Allarme soprasella, Conca e Masnada tra i tanti

03.11.2023
6 min
Salva

Due casi in pochi mesi. Due stagioni martoriate da questo “infortunio”. Fausto Masnada e Filippo Conca sono due dei tanti casi che hanno riscontrato problemi al soprasella. Situazioni simili, non uguali, che portano alla luce una piaga a cui molti ciclisti ogni anno vanno malauguratamente incontro. 

Filippo e Fausto per ripartire sono dovuti ricorrere all’operazione chirurgica. Entrambi si sono affidati all’esperienza del Chirurgo maxillo facciale, Antonino Cassisi: «Spero che questo articolo sia letto da più persone possibili e che aiuti a sensibilizzare chi si trova a fare i conti con questa condizione. E’ un problema risolvibile con una diagnosi mirata. Masnada ha perso più di un anno e di recente ho operato un ex dilettante che ha dovuto smettere dopo anni senza sapere di cosa stava soffrendo». 

Antonino Cassisi chirurgo che in passato ha operato anche Vincenzo Nibali
Antonino Cassisi chirurgo che in passato ha operato anche Vincenzo Nibali
Partiamo con lo spiegare di cosa si tratta…

Innanzitutto loro (Masnada e Conca, ndr) non sono gli unici, sono solo gli ultimi di una lunga lista. E’ una condizione molto comune a questi atleti, se noi pensiamo che passano parte della loro vita su un sellino piccolissimo. Cinque o sei ore al giorno di allenamento più le gare su una zona che di per sé è molto delicata. Ci sono delle ghiandole sebacee particolari, ci sono ghiandole sudoripare. Se non si è maniacali nell’igiene di quella zona, è chiaro che poi si comincia con una follicolite e poi si passa ad una piccola cisti e infine si arriva ad avere delle cisti di dimensioni anche di 10 centimetri. E’ una zona molto particolare, dove tra l’altro ci sono anche degli spazi proprio anatomici, per cui certe volte capita che delle cisti sembrino più piccole di quelle che in realtà sono, perché si insinuano in questi spazi. 

Quali sono le cause?

Fondamentalmente lo sfregamento continuo in una zona molto delicata. Spesso vediamo delle semplici micosi nella zona inguinale nelle persone normali. Immaginiamo in questi atleti che continuamente sfregano per ore al giorno. 

Come si può prevenire?

Con un’igiene scrupolosa. Per igiene, io consiglio sempre la depilazione completa in tutta la zona del perineo e nella zona inguinale. E’ importante tenere quell’area sempre molto asciutta. Dopo la doccia è fondamentale asciugarsi molto bene. E’ una cosa banale ma può essere determinante. Usare creme particolari non serve, è meglio usare un po’ di talco. 

L’infezione ha costretto Conca a concludere la stagione anticipatamente
L’infezione ha costretto Conca a concludere la stagione anticipatamente
L’igiene anche del pantaloncino…

Esatto. In ogni squadra sarebbe molto utile che ognuno pulisse il proprio. Non tutti in una lavatrice perché anche questo può portare ad una contaminazione batterica, che in caso di infezione si traduce in un processo infiammatorio. Tant’è vero che appena somministriamo l’antibiotico specifico agli atleti, quasi sempre la cisti si riduce a tal punto che poi può essere operata. Perché quando queste cisti sono molto infiammate non possono neanche essere operate. 

Si arriva in dei casi a un’infezione…

In un area così delicata avere una cisti di 10-12 centimetri è una condizione molto impegnativa per il fisico. Essendo atleti di alto livello, una terapia antibiotica non è proprio l’ideale. Come sappiamo, gli antibiotici in atleti di altissimo livello, che sono sottoposti a sforzi enormi, possono avere conseguenze anche sui tendini e sui muscoli. Ci sono degli antibiotici che noi non diamo proprio per questo, perché sappiamo che possono determinare lesioni tendinee o muscolari. Quindi è chiaro che non è una situazione facile. Appena cominciano i primi sintomi, che può essere anche solo un foruncolo, bisogna  intervenire con l’antibiotico e possibilmente anche con l’escissione. Perché ormai è esperienza comune che quando una cisti sebacea si infetta, anche se gli si dà la terapia antibiotica, se non si fa un’asportazione chirurgica dopo qualche mese ritorna perché è sottoposta allo stimolo di sfregamento. La frizione meccanica che c’è in quell’area è devastante.

Prima dell’operazione Conca ci disse che doveva rimanere a riposo assoluto…

Assolutamente. Se ci si allena in bici, si infiamma e se si erano fatti due passi avanti se ne fanno dieci indietro. Si può fare palestra e qualche passeggiata per mantenere un po’ di allenamento. Tutto questo però perché Filippo è arrivato ad uno stadio avanzato che ha richiesto una fase pre operatoria importante. 

Fausto Masnada dopo l’operazione ha ripreso la stagione risolvendo chirurgicamente il problema al soprasella
Fausto Masnada dopo l’operazione ha ripreso la stagione risolvendo chirurgicamente il problema al soprasella
In cosa consiste l’operazione?

Dipende perché in Masnada ho fatto un certo tipo di intervento in quanto la problematica era diversa. In Filippo ho fatto un altro tipo di intervento perché la problematica era un’altra ancora. In altri ho fatto l’escissione di una cisti vera e propria. Quindi dipende e va valutato. Non è che sempre si presenta con le stesse problematiche, non sono sempre uguali, certe volte c’è una ciste ben formata che si fa sfiammare con la terapia antibiotica e poi fai un’escissione e la si porta via. In altri invece devi portar via del tessuto dove ci sono delle ghiandole che si sono infiammate. In Conca, per esempio, ho dovuto asportare un tessuto fibroso perché quando queste cisti poi vengono trattate come nel suo caso con una terapia antibiotica molto importante, anche endovenosa, a quel punto si forma proprio una fibrosi.

I tempi di recupero ovviamente variano in base anche a questo?

No, anche se dipende dalla grandezza, l’estensione, per esempio. Masnada era molto estesa. Filippo era un po’ più particolare, l’incisione chirurgica è stata meno estesa, anche se è stata importante. Dopo un mese loro possono riprendere appieno la loro attività e questo vale per tutti. Dopo due settimane, la ferita è guarita. A quel punto, si consiglia sempre di finire tutta la fase post operatoria comunque perché c’è sempre l’edema chirurgico, il gonfiore post operazione.

Il lavaggio del pantaloncino è un passaggio fondamentale della prevenzione (foto Mantel)
Il lavaggio del pantaloncino è un passaggio fondamentale della prevenzione (foto Mantel)
Rimane il rischio di una ricaduta?

No, nella zona dove in genere si fa l’intervento no. E’ vero, si può formare dall’altra parte o in altro posto. E questo nessuno lo può dire. Il segreto è la prevenzione

La tipologia di detersivo può incidere nella prevenzione? Oggi si utilizzano prodotti ecologici e quantità sempre minori…

No, non direi. Conta più, come ho detto lavare singolarmente i pantaloncini ed evitare il contatto con altri. Perché magari uno ha una micosi e non lo sa o la sottovaluta perché sente solo prurito. 

Ha visto un aumento di questi casi?

Aumento no, ma si sta sensibilizzando. Stanno venendo sempre più da me perché ormai si sta spargendo la voce. Molti ragazzi non si rendono conto e dicono: «Vabbè, un po’ di rossore». Invece basterebbe una visita e dire: «No aspetta un attimo, guarda che il problema può diventare più serio». Masnada per questo motivo è stato fermo un anno. Bisogna saper fare diagnosi. Faccio questo lavoro da quarant’anni e io quando l’ho visto gli ho detto: «Guarda, il problema io te lo risolvo. Bisogna intervenire e si sarebbe potuti intervenire prima. Se l’avessi visto l’anno scorso, sicuramente sarebbe stato diverso».

Conca riparte dopo due mesi senza bici (come Masnada)

22.10.2023
6 min
Salva

CALDARO – Siamo in Trentino per il training camp di Q36.5 pronti a partire per un itinerario gravel, propensi a testare il materiale tecnico del marchio bolzanino. Ivan Santaromita (ex campione italiano, nonché tester e consulente R&D per Q36.5) ci sta parlando delle innovazioni tecniche che il brand sta progettando per il prossimo futuro. Vediamo arrivare un ragazzo alto, vestito con l’abbigliamento da riposo del Q36.5 Pro Cycling Team. «Oggi non pedalo con voi – dice sorridendo amaramente Filippo Conca – anzi a dir la verità non pedalo da inizio settembre». 

Proprio così, vi avevamo raccontato dell’infortunio di Fausto Masnada un mese fa e oggi troviamo con lo stesso medesimo problema al soprasella Filippo Conca. Un’infezione che lo ha costretto a riporre la bici in garage per due mesi senza altre possibilità. Per lui un anno complicato, ricco di aspettative, ridimensionate a seguito di tanti intoppi susseguitisi uno dopo l’altro inesorabilmente. 

Conca ha scelto il Q36.5 Pro Cycling Team dopo due anni in Lotto Dsnty
Conca ha scelto il Q36.5 Pro Cycling Team dopo due anni in Lotto Dsnty
Com’è andato questo tuo anno?

Un quarto di anno. Squadra nuova, tutto partiva da zero anche per loro. Le ambizioni erano comunque alte, sia come team sia per me stesso. L’anno scorso, a fine stagione, finalmente ero riuscito a trovare continuità, due o tre mesi senza problemi e stavo raccogliendo bene alla Vuelta. Alla diciassettesima tappa ho ripreso il Covid, quindi la stagione è finita anche lì in modo brusco. Dopo un bell’inverno ho iniziato bene, avevo buone sensazioni già a gennaio e febbraio alla Valenciana. Dopodiché al Tour of Rwanda sono stato male per colpa di un virus intestinale dopo solo un giorno di gara. Alla Strade Bianche comunque, non sono andato forte, ma col livello che c’era, neanche pianissimo, cioè mi sono staccato sul Monte Sante Marie da 50 corridori.

Poi?

A quel punto, sono andato alla Tirreno-Adriatico. I primi due o tre giorni stavo bene, poi tutto d’un colpo, da un giorno all’altro ero morto, mi staccavo prima dei velocisti e non si capiva il perché. Avevo un mal di schiena forte, non riuscivo a dormire, però non avendo né tosse né raffreddore, non abbiamo pensato neanche di fare un tampone Covid. Così ho fatto un mese completamente senza forze, fino a quando ho iniziato avere problemi respiratori. Tutte le volte che ho avuto il Covid ho sempre avuto problemi analoghi. Per 20-30 giorni, era difficile sia camminare che andare a 30 all’ora. Quindi molto probabilmente avevo passato il Covid senza essermene accorto.

Qui Conca all’italiano di Comano Terme con alla sua ruota Simone Velasco
Qui Conca all’italiano di Comano Terme con alla sua ruota Simone Velasco
Questo ha complicato la tua stagione?

Sì perché continuavo ad allenarmi, ma andavo sempre più piano, fino a quando poi abbiamo deciso di fermarci a inizio aprile. La squadra mi ha fatto un test VO2 Max e abbiamo visto  che avevo perso 12 punti di VO2 Max e 80 watt in soglia nonostante non avessi mai interrotto gli allenamenti fino a quel giorno. Da lì ho dovuto ricostruire tutto da capo, altura a Livigno e quant’altro, a fine aprile ho ripreso con le corse. Gare diciamo non adattissime, però facevo il mio, cercavo di aiutare la squadra, giustamente perché ero stato fuori la prima parte di stagione.

Quando hai rivisto la luce?

Finalmente sono riuscito a raggiungere un buono stato di forma all’italiano e ho fatto ottavo. Una piccola dimostrazione che mi ha dato fiducia per proseguire a testa bassa. In quelle situazioni ti aggrappi anche a risultati così. Alla sera dell’italiano sono partito e sono stato a Livigno 26 giorni, poi sono sceso e ho corso subito in Spagna dove ho ritrovato una buona gamba.

Poi cos’è successo?

Mi sono allenato ancora a casa e dopo 20 giorni sono andato a Burgos, dove è successo il misfatto perché ho fatto le prime tre tappe forte. Alla terza sentivo di stare bene, mi sono risparmiato per tutto il tempo, quando poi è arrivata la salita l’ho presa a tutta e sono rimasto subito da solo. Dopo tre, quattro minuti, tutto d’un tratto, sono esploso come se di colpo mi fossi surriscaldato. E’ una cosa di cui non avevo mai sofferto ed è suonato un campanello d’allarme. Con il dottore ci siamo accorti dell’infiammazione al soprasella, ma non abbiamo collegato le due cose. Nell’ultima tappa, sono stato malissimo, ho sofferto tutto il giorno e poi dopo l’arrivo febbre, vomito, mal di testa e l’ascesso tutto insieme. Da lì si è fermata la mia stagione…

Il Covid e l’infezione hanno alterato la stagione e la condizione fisica di Conca
Il Covid e l’infezione hanno alterato la stagione e la condizione fisica di Conca
E adesso?

Ho fatto l’operazione come ha fatto Masnada. Si rimuove l’ascesso e si riparte da zero. Infatti l’intervento è stato fatto dallo stesso chirurgo che ha operato Fausto.

Riprenderai la bici a novembre dopo 50 giorni. Ti aspetta un inverno anomalo?

Più o meno partirò nello stesso periodo, forse un po’ più tardi degli altri anni, perché di solito parto a inizio novembre. Anche se gli altri anni stavo fermo 20 giorni, dipendeva dall’annata, adesso però ripartirò da zero. 

Come ti sei tenuto in forma in questi due mesi senza bici?

In realtà ho provato a prenderla qualche volta quando l’infiammazione si sgonfiava, ma ogni volta facevo un danno più grosso. Così in accordo con i preparatori sto facendo camminate e molta palestra. Sono anche curioso di vedere come andrà, perché comunque non ho mai lavorato così tanto sulla forza. Pensavo di mettere molti più chili con la palestra. Proverò a far tutto l’inverno, tenendo gli allenamenti in palestra due volte a settimana.

La cronometro quest’anno gli ha regalato la terza top 10 stagionale
La cronometro quest’anno gli ha regalato la terza top 10 stagionale
Per quanto riguarda il team come ti sei trovato quest’anno in Q36.5?

Mi sono trovato bene. Comunque l’ambizione della squadra è alta, gli sponsor sono molto buoni, quindi c’è anche budget per lavorare bene. Il primo anno non è mai semplice, però credo sia stata un’annata positiva per la squadra.

Senti di aver trovato il tuo giusto spazio, sai che lo troverai anche anno prossimo?

Sì, a dir la verità, ho scelto di venire qua per questo. Sono professionista da tre anni e nelle poche occasioni in cui sono riuscito a trovare anche solo due mesi di costanza, che è pochissimo nel nostro sport, ho trovato un ottimo livello di performance. Con continuità potrei arrivare a livelli importanti anche di risultato. La possibilità di rinnovare in Lotto-Dstny ce l’avevo, però ho preferito cambiare aria. Il ruolo di gregario non lo disdegno, certo preferirei farlo in una squadra WorldTour italiana. Però qui sento che posso giocare le mie carte e mettermi a disposizione quando serve. Il tutto dimostrando di essere all’altezza anno dopo anno. 

Il tuo “quarto di anno” si è concluso. Ora obiettivi e ambizioni sono tutti spostati al 2024. Si parla di Giro d’Italia per Q36.5. Se così fosse?

Voglio esserci. Dovevo farlo nel 2022, ma il Covid me lo ha tolto due giorni prima del via. 

Masnada saluta Bagioli: «Le squadre cambiano, l’amicizia resta»

29.09.2023
5 min
Salva

Il finale di stagione di Fausto Masnada scorre lento verso le ultime gare del calendario. Il bergamasco si gode le fatiche e le gioie di essere tornato in gruppo a fare quello che ama di più: pedalare. Per Masnada il futuro ha il sapore dolce della tanto sperata rinascita, ma anche quello amaro dell’addio. Chi saluta però non è lui, ma Andrea Bagioli. I due dopo quattro anni insieme alla Quick Step si saluteranno a fine stagione.

Il gruppo di italiani alla Soudal-Quick Step ha creato una famiglia nella formazione belga. Nella foto manca Ballerini
Masada eBagioli, più Cattaneo e Ballerini: una famiglia all’interno della Souda-Quick Step

“Lontani da casa”

Correre in una squadra straniera non è semplice, ci si trova in un contesto differente e lontano da casa. Modi di pensare, di dire e di fare che differiscono a volte dalle abitudini quotidiane. 

«Siamo stati in una squadra belga per quattro anni – dice Masnada – in questa stagione di italiani eravamo in 4: Ballerini, Cattaneo, Bagioli ed io. Tra connazionali si lega sempre di più, soprattutto quando si condividono più stagioni insieme. Molti dicono che manca una WorldTour italiana per il prestigio del nostro ciclismo, io dico che manca anche per il divertimento. Lo vedo qui in Soudal Quick Step, dove i belgi hanno creato una grande famiglia, di contro noi italiani abbiamo cercato di formare la nostra piccola famiglia. Quello che ho con Bagioli non è un rapporto di lavoro, ma di amicizia vera, anche al di fuori del ciclismo».

Masnada e Bagioli corrono insieme alla Quick Step dal 2020
Masnada e Bagioli corrono insieme alla Quick Step dal 2020
Cosa vi ha portato a legarvi?

Siamo così diversi che alla fine ci siamo trovati, anche grazie al mio modo di fare estroverso. Bagioli è un ragazzo che ti ascolta sempre e ti dà consigli, anche se i calendari spesso sono differenti ci sentiamo spesso al di fuori della corsa. Quello che mi piace di Andrea è che ti cerca e scrive anche quando il ciclismo non c’entra. 

Cosa vuol dire essere amici al di fuori della bici?

Che le nostre ragazze si frequentano e sono diventate amiche, ci scriviamo e ci vediamo durante tutto l’anno. Per esempio ora stiamo organizzando le vacanze di fine stagione insieme. In un mondo di gente con il coltello fra i denti è bello avere qualcuno di cui puoi fidarti

Come si è evoluta questa amicizia?

Ci siamo trovati spesso in camera insieme durante i ritiri. All’inizio lui era più chiuso a causa del suo carattere timido, ma sono riuscito a “scardinarlo”. Bagioli mi ha dimostrato negli anni che mi vuole davvero bene, come in questi mesi difficili dove non ho corso. Lui è stato uno dei pochi, se non l’unico, compagno di squadra che mi ha scritto ed è venuto a trovarmi. Quando ho deciso di operarmi mi ha dato tanto supporto e mi ha detto che secondo lui stavo facendo la cosa giusta. 

L’amicizia è andata oltre la bici, i due trascorrono molto tempo insieme anche nel tempo libero, qui insieme alle fidanzate
I due trascorrono molto tempo insieme anche nel tempo libero, qui insieme alle fidanzate
Se pensi alla vostra amicizia qual è la prima cosa che ti viene in mente?

Un episodio che ci ha fatto ridere parecchio è stato al Catalunya del 2022, quando ha vinto la tappa di Barcellona. Io nelle prime tappe ero stato male e mi sono ritirato, prima di andare via gli ho detto: “Vinci e dedicami la tappa, ci conto”. Bene, Andrea ha vinto e non ha esultato perché non si era reso conto di averlo fatto, pensava di aver davanti altri corridori. Devo ammettere che mi ha fatto ridere tantissimo. 

Un episodio in cui ti ha fatto arrabbiare c’è?

No. E’ troppo moderato per perdere la pazienza, è lui che si arrabbia con me (ride, ndr). Sono io che lo prendo in giro e gli rompo le scatole, sono uno curioso che vuole sapere tutto e dopo un po’, ogni tanto, perde la pazienza. 

Nel 2024 avrete una maglia diversa in gruppo, come ti senti?

Sicuramente in gara si può scordare di ricevere un aiuto da me (ride ancora, ndr). Rimarrà però sempre un amico, con certe persone costruisci dei legami di amicizia e lo capisci con il tempo. Non è dopo una stagione in squadra insieme che ti fa legare, ma tutto si costruisce durante gli anni. Dopo tre anni ti accorgi di chi hai davanti e dello spessore umano. Posso dirvi che saremo amici comunque: puoi vestirti come vuoi ma quello che abbiamo passato insieme rimane

La loro amicizia continuerà nonostante il cambio di squadra di Bagioli
La loro amicizia continuerà nonostante il cambio di squadra di Bagioli
Quindi vacanze e allenamenti sempre insieme anche in futuro?

Assolutamente. “Bagio” lo vedo come una di quelle persone che incontrerò sempre nella vita, anche una volta smesso di correre. E’ con lui che mi immagino di uscire a fare una cena insieme alle nostre ragazze o altro.

Speri di non dovervi giocare un arrivo a due allora?

No, no – ride – se arriviamo a fare una volata mi batte, devo staccarlo nell’ultimo chilometro. A proposito, mi è venuto in mente un aneddoto. 

Al Giro di Lussemburgo una scommessa su chi sarebbe arrivato davanti nella cronometro, ha vinto Masnada
Al Giro di Lussemburgo una scommessa su chi sarebbe arrivato davanti nella cronometro, ha vinto Masnada
Dicci…

Al Giro di Lussemburgo, prima della cronometro ha voluto fare una scommessa. Mi ha detto che a cronometro mi avrebbe battuto, ovviamente ha perso (ride, ndr). In linea mi può battere, ma a crono non ancora. Avevamo scommesso una cena in aeroporto: bè, ha pagato lui! 

Ora correte ancora insieme?

Facciamo Emilia e Bernocchi, poi vediamo se rientreremo nei panni del Giro di Lombardia, ma non sappiamo ancora le convocazioni.

Un Masnada sorridente è pronto a ritornare alle corse

22.08.2023
6 min
Salva

Cinquanta giorni lontano dalla bicicletta e questa è solo l’ultima delle maledette soste forzate. Se si parte dal 2022, Masnada ha dovuto fare i conti con Covid, mononucleosi, cisti e un’infezione prima del Giro. In molti se lo sono domandati quest’estate, ma Fausto dov’è? 

Lo abbiamo ritrovato in altura, sorridente dopo aver concluso un training camp con la Soudal-Quick Step e aver messo alle spalle un’operazione tutt’altro che semplice, nella zona delicata del soprasella. Il giorno del rientro alle corse da maggio si avvicina e le sensazioni sono sempre più buone. 

Per Masnada un ritorno in bici e in squadra
Per Masnada un ritorno in bici e in squadra
Dove ti trovi in questo momento?

Allora ho terminato il training camp con la squadra al Passo San Pellegrino. Ora invece sono sul passo Pordoi, all’Hotel Pordoi dove rimarrò fino al 25 agosto. Ho deciso di fare una settimana in più rispetto al camp della squadra, dato che sono in zona e ne ho approfittato.

Fai un po’ di altura e riprendi allenamenti più specifici?

Sì, esatto. Diciamo che ho fatto un bel blocco d’altura perché prima ancora di andare al training camp sul San Pellegrino ero stato in Svizzera a St. Moritz, poi avevo fatto qualche giorno a Livigno e poi sono andato al San Pellegrino. Questo per arrivare con una condizione ottimale per affrontare l’allenamento con la squadra e con i corridori che poi saranno gli stessi che andranno alla Vuelta, per cui non volevo essere indietro.

A livello emotivo come stai?

Diciamo che adesso è la parte più facile. Ho ripreso a pedalare il 9 luglio, quindi un mese e due settimane fa. Quando ricominci a pedalare stai bene, comunque capisci che le sensazioni sono buone e già il primo step c’è. Ho già raggiunto l’obiettivo che mi ero posto nel momento nel quale ho effettuato l’intervento, dato che comunque l’operazione non è stata una semplice incisione, come tutti dicono, ma è stato qualcosa di più profondo. 

Il training camp è stato per Masnada un test per vedere il proprio livello di preparazione
Il training camp è stato per Masnada un test per vedere il proprio livello di preparazione
A che intervento ti sei sottoposto?

Un’operazione per asportare un’insieme di cisti che si erano raggruppate e avevano formato una sacca nella zona che va a contatto con la sella. Dove in precedenza c’era stata anche un’infezione abbastanza importante, che aveva formato una sorta di ascesso che era andato all’interno della pelle. Quando dall’ecografia o visivamente all’esterno sembrava migliorare, in realtà la parte veramente infiammata era quella che c’era all’interno di questo deposito di tessuto extracellulare. Il chirurgo ha dovuto mettere 15 punti di sutura, in quanto la parte esportata era veramente grossa. Essendo una zona delicata abbiamo dovuto aspettare che la cicatrice si rimarginasse nel modo migliore per poi procedere ad allenarmi e ricominciare gradualmente con le ore in sella.

I medici cosa ti hanno detto sul dopo intervento? Che percentuali di ripresa ci sono?

Quando abbiamo deciso di fare l’intervento, ovviamente la decisione che ho dovuto prendere è stata quella di scegliere il miglior chirurgo che c’è in Italia per fare queste tipologie di intervento. Mi sono rivolto al chirurgo maxillo facciale Antonio Cassisi di Bergamo. Lui era abbastanza tranquillo, sicuro di quello che andava a fare e della riuscita. Dall’altra parte i medici della squadra ovviamente sapevano che sarebbe stato lo step definitivo. O l’intervento andava bene e risolveva il problema definitivamente, oppure, se ad esempio la cicatrice fosse stata troppo grande o se lo spessore della cicatrice nel riassorbirsi sarebbe rimasto troppo largo andando a formare un cheloide, ci sarebbero stati dei problemi e probabilmente non avrei più potuto continuare ad andare in bicicletta.

E adesso?

Per il momento siamo soddisfatti, mi sto allenando a regime, sto facendo tantissime ore in bicicletta. Sento un po’ ovviamente il fastidio della cicatrice, ma questo è normale e previsto. Ci vorranno due o tre mesi per ricostruire i tessuti interni e per far sì che il corpo accetti che tutto venga rigenerato nuovamente al meglio. 

Masnada ha avuto l’occasione di provare la nuova Tarmac Sl8
Masnada ha avuto l’occasione di provare la nuova Tarmac Sl8
L’ultima volta prima del Giro nel momento peggiore ti abbiamo sentito con il morale a terra. Adesso ti troviamo entusiasta e pronto. Tra il 2022 e il 2023 ti è capitato varie volte di fermarti e riprendere. Come gestisci questi momenti?

Ci sono stati anche nel passato momenti in cui ho dovuto interrompere il percorso agonistico a seguito di infortuni. Questa fase è stata la più lunga rispetto alle altre, per cui ho fatto un po’ di fatica nel ricostruire da zero quella che può essere una condizione ottimale per arrivare alle corse. Questa è infatti la ragione per cui ho fatto circa un mese di altura, per andare appunto a lavorare sull’endurance, sulle lunghe salite e sulle tante ore in bicicletta. Settimana dopo settimana, ovviamente faticando parecchio, però la condizione è cresciuta e ho fatto un test l’altro giorno quando eravamo sul San Pellegrino con la squadra e i valori non erano per niente male. Sono numeri che mi potrebbero permettere di rientrare alle corse, ovviamente non per ottenere risultati inizialmente, ma comunque per essere competitivo.

Ti sei fatto un’idea di quando tu possa tornare a un regime di prestazioni sportive ottimale?

Basterà confrontarsi già alle prime corse per capire quali sono le lacune e in quale parte del gruppo mi troverò. Ogni ritorno ha la sua storia, solitamente quando rientro anche dopo infortunio ho sempre una buona resa, per cui dipenderà ovviamente dalle gare che la squadra deciderà di farmi fare, ma non penso e non credo di essere troppo lontano da quello che è il mio standard. 

Le voci di mercato sono nell’aria ma non disturbano lo spirito di squadra
Le voci di mercato sono nell’aria ma non disturbano lo spirito di squadra
Per quanto riguarda le voci di mercato che orbitano intorno a Remco. Ne avete parlato in ritiro? 

In ritiro non c’erano i miei compagni che hanno fatto il mondiale. Però le voci di mercato vanno e vengono. Per quanto mi riguarda sono tranquillo perché ho ancora un anno di contratto con questa squadra, quindi posso rimanere concentrato e fare del mio meglio. Ho ascoltato quello che dicono i compagni, letto i quotidiani e ovviamente a tavola ne parlavamo. Che Remco se ne vada in questo momento è molto, molto difficile. Per una serie di fattori, il primo è che lui stesso si trova molto bene qui. Viene considerato il vero e unico capitano della squadra, com’è giusto che sia. Poi ovviamente tutti gli altri litigi e battibecchi fanno parte un po’ del mercato, no? Come ci sono nel calcio, ci sono anche del ciclismo, però alla fine bisogna vedere le cose concrete. Lui ha un contratto fino al 2026. Rescindere non è così facile, non è che con i soldi si può sempre comprare tutto. Tutto possibile ma in questo caso è difficile. Ci sono delle clausole e delle regole da rispettare. Se cambiasse, sarebbe una cosa che stravolgerebbe il team e nessuno se lo aspetterebbe. Se si guardano anche i movimenti di mercato, come l’acquisto di Landa e il rinnovo di Van Wilder e di Vervaeke, indicano che di base Lefevere è convinto del suo futuro e di quello che sarà la squadra per i prossimi almeno due anni.

Vedrai questa Vuelta da casa tifando Remco e la squadra. Ti pesa?

Se i tempi di recupero fossero stati minori e se l’intervento fosse stato fatto precedentemente, cosa matematicamente impossibile, sarei stato il primo a voler combattere per guadagnarmi un posto alla Vuelta. Però, dato che ho ripreso in bici da un mese sono realista ed è improponibile affrontare un grande giro soprattutto sapendo che il capitano va per vincerlo. Per un Giro d’Italia si inizia a marzo a prepararlo con alture e tutto. Per cui sono stato io il primo a dire che non avrebbe avuto senso la mia presenza soprattuto perché c’è Remco da supportare al 100%. Lui vuole riprovare a vincerla. Io ripartirò a settembre con corse di un giorno e successivamente farò probabilmente una corsa a tappe. Poi ci saranno le corse di fine stagione in Italia.

Il Giro parte, Masnada resta a casa fra lacrime e rabbia

04.05.2023
5 min
Salva

Non ha voglia di parlare, il tono di voce è flebile. Fausto Masnada risponde per i tanti anni di conoscenza e perché forse, da qualche parte dell’anima, fa piacere che qualcuno si interessi. Doveva essere l’uomo più vicino al capitano. Rivediamo le foto, rileggiamo i sogni e i progetti. Invece di colpo il suo nome non è più fra quelli che da sabato lotteranno per il Giro con Evenepoel.

La Soudal-Quick Step non se l’è sentita di rischiare e di colpo le settimane di lavoro sul Teide sono state spazzate via. Lo stesso destino di Ciccone, l’amico di sempre, ma non per il Covid. L’ultima volta, in uno scambio di messaggi, Fausto ci aveva detto che sarebbe andato al Romandia per verificare che il fastidio al soprassella fosse superato. Invece a fermarlo è stato altro.

Al Romandia, tirando per Cerny assieme a Cavagna, ma la salute di Masnada è già precaria
Al Romandia, tirando per Cerny assieme a Cavagna, ma la salute di Masnada è già precaria

«Con il soprassella – dice – va tutto bene, è superato. Invece è venuta fuori una cosa virale, sono appena uscito da una visita. Il venerdì ho preso il volo per tornare da Tenerife. Fino al giorno prima stavo benissimo, ho fatto l’ultimo allenamento di quattro ore e mezza senza alcun problema. Invece quando la sera sono arrivato a casa, non mi sentivo benissimo. Lunedì sono partito comunque per il Romandia, ma il dottore della squadra mi ha visitato e ha visto che c’era qualcosa. Così ha iniziato a darmi l’antibiotico, ho retto per due o tre giorni, poi la cosa è peggiorata drasticamente e mi sono ritirato. Abbiamo fatto una serie di altri controlli, anche quelli risultavano positivi, per cui niente…».

Perciò la speranza di fare il Giro è svanita così?

Purtroppo sì. Tre settimane sono tre settimane. Il Giro non è una corsa di quattro giorni, dove vai e dici che al massimo la prendi come allenamento e, se non va bene, torni a casa. Soprattutto quest’anno, che si va per cercare di vincerlo. Non hanno voluto correre il rischio di portarmi al 50 per cento. Li capisco, cosa potevo dirgli? Insistevo per farmi portare e poi magari dopo una settimana tornavo a casa perché non riuscivo a respirare? Sarebbe stato una doppia sconfitta. Per me, ma anche per loro. Avrei fatto un torto alla squadra…

La preparazione a Tenerife era filata al meglio. Il venerdì Masnada è andato a casa, Remco alla Liegi (foto Instagram)
La preparazione a Tenerife era filata al meglio. Il venerdì Masnada è andato a casa, Remco alla Liegi (foto Instagram)
E’ peggio per il morale o per la salute?

Diciamo che l’ottanta per cento è duro per il morale, il resto per il fisico. Alla fine la salute si recupera, il morale è peggio. Il Giro parte e io resto a casa, dopo la preparazione che si è fatta e tutti gli impegni che ci sono stati. Era tutto perfetto, ma il problema è che certe volte non va come dovrebbe.

Cosa ti hanno detto i compagni?

Sono uno che non disturba gli altri. Non ho scritto particolari messaggi, ma qualcuno mi ha cercato per chiedermi cosa avessi. Non c’erano annunci da fare. Sinceramente questa è l’unica chiamata che ho fatto, non ho aperto social, non ho aperto messaggi, non ho risposto a nessuno perché non ho voglia di stare a parlare di queste cose. E’ meglio mandare giù, far finta di niente, guarire e guardare al prossimo obiettivo.

«Allenarsi e basta è duro. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente». Sul Teide c’è solo il lavoro… (foto Instagram)
«Allenarsi e basta è duro. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente». Sul Teide c’è solo il lavoro… (foto Instagram)
Dispiace per tutta la fatica fatta…

Era tutto improntato proprio sul Giro d’Italia. Dal rientro a Tenerife fino a Pescara c’erano 12 giorni, era tutto perfetto, invece in un momento si stravolge tutto. Non è bello, soprattutto per quello che c’è dietro. Conoscete il mondo del ciclismo. Ti fai il mazzo, ti alleni per due mesi chiuso in un hotel a 2.200 metri di quota con i tuoi compagni. Non è sempre facile. E ti dici che adesso andrai al Giro e sfogherai tutte le energie e raccoglierai per tutto quello che hai sofferto. Invece non è così…

Quale può essere un obiettivo per non pensarci più?

Adesso sto recuperando e poi magari questo mese farò un’altra gara. Comunque ho corso poco e vedrò con la squadra dove andare. Stare in corsa è ben diverso che allenarsi, perché allenarsi e basta ti porta all’esasperazione. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente, tante volte è meglio correre, soprattutto adesso. Spero di tornare presto a quell’atmosfera, al fatto di sentirsi in gara, di stare nel gruppo. Non so dove, vedrò cosa farà la squadra in questo mese e cercherò di andarci dando il massimo.

Scherzi sul Teide: nuova posizione aerodinamica per fare prima possibile i 220 chilometri dell’allenamento (foto Instagram)
Scherzi sul Teide: nuova posizione aerodinamica per fare prima possibile i 220 chilometri dell’allenamento (foto Instagram)
Anche perché il lavoro non vada buttato…

Esatto, alla fine c’è stato questo problema, però tutto il lavoro fatto uscirà prima o poi. Recuperare una settimana non mi farà buttare via due mesi. Mi sono allenato tanto, questo prima o poi deve pagare.

Avevamo parlato della tappa di Bergamo…

Sicuramente non ci sarò, questo l’ho già messo in previsione. Come andare al lavoro e non poterlo fare. Non sarò a Bergamo per non sentire l’atmosfera del Giro e del fatto che passi davanti a casa e che tutti facciano domande. Preferisco stare da solo, resterò tranquillo qui a Monaco. Qui forse nessuno verrà a cercarmi…

Masnada dal Teide: «Prima gli allenamenti, poi le gare in tv»

14.03.2023
5 min
Salva

Fausto Masnada sarà deputato a scortare Remco Evenepoel al Giro d’Italia. Ma il lombardo della Soudal-Quick Step è già vicino al fenomeno belga. E’ con lui già da un paio di settimane in cima al Teide. Lassù si va avanti a pane e ciclismo, anche quello degli altri!

Ci siamo chiesti, anzi abbiamo chiesto a Masnada, se in ritiro i corridori seguono i loro colleghi impegnati nelle corse, tanto più se si tratta di gare importanti come la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico.

Fausto Masnada (classe 1993) in ritiro sul Teide. Dopo gli allenamenti, tutti davanti alla tv per vedere i colleghi in corsa (foto Instagram)
Masnada (classe 1993) in ritiro sul Teide. Dopo gli allenamenti, tutti davanti alla tv per vedere i colleghi in corsa (foto Instagram)
Fausto, allora le guardate queste corse quando siete in ritiro?

Sì, sì, le guardiamo e anche con interesse. Essendoci un’ora di fuso, qualche volta l’orario ci ha un po’ “fregato”. Di solito noi finivamo quando stavano per arrivare la Parigi-Nizza e ancora di più la Tirreno. Ma noi mandavamo indietro e le vedevamo comunque.

E cosa avete notato?

Che Roglic è in una forma strepitosa. Quando siamo arrivati qui, il 26 febbraio, c’era anche lui. Ci siamo accavallati per un paio di giorni e poi lui è partito appunto per la Tirreno. E la stessa cosa hanno fatto Landa,Van Aert e un altro gruppo diretto invece in Francia alla Parigi-Nizza.

Al netto delle corse, come si passa il tempo lassù?

Noi ci stiamo allenando bene. Ognuno ha i suoi obiettivi, pertanto ognuno segue il suo programma, ma cerchiamo di stare insieme il più possibile. Una convivenza per tanti giorni in hotel, a 2.200 metri di quota nel nulla non è facile. Non è così scontato mantenere i rapporti. Ma ormai ci siamo abituati.

Anche i professionisti subiscono il fascino della Strade Bianche. Per questa gara i Soudal hanno modificato l’orario di allenamento
Anche i professionisti subiscono il fascino della Strade Bianche. Per questa gara i Soudal hanno modificato l’orario di allenamento
Regolavate gli orari di allenamento in base alle corse in programma?

Non proprio, di solito finivamo verso le 14-15 le nostre uscite, che sono le 15-16 italiane, quindi pranzavamo ed eravamo giusti per i finali. Solo per la Strade Bianche abbiamo modificato l’orario di allenamento. Anche se la classica di Siena non è monumento, è una delle più belle e ci tenevamo tutti a goderci lo spettacolo in diretta.

Tra voi corridori spesso parlate di materiali, numeri, tattiche… Che giudizi avete dato dei vostri colleghi in gara?

Roglic, come detto, va già forte. Quando l’ho visto sul Teide era più magro rispetto allo scorso anno e mi sono detto: «Cavolo, è già tirato!». Sì, lui è sempre stato scavato in volto, ma mi è sembrato molto magro anche nel resto del corpo. Cosa che invece non ho notato in Van Aert. Non che fosse grasso, ma è molto più… normale.

Chi vi ha impressionato di più: Roglic o Pogacar?

In queste fase, la Jumbo-Visma e Tadej Pogacar hanno dimostrato sul campo di essere su un altro pianeta. I primi come squadra: non solo per Roglic alla Tirreno, ma anche per i piazzamenti alla Parigi-Nizza e per i risultati nelle prime classiche del Belgio. E Tadej ha dato una dimostrazione in più del suo talento. Stanno monopolizzando le gare.

Sassottetto, il momento in cui Kelderman riporta davanti Roglic. Per Masnada, Primoz ha avuto sangue freddo
Sassottetto, Kelderman riporta davanti Roglic. Per Masnada, Primoz ha avuto sangue freddo
Per esempio avete studiato anche il comportamento di Roglic in corsa? Tanto più che potrebbe essere il rivale numero verso la conquista della maglia rosa…

E cosa vuoi studiare?! Ogni gara è a sé e analizzare ciò che ha fatto o farà non è facile. Non è attendibile. Però quando inizierà il Giro Italia lo terremo d’occhio. Giro che parte con una crono, quindi non ci si potrà nascondere, pertanto già al termine della prima tappa, potremmo ipotizzare una strategia di corsa e capire come andare avanti.

Quindi si guarda la tv, si commenta, ma i conti reali si fanno in corsa…

Il nostro primo obiettivo è il Catalunya. Lì ci sarà anche Roglic, vedremo come si comporteranno, sia lui che la sua squadra. Alla fine mancherà poco più di un mese all’inizio del Giro e potremmo già farci un’idea.

Per esempio, a Sassotetto si è sfilato e si è fatto riportare sotto da Wilco Kelderman: un’azione così vi fa fare qualche ipotesi? Può essere un’indicazione su come si comporteranno?

Si sa che Roglic è calcolatore, ma io non l’ho visto in vera difficoltà. E’ rimasto coperto e con il vento contro che c’era, ha preferito aspettare la volata finale. Quando Mas ha dato quell’accelerata si è staccato, ma anziché andare avanti da sé, sapeva che c’era Kelderman e si è fatto riportare davanti. Ha aspettato perché sapeva che fare la differenza su quella salita, con quel vento, era davvero difficile. Sapeva anche che in una volata con 15 corridori sarebbe stato il più veloce e quindi ha avuto sangue freddo. Primoz è vincente, intelligente, si conosce e ha l’esperienza di chi ha vinto tre grandi Giri.

Masnada è stato chiaro (ed onesto): la Soudal ha un diamante e una squadra intorno. Non ha tante punte come UAE e Jumbo
Masnada è stato chiaro (ed onesto): la Soudal ha un diamante e una squadra intorno. Non ha tante punte come UAE e Jumbo
Analisi da corridore! E Fausto Masnada potrà essere il Kelderman della situazione per Remco?

E’ un paragone abbastanza importante! Wilco in tanti anni si è meritato più di me un certo ruolo e non a caso dove correva prima era un capitano. Mi piacerebbe fare ciò che ha fatto lui ed essere fondamentale per la squadra. Noi non siamo come la UAE Emirates o la Jumbo-Visma, che sono piene di campioni, che sono un po’ come il Paris Saint Germain che è fatto di sole punte. Noi abbiamo Remco come diamante e proviamo tutti a fare il massimo per lui. Abbiamo una strategia diversa di gara. Immagino che correremo più in difesa: manderemo via le fughe, avremo una strategia di corsa meno aggressiva rispetto alla Jumbo-Visma, che attacca spesso e con più uomini.

Chiarissimo Fausto, basta ricordarsi dell’ultimo Tour! Un’ultima domanda. Avrai un ruolo molto importante e sei l’uomo di fiducia di Remco: tu come stai?

Sono soddisfatto di come sto lavorando: parecchio e bene. Tutto procede in modo regolare e la preparazione è fissata per essere al top per il Giro. La squadra vuole che ci arriviamo nella condizione migliore per supportare Remco. Credo che il Giro d’Italia sia l’obiettivo stagionale per il team. Anzi, senza credo: è l’obiettivo primario. Pensiamo a finire bene questo ritiro, poi andremo al Catalunya, ci saranno i Baschi, poi di nuovo altura e quindi andremo diretti al Giro. 

Va bene Remco, però Masnada vuole vincere

14.01.2023
5 min
Salva

Poco più di 12 giorni al debutto di Mallorca. Fausto Masnada sta rifinendo la preparazione, diviso a metà fra l’incarico di stare ancora accanto a Evenepoel per il Giro e le sue possibilità. E’ passato poco più di un anno dal secondo posto al Lombardia del 2021 e anche se il 2022 non è andato come sperava, si era comunque aperto con una vittoria. Ci sono dei fili da riallacciare e tutte le possibilità per farlo. Remco è già in Argentina, per Fausto ci sarà spazio.

«Anche se seguiremo un diverso calendario – spiega Masnada, in apertura in un’immagine Specialized – le tabelle di allenamento non varieranno, saranno adattate alle gare che faremo. Prima del Giro non faremo le stesse corse, ma svolgeremo l’80 per cento dei ritiri in altura insieme. Quello prima del Catalogna e anche quello successivo, ad esempio. Non è che un gregario si allena diversamente da un capitano: le ore, l’alimentazione e i lavori sono quelli. Quello che cambia (sorride, ndr) è che lui è più forte. Alla fine però la mia preparazione punta sempre a farmi migliorare in salita e a rendermi performante a cronometro».

Masnada è nato nel 1993 ed è professionista dal 2017. Ha corso con Androni, CCC e dal 2020 è con Lefevere
Masnada è nato nel 1993 ed è professionista dal 2017. Ha corso con Androni, CCC e dal 2020 è con Lefevere
Calendario diverso significa che avrai il tuo spazio?

Sicuramente l’obiettivo di Remco per quest’anno è il Giro d’Italia. Dopo aver vinto la Vuelta, si punta a un nuovo grande Giro. Io correrò gran parte della stagione al suo fianco, però avrò la possibilità di fare le mie corse, quando non sarò con lui. Mentre l’intenzione per il Giro è chiara ed è quella di cercare il successo pieno. Per cui, quando si va con queste ambizioni, bisogna lasciare da parte gli obiettivi personali e guardare a quello che la squadra richiede. Non si può fare altro che così ed è giusto che sia così.

Si è parlato di portare la squadra della Vuelta in blocco al Giro.

A regola, so che la squadra del Giro sarà molto simile a quella spagnola. Però si aggiungerà sicuramente Jan Hirt, perché è una pedina molto importante ed è stato preso a supporto di Remco.

Sul palco della presentazione della Soudal-Quick Step, Masnada con Hirt: due colonne per Evenepoel
Sul palco della presentazione della Soudal-Quick Step, Masnada con Hirt: due colonne per Evenepoel
Ti ha stupito che Remco abbia vinto la Vuelta?

Mi ha stupito la sua costanza. L’aver mantenuto la maglia rossa fino alla ventunesima tappa. Sulla gara di una settimana si era già testato, per cui sapevamo che poteva reggere con quella condizione e con quei valori. Però dal settimo giorno in poi, era tutto un’incognita. Invece lui è rimasto sempre determinato. Ha avuto delle giornate in cui non era brillante, come a Sierra Nevada due giorni dopo la caduta. Ma diciamo che è rimasto sempre costante e questa è la cosa che mi ha stupito di più. Non ha avuto la giornata di crisi che tutti si aspettavano. E’ calato rispetto alla prima settimana come è normale che sia, ma ha sempre mantenuto una grande condizione.

Un altro Remco rispetto a quello del Giro 2021.

Sicuramente, ma a quel primo Giro era arrivato in ben altra situazione. Era la prima gara che disputava dopo essere caduto al Lombardia, dopo 7-8 mesi senza correre. Pensare di vincere un Giro dopo così tanto tempo e alla prima esperienza sarebbe stata veramente una cosa infattibile secondo me. Alla fine si sta parlando di un fenomeno e di un campione, ma anche i fenomeni e i campioni hanno bisogno di gareggiare, di crescere, di fare esperienze e maturare. Un grande Giro lo vinci sotto più aspetti, non solo sulla salita finale, dove esprimi tutta la tua potenza. Ma su quello che fai tutti i giorni delle tre settimane.

Il giorno più duro della Vuelta, Evenepoel lo ha avuto a Sierra Nevada, due giorni dopo la caduta
Il giorno più duro della Vuelta, Evenepoel lo ha avuto a Sierra Nevada, due giorni dopo la caduta
Secondo te lui credeva di vincerlo?

Come sempre Remco ha aspettative altissime, è questa la sua forza. Va alle corse per vincere, non per provare o piazzarsi: non esiste. La sua priorità è sempre quella di vincere e allo stesso modo affrontò quel Giro, anche se non aveva la preparazione giusta. Però è giusto che sia così. Ci alleniamo con l’obiettivo di giocarci le nostre possibilità e aiutarlo al massimo. Tutti fanno il proprio lavoro e al massimo. E lui cerca di vincere nel migliore dei modi.

Mondini ci ha raccontato delle traversie con la sella…

A inizio novembre ho ripreso la preparazione dopo aver finito la Vuelta ferito per un’infiammazione al soprassella. Sembrava passata, invece dopo 3-4 settimane, l’infiammazione è tornata. Ci siamo fermati nuovamente e con Specialized abbiamo fatto un sacco di prove e di cambiamenti di sella e di posizione, per ridurre il contatto con questo punto di appoggio che si infiammava. Sembra che abbiamo trovato la soluzione corretta, mi sto allenando normalmente, ma devo comunque essere monitorato. Ogni 10-15 giorni vado da un dermatologo, che mi segue e controlla che tutto vada bene, aggiustando la terapia.

Cosa ricordi del secondo posto al Lombardia?

Non guardo mai indietro, ma alla fine mi sembra che siano passati quattro anni, invece era la fine del 2021. Pensarci mi dà motivazione per dire che il 2022 magari è andato male, però l’anno prima ero stato performante. E’ stato solo un anno no, posso tornare al mio livello ed essere di nuovo competitivo. Dipende tutto da me, ma come ero davanti al Lombardia 14 mesi fa in una condizione fisica ottimale, così posso tornarci.

Consonni ha rinunciato al Tour per non perdersi la tappa di Bergamo al Giro. 

Sicuramente sarà un’emozione indescrivibile passare proprio sulle strade di casa. Si corre interamente nella provincia di Bergamo e sarà emozionante. Poi ovviamente Consonni avrà più libertà di decidere cosa fare, come disputare la tappa. Sarà una giornata cruciale, molto dura. E se Remco avrà la maglia rosa come spero, sarà una tappa di controllo che richiederà concentrazione ed energie. Comunque l’emozione di passare per due volte sulla Boccola e su tutte le salite che percorrevo da bambino in allenamento sarà indescrivibile.

L’alimentazione di Masnada tra bici e palestra

27.12.2022
5 min
Salva

La preparazione invernale da tradizione include sessioni di palestra abbinate ad allenamenti su strada. Lunghe e stressanti giornate di carico di lavoro, che per essere ottimizzate devono essere accompagnate dalle giuste porzioni nel piatto. Per vedere come si applicano i consigli nutrizionali generali in questi casi, abbiamo intervistato Fausto Masnada (in apertura con Evenepoel e Cattaneo), di ritorno dal ritiro a Calpe con la Quick Step-Alpha Vinyl, in procinto di diventare Soudal-Quick Step.

Dieta calcolata al dettaglio

Per avere una dieta sempre adattata al fabbisogno di ciascun atleta, nel team belga ci sono tre nutrizioniste che seguono i corridori al dettaglio. Sono loro a calcolare a seconda della tipologia e durata di allenamento previsto, quello che potrebbe essere il loro consumo calorico e indicando così i pasti e gli spuntini della giornata.

Cappuccino a colazione per Masnada prima di partire (foto Quick Step-Alpha Vinyl)
Cappuccino a colazione per Masnada prima di partire (foto Quick Step-Alpha Vinyl)

«Da quando ho cominciato la preparazione invernale – racconta Faustola mia dieta è già cambiata parecchio. Le prime sedute in palestra di solito seguivano a un giorno in cui pedalavo due orette, mentre ora il carico di allenamento è aumentato, quindi la dieta deve sempre essere bilanciata per permettermi di recuperare al meglio. Mi capita di fare quattro ore il giorno prima. Poi a differenza di molti, preferisco fare l’opposto: prima bici e poi palestra. Quindi tre ore in sella alla mattina seguente e al pomeriggio altre due ore circa in palestra. In queste giornate, solitamente tre a settimana, arrivo a consumare anche 4.000-5.000 calorie».

Tra alimentazione e integrazione

«La nutrizionista mi ha spiegato che per fare i lavori di forza in palestra sono comunque necessari i carboidrati, quindi a differenza di quanto ero solito pensare, per pranzo mangio sia cereali che carne o uova, quindi sia carboidrati che proteine. In questo modo recupero meglio e dopo circa 2 ore posso iniziare la palestra».

Curare con precisione la qualità e la quantità degli alimenti nonché il timing nella dieta spesso significa sostenere l’organismo a sufficienza, senza dover ricorrere ad un’infinità di integratori.

«Grazie al pranzo completo – spiega Masnada – non necessito di particolari integratori per sostenere l’allenamento in palestra. Non prendo ulteriori amminoacidi, perché li ho già assunti con la giusta combinazione di alimenti a pranzo e per idratarmi durante la palestra bevo acqua. La nutrizionista mi ha solamente consigliato di assumere creatina in quantità sempre proporzionale al carico di lavoro, per cicli di quattro settimane».

Questo è un integratore utile negli sforzi anaerobici di forza massimale, spesso abbinato a periodi incentrati sullo sviluppo muscolare, ma che deve essere consigliato da un esperto sulla base della storia clinica dell’individuo per evitare effetti indesiderati.

Pausa durante l’allenamento, per mangiare qualcosa prima di ripartire (foto Quick Step-Alpha Vinyl)
Pausa durante l’allenamento, per mangiare qualcosa prima di ripartire (foto Quick Step-Alpha Vinyl)

Il recupero post-palestra 

In vista dell’allenamento del giorno successivo, per un corretto recupero muscolare al termine di una simile giornata di carico, Fausto fa uno snack con una parte di proteine ad alto valore biologico per la rigenerazione dei tessuti. Queste sono facilmente assimilabili e contengono una buona quantità di aminoacidi essenziali, e con una parte di carboidrati per il recupero delle energie.

«Al termine della palestra – spiega – mangio uno yogurt greco con delle gallette oppure bevo uno shake fatto con le whey proteins (ovvero le proteine del siero del latte che vengono digerite ed assorbite rapidamente, ndr) e del latte zuccherato, nel mio caso però mai vaccino. Non ho molta tolleranza per il latte quindi preferisco bevande vegetali come il latte di mandorla, di riso o di avena o altrimenti l’acqua. In quest’ultimo caso, devo poi mangiare anche qualche galletta o biscotto di avena per arrivare alla giusta porzione di carboidrati».

Il ritiro di Calpe ha confermato che per il 2023 Masnada sarà l’angelo custode di Remco (foto Instagram)
Il ritiro di Calpe ha confermato che per il 2023 Masnada sarà l’angelo custode di Remco (foto Instagram)

La distribuzione delle proteine

«Fino a un paio di anni fa ero convinto di dover mangiare anche 300 grammi di pollo e piuttosto rinunciare ai carboidrati in inverno. Seguendo i consigli della nutrizionista, ho capito che sia in estate che in inverno il fisico ha bisogno di tutti i nutrienti. Inoltre bastano molte meno proteine, però distribuite nell’arco della giornata».

In un complessivo stato di corretta idratazione, per la sintesi proteica sono infatti sufficienti più porzioni ridotte di proteine ad alto valore biologico.

«La mia porzione di pollo si è dimezzata rispetto a prima – continua Fausto – però ho introdotto anche uno snack proteico serale, prima di andare a dormire, che solitamente è uno yogurt».

La sosta caffè durante il ritiro è una pausa obbligata (foto Quick Step-Alpha Vinyl)
La sosta caffè durante il ritiro è una pausa obbligata (foto Quick Step-Alpha Vinyl)

Termina così la giornata di doppio allenamento di Fausto, almeno in questo periodo, visto che come lui stesso ha detto la sua dieta è già cambiata molto dall’ inizio della preparazione invernale. Tanti sono i dettagli, che grazie al supporto di un nutrizionista, si curano ogni giorno per arrivare a performance di livello. Anche se, come ripetiamo sempre, uno sgarro ogni tanto non compromette l’esito. E quindi Fausto per questo si è unito alla famiglia attorno alla tavola imbandita per le festività dove sicuramente non mancherà né polenta né panettone.

Mononucleosi, Covid, soprasella: il calvario di Masnada

27.11.2022
5 min
Salva

Tra essere amatori e professionisti c’è un abisso. Ma alcune dinamiche che si verificano nella vita professionale di un pro’ possono aiutare anche i pedalatori della domenica. Soprattutto quando di mezzo c’è la salute. L’esperienza che ha vissuto Fausto Masnada nella stagione appena conclusa, cui aveva accennato l’altra sera durante la festa del suo Fans Club a Laxolo, è un caso pilota che offre spunti per evitare spiacevoli guai.

Il suo 2022 è stato tempestato di problemi di salute: la mononucleosi, il Covid e un’infiammazione al soprasella molto fastidiosa che non gli ha dato pace, dalla preparazione invernale fino all’ultima corsa di settembre. Per le prime due, mononucleosi e Covid, c’è poco da fare: malanni che capitano a tutti e i cui consigli lasciamo a medici ed esperti. Per l’infiammazione al soprasella invece la questione si fa più tecnica e “ciclistica”.

Già dalla primavera, finita la mononucleosi, Masnada si è trovato alle prese con l’infiammazione
Già dalla primavera, finita la mononucleosi, Masnada si è trovato alle prese con l’infiammazione

Il riposo trascurato

Masnada ha provato talmente tanto dolore, correndo sempre con un paio di marce in meno, che ha dedicato una buona fetta della pausa tra la vecchia stagione e la preparazione della nuova a capire l’origine del problema.

«Quando arrivi a fine anno – spiega – tiri una riga dei risultati. Le cose che sono andate bene e, soprattutto, quelle che sono andate male, per non ripetere eventuali errori commessi. Ebbene, l’infiammazione di cui sono stato vittima è iniziata poco dopo la mononucleosi. Fermarsi nuovamente significava chiedere alla squadra altre tre settimane di attesa e non volevo farlo. Il parere degli esperti era uno solo: riposo. Ma non me la sono sentita di ascoltarli e ho proseguito».

Durante il Giro, Masnada è ripartito da Livigno, ma la situazione non era davvero risolta (foto Instagram)
Durante il Giro, Masnada è ripartito da Livigno, ma la situazione non era davvero risolta (foto Instagram)

Prima bisogna guarire

Così facendo, il corridore della Quick-Step Alpha Vinyl Team si è messo a disposizione, ma non riuscendo mai ad essere al top della sua condizione, dovendo saltare – ad esempio – il Giro d’Italia e il Giro di Lombardia che nel 2021 lo aveva visto giungere sul traguardo di Bergamo secondo, alle spalle di Pogacar. Primo insegnamento: prima di ripartire, guarire al meglio.

«Ho continuato ad assumere antibiotici, antinfiammatori, antidolorifici – spiega – ma il dolore era davvero limitante. Alla Vuelta, dopo 10 minuti di corsa, sentivo un male atroce. Del resto la sella è una delle poche parti del corpo su cui poggia continuamente una parte delicata del nostro corpo».

Proseguire in queste condizioni ha sicuramente temprato nello spirito e nella grinta Masnada che è riuscito ad arrivare a Madrid, scortando la maglia rossa di Remco Evenepoel, solo grazie alla sua tenacia e al tifo dei suoi compagni: «Volevano tutti che arrivassi alla fine e ce l’ho fatta, è stata una dura prova, ma arrivare in fondo era il mio unico obiettivo».

Masnada ha concluso la Vuelta aiutando Evenepoel a vincerla, nonostante la grande sofferenza
Masnada ha concluso la Vuelta aiutando Evenepoel a vincerla, nonostante la grande sofferenza

Sei settimane di stop

Finita la stagione, si volta pagina e si correggono gli errori. «A proposito del recupero – spiega il 29enne bergamasco – ho deciso di rimanere lontano dalla bicicletta per 6 settimane dopo l’ultima corsa di settembre. Solitamente ne faccio solo quattro, ma quest’anno sentivo davvero il bisogno di guarire al meglio. Ho continuato con gli antibiotici, ma mi sono concesso una lunga vacanza prima di tornare a pedalare. Ora va decisamente meglio, sto seguendo i miei programmi e il dolore è solo un ricordo».

Quest’anno Masnada si è concesso uno stacco di 6 settimane: qui in Giordania con la compagna Federica (foto Instagram)
Quest’anno Masnada si è concesso uno stacco di 6 settimane: qui in Giordania con la compagna Federica (foto Instagram)

Una nuova sella

Riposo, certo, ma anche qualche fondamentale accorgimento per quanto riguarda l’assetto in bicicletta. Obbligatorio, per Masnada, rivolgersi al suo mentore: il bergamasco Aldo Vedovati.

«Insieme a lui – spiega Masnada – abbiamo corretto la posizione in sella per ridurre al minimo lo sfregamento del soprasella. Questo anche perché io sono molto delicato in quella zona, avendo subito un’operazione nel 2020. Ho cambiato il modello di sella, ho aggiustato il suo arretramento e corretto anche l’altezza del manubrio. Sto bene, mi sento stabile e riesco a dare il massimo».

L’infiammazione di Masnada potrebbe essere derivata da un’igiene non perfetta del fondello, lavato negli hotel
L’infiammazione di Masnada potrebbe essere derivata da un’igiene non perfetta del fondello, lavato negli hotel

L’igiene del fondello

Messi a posto riposo, recupero e assetto, c’è un altro aspetto però che andrà curato al termine di ogni uscita: l’igiene. Una delle cause dell’infiammazione che ha rilevato Masnada sta nella pulizia del fondello. 

«Il problema – spiega – è sorto in un periodo in cui ero sempre lontano da casa, alloggiavamo in albergo, lavavano lì i nostri indumenti, ma non si sa mai come li trattino. Curare la pulizia invece è determinante per prevenire problemi come il mio. Quest’anno dunque presterò particolare attenzione alla pulizia di maglietta, pantaloncini, calzini disinfettando sempre tutto ogni volta che li utilizzo».

Piccoli segreti da World Tour, che possono cambiare la vita a tutti.