Cinquanta giorni lontano dalla bicicletta e questa è solo l’ultima delle maledette soste forzate. Se si parte dal 2022, Masnada ha dovuto fare i conti con Covid, mononucleosi, cisti e un’infezione prima del Giro. In molti se lo sono domandati quest’estate, ma Fausto dov’è?
Lo abbiamo ritrovato in altura, sorridente dopo aver concluso un training camp con la Soudal-Quick Step e aver messo alle spalle un’operazione tutt’altro che semplice, nella zona delicata del soprasella. Il giorno del rientro alle corse da maggio si avvicina e le sensazioni sono sempre più buone.
Dove ti trovi in questo momento?
Allora ho terminato il training camp con la squadra al Passo San Pellegrino. Ora invece sono sul passo Pordoi, all’Hotel Pordoi dove rimarrò fino al 25 agosto. Ho deciso di fare una settimana in più rispetto al camp della squadra, dato che sono in zona e ne ho approfittato.
Fai un po’ di altura e riprendi allenamenti più specifici?
Sì, esatto. Diciamo che ho fatto un bel blocco d’altura perché prima ancora di andare al training camp sul San Pellegrino ero stato in Svizzera a St. Moritz, poi avevo fatto qualche giorno a Livigno e poi sono andato al San Pellegrino. Questo per arrivare con una condizione ottimale per affrontare l’allenamento con la squadra e con i corridori che poi saranno gli stessi che andranno alla Vuelta, per cui non volevo essere indietro.
A livello emotivo come stai?
Diciamo che adesso è la parte più facile. Ho ripreso a pedalare il 9 luglio, quindi un mese e due settimane fa. Quando ricominci a pedalare stai bene, comunque capisci che le sensazioni sono buone e già il primo step c’è. Ho già raggiunto l’obiettivo che mi ero posto nel momento nel quale ho effettuato l’intervento, dato che comunque l’operazione non è stata una semplice incisione, come tutti dicono, ma è stato qualcosa di più profondo.
A che intervento ti sei sottoposto?
Un’operazione per asportare un’insieme di cisti che si erano raggruppate e avevano formato una sacca nella zona che va a contatto con la sella. Dove in precedenza c’era stata anche un’infezione abbastanza importante, che aveva formato una sorta di ascesso che era andato all’interno della pelle. Quando dall’ecografia o visivamente all’esterno sembrava migliorare, in realtà la parte veramente infiammata era quella che c’era all’interno di questo deposito di tessuto extracellulare. Il chirurgo ha dovuto mettere 15 punti di sutura, in quanto la parte esportata era veramente grossa. Essendo una zona delicata abbiamo dovuto aspettare che la cicatrice si rimarginasse nel modo migliore per poi procedere ad allenarmi e ricominciare gradualmente con le ore in sella.
I medici cosa ti hanno detto sul dopo intervento? Che percentuali di ripresa ci sono?
Quando abbiamo deciso di fare l’intervento, ovviamente la decisione che ho dovuto prendere è stata quella di scegliere il miglior chirurgo che c’è in Italia per fare queste tipologie di intervento. Mi sono rivolto al chirurgo maxillo facciale Antonio Cassisi di Bergamo. Lui era abbastanza tranquillo, sicuro di quello che andava a fare e della riuscita. Dall’altra parte i medici della squadra ovviamente sapevano che sarebbe stato lo step definitivo. O l’intervento andava bene e risolveva il problema definitivamente, oppure, se ad esempio la cicatrice fosse stata troppo grande o se lo spessore della cicatrice nel riassorbirsi sarebbe rimasto troppo largo andando a formare un cheloide, ci sarebbero stati dei problemi e probabilmente non avrei più potuto continuare ad andare in bicicletta.
E adesso?
Per il momento siamo soddisfatti, mi sto allenando a regime, sto facendo tantissime ore in bicicletta. Sento un po’ ovviamente il fastidio della cicatrice, ma questo è normale e previsto. Ci vorranno due o tre mesi per ricostruire i tessuti interni e per far sì che il corpo accetti che tutto venga rigenerato nuovamente al meglio.
L’ultima volta prima del Giro nel momento peggiore ti abbiamo sentito con il morale a terra. Adesso ti troviamo entusiasta e pronto. Tra il 2022 e il 2023 ti è capitato varie volte di fermarti e riprendere. Come gestisci questi momenti?
Ci sono stati anche nel passato momenti in cui ho dovuto interrompere il percorso agonistico a seguito di infortuni. Questa fase è stata la più lunga rispetto alle altre, per cui ho fatto un po’ di fatica nel ricostruire da zero quella che può essere una condizione ottimale per arrivare alle corse. Questa è infatti la ragione per cui ho fatto circa un mese di altura, per andare appunto a lavorare sull’endurance, sulle lunghe salite e sulle tante ore in bicicletta. Settimana dopo settimana, ovviamente faticando parecchio, però la condizione è cresciuta e ho fatto un test l’altro giorno quando eravamo sul San Pellegrino con la squadra e i valori non erano per niente male. Sono numeri che mi potrebbero permettere di rientrare alle corse, ovviamente non per ottenere risultati inizialmente, ma comunque per essere competitivo.
Ti sei fatto un’idea di quando tu possa tornare a un regime di prestazioni sportive ottimale?
Basterà confrontarsi già alle prime corse per capire quali sono le lacune e in quale parte del gruppo mi troverò. Ogni ritorno ha la sua storia, solitamente quando rientro anche dopo infortunio ho sempre una buona resa, per cui dipenderà ovviamente dalle gare che la squadra deciderà di farmi fare, ma non penso e non credo di essere troppo lontano da quello che è il mio standard.
Per quanto riguarda le voci di mercato che orbitano intorno a Remco. Ne avete parlato in ritiro?
In ritiro non c’erano i miei compagni che hanno fatto il mondiale. Però le voci di mercato vanno e vengono. Per quanto mi riguarda sono tranquillo perché ho ancora un anno di contratto con questa squadra, quindi posso rimanere concentrato e fare del mio meglio. Ho ascoltato quello che dicono i compagni, letto i quotidiani e ovviamente a tavola ne parlavamo. Che Remco se ne vada in questo momento è molto, molto difficile. Per una serie di fattori, il primo è che lui stesso si trova molto bene qui. Viene considerato il vero e unico capitano della squadra, com’è giusto che sia. Poi ovviamente tutti gli altri litigi e battibecchi fanno parte un po’ del mercato, no? Come ci sono nel calcio, ci sono anche del ciclismo, però alla fine bisogna vedere le cose concrete. Lui ha un contratto fino al 2026. Rescindere non è così facile, non è che con i soldi si può sempre comprare tutto. Tutto possibile ma in questo caso è difficile. Ci sono delle clausole e delle regole da rispettare. Se cambiasse, sarebbe una cosa che stravolgerebbe il team e nessuno se lo aspetterebbe. Se si guardano anche i movimenti di mercato, come l’acquisto di Landa e il rinnovo di Van Wilder e di Vervaeke, indicano che di base Lefevere è convinto del suo futuro e di quello che sarà la squadra per i prossimi almeno due anni.
Vedrai questa Vuelta da casa tifando Remco e la squadra. Ti pesa?
Se i tempi di recupero fossero stati minori e se l’intervento fosse stato fatto precedentemente, cosa matematicamente impossibile, sarei stato il primo a voler combattere per guadagnarmi un posto alla Vuelta. Però, dato che ho ripreso in bici da un mese sono realista ed è improponibile affrontare un grande giro soprattutto sapendo che il capitano va per vincerlo. Per un Giro d’Italia si inizia a marzo a prepararlo con alture e tutto. Per cui sono stato io il primo a dire che non avrebbe avuto senso la mia presenza soprattuto perché c’è Remco da supportare al 100%. Lui vuole riprovare a vincerla. Io ripartirò a settembre con corse di un giorno e successivamente farò probabilmente una corsa a tappe. Poi ci saranno le corse di fine stagione in Italia.