Preciso come un orologio svizzero, quante volte avremo detto questa frase. Da oggi con il successo di Stefan Kung potremo dire “preciso come un cronoman svizzero”. Il 27enne elvetico ha bissato la medaglia d’oro dell’anno scorso nella prova contro il tempo degli europei battendo Filippo Ganna (argento per 8”) e Remco Evenepoel (bronzo per 15”) col suo connazionale Stefan Bissegger quarto a 23”. A Trento è andato in scena un tripudio rossocrociato a tutti gli effetti contando anche la vittoria al mattino di Marlen Reusser.
Attesa di Ganna
Tutti ci aspettavamo Ganna, ma a lui non possiamo chiedere e pretendere che vinca ogni cronometro che disputa. Anche perché sa bene che fino a qualche anno fa non era a questi livelli e che adesso c’è un equilibrio maggiore tra gli specialisti. In conferenza stampa analizza con estrema lucidità e tranquillità un risultato che gli ha tuttavia dato una medaglia d’argento e che arriva dopo un oro nel Mixed Relay che sente particolarmente.
«Diciamo – spiega Ganna – che la crono si gioca sui secondi, quindi non è un rammarico. Se dovessi pensare di cedere la maglia di ieri, non sarei io. Sono soddisfatto delle scelte fatte e penso che sia un bel blocco di lavoro in vista della cronometro mondiale. Ora penso a recuperare in vista della prova in linea degli europei dove cercheremo di farci vedere e fare bene. Poi penseremo alla domenica dopo ancora (il 19 settembre si correrà il mondiale crono, ndr), dove ci sarà da vedere cosa salterà fuori, visto che oggi ne mancavano diversi di avversari. La cosa positiva è che siamo tutti lì in pochi secondi, come alla crono delle Olimpiadi. Adesso le piccole cose fanno la differenza e ci sarà da calcolare bene il passo da tenere, le energie con cui arrivare e trovare ogni volta quel secondo in meno rispetto all’avversario».
Mentre l’azzurro parla, Kung lo ascolta, annuisce alle sue considerazioni e con un pizzico di soddisfazione pensa a ciò che ha appena fatto. Lo sentiamo.
Stefan hai bissato la medaglia d’oro dell’anno scorso e forse ha un sapore più dolce, un risultato davvero fantastico.
Sì, è sempre difficile vincere indipendentemente da chi si schiera alla linea di partenza. Oggi c’erano praticamente quasi tutti i più grandi specialisti al mondo, ma ero fiducioso nelle mie possibilità. Mi sentivo di avere una buona forma, soprattutto dopo i buoni risultati al Benelux Tour, dove ho fatto le prove generali per questa gara (Kung è arrivato terzo nella crono di Lelystad vinta da Bisseger su Affini, ndr). Oggi avevo un piano in mente e l’ho portato a termine come mi ero preposto.
Quale piano?
All’intermedio ero leggermente indietro, però non mi sono lasciato sfiduciare e sapevo che sarei andato a riprendere l’atleta che era davanti a me (Cavagna era partito un minuto prima, ndr). Quando l’ho ripreso è stata una iniezione di fiducia che mi ha permesso di dare tutto fino all’ultimo secondo. E non ho mollato fino all’ultimo, perché so bene che è questioni di secondi tra vincere e perdere.
I tuoi avversari ti mettono sempre tra i favoriti, Ganna dopo il Mixed Relay ha fatto il tuo nome ma spesso molti addetti ai lavori sembra che non ti prendano troppo in considerazione. Come vivi questo aspetto anche in vista del Mondiale?
Da un anno a questa parte mi sono avvicinato alla vittoria sempre di più. Tanto volte l’ho sfiorata, sono sempre stato battuto da qualcuno di diverso e sono sempre stato dato tra i non favoriti. Oggi ho dimostrato che sono riuscito a sconfiggerli tutti. L’obiettivo nei prossimi dieci giorni è quello di cambiare questa maglia (domenica 19 settembre ci sarà la crono iridata, ndr) in qualcosa di più prestigioso. Il risultato di oggi è stata una iniezione di fiducia fondamentale a livello mentale.
A proposito di successi sfiorati, nella quinta tappa al Tour ti ha battuto Pogacar un po’ a sorpresa proprio a cronometro. Eri più deluso o incredulo?
Cosa posso dirvi. Immaginate di essere primi in una crono importante. Una gara di trenta minuti che però ti richiede ore e ore di allenamenti, di preparazione, di test e di ottimizzazione per sistemare ogni minuscolo dettaglio. Ti presenti in pedana, disputi la migliore prova della tua vita, sai che quasi non potevi fare di più. Ti siedi sulla hot seat, pensi di aver battuto tutti: Roglic, Van Aert, Asgreen, insomma tutti i più forti. Inizi a crederci, pensi che forse ce l’hai fatta…
Invece?
Invece arriva Tadej e ti straccia di 20”. Direi che è più di una semplice delusione, è pura frustrazione. Perché veramente non potevo fare di più. E soprattutto lui non mi sembrava tra i più accreditati. Forse essere leader della generale del Tour gli ha dato una sorta di vantaggio perché in corsa era più protetto. Poi lui ha una capacità di recupero fantastica. Tutti questi fattori alla fine hanno fatto la differenza.
Oggi il ciclismo svizzero ha fatto una grande doppietta con l’oro tuo e della Reusser. Una giornata di gloria per voi.
Sì, è vero. Ieri con lei stavamo parlando e mi ha detto: «Secondo me vinceremo». Di solito uomini e donne non hanno mai l’opportunità di stare e allenarsi assieme, abbiamo programmi diversi. Solo in questi eventi possiamo farlo e scambiarci un po’ le nostre sensazioni e opinioni. Quando ci siamo visti, abbiamo parlato di questa prova e alla fine lei ha avuto ragione. Abbiamo vinto entrambi, è davvero incredibile. Siamo un Paese piccolo, con pochi ciclisti, quindi è una grandissima soddisfazione essere riusciti in questo risultato. Senza dimenticarci che Bissegger è arrivato quarto. Il lavoro che sta facendo la nostra federazione è veramente ottimo e ogni volta che facciamo queste manifestazioni è come se tutti i pezzi andassero insieme e fossimo una macchina che funziona veramente bene.