Se cercate in un archivio fotografico le immagini di Lizzie Deignan, ricordate che fino al 17 settembre del 2016 si chiamava Armitstead e a quel punto davanti ai vostri occhi si apriranno pagine e pagine di foto bellissime. Oltre ad essere fortissima, la ragazza britannica, che in quel giorno di 4 anni fa sposò il professionista irlandese Philip Deignan, alla Trek-Segafredo ha portato la capacità di essere una leader che aggrega e non una che divide. L’esempio più eloquente viene dall’aver accolto Elisa Longo Borghini a Monaco dal 1° gennaio e fino all’inizio del ritiro spagnolo, nonostante la compagna piemontese potrebbe essere vista come una rivale interna.
«L’idea del team – ha detto Deignan, spigliata su Zoom come dal vivo – è quella di consolidare la nostra forza e restare ad alto livello. La cosa più difficile da fare sarà mantenere il più alto livello di prestazioni. Ma penso che siamo tutte sulla stessa barca e che siamo determinate a farlo. Io ed Elisa ci completiamo a vicenda per il nostro diverso stile di corsa. Davvero spero di poterla ripagare nel 2021 per tutte le volte che mi ha aiutato l’anno scorso. Penso che la maggior parte delle mie vittorie siano derivate direttamente dal suo lavoro in gara».
Cambio di rotta
Nel 2020 del Covid, la britannica s’è portata a casa Plouay, La Course by Le Tour, la crono inaugurale del Giro e la Liegi. Ma siccome dà l’idea di non voler tornare nei posti in cui ha già vinto, la sua idea di 2021 ha presto cambiato forma. La squadra ha ingaggiato due velociste come Chloe Hosking e Amalie Dideriksen, che garantiranno il numero di vittorie, e le altre potranno selezionare gli obiettivi. Lizzie ha così deciso di spostare lo sguardo sulle classiche del pavé. Farà il Fiandre, poi la Roubaix, prima edizione per le donne, quindi le Olimpiadi e i mondiali, che si correranno ancora nelle Fiandre.
Basta Ardenne?
Sarebbe bello essere la prima a vincere la Roubaix, anche perché con il mondiale nelle Fiandre, vorrei spostare la mia attenzione sule classiche del pavé, piuttosto che sulla settimana delle Ardenne. In un primo momento si poteva pensare di fare il Fiandre e poi Freccia e Liegi, ma ora c’è la Roubaix di mezzo e dovrò lavorare per specializzarmi su quei terreni.
Per vincere?
La Parigi-Roubaix è un’ambizione molto alta, perché non ho mai nemmeno pedalato su quelle pietre. Quindi sembra un po’ audace dire che voglio vincerla. Mi piacerebbe sicuramente essere nella mia forma migliore.
E’ vero che non credevi si sarebbe corso nel 2020?
Durante il lockdown della scorsa primavera ho deciso di concentrarmi su qualcosa di tangibile. E siccome non sapevamo se ci sarebbe stato un 2020, ho cominciato a fare progetti a lungo termine, guardando ai campionati del mondo di quest’anno. Sono stati il motivo per lavorare duro e ora sono il mio grande obiettivo.
L’anno scorso sul podio de La Course dicesti che ti sarebbe piaciuto un Tour de France femminile.
E subito dopo il presidente dell’Uci Lappartient ne ha parlato, ha tirato in ballo Aso per il 2022, ma non si è saputo altro. A me non piacerebbe un Tour più corto. Perché sia davvero il Tour de France, dovrebbe replicare in tutto l’edizione maschile. Sarebbe pieno di tappe diverse dalle solite. Penso che sarebbe bello se includesse grandi passi di montagna, montagne iconiche dove di solito non possiamo correre mai.
Non sarebbe troppo duro?
Dal punto di vista del corridore, vorrei avere l’opportunità di correre per tre settimane in quella che potrebbe essere la nostra gara più impegnativa.
Squadre WorldTour, Ardenne, Roubaix, forse il Tour… il mondo sta cambiando in fretta!
Tempo fa ci siamo ritrovate a tavola con ragazze della mia età (Lizzie ha 32 anni, ndr). E ci siamo dette che è un dolore essere diventate vecchie e vedere tanti progressi. Però è eccitante per le più giovani, anche se sono un po’ gelosa. Però ci tengo a dire che la generazione cui appartengo può essere orgogliosa di ciò che ha fatto per contribuire a tutto questo. E’ fantastico che il ciclismo femminile stia crescendo così. Sono conquiste che non riusciranno a portarci via