Parte il Giro d’Italia Donne: microfono ad Elisa!

02.07.2021
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Proprio mentre va online questo pezzo, il Giro d’Italia Donne è partito. E lo ha fatto, anzi lo sta facendo, con la cronosquadre Fossano-Cuneo di ben 26,7 chilometri.

Dici Cuneo e dici Piemonte. Dici Piemonte ed ecco che pensi ad Elisa Longo Borghini, il faro delle “nostre” atlete per quel che riguarda la classifica generale. Elisa, come Filippo Ganna, ha l’opportunità di iniziare questa sua decima avventura al Giro dalla sua regione. Certo per lei non sarà facile aprire la corsa rosa come ha fatto il “Pippo nazionale”, ma chissà. Intanto la portacolori della Trek-Segafredo sta bene ed è fiduciosa, tanto più che in queste dieci tappe potrà sfoggiare la maglia di campionessa italiana (sia a crono che su strada). E lo scorso anno fu proprio lei a vestirsi di rosa al termine della cronosquadre d’apertura.

La presentazione del Giro d’Italia Donne 2021 ieri a Cuneo
La presentazione del Giro d’Italia Donne 2021 ieri a Cuneo

Amore e odio

«Mi approccio al Giro con grande serenità – ha detto la Longo Borghini – mi sento bene, sono tranquilla e felice di essere nuovamente in gara con la squadra. C’è una grande intesa e amalgama tra noi, sono felice di ritrovare delle compagne con le quali non corro da tempi, come Lizzie (Deignan, ndr) ed Ellen (Van Dijk, ndr).

«Il mio rapporto con questa corsa è di “amore e odio”. Amore perché è il grande Giro del calendario femminile, la corsa più lunga e per di più nel mio Paese. E’ una corsa dura e molto ambita. Le emozioni che mi ha regalato il Giro in carriera sono state incredibili, qualcosa che rimarrà per sempre nella mia storia di atleta. Odio invece perché finora, in tutte le mie esperienze al Giro, ho sempre avuto una giornata storta. E purtroppo, quando arriva il classico giorno no tendo a perdere troppo tempo in classifica generale. Non ho mezze misure».

E quello che dice Elisa è assolutamente vero. Se si va a rivedere l’andamento dei suoi piazzamenti si noterà una vera “altalena”: ottava, undicesima, seconda, decima… Però va anche detto che è maturata molto e in salita è migliorata non poco. Senza contare che con il passare degli anni qualità come tenuta e costanza di rendimento “arrivano” in modo più fisiologico. L’ultima sua vera crisi fu quella verso Montasio al Giro 2019 quando perse quasi 3′ da una scatenata e in formissima Van der Breggen.

Elisa in difficoltà sulle rampe di Malga Montasio al Giro 2019 (foto racing.trekbikes)
Elisa in difficoltà sulle rampe di Malga Montasio al Giro 2019 (foto racing.trekbikes)

Parterre ricco

E a proposito di salita quest’anno proprio non manca. Il direttore del Giro, Giuseppe Rivolta, dice che si tratta di un percorso duro, ma non durissimo. Per le atlete, Elisa inclusa, non sembra essere proprio così.

«Il percorso di quest’anno – spiega la Longo – è esigente fin dall’inizio con la cronosquadre d’apertura e l’arrivo a Prato Nevoso (già al secondo giorno, ndr). Lì la classifica inizierà subito a prendere forma. Le sorti della corsa saranno decise dalla cronoscalata di Formazza e dall’ascesa al Matajur alla penultima tappa». 

Il tutto con un parterre, come sempre, ricchissimo a cominciare dalla campionessa uscente, Anne Van der Breggen. Anche se non sarà della partita la Van Vleuten regina delle edizioni 2018 e 2019. 

«Ma io non sottovaluto neanche Mikayla Harvey e Cecilie Ludwig – ha aggiunto Elisa – Una corsa come il Giro può riservare qualche colpo di scena e non sarei sorpresa di vedere emergere anche una outsider. Per quel che mi riguarda, la condizione è buona. Ho fatto un intenso lavoro tra maggio e giugno in altura, al Sestriere. Le vittorie a crono e in linea ai campionati italiani sono state una piacevole conferma. Sento però il bisogno di confrontarmi con le altre per capire se posso puntare alla generale o ai successi di tappa. Non voglio caricarmi oltremodo di pressioni o ambizioni». 

La Canyon di Mikayla Harvey (la seconda da sinistra)
La Canyon di Mikayla Harvey (la seconda da sinistra)

Prime due tappe indicative

E in tal senso saranno più che indicative già le prime due frazioni. Da questi primi chilometri di gara, sia Elisa che molte sue avversarie sapranno che Giro dovranno (e potranno) correre.

«Sono qui per far bene, ma voglio capire realmente il mio livello con le prime due tappe. Il Giro Donne è l’ultimo step della lunga preparazione verso Tokyo ma non è solo un passaggio verso le Olimpiadi. E’ un appuntamento molto importante della mia stagione a prescindere. Sono qui per lasciare un segno che possa darmi anche una spinta morale importante. E poi, corro in Italia indossando il tricolore: onorare questa maglia è un obiettivo».

Elisa tricolore fra i trulli e adesso? «Un tuffo al mare!»

20.06.2021
5 min
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Quattro chilometri all’arrivo e dieci atlete al comando. L’ultima salita di Gorgofreddo non ha segnato la differenza che ci si aspettava. Soprattutto per la stra-favorita, Elisa Longo Borghini. La tensione a questo punto è altissima. E allora in questo finale proviamo ad entrare nella testa della piemontese, oggi in maglia Fiamme Oro, tra gli splendidi scorci della Costa dei Trulli, in Puglia.

Nervi saldi

Adesso non è facile, deve aver pensato Elisa Longo Borghini. Come scatto? Quando scatto? Domande alle quali risponde direttamente lei. «Ho visto le ragazze che erano con me un po’ in difficoltà e sono andata. Ho capito che quello era il momento giusto. Avevo davvero tanta voglia di vincere. Volevo questa maglia a tutti i costi e l’ho cercata fino all’ultimo metro, tanto che mi sono girata solo una volta e ho visto che avevo preso un buon margine. Ho mollato solo ai 200 metri. Sapete, bisogna anche imparare a godersele le vittorie».

Elisa si sposta su un lato e scarica tutti i cavalli sulla sua Trek. Un metro, due, cinque… scappa via. Dietro si allungano e non possono far altro che inseguire. Sono state tutta la corsa a controllare, a cercare di imbrigliare la Longo Borghini, ma alla fine la più forte è andata. Non è stato facile correre da super favorita. Elisa ha passato tutto l’italiano nel ruolo di “squalo tra le sardine”.

L’arrivo di Elisa Longo Borghini a Castellana Grotte (foto Ossola)
L’arrivo di Elisa Longo Borghini a Castellana Grotte (foto Ossola)

Elisa tricolore

Poteva fare il colpo grosso, ma anche restare a bocca asciutta. Le Fiamme Oro hanno controllato bene e alla fine la gara è stata più chiusa di quello che ci si poteva aspettare. I vari attacchi portati hanno fatto davvero poca selezione. Anzi, la prima vera selezione l’aveva fatta la stessa fresca tricolore a crono a circa 30 chilometri dall’arrivo. E anche in quel momento era stata francobollata, soprattutto da Soraja Paladin. Quando la corsa si mette così non è facile, neanche se hai una marcia in più.

«Ho fatto tutta la corsa con gli occhi addosso e serviva freddezza mentale – dice Elisa Longo Borghini – bisognava capire che se non le avessi staccate tutte in salita mi sarei potuta giocare le mie carte nel finale. Sono abbastanza veloce in un italiano e questo mi dava sicurezza, ma stavo molto bene e ho voluto provarci lo stesso. Prima però ho lasciato giocare le carte alle mie compagne, perché se lo meritavano. Abbiamo corso bene e abbiamo sfruttato con intelligenza la nostra superiorità numerica».

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Il podio con Longo Borghini, Guderzo e Sanguineti (foto Ossola)
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Il podio con Longo Borghini, Guderzo e Sanguineti (foto Ossola)

Che Guderzo!

La piazza di Castellana Grotte è un bagliore di luce, come spesso accade nei paesini pugliesi di quelle zone con la pietra bianca che domina la scena. Qualche secondo dopo sfilano sull’arrivo Ilaria Sanguineti e Tatiana Guderzo. L’eterna vicentina salta di maestria l’atleta della Valcar negli ultimi 100 metri.

«La Longo – dice la Guderzo appena dopo l’arrivo – ha sempre una marcia in più. E’ stata una gara dura, all’insegna del sacrifico. Alla fine la maglia tricolore va sulle spalle di chi ci crede di più, ma oggi ha vinto colei che era nettamente più forte. Da parte mia sono felice per il mio secondo posto.

«E’ stata una corsa facile nella prima parte – ha aggiunto in un secondo momento la portacolori delle Fiamme Azzurre – e molto più complessa nella seconda. C’era tensione con tante giovani in gruppo, il vento… Io poi ero anche emozionata e non stavo benissimo di stomaco, forse proprio per l’emozione. Il finale? Dovrei rivederlo, ero talmente a tutta che ho quasi un vuoto. So solo che ho dato il massimo e nel chilometro finale ho ripreso la Sanguineti e l’ho saltata nel finale». 

Ed è un secondo posto che sa di classe, di esperienza, di entusiasmo. Tatiana sa ancora esaltarsi e magari potrebbe fare anche un pensierino a Tokyo.

«Mi metto nei panni di Salvoldi – riprende la Guderzo – che in effetti non ha avuto molte occasioni, soprattutto con le pistard, di vedere le ragazze, ma mi piacerebbe che le convocazioni fossero fatte prima, almeno ai due mesi dall’evento. Dispiace che come Nazionale siamo gli ultimi a non avere ancora i nomi. E questo non ha fatto che aggiungere tensione alla gara. Io spero che questi nomi arrivino presto perché così è snervante».

Strade strette e suggestive (foto Ossola)
Strade strette e suggestive (foto Ossola)

Non era facile

Elisa è praticamente certa di andare a Tokyo, invece…

«Sì, però manca l’ufficialità – dice la neotricolore – Ma voglio ragionare passo dopo passo. Adesso c’è il Giro che affrontare con la maglia tricolore è sempre speciale e poi ci sono le Olimpiadi. E questo è anche il modo migliore per prepararle».

Dopo il titolo contro il tempo di venerdì, Elisa Longo Borghini poteva anche essere appagata. In fin dei conti di campionati italiani ne aveva già vinti sette (questo è l’ottavo). Invece ha lottato davvero come uno squalo. E le sardine se le è mangiate di forza e di astuzia.

«E’ stata una corsa bellissima, in posti meravigliosi – ha detto Elisa a caldo sul palco – Con l’occhio ho visto Alberobello e a bordo strada c’era sempre tanto tifo, un tifo molto caloroso».

Ma tutta la trasferta pugliese è stata divertente ed emozionante per lei e per le sue compagne.

«Sono arrivata in aereo già venerdì sera dopo la crono. Il momento più caotico è stato andare a prendere l’aereo a Bologna, visto che l’antidoping è andato un po’ per le lunghe, ma alla fine alle 22 ero già in hotel. Ieri una sgambata sul percorso e oggi una giornata di fuoco. E per questo adesso scappo per andare a fare un bel bagno al mare!».

Longo Borghini mantiene il tricolore e lancia la volata per Tokyo

18.06.2021
5 min
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Longo Borghini è l’unica che non si ferma dopo il traguardo, in un quadro di ragazze che lasciano cadere la bici e si sdraiano sul lastricato che scotta, cercando di riprendere fiato.

«Ho perso subito il contatto con l’ammiraglia – fa in tempo a dire – e anche il misuratore di potenza ha smesso di funzionare. Ho fatto tutta la crono a sensazione».

Con lei parleremo poi, quando si sarà rimessa in sesto e dopo il podio. A Faenza ci sono 35 gradi e un’umidità che ti si attacca addosso. Così, mentre Chiara Rozzini scorta la ragazza della Trek-Segafredo verso il gazebo in cui potrà cambiarsi, Tatiana Guderzo è qui davanti che ha appena ripreso fiato e confabula con Elena Cecchini, dicendole che la Longo l’ha praticamente ripresa.

«Ho un problema – dice Tatiana, avvicinandosi alla transenna – quando corro mi metto anche a pensare alla tattica, ma dopo vado, come dicono le gambe e il cuore. Finché ne ho. Poi penso: se scoppio, vuol dire che ho dato tutto. Se non scoppio, vuol dire che ne ho ancora. Sono arrivata al traguardo, dunque ne avevo ancora. Il percorso era duro. Tra il vento e una strada che comunque non è pianeggiante, ma tendeva a salire nella prima parte. Vento contro. Poi quando ti chiedi quanto manchi, ti ritrovi due salite, che se arrivavi troppo stanca, perdevi tanto».

Tatiana Guderzo ed Elena Cecchini tirano il fiato dopo l’arrivo
Tatiana Guderzo ed Elena Cecchini tirano il fiato dopo l’arrivo

Cuore azzurro

Le ragazze si giocano tanto, il tricolore è il pretesto, perché là in fondo ci sono le Olimpiadi e la chance di essere convocate è troppo ghiotta. Tatiana si sarebbe ritirata alla fine del 2020, se fosse andata a Tokyo, ma il covid l’ha quasi costretta a restare.

«Ho dato il massimo – sorride – sono contenta, va bene così. Ho preso la bici da crono due giorni fa. A Tokyo mi basterebbe andarci. Nella crono c’è Elisa che è molto più preparata e con doti di me. Io sono a disposizione dell’Italia, come sono sempre stata. Le Fiamme Azzurre mi hanno insegnato e sempre ricordato che quando attacchi il numero, non lo attacchi per la Guderzo, ma per qualunque persona e atleta che sogni un giorno di raggiungere quell’obiettivo. Io sono qui con la voglia di fare emozionare le persone per quel sogno». Terza a 1’59”. Si sciacqua il viso e si avvia al podio. In Puglia, nella gara su strada, dovranno guardarsi da lei.

Soraya Paladin, secondo posto al primo assalto: è giovane nella crono
Soraya Paladin, secondo posto al primo assalto: è giovane nella crono

Prima crono

Soraya Paladin, la seconda all’arrivo, ha la mascherina col nome che maschera un sorriso bellissimo. Il secondo posto a 1’11” non è tale da farle mangiare le mani per l’occasione mancata e tutto sommato si tratta invece di un exploit.

«Sicuramente il caldo ha influito – dice – perché siamo scese direttamente dall’altura e sapevo che come soffrivo io, soffrivano anche le altre. E’ il primo anno che lavoro sulla crono e non ci sono tante gare prima. Mi sono fidata del mio preparatore e ho cercato di gestirla. Sono contentissima. Non avevo aspettative. Volevo divertirmi, dare il massimo, seguire i miei wattaggi e il mio ritmo. Non ho rammarichi, più di così non potevo dare, so che ho lasciato tutto sulla strada. Ora vado in Puglia con una consapevolezza in più, anche se l’italiano è sempre una gara a sé. Darò il massimo anche per meritarmi la convocazione alle Olimpiadi, ma non voglio diventino un chiodo fisso. Se arriverà, bene. Se avrò dato tutto e non andrò, ci sarà sicuramente una ragazza che l’ha meritata di più».

Sul podio, Elisa Longo Borghini con Soraya Paladin e Tatiana Guderzo
Sul podio, Elisa Longo Borghini con Soraya Paladin e Tatiana Guderzo

Sorriso tricolore

E adesso arriva Elisa Longo Borghini con quel sorriso che viene da dentro e una linea che parla di grande condizione e soprattutto di grande lavoro. Ringrazia le persone che le stanno accanto e che le fanno sentire amore: qualcosa che le ha cambiato l’umore e l’attitudine.

«Indossare una maglia tricolore – dice – è un grande orgoglio. Ieri mi è arrivato un messaggio con scritto che sarebbe stata una formalità, ma non è così, perché c’è stato da sudare. Confermo che sono rimasta senza riferimenti, ma avevo scaricato il percorso in Gpx, ieri l’avevamo provato in bici alla stessa ora di gara e stamattina in macchina e m’è parso anche più duro. Mi sono resa conto di essere andata forte, quando ho ripreso un paio di ragazze davanti a me. La prima maglia tricolore fu una sorpresa. La seconda ne fu la conferma. Le altre mi hanno visto con una maturità diversa, gusti differenti in base ai momenti. Questo è stato un anno difficile da programmare, per i tanti obiettivi e per aver dovuto sostituire alcune compagne. Non sono riuscita ad andare a Tokyo per ovvi motivi, però a maggio sono riuscita a staccare e a ricaricare le batterie. Le Olimpiadi sono chiaramente un obiettivo e in mezzo c’è il Giro d’Italia, in cui andrò a sondare la condizione delle rivali. E’ importante, è la nostra corsa a tappe. Non parlo di classifica, meglio pensare a un paio di tappe».

Verso la Puglia

Il programma del giorno va avanti con le crono delle donne junior e degli uomini elite. Longo Borghini e le altre ragazze hanno a breve un volo verso Bari per il tricolore della strada. Già buono averne uno, ha detto Elena Cecchini dopo l’arrivo in riferimento al fatto che fino a poche settimane fa non si sapeva se e dove avrebbero corso. Tutto sommato un altro viaggio è un piccolo prezzo da pagare.

Bronzini dal Sestriere: «Vedrete una Longo diversa»

12.06.2021
4 min
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La data del 25 luglio è cerchiata in rosso ormai da anni, ma come spesso si sottolinea, più che la meta quel che conta è il viaggio. Nel caso di Elisa Longo Borghini e di Giorgia Bronzini che è la sua diesse e consigliera più fidata, viaggio e destinazione vanno di pari passo, perché arrivare alla data fatidica, quella della gara olimpica nel pieno della forma è la missione che si sono affidate. E non sarà facile.

In questi giorni Giorgia ed Elisa sono al Sestriere, per la fase di preparazione in altura, un periodo iniziato il 28 maggio e che punta a dare alla campionessa italiana il pieno di energie in vista del Giro d’Italia, la gara che dal 2 all’11 luglio dovrà poi rodare il suo motore: «Prima però ci saranno i Campionati Italiani – sottolinea la Bronzini – dove Elisa difenderà il suo titolo».

A Sestriere, si lavora per il Giro (anche vedendo qualche tappa) e Tokyo (foto Instagram)
A Sestriere, si lavora per il Giro (anche vedendo qualche tappa) e Tokyo (foto Instagram)

La cronometro olimpica

Al Sestriere il lavoro di Elisa verte principalmente su due direttive: «Chiaramente abbiamo svolto molte sessioni di allenamento in salita perché quello è il suo terreno prediletto, ma abbiamo svolto anche lavori specifici per le cronometro, sia pensando al Giro, sia soprattutto per la gara olimpica».

Avevamo lasciato la Longo Borghini in Spagna, alla Vuelta a Burgos dominata dalle due campionesse olandesi Van Der Breggen e Van Vleuten. Mentre le due arancioni volavano nell’ultima tappa, la Longo Borghini, ai piedi del podio fino all’ultimo giorno, retrocedeva fino all’undicesima piazza e la cosa ha allarmato gli appassionati.

Ci si è detto che Elisa aveva gareggiato per onor di firma, per rispettare gli impegni della Trek Segafredo, ma è questa la risposta giusta?

Al Trofeo Binda Lizzie Deignan ha coperto Elisa, al Giro sarà alleata, a Tokyo grande avversaria
Al Trofeo Binda Lizzie Deignan ha coperto Elisa, al Giro sarà alleata, a Tokyo grande avversaria

La Deignan è tornata…

«Bisogna fare attenzione nel valutare le scelte, essendo di mezzo una squadra privata. Quando Elisa gareggia lo fa sempre dando il meglio e chi la conosce lo sa. Ma non aveva finalizzato la gara e quindi non aveva in programma di forzare».

«A ciò si aggiunga – riprende la Bronzini – che Elisa veniva da un periodo ininterrotto di gare, era quindi un po’ stanca e aver staccato dall’agonismo non può averle fatto che bene, ma d’altronde era già stato programmato».

Nel frattempo però le carte in seno alla Trek-Segafredo si sono rimescolate, con il ritorno della britannica Deignan che ha subito ricominciato a fare quel che le riesce meglio, vincere: «Non solo lei, va sottolineata anche la prova della Brand vincitrice della Thuringen Ladies in Germania».

«Questo per Elisa è indubbiamente un vantaggio – sottolinea l’ex iridata – perché così c’è maggiore intercambiabilità e minori responsabilità per lei che non ha addosso tutto il peso della squadra. Fra loro c’è sempre stata massima collaborazione».

Bronzini Rio 2016
La Bronzini conosce le sensazioni della gara olimpica, qui a Rio 2016 a supporto della Longo Borghini
Bronzini Rio 2016
La Bronzini conosce le sensazioni della gara olimpica, qui a Rio 2016 a supporto della Longo Borghini

Dal Giro subito verso Tokyo

A questo punto che Elisa vedremo al Giro? «Andrà per ottenere risultati importanti, poi non si può dire prima se cercherà di far classifica o correrà per le compagne, vedremo come si mette la corsa. Tutti però ci aspettiamo una Longo Borghini ben diversa da quella vista in Spagna. Poi dipenderà molto anche dalle avversarie: l’assenza della Van Vleuten, ad esempio, già direttamente proiettata verso Tokyo, cambia molto nelle strategie di corsa».

E dopo il Giro? «Solo allenamento, limeremo le ultime cose e prepareremo la trasferta per tempo, per farla essere sulla linea di partenza al massimo della forma, coscienti di aver fatto tutto quel che serviva, poi si vedrà…».

Koo, gli occhiali di Nibali e Ciccone al Giro d’Italia

02.06.2021
2 min
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Il brand Koo, specializzato nella produzione di occhiali da sole e maschere di altissima qualità nel settore sportivo, rilancia alla grande con la nuova linea Energy. Ricordiamo che Koo è partner ufficiale del team Trek-Segafredo, maschile e femminile, del team Eolo-Kometa e del team continental Colpack-Ballan. A guidare il rilancio ci hanno pensato i nuovi Spectro e Demos, che nel momento della loro uscita, precisamente ad agosto del 2020, hanno rappresentato una vera e propria svolta nel mondo del ciclismo. Il giovane brand italiano ha donato agli occhiali delle colorazioni accese, fluorescenti, che vogliono rappresentare la rinascita della stagione 2021, dopo lo stop che molte corse hanno subito nella stagione 2020, a causa del coronavirus.

Demos Yellow Fluo: colore e tecnologia
Demos Yellow Fluo: colore e tecnologia

Comfort e prestazioni

Vitalità ed ottimismo sono i segnali che Koo lancia tramite i nuovi Spectro e Demos. Gli occhiali utilizzati da corridori di primo livello come Elisa Longo Borghini, Giulio Ciccone e Vincenzo Nibali sono realizzati con dei materiali di altissima qualità. Le lenti Red Mirror in policarbonato Zeiss donano la migliore nitidezza e una visione panoramica grazie all’ampio design della lente singola.

Ecco gli occhiali Spectro Orange Fluo
Ecco gli occhiali Spectro Orange Fluo

Una gamma molto ricca

Tra le altre caratteristiche delle Red Mirror troviamo anche quattro grandi prese d’aria che riescono a ridurre al minimo il sempre fastidioso appannamento. Ma non è tutto, infatti queste ultime sono state progettate per affrontare condizioni metereologiche variabili, su strada e offroad, essendo in grado, inoltre, di migliorare la percezione della profondità e del contrasto. Un altro particolare interessante è l’effetto antiscivolo dei nuovi Spectro e Demos, dovuto agli inserti Megol, che migliorano il comfort degli occhiali, rendendoli così ideali per le competizioni. Il prezzo consigliato al pubblico dei nuovi Demos in Orange Fluo/Red e Yellow Fluo/White è di 175 euro. Mentre per gli Spectro. nelle nuove colorazioni Yellow Fluo e Orange Fluo, è di 189 euro.

kooworld.cc

Van Vleuten Durango 2021

Salvoldi, pensi che le olandesi si faranno la guerra?

02.06.2021
4 min
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Chiamiamo in causa il cittì azzurro Dino Salvoldi perché una decina di giorni fa è successo qualcosa di particolare nel mondo del ciclismo femminile. Ultima tappa della Vuelta a Burgos, prova del WorldTour. Tutto si decide lì, nell’unica frazione con qualche asperità di rilievo. A giocarsi la vittoria in un appassionante testa a testa sono le due grandi olandesi del momento, l’iridata Anna Van der Breggen e la campionessa europea Annemiek Van Vleuten.

Non è accaduto spesso di vederle lottare spalla a spalla (nella foto d’apertura la vittoria della Van der Breggen sulla rivale alla Emakumeen Saria), ma ancor meno volte è accaduto che le due si siano messe d’accordo per collaborare e scavare un solco con le avversarie, giocandosi la vittoria in volata (andata alla Van Der Breggen, con annesso successo finale).

Van Der Breggen Burgos 2021
Olandesi sugli scudi a Burgos: la volata vincente della Van Der Breggen, con la Van Vleuten seminascosta a sinistra
Olandesi sugli scudi a Burgos: la volata vincente della Van Der Breggen

Il fatto ha riportato alla luce la rivalità fra le due olandesi e a quel punto la domanda è quella che tutti gli appassionati si fanno, a due mesi dalle Olimpiadi: le due sono in grado di collaborare per un obiettivo comune o la loro rivalità è troppo forte? Salvoldi ha in proposito idee molto chiare: «Tutte le voci che mi arrivano dal gruppo mi dicono che, al fianco della normale rivalità, c’è molto rispetto. In tutte le occasioni che hanno gareggiato per la stessa maglia, non si sono fatte la guerra…».

A Tokyo ti attendi una nazionale olandese spaccata in due?

Mi attendo la solita Olanda: le arancioni hanno una sola regola, la prima delle due campionesse che si avvantaggia, viene coperta dall’altra e dalle compagne di squadra, finché il vantaggio non è talmente ampio da permettere anche alla seconda di giocare le sue carte per l’argento. Imola è stata esemplare in tal senso, ma anche l’altro mondiale ad Harrogate. Da questo punto di vista Van Der Breggen e Van Vleuten non hanno mai trasgredito questa regola.

Bertizzolo Burgos 2021
Sofia Bertizzolo in azione in Spagna: anche per lei buoni piazzamenti, senza però acuti
Bertizzolo Burgos 2021
Sofia Bertizzolo in azione in Spagna: anche per lei buoni piazzamenti, senza però acuti
Quindi il lavoro delle altre nazionali è più difficile…

Molto, perché si sa benissimo che si parte una spanna al di sotto – risponde Salvoldi – Bisogna essere umili, intelligenti e consapevoli. Anche in questo l’ultimo mondiale ha detto cose importanti. Chiaro che quando una delle due scatta provi a seguirla, ma poi devi capire quando sarebbe stupido insistere, bisogna correre sempre col cervello come ha fatto la nostra Longo Borghini.

La tattica italiana sarà quindi figlia di questa oggettiva situazione in seno alle nostre avversarie?

Per forza di cose, anche perché sappiamo bene che la Longo Borghini è la nostra punta. Ci avrebbe fatto comodo avere un’atleta come la Vos, proprio per avere un’alternativa strategica, ma da parte delle altre italiane raccogliamo buone prestazioni, non al livello top, che invece ci permetterebbero di anche correre in maniera attendista.

Longo Borghini Burgos 2021
Per la Longo Borghini l’ennesimo piazzamento è sfumato all’ultima tappa, ma senza drammi
Longo Borghini Burgos 2021
Per la Longo Borghini piazzamento è sfumato all’ultima tappa, ma senza drammi
Parlando di Olimpiadi, ci sono però due fattori a nostro vantaggio: il fatto che il contingente per ogni nazione è fortemente ridotto e quindi non si possono fare grandi giochi di squadra e che a vincere sono veramente in tre perché un bronzo olimpico vale più di molte vittorie…

Verissimo – conferma Salvoldi – sono due principi che vanno tenuti sempre in mente. Sarà importante essere sempre sul pezzo, non distrarsi mai.

A proposito di Elisa, prima dell’ultima tappa della Vuelta a Burgos era quarta a 2” dalla vetta, alla fine ha chiuso 11esima a 1’27” dalla Van Der Breggen. Preoccupato?

Ci mancherebbe… Con Elisa ho parlato un paio di giorni dopo la gara per pianificare il lavoro delle prossime settimane. Lei aveva corso in Spagna per onorare gli impegni con la squadra, d’altronde ha iniziato la sua stagione prima delle due campionesse olandesi e non può sempre essere al massimo. Nell’ultima tappa non si è spremuta, proseguendo nel programma studiato all’inizio. Dalla Spagna non ci attendevamo nulla, né lei né io…

Tokyo, la strada è in salita. Occhi su “Longo” e “Pater”

20.05.2021
5 min
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La strada verso Tokyo è tutta in salita. Se ne è accorto Dino Salvoldi, alle prese con l’individuare il modo migliore per allenare e poi selezionare le ragazze della strada e della pista. Le prove di Nations Cup previste a Hong Kong e Cali sono state annullate e di fatto le pistard arriveranno gli europei senza un solo confronto internazionale. La gara di Gand ad aprile ha avuto infatti una partecipazione ridotta, come pure gli europei di Plovdiv dello scorso anno. Di fatto l’ultimo vero confronto internazionale furono i mondiali di Berlino nella primavera del 2020. Nel frattempo, il mondo ha cambiato faccia.

«Ci siamo ritrovati a vivere in pianta stabile a Montichiari – ammette Salvoldi – con la difficoltà però di averle tutte insieme. Dal 23 maggio al primo giugno saremo in ritiro a Livigno, con alcune ragazze che staranno di più, come Letizia (Paternoster, ndr) che a inizio stagione non ha fatto l’altura sull’Etna. Poi torneremo a Montichiari quindi a Minsk per gli europei (23-27 giugno), unica gara prima delle Olimpiadi. Nel frattempo, il 18 e il 20 giugno ci saranno il tricolore crono a Mordano e strada forse in Puglia. Attività più spezzettata non si sarebbe potuto immaginarla».

Letizia Paternoster sta scalando faticosamente la salita della forma: il cittì azzurro la aspetta
Letizia Paternoster sta scalando faticosamente la salita della forma
L’europeo a queste condizioni passa dall’essere un obiettivo a punto di passaggio?

Purtroppo sì, anche se dovremo andare con un buon livello. Le certezze che speravo di avere, come ad esempio il livello di Letizia, saranno da confermare. La selezione si può fare anche osservandole in allenamento, ma comunque Minsk è un passaggio importante.

Strano arrivare così alle Olimpiadi, non trovi?

Sarà l’Olimpiade delle mille sorprese, senza riferimenti. Di Australia e Nuova Zelanda non sappiamo nulla da mesi, si sono rinchiuse in casa loro e le scopriremo a Tokyo.

Nel frattempo, l’unica attività vera si è svolta su strada.

Alcune ragazze hanno corso tanto, altre troppo poco e a questo punto sarebbe ottimo averle a Montichiari come una squadra vera e propria, come fanno le nostre avversarie. Gli accordi di partenza con i team erano per il meglio, poi ci sono state alcune variabili imprevedibili, come la corsa in più per sostituire la compagna malata e cose del genere che possono succedere.

Quando dovrai dare i nomi per Tokyo?

Il 5 luglio, senza poter aspettare di vedere come andranno al Giro, che a questo punto dovrebbe servire a quelle che avrò indicato per perfezionare la preparazione. Lo schema era farsi vedere bene ad aprile. Tutte le squadre sono messe maluccio. Le olandesi invece potrebbero riempire da sole il podio di Tokyo.

Il quartetto azzurro che aspetta Paternoster: Balsamo, Guazzini, Alzini, Consonni, a gennaio in Sicilia
Il quartetto azzurro che aspetta Paternoster: Balsamo, Guazzini, Alzini, Consonni
Ganna correrà teoricamente pista e crono, voi cosa farete?

Avremo un solo posto per la crono. Se avessimo una ragazza che dà garanzia di piazzamento, potremmo portarla e poi chiederle di fare la strada, ma ad ora questo nome non c’è. Per cui potremmo immaginare che la crono la farà Elisa Longo Borghini.

Su strada immagini una squadra al suo servizio, visti i risultati di quest’anno?

L’idea di partenza era di avere certamente lei e poi una ragazza con le qualità della Bastianelli che ci avrebbe permesso di avere un’altra opzione tattica. Sarà una corsa con 60 partenti e squadre di 4, servirà avere delle forti individualità. Se non succederà qualcosa di più incoraggiante, sarà l’Italia di Elisa. Per cui potrà certamente contare sulle compagne, ma dovrà essere anche in grado di cavarsela da sola, come fece a Rio.

Elisa Balsamo non è andata male su strada ed è anche veloce…

Infatti è il nome che stavo per fare e che sto valutando, fermo restando che Elisa è un elemento chiave per la pista. Il circuito di Tokyo forse ha troppa salita, è più duro del Trofeo Binda

Hai parlato della condizione di Elisa Paternoster.

Fino a 15 giorni fa ero preoccupato, ma nell’ultima settimana l’ho vista crescere e recuperare sempre meglio gli sforzi. Saranno determinanti i prossimi giorni in quota e i 10 successivi che farà da sola per capire le prospettive. Di sicuro, lei la aspetterò fino all’ultimo.

Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: andrà in forma con il caldo? La sua stagione è in salita
Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: andrà in forma con il caldo?
A Minsk avremo un quartetto di prova o il quartetto olimpico?

L’idea è di andare con il quartetto per Tokyo. Posso iscriverne 6, per eventuali variazioni, ma in questo momento ho 9 nomi fra cui scegliere. Se bastassero i tempi, sarebbe più semplice. Ci sarà da far capire il perché delle scelte e di sicuro qualche accidente mi arriverà.

Rachele Barbieri senza squadra, correndo da sola, continua a vincere.

Va forte anche in gara, non è un leone da allenamento. Nel far capire un domani ci sarà da tenere conto di tutto. E poi per la composizione dei quartetti cozzano varie filosofie. La prima vorrebbe i migliori quattro inseguitori, che però per me è una sciocchezza. Poi c’è chi vuole due atleti veloci e due resistenti. In realtà dipenderà dal tipo di prestazione che avremo in mente e dalla posizione dei singoli atleti nei vari ruoli. Una volta partiti, ne avremo 5 perché una sarà riserva e non potrà essere utilizzata. L’atleta di un quartetto che va alle Olimpiadi deve saper correre in ogni ruolo. Capito perché sarebbe stato meglio avere qualche gara in più?

Il Muro d’Huy, trampolino di un’Elisa più fredda? Chissà…

07.05.2021
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«La vittoria di Cittiglio è stata l’highlight di primavera – racconta Elisa Longo Borghini – ma devo dire che anche il Muro d’Huy mi ha dato una bella soddisfazione, perché ho corso con una lucidità che a volte dimentico nel cassetto e non porto con me in corsa…».

A Torino sta per partire il Giro d’Italia, ma ovunque ti giri ti accorgi di quanto ciclismo ci sia in Europa. I professionisti stanno correndo in Algarve, le ragazze sono alla Valenciana. Elisa è a casa e da qualche giorno ha ripreso ad allenarsi seriamente dopo la stagione delle classiche. A breve però anche lei ripartirà proprio dalla Spagna, poi punterà sul Giro Rosa con le Olimpiadi nel mirino. E’ il momento giusto per rivivere la prima parte della stagione e lanciare un ponte sulla seconda.

Il Trofeo Binda di Cittiglio è stato l’highlight di primavera: vittoria per distacco
Il Trofeo Binda di Cittiglio è stato l’highlight di primavera: vittoria per distacco

Istinto e freddezza a Huy

«Penso troppo – continua – lo so da me. E a volte per questo pensare mi capita di perdere l’attimo. Oppure reagisco troppo presto. Sono sempre pronta. Attacco. Inseguo. Calcolatrice non sarò mai, però alla Freccia Vallone sono riuscita a fare rapidamente il ragionamento giusto. Ho capito che se fossi rimasta a ruota di Anna Van der Breggen mi sarei fatta male. Così l’ho mollata e ho preso il mio passo. Ho lasciato passare le due che mi seguivano, pensando che le avrei avute come punto di riferimento. E quando sono arrivata ai 180 metri sul Muro d’Huy, mi sono detta: “E’ il momento di sprintare”. Così sono partita. Le ho saltate. Ed è venuto il terzo posto».

L’aiuto di Borgia

E’ un percorso non semplice. Ci sono corridori con la freddezza innata. Quelli che ne fanno una virtù perché sanno di avere una sola cartuccia da sparare e devono farlo con metodo. E poi ci sono quelli che hanno tanta forza e sono sempre stati abituati a risolvere le situazioni aprendo il gas. Eppure quello che è successo a Huy fa intravedere un cammino diverso.

«Forse è il mio caso – ammette – ho spesso una buona condizione, mi viene facile. A volte si chiude la vena e parto. Quando magari con più freddezza e meno sforzo si potrebbero ottenere risultati migliori. Ci sto lavorando. La squadra collabora con Elisabetta Borgia, che è una bravissima mental coach. Ma credo che ci si arrivi con l’esperienza, facendolo e rifacendolo…».

Il lavoro di Elisabetta Borgia sta dando ottimi frutti: la freddezza di Huy ne è il segno?
Il lavoro di Elisabetta Borgia sta dando ottimi frutti

La zia Elisa

Elisa e il suo ritrovato sorriso sono nati lo scorso anno dopo il lockdown, quando si rese conto del bello che aveva nella sua vita e del rischio di perderlo.

«Sto bene – ammette – mi diverto. A volte momenti così servono per realizzare tante cose. E se capisci di essere fortunato per la vita che hai, ti viene anche di viverla con più leggerezza senza darla per scontata. In questi giorni sono stata a casa. Un recupero blando che ci voleva. Un po’ di relax in famiglia di cui avevo bisogno, perché sono stata a lungo fuori per le corse e prima quando abbiamo cercato di rimanere il più possibile con la squadra. Ho approfittato della zona gialla per andare a salutare qualche amica. Ho portato fuori i miei nipoti in bici. Sono i figli di Paolo. Anna, che ha 12 anni. Marta, la seconda, che ne ha 9. Poi Cristian e Pietro, l’ultimo arrivato. Anna si allena già su strada. Siamo usciti con lei e mio fratello nei dintorni di Ornavasso. Marta si allena con Pietro e altri bambini in un circuito nella zona industriale. Sono bei momenti, ma nel frattempo, da lunedì ho ripreso ad allenarmi anche io. Giusto ieri ho fatto cinque ore e la prossima settimana si riparte. Il 13 maggio alla Emakumeen Nafarroako, il 14 alla Navarra Classics e il 16 al Gran Premio di Eibar, nei Paesi Baschi. E poi dal 20 la Vuelta Burgos».

Seconda alla Strade Bianche, seconda gara della stagione. Il debutto alla Het Nieuwsblad
Seconda alla Strade Bianche, seconda gara della stagione

Test Giro

La Spagna sarà il primo passo verso il Giro Rosa e il Giro Rosa sarà il trampolino verso le Olimpiadi, in una consecutio che le permette di non fare troppi voli pindarici e dare una logica al lavoro, in modo che quel tanto pensare le dia tregua e si concentri su un obiettivo per volta.

«In Spagna si va per riprendere il ritmo – conferma – e per gestire la transizione dal periodo delle classiche al Giro. Sono gare impegnative, in cui davvero potrò testare la gamba. Tornate in Italia, andremo in ritiro a Sestriere, per l’altura e per visionare le prime tappe del Giro, che parte da Cuneo, ma ad esempio ha l’arrivo di Prato Nevoso che andremo a vedere. Ci sarebbe anche una cronoscalata vicino casa mia, ma è scomoda da raggiungere e comunque la conosco benissimo. Provare i percorsi è utile. Abbiamo piattaforme e supporti che permettono di vedere le strade, ma il riscontro personale è quello che ti permette ad esempio di scegliere i rapporti. Il Giro sarà un obiettivo, ma non mi sento di dire: vado e lo vinco. Un po’ perché non è nella mia natura fare proclami e poi perché so che devo lavorare. Lavoro e sacrificio sono una costante nella mia vita. Mi presenterò in buona condizione e poi vedremo le altre. I percorsi sono duri e io non sono una scalatrice pura. Una Van der Breggen pesa 5 chili meno di me e su certe pendenze si sentono. Ma lo stesso sarò lì a combattere».

Olimpiadi di Rio 2016, Elisa Longo Borghini ha appena centrato il bronzo
Olimpiadi di Rio 2016, Elisa ha appena centrato il bronzo

A Tokyo, semmai…

E poi arriverà il momento di pensare a Tokyo, anche se c’è ancora tanto tempo e ti fa capire che il pensiero c’è, ma per ora sta bene nel cassetto.

«E’ meglio andare un passo per volta – conferma – ora la Spagna, poi Sestriere, poi il Giro. Ci sono tante cose da fare, per appiattire tutto sulle Olimpiadi».

Ha ragione, ma il ricordo del bronzo di Rio affiora spesso nei ricordi. Così come capita di pensare alle parole di Salvoldi, una sera sull’Etna a inizio stagione.

«Ogni volta che parlo di convocazioni con la Longo Borghini – disse il tecnico azzurro – le chiedo: “Quando ti ho lasciato fuori?”. E le punta il dito e risponde: “A Londra!”».

Elisa ascolta e fa un mezzo sorriso.

«Preferisco guardare alle Olimpiadi che devo fare – dice – piuttosto che quelle che non ho fatto. Ma indubbiamente ci rimasi molto male. Correre a Londra era un sogno per me, ma devi accettare le scelte».

Adesso basta con i pensieri scomodi. Quello sprazzo di lucidità sul Muro d’Huy è un ottimo riferimento. La stagione sta per rientrare nel vivo e immaginarla sulle sue strade a costruire la forma per andarsi a prendere altri traguardi strappa il sorriso. Sarà la maglia tricolore che indossa. Sarà la generosità in corsa. Saranno lo sguardo e il sorriso. Sia quel che sia, viene da sé pensare a lei come alla nostra bandiera più bella.

Vollering regina con una gregaria che non ti aspetti

25.04.2021
4 min
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Pavé, côtes, salite lunghe, vento, strade bianche… dove le metti, le metti: alla fine sono quasi sempre loro le protagoniste. E nella Liegi-Bastogne-Liegi femminile a fare la differenza sono stati quel quasi e una gregaria non di lusso, ma di platino.

Le favorite infatti c’erano tutte: dalla Van der Breggen alla Van Vleuten, dalla Longo Borghini alla Niewiadoma. Sul lungofiume des Ardennes però non c’era la più veloce Marianne Vos. E vista come è andata la gara è questo il quasi a cui facevamo riferimento.

Le ragazze della Sd Worx si complimentano dopo l’arrivo
Le ragazze della Sd Worx si complimentano dopo l’arrivo

Meno selezione del previsto

Partenza abbastanza fresca, per non dire fredda, da Bastogne e subito bagarre. Tuttavia il gruppo resta molto più compatto di quel che ci si aspettava fin sotto la Roche aux Faucons. Ai piedi dell’ultima côte infatti si presentano in trenta, almeno.

Però la gara e le salite precedenti si fanno sentire. Infatti anche se dalla tv sembra non scattino, la selezione avviene da dietro. Restano davanti in sei prima, poi in otto, e poi ancora in cinque. Le due che fanno la spola sono la Ludwig e la Vos, l’olandese volante alza bandiera bianca nel falsopiano verso Boncelles. Con loro si stacca anche la Moolman che faceva parte delle sei. Però c’è la connazionale della Vos, Demi Vollering. E questo cambia tutto. 

Boncelles: Van Vleuten attacca, Van der Breggen chiude, Vollering soffre ma tiene
Boncelles: Van Vleuten attacca, Van der Breggen chiude, Vollering soffre ma tiene

Van der Breggen gregaria

Cambia le carte in tavola persino alla Van der Breggen, sua compagna di squadra che nonostante sia la campionessa mondiale in carica, in un attimo indossa i panni della gregaria e si mette al servizio della più veloce compagna. In superiorità numerica e con la “velocista”, le ragazze della Sd Worx fanno il lavoro più semplice che c’è da fare e lo svolgono al meglio: una tira, l’altra sta a ruota.

«Non ho dovuto dire nulla ad Anna – ha spiegato incredula Demi dopo l’arrivo – si è messa in testa a tirare dopo la Roche aux Faucons e ho capito subito che avrei avuto una grande chance. La Vos ad un certo punto era rientrata, ma sullo scatto della Van Vleuten e il lavoro di Anna si è staccata di nuovo. E questo è stato importantissimo: non era bello avere un’atleta così veloce davanti. Sono davvero grata che Anna e la squadra abbiano lavorato per me. Le ringrazio tutte».

La più felice appena dopo l’arrivo, forse perché era la più fresca nonostante le sue trenate, era la Van der Breggen. In qualche modo aveva vinto anche lei. Il suo lavoro era stato finalizzato. E l’abbraccio con la Vollering e il team è sincero. Demi intanto non smette di piangere dalla gioia.

Brand e Longo Borghini, complimenti per il finale e per il podio
Brand e Longo Borghini, complimenti per il podio

Elisa “Lambo-borghini”

E infine ecco Elisa Longo Borghini, anzi riecco Elisa. Lei c’è sempre. Se avesse un briciolo di velocità in più il suo palmares farebbe paura. Però oggi è felice lo stesso. Disponibilissima appena tagliato il traguardo, quasi non ha il fiatone: fa scorrere la bici e un ragazzo dell’organizzazione la richiama per portarla al podio.

Sinceramente ci aspettavamo un suo scatto nel falsopiano dopo la Roche aux Faucons, le diciamo. E lei ribatte prontissima…

«Sinceramente me lo aspettavo anche io! Ma è stato un momento particolarmente difficile perché la Van Vleuten ha forzato e con lei la Van der Breggen. Io ero veramente al limite. A quel punto ho provato ad attendere lo sprint per una volta e a giocarmi le mie carte in volata. Credo che il terzo posto sia una buona posizione. Nel complesso è stata una gara molto dura e la campionessa del mondo ha fatto in modo che nessuna riuscisse ad attaccare sulla Roche aux Faucons».

Intanto la sua compagna, Lucinda Brand, che arriva poco dopo l’abbraccia e le chiede: «Hai vinto tu Lambo-Borghini?», strappandoci un sorriso per il gioco di parole con la super auto sportiva.

La primavera al Nord della Longo Borghini si conclude con due podi. Salvo alla Gand non è mai uscita dalle prime dieci, mostrando, semmai ce ne fosse stato bisogno, una grande solidità. Il team crede molto in lei, a partire dal manager Luca Guercilena che stamattina pur non essendo a Bastogne, ha voluto sentire le ragazze sino all’ultimo minuto.

«Che voto do alla mia campagna del Nord? Penso di meritarmi un 7,5-8 perché comunque sono sempre stata costante. Adesso ho bisogno di un pochino di riposo per i prossimi appuntamenti».