anno vedo che riesco a ritagliarmi sempre più spazio in questo ruolo, poi è chiaro che non vinci. In ogni caso i valori si mostrano sempre sulla strada.
Non pensi che magari in un altro team potresti essere capitano?
No, non ci penso. Sono nella migliore squadra del mondo ed è un onore.
Complimenti Leo, idee chiare! Data questa tua visione, ci viene da pensare a Salvatore Puccio, uomo squadra per eccellenza. Lui ti dà consigli?
Io credo che aver fatto tanta gavetta mi abbia aiutato. Oggi vedi dei giovani che vanno subito forte e ne approfittano. Però fare i dilettanti è importante: ho preso batoste, ho passato momenti difficili e quelli ti servono. Ho imparato ad affrontarli, a superarli e a gestirli poi negli anni da pro’. Riesci a capire il tuo corpo, come ti devi allenare e se impari tutto ciò fai uno step importante. Con Puccio parlo, ma lo stesso con Tosatto, con Golas… da loro cerco di rubare molti dettagli con gli occhi.
Come definiresti Leonardo Basso?
Non sono uno scalatore, anche se non peso molto. Cerco di essere il più completo possibile per restare nel ciclismo moderno. Il livello è altissimo e io cerco di averne uno medio-buono su tutti i fronti. E in allenamento lavoro per questo, curando tutte le qualità.
Prima abbiamo parlato di calendari, ti piacerebbe fare il Giro?
Da italiano è un sogno essere al via del Giro. Ma sono decisioni del team. Come detto il mio ruolo è quello di farmi trovare pronto. Comunque il Giro anche se è vicino, è molto distante ancora!
Sei compagno di Moscon, sei nel gruppo delle classiche: come sta Gianni?
Abbiamo fatto due ritiri insieme. Nel primo siamo andati a Gran Canaria e nel secondo eravamo insieme nella bolla e sono stato con lui e con Ganna. Che dire, l’ho visto molto motivato e la sua gamba risponderà bene. Si è allenato forte, siamo fiduciosi.