Consonni 2 / Il blackout della madison e il rinnovo Cofidis

18.08.2021
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Consonni si schiarisce la voce. I giorni dell’oro gli resteranno dentro per tutta la vita, mentre ora gli toccherà trovare il modo per lavare l’affanno della madison finita male. Se il secondo posto ai mondiali U23 di Richmond ha avuto bisogno di un oro olimpico per finire alle spalle, immaginiamo quanto a lungo ancora Simone continuerà a rimuginare sul passaggio a vuoto finale.

Può essere stato un calo di tensione?

Non credo. Le prime ore dopo l’oro sono state bellissime, però ero già concentrato sul fatto che la mia Olimpiade sarebbe finita due giorni dopo e non vi nego che è stato è stato brutto chiuderla così. Ci tenevo perché avevo lavorato tanto. Col mio preparatore avevamo deciso di non fare corse su strada, tipo il Sardegna, e di stare invece per 8 giorni sullo Stelvio. Da solo. Ho fatto lavori di 50 minuti-un’ora in previsione della madison, con variazioni dai piedi dello Stelvio fino in cima. Ci credevo, perché è una disciplina che mi piace e poi con Elia volevo veramente finire questi due anni con una medaglia olimpica.

Invece?

Non so se è stato un fatto inconscio, ma purtroppo il mio fisico quel giorno era zero, come fossi un’altra persona. L’ho sentito appena siamo saliti in pista. Avevo fatto un po’ di risveglio muscolare di mattina, con sensazioni ottime. Ero sereno, mentre prima dei quartetti comunque c’era tensione. Eravamo tranquillissimi perché la nostra Olimpiade comunque era stata ottima, però purtroppo il ciclismo è così. Sta di fatto che ieri in bici ho pensato più alla madison che al quartetto. Quando qualcosa non va, ci penso e cerco di capire dove ho sbagliato. Sono molto severo con me stesso e quindi cerco di capire per la prossima volta.

Simone Consonni, Elia Viviani, Tour Down Under 2020
Consonni è arrivato alla Cofidis nel 2020 con Viviani campione d’Europa
Simone Consonni, Elia Viviani, Tour Down Under 2020
Consonni è arrivato alla Cofidis nel 2020 con Viviani campione d’Europa
Prima di rinnovare con Cofidis, hai sentito Elia?

E’ stata la prima cosa. Mi sono subito trovato bene in questa squadra. Non mi hanno mai fatto mancare niente e mi hanno permesso di concentrarmi sulla pista senza alcun cambiamento di programma. Con Elia ci siamo detti la verità. Gli ho parlato dell’offerta, ma lui non sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Mi ha consigliato di firmare se me la sentivo e la proposta era buona. Se lui fosse rimasto, ci saremmo organizzati. Se lui fosse andato via, fra noi non sarebbe cambiato nulla. Se sono in questa squadra e ho fatto questi due anni, con un terzo al Tour e un secondo al Giro, lo devo soprattutto a lui, perché sennò la Cofidis non ci sarebbe stata nella mia carriera. 

Sei riuscito a tirare un po’ il fiato?

Mi sono riposato per 13 ore sul volo di ritorno. Sono rimasto per due giorni a casa, dove mi hanno fatto la festa i miei familiari e gli amici del club. Poi ho fatto un weekend a Jesolo con Alice (Alice Algisi, la sua compagna, ndr), ma con la bici al seguito. Ho iniziato lì a fare un po’ di ore. Ne ho fatte 3-4-4 in tre giorni, poi li raggiungevo in spiaggia e praticamente dormivo tutti i pomeriggi sotto l’ombrellone perché ero finito. Però Alice se li meritava questi tre giorni di relax, visto che anche lei è stata veramente presa dalla preparazione olimpica. Penso che abbia sofferto più lei di me. Durante i ritiri è rimasta a casa spesso da sola e quando avevo qualche problema, lei è stata la mia spugna e ha dovuto tamponarli.

Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice al traguardo di Monselice al Giro del 2020
Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice al traguardo di Monselice al Giro del 2020
Elia Viviani fu la tua ispirazione, ci pensi che il tuo oro potrebbe ispirare un ragazzino a sognare quel podio?

Stamattina mi è uscito un repost della storia di Elia quando vinse l’oro a Rio. L’ho sempre visto come un idolo, io che non ho mai avuto un idolo da piccolo perché non guardavo le corse. Ricordo ancora la prima volta che l’ho visto al campionato europeo di Anadia in Portogallo, io junior e lui U23. Aveva vinto lo scratch e parlava della doppia attività strada-pista. L’ho sempre visto come una persona da cui imparare ed è bello pensare che oggi potrebbe esserci un ragazzino che guarda me allo stesso modo. I giovani stanno crescendo, ci sono tanti ragazzini e magari per le Olimpiadi di Parigi fra tre anni, invece di dover scegliere fra 9, Villa dovrà farlo tra 15. E quindi un’altra pacca sulla spalla non gliela toglierà nessuno