Saliamo sul Teide alla ruota di Lorenzo Fortunato

19.02.2023
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La vetta più alta di Spagna. Con i suoi 3.715 metri, il Teide è il parco nazionale più visitato in Europa e nel mondo il secondo per numero di visitatori. Un vulcano attualmente attivo che si trova sull’isola di Tenerife, nell’arcipelago delle Canarie. Tra i turisti che ogni anno arrivano per apprezzare le sue bellezze e particolarità spicca un’alta percentuale di ciclisti, professionisti e non. Lorenzo Fortunato è tra questi, per lui è stata la prima volta e ad ascoltare le sue parole, ogni giorno è stata una scoperta di un posto magnifico e a misura di ciclista. Passeggiate mattutine nel silenzio assordante della natura incontaminata, paesaggi lunari e un rispetto del ciclista che rende questa esperienza ancora più speciale. 

A condividere il periodo in altura pre stagionale c’era Francesco Gavazzi, che durante i suoi sedici anni di professionismo non aveva mai messo le ruote sui pendii del vulcano spagnolo. Partiamo per il nostro viaggio e facciamoci trasportare dalle parole di Fortunato nel contesto unico del Teide.

Com’è andata la tua preparazione invernale?

Bene, sono soddisfatto. Ho fatto prima il ritiro con la squadra, poi due settimane in altura sul Teide. Per me è la prima volta in altura a inizio stagione. Spero di partire bene. Ho davanti un mese intenso perché dopo l’Andalucia correrò Gran Camino, Laigueglia e Tirreno-Adriatico. Poi rifiato un po’ e preparo il Giro d’Italia

Prima volta in altura pre stagionale e prima volta sul Teide. Portaci là…

Non è come la Sierra Nevada o come l’Etna. Sul Teide sei in cima al vulcano e lo vedi proprio. Arrivi giù e sei al mare. A me è piaciuto molto. La mattina era un momento speciale. La natura incontaminata. Andavo sempre a fare la passeggiata a digiuno prima della colazione. Questo non tanto perché desse particolari vantaggi, ma perché mi piaceva. Una cosa che mi ha colpito molto era l’assenza totale dei rumori alla mattina presto. Poi durante la giornata si anima e si affolla di turisti e traffico per poi alle sette di sera svuotarsi nuovamente. 

Un’esperienza unica…

Oltre che per l’aspetto altura, ciclismo e allenamenti. Ci sono persone che pagano per andare anche solo un giorno mentre noi avevamo la fortuna di starci due settimane. Mi è piaciuto molto.

Dove alloggiavi?

Ero proprio in cima, al Parador. Era davvero freddissimo sia la notte che la mattina. Fino a che non usciva il sole. 

Tutto sommato un clima piacevole?

Faceva parecchio freddo, la notte scendeva sotto lo zero. Poi quando usciva il sole e si scaldava si toccavano i 20 gradi. Più avanti è ancora più caldo. Poi dipende, la prima settimana che siamo arrivati era caldo. Poi c’è stata una perturbazione e all’ombra magari c’erano 2 gradi mentre al sole 15. 

Parlaci del panorama, cosa ti ha colpito?

Il contesto naturale è qualcosa di unico. Paesaggi lunari dovuti alle rocce lasciate dalle colate laviche. Il mare sullo sfondo e le strade bellissime.

Come hai impostato il ritiro dal punto di vista degli allenamenti?

Come tutte le alture, sono partito tranquillo per poi incrementare. Anche perché venivo dal blocco di allenamenti del ritiro. I primi giorni sono rimasto su nell’altopiano e riuscivo a fare 2-3 ore. Poi invece gli altri giorni scendevo, facevo le mie ore giù e infine risalivo su in hotel. La prassi di allenamento era sempre quella, più salivi più andavi tranquillo controllando il cuore anziché i watt, mentre sotto si spingeva come a casa. 

Che tipo di salite sono quelle che portano alla vetta?

Quelle principali sono lunghe ma regolari. Se si vogliono salite dure bisogna cercare strade secondarie, dove le pendenze sono paragonabili a quelle dello Zoncolan

Un altro aspetto oltre al clima che spinge i ciclisti al pellegrinaggio verso le Canarie è il rispetto verso il ciclista. Hai notato questa cosa?

Come traffico e come rispetto per il ciclista hanno una cultura totalmente differente. Quelli che ci suonavano quando stavamo in coppia in strade larghe, erano solo turisti italiani

Curioso ma non difficile da credere…Gli altri automobilisti come si comportavano?

Quando arrivava un locale, ci stava dietro e provocava file chilometriche dietro di noi. A quel punto eravamo noi i primi a fare segno di passare. Stava dietro senza suonare e ti ringraziava quando ti sorpassava. C’è la regola del metro e mezzo, come da noi, a differenza che lì la rispettano veramente e finché non c’è il posto per sorpassare non lo fanno. Poi ovvio, gli incidenti capitano ovunque. Quando sono tornato in Italia devo ammettere che ero impaurito nelle prime uscite. Non ero più abituato. Poi è vero che in Spagna ci sono tante strade con una densità minore di macchine. Da noi è tutto più concentrato. Non deve essere una scusa, ma le strade in Italia sono anche più strette.

Eri solo sul Teide?

No, c’erano Francesco Gavazzi e il nostro massaggiatore Carmine Magliaro

In cima al Teide Fortunato e Gavazzi alloggiavano con il massaggiatore Magliaro
In cima al Teide Fortunato e Gavazzi alloggiavano con il massaggiatore Magliaro
Gavazzi come te non c’era mai stato sul Teide…

In tutti i suoi anni da professionista non c’era mai stato. Prima di smettere di correre ha detto: «Dobbiamo andarci», su consiglio anche del nostro massaggiatore. Il suo sacrificio vale doppio. Con i bimbi a casa, lontano dalla famiglia è stato via per il ritiro in Spagna, corse a Maiorca e poi è venuto diretto sul Teide. Si è fatto un mese e via da casa e non deve essere stato facile. 

Sei soddisfatto della tua preparazione invernale?

Devo dire che è stato un buon inverno. Sono riuscito ad allenarmi al caldo e in altura. Credo di avere fatto tutto nella direzione giusta. Vediamo come va l’esordio per avere un primo riscontro, però devo dire che arrivo un po’ più pronto alle corse rispetto agli altri anni. 

Quindi è un arrivederci con il Teide?

Sicuramente lo terrò di nuovo in considerazione. Non l’avevo mai fatto e devo dire che mi ha soddisfatto. Approvato! Questo tipo di preparazione ti permette a dicembre di dedicarti un po’ di più alla palestra con la certezza che poi per gennaio e febbraio si va al caldo per allenarsi nel migliore dei modi. Questo ti da un po’ più di tranquillità.