Carera, esiste un modo per non perdere i talenti?

28.01.2021
5 min
Salva

«La nostra credibilità è fondamentale – dice Johnny Carera – proponi il corridore, ma è come se proponessi te stesso. Non parlo del fannullone, ma dell’atleta che per motivi fondati abbia avuto dei problemi. A lui cerchi di trovare una seconda opportunità, ma è fondamentale che ci sia fiducia fra lui, l’agente e il manager della squadra».

Inizia così l’interessante viaggio nell’esperienza del maggiore dei due fratelli bergamaschi, che dal 1998 sono tra le figure di rilievo nel complesso universo degli agenti dei corridori: un mondo che racchiude ex atleti, figure improvvisate, furbacchioni e tante brave persone, in cui da qualche anno l’Uci ha provato a mettere ordine. Il discorso con Carera, che mentre parliamo sta guidando verso casa di Antonio Tiberi e con lui cenerà in famiglia, verte su un tema toccato giorni addietro con Roberto Reverberi. Lasciando per una volta ai margini i campioni, giovani o già fatti, ci interessa sapere come ci si regola per i corridori che Reverberi ha definito di seconda fascia.

Proprio ieri sera, Johnny Carera ha cenato a casa di Antonio Tiberi, con suo padre e sua madre
Proprio ieri sera, Johnny Carera ha cenato a casa di Antonio Tiberi
E’ giusto dividerli in fasce?

Ai miei occhi, soprattutto in partenza, sono tutti uguali. Uno che vince il Lunigiana (corsa a tappe di riferimento tra gli juniores, ndr) ha ottime chance di diventare qualcuno, ma ce ne sono alcuni che non ci sono riusciti e altri, che nella stessa edizione si sono piazzati nei dieci, che hanno fatto la loro carriera. Quando prendi un corridore, la prima cosa da capire è se sia un bravo ragazzo e se può sfociare in una buona dimensione. Ma ricordiamoci che il ciclismo non è per tutti e questa a volte è una verità difficile da accettare. Su 5 ne arrivano 3, più o meno è questa la proporzione. Pogacar ha vinto il Lunigiana e il Tour, altri hanno vinto il Lunigiana e sono spariti. Quello che si fa è studiare la situazione com’è e immaginare un cammino atleta per atleta.

La proposta ai manager è anche tecnica, oppure si molla il ragazzo e addio?

Si parla con la squadra nei termini detti prima. Si presenta il ragazzo e se ne tracciano le caratteristiche. A me poi piace seguirli, perché mi reputo bravo con i giovani, per cui non li lascio a loro stessi.

L’attività della A&J All Sports è iniziata nel 1998 quando Alex, a destra, finì gli studi
L’attività della A&J All Sports è iniziata nel 1998 quando Alex, a destra, finì gli studi
Come ti spieghi il vorticoso turnover in certe squadre?

Prendiamo quest’anno, con 15 neoprofessionisti. In teoria ce ne sono tanti buoni, ma anche due o tre che non so chi siano. In passato erano il doppio e gli sconosciuti erano una larga fetta del totale. Se non hai motore per stare ad alto livello, niente di strano che dopo due anni tu debba smettere. Le squadre, soprattutto quelle più piccole, cercano atleti di buon livello, ma con tante difficoltà in più. Dieci, quindici anni fa Reverberi poteva prendere Modolo, Colbrelli, Battaglin, Petacchi, CicconeOggi atleti di quel livello finiscono subito nel radar delle WorldTour, che investono sui giovani indipendentemente da quanto vincono da ragazzi. Per cui le professional vanno in caccia del giovane che non è stato eccellente, ma potrebbe avere un potenziale. E se vedono che queste caratteristiche non ci sono, ne cercano altri.

Sembra tutto un po’ troppo veloce…

Ci sono tante cose da vedere, compreso l’impegno. Fare il corridore oggi è durissimo, più che in passato, perché è cambiato il contesto sociale. Un ragazzo di 20 anni fa una fatica bestiale a fare tre ritiri sul Teide e stare lontano per tutti i giorni di corsa, magari anche in Cina, lasciando a casa la sua ragazza carina e tante comodità.

Come agenti parlate loro di queste cose, magari suonando anche la sveglia se si perdono?

E’ troppo comodo dirgli che va tutto bene, ho anche rotto dei contratti con gente famosa perché mi rendevo conto che le cose non funzionavano. Tendo a dirgli la verità. Da noi si dice: meglio arrossire oggi che impallidire domani. Siamo in una fase in cui si deve arrivare subito, giocando al meglio ogni occasione, perché non sempre si avrà la seconda chance.

Il rapporto con Valerio Conti è già di lunga data
Il rapporto con Valerio Conti è già di lunga data
Ti ascoltano?

Se gli vuoi bene, devi essere per loro quasi un secondo padre, che però sia capace di vedere la verità. Il padre vero li asseconda, lo so perché ho anche io dei figli. Noi non possiamo. E tanti, dopo certi scontri, ci hanno anche ringraziato.

Messa così, nessuno smetterebbe mai…

Se punti su un ragazzo che ha dei numeri ed è una brava persona, è obiettivamente difficile che lo lascino a piedi. Semmai a un certo punto potrebbe essere necessario ricollocarlo, perché le ambizioni vanno riviste e dovrà accontentarsi. Da giovani è diverso, poi si cresce.

Come si gestisce un giovane come Tiberi?

Antonio è molto intelligente. Con lui si è costruito un percorso di crescita in un ambiente in cui potrà imparare velocemente, con un riferimento come Vincenzo Nibali, che a sua volta ebbe vicino Ivan Basso. Senza stress, pronto per fare bene. Tiberi è molto sul pezzo. Il rapporto fra atleta e agente diventa perfetto quando c’è simbiosi. Ma io devo e voglio stare dietro alle quinte e semmai risolvere i problemi. Non mi piacciono quelli che vogliono apparire.

Il rapporto con Vincenzo si può definire perfetto?

Non ci sono parole. Credo si possa parlare di amicizia, di rapporto di famiglia che si è creato nel tempo. Siamo insieme da 18 anni (nella foto di apertura, sono con l’addetto stampa Geoffrey Pizzorni al via dell’ultima tappa del Giro 2016, ndr), ci sono fiducia e rispetto reciproco.

Ma se tutto è così lineare, perché vengono fatti passare corridori senza arte né parte, che magari tolgono il posto a chi semplicemente avrebbe bisogno di un anno in più?

Il problema c’è se qualcuno non si comporta bene e magari promette cose non vere, lasciando crescere i propri assistiti in un mare di bugie. Quelli che diventano forti non hanno mai avuto bisogno di tante chiacchiere