In bici con un pro’. Ottanta chilometri con Lonardi

20.10.2022
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Capita anche di ritrovarsi a pedalare con un professionista. E’ la magia del fine stagione quando all’improvviso tutto rallenta e c’è tempo di fare due chiacchiere. Due chiacchiere con Giovanni Lonardi. Quasi 80 chilometri fatti fianco a fianco nelle pianure di Jesolo.

E si sa, in bici si parla meglio (anche se non c’è il taccuino dietro!). Gli stessi capi della Eolo-Kometa, Ivan Basso e Luca Spada, raccontano che le loro migliori idee, i migliori dialoghi, avvengono quando sono in sella.

Lonardi impegnato all’ultima Coppa Bernocchi vinta in volata da Ballerini
Lonardi impegnato all’ultima Coppa Bernocchi vinta in volata da Ballerini

In sella…

Con Giovanni s’inizia a parlare mentre spalla a spalla si salta dalla ciclabile del Sile alla strada. E per questo si scherza sul limare.

«Oggi tutti limano – dice Lonardi – un po’ perché in gruppo c’è meno rispetto di una volta e un po’ perché con le velocità alte che ci sono è necessario. Oggi succede che magari partono a 100 chilometri all’arrivo. E se a muoversi è un Evenepoel poi vallo a prendere… Devi andare forte, ma forte davvero.

«Quest’anno alla Coppa Bernocchi ho e un po’ tutti abbiamo fatto ogni record sulle salite, con i watt espressi. Non immaginate come siamo andati, eppure ad un giro dalla fine sulla salitella mi sono staccato. Altri velocisti si sono staccati anche prima di me. Ne parlavo con Viviani… lui si è fermato anche prima. E’ incredibile.

«Impressionante quest’anno è stata la Tirreno in più di qualche occasione: ritmi folli. O ad inizio agosto, al Tour de l’Ain, ho sofferto l’ira di Dio. Okay, non era una gara per me, ma ho fatto una fatica bestiale, tanto più che ero al rientro dopo lo stacco estivo. Penso di averla recuperata adesso!».

Lonardi racconta, ma sul suo volto non può non esserci un filo di perplessità. Ma come? Esprimo i miei migliori valori eppure mi stacco? Come si fa a mantenere gli stimoli?

«Gli stimoli però ci sono sempre, non vengono meno. Se tu stai bene alla fine te la giochi. Se ci credi il momento giusto lo trovi. Devi saper cogliere l’occasione quando capita… come è successo a me ad inizio stagione: gamba giusta, nella giornata giusta».

Giovanni Lonardi vince la Clàssica Comunitat Valenciana 1969. Era il 23 gennaio scorso
Giovanni Lonardi vince la Clàssica Comunitat Valenciana 1969. Era il 23 gennaio scorso

Il 2022 al vaglio

Lonardi ci parla della sua stagione. Era partito alla grande con una vittoria in Spagna, poi c’è stata una flessione in primavera che di fatto lo ha tagliato fuori dal Giro d’Italia. E questo è un nodo cruciale… anche in ottica 2023.

«Sono partito bene con quella vittoria – dice Lonardi – e sono stato contento perché nuova squadra, nuovi stimoli e mi sono trovato benissimo sin da subito. E ho proseguito con un secondo posto e altri piazzamenti. Poi sono andato un po’ in calo. Per fortuna a fine stagione mi sono ripreso e le sensazioni sono tornate ad essere buone.

«Cosa mi è mancato? La condizione – ribatte secco Giovanni – la condizione verso aprile, maggio… Mi sono fatto un’idea e credo sia stato un problema specifico di preparazione. Per questo in vista dell’anno prossimo voglio cambiare alcune cose. Fare il contrario, magari meno ore e più intensità».

Lonardi in azione. «Oggi in gruppo si lima sempre di più», ha detto il veronese
Lonardi in azione. «Oggi in gruppo si lima sempre di più», ha detto il veronese

Quanto correre?

Mentre si fila ben oltre i 30 all’ora, riusciamo a non perdere lucidità, per fortuna il gruppo è folto e a ruota si sta benone. Le riflessioni continuano.

Abbiamo parlato del limare in un gruppo sempre più aggressivo e di preparazione. Oggi si dice che bisogna andare alle corse ben preparati, ma altrettanto non bisogna perdere il feeling con corse che sono sempre più al limite. Dove sta il punto di equilibrio?

«Questo è difficile – spiega Lonardi che non ha neanche il fiatone – per esempio io sono convinto che non facendo il Giro a maggio e giugno ho corso poco e quella continuità mi è mancata in quel periodo. Però è anche vero che se non hai tempo di prepararti neanche puoi andare a correre, altrimenti fai solo fatica e peggiori la tua situazione. Quindi è importante correre tanto, ma nei periodi giusti».

Sosta caffè lungo il Parco del Sile. Oltre a Lonardi, c’era anche Simone Bevilacqua (alla sua sinistra)
Sosta caffè lungo il Parco del Sile. Oltre a Lonardi, c’era anche Simone Bevilacqua (alla sua sinistra)

Come al bar

Le nostre domande e le nostre curiosità sono quasi “da bar”. Siamo in bici con un protagonista del gruppo e siamo curiosi di sapere come vanno le cose quando in gara ci sono Evenepoel e Pogacar. Davvero cambiano i ritmi? Chi è più forte? 

«Già alla partenza – sorride Lonardi – quando ci sono questi campioni, soprattutto Remco, sai che appena la corsa entrerà nel vivo, ma anche prima, ne vedrai delle belle. Se vedi la loro squadra che va davanti capisci che devi prepararti a soffrire. Poi non devi aver paura, perché se subisci psicologicamente sin da subito diventa più dura. Però è un piacere vederli, perché capisci che hai tanto da migliorare, puoi ambire a molto.

«Pensi che questi ragazzi giovanissimi fanno determinate cose e ti dici: se lo fanno loro posso farlo anche io. A me danno stimolo. Provo a fare qualcosa di più in allenamento. Vedo quel che fanno loro. Poi è chiaro che non siamo tutti uguali e che sono fenomeni, però è intrigante mettersi in gioco con loro».

Dopo la sgambata (per lui, per noi è stato un vero allenamento), ci si concede un po’ di relax al sole ancora caldo di questo ottobre
Dopo la sgambata (per lui, per noi è stato un vero allenamento), ci si concede un po’ di relax al sole ancora caldo di questo ottobre

Giro nel mirino

Lonardi, velocista classe 1996, ha già alle spalle due Giri d’Italia, uno con la Nippo e uno con la Bardiani, il vero obiettivo del 2023 è quello di tornare a disputare la corsa rosa.

«Ovviamente è quello l’obiettivo e tornarci mi piacerebbe. Ma farlo solo per soffrire no. Tornarci per essere protagonista sì».

Per essere protagonista con le ruote veloci del Giro Giovanni sa che non dovrà essere solo veloce, dovrà tenere anche in salita. Il dislivello medio della prossima edizione è di 2.440 metri a frazione. Tradotto: devi andare forte in salita.

«Lo so bene – conclude Lonardi – se guardi il Caleb Ewan della situazione può passare salite anche importanti. E per giocarti la volata con lui o un Demare devi “salvare” le salite e saltarle bene, altrimenti rischi che sì, passi il Gpm, ma non hai le gambe per farla. E magari a quel punto la volata la fa chi non è un velocista puro però è più fresco. Ma il tutto diventa anche più rischioso perché non si muovono da sprinter».

La corsa, il bus, idee e racconti. La Eolo secondo Basso

19.10.2022
6 min
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Gli manca solo di mangiarsi le unghie. Assistere Ivan Basso mentre segue i suoi ragazzi dal bus della squadra è un’esperienza intensa. Il coinvolgimento dell’ex maglia rosa, ora team manager della  Eolo-Kometa, è contagioso.

Ivan si alza, si risiede. Sul monitor indica i suoi ragazzi: dove sono e dove dovrebbero essere. Cosa può fare quel corridore e cosa può fare un altro. E ancora, cosa gli sta dicendo Zanatta, il diesse in ammiraglia, per radio. La cosa bella è che una manciata di secondi dopo le sue frasi, le maglie della Eolo-Kometa si vanno a posizionare esattamente dove aveva detto lui.

E’ uno spaccato del ciclismo moderno, del ciclismo vissuto da dentro. Per la cronaca la corsa in questione è la Veneto Classic.

Per Basso, Gavazzi è un pro’ esemplare. Guardando la tv diceva come Francesco stesse sempre nelle posizioni buone
Per Basso, Gavazzi è un pro’ esemplare. Guardando la tv diceva come Francesco stesse sempre nelle posizioni buone

Già nel 2023

Con Basso si è parlato a tutto tondo del team, dei suoi ragazzi, del movimento italiano, dell’impegno di Eolo e di Luca Spada, vero appassionato in prima persona. Giusto oggi a Jesolo, termina il ritiro della squadra celeste. E’ il primo del 2023 se vogliamo. A raccolta i 14 atleti confermati più i sei (forse sette) in arrivo. Programmi, colloqui, il punto con lo staff, test… 

«E poi – dice Basso – ci sarà il rompete le righe. Una ventina di giorni di riposo assoluto. Ci serviva. E’ stata una stagione lunga. Siamo partiti bene, poi nel mezzo, soprattutto al Giro d’Italia, è mancato qualcosa. E di nuovo abbiamo finito bene.

«Al Giro dopo un buon inizio ho visto diverse cose che non mi sono piaciute, atteggiamenti sbagliati. Ma forse ho sbagliato anche io. Continuavo a chiedere ai ragazzi cose che non avevano nelle loro gambe. Per esempio un giorno in fuga c’era Fortunato, ma non c’era nessun altro a dargli manforte. Mi sono arrabbiato, ma a mente fredda capisco che non era facile».

Zanatta appena sceso dall’ammiraglia alla Veneto Classic con Luca Spada
Zanatta appena sceso dall’ammiraglia alla Veneto Classic con Spada

Da Lonardi a Piganzoli

La Eolo-Kometa era partita alla grande: prima corsa, prima vittoria. La firma era stata di Lonardi, il quale però si è un po’ perso a partire dalla primavera. «Da “Lona” ci aspettiamo molto. E’ un ragazzo che ha buone gambe e un grande potenziale. Sarà con noi anche per il prossimo anno».

E poi c’è il capitolo Albanese al quale Ivan tiene tantissimo. Quante volte gli ha tirato le orecchie. «Alba può vincere molto di più. Si è disabituato a vincere. In estate è tornato al successo e spesso è stato davanti». 

Ma Basso non è tipo da crogiolarsi sul passato. Lui guarda avanti. Ha un pragmatismo che non ci si aspetta da un team manager così giovane. Ricorda quando per due anni, per imparare, si mise al seguito della Trek-Segafredo, ricoprendo tutti i ruoli, viaggiando nei pulmini coi massaggiatori… ufficialmente era assistente di Guercilena. Una sorta di “master fai da te”. Non sta fermo. Tira dritto per la sua strada. Gli sponsor li ha trovati lui. Ha una voglia matta di crescere.

«La cosa più bella – ribadisce Ivan – è stata quella di essere riusciti a tenere Piganzoli e Tercero. Portare in prima squadra i frutti del nostro vivaio. E posso assicurarvi che non è stata cosa da poco. Su ognuno di loro c’erano almeno dieci squadre WorldTour. Non volevo che andasse come è successo con Mas, Oldani, Carlos Rodriguez e Juan Pedro Lopez.

«Nel giorni scorsi con Piga ho parlato. E’ un talento. Il futuro è tutto nelle sue mani. Campione italiano a crono, nei primi dieci al Giro baby, nei primi cinque all’Avenir. Gli ho detto: “Da adesso in poi per i prossimi 15 anni qualsiasi cosa fai, la devi fare in funzione della bici”».

La Eolo-Kometa in fila. La squadra italo spagnola quest’anno ha portato a casa tre vittorie
La Eolo-Kometa in fila. La squadra italo spagnola quest’anno ha portato a casa tre vittorie

Squadre italiane…

E questo discorso di Piganzoli e Tercero si lega anche ad un altro tema toccato con Basso, i giovani italiani e la presenza di una squadra WorldTour nel Belpaese. La sua analisi è profonda e a tutto tondo. 

«Un po’ mi viene da ridere – prosegue Basso – ogni anno in questo periodo viene fuori il discorso della mancanza delle squadre e dei giovani italiani. A primavera quello della sicurezza. Non credo che i giovani non ci siano, credo che vanno trovati e aiutati ad emergere. Ma non solo nel ciclismo. Un articolo del Corriere della Sera diceva come in Slovenia le ore di educazione fisica a scuola sono molte di più che da noi. E soprattutto sono di qualità. I ragazzi provano molti sport. Poi tra i 13-15 anni scelgono quelli in cui vanno meglio o li appassionano di più. Da noi sono ancora lì a girare le braccia.

«Manca una squadra WorldTour, okay… ma invece di parlare e criticare venite a venire come si lavora in un team, cosa serve, quali difficoltà ci sono. Per iniziare servono 80 milioni di euro garantiti per quattro anni, 20 a stagione… per fare una squadra discreta. Non è una cosa facile.

«Quando c’è una fuga, ti capita di vedere un atleta di una squadra come la nostra che con il suo stipendio base dell’Uci percepisce una paga anche 400 volte inferiore ad un campione di una WorldTour… Bisogna fare queste valutazioni prima di parlare. In certe situazioni sappiamo che al massimo possiamo puntare ad un piazzamento. Era dal 2018 che un corridore di una professional non vinceva una tappa al Giro. Ci è riuscito lo scorso anno Fortunato».

Ivan Basso con Luca Spada. I due hanno raccontato che il loro “ufficio” migliore è la bici. E’ lì che nascono le migliori idee
Ivan Basso (a sinistra) con Luca Spada. I due hanno raccontato che il loro “ufficio” migliore è la bici. E’ lì che nascono le migliori idee

Effetto Spada

Voglia di fare, di crescere, ma di non fare il passo più lungo della gamba. Entusiasmo e pragmatismo. Luca Spada, il presidente di Eolo, è una spinta ulteriore per il team. Lui è un imprenditore. Le sue sfide le vince con lavoro e determinazione, ma soprattutto con la capacità… Capacità di vederci lungo anche nei momenti più tosti.

«Le cose – racconta Basso – nel 2020 non andavano bene con l’avvento del Covid. L’allora Kometa aveva all’epoca un accordo con Eolo per l’anno successivo. Un giorno andai da Luca e gli dissi: “Luca servirebbe un’impegno maggiore del previsto”. Lui mi guarda e mi fa: “Quanto maggiore?”. “Dieci volte tanto”. Mi guarda, fa una pausa: “Okay, partiamo”».

Spada, al nostro fianco, al racconto di questo ricordo, sorride con soddisfazione. I progetti da portare avanti non mancano. Il prossimo è quello di Dinamo, il brand d’integratori naturali di altissima qualità che sta lanciando e di altre attività esclusive legate al ciclismo. Chissà, magari un giorno la squadra si chiamerà così…

Fortunato cade spesso: come mai? Risponde Zanatta

17.10.2022
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Quante occasioni ha perso Lorenzo Fortunato per caduta? Una a Brisighella alla Adriatica Ionica Race, che ha compromesso la possibilità di difendere la vittoria 2021. Il ritiro al Giro di Slovenia, per i postumi diretti. Poi, fatti finalmente degli accertamenti e scoperte le fratture di una costola e dello scafoide, la sosta forzata lo ha costretto a saltare il campionato italiano. Una caduta alla Tre Valli Varesine sulla via del Lombardia e una proprio nella classica di fine stagione con… gita in ambulanza fino all’ospedale di Lecco. La stagione di Fortunato si è chiusa così, con un sorriso e un ritiro (foto Eolo-Kometa in apertura). E così, avendo da poco raccontato l’odissea e le paure di Enric Mas, abbiamo pensato di vederci chiaro, chiedendo a Stefano Zanatta, il diesse della Eolo-Kometa, che idea si sia fatto delle ripetute cadute del corridore bolognese.

«Non è che ne abbia fatte poi tantissime – ricorda Stefano – al Giro ad esempio non è caduto. E’ caduto una volta a inizio stagione, una alle Asturie, alla Adriatica Ionica e in finale di stagione. Cadute venute per situazioni difficili, per la pioggia o una borraccia nelle ruote. Cadute che pesano, perché adesso stava andando bene, quindi quella del Lombardia l’abbiamo… sentita un po’ di più. Nell’arco dell’anno non è che abbia avuto cadute così frequenti o gravi».

Due cadute alla Adriatica Ionica Race: classifica andata e conseguenze pesanti
Due cadute alla Adriatica Ionica Race: classifica andata e conseguenze pesanti
A volte per bloccarsi basta una caduta sottovalutata…

Non credo sia dovuto al fatto che lui abbia paura o non si fidi del mezzo o che quando è in mezzo al gruppo non si senta sicuro. Non sono successe in situazioni di stress all’interno del gruppo. Sono successe quando si andava più tranquilli e tutte in situazioni diverse. Una in discesa, quando un corridore è arrivato lungo, gli è andato addosso e lui non se n’è accorto. Poi alla Tre Valli, uno si è alzato sui pedali e gli ha toccato la ruota davanti. Lorenzo si è girato ed è caduto, perché era in piedi anche lui e stavano rilanciando sullo strappo a fine discesa, dove si comincia a salire verso l’arrivo.

E al Lombardia?

Una borraccia a terra, caduta a quello davanti. E lui forse per cercare di evitarla, si è spostato un po’, si è sbilanciato e quando c’è salito sopra gli è andata via la ruota davanti. Sono situazioni di gara tutte differenti una dall’altro e non dovute magari a un momento particolare.

Altra caduta in Slovenia dopo quella della Adriatica Ionica
Altra caduta in Slovenia dopo quella della Adriatica Ionica
Visto il tipo di situazioni può essere un problema di concentrazione?

Quando si cade una volta o due, dopo un po’ dei dubbi ti vengono. Sulla stabilità, sulla concentrazione, sulla troppa pressione, il fatto di non essere tranquillo quando non serve. Al momento credo però che sia nella norma. Se fosse caduto ai piedi del Ghisallo, dove c’è lo stress perché voleva stare davanti… Se fosse in occasioni così, vuol dire che magari sei troppo rigido. Qua diciamo che è più un fatto di disattenzione. Non dico che non abbia una dimestichezza grandissima, lo sappiamo che non ce l’ha: non è uno sprinter. Però situazioni simili, a volte è difficile prevederle.

Sta di fatto che per cadute ha perso obiettivi importanti.

In questo finale di stagione non è stato molto… fortunato. Perché poi le altre cadute non è che abbiano comportato grandi conseguenze. Alla Adriatica Ionica, aveva già fatto il Giro d’Italia, quindi sostanzialmente era già nell’ambito di una fase di recupero, anche se poteva essere l’occasione per lasciare il segno. Però andavamo incontro a un periodo in cui avrebbe avuto il tempo per recuperare l’incidente. Invece l’incidente della Tre Valli e poi quello del Lombardia ci sono pesati un po’ di più. Credo che con la condizione che aveva, Lorenzo avrebbe potuto sicuramente giocarsi un posto fra i primi dieci. Sarebbe stato importante fare una bella prestazione. 

Il giorno dopo la caduta in Slovenia, Fortunato riparte, ma si fermerà l’indomani
Il giorno dopo la caduta in Slovenia, Fortunato riparte, ma si fermerà l’indomani
Cosa si può fare?

Durante l’inverno valuteremo se c’è qualcosa che non funziona. Parleremo insieme, ci sta fare qualcosa per capire se le situazioni possono essere legate a una paura come per Mas oppure no. Visto che Lorenzo sarà con noi anche il prossimo anno, come già lo scorso inverno abbiamo lavorato per migliorare a cronometro e raggiungere una stabilità durante l’anno, quest’anno magari valuteremo anche questo aspetto. Sugli atleti l’inverno serve a quello, a cercare di capire dove si possono fare meno errori durante l’anno.

Davide Bais, non solo fughe, ora anche risultati

06.10.2022
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Vuoi o non vuoi, il nome del fratello rispunta sempre. Davide Bais vive una carriera parallela a quella di Mattia (insieme nel 2020 nella foto di Remo Mosna in apertura): entrambi professionisti, entrambi in una squadra professional (Davide alla Eolo Kometa, Mattia alla Drone Hopper), entrambi con spiccate caratteristiche di fuggitivo della prima ora. Con licenza di cambiare e Davide questa licenza se la sta prendendo sempre più spesso.

Le ultime settimane sono state davvero positive. Certo, non stiamo parlando di vittorie internazionali, ma quando cogli due top 10 a breve distanza di tempo e ti mostri sempre propositivo, alla fine brilli di luce propria come avvenuto alla Coppa Bernocchi, terminata all’8° posto in mezzo a tanti corridori con palmares stagionali ben più corposi: «Ma anche al Giro di Slovacchia ero andato bene con un 6° posto parziale, anzi in quell’occasione più che la soddisfazione per il risultato mi era rimasto un po’ di rammarico perché si poteva fare ancora meglio».

Per Davide un ottimo 8° posto alla Coppa Bernocchi, ma già prima si era messo in evidenza
Per Davide un ottimo 8° posto alla Coppa Bernocchi, ma già prima si era messo in evidenza
Come nasce questo picco finale di stagione?

Devo dire che dopo il Giro d’Italia ho recuperato abbastanza bene e le cose sarebbero potute andare ancora meglio se non avessi avuto un piccolo inconveniente sotto forma della puntura di un insetto che mi ha fermato per una settimana. Ho recuperato bene a casa, ripartendo con le gare a metà agosto e la crescita di condizione ha portato anche ad avere un po’ più di libertà in squadra.

Anche tu sei uno di quelli votato alle fughe d’inizio gara?

Certamente non come Mattia che ne ha fatto un marchio di fabbrica, ma certamente attacco spesso. Nella prima parte di stagione ho lavorato molto per la squadra e i miei attacchi servivano anche per preservare i compagni, ma ho portato anche a casa qualcosa. Ad esempio il 4° posto nella classifica degli scalatori alla Tirreno-Adriatico è stato qualcosa di molto importante per me, avendo anche tenuto la maglia. Da inizio anno ho già fatto 62 giorni di gara che non sono pochi, ma la condizione attuale mi ha permesso di prendermi qualche chance in più.

Il trentino della Eolo-Kometa in Slovacchia ha sfiorato il successo
Il trentino della Eolo-Kometa in Slovacchia ha sfiorato il successo
Che differenze ci sono con tuo fratello?

Siamo piuttosto diversi a dire il vero, soprattutto nell’interpretare le corse anche in base a quel che ci chiedono le nostre squadre. Lui è più portato a gare d’attacco, cerca sempre la fuga e ha una rara capacità nel trovarla, infilandosi negli attacchi giusti. Io cerco se possibile di preservarmi per le fasi finali, di risparmiare anch’io, ma se la tappa lo permette come anche le particolari condizioni tattiche e il percorso, non disdegno la fuga da lontano, anzi ho un piccolo progetto in mente…

Quale?

Non mi dispiacerebbe centrare la fuga di giornata al Giro di Lombardia, perché con quel percorso potrebbe anche uscirne qualcosa di buono. Anticipare il gruppo mi consentirebbe di giocare qualche carta importante, magari rimanere con i più forti nelle fasi cruciali.

Davide Bais è nato il 2 aprile ’98 a Rovereto (TN). Quest’anno sta ottenendo i suoi migliori risultati
Davide Bais è nato il 2 aprile ’98 a Rovereto (TN). Quest’anno sta ottenendo i suoi migliori risultati
Anche tu stai contribuendo al buon finale di stagione della Eolo-Kometa: com’è stata quest’annata per il tuo team?

Sicuramente ci si aspettava di più, anche noi speravamo di far meglio soprattutto al Giro, visto che venivamo da una vittoria di tappa e avevamo aspirazioni importanti. A ben guardare però non è che siamo rimasti alla finestra, visti i podi di Albanese o la maglia blu portata da Diego Rosa. Noi siamo andati avanti per la stessa strada che ci ha contraddistinto, in ogni corsa cerchiamo di fare selezione, di trovare un modo per emergere, di portare a casa il risultato e in questo siamo tutti coinvolti.

Alla Tirreno, Davide Bais con la maglia di leader della classifica scalatori, poi chiusa al 4° posto
Alla Tirreno, Davide Bais con la maglia di leader della classifica scalatori, poi chiusa al 4° posto
Che cosa ti aspetta ora?

Il Lombardia e poi le corse in Veneto. Ne farò un paio prima di andare finalmente in vacanza e rifiatare. Ma sono contento di finire la stagione con questa condizione, perché dà una grande spinta a ripartire, soprattutto mentalmente.

Avete mai corso insieme, tu e Mattia?

E’ capitato da under 23, nelle file del Cycling Team Friuli, io ero al 2° anno e lui al 4° e non nascondo che era molto bello, riuscivamo a compensarci e a gestirci al meglio. Spero davvero che possa ricapitare da professionisti, io sono convinto che aiuterebbe entrambi.

Dinamo affida a LDL COMeta la propria comunicazione

12.09.2022
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In questi ultimi mesi abbiamo avuto modo di conoscere in maniera approfondita il marchio di integratori naturali Dinamo. Prima attraverso le parole dei fondatori Luca Spada e Tiziana Ardo. Grazie a loro abbiamo potuto conoscere quella che è la filosofia alla base del loro progetto, ben riassunta nello slogan: “Creiamo integratori con quello che la natura offre”. Successivamente ci siamo concentrati su una serie di approfondimenti redazionali. Abbiamo così presentato i prodotti che compongono l’intera offerta di integratori Dinamo e i benefici che ciascuno di essi è in grado di garantire.

Abbiamo avuto modo di vedere come ciascun prodotto Dinamo sia finalizzato a garantire benessere alle persone, in particolare a quanti praticano sport di endurance. Tutto questo viene raggiunto attraverso l’utilizzo di materie prime selezionate, studiando processi di lavorazione che mirano ad avere il minor impatto possibile sulle qualità degli ingredienti utilizzati.

I quattro gel by Dinamo a disposizione della Eolo Kometa
I quattro gel by Dinamo a disposizione della Eolo Kometa

L’importanza delle comunicazione

La filosofia alla base di Dinamo deve essere comunicata in maniera corretta ed efficace. Così si è deciso di affidare l’attività di comunicazione a LDL COMeta. Stiamo parlando di un’agenzia che da inizio anni 2000 ha coltivato una forte esperienza nella realizzazione di progetti di ufficio stampa nel mondo outdoor, e più recentemente di social media management. L’obiettivo dichiarato da Dinamo e LDL COMeta è quello di sostenere la crescita del brand nelle discipline sportive di resistenza. Allo stesso tempo si vogliono sviluppare progetti di engagement con il pubblico in target con la proposta Dinamo.

Luca Spada ha voluto così commentare la scelta di affidare la comunicazione Dinamo a LDLCOMeta: «Siamo un brand giovane, ma che ha un know-how importante nello sviluppo di prodotti, sia per l’articolato pianeta dello sport che più in generale per chi cerca il benessere del proprio stato di salute. Per posizionare il nostro brand nel comparto nazionale delle discipline endurance abbiamo scelto di affidarci all’esperienza ventennale di una struttura come LDL COMeta. L’agenzia è riconosciuta come un punto di riferimento nelle nostre aree target».

Da destra a sinistra: Basso, Spada (CEO di Eolo) e Contador pedalano insieme in maglia Eolo-Kometa
Da destra a sinistra: Basso, Spada (CEO di Eolo) e Contador pedalano insieme in maglia Eolo-Kometa

DNA sportivo

Nella scelta da parte di Dinamo di affidare la propria comunicazione a LDLCOMeta un ruolo importante l’ha avuto il DNA sportivo che da sempre contraddistingue il gruppo di lavoro guidato da Carlo Brena, giornalista sportivo e fondatore dell’agenzia.

Molti dei ragazzi che lavorano all’interno di LDL COMeta sono infatti degli sportivi praticanti. Si tratta di un aspetto da non trascurare in quanto garanzia di condivisione delle passioni e delle aspettative di ciascun cliente.

Basata a Bergamo con un team di oltre quattordici persone, tra ufficio stampa e social media manager, LDLCOMeta accoglie DINAMO con grande entusiasmo. Ne è conferma la seguente dichiarazione rilasciata dallo stesso Carlo Brena.

«Una proposta che si integra perfettamente nel nostro bouquet di aziende – ha detto – brand, eventi e destinazioni che ruotano intorno al mondo outdoor e, più in particolare, degli sport di resistenza e questo conferma il successo della nostra scelta: da sempre vogliamo mantenere un focus in una comparto verticale come le discipline endurance che ci consentono di sviluppare sinergie tra i nostri partner».

Luca Spada e sua moglie Tiziana Ardo hanno visitato il Giro nel weekend fra Napoli e il Blockhaus
Luca Spada e sua moglie Tiziana Ardo hanno visitato il Giro nel weekend fra Napoli e il Blockhaus

Dal Giro a IBF

Ricordiamo che il debutto nel grande ciclismo da parte di Dinamo è avvenuto a maggio in occasione del Giro d’Italia, quando il marchio ha fatto la sua comparsa sulla maglia del team Eolo-Kometa (ricordiamo che Luca Spada è CEO di Eolo, ndr). L’incontro con il grande pubblico è avvenuto lo scorso fine settimana a Misano in occasione di Italian Bike Festival, dove l’azienda era presente con un proprio spazio espositivo.

Dinamo

LDLCometa

Fancellu dopo l’Avenir, fra tappe storte e il contratto che scade

02.09.2022
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Alessandro Fancellu torna a casa dal Tour de l’Avenir (foto di apertura Tour de l’Ain), custodendolo gelosamente nel taschino della sua maglia azzurra, un bel sesto posto. Un buon risultato per il corridore della Eolo-Kometa che esce da un 2021 difficile e che quest’anno ha ritrovato, piano piano, il colpo di pedale. 

Con la corsa francese, vinta dal belga Uijtdebroeks, Fancellu ha raggiunto i 48 giorni di corsa. Un buon numero se si pensa che nel 2021 ne aveva totalizzati solamente 13. Una bella rinascita per il secondo azzurro in classifica generale, alle spalle di Piganzoli, che probabilmente ritroverà l’anno prossimo in Eolo-Kometa. Piganzoli è infatti certo di debuttare nella prossima stagione tra i professionisti con la squadra di Ivan Basso, mentre Fancellu è in scadenza di contratto e attende di sapere cosa succederà in futuro. 

Fancellu arrivava con buone sensazioni al Tour de l’Avenir, questo sesto posto lo soddisfa parzialmente (foto Tour de l’Ain)
Fancellu arrivava con buone sensazioni al Tour de l’Avenir, questo sesto posto lo soddisfa parzialmente (foto Tour de l’Ain)
Alessandro, che Tour de l’Avenir è stato?

Mah, il sesto posto non è un risultato da buttare via, sinceramente per come mi sentivo alla vigilia della corsa mi sarei aspettato qualcosa di più. Puntavo almeno al podio, e guardando gli altri atleti in corsa non era così impossibile arrivarci. 

Dove avresti potuto “limare” qualche secondo?

Abbiamo perso un po’ di tempo nella crono, è stata una giornata difficile quella. Siamo partiti in sei ma dopo poco si sono staccati in due (Dapporto e Bruttomesso, ndr) e anche Martinelli non stava bene. Di conseguenza, abbiamo fatto metà crono in tre, rispetto ad altre squadre sicuramente abbiamo perso tanto. Però devo ammettere che anche negli arrivi in salita ho perso più tempo di quanto mi sarei aspettato. Mi è mancato qualcosa nella nona tappa, quella dove si sono fatti i distacchi maggiori. Erano solo 100 chilometri, ma molto tosti, con il Col de la Madeleine e la salita finale alla Toussuire.

Fancellu ha costruito gara dopo gara una condizione sempre migliore, fino a guadagnarsi la convocazione al Tour de l’Avenir
Fancellu ha costruito gara dopo gara una condizione sempre migliore, fino a guadagnarsi la convocazione al Tour de l’Avenir
Che livello hai trovato?

A parte il belga, Uijtdebroeks, che ha vinto in maniera abbastanza facile, non era un livello proibitivo. Il Belgio e la Francia erano le squadre a cui tutti guardavano: i primi non hanno deluso, mentre i transalpini non hanno mantenuto le aspettative, non sono apparsi così brillanti come ci si sarebbe potuto immaginare. 

Quale pensi sia il motivo?

Non saprei, alla fine hanno vinto una sola tappa con Gregoire, mentre Martinez si è piazzato ottavo in classifica generale. Non è un brutto risultato, soprattutto se si considera che sono entrambi dei primi anni. Anche Uijtdebroeks è un primo anno, però è già sotto contratto con la Bora, una squadra WorldTour non ti prende a caso. 

Fancellu, Milesi, Piganzoli, i tre azzurri che hanno concluso la corsa francese conquistando la classifica a squadre (foto Zoè Soullard)
Fancellu e Piganzoli sesto e quinto nella classifica generale, i due si ritroveranno in Eolo-Kometa anche nel 2023? (foto Zoè Soullard)
Anche tu arrivi dai professionisti, si sentiva molto la differenza?

Non ci sono mai state tappe tranquille, sono state nervose fino alla cronometro a squadre. Anche una volta arrivati sulle montagne non siamo andati piano. Rispetto alle gare che ho fatto quest’anno con i professionisti, come Giro di Ungheria o altre il livello non era molto differente, anzi, direi uguale. Alla fine si tratta degli under 23 migliori al mondo, qualcuno di loro lo avevo già trovato al Tour de l’Ain ed anche in Ungheria. Se non ricordo male mi sembra che un tedesco: Wilksch, è arrivato nei dieci nella classifica finale al Tour de l’Ain. Questo fa capire che il livello è alto.

Come avete gestito le ultime tappe corse solamente in tre?

Certamente non potevamo fare la corsa, quindi aspettavamo fossero gli altri a prendere in mano la situazione. Nonostante questo, nell’ultima tappa avevamo deciso di provarci, alla fine Piganzoli era a 30 secondi dal podio. L’idea era di provare a fare un’azione per guadagnare qualche posizione, così Milesi è andato in fuga e se noi fossimo riusciti a fare la differenza lui ci avrebbe poi dato una mano. Il piano non è riuscito, ma l’attacco di Lorenzo gli ha permesso di giocarsi le sue carte e di vincere la tappa. Un bel risultato comunque. 

Alessandro in questa stagione ha disputato 48 giorni di corsa, tanti se si pensa che mancano ancora tante gare da qui alla fine
Alessandro in questa stagione ha disputato 48 giorni di corsa
Che idea ti sei fatto anche delle altre Nazioni?

Sono sempre le stesse quelle che nelle corse under 23 si mettono in mostra. Solitamente sono quelle del nord: Norvegia e Danimarca su tutte. Infatti Staune-Mittet, norvegese, è arrivato secondo nella generale, mentre i danesi hanno vinto una tappa e ottenuto 4 secondi posti. La Spagna avrebbe potuto fare meglio ma ha avuto un po’ di sfortuna ed ha sofferto qualche caduta, il loro uomo di riferimento era Arrieta, della Kern Pharma, che avevo già incontrato più volte quest’anno, ed è molto forte. Un altro corridore importante per loro era Tercero, compagno di squadra di Piganzoli nella Fundacion Contador. 

Piganzoli il prossimo anno correrà in Eolo-Kometa, ricomporrete la coppia vista all’Avenir, hai novità sul tuo contratto?

Sono in scadenza a fine di questa stagione, penso e spero di continuare allo Eolo-Kometa, non ho ancora parlato con nessuno, prima c’è da terminare la stagione. Piganzoli ed io non ci eravamo mai conosciuti, nonostante lui fosse parte del team under 23 della Eolo. Abbiamo avuto modo di parlare e di conoscerci in ritiro al Sestriere, prima del Tour de l’Avenir, eravamo in stanza insieme. Non abbiamo parlato molto di futuro, alla fine della giornata dopo tante ore in bici parlavamo di tutt’altro, anche per staccare la mente.

Piganzoli solido in Francia e fedele al progetto Eolo-Kometa

31.08.2022
4 min
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Si è concluso domenica 28 agosto il Tour de l’Avenir, la corsa a tappe francese dedicata ai campioni del futuro. E’ terminata in crescendo per i colori azzurri, visto che nell’ultima tappa è arrivata la prima ed unica vittoria, firmata da Lorenzo Milesi. Allo stesso tempo, nelle ultime tre frazioni, le più dure, si sono confermate le buone prestazioni di Davide Piganzoli (in apertura foto di Tour de l’Ain) ed Alessandro Fancellu. 

Piganzoli è stato il migliore degli italiani in classifica generale, portando a casa un solido quinto posto. Il giovane lombardo, in forza alla Fundacion Contador, team di sviluppo della professional Eolo-Kometa, l’anno prossimo passerà professionista proprio con la squadra guidata da Ivan Basso

Piganzoli caldo
Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà professionista con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)
Piganzoli caldo
Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)

Un risultato inaspettato

Il quinto posto al Tour de l’Avenir è un risultato che dona morale e fiducia per quella che sarà la prossima avventura di Piganzoli, che, dopo due anni passati nella Fundacion Contador, assaggerà il mondo dei professionisti. 

«In questi giorni sto un po’ riposando, nel complesso sto bene – ci racconta il ventenne di Morbegno – non mi aspettavo una prestazione così solida. Il livello dei partecipanti era davvero molto alto ed ero partito senza troppe pretese. Ero convinto che le risposte sarebbero arrivate dalla strada, e così è stato.

«Mi sono accorto che avrei potuto fare qualcosa di buono il giorno dopo la cronometro a squadre. Si trattava di una tappa mossa, corsa sempre a tutta e senza pause, nonostante lo sforzo restavo bene in gruppo ed ho trovato anche la forza di sprintare, raccogliendo un bel terzo posto. Nelle tappe successive mi sono ripetuto non uscendo mai dai primi cinque, solamente nell’ultima ho un po’ pagato gli sforzi fatti ma nel complesso sono molto soddisfatto».

Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)
Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)

Continuità

Parlando con Basso, nei giorni scorsi, si è toccato il tasto dei giovani e della fuga all’estero. Piganzoli, nonostante le tante sirene che lo hanno richiamato non ha mai ceduto, credendo fermamente nel progetto di crescita pensato dalla Fundacion Contador. Processo che lo ha portato a firmare un contratto che lo porterà tra i professionisti a partire dalla prossima stagione

«Il progetto della squadra – riprende – è molto valido. Il processo di crescita e maturazione è lineare, per questo ho deciso di continuare con loro. Quando ho firmato con la Fundacion Contador, due anni fa, ho parlato a lungo con il mio procuratore Mazzanti e insieme abbiamo deciso che questa sarebbe stata la scelta migliore. Ne sono ancora convinto, per questo ho firmato per un altro anno, il terzo complessivo. Sono convinto che conoscere già l’ambiente, le persone ed il modo di lavorare mi aiuterà a superare le difficoltà del passaggio nel mondo dei professionisti.

«L’anno scorso dopo il Giro d’Italia Under 23, e soprattutto dopo il mondiale, mi avevano cercato dei team development del WorldTour, ma non ho voluto mollare l’impegno preso nel 2020. Qui in mi sono sempre trovato bene, fin da subito, non ci sono pressioni, sento tanta fiducia ed in più, cosa fondamentale, ho i miei tempi ed i miei spazi».

Davide correrà la prova a cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale
Davide correrà la cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale

L’inverno è lontano

Piganzoli si dimostra pragmatico, e non pensa troppo a quello che lo aspetterà dal 2023, ora c’è ancora da terminare una stagione e gli impegni sono molti. A partire da quelli con la nazionale, ci sarà il mondiale, e poi le corse di fine stagione…

«Al 2023 ci penseremo dopo le vacanze – conclude Davide – anche con Basso ci siamo ripromessi di parlare di tutto ciò a tempo debito. Non abbiamo fretta, il fatto di conoscerci già aiuta a non avere affanni nel trovare i giusti metodi di lavoro. Per questo consiglio ai giovani una realtà come la Fundacion Contador, è l’ambiente migliore per crescere e sono felice di quanto fatto.

«Lavoriamo a blocchi, concentrandoci sui vari impegni volta per volta, non c’è la pretesa di andare sempre forte. Ad esempio: dopo il Giro d’Italia ho corso al Val d’Aosta, ma senza pressioni. Era una corsa che mi sarebbe servita per ritrovare il ritmo gara e così è stato, nessuno ha preteso da me l’impossibile, ovvero fare Giro, Val d’Aosta e Avenir al massimo. Al debutto tra i pro’ non ci penso, ho in testa il mondiale di Wollongong, sicuramente parteciperò alla cronometro, per la prova in linea vedremo. Mi piacerebbe andare, ma deciderà Amadori».

La “prima” di Albanese, merito (anche) del dietro motore con Cassandra

28.08.2022
6 min
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Un urlo liberatorio come spesso accade. Un urlo di gioia e di rabbia al tempo stesso per Vincenzo Albanese. Qualche giorno fa, il corridore della Eolo-Kometa ha vinto al sua prima corsa da professionista. E’ successo a Limoges, capitale del Limousin francese.

E “Alba” stava correndo proprio il Tour du Limousin. Una terra di grande tradizione. E’ da quelle zone per esempio che viene Luc Leblanc, vincitore del mondiale di Agrigento del 1994. Ma quella è tutta un’altra storia.

Albanese cercava questa affermazione da un sacco di tempo. Aveva di fatto già vinto una corsa con dei pro’, era il Matteotti del 2016, ma lui era formalmente ancora un under 23. Questo successo ha un altro spessore e un altro valore.

Il suo team manager Ivan Basso ha sempre esaltato questo atleta. A volte gli ha tirato le orecchie, ma sempre a fin di bene e perché sapeva dell’enorme potenziale del suo corridore.

Albanese (classe 1996) stremato e soddisfatto dopo la volata lunga e vittoriosa di Limoges
Albanese (classe 1996) stremato e soddisfatto dopo la volata lunga e vittoriosa di Limoges
Vincenzo, finalmente è arrivata… 

Davvero, ci voleva proprio. Dopo un anno e mezzo buono, ma fatto solo di piazzamenti e podi, sfortune, e di tutto e di più… Anche per la testa è stato importante alzare le braccia al cielo. Alla fine ero contento lo stesso di come stesse andando, ma si sa: la vittoria è la vittoria. Vanno bene i piazzamenti: questi dicono quanto si è costanti, ma vincere è un’altra cosa.

Ci sei arrivato passo dopo passo. E forse in questo caso tutto è partito dal campionato italiano. Il tricolore è stato una delusione? Zanatta quel giorno ci disse prima del via che si lavorava per te…

Non è andata bene. La squadra mi aveva dato fiducia al 110%, tanto che abbiamo gestito noi la gara sin dal primo chilometro, mostrando una grande compattezza del team. Spesso noi corriamo così: da grande squadra. E anche quel giorno non abbiamo mandato nessuno in fuga. Erano tutti per me. Quando poi nel finale sono andati via quei cinque un po’ ho dormito, ma mi aspettavo anche che con tanti corridori forti e tante squadre rimaste dietro, qualcuno facesse qualcosa. Ma forse le gambe erano quelle che erano anche dietro. Ho raccolto un ottavo posto, ma certamente non ero soddisfatto. Era stato l’ennesimo piazzamento che confermava che Albanese era sempre lì, ma non vinceva.

Dopo quella gara cosa hai fatto?

Ho staccato. E ho ripreso proprio al Limousin, a distanza di quasi due mesi. In pratica dopo l’italiano sono rimasto in Puglia, nella zona di Monopoli, Fasano, le Tremiti… una settimana con la mia fidanzata, Cassandra. Una settimana totalmente senza bici. Poi sono tornato a casa a San Marino e lì ho ripreso a pedalare. A fine luglio sono andato in altura.

Il toscano in altura sullo Stelvio, eccolo fare i rulli a quota 2.700 metri (foto Instagram)
Il toscano in altura sullo Stelvio, eccolo fare i rulli a quota 2.700 metri (foto Instagram)
Dove?

A Livigno. O meglio, prima a Livigno a 1.800 metri, e poi sono salito ancora. Mi sono spostato ai 2.700 metri dello Stelvio. In tutto ho fatto venti giorni di altura. Sono sceso. Sono stato quattro giorni a casa e sono partito per il Limousin.

Beh, non è facile vincere al rientro…

Vero, ma sin da subito ho avuto sensazioni ottime. Ma dalle sensazioni ottime alla vittoria c’è un mondo! Anche altre volte avevo avuto sensazioni simili, ma non avevo vinto. Però sentivo di stare veramente bene. Da una parte è così: quando non te lo aspetti, arriva la vittoria. Altre volte invece sei lì ad inseguirla, a pretenderla… e resti senza niente in mano. 

Non te lo aspettavi quindi?

No, sapevo di stare bene, ma non avevo aspettative. Tanto più dopo l’altura. Non avevo mai vinto, figuriamoci al rientro dopo due mesi senza gare nelle gambe. Tutto sembrava andasse come sempre. Anche nei primi giorni stavo bene, mi piazzavo, ero tra i primi 8-15 corridori… E bisogna considerare che il livello era alto. In Coppa di Francia si corre col coltello fra i denti, per le squadre francesi quelle sono tutte gare importanti. C’erano squadre WorldTour con corridori che uscivano dal Tour o altre gare di primo livello. Senza dimenticare i “nostri”, Ulissi, Trentin. E vincere quando ci sono corridori di questo calibro… non è cosa da poco.

Hai vinto al rientro. In montagna hai svolto un lavoro particolare o hai fatto un’altura “standard”?

Nel complesso direi standard: poca intensità nella prima parte, ma ho lavorato anche sull’esplosività nella seconda.

Tipo?

Facevo diverse ripetute forti tra i 2′ e i 5′. Le ho fatte a bassa quota e nell’ultima settimana. Poi una volta sceso in pianura, ho continuato a farle. Diciamo anche quel genere di sforzo sono il mio pane. E’ quello stesso spunto che mi ha permesso di anticipare il gruppo a Limoges.

All’italiano di Alberobello la Eolo-Kometa aveva lavorato compatta proprio per Albanese
All’italiano di Alberobello la Eolo-Kometa aveva lavorato compatta proprio per Albanese
Hai fatto anche dietro motore?

Prima della gara, a casa, ho fatto dietro macchina. Come sempre del resto. 

Con chi lo fai, per curiosità?

Allora, per fare dietro moto ho degli amici esperti nella zona di Reggello, vicino Firenze. Mentre il dietro macchina lo faccio con Cassandra.

Dai, forte questa cosa! E come se la cava la tua fidanzata?

Beh, diciamo che strappa un po’, ha il “piede pesante”, però quelle sue accelerate mi hanno hanno dato brillantezza di sicuro!

Rispetto al peso come sei messo?

Bene – risponde deciso Albanese – adesso sono nel peso forma. Anzi, al Limousin ero anche sotto i 70 chili, 69-68. Non ero mai stato così magro. Ma quest’anno devo dire che non ho avuto problemi in tal senso e non ne ho avuti sin dall’inizio della stagione. Ci ho lavorato già dall’inverno. Poi di questo periodo è più facile perdere quel paio di chili tra caldo e corse.

La vittoria di Albanese è stato il 20° piazzamento stagionale nei primi dieci
La vittoria di Albanese è stato il 20° piazzamento stagionale nei primi dieci
Il mondiale è per corridori veloci e finisseur come te: ci pensi?

Sinceramente un po’ sì: ci penso. E’ da gennaio che do il massimo e dall’alto dovranno fare le proprie scelte. Se andrò in Australia sarò onorato e felice, altrimenti proseguirò la stagione con il mio team andando a caccia di un’altra vittoria.

E in quali gare?

Ormai riprenderò a settembre in Repubblica Ceca al Tour of South Bohemia. Poi farò le gare del calendario italiano come il Giro di Toscana, la Coppa Sabatini, il Pantani e, appunto, speriamo il mondiale. Se non dovessi fare il mondiale ci sarà la Cro Race in Croazia e quindi tutte le altre classiche italiane di ottobre.

La Coppa Sabatini: la gara di Peccioli è perfetta per le tue caratteristiche: ondulata con un arrivo su uno strappo non eccessivamente duro… 

La Coppa Sabatini è bellissima. E’ una delle mie corse preferite. E poi è vicino a casa e da buon toscano ci tengo a fare bene. 

Juniores con la valigia: qualche domanda da parte di Basso

26.08.2022
5 min
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Il tema dei ragazzi italiani che fanno valigia e diventano U23 nei vivai delle WorldTour europee tocca da vicino sicuramente le continental di casa nostra e di riflesso le professional. Il team di Basso e Contador quel meccanismo l’aveva studiato e messo in atto anni fa. Prima come continental affiancata alla Trek-Segafredo e poi, da quando è diventato Eolo-Kometa, creando una filiera che parte da alcuni team juniores, passa per la Fundacion Contador U23 e si conclude fra i pro’. Il responsabile del settore giovanile è Dario Andriotto, ma su tutto c’è l’occhio di Ivan Basso che su questo tema abbiamo voluto sentire. Soprattutto da quando si è sparsa la voce (non ancora confermata) che Manuel Oioli, preso da junior alla Bustese e ora in forza alla Fundacion Contador, il prossimo anno potrebbe partire per la continental di una WorldTour.

«Il progetto giovanile – conferma Basso, in apertura con Rivi al Giro 2022 – lo abbiamo sviluppato anni fa, poi è stato ripreso da squadre più forti. Noi abbiamo aperto la strada, loro hanno disponibilità superiori e alle spalle dei team sicuramente più grandi. Il vero nodo è il budget e trovare risorse è il mio compito per garantire un futuro alla mia squadra. Noto però che mentre prima chiamavi un giovane di 17 anni e riuscivi a incontrarlo, magari anche con i suoi genitori, oggi se ti va bene ci parli al telefono, altrimenti ti dice di sentire il suo manager. E devo dire che a un certo punto ne faccio proprio una questione di rispetto…».

Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
Perché le altre squadre sono più attrattive?

Me lo chiedo anche io. E’ chiaro che la Jumbo Visma ha riprodotto e anche bene il format che fu della Mapei o della Liquigas. In questa fase sono osservatore interessato e tifoso, dato che mio figlio è al secondo anno da allievo. E anche se di lui si occupa Andriotto, se gli chiedi dove voglia andare, parla anche lui della Jumbo. Ma le mie domande sono altre.

Quali?

Sono pronti ragazzi di 17-18 anni per un’esperienza così elevata? Il vecchio sistema non funziona più? Il format in cui sono cresciuti Nibali e Viviani, per fare due nomi, è superato oppure si tratta di un’infatuazione collettiva?

Tu cosa pensi?

Io ho la coscienza di lavorare con i giovani nel modo giusto. “Juanpe” Lopez e Carlos Rodriguez (uno alla Trek-Segafredo e l’altro alla Ineos Grenadiers, ndr) li abbiamo persi perché non avevamo ancora la squadra pro’. I primi che arriveranno alla Eolo-Kometa avendo fatto tutto il percorso con noi saranno Piganzoli e Tercero, che hanno scelto di fidarsi e firmare, nonostante li abbiano cercati 7-8 squadre WorldTour. Ho parlato però con un corridore che mi piace e ho capito che è più attratto dall’esperienza internazionale.

E’ comunque una scelta legittima.

Assolutamente, purché sappiano cosa vogliono. Io volevo correre alla Carrera con Chiappucci, avevo le idee chiare. Dove ti senti felice di correre? Se sono felici di andare in Olanda oppure in Francia alla Groupama, abbiamo finito di parlare. Ci sono genitori che mi chiamano per chiedere se devono prendersi un procuratore: io invece credo che a 18 anni abbiano bisogno di Zanatta e Basso. Come credo ad esempio che Colleoni e Conca avrebbero avuto vantaggi dal fare i primi due anni con l’Androni, al posto di andare subito nel WorldTour. Fermo restando ad esempio che per i francesi ho ammirazione, dato che fanno passare 8 ragazzini in prima squadra.

Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli passerà professionista con la Eolo-Kometa, dopo essere cresciuto nel suo vivaio (Foto Zoe Soullard)
Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli passerà professionista con la Eolo-Kometa, dopo essere cresciuto nel suo vivaio (Foto Zoe Soullard)
Tutto questo rende difficile gestire la squadra?

Non sono frustrato né avvilito. Non mi sono esaltato quando abbiamo vinto sullo Zoncolan e non mi deprimo adesso. Il problema è di budget, so bene che con il nostro non posso sfidare sullo stesso terreno squadre da 30 milioni l’anno. Posso lottare per diventare una grande professional e arrivare davanti nel ranking, ma in questo non ci ha aiutato il fatto di essere nati nella stagione del Covid, pur avendo sponsor che sono con noi da cinque anni. Quello che aspetto di vedere è il seguito di queste giovani carriere.

In che senso?

Non tutti sono adatti per certi ambienti così lontani dalla nostra cultura. E non tutti i grandi team, hanno spazio perché i ragazzi facciano una buona attività. Allora, come nel calcio, non si potrebbe ragionare sull’affidarli a squadre più piccole come la nostra perché facciano esperienza in corse di livello e magari guadagnino valore? Perché in Italia adesso la situazione è sotto gli occhi di tutti.

Le porte della Eolo-Kometa si schiuderanno anche per Fernando Tercero
Le porte della Eolo-Kometa si schiuderanno anche per Fernando Tercero
E com’è?

Siamo come una famiglia che vive con i soldi misurati e deve stare attenta a tutto. Facciamo fatica a prendere quelli buoni perché costano troppo, proviamo a tenerci stretti quelli che abbiamo fatto crescere e cerchiamo dei giovani che ci credano. Non è affatto detto però che chi ha tanti soldi automaticamente lavori meglio. Non confondiamo fra l’esperienza internazionale di fare le corse all’estero con l’andare a viverci. Non è affatto la stessa cosa.