Calpe, un occhio indiscreto nel lavoro di Retul

10.01.2023
9 min
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Le cose che si fanno a porte chiuse nel primo ritiro. A dicembre l’hotel della futura Soudal-Quick Step è rimasto chiuso ai giornalisti. Corridori nuovi, materiali nuovi. Troppe cose tutte insieme per rischiare che uscisse qualche foto non autorizzata. Negli stessi giorni, nei saloni al pianterreno del Suitopia Hotel di Calpe, gli uomini di Retul hanno messo mano a svariate solette su misura e controllato la posizione dei nuovi e degli altri che lo hanno chiesto. La squadra correrà anche nel 2023 con la Tarmac SL7 di Specialized. E dato che non si sa ancora quando sarà lanciata la SL8, non ci sono state grandi variazioni biomeccaniche.

Ciò che è successo in quelle stanze ce lo siamo fatto raccontare da Giampaolo Mondini, che è la porta di accesso dei corridori all’assistenza di massimo livello quanto a posizionamento in bici e solette su misura e nelle tre settimane prima di Natale ha girato per questo fra gli hotel delle squadre sponsorizzate.

Mondini è il responsabile Specialized dei rapporti con i team: qui alla presentazione della Soudal-Quick Step
Mondini è il responsabile Specialized dei rapporti con i team: qui alla presentazione della Soudal-Quick Step
Avete lavorato solo con i nuovi corridori o anche con gli altri?

«E’ un servizio che offriamo a tutte le nostre squadre. Con i nuovi si cerca di far capire i vantaggi della posizione migliore. Quando si va in una nuova squadra, cambiano la bici, la sella, il manubrio, i pedali. Cambia tutto, per cui la certezza che gli angoli siano stati rispettati è un vantaggio. Per questo di solito si comincia a ottobre».

Con la stagione ancora in corso?

Esatto. Serve per avere gli atleti ancora in forma e non fermi da tre settimane. Serve che siano presentabili. Sia per la posizione in sella, perché magari dopo tre settimane di stop non hanno la stessa elasticità. Sia per la possibilità di fare l’abbigliamento su misura, quando sono ancora tirati.

Con i vecchi corridori invece cosa si fa?

A volte sono loro che chiedono di essere inquadrati. Magari sono caduti, oppure hanno cambiato la sella, hanno male a un ginocchio o ancora vogliono la soletta personalizzata. A Calpe questa volta non c’è stato tantissimo da fare per la biomeccanica.

Masnada ha raccontato di aver dovuto rivedere la posizione per scongiurare l’infiammazione che lo ha fatto soffrire alla Vuelta.

Masnada ha una conformazione così stretta delle ossa del bacino, che qualsiasi sella avesse usato finora, gli causava delle lacerazioni. Alla Vuelta era così rovinato, che l’ha conclusa per aiutare Remco, però ha finito lì la stagione.

Come l’avete risolta?

La soluzione è stata provare una sella da crono, la Sitero. Abbiamo selle larghe da 130 millimetri fino a oltre i 160. E’ rarissimo che i corridori usino selle così strette, ma Fausto potrebbe aver risolto il problema. La Sitero ha anche il naso più corto e così è riuscito a tenere sotto controllo la situazione. Ma dovremo continuare a seguirlo, per vedere se va bene. A volte si cambiano le selle, quando le selle non c’entrano.

Una volta individuali gli angoli, si passa alle regolazioni per ottenere la posizione indicata (foto Specialized)
Una volta individuali gli angoli, si passa alle regolazioni per ottenere la posizione indicata (foto Specialized)
Cosa vuoi dire?

Tanti oramai si fanno fare il fondello su misura, anche Nibali lo faceva. Non è una cosa tanto banale, negli ultimi anni sono attenzioni sempre più frequenti. E si sta iniziando a notare che i problemi attribuiti alle selle derivano dal fondello, se non addirittura dalla crema che si usa per le parti intime.

Alle creme?

Avevamo un problema con una squadra. Solo quella. E alla fine abbiamo scoperto che usavano una crema che ungeva così tanto la sella, da danneggiarne la copertura. Per il fondello, così come per le scarpe andrebbe concessa libertà, anche se lo dico contro il mio interesse. Noi stessi, se il corridore non si trova con i nostri prodotti, lo lasciamo libero di cercare di meglio. Quello che non mi va giù è che, pur in assenza di sponsorizzazioni, ci siano squadre che vietano ai corridori di usare certe marche.

I sensori LED vengono collocati sulle sporgenze ossee, come ad esempio la caviglia (foto Specialized)
I sensori LED vengono collocati sulle sporgenze ossee, come ad esempio la caviglia (foto Specialized)
Come funziona il sistema Retul?

Si parte dalla posizione di base, dando per scontato che siano già messi bene sulla bici. I cambiamenti vanno valutati attentamente. Le fibre muscolari si adattano, ma lavorano in una precisa direzione. Nel cambiare, bisogna stare attenti perché ogni variazione può avere conseguenze. Al di là delle lunghezze, il valore importante è quello dell’angolo fra i vari segmenti del corpo. Per cui si parte dalla posizione base, poi l’algoritmo Retul mette in relazione la posizione del corridore con quelle di tutti gli altri testati finora, fornendo indicazioni sugli angoli migliori.

In che modo?

Viene creata una mappa in 3D del corridore che pedala, una volta si faceva il confronto fra le fotografie. I marcatori a LED vengono messi su 8 punti fissi, di solito sporgenze ossee, rilevando un minimo di 17 angoli fino a un massimo di 45, con cui ricavi l’esatta prospettiva della posizione. Se il sistema dice che la posizione è giusta, non facciamo niente. Se invece vediamo che qualche angolo è migliorabile, in accordo con il corridore e il fisioterapista della squadra, si decide se intervenire e in che modo.

Intervenire su cosa?

Il sistema ti dice che un angolo è migliorabile, sta all’esperienza del biomeccanico trovare il modo per correggerlo. Se abbassando la sella, allungando l’attacco manubrio o altro. Si fanno variazioni di pochi millimetri, si arriva a una posizione condivisa e poi si lasciano al corridore circa venti giorni per allenarsi ore e ore, sperimentando la nuova posizione. Se si fa la posizione a dicembre, si fa una verifica a gennaio e poi non si tocca più.

L’algoritmo indica gli angoli su cui intervenire: i biomeccanici osservano e intervengono (foto Specialized)
L’algoritmo indica gli angoli su cui intervenire: i biomeccanici osservano e intervengono (foto Specialized)
Quanto conta il biomeccanico?

Il nostro obiettivo è togliere di mezzo la soggettività del biomeccanico. Serve che sia esperto nell’usare lo strumento. A volte si può raggiungere la stessa posizione finale partendo da punti diversi, l’importante però è che il risultato sia identico. Non è possibile che due biomeccanici diversi portino a due posizioni diverse.

Da dove arrivano i biomeccanici Retul?

Quando Specialized ha rilevato il marchio, c’erano 5 “professor” che ancora oggi fanno scuola e insegnano il metodo Retul. Quelli che seguono le squadre sono gli stessi che sviluppano l’algoritmo e si servono dei feedback dei corridori per migliorarlo. In generale, tutti quelli che usano il sistema Retul nei negozi e nei centri di biomeccanica, vengono formati perché siano in grado. Il responsabile per l’Italia si chiama Silvio Coatto.

Capita che il corridore voglia cambiare senza una reale esigenza?

E’ una cosa che capita. Il nostro obiettivo a livello mentale è isolare dalla nostra valutazione le sensazioni del corridore. A volte durante la preparazione capita che qualcosa non vada come crede e la prima cosa che fa, se non trova una spiegazione, è mettere mano alla bicicletta. Senza rendersi conto che spesso questo genera problemi più seri.

A crono stessa storia?

A crono è diverso. Si danno alla squadra tutti i dati della posizione più affidabile e da lì si comincia a lavorare. In galleria del vento si parte dalla posizione base e poi si porta verso l’estremo, per trovare la più aerodinamica e insieme la più efficiente. A quel punto si prende la bici Retul che si chiama Muve, su cui si può cambiare la posizione senza che il corridore debba scendere.

Il lavoro sulla bici da crono è reso necessario dalle nuove regole UCI sull’inclinazione delle protesi (foto Specialized)
Il lavoro sulla bici da crono è reso necessario dalle nuove regole UCI sull’inclinazione delle protesi (foto Specialized)
Che cosa si fa?

Lo si fa pedalare alla soglia, con una maschera facciale, in modo da fare un test metabolico per il VO2Max. A questo modo si raggiunge un punto limite e a quel punto si può andare a fare i test in pista, cercando la posizione più applicabile alla realtà. Adesso che hanno cambiato le regole e le inclinazioni delle appendici, c’è tanto lavoro da fare.

Che tipo di lavoro avete fatto su Evenepoel?

Remco ha voluto controllare la posizione. E visto che già sulla bici da crono aveva messo le pedivelle da 165, voleva vedere se adottarle anche su strada, ma alla fine ha scelto di restare con le 170, come pure Alaphilippe. Ormai le pedivelle lunghe sono sempre meno diffuse.

La realizzazione d solette su misura è una delle richieste più frequenti (foto Specialized)
La realizzazione d solette su misura è una delle richieste più frequenti (foto Specialized)
Si lavora anche sulle asimmetrie dei corridori?

I difetti macroscopici si vedono a occhio nudo. In ogni caso la pedana Retul ruota e permette di valutare il corridore su entrambi i lati.

Il resto rientra fra le cose che si sanno, ma non si dicono. Si parla dei corridori sponsorizzati da altri che chiedono di avere le solette su misura e allora è meglio non fare nomi. Ci sono quelli infatti che hanno il veto espresso di servirsi di materiali Specialized e quelli che, per aggirarlo, producono addirittura un certificato medico. C’è sempre stata una sorta di complicità fra addetti ai lavori, con il benessere degli atleti sopra di tutto. Va bene lo sponsor e va bene il contratto, ma quando sei per cinque ore al giorno sulla bicicletta, bisogna che tu sia soprattutto comodo.