L’autunno entra nel vivo. Le temperature si abbassano e aumenta il rischio di incontrare condizioni meteo poco favorevoli durante le nostre uscite in bicicletta. Per affrontare al meglio freddo e cattivo tempo, Nalini propone la giacca New Carena destinata a diventare fin da subito un capo di abbigliamento che non può mancare nel guardaroba di chi ama uscire in bici anche in autunno.
Più visibilità
La nuova giacca appartiene alla linea top di gamma ERGO di Nalini ed è stata rinnovata con l’inserimento di loghi rifrangenti e nuove colorazioni bicolori sulle maniche. Essendo un capo destinato ad essere indossato anche in condizioni meteo non ottimali o più in generale in giornate con scarsa visibilità, la presenza di loghi rifrangenti consente di essere sempre ben visibili agli occhi degli automobilisti. Un aspetto questo tutt’altro che da trascurare.
Nei giorni di pioggia l’acqua scivola tramite lo scarico posto nelle tasche posteriori Nei giorni di pioggia l’acqua scivola tramite lo scarico posto nelle tasche posteriori
Per basse temperature
La realizzazione della New Carena merita sicuramente un approfondimento. La giacca è composta da due strati: uno interno garzato e uno esterno dotato di una membrana antivento e antipioggia.
Lo strato interno è estremamente importante in quanto permette alla New Carena di garantire protezione perfetta a fronte di temperature dai 10 ai 2 gradi. Nella parte posteriore troviamo 3 tasche con inserto in rete 3D per favorire lo scarico della pioggia. Si tratta di un’altra accortezza che ci conferma come la New Carena sia il capo perfetto per uscite con le condizioni più dure.
La nuova giacca Carena di Nalini è un prodotto ideale per le uscite autunnaliLa nuova giacca Carena di Nalini è un prodotto ideale per le uscite autunnali
Comfort garantito
Il comfort è uno dei punti di forza della New Carena grazie anche alla presenza di un elastico grippante inserito sul fondo giacca che tende a stabilizzare il capo evitando spostamenti. Meritano una menzione speciale i polsini realizzati in tessuto spalmato antimacchia. Ultimo dettaglio, la lampo nascosta YKK con flap antivento.
La New Carena è disponibile in tre colorazioni diverse ed è proposta nelle seguenti misure: S, XL, XXL e tripla XL. Il prezzo consigliato al pubblico è di 198 euro.
«Io ho la particolarità di riuscire ad esprimere gli stessi wattaggi sia in pianura che in salita, cosa che agli altri non riesce spesso». Ricordate queste parole? Era stato Matteo Sobrero a dircele. Il campione italiano a cronometro era di ritorno dai mondiali in Belgio e con lui si parlava anche di un suo possibile impiego nelle corse a tappe.
E proprio da qui partiamo: stessi watt tra pianura e salita, in pratica la sintesi del corridore moderno che vuole (e può) fare classifica nei grandi Giri. Lo stesso Matteo, ci confidò che Giuseppe Martinelli glielo diceva di provare, ma lui era un po’ meno convinto del suo tecnico. «Meglio andare per gradi e magari iniziare con una prova di una settimana», sosteneva il tricolore a crono 2021.
Europei di Trento, staffetta mista: Ganna in testa e Sobrero alla sua ruota. Chiude la fila De MarchiEuropei di Trento, staffetta mista: Ganna in testa e Sobrero alla sua ruota. Chiude la fila De Marchi
L’occhio lungo di Martino
Noi chiaramente non potevamo stare fermi e tra una corsa e l’altra di questo ricco autunno siamo riusciti a pizzicare Giuseppe Martinelli
«E’ vero – spiga il diesse dell’Astana – ho detto questa cosa a Matteo perché è uscito molto bene dal Giro d’Italia. E sì che lo abbiamo anche fatto lavorare parecchio per Vlasov, lo abbiamo fatto andare in fuga. Quindi non lo ha corso al risparmio. Nonostante tutto, pochi giorni dopo lo abbiamo portato al Giro di Slovenia e lo ha finito al terzo posto. Ha battagliato alla pari con Pogacar che era in vista del Tour.
«Poi da qui a dire che vince non lo so, ma di certo se potesse fare una prova e correre per sé stesso non sarebbe affatto un corridore da buttare via».
E quando un diesse esperto come Martino si lascia andare a certi giudizi, qualcosa di buono ci deve essere di sicuro.
L’ottima posizione di Sobrero (24 anni) a cronometroL’ottima posizione di Sobrero (24 anni) a cronometro
Al top ovunque
“Peccato” però che a fine stagione il giovane piemontese lascerà l’Astana PremierTech e che questo esperimento, semmai, lo farà con altri.
«Non è facile trovare grandi spazi per un “ragazzino” – continua Martinelli – in questo momento ci tanti corridori davvero importanti che corrono per la classifica. Se fosse rimasto con noi, magari un po’ più di spazio glielo avremmo creato per farlo provare in grande Giro. Tanto basta un anno e lo vedi. Oggi non è come in passato che devi insistere per capirlo».
Sobrero: buon scalatore, ottimo passista, cronoman eccellente… soprattutto se lo si paragona agli uomini di classifica.
«Sobrero a crono ha un coefficiente di penetrazione dell’aria performante al 110% e anche per questo riesce a andare tanto forte. Riesce a sviluppare tanti watt. In tal senso, mi fa pensare un po’ ad Evenepoel. Anche lui è piccolino ma ha fatto crono a 54 di media… Matteo lo può fare quando è in condizione come all’italiano a crono.
«Matteo però dovrebbe essere convinto di mettere nel mirino un grande Giro e questo s’inizia a prepararlo sin dall’inverno con determinati lavori, con i ritiri a febbraio, creandoti il tuo gruppo di lavoro… Ma non è facile avere questa convinzione oggi, quando sai prima del via che il podio in pratica è già tutto occupato dai soliti nomi. Meglio magari puntare ad una tappa o a questa o quell’altra corsa. Oggi, sembra assurdo, ma se vediamo c’è meno specializzazione tra coloro che vincono i grandi Giri».
E in effetti è così: i Pogacar, i Roglic, i Bernal… vanno forte dappertutto. Forse il colombiano è il più “specializzato” essendo più scalatore, ma non è certo fermo a crono. E’ il ciclismo moderno.
Sobrero è uscito bene dall’ultimo Giro, tanto da salire anche sul podio dello SloveniaSobrero è uscito bene dall’ultimo Giro, tanto da salire anche sul podio dello Slovenia
Paragone impossibile
A questo punto viene da chiedersi con chi si potrebbe paragonare Sobrero?
«E’ difficile dirlo – spiega Martinelli – negli ultimi 4-5 anni il ciclismo ha fatto dei progressi enormi, si è rivoluzionato, per questo fare un paragone neanche col passato, ma solo di pochi anni addietro è complicato. Oggi il 30-40% dei corridori in gruppo sono davvero di ottimo livello.
«Guardate cosa è successo ieri alla Tre Valli Varesine. Con tutta quella pioggia, con il ritmo che hanno tenuto si è entrati nei dieci giri finali con ancora tanti corridori lì a lottare. E fino alla fine ce ne erano 15 che potevano vincere. Quelli davanti sono stati due ore con 35”-40” di vantaggio. Qualche anno fa con quel meteo e quei ritmi dopo poco la corsa sarebbe finita e ne sarebbero restati pochissimi in gara. E io che amo il ciclismo godo…».
Laura Martinelli, nutrizionista della BikeExchange-Jayco, ci porta nel dettaglio dell'alimentazione di Sobrero per la crono di Verona. Roba da fantascienza
Ci risiamo! Dopo cinque anni Giuseppe Martinelli e Vincenzo Nibalitornano insieme. La scorsa settimana è stata ufficializzata la notizia che era nell’aria già da un po’ e che Vinokourov ci aveva dato per fatta già in agosto. Ma si sa come vanno certe cose: fino a che non c’è la firma… tutto tace. E qualche settimana fa lo stesso “Martino” ci disse di aspettare. Chissà magari anche per un po’ di scaramanzia.
Martinelli e Nibali insieme hanno vinto (tra le altre): due Giri, un Tour, un Lombardia, una Tirreno…Martinelli e Nibali insieme hanno vinto (tra le altre): due Giri, un Tour, un Lombardia, una Tirreno…
Martino, torna Nibali. Come è andata? Come è nata l’idea del suo ritorno?
E’ stato quasi fortuito. Eravamo alla Tirreno, prima del tappone, i nostri bus non erano lontani. Lui è sceso per andare al foglio firma e io gli ho detto: ohi, quando torni indietro fermati qui. Una battuta come tante. Vincenzo invece si è fermato per davvero. Con me c’è era anche Federico Borselli (autista dell’Astana, ndr) e gli abbiamo detto: dai torna qui. E lui: okay, ci penserò. Sono quelle cose che hanno un qualcosa di bello.
Quindi primi contatti alla Tirreno e poi?
E poi abbiamo iniziato a parlarne un po’ di più al Giro, ma fino a che c’è stato il trambusto su Vinokourov sì, Vinokourov no…. Poi le cose sono cambiate e abbiamo insistito di più. Ma al di là di Vino, l’idea è piaciuta a tutti e questo ha agevolato il suo ritorno. E anche Vino l’ha presa nel mondo giusto.
Cioè?
Non penso che Nibali venga per vincere il Giro o il Tour, ma perché lui stesso ha piacere di venire e perché è una figura che vogliamo. E’ bello che abbia voglia di tornare nel team che lo ha consacrato campione. Sono storie belle che ti gratificano. Qui conosce tutti. Ci sono tutti coloro che lo hanno accompagnato nei successi: da Borselli a Zanini, da Tosello a Vinokourov… E poi ricordiamo che lui andò via non per andare in un’altra squadra, ma per un progetto. Perché la Bahrain era un progetto creato intorno a Nibali.
L’Astana in azione in quel Lombardia evocato da Martino. Rosa e Landa a tirare per NibaliL’Astana in azione in quel Lombardia evocato da Martino. Rosa e Landa a tirare per Nibali
Qual è il ricordo più caro che hai? La vittoria più bella?
Facile dire Giro o Tour, ma per me la più bella è stata il Giro di Lombardia (del 2015, ndr). Quella corsa l’abbiamo voluta vincere. Quel giorno tutti quanti abbiamo lavorato in un senso. E per me ha un fascino quella giornata… sarà poi che è l’ultima di stagione e la vittoria ti consente di andare incontro all’inverno con serenità. Sì, me la sono proprio goduta.
Martino, Vincenzo è un grande campione ma bisogna anche essere realisti: non è più un ragazzino, tanto più in un ciclismo sempre più a trazione giovanile. Cosa può fare ancora?
Ho detto più volte a Vino che se è arrivato il merito è il suo, perché alla fine è stato fatto un investimento. Significa che quindi ci crede. E Vino mi ha risposto che Vincenzo ci avrebbe fatto tornare ad essere l’Astana di una volta. Una squadra di grandi campioni, con tutto il rispetto per i presenti, perché Fuglsang è un campione. Ma io dico come quando avevamo Contador. E questa mancanza l’abbiamo sentita. Cosa ci può dare dunque: qualità e compattezza di squadra. E da qui possiamo costruire dell’altro e dietro lui può nascere qualcosa di buono.
Sarà quindi il capitano chioccia…
Io sono convinto che può dare ancora molto sia all’Italia che all’Astana. Io credo che se Vincenzo va alla partenza delle gare con la serenità di chi non ha l’obbligo di vincere, può davvero inventarsi qualcosa com’è nelle sue corde, tanto più con alle spalle una squadra che crede compatta in lui. E da un presupposto di fiducia simile, conoscendolo, dico che Vincenzo tira fuori qualcosa di buono. Magari si va ad una Tirreno o ad una Parigi-Nizza non so non dico per puntare alla classifica ma magari per fare delle belle azioni nelle frazioni più dure o spettacolari e magari vincere. E in una situazione così avere Nibali con noi è un valore aggiunto.
In Sicilia visto un Nibali in buona condizione e sorridente. Risolta la soluzione del contratto magari è più serenoIn Sicilia visto un Nibali in buona condizione e sorridente. Risolta la soluzione del contratto magari è più sereno
Quanto è cambiato caratterialmente Nibali?
Io ho passato con lui quattro anni nei quali c’è stata tanta serenità e nessuno screzio. E’ diventato un uomo, ma per me il suo carattere non è per nulla cambiato. Guardate anche l’azione dell’altro ieri per Moschetti al Giro di Sicilia. Si è messo a tirare per un compagno. Se non hai un carattere buono quelle cose non le fai. Almeno dai primi incontri telefonici posso dire che non è cambiato. Si è sempre mostrato pronto al dialogo, disponibile. Quando c’è da prendere un campione non si tratta solo con lui e su ogni aspetto contrattuale da limare Vincenzo si è reso disponibile.
Chi lo allenerà, Martino?
Maurizio Mazzoleni – risponde secco il diesse bresciano – chiunque arriva in Astana è seguito dal nostro staff. Vincenzo sarà preparato dal nostro capo allenatori.
Quando nell’inverno del 2013 L’Astana prese Nibali gli scenari e le aspettative erano diverse, chiaramente. Lo Squalo era lanciato all’apice della sua carriera e si aveva la consapevolezza di “spaccare il mondo” vincendo tutto o quasi come di fatto è andata. Adesso le cose sono differenti, ma la posta in palio non è certo meno intrigante, specialmente per i tanti tifosi che ha Nibali.
«Per me – aggiunge a fine intervista spontaneamente un motivatissimo Martinelli – è il fiocco di una bella storia, lo ripeto. Tipo quando Baggio tornò al Brescia… Quei grandi campioni che ritornano dove li porta il cuore, dove sei stato bene».
Primo mondiale da professionista e primo con la maglia tricolore sulle spalle: la settimana iridata di Matteo Sobrero è stata una gran bella esperienza, coronata dalla medaglia di bronzo nella staffetta mista.
Il 24enne di Alba è rientrato in Italia il giorno dopo la cronostaffetta. Un volo di buon mattino e poi via in macchina verso casa, per preparare le classiche italiane che lo porteranno al termine della sua stagione con l’Astana Premier Tech. Ma prima di chiudere del tutto il capitolo iridato riviviamo con lui i giorni fiamminghi.
Grande feeling fra Matteo, Filippo ed EdoardoGrande feeling fra Matteo, Filippo ed Edoardo
Matteo, che esperienza porti a casa di questo tuo primo mondiale da pro’?
Un bilancio più che positivo. Ho portato a casa una medaglia, cosa che non avevo mai fatto prima ai mondiali. Ma in generale è stata una bella settimana passata con Pippo ed Edoardo ed ho imparato qualcosa da loro. Senza contare che disputare una crono mondiale in Belgio con tutta quella gente è stato parecchio emozionante.
E cosa hai imparato?
Sfumature, sono cose che già facevo come prendere gli appunti nella ricognizione per esempio. Un qualcosa che comunque ho ripreso da Ganna. Piuttosto è stato bello fare la ricognizione in tre e parlarci durante e dopo. Come avrebbe girato il vento, quanto a lungo tirare, quali fossero le linee migliori…
E sul piano di tempistiche, alimentazione… anche nel pre-gara?
In tal senso ognuno ha un suo protocollo. Io ne ho uno che ho sviluppato negli anni, sia sul piano alimentare fatto con Erica Lombardiche su quello del riscaldamento vero e proprio. Un protocollo che parte sin dal mattino. Un qualcosa che ho imparato nel tempo è ascoltarmi. Per esempio capire se nella sgambata del mattino devo dare una “sgasata” in più o se devo restare tranquillo per essere al massimo nella gara del pomeriggio. Soprattuto l’altro giorno che dovevo stare a ruota di quei due ”animali”!
Quei due animali!
Mamma mia come andavano forte!
Sobrero tra Ganna e Affini. La differenza di “stazza” è visibile ad occhio nudo. Matteo è stato bravo a tenere le loro ruote tanto a lungoSobrero tra Ganna e Affini. La differenza di “stazza” è visibile ad occhio nudo. Matteo è stato bravo a tenere le loro ruote tanto a lungo
Davvero a quanto andavate nella crono mista?
Considerate che mai abbiamo avuto il vento a favore. Anzi, più di qualche volta era proprio in faccia. In queste condizioni fai fatica a fare velocità. Ma noi la facevamo lo stesso! Buttavo un occhio sul Garmin dove avevo impostato come primo dato proprio la velocità e vedevo quasi sempre 57 all’ora. Volevo tenere sott’occhio questo valore perché avevamo impostato la crono in un certo modo.
Come?
L’obiettivo era non far scendere la velocità. Magari fare tirate più brevi ma mantenere alto il ritmo e, se possibile, aumentarlo, senza strappare. E questo credo ci abbia permesso di fare il miglior tempo al cambio.
Dopo la gara mista Ganna ti ha fatto i complimenti perché con 20 chili in meno rispetto a lui stesso ed Affini sei stato con loro praticamente per tutta la gara…
Eh, lo ringrazio. E’ una cosa alla quale non fanno caso in molti, ma per me, credetemi, è stato uno sforzo bello pesante. In pianura, in una crono non si valutano i watt/chilo, ma i watt puri. Watt e aerodinamica. Io magari essendo più piccolo penetro meglio nell’aria e in tal senso spreco meno watt, ma poi devo compensare con la minore potenza. Per me è stata una preoccupazione non staccarmi all’inizio. Metti che non sei al 100%? Con due come Ganna e Affini ci metti poco a restare solo dopo pochi chilometri. Invece mi sono staccato solo negli ultimi due chilometri (su 22,1 di gara, ndr).
Un’ottima prestazione: hai visto il livello di watt espressi?
I dati precisi preferirei tenerli per me, ma posso dire che sono stati molto buoni. Ho fatto 20′ con ottimi valori. Avevamo il 58×11 e vi dico che spesso l’ho girato anche io. E, ricordo, non c’era vento a favore. In ricognizione ci siamo detti che se fosse stato a favore non sarebbe bastata neanche la corona da 60 denti e che avremmo fatto 60 di media. Io l’altro giorno ho capito subito l’andazzo. L’ho capito già nelle prime curve per uscire da Knokke. Già andavamo fortissimo e loro rilanciavano con una facilità e una potenza da far paura.
Sobrero in riscaldamento. Il suo warm-up è leggermente più lungo rispetto a quello di Ganna e AffiniSobrero in riscaldamento. Il suo warm-up è leggermente più lungo rispetto a quello di Ganna e Affini
Una prova cosi ti apre nuove orizzonti? Ti dà consapevolezza?
Un po’ sì, ma devo dire che sono numeri che avevo già espresso in questa stagione, specie dopo il Giro d’Italia, che ho finito molto bene. Numeri che erano alla mia portata. Io ho la particolarità di riuscire ad esprimere gli stessi wattaggi sia in pianura che in salita, cosa che agli altri non riesce spesso.
Matteo, un’ultima domanda, dopo questa settimana in cui hai visto da vicino Ganna che è super curato dal punto di vista tecnico, farai dei piccoli interventi?
Sì, in vista del prossimo anno farò dei ritocchi a partire dalla posizione, perché ho capito che qualcosa posso ancora migliorare.
Beh, però sei messo bene (come si nota anche nella foto di apertura). Sei molto “chiuso” davanti…
Sì, non è male. Ma le posizioni vengono stabilite ad inizio stagione e a forza di starci, di farci degli sforzi nell’arco dell’anno ti rendi conto che puoi andare anche più là. Magari potrei abbassarmi un centimetro. Non ti spingi tanto oltre ad inizio stagione, specialmente lo scorso inverno che ho cambiato bici e materiali: sarebbe stato troppo. Chissà, avrei avuto mal di schiena, per dire… E poi vorrei il manubrio 3D, visto che lo hanno usato persino alcuni juniores… Magari è ora anche per me!
Con le Olimpiadi strada in archivio, Bettiol guarda alla Vuelta e al mondiale. Quel giorno l'Italia sarà più forte. Ma intanto si parla ancora di crampi
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Martino è al Benelux Tour e giusto stamattina, andando alla partenza parlava col suo meccanico di quanto sia strano pensare che oggi Fabio Aru chiuderà la carriera. Il sardo è stato uno dei suoi ragazzi, come prima di lui lo furono Pantani, Cunego, in parte Simoni e in parte Nibali. Grandi campioni che fidandosi di lui e stando alle sue regole hanno ottenuto grandi risultati. E poi, per motivi che si somigliano sempre, hanno cambiato strada. Martino, al secolo Martinelli Giuseppe da Rovato, pensando ad Aru usa il termine “sorpresa” e a ben vedere la reazione davanti alla decisione di smettere dopo il ritorno ai piani alti è stata la stessa in tutti noi.
«Lo avevo incontrato prima dell’inverno – racconta – quando ancora non sapeva dove avrebbe corso. Nonostante l’incertezza, sembrava sul pezzo. Veniva da due stagioni non facili, eppure voleva ripartire. Poi l’ho visto a Burgos ed è andato indubbiamente bene, perché non si arriva secondo lì per caso. Per cui è proprio il caso di dire che la decisione mi ha sorpreso. Però conoscendolo, non ci è arrivato per un colpo di testa. Deve averlo meditato a lungo. E magari ha aspettato un risultato positivo per essere in pace con se stesso».
Oggi Fabio Aru chiuderà la sua carriera a Santiago de Compostela: l’annuncio a sorpresa dopo la Vuelta BurgosOggi Fabio Aru chiuderà la sua carriera a Santiago de Compostela: l’annuncio a sorpresa dopo la Vuelta Burgos
Martino è un fine conoscitore di uomini e anche se spesso se ne sta sulle sue, quando parla non è mai banale. A volte risulta scomodo, perché per abitudine va dritto ed è poco propenso al compromesso. Ma tant’è, non pensiamo che cambierà dopo 35 anni di carriera da direttore sportivo e lui peraltro non ne ha la minima intenzione.
A un certo punto Fabio se ne andò dall’Astana…
L’ho detto più di una volta ad altri giornalisti. Se ne è andato sbattendo un po’ la porta. Noi abbiamo fatto di tutto per tenerlo, ma evidentemente ha fatto una scelta di carriera e non di soldi, perché quelli li avrebbe presi anche qui. Magari non gli stessi, ma comunque tanti. Forse pensava di trovare qualcosa che qui non aveva, ma a me è dispiaciuto. Perché con me è nato. Ha vinto la Vuelta e ha fatto un secondo e un terzo al Giro. Ha vinto un italiano e ha preso la maglia gialla del Tour…
Che cosa cercava?
Magari ha pensato che qui in Astana qualcosa non funzionasse. Il rapporto con me era buono, ma ci siamo anche presi. Sono esigente. Se devo dire una cosa, non sto zitto. Forse voleva un altro Martino o uno meglio di me. Un po’ mi dispiaceva vederlo in difficoltà, ma non l’ho mai chiamato per rincuorarlo. Lui era là, io ero di qua. Sono fatto così, ho il mio carattere.
Nel 2015 dopo il podio del Giro, arriva la vittoria della Vuelta. Il ritiro è una vera sorpresaNel 2015 dopo il podio del Giro, arriva la vittoria della Vuelta. Il ritiro è una vera sorpresa
Proprio il carattere si diceva fosse un suo limite, molto cocciuto. Molto sardo…
Aveva il suo “io” nel dna. Ci scontravamo su cose che lui pensava fossero o dovessero andare in un certo modo, mentre io gli dicevo che non era così. Si poneva con convinzioni che alla fine lo condizionavano, senza ascoltare che magari le cose potessero essere diverse. Il suo inizio di carriera è stato tutto bello, ma abbiamo discusso. A spiegargli che se fai ciclismo al 100 per cento, poi ti torna tutto indietro. Se non fai il massimo, soprattutto oggi, non vinci più.
E adesso smette…
E la parola resta “sorpresa”.
Lo scorso anno si disse che sarebbe potuto tornare, ma non si fece. Ora pare che torni Nibali: che differenza c’è fra i due possibili ritorni?
Come Giuseppe Martinelli, Fabio lo avrei anche preso, ma non so quanto sarebbe stata una cosa buona per entrambi. Quello di Vincenzo invece è il ritorno dell’atleta più importante che abbiamo avuto nella nostra storia di squadra, che vuole rivedere le stesse facce di quando tutto riusciva bene. Che vuole stare bene, ma non perché non stia bene dov’è ora. E’ venuto perché il binomio Nibali-Astana è stato vincente.
Primo anno in Astana, il 2013, e per Nibali arriva il Giro d’ItaliaPrimo anno in Astana, il 2013, e per Nibali arriva il Giro d’Italia
Perché vanno via se stanno così bene? Ieri se ne parlava con Cataldo, è per i soldi, per cambiare aria, per gli stimoli?
C’è tutto questo. Perché l’erba del vicino è più verde. Per trovare qualcosa di diverso. Per guadagnare di più… E per i procuratori, che spesso e volentieri manipolano il modo di pensare dei corridori e li portano a fare ragionamenti che non sarebbero i loro. La sintonia fra procuratore e atleta è spesso superiore a quella fra tecnico e atleta. Noi sappiamo che la forza del corridore è nella testa, nel corpo e nelle gambe, ma se la testa va in una direzione diversa, è difficile poi riprenderlo. Sapete quante volte ho detto a Cataldo che se voleva ancora correre doveva restare qui?
E lui cosa diceva?
Ha la compagna spagnola, ho pensato che andasse alla Movistar per chiudere la carriera. Forse pensava che là sarebbe rimasto tranquillo, perché una cosa è certa: qua si corre sempre per vincere. Ti sembra di stare male perché c’è tensione. E’ difficile dire a un corridore che ha fatto il Tour di prepararsi per la Vuelta, ma questa è anche la squadra in cui puoi parlare ed essere ascoltato. E’ un’abitudine che ho sempre portato con me. A volte va bene, a volte vai a rompere. E per questo a volte se ne vanno…
Abbiamo proposto a Simoni di mettersi nei panni di alcuni personaggi di spicco del ciclismo, per sapere cosa farebbe al loro posto. E sulla Fci dice che...
Le parole di Unzue due giorni fa sembrano aver chiuso le porte del Team Movistar anche per Dario Cataldo. E poco importa che in altre occasioni, lo stesso manager spagnolo lo avesse lodato per il suo ruolo di regista in corsa. Così per l’abruzzese, che comincia oggi il Tour of Britain, e il suo agente Manuel Quinziato questi sono giorni di valutazioni e scelte, fra le possibilità che ci sono sul tappeto. Oggi è anche il giorno dell’ultima corsa di Fabio Arue non è possibile dimenticare che proprio sei anni Dario facesse parte del gruppo che con il sardo si apprestava a conquistare la Vuelta.
Dal Polonia alla Germania, ancora in fuga con CavagnaDal Polonia alla Germania, ancora in fuga con Cavagna
«Il mio 2021 – dice Cataldo – è stato un anno a metà. Ho avuto bei momenti di condizione e ci ho messo tanto impegno per trovarla, ma in corsa non sono riuscito a concretizzarla. Come avere il colpo in canna e non poter sparare. Le ultime corse che ho fatto non sono state le più adatte, con il Polonia più facile degli ultimi anni, il Germania che è notoriamente una corsa veloce e ora qui in Gran Bretagna su un percorso di strappi secchi e corti che non tanto si sposano con le mie caratteristiche».
Perché non sei andato alla Vuelta?
Perché la squadra è stata per due anni a rincorrere e la Vuelta di colpo si è ritrovata con la priorità assoluta. Hanno portato lo zoccolo duro della squadra, con Rojas, Erviti e Oliveira. Poi i capitani spagnoli Valverde, Mas e Soler. Lopez non si discute e alla fine la squadra è fatta. Solo che s’è pensato così tanto alla Vuelta che il resto dell’attività è stato fatto come capita, è passato in secondo piano.
La voglia di continuare c’è ancora, giusto?
Assolutamente, considerando però che ci sono tanti giovani che vanno forte e impongono un modo di correre molto aggressivo.
Nel 2015 anche Cataldo faceva parte dell’Astana che scortò Aru alla VueltaNel 2015 anche Cataldo faceva parte dell’Astana che scortò Aru alla Vuelta
Capisci la scelta di Aru di appendere la bici al chiodo?
Sì, la capisco. Stava cercando di risollevarsi e c’era anche riuscito. Ma quando arrivi tanto in basso, tornare ad alto livello è difficilissimo, perché ogni giorno ti trovi a dover dimostrare qualcosa. Per avere la fiducia delle squadre devi fare più di quello che sarebbe necessario e probabilmente Fabio ha capito che nei 3-4 di carriera che avrebbe davanti, dovrebbe sempre rincorrere quello che era. Immagino abbia pensato a questo e visto che ha anche una vita e che il ciclismo non è tutto, si sarà chiesto se ne valesse davvero la pena.
Tu senti mai questa necessità di doverti confermare?
La sento anche io, lo confermo. Ci sono momenti in cui le necessità delle squadre cambiano e adesso sono tutti a cercare giovani fortissimi che possano fare risultati. E se poi non riescono, li hanno comunque pagati poco. Il corridore può essere forte, ma può anche non essere una punta. Invece per come va adesso, si perde il concetto di squadra. Il mio dimostrare si basa sul lavoro e non sul risultato, solo che sta diventando molto complicato. Già non se ne accorgono nelle squadre, figurarsi al di fuori.
Al Giro di Germania, chiuso con il 2° posto nella classifica dei Gpm, firma autografiAl Giro di Germania, chiuso con il 2° posto nella classifica dei Gpm, firma autografi
E’ possibile un ritorno all’Astana? Se torna Nibali, sarà un po’ come ricomporre la famiglia…
E’ una delle ipotesi. Quando mi chiamò la Movistar, la prima cosa che valutai fu la voglia di cambiare dopo cinque anni nello stesso posto. Mi inorgogliva entrare a far parte di una delle squadre con la maggior tradizione. Per contro ero anche dispiaciuto perché in Astana si era creato un bel gruppo di lavoro, si stava bene.
Un anno con Nibali e poi basta?
In realtà mi augurerei di farne di più. Ho un anno meno di Vincenzo e l’idea di ritirarmi ancora non ha bussato alla mia porta…
Ganna chiude con il 2020 delle grandi vittorie e riparte da Gran Canaria, base classica del primo ritiro di Ineos. Si lavora per il doppio obiettivo a Tokyo
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Andare a tavola al Giro d’Italia, con la squadra che porta lo chef e lo chef che coccola i corridori, è uno dei momenti top della giornata. Ma se finisci a correre al Benelux Tour e il cuoco non c’è, prima rimpiangi la cucina del Giro e poi pensi a quella di casa. Come dicono spesso i nutrizionisti dei team, la tavola deve essere anche un momento di allegria.
Matteo Sobrero, guarda caso, è al Benelux Tour e piuttosto che parlare di tempi, watt e ordini di arrivo, ci è venuto in mente di chiedergli come si mangi in una corsa del Nord al confronto di quel che si farebbe a casa. Anche per capire se i consigli dei nutrizionisti, in questo caso la nostra amica Erica Lombardi, siano applicabili quando in tavola ti trovi ogni giorno riso in bianco, una fetta di carne e due patate lesse.
«In questi anni – sorride il campione italiano della crono – ho imparato che quando si corre quassù, anche la tappa più piatta e in apparenza innocua si può trasformare in un calvario per un corridore di 63 chili come me se quelli di 80 chili decidono di accelerare. Per cui anche a tavola bisogna comportarsi di conseguenza. Guai farsi trovare vuoti, non torni più a casa».
Di solito si dice che la base del giorno dopo si cominci a fare con la cena.
Io invece inizio dalla merenda. Se la tappa finisce presto, dopo i massaggi si riesce a mangiare qualcosa per non arrivare a cena con una fame da lupi. Mangio in base a quanto hai speso durante il giorno e soprattutto mi permette di mangiare meno a cena e di dormire più leggero.
Che cosa hai mangiato oggi (ieri per chi legge, ndr)?
Uno yogurt con muesli e un po’ di mandorle. Poi qualche biscotto con il cioccolato, perché siamo in Belgio e il morale ha bisogno di essere sostenuto. Queste non sono esattamente le mie corse…
Dove trovi questi alimenti?
In hotel abbiamo una food room gestita dai massaggiatori e assortita in base alle indicazioni dei nutrizionisti. Vado lì, sento se ci sono indicazioni particolari oppure faccio da me. Trovi di tutto. Anche a casa la merenda è un momento importante, serve per spezzare il pomeriggio e non arrivare a cena troppo affamato. Diciamo che lo schema alimentare a casa riprende quello in corsa, ma con differenze di alimenti.
Il Benelux Tour ha tappe velocissime e dispendiose per un atleta di 63 chiliIl Benelux Tour ha tappe velocissime e dispendiose per un atleta di 63 chili
Cambia tanto senza cuoco?
E’ diverso. Il cuoco, soprattutto il cuoco italiano, sente il nutrizionista e poi fa lui, aggiungendo qualche tocco di colore e sapore agli alimenti necessari. Al Giro abbiamo sempre mangiato bene, con qualche sugo, il risotto alle verdure. Qua invece si va avanti con riso o pasta in bianco, patate e un paio di secondi a scelta: il classico menù concordato fra hotel e organizzatori. Mangiare così per una settimana diventa pesante, andare a tavola al Giro invece è piacevole.
Come si… sopravvive a una settimana di riso e patate?
Sono tanti anni ormai che lavoro con Erica Lombardi (dietista dell’Astana, ndr) e ho imparato qualcosa, anche se non si smette mai di farlo. Cerco sempre di gestirmi un po’. Se devo avvicinarmi a un appuntamento importante, sono solito sentirla. Oppure quando si tratta di andare in altura, dove si lavora tanto e l’alimentazione è decisiva per non buttare a mare il lavoro fatto.
L’Astana al Giro e nelle grandi corse ha con sé Daniele Zanieri, lo chef dei corridoriL’Astana al Giro e nelle grandi corse ha con sé Daniele Zanieri, lo chef dei corridori
Lassù cucina il cuoco dell’hotel, a casa chi lo fa?
A casa, cucina mia mamma, oppure la mia compagna quando sono da lei. E’ diverso, come avere il cuoco alle corse. E’ un mangiare più normale, con prodotti freschi in base alla stagione e sempre in base a quello che si è fatto nella giornata e cosa si farà il giorno dopo. In genere però la strategia alimentare riguarda anche periodi più lunghi. Ad esempio al Polonia ero stanco, probabilmente non avevo assimilato bene il lavoro in altura, e nelle due settimane successive ho ricaricato le batterie dando la precedenza a carboidrati e zuccheri. Ci sono tante varianti, puoi pianificare quello che vuoi. Ma basta che qualcosa vada di traverso e devi passare alla guida manuale, ascoltando il tuo corpo.
Alle corse a anche a casa, il bicchiere di vino a tavola c’è sempre?
Sembrerà strano, ma nonostante i miei siano viticultori, a tavola non beviamo vino. Magari alle cene importanti o alle feste o se si va a cena fuori, altrimenti nella quotidianità il vino non c’è. Per cui anche alle corse non è un problema non bere, sono fuori per lavoro: giusto fare tutto al meglio.
Il riso a colazione si mescola con quello che capita: dalle verdure alle uova, fino anche all’avocadoIl riso a colazione si mescola con quello che capita: dalle verdure alle uova, fino anche all’avocado
Colazione in corsa: cosa mangi?
La pasta o il riso li uso spesso, ma dipende anche dalla gara. Al Giro mangiavo più spesso il riso, perché la pasta si mangiava a cena. Mi siedo a tavola e prendo subito il riso. Se cominciassi con porridge o pane, avrei subito il senso di essere pieno, ma dopo poco so che mi sentirei vuoto. Poi però ci sono giorni che mangi solo porridge, magari se la tappa è corta.
Come condisci il riso o la pasta?
Con tutto quello che capita. Se la pasta è al dente e buona, vanno bene olio e parmigiano. Altrimenti nel riso metti anche le uova strapazzate, oppure il parmigiano e la bresaola. Quello che trovi al buffet. A volte anche l’avocado.
Mangi così anche a casa?
No, si va più sul semplice e sempre in base a quel che si deve fare. Di solito ci sono pane, fette biscottate, cereali come muesli o avena o semplici corn flakes soffiati. E qualcosa di proteico. Se faccio distanza, arrivano porridge e pane. Se devo fare lavori di intensità, fette biscottate spalmate.
In corsa, panini o barrette e gel?
Preferisco i panini, almeno nelle prime fasi. Sono buone anche le ricecake, che preparano con pistacchio o frutti rossi. Però il panino con prosciutto e filadelfia è sempre il mio preferito, oppure quello con banana e marmellata. Poi arriva il momento delle barrette, dei gel e delle borracce con maltodestrine o sali.
La merenda dopo la tappa serve a spezzare il pomeriggio e arrivare a tavola senza il senso della fameLa merenda dopo la tappa serve a spezzare il pomeriggio e arrivare a tavola senza il senso della fame
A casa ti fermi al bar?
Non sono un amante delle soste, ma certo capita di farle, soprattutto nelle distanze più lunghe. Quando faccio lavori specifici, cerco di simulare l’alimentazione di corsa, con lo stesso dosaggio di carboidrati per ora. Anche quello è un aspetto da allenare. Se non ti abitui, rischi di non riuscire a stare nei tempi giusti e la paghi cara. Se fossi un amatore, la pausa panino al bar non me la toglierebbe nessuno.
Cosa metti nelle borracce, a casa e in corsa?
Le maltodestrine non mancano mai, ormai si va così forte e non sempre si ha il tempo per mangiare, che i carboidrati in qualche modo devi mandarli giù. Ma solo malto è troppo pesante, per cui devo sempre avere anche una borraccia di sali o d’acqua. Viaggio sempre con due borracce, tranne che nel finale. Anche se alcuni velocisti…
Che cosa fanno?
Per stare leggeri e superare meglio le salite, partono con una sola borraccia e niente nelle tasche, lasciando che siano i compagni a portare tutto per loro.
Si mangia anche dopo l’arrivo, prima della merenda?
Appena arrivati beviamo. Acqua, Fanta, quello che troviamo. Poi il massaggiatore ci dà una borraccia di carboidrati per velocizzare il recupero. Sul bus troviamo invece quella con le proteine e aminoacidi. Quindi facciamo la doccia e durante il trasferimento si mangiano riso e patate. Se si finisce tardi, non si ha il tempo di fare poi la merenda. Altrimenti si fa come abbiamo detto all’inizio.
Se la pasta è buona, non serve neanche condirla: bastano olio e parmigianoSe la pasta è buona, non serve neanche condirla: bastano olio e parmigiano
Al Giro c’è la pesatura quotidiana, al Benelux?
No, ti regoli da solo, non è una cosa ossessiva. Comunque tra il Giro 2020 che era il primo e quello del 2021 ho visto delle differenze. L’anno scorso perdevo peso anche se mangiavo, quest’anno ho perso poco e ne sono uscito bene. E’ difficile gestirsi in tre settimane e con la giusta strategia alimentare cambia tutto. Mi dicevano che siccome sono giovane, mangiare di più cambia poco perché bricio tutto alla svelta. Al contrario, se vai sotto peso, finisci kappaò.
Manca il pranzo a casa dopo l’allenamento…
Normale, un primo e un secondo, in base a quello che ho fatto. Erica ci raccomanda di abbinare sempre primo e secondo. Anche se ovviamente c’è primo e primo…
E’ arrivata l’ora di cena, Matteo ride e dice di pregustare già il riso bollito e le patate. Per fortuna la convocazione ai mondiali della crono gli ha messo davanti un bell’obiettivo per cui lavorare. E anche quel riso e quelle patate diventeranno parte della stessa grande costruzione. Buon appetito e buon lavoro a tutti i corridori del gruppo.
La Astana-Premier Tech al Giro sarà tutta per Alexander Vlasov. Il giovane russo, 25 anni compiuti ieri, vuole riscattare il 2020 del ritiro improvviso
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Gusta, pedala, riparti. Sono queste le tre parole chiave che identificano l’efficace slogan di Gabelò, il marchio legato al mondo del caffè che ben evidenzia la passione per il ciclismo dei suoi proprietari: Sara e Gianfranco Gabellini.
In Gabelò c’è tutta la qualità italiana di Gabellini GroupIn Gabelò c’è tutta la qualità italiana di Gabellini Group
Insieme all’Astana-PremierTech
Gabelò, anche quest’anno “coffee partner” del team WorldTour Astana-PremierTech, è un brand di Gabellini Group. E’ un’azienda presente sul mercato da oltre quarant’anni ed attiva nel settore della commercializzazione di caffè e bevande. Vi fanno riferimento marchi quali: Caffitaly, Essse Caffè, Lavazza, Manuel Caffè, Gaggia Milano e Saeco. Con il trascorrere del tempo, e maturata l’esperienza necessaria, la gamma dei prodotti Gabellini Group si è ampliata. L’obiettivo è stato quello di soddisfare in modo sempre più specifico le esigenze di famiglie, aziende e hotel. Ad arricchire il servizio reso nei confronti dei propri clienti, Gabellini Group può contare anche sulla presenza fisica di tre propri negozi monomarca Caffitaly. Questi spazi commerciali, a Rimini e Riccione, sono divenuti in poco tempo dei veri e propri punti di riferimento per i consumatori di caffè in capsula in Romagna, l’area dove l’azienda opera prevalentemente.
E proprio dall’esperienza di Gabellini Groupè nato Gabelò: un caffè dall’aroma intenso pensato appositamente per chi, come i ciclisti, non si ferma mai! E’ inoltre importante ricordare che Gabelò ha segnato una partnership ufficiale in occasione dei campionati italiani di ciclismo 2020: l’edizione di Cittadella che vinse Giacomo Nizzolo.
Boaro, dell’Astana, gusta il suo caffè GabelòBoaro, dell’Astana, gusta il suo caffè Gabelò
Le soluzioni per il Business
Un settore fondamentale per Gabellini Group è ovviamente, e come già anticipato, quello legato al business. Tutte le soluzioni commerciali rivolte a questo comparto sono create “ad hoc”. Si vuole soddisfare qualsiasi tipologia di esigenza personale ed aziendale: dal “semplice” caffè e alla pausa pranzo. L’ampia gamma di prodotti di alta qualità, abbinata alla creatività dei produttori, garantisce un elevato grado di serietà e professionalità.
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Fra le novità 2022 in Astana, oltre all'arrivo di ottimi corridori, c'è la presenza di Maini e Manzoni in ammiraglia. Entrambi hanno storie da raccontare
A chi non lo vedeva da un pezzo e, anzi, si chiedeva dove fosse finito, l’apparizione di Andrea Piccolo sul podio del Gran Premio Capodarco ha smosso più di una curiosità. Soprattutto perché lo avevamo lasciato all’Astana a inizio stagione, con tanto di perplessità per il passaggio precoce e il relativo approfondimento del preparatore Mazzoleni. Ritrovarlo sei mesi dopo con la stessa Wilier e la maglia della Viris Vigevano è parso assai strano. Un mistero?
Un po’ di backstage ve lo raccontiamo e risale al giorno di riposo di Canazei del Giro d’Italia. Ci era venuto in mente di verificare perché mai Andrea non stesse correndo. Era dunque di maggio. Lui aveva risposto frettolosamente a Filippo Lorenzon, incaricato dell’articolo, mentre Mazzoleni interpellato per capirne di più, aveva risposto in modo evasivo. Soltanto Martinelli alla fine ci aveva pregato di lasciar perdere, perché Piccolo aveva ancora qualche problemino di salute e non era il caso, vista la giovane età, di disturbarlo. Accettammo e ci tuffammo di nuovo nel Giro. Un mistero.
Ha continuato ad allenarsi da corridore dell’Astana, da Capodarco è alla Viris Vigevano (foto Instagram)Ha continuato ad allenarsi da corridore dell’Astana, da Capodarco è alla Viris Vigevano (foto Instagram)
Voci e contratti
Lì era finita, non senza curiosità, ma Capodarco ha riacceso i fari. Anche perché nel frattempo, con la solita esecrabile malizia che anima il pettegolezzo nel ciclismo, sul campione europeo juniores 2019 della crono nel frattempo se ne dicevano di tutti i colori.
«E mi piacerebbe sapere chi mette in giro le voci – dice il suo procuratore Johnny Carera – per sistemarlo una volta per tutte. Nessun mistero, la situazione è questa. Andrea ha avuto dei problemi di salute al Giro d’Italia U23 del 2020 e per venirne a capo ha impiegato del tempo. Si era decisa una data di debutto con l’Astana, poi c’è stato un rinvio. E quando la scorsa primavera si era finalmente pronti, nella squadra sono iniziati un po’ di rimescolamenti interni. Lo hanno portato in ritiro a Livigno a luglio dove ha fatto degli ottimi test, ma siccome non si riusciva a farlo cominciare, abbiamo trovato una squadra in cui potesse correre quest’anno. E per un fatto di comodità, abbiamo individuato la Viris, conoscendo i tecnici e perché ci corre suo fratello. Nessun mistero».
Piccolo va forte
La notizia, che a ben vedere tale non è, è che Piccolo va forte. E a Capodarco ha buttato via la corsa più per poca lucidità che per mancanza di gambe.
«Mi sono fatto prendere dalla foga del rientro – ammette sorridendo – con tutto il nervosismo che avevo addosso per la situazione degli ultimi tempi. E’ stressante non poter correre, quando sai di aver risolto i problemi a inizio anno. In allenamento ho da un pezzo ottime sensazioni e quando è iniziata la salita finale, ho capito che se non avessi fatto io il ritmo, Raccani e Tolio mi avrebbero messo in mezzo. Ma lo sbaglio è stato aspettare l’ultimo muro, dovevo provare ad andarmene prima. Invece sono arrivato lì, ho sbagliato rapporto, mi è venuto un inizio di crampi e alla fine mi sono spento».
Dopo i mondiali nello Yorkshire del 2019 (6° nella crono), il passaggio alla ColpackDopo i mondiali nello Yorkshire del 2019 (6° nella crono), il passaggio alla Colpack
Messaggio per Amadori
Capodarco è corsa vera. Lo scorso anno è saltata per Covid, quindi sia Piccolo sia il vincitore Raccani non l’avevano mai fatta, essendo entrambi di secondo anno.
«Ne avevo sentito parlare – dice – e il percorso si è dimostrato davvero duro, con l’aggiunta del caldo per cui si sudava davvero tanto. Però sto bene e adesso vorrei finire forte la stagione e magari sperare in una chiamata di Amadori per i prossimi appuntamenti. Sicuramente la condizione è buona e so di poter fare meglio di così. In pianura ho sofferto, era la prima corsa. Meglio in salita, perché lì il ritmo non è tanto diverso da quello che si può simulare in allenamento. Non ho ancora un programma, alla Viris c’è mio fratello e io continuerò a correre con la mia Wilier».
Lo scorso anno alla Colpack due secondi posti: Crono Porte Garofoli, Gp SogepuLo scorso anno alla Colpack due secondi posti: Crono Porte Garofoli, Gp Sogepu
Prospettiva Astana
Che poi questo significhi che, non appena Vinokourov sarà di nuovo al comando, Piccolo riprenderà il suo cammino con l’Astana è presto per dirlo. Le richieste non gli mancano. A un certo punto pare si fosse aperta la porta della Colpack forse anche per fare il Giro, ma bisognava aspettare che Ayuso andasse via e di aspettare non avevano più voglia. Quel che conta, se tutto fila come ci hanno detto, è che l’Italia abbia ritrovato uno dei suoi talenti più belli. Uno di quelli fatti passare molto presto, forse troppo. Col senno di poi e avendolo comunque detto prima che la stagione iniziasse, un anno in più fra gli under 23 non sarebbe stato una bestemmia. Ne farà mezzo e speriamo che ora le corse abbiano continuità e il periodo buio rimanga alle spalle. Il mistero è risolto?
Parla Miguel Angel Lopez dalla Colombia e chiarisce qualche passaggio dell'ultima stagione. Non dice tutto, pare non possa. Ma benedice il ritorno all'Astana