Investire sui giovani era una delle direttive e delle indicazioni che Giuseppe Martinelli aveva dato alla sua squadra e, come sempre, il diesse bresciano ha tenuto fede alle sue parole. L’Astana Premier Tech si è assicurata Samuele Battistella, Andrea Piccolo e Matteo Sobrero. “Martino” li ha presi subito sotto la sua ala. Sobrero fra i tre è il più “anziano” con le virgolette grosse così! Di certo dopo il Giro 2020 è divenuto il più esperto.
A lezione da Pozzo e Gaspa
Durante il tempo libero, Matteo ama stare a casa sua. Ma soprattutto stare in famiglia e tra le vigne. Dà una mano nell’azienda agricola di casa: imbottiglia, lavora sul trattore, va con il papà per gli affari. «Purché siano lavori manuali o all’aria aperta: mi rilassano».
«Veniamo da un anno molto difficile per tutti – commenta Sobrero – da quando c’è stato il lockdown l’obiettivo era rientrare e magari fare una grande corsa a tappe. Quando poi mi hanno detto: ci piacerebbe farti fare il Giro, è stata una bella news. Ho pensato che se ci fossi riuscito avrei messo un bel tassello alla mia esperienza e soprattutto avrei dato un senso alla stagione. E così è andata: il Giro d’Italia ha sistemato tutto.
«E’ stato comunque un anno importante, non solo al Giro. Ero il giovane in squadra e avevo molto da imparare da gente come Pozzovivo, Gasparotto, Kreuziger, Nizzolo… Loro mi hanno dato una grossa mano. Da ognuno ho appreso qualcosa. Giacomo per esempio mi diceva come limare, come muovermi in gruppo: consigli da velocista.
«Domenico, con cui ho condiviso la camera al Giro, mi fatto capire come bisogna gestirsi in generale. Campenaerts invece mi ha detto molte cose sulla crono: i materiali, le posizioni, la gestione dello sforzo. Anche Gasparotto mi dava dritte su come stare in gruppo e anche su come allenarmi… Insomma, in tanti mi hanno dato tanto. Io ho imparato ad autogestirmi, ad ascoltare il mio corpo. L’anno scorso non correndo spesso non sapevi mai davvero a che punto eri ed è stato importante conoscersi meglio».
Sintonia con Martinelli
Come detto all’inizio, Martinelli ha voluto fortemente questi ragazzi, italiani e giovani. Martino sa come valorizzarli, farli crescere e magari anche vincere. Con Sobrero si sente tutte le settimane.
«Io parlai con lui al Giro d’Italia. La squadra, la NTT, ci disse che non sapeva se avrebbe continuato e pertanto ci saremmo potuti ritenere liberi di cercare. Essendo neopro’ avevo ancora un altro anno di contratto, ma mi sono guardato intorno lo stesso. Cosa lo avrà colpito di me? Dovreste chiederlo a lui! Magari perché mi sono messo in mostra a crono o per l’aiuto dato a Pozzovivo. Con Martinelli comunque mi sono trovato subito.
«L’approccio tra le squadre professionistiche, soprattutto WorldTour, è più o meno lo stesso un po’ per tutte, però l’Astana è una famiglia, c’è molta Italia. Anche il preparatore è italiano: Maurizio Mazzoleni».
Sobrero va bene a cronometro e se la cava in salita. Tuttavia non si ritiene né un cronoman puro, né uno scalatore… puro.
«Non so neanche io che tipo di corridore possa essere, lo scoprirò con il tempo. E magari anche Martinelli vorrà vedere le prime gare, per capire qualcosa di più».
Emozioni rosa
Sobrero ha vissuto momenti importanti durante la corsa rosa che, come detto, ha dato un senso alla sua stagione e ha anche indirizzato la sua carriera, se non altro per l’approdo al nuovo team.
«La mia foto del Giro è senza dubbio la partenza da Alba, a un passo da casa mia: Montelupo Albese. C’era tutta la mia famiglia. Eravamo a fine Giro ma dopo il via non sentivo la stanchezza».
Eppure la tappa che ha rivelato il piemontese al grande pubblico è stata la crono di Monreale, la prima frazione. Nella velocissima planata verso Palermo Sobrero finì al settimo posto, ma non fu facile. O quantomeno gli ostacoli non erano solo il vento e cronometro.
«Non me lo aspettavo – conclude Sobrero – per me era importante iniziare perché la tensione era alle stelle. Pensavo che una volta partito sarebbe finito tutto. Facevo avanti e dietro nella zona del bus. Quasi ho vomitato dalla tensione. Il dottore mi diceva di stare tranquillo. Poi quando sono partito ho pensato solo a dare tutto, a sfogarmi. Non so perché fossi così nervoso: forse perché ero un giovane, ero al primo Giro. E’ stata una sensazione strana. Io sono cresciuto guardando la corsa rosa e la sentivo tanto. Stavo vivendo il mio sogno. Insomma ero emozionatissimo e ancora non so spiegarmelo. Ho fatto anche i mondiali da U23 e junior ma non ero così teso».