Podio tutto italiano, ad Antalya arriva la prima di Piganzoli

11.02.2024
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Giovani e italiani. Al Tour of Antalya, la generazione Z ha dettato legge sull’arrivo della terza tappa a Tahtali in Turchia. Davide Piganzoli classe 2002 si è imposto su Alessandro Pinarello classe 2003 e Edoardo Zambanini 2001. Un podio tricolore che vede sul gradino più alto il valtellinese che alla sua seconda stagione tra i pro’ ha vinto la prima gara tra i grandi. Un successo inaspettato, ma figlio di un ottimo inverno e della dedizione che ha sempre contraddistinto il ventunenne fin da quando è entrato in gruppo. Una scommessa vinta anche dal Team Polti-Kometa che conquista il primo successo stagionale con il più giovane del roster. 

Per Piganzoli è il primo successo tra i pro’
Per Piganzoli è il primo successo tra i pro’
Davide complimenti! Ti aspettavi questa vittoria?

No, non me l’aspettavo. Sapevo di star bene però direi proprio di no. Ho cercato di dare tutto me stesso quando ho attaccato e alla fine è andata bene.

Cosa hai provato alla tua prima vittoria da pro’?

Sicuramente è un’emozione grandissima, quando non te l’aspetti poi è ancora più bello. Sono contento per me, perché alla fine penso di meritarmela dopo i tanti sacrifici che ho fatto. Ma sono altrettanto felice per la squadra perché è un periodo in cui credono tanto in me e sono veramente contento di averli ripagati.

Come sei arrivato a questa corsa, avevi comunque buone sensazioni?

Ho fatto un bell’inverno. Ho iniziato la stagione con il Gran Premio Castellon dove già sentivo di star bene. Poi ho fatto la Volta a la Comunitat Valenciana dove anche se c’era un gran livello, io ero lì a battagliare. Alla fine sono venuto qua, confidavo un po’ in me stesso e sono riuscito a conquistare questa vittoria.

Quella di ieri è stata anche la prima vittoria stagionale per il Team Polti-Kometa
Quella di ieri è stata anche la prima vittoria stagionale per il Team Polti-Kometa
Raccontaci un po’ di dietro le quinte. Cosa ti hanno detto i tuoi compagni?

Prima della della tappa si voleva già fare la gara dura per me e per Paul Double che sta andando molto forte. Dopo l’arrivo i miei compagni erano tutti molto felici. Domani è l’ultima tappa e proveremo a tenere la maglia del leader. 

E’ anche la prima vittoria stagionale della Polti-Kometa…

E’ una vittoria molto importante. Ci ha dato a tutti una bella carica e non vedevamo l’ora di conquistarla. 

Raccontaci brevemente il finale?

Abbiamo preso la salita che eravamo già da una cinquantina di corridori, nei tratti precedenti si era fatto un buon ritmo. Abbiamo imboccato la salita a tutta, c’è stato l’attacco di un mio compagno dopodiché l’hanno ripreso e ha provato ad attaccare un atleta della Q36.5 su cui ho recuperato. Infine a tre chilometri ho provato io ed è andata bene. 

Podio tutto italiano, anche questo ha reso tutto più speciale?

Sì, perché alla fine si sente tanto parlare che non c’è più il ciclismo in Italia e tutte le polemiche annesse. Invece sia io che Pinarello che Zambanini abbiamo fatto vedere che l’Italia c’è ancora e siamo lì.

Piganzoli e Lonardi oggi difenderanno le maglie di leader della generale e dei punti
Piganzoli e Lonardi oggi difenderanno le maglie da leader della generale e dei punti
Vincere così a inizio stagione è una bella iniezione di fiducia per per le prossime gare. Cosa ci dobbiamo aspettare da Davide Piganzoli?

Sicuramente ti mette morale, ti mette fiducia, ti fa lavorare ancora più convinto e vedremo un po’ per i prossimi appuntamenti. Rimango concentrato e non mi monto la testa, siamo solo all’inizio.

Quali sono i tuoi prossimi impegni?

Adesso farò il Gran Camino, il Trofeo Laigueglia, la Tirreno-Adriatico e poi andrò sul Teide per preparare il Giro d’Italia. 

Come avete festeggiato? 

Abbiamo aperto lo spumante qui in hotel, però c’è da stare concentrati perché alla fine domani (oggi, ndr) si può fare ancora bene e bisogna finalizzare il tutto e stare attenti alla VF Group-Bardiani visto che Pinarello è a 18 secondi. In più dobbiamo dare tutto per fare bene con Lonardi in volata che nella seconda tappa ha fatto vedere di essere in condizione facendo quarto. 

Due passi sulla spiaggia con Zambanini che racconta…

12.12.2023
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ALTEA (Spagna) – Fare due passi sulla spiaggia è uno dei modi migliori per parlare. Il suono dei ciottoli trascinati dalla risacca è rilassante e crea decisamente la giusta atmosfera perché Edoardo Zambanini metta in ordine le idee ai nostri “microfoni”.

Il corridore della Bahrain-Victorious si appresta ad affrontare la terza stagione da professionista. E quasi non se ne rende conto. «Il tempo – dice il trentino – sta veramente volando. Dico davvero, c’è da pensare: sono già all’inizio del terzo anno. Almeno posso dire che questi due anni sono passati come un fulmine, forse per l’emozione, forse perché mi sono divertito molto. Insomma l’ho vissuta in un bel modo».

Prima del ritiro e della totale ripresa, Zambanini si è goduto la neve dei suoi monti con lo sci alpinismo (foto Instagram)
Prima del ritiro e della totale ripresa, Zambanini si è goduto la neve dei suoi monti (foto Instagram)
Come archivi il tuo 2023?

E’ stato un anno di alti e bassi anche dal punto di vista fisico. Ho preso due volte la bronchite: la prima poco prima della Tirreno e poi nel finale di stagione. Quella prima della Tirreno ha scombussolato il programma per il Giro d’Italia. Ho saltato l’altura e ho fatto i Baschi anziché la Tirreno appunto. Però dai, alla fine è stata una stagione d’esperienza che mi ha fatto crescere. 

E cosa hai capito?

Che non è sempre tutto come si pensa. Bisogna mettere in conto anche qualche difficoltà. Diciamo che nel mezzo del viaggio, non ci sono solo i programmi e la bici, ma anche altri fattori.

Quest’anno da dove riparti?

Riparto da un passo più avanti. Difficile magari dire in percentuale quanto sia migliorato. Ma credo che in questi due anni abbia accumulato quell’esperienza che solo il correre con i pro’ ti dà. Sapere quando è il momento di stare più coperti, il momento in cui bisogna osare, quando bisogna aiutare la squadra… 

Zambanini (classe 2001) ha buone doti da scalatore e di recupero, caratteristiche ideali per i GT
Zambanini (classe 2001) ha buone doti da scalatore e di recupero, caratteristiche ideali per i GT
C’è qualcuno che ti ha tirato un po’ le orecchie in corsa? Qualche maestro?

Dopo le tappe facciamo sempre un breve “recap” e analizziamo il tutto. Ma avendo visto sempre il mio massimo impegno, le orecchie non me le hanno tirate! Ho sempre cercato di stare il più possibile vicino ai capitani e alla squadra. Poi magari qualcosa è andato anche storto, ma non mi sembra di aver fatto grandi errori.

Quale sarà il tuo programma per il 2024?

Di preciso ancora non lo so, ma spero più o meno un programma simile a quello del 2023: mi sono trovato bene. Sono partito alla Ruta del Sol, Paesi Baschi, Tour of the Alps, una gara che mi piace molto, e il Giro. Ricordo dopo il Giro non sono neanche tornato a casa, sono stato 4-5 giorni, da mia nonna a Padova e sono filato al Delfinato.

Poi però d’estate hai tirato il fiato?

Sì, ho ripreso a luglio con l’altura a Livigno, quindi Burgos, Plouay e Canada. Il Canada mi è piaciuto tantissimo. E’ stata una trasferta bellissima in cui mi sono divertito molto. Era la prima volta che andavo lì. Poi erano corse di un giorno e non sapevo bene cosa aspettarmi. Da lì, poi ho concluso la stagione con le classiche italiane e la Japan Cup.

Al Giro il trentino si è goduto l’abbraccio della sua gente, specie nella tappa del Bondone
Al Giro il trentino si è goduto l’abbraccio della sua gente, specie nella tappa del Bondone
E quindi questo è quel che ti piacerebbe fare l’anno che verrà. E alle Ardenne non ci pensi?

Sì, quello sarebbe un altro passo in avanti. E infatti coi diesse ho “alzato il braccio”! Non so se ci andrò quest’anno, ma nei prossimi mi piacerebbe. Quelle delle Ardenne sono gare belle e che mi si addicono. Sono anche per gli scalatori.

Scalatori: dopo due anni da pro’ sapresti definire meglio che corridore è Zambanini?

Un corridore da corse a tappe, quelle di una settimana ma anche per un grande Giro. L’anno scorso alla Vuelta, per esempio, mi sono trovato bene. Ero al primo anno e non pensavo di finirla. E invece non solo l’ho finita ma anche bene, specie negli ultimi giorni. E anche quest’anno al Giro è stato simile. Sono partito così, così per via di quell’avvicinamento non ideale, ma l’ultima settimana è stata quella in cui mi sono divertito di più. Quando sono arrivate le tappe alpine mi sentivo in forma. Ero in crescita.

Quale potrebbe essere un obiettivo concreto per il prossimo anno?

Cercare qualche buon risultato, strappare un podio o comunque avvicinarmi alla vittoria.

Magari al Tour of the Alps che è la corsa di casa…

Eh sì! Ci punterei molto. Essendo in casa ho anche quello stimolo in più. Ad esempio quest’anno al Giro d’Italia, la tappa del Bondone è stata un’emozione immensa. Io sono nato lì e a partire dalla prima salita ho avuto persone che mi hanno urlato, tifato. Ho un fans club, con amici, familiari, che sul Bondone ha fatto un “casino” micidiale. Salivo con la pelle d’oca. 

Pasqualon e Caruso, riferimento per i giovani della Bahrain

28.10.2023
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Ce lo aveva raccontato lo stesso Pellizotti nell’ultima intervista su Antonio Tiberi: Caruso e Pasqualon sono degli ottimi riferimenti per i giovani italiani della Bahrain Victorious. Nel 2023 i giovani erano 4: Milan, Tiberi, Zambanini e Buratti. La prossima stagione andrà via Milan e arriverà Bruttomesso. Tanti ragazzi all’inizio della propria carriera che si possono rapportare con chi ha una grande esperienza in gruppo. 

Pasqualon in questi giorni si trova in vacanza, il 35enne veneto è abituato da anni ad essere una figura di riferimento, ed esserlo anche per i giovani della sua squadra è stato quasi naturale.

«Caruso ed io – ci dice Pasqualon – diamo consigli perché i corridori giovani si fidano di noi. Spesso la sera li prendiamo e facciamo una passeggiata con loro, è capitato durante il ritiro al Foscagno. Li portiamo a fare il giro del lago, è un modo per farli evadere e far sì che entrino in contatto con noi».

Durante i ritiri Pasqualon e Caruso passano tanto tempo con i più giovani (foto Instagram)
Durante i ritiri Pasqualon e Caruso passano tanto tempo con i più giovani (foto Instagram)

Alimentazione e testa

Ma su cosa sono più curiosi questi giovani? Dove hanno maggiore bisogno di sostegno? E al contrario, in quali campi si sentono già pronti? Il mondo del ciclismo è cresciuto tanto e i corridori sono sempre più monitorati, ma non tutto passa da test e controlli.

«Si interessano molto sull’alimentazione – spiega Pasqualon – su come gestirla, se fare un recupero più lungo o qualche ora in più di allenamento. Rispetto a quando abbiamo iniziato noi, ora i ciclisti sono molto più seguiti. Abbiamo nutrizionista, preparatore, dietologo, meccanici… Una volta i corridori giovani ti chiedevano più cose, ora si rivolgono a chi di dovere. Però è aumentata la parte psicologica, ovvero come si vive la corsa. Ad esempio in Belgio nella nostra villa di squadra Mohoric ed io prendiamo i giovani e guardiamo le corse insieme: facciamo vedere loro dove sono i punti salienti, dove si può riposare e tutto il resto».

Tiberi nonostante la giovane età non vive le corse con ansia, ma con la giusta pressione
Tiberi nonostante la giovane età non vive le corse con ansia, ma con la giusta pressione
Tu hai corso con Tiberi, Buratti e Zambanini l’ultima Classica Monumento della stagione, com’è andata?

La sera prima del Lombardia ero in stanza con Tiberi, con lui ho condiviso anche la camera al Tour de Pologne. E’ uno molto sveglio, che chiede e ha la capacità di ascoltare. Ha un grande motore, secondo me per il futuro è uno dei prospetti più interessanti per le corse a tappe. Un aspetto che mi ha colpito in positivo è che prima del Lombardia era sereno, non ha dato troppo peso alla corsa, nonostante fosse uno dei corridori di punta. Tiberi io lo chiamo “cavallo pazzo”, è uno a cui piace divertirsi. A Livigno era il primo che sarebbe voluto uscire una sera in più. Ha tanta energia e lo capisco, ma da corridore bisogna imparare anche a dire dei no. 

La vita in ritiro per un corridore giovane può essere difficile…

Per questo ci siamo noi più esperti, per aiutarli a restare concentrati. A Tiberi ho fatto capire che una volta raggiunto un obiettivo, che nel caso del ritiro di Livigno sarebbe stata la Vuelta, poi può rilassarsi un attimo. Ora nel ciclismo tutto fa la differenza e fare la vita del corridore conta davvero molto ai fini del risultato finale. Però Tiberi ha l’atteggiamento giusto, quello del vero campione.

Nella villa della Bahrain in Belgio Pasqualon aiuta i giovani ad orientarsi nelle corse del Nord (foto Charly Lopez)
Nella villa della Bahrain in Belgio Pasqualon aiuta i giovani ad orientarsi nelle corse del Nord (foto Charly Lopez)
Cioè?

Il campione, uno come Pogacar per intenderci, lascia andare tutto: fa la vita da corridore, ma non si fa travolgere dalla cosa. Lo vedi sempre con il sorriso, anche dopo il secondo posto al Tour era sereno. E’ andato da Vingegaard e gli ha dato la mano, non si è mai arrabbiato. Però da queste sconfitte ne è sempre uscito con più grinta, tanto da aver vinto il terzo Lombardia consecutivo. 

Un atteggiamento, quello di essere più sereni, che Buratti e Zambanini non hanno? 

Zambanini è più quadrato di Tiberi e pensa tanto alla bici, forse troppo: si dedica davvero molto al ciclismo. Prima di una classica è molto più teso, ci pensa molto, è un ragazzo tanto emotivo rispetto agli altri due. Se una corsa non va come vorrebbe ci rimane male, anche oltre misura. Il compromesso giusto sarebbe una via di mezzo tra Zambanini e Tiberi. 

Buratti, che è arrivato a metà anno, come si è inserito?

Bene, molto bene. E’ un ragazzo sveglio che ascolta i consigli, quando gli dici qualcosa capisce subito. Anche lui è sereno e tranquillo, al Lombardia l’ho visto andare molto bene, ed anche in Belgio a inizio stagione si è fatto trovare pronto. La grande forza della Bahrain è il gruppo, siamo molto uniti e questo lo si è notato anche al Giro d’Italia.

In che senso?

Non c’erano Buratti e Tiberi, però avevamo altri giovani con noi: Zambanini, Milan e Buitrago. Parlando con Damiano ci siamo detti che è stato uno dei Giri d’Italia migliori, dove abbiamo creato un gruppo super unito. Infatti non è stato un caso che abbiamo vinto la classifica a squadre. 

Per la Bahrain la squadra conta tanto, infatti al Giro hanno vinto la classifica dedicata ai team
Per la Bahrain la squadra conta tanto, infatti al Giro hanno vinto la classifica dedicata ai team
Insomma, il neo arrivato Bruttomesso può stare sereno, la Bahrain è l’ambiente giusto?

Assolutamente. Lui l’ho visto qualche volta con la nazionale, l’ultima volta all’europeo. Avremo modo di conoscerci e di parlare, ma sono sicuro che si troverà benissimo. In squadra abbiamo l’ambiente giusto, con il mix tra giovani ed esperti difficilmente sbagli e questo si vede. 

Merito anche tuo e di Caruso.

Bisogna anche essere in grado di mettere davanti l’interesse della squadra e Damiano ed io siamo stati capaci di farlo. Lui durante la Vuelta è stato un punto di appoggio importante per tutti, come io lo sono stato al Giro. E’ giusto che corridori come noi insegnino ai giovani, ma non tutti hanno il carattere per farlo.

Zambanini si prepara per due mesi di grande ciclismo

03.05.2023
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CAVALESE – Zambanini è stato uno dei corridori più richiesti allo scorso Tour of the Alps, il ragazzo della Bahrain-Victorious vede avvicinarsi sempre più il suo secondo Grande Giro da professionista. Il Giro d’Italia, che partirà sabato da Fossacesia, sarà un altro gradino nella crescita del corridore trentino. Dopo la Vuelta dello scorso anno e le parole incoraggianti di Pellizotti, è giunto il momento di crescere ancora. 

Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps
Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps

Un piccolo intoppo

Zambanini è andato in fuga nell’ultima tappa del Tour of the Alps e successivamente si è presentato al Gp Francoforte. La gamba c’è, anche se prima della Tirreno-Adriatico c’è stato qualche ostacolo lungo il cammino. 

«Dopo il Giro dei Paesi Baschi ho fatto un po’ di riposo – racconta – e poi sono andato al Tour of the Alps. Purtroppo prima della Tirreno-Adriatico ho avuto una bronchite che mi ha fermato per una settimana ed ho saltato Strade Bianche e la Corsa dei Due Mari. Avevo in programma di fare un ritiro in altura, ma i programmi sono cambiati. Così insieme alla squadra abbiamo deciso di andare a correre il Giro dei Paesi Baschi (foto in apertura). Avevo ancora pochi giorni di gara e mi serviva mettere fatica alle spalle prima del Giro d’Italia. Nel periodo tra la fine del Tour of the Alps e l’inizio della Corsa Rosa mi sono riposato un po’ ed ho fatto qualche lavoro per mantenere la condizione». 

Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro
Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro

Passo in più

L’esperienza della Vuelta ha lasciato in Zambanini un sorriso che ancora si accende quando ci ripensa. Una prima volta che lo ha portato molto vicino al successo di tappa a Les Praeres, ora però serve una nuova spinta. 

«L’occasione avuta lo scorso anno è stata bellissima – continua – la squadra è andata bene quasi tutti i giorni ed è importante. E’ arrivato anche il terzo posto nella nona tappa, nonostante arrivassi da un periodo non troppo positivo visto che avevo preso il Covid a metà stagione. La convocazione per la Spagna era arrivata quasi all’ultimo ed ero partito senza preparare la corsa al meglio. Da un lato sono stato contento perché non ho avuto il tempo di farmi tante paranoie. Quest’anno la preparazione è andata meglio, c’è stata più programmazione. Cerco di non pensarci troppo, sono uno molto riflessivo ma devo cercare di distrarmi un pochino».

Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione
Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione

Giro in casa e non solo

Il percorso del Giro d’Italia è duro, le difficoltà non mancheranno e saranno presenti fin dalle prime tappe. Non ci sono grandi possibilità di nascondersi o di sbagliare troppo. 

«E’ duro – ammette con un leggero sospiro – tutte le tappe saranno toste e poi l’intensità sarà sempre alta. Qualche tappa o fuga vorrei provare a centrarla, però bisogna anche coordinarsi con la squadra e le esigenze dei capitani. Abbiamo molte punte a nostra disposizione: Caruso, Haig, Buitrago e Mader. Il primo compito sarà quello di dare supporto, dopo vedremo, ma qualche occasione mi piacerebbe coglierla. C’è la tappa di casa in Trentino che è la più difficile in assoluto, vedremo che cosa riuscirò a fare. Il Giro lo senti nel cuore, fai più fatica a prepararlo mentalmente, in più correre in casa non è mai semplice. Rispetto allo scorso anno cerchiamo di fare il salto, ho aumentato il carico degli allenamenti.  Dopo un Grande Giro si ha uno step di crescita e devo dire che ho sentito dei miglioramenti nel preparare questa stagione.

«Finita la corsa rosa – conclude – tirerò fino ai campionati italiani, che saranno ugualmente in casa (si correrà a Comano Terme, Trento, ndr). E’ un percorso che ho già provato molte volte e risulta estremamente difficile. Insomma, tra maggio e giugno le occasioni non mancheranno».

Pellizotti si gode il giovane Zambanini, che cresce tanto e bene

01.03.2023
5 min
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Dal 2022 è uscito con delle prestazioni promettenti un giovane molto interessante: Edoardo Zambanini. Corridore della Bahrain Victorious, in cui è stato guidato, tra gli altri, da Franco Pellizotti. Passato professionista proprio l’anno scorso e già chiamato in causa nel suo primo Grande Giro: la Vuelta

Zambanini Zalf 2021
Pellizotti e Zambanini si sono incontrati per la prima volta nel 2021, quando il giovane trentino correva in Zalf
Zambanini Zalf 2021
Pellizotti e Zambanini si sono incontrati per la prima volta nel 2021, quando il giovane trentino correva in Zalf
Franco, che impressione hai avuto di lui?

L’ho conosciuto di persona nei primi mesi del 2021, quando era ancora alla Zalf e si preparava alla sua seconda stagione da under 23. Il nostro manager disse a me e Artuso di andare a conoscerlo, mi sorprese subito. 

In che senso?

Si presentò all’incontro da solo, insomma da un ragazzo giovane come lui non me lo aspettavo, è stata una bella sorpresa. Mi ha dato l’impressione di essere molto maturo, anche nel modo di porsi. 

La scorsa stagione non era iniziata nel migliore dei modi per Zambanini.

All’inizio ha avuto qualche problema fisico con un dolore al ginocchio che non lo ha fatto lavorare al meglio. Se si parte con qualche difficoltà, soprattutto ad inizio stagione, poi ci si trova sempre a rincorrere. 

Franco Pellizotti ha iniziato la sua terza stagione da diesse della Bahrain Victorious
Franco Pellizotti ha iniziato la sua terza stagione da diesse della Bahrain Victorious
Ha avuto il periodo più difficile ad aprile al Tour of the Alps e al Giro dei Paesi Baschi. 

Sì, i problemi si sono accentuati ad aprile, poi ha fatto un periodo di pausa ed ha ripreso al Giro di Ungheria. Dove ha portato a casa un bel quinto posto in una tappa e la quarta posizione in classifica generale. 

Nella seconda parte di stagione si è visto poi con l’esordio alla Vuelta, era in programma da inizio stagione?

In programma c’era l’idea di fargli fare un Grande Giro, e la Vuelta ci è sembrata la corsa migliore. Il Giro d’Italia, da corridore italiano, ha troppe pressioni a livello emotivo. La corsa spagnola era perfetta, anche per la sua collocazione a fine stagione, gli è servita molto a livello fisico ed emotivo. Disputare una corsa di tre settimane cambia il motore. 

Zambanini si è fatto notare, cosa non scontata.

Si è rivelato molto costante, caratteristica che da un corridore così giovane non ti aspetti. Non dico che ci siamo sorpresi, ma quasi. A livello mentale e fisico ha risposto molto bene.

Il miglior risultato per Zambanini è arrivato alla nona tappa della Vuelta, terzo sull’arrivo di Les Praeres
Il miglior risultato per Zambanini è arrivato alla nona tappa della Vuelta, terzo sull’arrivo di Les Praeres
Nella tappa di Les Praeres si è anche andato piazzato al terzo posto…

Oltre a quel risultato, che ovviamente ha fatto piacere, ci sono stati degli atteggiamenti molto propositivi

Quali?

Si è messo sempre a disposizione della squadra, ascoltando ed eseguendo quello che gli veniva chiesto. Ha fatto parte di due fughe, una delle quali ha portato al terzo posto che dicevamo poco fa. Vi faccio un altro esempio. 

Prego…

Alla 19ª tappa avevamo in programma di fare la volata con Fred Wright, era un arrivo che si sarebbe risolto a ranghi ristretti. Zambanini aveva il compito di guidare il suo compagno nella volata, era una giornata molto calda. Negli ultimi 15 chilometri gli sono venuti i crampi e nel momento in cui con l’ammiraglia gli siamo andati sotto era in lacrime perché non poteva aiutare il suo compagno. E’ un bel segno, dimostra quanto ci tiene alla squadra.

In uscita dalla Vuelta Zambanini ha dimostrato di avere una buona gamba, con un quarto posto al Gran Piemonte
In uscita dalla Vuelta Zambanini ha dimostrato di avere una buona gamba, con un quarto posto al Gran Piemonte
Avete sempre avuto l’idea di portarlo, nonostante l’inizio di stagione un po’ difficoltoso?

Sinceramente sì, era stato inserito nella lista più lunga, ma dalla seconda parte di stagione in poi abbiamo avuto solamente risposte positive. A partire dal Tour de Pologne, dove cresceva di condizione giorno dopo giorno. 

Quel terzo posto di tappa che sensazioni vi ha lasciato?

Di due tipi: la prima è una grande soddisfazione, perché alla prima Vuelta si tratta di un bellissimo risultato. 

E la seconda?

Che ha davvero ampi margini di crescita, com’è giusto che sia. Quel giorno ha lavorato tanto, forse troppo, così nel finale era un po’ spento. Tatticamente deve migliorare, ma solo correndo può crescere. E’ un ragazzo sul quale si può e si deve investire. 

Pellizotti ha trovato uno Zambanini diverso questo inverno, con maggior massa muscolare (foto Federico Bartoli)
Pellizotti ha trovato uno Zambanini diverso questo inverno, con maggior massa muscolare (foto Federico Bartoli)
L’hai visto diverso in questo inverno rispetto al 2022?

Si è inserito bene nel team e quest’anno conosce già i compagni ed è un bene. In più lo vedo più definito fisicamente, ha più muscolo, segno che crescerà ancora. 

La crescita passerà da altre esperienze importanti?

E’ inserito nella lista del Giro, se lo è meritato dopo la Vuelta dell’anno scorso. Ovviamente il percorso di avvicinamento è lungo e tortuoso, ma per il momento è parte della lista.

Tra pista e strada, riparte la Campana Geo&Tex Trentino

30.12.2022
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Siamo alla vigilia del 2023 e questo anno passato tra pista e strada ha alimentato entusiasmo e tanti risultati arrivati da ambo i fronti. La Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino si trova in ritiro a Riva del Garda per la precisione a Ceniga, ospite della famiglia Zambanini presso l’Hotel Garnì delle Rose. Questa stagione ha regalato maglie iridate e titoli europei su pista con i due velocisti Bianchi e Predomo. Mentre su strada la crescita costante non ha trovato un vero e proprio exploit, ma con Minali, Elipanni e Corrocher è pronta a mettere i puntini sulle i. 

La formazione trentina che ha sede a Lavis vanta un bacino di juniores proprio, da cui per il 2023 ha attinto, senza rinunciare a qualche innesto proveniente dal panorama giovanile esterno. Mentre a rinforzare l’impegno dedicato alla pista è arrivato Mattia Harracher, direttamente dalla nazionale BMX. Il trentino è pronto a giocarsi le proprie carte per un posto nella velocità azzurra. Con il team manager Alessandro Coden, sulle rive del Garda andiamo alla scoperta della nuova rosa tra ambizioni e nuovi volti. 

Il ritiro dalla famiglia Zambanini è un appuntamento ricorrente di inizio stagione
Il ritiro dalla famiglia Zambanini è un appuntamento ricorrente di inizio stagione
Primo ritiro con la formazione 2023, dove vi trovate?

Siamo ospiti dell’Hotel Garnì Delle Rose a Ceniga di Dro dalla famiglia di Edoardo Zambanini, professionista con la Bahrain-Victorious ed ex nostro junior.

Un luogo ricorrente nei vostri ritiri…

E’ una vita che andiamo ospiti della famiglia Zamabanini. Edoardo è cresciuto con me e ancora oggi esce in bici con noi. 

Siete tutti presenti al ritiro?

In questi giorni mancano Bianchi e Predomo che si trovano in ritiro con la nazionale visto che la Coppa del mondo su pista è in corso. 

A livello di organico il roster è deciso?

Siamo al completo. C’era in ballo uno straniero, ma siamo in alto mare. Come organico siamo definiti. I tre della pista e i dodici elite/U23. 

Dalla vostra formazione juniores quali ragazzi sono saliti?

Dagli juniores sono saliti i due gemelli Gallio, Filippo e Alessandro ed Edoardo Bolzan. Mentre dalla Montecorona juniores ho preso un ragazzo che non ha vinto, ma si è sempre piazzato nei dieci, si chiama Mirko Sartori

A novembre presso la sede Geo&Tex 2000 è stato presentato il roster elite/U23 e juniores
A novembre presso la sede Geo&Tex 2000 è stato presentato il roster elite/U23 e juniores
Altre new entry?

Yuri Lunardelli dalla Team Gaiaplast Bibanese che ha fatto una buona stagione e infine Samuele Disconzi dalla General Store. 

Chi sono i capitani della squadra?

Capitani nella nostra formazione non ce ne sono. Ci sono dei ragazzi che sono un po’ più responsabili degli altri che sono Elipanni, Minali e Corrocher. 

Tra i vostri U23 c’è anche Cassol che pratica ciclocross…

E’ sempre stato con noi, Cassol fa ciclocross in preparazione alla strada. Per essere competitivi bisognerebbe dedicarcisi di più come per la pista. 

Per quanto riguarda la vostra sezione velocità chi è arrivato?

Ho preso Mattia Happacher che viene dalla BMX. E’ venuto con noi per fare la pista con la nazionale e fare il primo uomo con la velocità a squadre

La formazione trentina conta dodici atleti per la strada e tre per la pista
La formazione trentina conta dodici atleti per la strada e tre per la pista
I tre della pista faranno anche strada?

Esclusivamente pista, è impossibile con questi ragazzi qua. O si fa strada o si fa pista. 

Per le gare più dure su chi ti affiderai?

Per le corse un po’ più dure abbiamo Bolzan che arriva dagli juniores dove ha dimostrato di essere forte. Con Disconzi, Lunardelli e Sperandio penso che essendo al secondo o terzo anno di U23 siano pronti per fare dei risultati nelle gare più impegnative. 

Che obiettivi hai prefissato per il 2023?

Intanto cominciamo come abbiamo deciso con il preparatore passo per passo, con calma. Poi decideremo il da farsi. Alle gare arriviamo sempre tranquilli. In tanti non sanno che la stagione è lunga per la categoria, si corre fino alla fine ottobre. Se si parte con calma si va lontano. Al contrario se si da tutto subito con il primo caldo si viene rimbalzati. 

C’è chi dice che correre troppo negli U23 non sia d’aiuto. Che 2022 avete disputato?

Nel 2022 non abbiamo corso poco. Con tutte le corse a tappe, gare in Italia e all’estero siamo arrivati a 65 giornate di gara. Abbiamo fatto il nostro e sarà così anche per il 2023.

Sullo sfondo per la vostra formazione c’era la prospettiva di diventare continental. Come progetto è stato rimandato o è un obiettivo?

Considerando i regolamenti che ci sono adesso non conviene più fare una continental. Nelle regionali se facessi una continental con i corridori giovani attuali potrei correre solo con cinque di loro. Si va poco lontano così. E’ più un argomento che interessa agli sponsor. Se fossimo in Austria sarebbe un discorso differente ma siccome siamo in Italia non conviene. 

Zambanini alla Vuelta e l’emozione della prima volta

15.09.2022
5 min
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Con la Vuelta ormai alle spalle il sole inizia a tramontare anche su questa stagione agonistica. Non prima, però, di illuminare gli ultimi impegni, tra cui mondiale e Giro di Lombardia, ultima classica monumento del calendario. In terra iberica è stato definitivamente consacrato il talento cristallino di Evenepoel. Il giovane belga ha indossato la maglia rossa alla sesta tappa e l’ha portata fino a Madrid. Tra i giovani in corsa si è messo in luce anche Edoardo Zambanini, migliore italiano in classifica generale: 36° a un’ora e mezza da Evenepoel. 

Il trentino di Riva del Garda era alla sua prima esperienza in un grande Giro. Si è messo a disposizione della squadra, portando a casa una bella prestazione ed un terzo posto alla nona tappa, che regala tanta motivazione e la voglia di tornare alla Vuelta e riprovarci. 

Edoardo Zambanini si è messo in luce dando una mano alla squadra e andando a caccia di fortuna in altre tappe
Zambanini si è messo in luce dando una mano alla squadra e andando a caccia di fortuna in altre tappe
Cosa fa un corridore quando torna dalla Vuelta?

Dopo tre settimane di corsa ininterrotta mi sono goduto la famiglia. Stare lontano da casa per così tanto tempo è strano, perché quando corri tutto scorre veloce, ma appena ti fermi realizzi che sei stato via un mese. Quindi, in questi giorni poca bici e tanto tempo con amici e parenti, mancavano. 

Qual è la cosa che ti ha colpito maggiormente?

Direi tante, ma quella che mi ha lasciato senza parole è il livello che si trova in corsa. Andavamo fortissimo tutti i giorni, praticamente sono state 21 corse di un giorno raggruppate tutte insieme.

Prima di partire che hai pensato?

Inizialmente ero abbastanza agitato, quando è arrivata la chiamata dalla squadra ero davvero nervoso. I miei diesse: Pellizotti e Florencio, mi hanno tranquillizzato dicendomi di pensare giorno dopo giorno. Così ho fatto, anche se, devo ammettere, che certi giorni pensavo «abbiamo ancora tante tappe davanti e tutte dure» poi mi ricomponevo e cercavo di non pensarci.

Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla ruota di Battistella, i due si sono messi in mostra alla Vuelta entrando in molte fughe
Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla ruota di Battistella, i due si sono messi in mostra alla Vuelta entrando in molte fughe
Quando hai scoperto che saresti andato alla Vuelta?

Pochi giorni prima dell’inizio, da un certo punto di vista è stato un bene, anche perché non ho avuto tanto tempo per tempestarmi di domande e agitarmi ancora di più (dice ridendo, ndr). Uscivo dal Giro di Polonia dove ho lavorato bene con il mio preparatore: Paolo Artuso. Abbiamo trovato un bel modo di fare e grazie a lui sono riuscito ad essere costante per tutta la stagione.

I giorni prima della partenza come li hai vissuti?

Ho realizzato di partire per la Vuelta solamente quando mi sono trovato la valigia vuota davanti. Lì, in quel preciso momento la tensione è schizzata ai massimi livelli. 

Immaginiamo allora in aereo, seduto davanti al finestrino…

Il viaggio l’ho fatto da Venezia, insieme a Franco (Pellizotti, ndr) e Roman Kreuziger, e direi per fortuna. Li ho tartassati di domande e dubbi, loro mi hanno tranquillizzato, mi hanno davvero aiutato molto. 

Qual è stata l’emozione più grande, la prima tappa o l’ultima?

Sono state due emozioni differenti: quella di Utrecht era un mix di agitazione e tensione, la partenza di un grande Giro. Prima lo avevo solamente sognato. Quella di Madrid è stata da pelle d’oca, c’era un mare di gente ad aspettarci nel circuito finale, in quel momento ho realizzato che avevo portato a termine una bellissima esperienza ed una grande corsa. 

Ti sei anche goduto la passerella finale di Nibali e Valverde.

Sì, che roba. Indescrivibile. Nel corso della tappa finale ho avuto anche modo di parlare con Vincenzo. Abbiamo avuto modo di confrontarci: sulle tappe, l’emozione di quel saluto calorosissimo… E’ un momento che ricorderò per sempre. E’ un corridore che ho sempre ammirato, ho il ricordo di me da bambino che lo guardavo vincere queste corse in televisione. Essere presente alla sua ultima è stato davvero particolare.

Con chi eri in stanza?

Con Luis Leon (Sanchez, ndr). Mi ha aiutato molto, soprattutto nella fase iniziale. Anche lui aveva capito che i primi giorni ero agitato, mi ha rassicurato dicendomi che sarebbe stata dura ma che facendo tutto per bene ce l’avrei fatta. 

Zambini in mezzo ai suoi due mentori di questa Vuelta: a sinistra Landa, a destra Luis Leon Sanchez
Zambini con al suo fianco Landa: un esempio da seguire, in corsa e fuori
Correre con Landa come capitano che sensazione ti ha lasciato?

Avevamo già corso insieme, al Tour of the Alps. Lui dietro lo schermo sembra sempre serio ma in squadra è molto gentile e simpatico. E’ un corridore che mi piace davvero molto, un esempio per tutti, soprattutto per me, anche come tipologia di atleta. E’ serio quando deve, insegna sempre qualcosa, e sa cogliere i momenti giusti per una battuta o uno scherzo.

Tappa preferita?

Mi è piaciuta molto quella di Sierra Nevada. Eravamo ben coperti in fuga con Gino Mader. Prima della salita finale ne dovevamo affrontare un’altra di 8-9 chilometri dove il gruppo si è frazionato. Sono riuscito a rimanere insieme ai primi, stare con loro mi ha dato una grande carica. Sulla salita finale sono rimasto fino a quando ho potuto con Landa, poi ho continuato con il mio passo. Avevo anche il tifo da casa, sono venuti a trovarmi i miei genitori e mia sorella, è stata una sorpresa, non ne sapevo nulla. Averli così vicini mi ha dato una carica in più. 

Durante l’ultima tappa Zambanini ha assistito alla passerella finale per Nibali e Valverde: una grande emozione
A Madrid Zambanini ha assistito da vicino alla passerella finale per Nibali e Valverde
Il giorno più difficile?

La 19ª tappa. Mi sono venuti i crampi in cima all’ultima salita, mi sono idratato poco e l’ho pagata. Ero riuscito a rimanere nel gruppo principale e in discesa ero pronto a lavorare per Landa. Ma appena passato lo striscione del Gpm ho sentito le gambe bloccate, ad un certo punto mi sono dovuto fermare a bordo strada dal dolore. E’ la tappa che mi è rimasta più indigesta, avevo praticamente terminato, mancavano solo la discesa e l’arrivo, invece i crampi mi hanno fermato. 

Insieme a Tiberi eri uno dei più giovani in gruppo. 

Era strano, soprattutto i primi giorni. Essere accanto a persone con così tanta esperienza, che sanno gestire queste corse mi ha messo un po’ in difficoltà mentalmente. Tiberi ed io siamo molto amici, negli anni abbiamo condiviso tante esperienze, anche in nazionale. Ci siamo sostenuti a vicenda, dicendoci che in futuro ci riproveremo, anzi magari ci daremo battaglia proprio noi due su queste strade (dice con voce allegra Zambanini, ndr). 

Zambanini, dopo Les Praeres sei pronto a riprovarci?

01.09.2022
5 min
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Il giorno dopo la “grande fuga”, sul lettino dei massaggi al termine della tradizionale sgambata del giorno di riposo, Edoardo Zambanini ripensa a quel che ha fatto. Se glielo avessero detto prima di imbarcarsi alla volta della Spagna, per il suo primo grande giro che avrebbe raggiunto un podio di tappa non ci avrebbe creduto neanche un po’. Col passare delle ore quel terzo posto a Les Praeres ha un sapore sempre più dolce ed è stato capace di restituirgli un grande sorriso.

«Io di solito sono sempre un po’ negativo nell’approccio alle cose – ammette il 21enne della Bahrain Victorious – ma sono anche molto tenace quando mi trovo in ballo e su quella salita non volevo proprio mollare, poi con tutta quella gente, quel tifo, era come se volassi».

Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla scia di Battistella: entrambi sul podio a Les Praeres, ci riproveranno?
Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla scia di Battistella: entrambi sul podio a Les Praeres, ci riproveranno?
Che cosa significava pedalare in mezzo a quella folla?

E’ esaltante. Di gente ce n’era davvero tanta ma non solo nell’ultima salita, anche in quelle precedenti. Con un tifo simile senti molto meno la fatica, sei completamente avvolto da quelle urla d’incitamento. Io avevo già partecipato al Giro dei Paesi Baschi e mi ero accorto del calore popolare, ma non posso negare che quello che ho provato a Les Praeres non lo avevo mai provato prima.

Com’è nata questa azione?

Con i responsabili ne avevamo parlato, se capitava l’occasione potevo lanciarmi in fuga, ma come si è visto dall’inizio della Vuelta le fughe partono con difficoltà, ci vogliono almeno 40 minuti perché si sviluppi l’azione giusta. Quando ho visto che si è formato un gruppetto di 5-6 corridori e il gruppo stava per fermarsi e lasciarli andare mi sono lanciato. Sentivo le gambe che mi dicevano di lasciar perdere, non sembrava, la mia, una grande giornata, invece mi sono ritrovato dentro.

Zambanini Bahrain
Il 21enne di Riva del Garda è al suo primo anno alla Bahrain: prima della Vuelta era stato 4° in Ungheria
Zambanini Bahrain
Il 21enne di Riva del Garda è al suo primo anno alla Bahrain: prima della Vuelta era stato 4° in Ungheria
Che cosa ti dicevano dall’ammiraglia?

Innanzitutto di collaborare fino all’ultima salita e così abbiamo fatto tutti, poi di non rispondere a tutti gli attacchi. Appena imboccata l’ascesa ci hanno provato prima Van Baarle e Battistella, poi ancora l’olandese, poi Meintjes e io l’ho seguito, ma non volevo strafare, sono andato su col mio passo per evitare di andare in crisi. Era una salita dura, c’erano belle rampe, sentivo che da dietro il gruppo si stava avvicinando ma sentito dentro di me che si poteva ancora fare.

Dietro intanto stava arrivando Evenepoel come una furia…

Sì, sentivo che era sempre più vicino, ma mi hanno insegnato di non mollare mai, potevo comunque farcela a conquistare almeno il podio e così è stato.

Viste le caratteristiche della tappa, possiamo ora definirti uno scalatore?

Sicuramente in salita vado bene e aver tenuto su un’ascesa del genere significa che non mi trovo male sulle ascese lunghe, quelle che durano molti minuti. Questa poi era una tappa completa, 170 chilometri e passa con un dislivello di oltre 3.000 metri con salite brevi e lunghe. Resto però un corridore che predilige gli strappi secchi e che ama le fughe, quelle con gruppi ristretti dove posso mettere a frutto anche le mie doti di velocità, perché allo sprint non sono proprio fermo…

Zambanini crono
Zambanini è orientato verso le corse a tappe, per questo dovrà lavorare sulla crono
Zambanini crono
Zambanini è orientato verso le corse a tappe, per questo dovrà lavorare sulla crono
Risultati del genere confermano anche una tua certa predisposizione per le corse a tappe…

Effettivamente in squadra stanno cercando di farmi specializzare. Quest’anno ho fatto poche classiche d’un giorno, ad esempio la Strade Bianche che mi è piaciuta molto, ma ho corso soprattutto gare a tappe di lunghezze medie, anche di una settimana, proprio perché dicono che sono le più adatte a me. Sono però contento di essere alla Vuelta, non era nei miei programmi.

E come la stai vivendo?

Scoprendola ogni giorno. Non posso sapere quale sarà la mia resa nell’arco delle tre settimane, ne è passata solo una, diciamo che mi sto sperimentando, ma chi ha più esperienza di me mi garantisce che corse del genere ti cambiano da ogni punto di vista, come gamba, come motore, come mentalità…

In squadra come l’hanno presa?

Molto bene direi, Io ho solo 21 anni ed ero partito soprattutto per lavorare per gli altri, ma il fatto che mi sia ritagliato un mio spazio è molto piaciuto.

Zambanini Europei 2021
Azzurro lo scorso anno agli europei, Amadori lo richiamerà per i mondiali?
Zambanini Europei 2021
Azzurro lo scorso anno agli europei, Amadori lo richiamerà per i mondiali?
Come sta andando per la Bahrain Victorious?

Non male direi. Abbiamo fatto finora 3 terzi posti, ci manca solo la vittoria e poi Gino Mader è ancora in lizza per riuscire a risalire la classifica e entrare nella Top 10. Io sono pronto a dargli tutto l’aiuto necessario, ci aspettano due settimane intense.

E se capitasse un’altra occasione?

Potete star certi che non mi tiro indietro, mi sono troppo divertito a lottare per quella vittoria e chissà che non capiti un’altra possibilità nella quale potrei essere ancora più fortunato…

Zambanini: il lavoro per Pello e una Liegi “sfiorata”

27.04.2022
4 min
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Edoardo Zambanini ha esordito nel mondo dei pro’ con la Bahrain Victorious in una bella giornata di metà febbraio. Lo ha fatto nell’assolata Spagna, in Andalusia. Ad Ubrique, da dove partiva la Ruta del Sol. Il trentino si è messo subito a disposizione dei suoi compagni e dopo qualche decina di chilometri era già in testa a tirare.

La volta scorsa con lui avevamo parlato dei “primi passi”, ebbene: come stanno andando questi primi passi? L’esordio tra i professionisti è sempre un momento importante, ma anche delicato. Può trasformarsi in un boomerang se le cose non vanno bene. Fortunatamente non è il caso di Zambanini.

Zambanini in testa al gruppo nella prima tappa della Ruta del Sol al suo esordio con la Bahrain Victorious
Zambanini in testa al gruppo nella prima tappa della Ruta del Sol al suo esordio con la Bahrain Victorious

Obiettivo aiutare

Pochi giri di parole. Testa bassa, menare e aiutare i compagni: è così che ci si fa le ossa. E le ossa Edoardo se le sta facendo, con calma, dedizione e decisione. Il nuovo anno porta in dote grosse novità. 

«Sicuramente – racconta Zambanini – sono molto emozionato e ogni volta è bello essere in corsa. Ho la fortuna di stare in una squadra molto forte. Mettermi a disposizione dei miei compagni e aiutare il più possibile è il mio compito».

«Certo, i ritmi sono molto, molto alti. Si va sempre molto forte, soprattutto nel finale, però io una volta che ho finito il mio lavoro vado con più tranquillità, insomma mollo un po’ e per adesso riesco a salvarmi bene».

Volpi e Pellizotti sanno bene come dosare gli sforzi di un ragazzo che può sembrare già maturo, ma che maturo non è ancora. In questo modo, quell’effetto boomerang di cui accennavamo, è scongiurato.

Saluta Zambanini, correre al fianco di campioni come Landa è una grande opportunità per crescere in fretta
Saluta Zambanini, correre al fianco di campioni come Landa è una grande opportunità per crescere in fretta

Vita da pro’

Ma essere un professionista non significa solo indossare la maglia di un grande team e disputare le corse più conosciute. Significa viaggi, interviste, sveglie presto, una certa alimentazione… E non è facile prendere i ritmi, sincronizzarsi in tempi ristretti con luoghi, persone, orari e modi di fare diversi ogni volta.

«Anche in questo caso – riprende Zambanini – posso dire di esser stato fortunato. Qui in Bahrain Victorious è tutto organizzato molto bene. Ci mettono nelle condizioni migliori. Ci dicono cosa dobbiamo mangiare, ci danno un programma dettagliato della giornata con gli orari in cui dobbiamo essere pronti per la partenza dall’hotel, per la riunione, la tappa… Io mi sto trovando veramente veramente bene. Come detto, sono super organizzati ed è facile prendere il ritmo».

Nei giorni del Tour of the Alps, Zambanini ha fatto il compleanno ed ha compiuto 21 anni. Giovanissimo dunque. Eppure, sarà la vita cadenzata e rigida di cui si parlava prima, ma ogni mattina sembrava più maturo, più sicuro di sé anche in quelle fasi che precedono il via: rapporti con la stampa, foglio firma, tifosi.

Probabilmente, almeno nel caso Tour of the Alps, ha inciso il fatto che ha corso nella squadra presente più forte, quella che fino alla penultima salita aveva dominato la corsa con Pello Bilbao. Schierarsi con i più forti, muoversi in gruppo con il leader e con Landa, avere un peso nell’economia della corsa… tutto ciò contribuisce non poco.

«Pello è uno dei favoriti, il leader – ci aveva detto Zambanini – Mentre Landa è quello che gestisce la squadra. E’ lui che in corsa dà i compiti da fare. Io devo solo farmi trovare pronto».

Il 21 aprile, durante il Tour of the Alps, il trentino ha compiuto 21 anni
Il 21 aprile, durante il Tour of the Alps, il trentino ha compiuto 21 anni

Sogno Liegi

Sin qui Zambanini ha corso il giusto: 18 giorni di corsa, ben alternati con del riposo, ma tutte corse di alto livello. Questo ti trasforma. Tanto che che ci è sembrato ben più magro dello scorso anno.

«Forse correndo più giorni consecutivi si è un po’ più tirati, le corse a tappe ti prosciugano un po’ come si dice in gergo. E puoi perdere qualche chilo in più, però all’incirca sono come l’anno scorso».

Edoardo doveva anche andare alla Liegi, sarebbe stato un debutto con i fiocchi, il suo primo monumento. Ma poi Damiano Caruso ha alzato il braccio e ha detto di voler correre lui.

«Vero potevo andare – conclude Zambanini – ma in realtà sono sempre stato riserva. La Liegi sarebbe stata una grande corsa, ma in quel momento ero concentrato a finire bene il Tour of the Alps». 

Di certo se non è stato quest’anno, potrà andare nelle Ardenne l’anno prossimo e quello dopo ancora. Il tempo è dalla sua.