Nel mondo di Ballerini, occhi buoni e grande potenza

05.10.2022
6 min
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Gli occhi buoni che al momento del bisogno diventano cattivi, Davide Ballerini ha colto qualche giorno fa, alla Coppa Bernocchi, il suo successo stagionale più importante. Il “Ballero” è stato autore di una volata di potenza. Una delle sue, capace di regolare gruppi ristretti, che poi tanto ristretto non era, e di tirare fuori tutto quello che aveva dentro.

Domani il corridore della  Quick Step-Alpha Vinyl sarà al via del Gran Piemonte e poi se ne andrà nell’altro lembo del Nord Italia per il mondiale gravel. Ha chiesto lui di farlo. Davide è un amante dell’offroad e visto che si trattava dell’ultima gara di stagione perché non provare?

Davide Ballerini (classe 1994) vince la Coppa Bernocchi 2022
Davide Ballerini (classe 1994) vince la Coppa Bernocchi 2022
Davide, partiamo dalla Bernocchi: cosa ci dici?

Dico che ci voleva. Tanto più che non me l’aspettavo per niente.

Quando hai capito che potevi vincere?

Dopo il traguardo! Per tutta la corsa non mi sono sentito molto bene. Mi sono sbloccato davvero solo negli ultimi 15 chilometri. 

Eri tu il capitano?

Un po’ tutti potevamo giocarci le nostre carte, ma quando Julian (Alaphilippe, ndr) era andato via con quel gruppetto ho pensato che quell’azione andasse all’arrivo. Poi qualche squadra si è messa a tirare. Se fossimo arrivati allo sprint la volata l’avrei fatta io. Quindi tutto ha girato nel verso giusto per quel che mi riguarda.

Che stagione è stata, Davide?

Una stagione del cavolo! Ho iniziato con buone premesse, ma subito dopo il Saudi Tour ho preso il Covid. Sono andato alla Tirreno e mi sono ammalato e di fatto è stato un decadere continuo fino a fine classiche. Mi sono ripreso un po’ al Giro, ma è stato sempre un rincorrere la condizione. Così dopo l’italiano mi sono fermato, sono andato in altura e sono ripartito da zero. Ho ripreso anche bene. Ho vinto al Wallonie. Ma di nuovo a Burgos altro problema. Sono caduto. Ho preso tante botte e ripartire non è stato facile. Lì ho perso una settimana cruciale per la preparazione per il mondiale. A Wollongong ci sono arrivato in condizione, ma non come volevo io. Però alla fine i sacrifici vengono sempre ripagati.

Ballerini e l’abbraccio con Alaphilippe dopo il successo. Davide è un uomo squadra
Ballerini e l’abbraccio con Alaphilippe dopo il successo. Davide è un uomo squadra
Ecco partiamo da questa frase. Cos’è per te il ciclismo?

Alla base di sicuro ci sono i sacrifici. E sono più fuori dalla bici che in sella. In bici più o meno tutti facciamo le stesse cose. Non dico che non hai una vita sociale, ma non puoi uscire tutte le sere, fare tardi. Se il giorno dopo devi fare 4-5 ore poi lo senti. E le cose vanno fatte bene, anche perché gli anni passano velocemente e non hai poi tutto questo tempo a disposizione. E poi dico anche che il ciclismo è crederci sempre. Guardate giusto alla Bernocchi. Non avevo buone sensazioni. Se nei primi chilometri di gara mi aveste chiesto che possibilità avrei avuto di arrivare a fare volata, avrei risposto il 2%. Ma poi più andavamo avanti e più sentivo che la gamba arrivava.

Come te lo spieghi?

Non è facile da spiegare. Immagino che un po’ c’entrasse anche il lungo viaggio dall’Australia, il jet-lag… tutto un insieme di fattori. Non credo si trattasse di una questione di preparazione, perché specie in questo punto della stagione gli allenamenti sono quelli che sono. Un po’ è anche una caratteristica mia quella di essere ingolfato nei primi chilometri. E va bene così. Pensate se fosse stato il contrario, che andavo a calare nel finale!

Cosa ti piace di questo ciclismo?

Rispetto a qualche anno fa è qualcosa di più particolare, di più alto livello. Alla Bernocchi abbiamo fatto gli ultimi quattro giri veramente forte eppure siamo arrivati in 60 in volata. Il bello è che migliorano i materiali, i caschi, il vestiario e si va sempre più forte. Si va più forte e fare la differenza è più difficile e per questo dico che la differenza la fai a casa: recupero, alimentazione…

Dopo essere passato dal Canturino, Davide ha fatto il 2° anno juniores nell’US Biassono. Eccolo al Mendrisiotto 2012. Era già forte con la pioggia
Dopo essere passato dal Canturino, Davide ha fatto il 2° anno juniores nell’US Biassono. Eccolo al Mendrisiotto 2012. Era già forte con la pioggia
Ti aspettavi qualcosa di diverso quando hai deciso di fare il ciclista?

Non pensavo fosse così difficile quando ero nelle categorie giovanili. Quando sei uno juniores o un under 23 non riesci a goderti appieno quel momento, quel mondo. Oggi poi ancora di più. La categoria under 23 sta quasi scomparendo. Vedete che vanno a cercare gli juniores? C’è ancora più pressione. Ti diverti meno e ti accorgi solo più tardi che forse in quegli anni potevi lasciare qualcosa di più al caso. Quando passi invece non puoi sgarrare di mezza virgola.

Domanda classica: che ricordi della tua prima bici da corsa?

Prima di iniziare a correre, da allievo di secondo anno, feci una prova con la Capiaghese. Mi diedero una bici, una Kuota, credo andai a provarla intorno al lago (Ballerini è comasco, ndr).

Quando hai capito che il ciclismo era il tuo sport?

In realtà non l’ho mai capito. Non c’è stato un momento. Avevo il sogno di diventare pro’ e cercavo di fare le cose bene per andare avanti. Vedere che avevo delle potenzialità mi ha dato una spinta ulteriore. Ma non è stato facile. L’altro giorno per esempio in conferenza stampa ho ringraziato Gianni Savio.

Vista la sua passione per la mtb e la predisposizione per le gare del Nord, Ballerini sarà uno degli azzurri di Pontoni per il mondiale gravel
Vista la sua passione per la mtb e la predisposizione per le gare del Nord, Ballerini sarà uno degli azzurri di Pontoni per il mondiale gravel
Perché?

Perché io sono passato da quarto anno under 23. Savio è stata forse l’unica persona che ha creduto in me, che ha visto che valevo qualcosa. Mi ha fatto passare, mi ha fatto crescere, mi ha fatto vincere. Se non ci fosse stato lui molto probabilmente non sarei stato lì in quel momento. E in Italia, senza squadre, questa situazione si verifica più spesso ed è più difficile, tanto più per i ragazzi che come me non vincono dieci corse l’anno.

Chi ti sta intorno, pro’, biker e amici, ci dice che Davide Ballerini è un buono: è così? Ed è un pregio o un difetto?

Non credo sia un difetto, potrebbe essere un pregio. Io cerco di essere sempre disponibile con tutti. Mi piace stare in compagnia, fare gruppo. Cerco sempre dei compagni di allenamento, da solo non è facile.

C’è una caratteristica che ti piacerebbe avere?

Andare forte in salita! Quando vedo la strada che sale faccio fatica. Però il mio fisico è questo. Una volta mi piacerebbe stare davanti con gli scalatori, quelli forti per davvero, per vedere cosa si prova. Ma immagino facciano fatica anche loro. E magari anche a loro se chiedi cosa vorrebbero avere ti risponderebbero di essere forti in volata. Non si può avere tutto. Bisogna sfruttare ciò che si ha e ciò che si è.