Pedersen tris a Matera, ma Zambanini lo ha fatto tremare

14.05.2025
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Cosa c’è in quell’urlo che lo scuote fino a farlo tremare? Quando Edoardo Zambanini taglia il traguardo di Matera e si accorge di non avercela fatta a passare Pedersen, sente come un terremoto dentro. Gli altri soffiano via quel refolo di vita che gli è rimasto, lui ruggisce contro il vento. C’è il rammarico per essere stato toccato al momento di partire. C’è che se avesse potuto sprintare al centro e non sulle transenne, magari si sarebbe lanciato meglio. E c’è la vittoria che ogni volta sembra vicina e invece all’ultimo istante di nuovo si allontana. Era già arrivato quinto a Valona, in una tappa tutto sommato simile. Di quelle in cui i velocisti normali affondano e restano a galla solo quelli con il motore oversize. Come oggi, a ben vedere.

La Puglia ha accolto il Giro e ora lo vede partire. Ceglie Messapica è un abbraccio immenso. E alle 13,35 il gruppo se ne va
La Puglia ha accolto il Giro e ora lo vede partire. Ceglie Messapica è un abbraccio immenso. E alle 13,35 il gruppo se ne va

Un soffio da Pedersen

Matera è dura come le sue pietre e come ogni stradello che dal fondovalle si arrampica in alto. I velocisti se ne rendono conto salendo Montescaglioso e soltanto un Pedersen formato imperiale poteva resistere a certe strappate. Con le gambe e con il cervello, riuscendo a dosare il fuorigiri della salita per trovarne uno superiore in volata. Eppure Zambanini era lì e per un soffio non lo infilava.

«Oggi ho avuto bellissime sensazioni per tutto il giorno – dice il trentino quando il cuore ha smesso di fargli male – ma in generale questo è un periodo che sto molto bene! Abbiamo lavorato tanto anche con la squadra nei ritiri e piano piano si vedono i risultati. L’obiettivo era di non perdere tempo nella generale, così mi sono messo a disposizione della squadra durante la tappa».

Tre italiani in fuga verso Matera. Sono Davide Bais, Lorenzo Milesi e dietro c’è Giosuè Epis, in maglia Arkea, che si staccherà
Tre italiani in fuga verso Matera. Sono Davide Bais, Lorenzo Milesi e dietro c’è Giosuè Epis, in maglia Arkea, che si staccherà

Tiberi-Caruso, luci diverse

Su quello strappo più duro, giurano di aver visto Tiberi in leggero affanno. Antonio si è un po’ sfilato e probabilmente per un diesel come lui, il finale così esplosivo non era il massimo. Tanto che nella volata, il nono posto se l’è preso Caruso, mentre il capitano è rimasto a centro gruppo.

«Una volta finito il mio lavoro – dice ancora Zambanini – ho tenuto duro sullo strappo. Mi sono trovato un po’ indietro all’ultimo chilometro, proprio perché in precedenza avevo aiutato. Ma siccome stavo bene fisicamente, ho dato tutto fino all’arrivo. Forse sarebbero forse bastati 5-10 metri in più, perché ero davvero vicino. Sono davvero contento di queste sensazioni. Ringrazio il team per la fiducia che mi sta dando, stiamo crescendo insieme!».

Matera offre sempre un colpo d’occhio unico, l’Italia è il solito splendido affresco
Matera offre sempre un colpo d’occhio unico, l’Italia è il solito splendido affresco

Venti chilometri infernali

Questa volta Pedersen ha dovuto stringere i denti più che nei giorni scorsi. Se la tappa di Valona l’avevano scandita tutta loro della Lidl-Trek, questa volta le accelerazioni del UAE Team Emirates e poi quella di Roglic hanno costretto la maglia rosa e i suoi scudieri a correre di rimessa. Vacek lo ha preso per mano, aspettandolo quando Mads si è sfilato e poi lanciandolo in volata con il solito rapportone che ha piegato le gambe di tanti.

«Non ero affatto sicuro di aver vinto – dice la maglia rosa – gli ultimi 20 chilometri sono stati incredibilmente duri. Ho sofferto tantissimo. Dopo l’ultima salita ero un po’ indietro e ho dovuto spendere tante energie per rientrare sulla ruota di Vacek. Per fortuna ne avevo ancora abbastanza per lo sprint finale. Vincere con la maglia rosa è pazzesco. E’ molto più di quanto abbia mai sognato. Che Giro e che squadra ho attorno a me… Domani si va a Napoli, lì ho già vinto (nel 2023, battendo Milan oggi suo compagno, ndr), ma adesso penso a godermi questo successo».

Questa volta Pedersen ha lasciato un pezzetto di vita sul manubrio. Ha vinto, ma è piegato e allo stremo delle forze
Questa volta Pedersen ha lasciato un pezzetto di vita sul manubrio. Ha vinto, ma è piegato e allo stremo delle forze

Onore a Vacek

Dopo l’arrivo si è fermato sulla destra con la testa bassa e il sudore che impregnava la maglia. Ha preso da bere dal frigo del massaggiatore. C’è da scommettere che non abbia neppure guardato il computerino, pensando piuttosto a ritrovare il fiato. Quando è arrivato Ciccone, i due si sono abbracciati. Il copione si ripete, ma forse siamo agli ultimi atti e da venerdì a Tagliacozzo le parti si invertiranno. Sperando che il danese a un certo punto non scelga di andarsene a casa.

«Tre vittorie su cinque tappe – dice ancora Pedersen – è un traguardo incredibile. Volevamo partire forte per prendere la maglia rosa in Albania e accumulare successi oltre a punti utili per la ciclamino. Nel finale, quando Roglic ha accelerato, ho detto a Vacek di seguirlo. E’ in grande condizione e aveva diritto di giocarsi le sue carte nel caso mi fossi staccato. Ha dimostrato di essere forte e intelligente, perché ha abbassato il ritmo permettendomi di rientrare. Il suo lavoro è stato fondamentale e spero che possa avere una chance da qui a fine Giro. Quando mi hanno detto che sarei venuto al Giro, ho accettato, perché è la squadra che decide e la squadra che paga gli stipendi. Ma devo dire che sto davvero vivendo un momento eccezionale».

Pasqualon e il piccolo cambio di rotta del 2025: per lui Giro e Vuelta

30.12.2024
5 min
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A quasi 37 anni, visto che li compirà il 2 gennaio, Andrea Pasqualon vede cambiare la sua programmazione in vista del 2025. Per il veneto di Bassano del Grappa ci saranno due Grandi Giri la prossima stagione: Giro d’Italia e Vuelta Espana. E’ la prima volta in carriera, dopo quasi quindici anni di carriera. Una novità non da poco, ma d’altronde gli impegni del team sono cambiati e le corse a tappe sono diventate fondamentali vista la crescita esponenziale di Antonio Tiberi.

Pasqualon da anni è diventato un punto di riferimento per i giovani ciclisti della Bahrain Victorious (in apertura foto Charly Lopez). Aveva iniziato con Jonathan Milan ed è passato a Tiberi, Zambanini e Buratti

«La cosa importante – spiega Pasqualon – è che la stagione sia iniziata bene, senza acciacchi o stop. Il calendario nella prima parte non sarà tanto diverso, partirò dall’AlUla Tour e poi andrò in Belgio a dare una mano a Mohoric. Cambia che farò sia il Giro che la Vuelta accanto a Tiberi. Sono al suo fianco da quando è arrivato e ci troviamo bene insieme. Tanto che lui ha chiesto espressamente di avermi in squadra nei due Grandi Giri che dovrebbe correre nel 2025».

Per Pasqualon nel 2025 ci sarà l’ennesima campagna del Nord, ormai un appuntamento fisso (foto Charly Lopez)
Per Pasqualon nel 2025 ci sarà l’ennesima campagna del Nord, ormai un appuntamento fisso (foto Charly Lopez)

Poche pause

Il motore si scalderà nel deserto saudita con una breve gara a tappe, poi si chiuderanno le valige per andare alle Classiche e semiclassiche del Nord. Il pavé è amico del veneto che, da quando era in Wanty, poi diventata Intermarché, non ha saltato nemmeno una campagna in Belgio. 

«Nella preparazione non ho cambiato tanto – prosegue Pasqualon – anche se qualcosa di diverso c’è. Quest’anno abbiamo deciso di essere più esplosivi e potenti nel periodo delle Classiche, quindi non guarderò troppo al peso. Nel ciclismo di ora i corridori del pavé hanno una potenza strepitosa, di conseguenza ho aumentato i carichi in palestra per avere maggiore potenza muscolare. E’ una cosa che mi verrà utile anche per le volate visto che al Giro dovrei affiancare Govekar (giovane velocista sloveno, ndr)».

Nel 2025 Pasqualon correrà per la prima volta due grandi corse a tappe: Giro d’Italia e Vuelta Espana
Nel 2025 Pasqualon correrà per la prima volta due grandi corse a tappe: Giro d’Italia e Vuelta Espana
Dopo le gare al Nord una piccola pausa e si andrà diretti verso il Giro?

Di pause ce ne saranno poche (scherza Pasqualon, ndr) perché dall’ultima gara in Belgio all’inizio della Corsa Rosa passa un mese. Quindi ci sarà una settimana di recupero e poi dritti ad Andorra a preparare il Giro. Nel Principato ho una casa e mi piace andare lì a fare i ritiri. 

Al Giro con Tiberi avrete gli occhi puntati addosso…

Dopo il 2023 un po’ tribolato direi che l’anno dopo ha risposto bene. Forse non si aspettava nemmeno lui di andare così forte, invece ha portato a casa una top 5 e la maglia bianca. Chissà se non avesse bucato a Oropa, per me sarebbe arrivato tra i primi tre. Nel 2025 al Giro partiremo per vincere, per fare il massimo insomma. Credo che la miglior risposta di Tiberi alla Corsa Rosa dello scorso anno sia arrivata alla terza settimana, ha dimostrato di essere un “cagnaccio”. Uno che non molla. 

Parlando degli altri giovani, con i quali hai un bellissimo rapporto, c’è stato anche l’exploit di Zambanini.

Credo sia stato la rivelazione del 2024. E’ un ragazzo molto forte con un grande motore. Non ha ancora vinto, ma ci è andato vicino parecchie volte. Credo sia pronto per il salto definitivo, per sbloccarsi e una vittoria da questo punto di vista gli farebbe proprio bene. 

Pasqualon è un punto di riferimento per i giovani della Bahrain Victorious, qui con Buratti (foto Charly Lopez)
Pasqualon è un punto di riferimento per i giovani della Bahrain Victorious, qui con Buratti (foto Charly Lopez)
Il legame che hai con i giovani è davvero profondo, come trovi la chiave giusta?

A quasi 37 anni mi trovo a contatto con nuove generazioni e corridori tanto giovani. Pensare che Zak Erzen è il più piccolo e ha 19 anni mi fa sorridere, sembra mio figlio (dice divertito, ndr). Il fatto di legare bene con loro arriva da quando mi sono trasferito dalla Intermarché alla Bahrain. Già dall’altra parte mi ero trovato a contatto con i giovani, ricordo di aver affiancato un emergente Girmay. Poi quando sono arrivato alla Bahrain Victorious mi sono messo accanto a Milan e poi a Tiberi, Zambanini e Govekar.

E come trovi il modo di comunicare?

Parlandoci molto. Umanamente cerco di instaurare un rapporto di amicizia. Con gli italiani è un pochino più semplice, quando siamo in ritiro vado in camera e scherzo con loro. Oppure mi siedo e ci parlo. Ad esempio, in questi giorni in Spagna Tiberi ha avuto un pochino di febbre per un paio di giorni. Io a fine giornata andavo in camera da lui e gli facevo compagnia. Se i ragazzi giovani vedono che li supporti e li rispetti allora si fidano, si sentono protetti. 

I compagni di squadra si fidano molto di Pasqualon e delle sue abilità in gruppo
I compagni di squadra si fidano molto di Pasqualon e delle sue abilità in gruppo
In gara invece?

Vedono che sono affidabile. Questo non perché sia speciale, ma dopo quasi quindici anni di ciclismo qualcosa ho imparato. Ho fatto i miei errori e ora in gara so come muovermi. Vedere che so dove mettere le ruote li fa sentire al sicuro. 

Dopo tanti anni in gruppo certi meccanismi sono naturali. 

Sia quelli in gara che nelle dinamiche di squadra. Parlare tra di noi e creare un legame di amicizia è fondamentale. Diciamo che sono a metà tra un corridore e un diesse. Anche se non penso ancora di smettere di correre credo che mi piacerebbe fare un ruolo manageriale in futuro. Alla fine quindici anni di carriera sono tanti, non è una cosa della quale si possono vantare in molti, soprattutto ora che le carriere si accorciano. Avere un’esperienza come la mia può essere un vantaggio una volta sceso dalla bici. Ma è un momento ancora lontano, prima c’è da pedalare.

Zambanini, un 2024 corposo. E non finisce qui…

30.11.2024
5 min
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Edoardo Zambanini, atleta della Bahrain-Victorious, si prepara ad affrontare la sua quarta stagione da professionista e lo fa con l’entusiasmo e la determinazione che lo contraddistingue sin dalle categorie giovanili. Il 2023 ha rappresentato per il trentino un’importante svolta nel suo percorso.

Ora archiviati anche gli impegni extra-ciclistici come il torneo di padel organizzato nella serata di A&J All Sport, la società che cura i suoi interessi e quelli di molti altri corridori di primo piano, Zambanini è già tornato al lavoro.

Zambanini (classe 2001) durante il torneo di padel di A&J All Sport
Zambanini (classe 2001) durante il torneo di padel di A&J All Sport
Partiamo da questo 2024. Io l’ho visto come un anno corposo, in cui sei andato in crescendo. Tu che mi dici?

Sì, esatto. Come avete detto bene, questo 2024 è stato un anno in crescita. Il 2023 era stato sfortunato dal punto di vista della salute, ho avuto due bronchiti e ho passato tutta la stagione a rincorrere. Quest’anno invece sono stato fortunato, ho potuto allenarmi sempre nel modo giusto e ottenere i risultati come ricompensa degli sforzi. Senza intoppi, ho avuto una crescita costante. Devo ringraziare la squadra, che mi ha dato le libertà e responsabilità al momento giusto, e il mio preparatore, Michele Bartoli, che ha sempre dosato bene gli sforzi.

A nostro avviso hai fatto un bel salto dopo il Giro d’Italia. Sei d’accordo?

Sì, anche durante il Giro d’Italia mi sono trovato bene. Avevo una buona condizione e il mio compito era principalmente di aiutare la squadra. C’era poco spazio per giocarsi le tappe, perché molte le hanno decise le fughe o i big della classifica generale. Dopo il Giro, al campionato italiano, ho avuto più libertà, visto che non c’era un leader fisso. In quella gara ho iniziato a farmi notare e la squadra ha iniziato a credere maggiormente in me, vedendo che potevo difendermi bene quando mi veniva dato spazio. Da lì è iniziata una crescita costante.

Quanto hanno contato i risultati per la tua autostima?

Molto, perché storicamente sono sempre stato un po’ negativo su me stesso. Questa è una mia debolezza, ma quest’anno i risultati mi hanno dato fiducia. Gara dopo gara, vedendo che potevo giocarmela con i migliori, mi sentivo sempre più motivato. Prima ero più timoroso, con l’autostima bassa, ma ora ho capito che posso competere. La sicurezza cresce quando vedi che stai lì davanti.

Questo aumento di fiducia dipende anche dalla gamba che risponde meglio rispetto al passato?

Sì, fa parte della crescita fisiologica. I primi anni magari tenevo la prima accelerazione, ma scricchiolavo alla seconda. Ora invece, essendo più maturo, riesco a rimanere lì e guadagno fiducia. Quando ti sblocchi, tutto diventa più naturale e il progresso è continuo.

Giro di Croazia: nella 4ª tappa Tobias Andresen infila Zambanini
Giro di Croazia: nella 4ª tappa Tobias Andresen infila Zambanini
È mancata solo la vittoria. Secondo te la squadra ti darà più spazio nel 2025?

Una volta che vedi di essere vicino ai big, la motivazione cresce sempre di più. È vero, la vittoria è mancata, ma quest’anno la squadra ha iniziato a credere in me e a darmi gli spazi giusti per crescere. Devo ringraziare i direttori sportivi come Franco Pellizotti e Roman Kreuziger, con cui mi trovo molto bene. Loro mi stanno aiutando a maturare nel modo giusto.

Qual è stata la giornata in cui ti sei morso le mani per una vittoria sfumata?

Al Giro di Croazia, quando sono rimasto davanti fino agli ultimi 50 metri e poi un corridore della DSM-Firmenich mi ha superato con una sparata finale. Non dico che avessi già la vittoria in tasca, ma forse avrei potuto gestire meglio la situazione. Invece lui è sbucato improvvisamente da dietro e non sono riuscito a reagire in tempo.

Hai già ripreso ad allenarti per il 2024? Sai qualcosa del tuo calendario?

Sì, ho già iniziato. Settimana prossima partirò per il primo ritiro ad Altea, in Spagna. Il calendario definitivo ci sarà comunicato in quel contesto. Al momento abbiamo solo indicazioni generali, ma non vedo l’ora di iniziare.

Se potessi disegnare la tua stagione ideale, quali gare sceglieresti?

Mi piacerebbe concentrarmi sulle classiche delle Ardenne, come la Liegi-Bastogne-Liegi e l’Amstel. Poi vorrei correre il Giro d’Italia, magari con l’opportunità di giocarmi qualche tappa. Un’altra gara che adoro è la Strade Bianche, che ho fatto due volte e mi è piaciuta tantissimo. Mi piacerebbe anche chiudere la stagione con il Lombardia, che ho corso tutti e tre gli anni ed è una gara che vivo alla grande.

La costanza di rendimento di fine stagione di Edoardo non è passata inosservata a Bennati che lo ha convocato per i mondiali
La costanza di rendimento di fine stagione di Edoardo non è passata inosservata a Bennati che lo ha convocato per i mondiali
Più della Vuelta?

Il discorso è che quest’anno mi è piaciuto di più fare gare di un giorno e brevi corse a tappe nel finale di stagione. Questo mi ha consentito di provare di più, di buttarmi, di correre in modo più aggressivo. E infatti ho ottenuto buoni risultati. Ho potuto essere leader.

Guardando agli anni da professionista, cosa è cambiato nel tuo modo di affrontare la stagione?

Nel 2023 avevo corso moltissimo, con 85 giorni di gara. Nonostante tutto, recuperavo bene, ma quest’anno mi piacerebbe avere un programma più definito con obiettivi precisi. Nel 2024 ho fatto un tour de force in primavera, con Catalunya, Paesi Baschi, Romandia e Giro d’Italia di fila. È stato tanto, forse troppo, ma alla fine mi sono trovato bene anche in quel contesto. Però ora voglio lavorare in modo più mirato e organizzato.

E dopo il Giro hai fatto anche lo Slovenia…

Esatto. In due mesi, cioè in 60 giorni ne avrò fatti 45 di gara, un bel tour de force!

Il Canada di Zambanini, interpretato da leader del team

21.09.2024
6 min
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Neanche il tempo di tornare a casa dalla trasferta transatlantica, che Edoardo Zambanini ha trovato ad attenderlo la convocazione per i mondiali, cosa di non poco conto per un ventitreenne e con essa interviste, fari dell’attenzione puntati addosso e tante attese. Merito anche dei piazzamenti ottenuti nella doppia tappa canadese del WorldTour e in generale di una stagione vissuta sempre più da protagonista.

In Canada si è avuta netta la percezione del cambio di passo del corridore di Riva del Garda, non più semplice gregario alla Bahrain Victorious, ma corridore sul quale il team inizia a fare affidamento anche come finalizzatore. Zambanini alle due corse americane teneva particolarmente e si è visto.

Per Zambanini finora 73 giorni di gara, con ben 14 Top 10 e tanti podi. Una crescita notevole
Per Zambanini finora 73 giorni di gara, con ben 14 Top 10 e tanti podi. Una crescita notevole

«Sono due prove che mi piacciono particolarmente – racconta – ero già stato lì lo scorso anno ma avevo preso la bronchite e non me le sono godute fino in fondo. Anche per questo con il team avevamo deciso d’inserirle. E’ stata un’esperienza bella, che mi porto nel cuore e che mi ha confermato come sia sempre più portato anche per le gare d’un giorno. Una trasferta che mi è piaciuta tantissimo anche perché era davvero un bel gruppo, il nostro, dove ci siamo impegnati ma soprattutto divertiti».

Una trasferta vissuta con ruoli differenti rispetto al solito…

Effettivamente il team mi ha dato fiducia e di questo non posso che essere grato. Sono partito per il Canada direttamente dal Tour of Britain dove pure avevo colto risultati molto buoni, tra cui anche un podio e sulla base di quello nel team si è deciso di darmi responsabilità. E’ davvero bellissimo vedere i compagni che corrono per te, che ti aiutano a rimanere nelle prime posizioni del gruppo, è un impegno che comporta anche il dovere ma anche la voglia di ripagare tanti sforzi.

Al Tour of Britain Zambanini ha chiuso 3° a Barnsley, finendo 7° nella generale
Al Tour of Britain Zambanini ha chiuso 3° a Barnsley, finendo 7° nella generale
Come ti trovi ad essere tu a dover gestire la squadra?

Devo prenderci le misure… Per i primi due anni alla Bahrain ho fatto gavetta com’era giusto che sia, ho corso per gli altri imparando e sacrificandomi, ora vedo che la fiducia nei miei confronti sta crescendo. Prima della corsa nella riunione si stabiliscono i compiti e non senza sorpresa ho appreso che per il GP du Quebec io sarei stato leader insieme a Mohoric. La gara è stata strana con Bilbao che doveva tirargli la volata, ma si è accorto di avere dietro Pogacar e così hanno preferito desistere, io avevo seguito un’altra strada.

E a Montreal?

Avevo un ruolo libero. Lì i finalizzatori dovevano essere Buitrago e Bilbao, ma il primo ha perso presto il treno giusto. Così nel finale io e Pello scattavamo a turno, poi quando è andato via Pogacar, Bilbao è riuscito a evadere dal gruppo conquistando una bella piazza d’onore, io ho fatto la volata del gruppo conquistando la seconda Top 10 consecutiva.

Zambanini con Pello Bilbao, secondo a Montreal a 24″ da Pogacar. L’azzurro ha chiuso 9° a 40″
Zambanini con Pello Bilbao, secondo a Montreal a 24″ da Pogacar. L’azzurro ha chiuso 9° a 40″
Due piazzamenti nei primi 10 in due classiche del WorldTour a distanza di 48 ore non sono cosa da poco…

Infatti sono molto soddisfatto, sapevo di essere in una buona condizione ma portare a casa un risultato non è mai scontato. Anche perché si trattava di due gare di altissimo livello, con partecipazione di grandi corridori, il che accresce il valore dei miei piazzamenti.

Fra le due gare quale ti piace di più?

Forse quella di Montreal, perché è a chiusura della carriera ed è più seguita, nel circuito si corre praticamente immersi fra le persone, è un’atmosfera inebriante. Si vede che ci tengono tantissimo, non capita spesso di vedere gare con un simile seguito. Spesso si finisce in volata, ma sono entrambe molto lottate, poi quest’anno la Uae ha imposto un controllo ferreo, a Quebec City la corsa si è messa in maniera più caotica, a Montreal Tadej ha imposto la sua legge.

Il trentino aveva corso in Canada anche lo scorso anno, ma la bronchite non gli aveva permesso di incidere
Il trentino aveva corso in Canada anche lo scorso anno, ma la bronchite non gli aveva permesso di incidere
Nella tua scala dei valori privilegi sempre le corse a tappe o ci hai ripensato?

Le gare a tappe sono sempre le mie preferite perché ho doti di resistenza e recupero non comuni, si è visto anche al Tour of Britain. Quest’anno però mi trovo bene anche nelle classiche d’un giorno e questo credo sia perché d’inverno mi sono allenato senza intoppi e ho avuto una stagione finora lineare, a differenza delle due precedenti dove c’erano sempre problemi di salute. Mi sto evolvendo. Prima ad esempio sfruttavo solo le mie fibre veloci, ma ho lavorato molto in salita e ora le due cose si compensano come deve essere se si vuole emergere.

Il team come hai detto tu si fida, non sei più uno dei tanti italiani approdati in un team WorldTour a lavorare per gli altri. La cosa ti ha mai creato disagio, soprattutto il vedere altri, tutti stranieri a lottare per le prime posizioni quando la gara entrava nel vivo?

So che si parla molto degli italiani relegati ai margini, di questo ne discutiamo anche nel gruppo, ma chi è più anziano di me dice che il livello generale si è alzato. Con gli stessi wattaggi, solo un paio d’anni fa vincevi, oggi fai fatica a piazzarti. Di questo bisogna tenerne conto. Io mi sto guadagnando la fiducia del team, mi assumo i rischi che comporta, so che devo portare risultati ma quel che conta è che ci sia un buon feeling con gli altri, il resto viene da sé.

Il neoazzurro è rimasto sorpreso dalla gran quantità di pubblico presente sulle strade canadesi
Il neoazzurro è rimasto sorpreso dalla gran quantità di pubblico presente sulle strade canadesi
Che emozione ti dà essere in nazionale?

E’ una grande responsabilità e onore, un premio agli sforzi che ho fatto e ai progressi di cui dicevo prima. La cosa che mi piace di più è arrivare in un gruppo rimettendosi tutti in discussione, correre insieme e legare con chi fino a ieri era avversario. Serve coesione, io credo che sia il primo ingrediente perché poi possano arrivare i risultati e sono convinto che nel gruppo azzurro questa coesione ci sarà.

Che cosa ti farebbe tornare da Zurigo soddisfatto?

Diciamo che vorrei fare una gara da ricordare col sorriso, chiuderla in positivo, facendo la mia parte. Non parlo di risultati, mi basta tornare a casa contento di quel che avrò fatto.

Bartoli ci presenta Zambanini: «Una sorpresa costante»

15.07.2024
4 min
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Uno dei particolari interessanti emersi dalla recente intervista fatta con Edoardo Zambanini è il cambio di preparatore: dal 2024 infatti lavora con Michele Bartoli. La crescita e i risultati ottenuti dal giovane trentino ci hanno spinto, incuriositi, a chiedere allo stesso preparatore toscano quali siano stati i passi fatti. E, ancora prima, che corridore abbiaa trovato. Un viaggio nel motore di Zambanini che silenziosamente si è guadagnato la stima e la considerazione della Bahrain Victorious (in apertura foto Charly Lopez). 

«Ho trovato un corridore – racconta Bartoli – di grande qualità con prestazioni in costante crescita. Ha un’ottima capacità di assorbimento dei lavori grazie al suo motore sensibile. Questa qualità però richiede attenzione nei carichi di lavoro: Zambanini risponde bene, ma un errore può pesare tanto. Con lui ho sì un programma settimanale, ma nulla vieta di cambiarlo e di valutare modifiche a seconda dei valori mostrati. Questo approccio ce l’ho anche con tutti gli altri ragazzi che seguo».

La migliore qualità di Zambanini è il recupero, il che permette di fare lavoro più incisivi (foto Charly Lopez)
Edoardo Zambanini, Bahrain Victorious (foto Charly Lopez)

Subito recettivo

Zambanini è partito forte nel 2024, con un terzo posto in classifica generale al Tour of Antalya. Non una gara di primo livello, ma in questa stagione la corsa turca ha mostrato il potenziale dei giovani italiani, tra i quali c’è anche Edoardo.

«La sua sensibilità alle modifiche e agli allenamenti – spiega – è un vantaggio perché si può lavorare a pieno regime fin da subito. Altri corridori hanno bisogno di tre o quattro settimane, Zambanini no. La freschezza è un grande vantaggio, sicuramente, ma lo è anche la giovane età. Lui ogni anno cresce e ha una base sempre più solida sulla quale costruire la stagione».

Il Tour of Antalya ci ha mostrato il potenziale dei giovani italiani: da sinistra Pinarello, Piganzoli e Zambanini
Il Tour of Antalya ci ha mostrato il potenziale dei giovani italiani: da sinistra Pinarello, Piganzoli e Zambanini
Qual è la qualità migliore che possiede?

Il recupero, senza dubbio. “Zamba” reagisce bene ai carichi di lavoro e li assorbe in maniera ottima, ciò gli permette di allenarsi con maggiore insistenza e avere quindi un miglioramento maggiore. Ha iniziato la stagione il 31 gennaio ed è andato forte fino al campionato italiano, il 23 giugno. Il tutto senza un periodo importante di recupero, gli bastano pochi giorni. 

Atleticamente che ragazzo hai trovato?

Sinceramente penso sia giovane e su ragazzi di questa età se le qualità ci sono arrivano da sole, serve lavorare bene ma arrivano. Penso sia completo può far bene nelle Classiche e nei grandi Giri. Con il passare dei giorni, grazie al grande recupero che ha, diventa sempre più forte. Infatti al Giro è stata una pedina importante per Tiberi in montagna. 

Il corridore trentino è stato un valido aiutante per Tiberi al Giro d’Italia
Il corridore trentino è stato un valido aiutante per Tiberi al Giro d’Italia
Quindi non avere lavorato su determinate caratteristiche.

Con corridori così giovani non capisci mai definitivamente quale possa essere il punto di arrivo. Si devono curare tutte le qualità, poi è il primo anno che lavoriamo insieme e ho spinto su tutti gli aspetti: salita, cronometro e volate. 

Però un minimo di idea te la sarai fatta…

Non è un velocista e questo è indubbio. Ma ha uno spunto veloce notevole, ai Paesi Baschi è arrivato secondo dietro Hermans. Sono convinto che avrebbe potuto vincere se si fosse piazzato meglio nel lanciare la volata, era partito troppo dietro. 

Quest’anno ha fatto un calendario impegnativo, cosa che può averlo aiutato a crescere, tu con la squadra ne avevi parlato?

Un pochino si concordano le gare, ma sono i team manager a fare i calendari. Poi Zambanini è emerso e ha fatto vedere cose buone. Da lì la squadra lo ha richiesto maggiormente, è un fatto di dinamiche interne. E’ ovvio che quando hai un giovane che cresce tanto e migliora lo porti alle gare. 

Ha iniziato a correre presto e le sue prestazioni sono rimaste ottime fino al campionato italiano
Ha iniziato a correre presto e le sue prestazioni sono rimaste ottime fino al campionato italiano
Dinamiche che arrivano anche correndo da protagonista, cosa che ha chiesto alla squadra. 

La Bahrain ha capito che Zambanini è un ragazzo di qualità, lo tengono in considerazione. Non dubito che in questa seconda parte di stagione potrà ritagliarsi più spazio. Tanto dipenderà dal suo rendimento una volta tornato alle corse, ma sta lavorando bene. Da sabato è in ritiro al Pordoi con il team.

Come avete impostato il lavoro per questa seconda parte di stagione?

Partiremo ancora dal basso, un po’ per ricostruire la condizione. Poi vedremo come andare avanti in base alle risposte che arriveranno.

Zambanini continua a crescere, così come le sue ambizioni

05.07.2024
5 min
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La voce di Edoardo Zambanini oltrepassa il microfono del telefono con un tono raggiante e simpatico. Il classe 2001 della Bahrain Victorious sta andando a Livigno per trascorrere tre giorni un po’ diversi, ma sempre con la bici al suo fianco. La prima parte di stagione è alle spalle, terminata con il Giro di Slovenia e poi con il terzo posto al campionato italiano. Ora Zambanini prepara le fatiche della seconda metà dell’anno.

«Sto andando a Livigno – racconta – perché ci sono su la mia ragazza e alcuni compagni di squadra. Niente altura, quella arriverà settimana prossima quando con il team andremo in ritiro. Avevo voglia di cambiare zone di allenamento. Ho ripreso lunedì dopo una breve pausa arrivata al termine del campionato italiano. Ho staccato per una settimana e sono andato al mare, vicino a San Marino. Ho sfruttato la vicinanza per andare a godermi il Tour in Italia, ho visto l’arrivo di Rimini e la partenza da Cesenatico».

La stagione di Zambanini è iniziata a gennaio, con l’AlUla Tour
La stagione di Zambanini è iniziata a gennaio, con l’AlUla Tour

Lenta ripresa

Le vacanze per Zambanini sono finite: brevi ma comunque rigeneranti. Una settimana al caldo con l’unico pensiero di rilassarsi e godersi il meritato riposo dopo una prima parte di stagione intensa. 

«Lunedì ho ripreso gli allenamenti – continua – con calma. Ho fatto un’uscita leggera, di un paio d’ore, con il passare dei giorni ho aumentato l’impegno in sella, ma senza esagerare. Domani (oggi per chi legge, ndr) ho in programma una mezza distanza, ma nulla di troppo intenso. 

«Il 2024 – riprende – è stato un anno più fortunato rispetto a quello passato, almeno dal punto di vista della salute. Non ho avuto intoppi e mi sono allenato parecchio bene, con grande continuità. Nei primi mesi non avevo in programma nessuna altura, anche perché non ero nella selezione per il Giro d’Italia. La squadra voleva farmi fare altre corse, l’idea era quella di andare alle Vuelta».

Al Tour of Antalya ha corso con libertà concludendo terzo nella generale
Al Tour of Antalya ha corso con libertà concludendo terzo nella generale
Cos’è cambiato?

Che sono andato forte fin dalla prima parte di stagione, al Saudi Tour ho dato una mano ai velocisti. Da lì sono andato all’Antalya dove ho avuto spazio per me e ho raccolto un buon terzo posto nella generale. Poi ho messo insieme tante esperienze importanti, con un calendario interamente WorldTour: Strade Bianche, Catalunya, Baschi, Freccia Vallone e Romandia. 

Avevi già 36 giorni di corsa nelle gambe e ancora il Giro d’Italia da affrontare.

Ho corso parecchio, ma mi ha fatto bene, praticamente mi alternavo tra corse e casa. Una settimana da una parte e una dall’altra. Poi rispetto al 2023 ho avuto un grande cambiamento: il preparatore. Da Fusaz sono passato a lavorare con Michele Bartoli

Come mai?

La squadra ha deciso così. Da subito abbiamo avuto un bel feeling, ha un metodo di allenamento che mi piace. Gran parte del merito per questa prima parte di stagione corsa a buoni livelli va a lui.

Il risultato di maggior prestigio è stato il secondo posto di tappa dietro Hermans al Giro dei Paesi Baschi
Il risultato di maggior prestigio è stato il secondo posto di tappa dietro Hermans al Giro dei Paesi Baschi
Tanto che arrivata la convocazione per il Giro, accanto a Tiberi, che esperienza è stata?

Al Giro mi sono divertito tutti i giorni. Ho fatto la fatica giusta ma il tempo è volato, sono 21 tappe che porto tutte nel cuore. Mi sono messo a disposizione di Tiberi, vero, ma anche di Bauhaus finché c’è stato. Ogni giorno avevo qualcosa da fare e sono felice di com’è andato. Il mio compito era di rimanere accanto a Tiberi fino all’ultima salita, da lì andavo su con il mio passo.

Cosa hai imparato in quelle tre settimane?

Che lo spirito di squadra fa tanto. Noi avevamo un team davvero unito, sia tra noi corridori che con lo staff. Eravamo tanti italiani e questo ha contribuito al divertimento. Al Giro del 2023 non mi ero divertito così tanto, forse perché arrivavo con un’altra condizione. 

Zambanini ha corso il Giro accanto a Tiberi, con il quale dal 2024 condivide il preparatore: Bartoli
Zambanini ha corso il Giro accanto a Tiberi, con il quale dal 2024 condivide il preparatore: Bartoli
Fatiche concluse con un bel terzo posto al campionato italiano.

Prima sono andato al Giro di Slovenia, dove stavo molto bene e ho lavorato per Pello Bilbao che stava preparando il Tour de France. In classifica mi sono piazzato dodicesimo, ma la gamba era buona. Infatti al campionato italiano ho avuto più spazio e ho raggiunto il terzo posto finale, mi sono giocato le mie carte.

Dimostrando che quando hai spazio sai cosa fare. 

Sì, devo dire che quando mi è stata data libertà d’azione ho sempre fatto bene, in generale. Ricordo al primo anno, nel 2022 al Giro di Ungheria ero arrivato quarto nella generale, così come al Gran Piemonte. 

La prima parte di stagione si è conclusa con un ottimo terzo posto al campionato italiano, segno che la gamba c’è
La prima parte di stagione si è conclusa con un ottimo terzo posto al campionato italiano, segno che la gamba c’è
E’ ora di prendersi ancora più libertà?

Ne ho parlato con la squadra e ho chiesto proprio questa cosa. Nella seconda metà di stagione mi piacerebbe avere più chance. La Bahrain mi ha fatto crescere bene, se avrò questa condizione da qui a fine anno potrò giocarmi le mie carte. 

Anche perché sei in scadenza…

Questa cosa non mi preoccupa, con la squadra parlo costantemente e lo faremo ancora da qui a fine anno. Non resta che rimboccarsi le maniche, fare questi 20 giorni d’altura e fiondarmi nel finale di stagione. Ripartirò dal Giro di Polonia, poi Gran Bretagna, Plouay, Canada, Tre Valli Varesine, Gran Piemonte e Lombardia. 

In bocca al lupo.

Crepi! A presto!

Il forcing e 9 secondi guadagnati. Il ringhio di Caruso

14.05.2024
6 min
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CUSANO MUTRI – Tiberi si avvicina a Caruso che sta rispondendo a qualche domanda. Gli poggia una mano sulla spalla e gli dice: «Grazie vecio». Il tirare forte di Damiano ha permesso al laziale di guadagnare 9 secondi su Uijtdebroeks per la maglia bianca. Un italiano non conquista il primato dei giovani dal 2015 di Aru, vale la pena tenerlo d’occhio.

La cima del monte finalmente è baciata dal sole, anche se i gradi sono 13. Un’ora prima dell’arrivo pioveva così forte che per seguire la tappa e mangiare un panino ci siamo rintanati in un bar pieno di gente in cerca di riparo. Caruso si volta e gli fa un sorriso. I corridori si stanno rivestendo, dovendo nuovamente affrontare la discesa verso i bus. Giubbino termico, la mantellina, il fischietto al collo e giù, come se non avessero appena finito un’altra tappa del Giro d’Italia. Una di quelle dure con l’arrivo in salita in un posto sperduto e splendido. Il luogo si chiama Bocca della Selva, ricorda Camigliatello Silano, fra pioggia, verde dei prati e bosco.

«Almeno proviamo a fare qualcosa, no? Nella fuga mi sono trovato un po’ per caso – prosegue Caruso – perché su quello strappo duro eravamo molto vicini alla fuga. La UAE Emirates li teneva nel mirino e allora ho provato a seguire, anche perché dalla radio ci avevano detto che c’era una discesa tecnica. Praticamente mi sono ritrovato all’attacco e ho visto che c’erano tanti uomini di semi classifica, comunque importanti come Bardet, e ho chiesto all’ammiraglia cosa fare.

«Sono rimasto lì, mi hanno detto di non spendere. Forse ho sbagliato e ho perso l’attimo quando hanno attaccato Bardet e Tratnik, ma perché non avevo in testa di andare per la tappa. Sapevo che nel finale volevamo provare qualcosa del genere. Insomma, alla fine è stata una bella giornata».

Alla partenza palloncini e migliaia di tifosi: la Campania si conferma amica dei “girini”
Alla partenza palloncini e migliaia di tifosi: la Campania si conferma amica dei “girini”

L’importanza di provarci

Che la Bahrain Victorious avesse qualcosa per la testa si è capito quando si sono messi a tirare nella scia di Tratnik e Bardet. Dopo esserci chiesti come mai, ci siamo detti che forse avessero messo nel mirino la maglia bianca, anche se l’attacco finale di Tiberi (al pari di quello a Prati di Tivo) è parso un allungo per vedere se qualcosa finalmente succedesse. E il qualcosa sono i 9 secondi guadagnati sul belga della Visma-Lease a Bike.

Quando si è deciso che il momento fosse propizio, a Caruso è stato chiesto di rialzarsi e il siciliano ha raccolto il testimone da Zambanini, che quando lo ha visto, si è finalmente rialzato.

«Mi sembra di cominciare a stare meglio – prosegue Caruso, cambiando tono con impeto deciso – giorno dopo giorno un miglioramento deve esserci per forza, sennò sarei andato a casa. E adesso andiamo avanti, perché se nessuno ci prova, possiamo tornarcene tutti a casa e il Giro è finito».

Infila la mantellina e si sposta accanto, dove lo attendono per un’intervista in inglese. Non tutti i giornalisti sono saliti in cima alla montagna, perché lassù non c’è segnale e, come a Prati di Tivo, ci ritroviamo a scrivere questo articolo in una pizzeria di Piedimonte Matese: un tavolo e una presa di corrente in cambio della cena? Si può fare, venite pure…

Zambanini è entrato in azione negli ultimi 6 chilometri di salita. Avuto il cambio da Caruso, ha mollato
Zambanini è entrato in azione negli ultimi 6 chilometri di salita. Avuto il cambio da Caruso, ha mollato

Il sorriso di Zambanini

Zambanini arriva con calma dopo essersi staccato alla fine del lavoro. Il distacco di 9 minuti non riesce a togliergli il sorriso dal volto. Quel piccolo margine e l’essere comunque riusciti a portare a casa qualcosa danno un senso alla fatica di questa giornata partita dall’ombra del Santuario di Pompei.

«Inizialmente i piani – racconta il giovane trentino – erano di vedere come stava Antonio dopo il giorno di riposo. Quando abbiamo visto che stava bene, che rispondeva bene anche la radio, abbiamo deciso di fare la gara per lui. Per questo abbiamo fermato Damiano e tutti abbiamo lavorato fino all’ultimo pezzo della salita, dove ha provato ad attaccare. Si cerca di smuovere la corsa, la maglia bianca è sicuramente un obiettivo: anche quella, almeno. Ci stiamo avvicinando, il Giro è ancora lungo».

Battaglia per la fuga

Pogacar oggi ha lasciato fare. C’è stato un momento che la fuga è salita a 6’28” di vantaggio e qualcuno ha pensato che la maglia rosa volesse cedere il passo a Bardet, staccato di 7’51” nella generale. Ma era tutta un’impressione, giacché il lavoro della Bahrain Victorious, che pure serviva per preparare l’attacco di Tiberi, ha rimesso il francese nel mirino. Bardet infatti aveva 3’27” di ritardo dall’italiano. E comunque, quando Tiberi ha attaccato o ha provato a farlo, Pogacar si è messo subito nella scia: in certi casi, è bene non lasciare spazio a nessuno.

E Tiberi arriva che ha ripreso fiato e si è stretto nella mantellina, con il cappellino asciutto sotto il casco e l’asciugamano attorno al collo. Ha appena salutato i genitori che lo aspettavano dietro la transenna.

«E’ stata una battaglia difficile dall’inizio – dice – una lunga battaglia per la fuga. Per questo, quando Damiano è andato via, per noi andava benissimo. In finale poi abbiamo deciso di iniziare a tirare, anche perché davanti c’era ancora Bardet. Tutti i compagni hanno fatto un ottimo lavoro sull’ultima salita lunga. Poi abbiamo fermato Damiano dalla fuga perché facesse l’ultimo sforzo. Ha tirato per due-tre chilometri a un passo davvero alto e io ho provato a fare qualche attacco, provare a smuovere le acque per vedere come stessero gli altri. Le gambe sono buone, cercherò di provare ancora, se posso».

Dopo l’arrivo e prima di tornare al pullman, Tiberi si è fermato a scambiare qualche parola con suo padre e sua madre
Prima di tornare al pullman, Tiberi si è fermato a scambiare qualche parola con suo padre e sua madre

L’orgoglio italiano

Dice di aspettare la cronometro, che sarà il prossimo momento della verità, e conferma di essere uscito bene dal giorno di riposo: un tema ch elo teneva leggermente in apprensione.

«Sì, è vero – sorride – questa mattina non sapevo come sarei stato, perché dopo il giorno di riposo potresti avere qualche problema. In effetti dopo la partenza avevo strane sensazioni, ma dopo qualche chilometro ho iniziato a migliorare. Cosa ho provato quando ho attaccato? Finalmente anche noi siamo in gioco e possiamo dire la nostra. Possiamo fare qualcosa, perché non è da me restare anonimo in gruppo senza fare nulla. Nel senso che se non mi muovo è perché magari non ho gambe super. Ma quando mi sento bene, ho sempre voglia di dimostrare qualcosa. E poi finalmente mi sono tolto un peso di dosso. Alla fine è sempre bello dimostrare di esserci, soprattutto noi giovani italiani. Penso sia bello anche dare un po’ di spettacolo sulle strade di casa».

Pinarello torna dalla Turchia con nuove consapevolezze

13.02.2024
4 min
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Il viaggio di ritorno dalla Turchia per Alessandro Pinarello è durato praticamente tutta la giornata di lunedì. Dal Tour of Antalya il corridore della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè ha messo in valigia un secondo posto nella classifica generale. Lo ha conquistato sulle strade della terza tappa, quando ha tagliato il traguardo posto in cima alla salita di Tahtali. Quello che è uscito da quella frazione è un podio tutto italiano con Piganzoli, Pinarello e poi Zambanini. Ordine che si è rispecchiato anche nella classifica finale il giorno successivo. 

«Il viaggio è stato lungo – dice Pinarello appena messo piede alla Tenuta il Cicalino, in Toscana – rimarremo qui per il ritiro di squadra, fino al 22 febbraio. Un bel blocco di allenamento e domani sarò già in bici, il giorno di riposo era oggi».

Secondo nella tappa regina, alle spalle dell’amico e rivale Piganzoli
Secondo nella tappa regina, alle spalle dell’amico e rivale Piganzoli
Che cosa provi se ripensi al Tour of Antalya appena concluso?

Penso al secondo posto nella tappa più impegnativa e sono felice. Era la prima gara della stagione, ho avuto delle belle risposte, ma sono tranquillo. La strada per la stagione è ancora lunga, ma questo è un buon inizio.

Ti sei giocato la tappa, e la classifica, con altri due italiani giovani…

E’ sicuramente una cosa davvero bella, che da un lato ci dà, e mi darà, tante motivazioni. Con Piganzoli ho condiviso tante esperienze, tra cui il Tour de l’Avenir del 2023. Anche “Zamba” (Edoardo Zambanini, ndr) lo conosco molto bene. Trovarci a lottare sulla salita finale della tappa più dura è stato bello. 

Il confronto tra i due alla fine della tappa, uno scambio di battute e la consapevolezza di essere stati forti
Il confronto tra i due alla fine della tappa, uno scambio di battute e la consapevolezza di essere stati forti
Raccontaci la tappa, come l’hai vissuta?

Partivamo per la Turchia senza un vero capitano. Sapevamo che la terza frazione avrebbe fatto la differenza e sulla salita finale avevamo carta bianca. La Tudor ha tenuto la corsa in mano per tutto il giorno, anche sulle prime rampe dell’ultima salita. Il ritmo è stato alto ma regolare per tutto il giorno, quindi di fatica ne abbiamo fatta. 

E nel finale com’è andata?

La selezione è arrivata man mano, chilometro dopo chilometro. Piganzoli è stato il primo a provarci, l’ho seguito e siamo rimasti fuori noi due per un chilometro. Zambanini è rientrato assieme a Badilatti. Ai meno tre chilometri “Piga” ha fatto un secondo scatto, che sinceramente non mi aspettavo, ed è stato bravo a tenere il vantaggio. Secondo me non ci credeva troppo nemmeno lui, ma gli va dato atto di aver portato a termine l’azione. 

A completare il podio giovane e italiano ecco Zambanini, i tre si conoscono da tempo
A completare il podio giovane e italiano ecco Zambanini, i tre si conoscono da tempo
Cosa vi siete detti alla fine?

Eravamo consapevoli di essere andati forte, ci siamo parlati e confrontati. Alla fine siamo avversari in gara, ma fuori dalla bici siamo amici. Per quanto mi riguarda ero anche sorpreso di aver fatto determinati valori a inizio stagione. 

Hai cambiato qualcosa durante questo inverno?

Un po’ nella preparazione e nel peso. A inizio inverno ho lavorato tanto sulla forza e sull’esplosività sia in bici che in palestra. Nella seconda parte ho fatto tanti allenamenti alla soglia, cosa utile per andare forte in salita, come si è visto (dice con una mezza risata, ndr). 

Il peso come lo hai curato?

Con il mio nutrizionista abbiamo capito che c’era la possibilità di dimagrire. Ora ho una dieta calibrata giorno per giorno in base agli allenamenti e all’intensità. Era un obiettivo perdere qualche chilo, volevo arrivare ad un peso forma che voglio tenere costante per tutta la stagione. Forse qualcosina posso perdere ancora, ma vedremo passo per passo. 

Dopo il ritiro al Cicalino hai già un programma?

Il 28 febbraio corro al Laigueglia, poi Istrian Trophy, Coppi e Bartali e poi vedremo il calendario italiano. Qualche gara da under 23 la farò ancora, ma sempre meno rispetto alle passate stagioni.

Il Giro, con la banda dei giovani italiani, è una possibilità?

No no, penso che farò ancora un passo intermedio con il Giro Next Gen. C’è tempo per fare tutto, ma con calma.

Podio tutto italiano, ad Antalya arriva la prima di Piganzoli

11.02.2024
4 min
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Giovani e italiani. Al Tour of Antalya, la generazione Z ha dettato legge sull’arrivo della terza tappa a Tahtali in Turchia. Davide Piganzoli classe 2002 si è imposto su Alessandro Pinarello classe 2003 e Edoardo Zambanini 2001. Un podio tricolore che vede sul gradino più alto il valtellinese che alla sua seconda stagione tra i pro’ ha vinto la prima gara tra i grandi. Un successo inaspettato, ma figlio di un ottimo inverno e della dedizione che ha sempre contraddistinto il ventunenne fin da quando è entrato in gruppo. Una scommessa vinta anche dal Team Polti-Kometa che conquista il primo successo stagionale con il più giovane del roster. 

Per Piganzoli è il primo successo tra i pro’
Per Piganzoli è il primo successo tra i pro’
Davide complimenti! Ti aspettavi questa vittoria?

No, non me l’aspettavo. Sapevo di star bene però direi proprio di no. Ho cercato di dare tutto me stesso quando ho attaccato e alla fine è andata bene.

Cosa hai provato alla tua prima vittoria da pro’?

Sicuramente è un’emozione grandissima, quando non te l’aspetti poi è ancora più bello. Sono contento per me, perché alla fine penso di meritarmela dopo i tanti sacrifici che ho fatto. Ma sono altrettanto felice per la squadra perché è un periodo in cui credono tanto in me e sono veramente contento di averli ripagati.

Come sei arrivato a questa corsa, avevi comunque buone sensazioni?

Ho fatto un bell’inverno. Ho iniziato la stagione con il Gran Premio Castellon dove già sentivo di star bene. Poi ho fatto la Volta a la Comunitat Valenciana dove anche se c’era un gran livello, io ero lì a battagliare. Alla fine sono venuto qua, confidavo un po’ in me stesso e sono riuscito a conquistare questa vittoria.

Quella di ieri è stata anche la prima vittoria stagionale per il Team Polti-Kometa
Quella di ieri è stata anche la prima vittoria stagionale per il Team Polti-Kometa
Raccontaci un po’ di dietro le quinte. Cosa ti hanno detto i tuoi compagni?

Prima della della tappa si voleva già fare la gara dura per me e per Paul Double che sta andando molto forte. Dopo l’arrivo i miei compagni erano tutti molto felici. Domani è l’ultima tappa e proveremo a tenere la maglia del leader. 

E’ anche la prima vittoria stagionale della Polti-Kometa…

E’ una vittoria molto importante. Ci ha dato a tutti una bella carica e non vedevamo l’ora di conquistarla. 

Raccontaci brevemente il finale?

Abbiamo preso la salita che eravamo già da una cinquantina di corridori, nei tratti precedenti si era fatto un buon ritmo. Abbiamo imboccato la salita a tutta, c’è stato l’attacco di un mio compagno dopodiché l’hanno ripreso e ha provato ad attaccare un atleta della Q36.5 su cui ho recuperato. Infine a tre chilometri ho provato io ed è andata bene. 

Podio tutto italiano, anche questo ha reso tutto più speciale?

Sì, perché alla fine si sente tanto parlare che non c’è più il ciclismo in Italia e tutte le polemiche annesse. Invece sia io che Pinarello che Zambanini abbiamo fatto vedere che l’Italia c’è ancora e siamo lì.

Piganzoli e Lonardi oggi difenderanno le maglie di leader della generale e dei punti
Piganzoli e Lonardi oggi difenderanno le maglie da leader della generale e dei punti
Vincere così a inizio stagione è una bella iniezione di fiducia per per le prossime gare. Cosa ci dobbiamo aspettare da Davide Piganzoli?

Sicuramente ti mette morale, ti mette fiducia, ti fa lavorare ancora più convinto e vedremo un po’ per i prossimi appuntamenti. Rimango concentrato e non mi monto la testa, siamo solo all’inizio.

Quali sono i tuoi prossimi impegni?

Adesso farò il Gran Camino, il Trofeo Laigueglia, la Tirreno-Adriatico e poi andrò sul Teide per preparare il Giro d’Italia. 

Come avete festeggiato? 

Abbiamo aperto lo spumante qui in hotel, però c’è da stare concentrati perché alla fine domani (oggi, ndr) si può fare ancora bene e bisogna finalizzare il tutto e stare attenti alla VF Group-Bardiani visto che Pinarello è a 18 secondi. In più dobbiamo dare tutto per fare bene con Lonardi in volata che nella seconda tappa ha fatto vedere di essere in condizione facendo quarto.