Al Giro d’Italia Donne una Cavalli in cerca di obiettivi

04.07.2021
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Marta Cavalli è stata ieri a Prato Nevoso la prima italiana al traguardo. Quarta a 1’53” dalla Van der Breggen. Di lei aveva parlato nei giorni scorsi Dino Salvoldi, dicendo che se si riprenderà dagli acciacchi degli ultimi tempi, potrebbe essere una delle quattro titolari per Tokyo. Una… robina da poco, insomma, anche se in realtà la prospettiva le toglie vagamente il sonno. Lei se la ride, ma la tensione sta salendo. E’ tutto un fatto di obiettivi. E il piazzamento di ieri si potrebbe dunque leggere in quest’ottica, al centro della prima stagione con la Fdj-Nouvelle Aquitaine, in cui avrebbe dovuto soltanto imparare, ma sta bruciando le tappe, con una serie di risultati che davvero lasciano ben sperare.

Alla presentazione delle squadre, la Fdj Nouvelle Aquitaine di Marta Cavalli, la 3ª da destra
Alla presentazione delle squadre, la Fdj Nouvelle Aquitaine di Marta Cavalli, la 3ª da destra
Complimenti, ma andiamo con ordine: quali acciacchi hai avuto?

Grazie, ma c’è l’imbarazzo della scelta. Praticamente da dopo il Fiandre non ho più trovato non tanto la condizione, quando piuttosto la continuità. Poi mi è venuto fuori il problema al ginocchio in Belgio. Quindi sono caduta in Spagna. E alla fine, prima dei campionati italiani, è saltato fuori un virus intestinale che mi ha debilitato non poco. Perciò sono al Giro d’Italia Donne senza obiettivi precisi, soprattutto non sapendo nulla delle Olimpiadi.

Cosa c’entrano le Olimpiadi?

Se sapessi di andare, mi metterei l’anima in pace e il Giro potrebbe essere un ottimo blocco di lavoro. Mi preme assolutamente far sapere al cittì e a chi segue questo sport che ci metto tutta me stessa nella preparazione e negli allenamenti. Poter avere chiari i propri obiettivi aiuta però a lavorare meglio.

Il segnale di ieri è comunque incoraggiante, no?

Decisamente, dopo che il Giro era cominciato con un altro po’ di sfortuna. Nella cronosquadre ho bucato e per non perdere terreno, mi hanno lasciata indietro e ho perso 2’12”. Adesso si tratta di recuperare tappa dopo tappa. Anche perché sempre durante la crono la nostra leader, Cecilie Ludwig, è caduta, abbiamo beccato un ritardo di 1’46” e lei ha passato la serata in ospedale.

Come sta?

Adesso bene. Temeva di aver rotto la clavicola, solo che per fare tutti gli esami non ha potuto fare defaticamento dopo la crono, quindi è arrivata alla prima tappa di montagna un po’ in affanno (il ritardo della danese è stato di 5’53”, ndr).

Cosa ti pare di questa prima parte di stagione?

E’ vero che stanno venendo dei risultati migliori delle aspettative, ma questo non fa cambiare gli obiettivi, il team non ha alzato le pretese. Dopo la Course by LeTour, in cui non sono andata tanto bene (Marta si è piazzata 13ª a 8”, ndr), mi hanno detto che non era assolutamente un problema e che sono qui per imparare.

Ieri hai perso dalla Van der Breggen: lei davanti agilissima, tu dietro un po’ più dura: cosa ti manca per raggiungere quel livello?

Credo che sia una differenza soprattutto di maturazione fisica. Tecnicamente siamo simili. Anna non ha una progressione violenta, non è una scalatrice. Accelera e poi fa la differenza col passo, come me, facendo ovviamente le debite proporzioni. Lei ha 31 anni, io ancora 23 e so di dover crescere tanto anche atleticamente. Per fortuna a fine anno smetterà…

Nelle fasi di avvicinamento alla salita finale, era chiaro che avesse nelle gambe la forza giusta
Nelle fasi di avvicinamento alla salita finale, era chiaro che avesse nelle gambe la forza giusta
In realtà dice che lo farà dopo Tokyo ed è strano, con il mondiale in Belgio.

Ma infatti vedrete che si farà convincere…

La tappa di ieri era fra quelle cerchiate di rosso?

La prima di questo Giro, confermo. Poi è molto bella quella che fa il giro del lago di Como, sulla quale mi dicono che puntino in tante. Infine la penultima sul Matajur, anche quella ha un bel cerchio.

Tempo fa si parlava con il tuo ex tecnico Arzeni alla Valcar del fatto che per migliorare in salita tu abbia perso un po’ di spunto. Te la sentiresti di andare a Tokyo e garantire di poter fare la tua volata oppure, seguendo il ragionamento di Salvoldi, vedresti bene una Bastianelli in squadra?

Potrebbe essere, casomai andassi, la mia prima Olimpiade. Certo, se la corsa si mettesse in un certo modo, potrei buttarmi anche in volata. Però è vero che un po’ di spunto l’ho perso e che una come Marta è molto veloce dopo una corsa dura. Per cui per avere la sicurezza, lei sarebbe la carta giusta.